"Cosa
devo fare, Dwight?" - chiese Ross mettendosi le mani fra i
capelli, sprofondando nel divano della ricca dimora dei Penvenen.
Caroline
e il suo amico si guardarono attoniti e straniti per quella visita
improvvisa in tarda serata.
Dwight
si schiarì la voce, in evidente imbarazzo. "Ross, vorrei
aiutarti ma non ho ben capito cosa sia successo. Cioè, ho
capito
solo che tu e Demelza dovete aver litigato per qualcosa e che lei se
n'è andata e onestamente mi sembra la cosa più
assurda che io abbia
mai sentito. Quindi... o sei pazzo o la lite dev'essere molto
più di
una lite perché la Demelza che conosco io non se ne sarebbe
mai
andata".
Ross
sospirò, in imbarazzo. Spinto dalla disperazione si era
recato a
casa di Dwight e Caroline, non sapeva dove sbattere la testa e aveva
bisogno del consiglio di un amico. Ma ovviamente questo lo metteva
nella posizione di dover raccontare delle verità da cui lui
stesso
era fuggito per tre anni. "E' stata più di una discussione
in
effetti. Le cose fra me e Demelza sono un po' complicate da qualche
anno a questa parte e forse... forse le abbiamo affrontate nella
maniera sbagliata".
"Che
è successo, Ross?" - chiese Dwight, mentre Caroline lo
fissava
in silenzio, quasi conoscesse già la verità o una
parte consistente
di essa.
Ross
chiuse gli occhi, le tempie gli pulsavano dolorosamente. "Demelza
crede che io abbia una relazione con Elizabeth".
Dwight
spalancò gli occhi e anche Caroline parve stupita da
quell'affermazione. "Con la moglie di George Warleggan?
Perché?
Vive praticamente murata a Trenwith?" - esclamò la donna.
Ross
arrossì, sentendosi in imbarazzo e in colpa come spesso si
era
sentito in quegli ultimi tre anni. In colpa verso Demelza, verso
Jeremy, verso Elizabeth e anche verso il piccolo Valentine... "Tre
anni fa, prima che lei sposasse George... una notte... io...".
Dwight
si accigliò e ci mise alcuni istanti per mettere a fuoco
l'enormità
che il suo amico, a fatica, stava confessando. "Ross... Tu ed
Elizabeth? Hai tradito Demelza? E lei... lo sa?".
Ross
si morse il labbro. "Ora mi giudicherai una persona orribile e
non più degna della tua amicizia, vero?".
"Ohhh
Ross...". Dwight abbassò il capo, in difficoltà.
"Tre
anni fa, hai detto?" - intervenne Caroline. "Perché ti ha
lasciato solo ora?".
Ross
si alzò dal divano, avvicinandosi alla finestra. "Io amo
Demelza, è la mia vita. E so che lei ama me, nonostante
tutto. Con
Elizabeth è stata la follia di una notte e da allora, con
fatica, io
e mia moglie abbiamo lottato per ricostruire il nostro matrimonio.
Non è stato facile e forse lo abbiamo fatto nel modo
sbagliato. Ho
sempre avuto paura... vergogna... a parlare con lei di cosa era
successo. E ho preferito omettere, far finta di non vedere, lasciarmi
tutto alle spalle nella speranza che il tempo medicasse tutte le
ferite. Sapevo che lei aveva bisogno di parlarne, di sentire da me
cose che non ho mai avuto la capacità di dire ma ero anche
convinto
che fosse sicura dei miei sentimenti per lei. Invece, dando tante
cose per scontate, non mi sono mai accorto che la stavo perdendo...
Con Elizabeth non sono stato migliore, anzi! Da quella notte mi sono
dato alla macchia e non sono più tornato per chiederle
perdono o
darle spiegazioni. Da tre anni mi porto sulle spalle il peso di
quell'errore e ho permesso, senza muovere un dito, che lo portassero
anche le due donne che avevo coinvolto nei miei errori".
"Ma
tu e Demelza, da allora, avete avuto un matrimonio sereno. E' nata
Clowance e mi siete sembrati felici e uniti" –
obiettò
Dwight.
Ross
guardò distrattamente fuori dalla finestra. "Sì,
è vero! Ma
era una serenità effimera e fragile, benché
fingessi di credere che
tutto andasse bene".
Caroline
gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla.
"Cos'è
successo adesso, che l'ha fatta andare via?".
"Ho
rivisto per caso, al cimitero mentre ero andato a trovare Agatha,
Elizabeth. E dopo tre anni ho parlato con lei e le ho chiesto scusa
per tutto il male che le avevo fatto. E' stata il mio primo amore e
quell'incontro è stato un addio a ciò che eravamo
da ragazzini e
che non esiste più. Un commiato dal fantasma di un amore
giovanile
che ora so che esisteva solo nella mia mente e nelle mie fantasie.
Glielo dovevo, ce lo dovevamo. E prima di salutarla l'ho baciata. Non
un bacio d'amore, di passione o altro, ma un bacio d'addio a una
persona che per me è stata importante e verso la quale
proverò
sempre affetto".
"Lo
hai detto a Demelza?" - lo incalzò Caroline.
Ross
scosse la testa. "No, avevo paura di non sapermi spiegare e di
riaprire una vecchia ferita. Ho preferito tacere per proteggerla ma
questo ha generato un disastro perché Prudie mi ha visto con
Elizabeth e glielo ha raccontato. E lei è arrivata alla
conclusione
più ovvia ma anche più sbagliata: che la tradissi
ancora,
nonostante tutte le mie promesse. E stavolta si è arresa e
se n'è
andata...".
Caroline
si scambiò uno sguardo smarrito col marito, entrambi erano a
corto
di parole. Infine, l'ereditiera sospirò. "Ross, io ti avrei
lasciato tre anni fa, al posto di Demelza. Ma lei è rimasta
perché
ti ama, nonostante tutto. E credo sia ancora così... E'
ferita e
scoraggiata ma vedrai che col tempo, se saprai aprirgli davvero il
tuo cuore, risolverete la faccenda. Quando mi hai detto che se n'era
andata, pensavo fosse scappata con Armitage, ma a quanto pare lui non
c'entra e...".
"Forse
c'entra!" - la interruppe Ross. "Armitage la sta aiutando
in questa follia. Se n'è andata da Nampara con lui mentre
ero al
villaggio a sedare la rivolta".
Dwight
gli fece cenno di tornare a sedersi sul divano e appena lo ebbe
fatto, lo guardò negli occhi. "Ross, ora mi tornano molte
cose,
sia su George che su Hugh Armitage".
"Di
cosa parli?" - chiese Ross.
"Non
posso entrare nei dettagli ma alcuni mesi fa George Warleggan mi ha
chiesto un consulto medico sul piccolo Valentine, chiedendomi
conferme che sia nato effettivamente di otto mesi. Non ho mai capito
la natura di quella sua preoccupazione ma ora comincio a pensare che
sospetti qualcosa... Ti prego, dimmi che Valentine non è tuo
e che
Demelza non ha questo sospetto!".
Ross
sentì gli occhi pungergli. Non voleva nemmeno affrontare il
pensiero
che quel bambino potesse essere suo e che fosse George Warleggan a
crescerlo! "Nessuno potrà mai dirlo con certezza ma la
possibilità c'è e ora so che la ritiene possibile
anche mia
moglie... Ma di certo, nel mio cuore, lui non sarà mai mio
figlio. I
miei bambini sono quelli che mi ha dato Demelza! Sono nati
dall'amore, un amore che forse ha sbagliato tante cose ma che
è
sempre stato vero".
Dwight
sospirò. "Capisco... Ma questo mette comunque Elizabeth in
una
situazione pericolosa. Sappiamo entrambi quanto possa essere spietato
George davanti a un dubbio che attanaglia il suo amor proprio".
Ross
distolse lo sguardo, ricordando la conversazione con la donna al
cimitero. "Saprà tutelare suo figlio, ne sono certo".
"Speriamo"
– disse Dwight, sospirando.
Ross
alzò lo sguardo su di lui e Caroline. "E Hugh? Cosa dovevi
dirmi su di lui?".
"E'
innamorato di Demelza" – disse Caroline, senza troppi giri di
parole. "L'avrai notata anche tu la strana alchimia fra loro,
mentre Demelza cantava quella canzone da lord Falmouth".
Ross
sentì il suo stomaco contorcersi, ricordando quel momento e
quanto
l'aveva fatto soffrire, scalfendo ogni sua certezza. "Sì,
l'ho
notata. Sapevo che Hugh si era preso una cotta per Demelza, lei
stessa me lo aveva detto e io sulle prime non ci ho dato nemmeno
troppa importanza, non credevo che per mia moglie fosse qualcosa di
importante".
Dwight
scosse la testa. "Non parlerei di una cotta Ross, Hugh è
davvero innamorato di Demelza e lui stesso me lo ha confessato, anche
se gli ho subito detto di togliersi il pensiero dalla testa
perché
non aveva speranze. Anche se ora, con quello che mi hai raccontato,
mi chiedo quanto potesse essere vulnerabile Demelza e se questo non
abbia finito con l'avvicinarla a lui e a mettere in estremo pericolo
il vostro matrimonio".
Ross
sospirò. "Avrei dovuto mettere un freno alla cosa subito.
Dimostrarmi geloso, lottare per lei... Invece si è sentita
di nuovo
poco importante a causa mia e Hugh, con tutte le sue premure e
attenzioni, è diventato il perfetto principe azzurro ai suoi
occhi.
Non ho idea dell'entità del rapporto che li lega e ho
persino paura
ad indagare. Ma in questo momento di certo preferisce la sua
compagnia alla mia".
Caroline
sorrise. "Demelza non vuole il principe azzurro, non è il
tipo,
si stancherebbe subito. E' una donna pratica, in gamba, che non ama
oziare ed essere lodata tutto il giorno. Ma di certo è molto
fragile
e ha bisogno di attenzioni e premure da chi ama, di saperlo e
sentirlo vicino. E per queste cose a volte non servono poemi o
canzoni d'amore, bastano piccoli gesti per scaldare un cuore. Dwight
ha ragione, Hugh Armitage non ha speranze con lei, qualunque cosa li
leghi, è destinata a spegnersi presto. Questo non significa
che
tornerà da te, potrebbe scegliere la strada
dell'indipendenza se
riterrà il vostro matrimonio finito e ne avrebbe mille buone
ragioni. Ma non la vedrai felice e contenta, con lo sguardo rivolto
verso il tramonto, abbracciata a lui".
Ross
abbassò lo sguardo. Non era così certo che fosse
così e aveva
paura che col suo lasciar correre e minimizzare la cosa, avesse
finito per gettare Demelza direttamente fra le braccia del suo
rivale. Certo, poteva essere come dicevano i suoi amici, un qualcosa
di poco importante destinato a finire in breve, però anche
quella
ipotesi non riusciva a consolarlo. Demelza era sua e l'ipotesi che ci
fosse qualcun altro accanto a lei... Si sentiva impazzire! Lei, che
aveva raccolto per strada da ragazzina e che gli era cresciuta
accanto, lei che non vedeva che lui con occhi pieni di ammirazione...
Aveva distrutto tutto! "Cosa dovrei fare?" - disse, con
voce spezzata.
Dwight
sospirò, appoggiando famigliarmente la mano sul suo braccio.
"Dalle
tempo, non importi, falle sbollire la rabbia. Ha bisogno di digerire
la cosa, tornare a ragionare con lucidità e fare le sue
scelte con
serenità".
"E
nel frattempo?".
"Sii
paziente, Ross". Dwight si mise a sedere, imitato da Caroline a
cui prese la mano. "Avete due bambini, non perdere la testa per
il loro bene. Demelza li ama e attraverso Clowance e Jeremy potrai
mantenere i contatti con lei".
Ross
sospirò. "Cercano la loro mamma, Jeremy piange la sera,
quando
è ora di metterlo a letto".
Caroline
si morse il labbro pensierosa. "Prendi tempo, dì ai bimbi
che
la mamma deve sbrigare delle faccende nella casa del loro nonno e che
non puo' tornare subito. Poi fra una settimana, dieci giorni, va da
Demelza e organizza un incontro con loro. Le darai tempo di vedere le
cose con più lucidità e magari quando vi
rivedrete, tutti insieme,
capirà che il suo posto è con te. Lo
capirà perché lei sa che è
così! Anche se dannazione, Ross tu sei decisamente un
pessimo
marito".
Suo
malgrado, fu costretto a sorridere. "Farò così"
–
disse, sconsolato.
...
Fece
come gli avevano consigliato, anche se si sentiva un animale in
gabbia. Dopo una decina di giorni era tornato da Demelza, trovando il
piccolo mulino ripulito, vivibile e in fase di ristrutturazione.
Opera degli uomini mandati da Hugh, immaginava... Ma non ebbe il
coraggio di chiedere nulla.
Aveva
trovato Demelza un po' pallida e meno rabbiosa della volta
precedente. Gli sembrava semplicemente stanca e fredda, distante.
Aveva
cercato di tenere con lei un tono neutro, di non metterla sotto
pressione e di rispettare ogni sua decisione senza imporsi e le aveva
parlato unicamente dei loro figli.
Anche
se si sentiva morire dal non averla più a casa, aveva
evitato che
lei percepisse la cosa. Dwight e Caroline avevano ragione, l'aveva
ferita e ora doveva rispettare i suoi tempi e aspettare le sue mosse
come del resto aveva fatto Demelza con lui per tanti anni.
Lei
fu felice quando gli chiese se potevano incontrarsi coi bambini e si
organizzarono per il giorno successivo, di pomeriggio, in spiaggia.
Demelza si era rifiutata di venire a Nampara e in riva al mare, a
metà strada da Illugan, era il luogo ideale.
Il
giorno dopo, appena la videro, Jeremy e Clowance le corsero incontro
assieme a Garrick, felice di rivedere la sua padrona. Il bambino le
saltò al collo, contento ed eccitato, mentre la piccolina le
si
avvicinò trotterellando sulle sue gambette ancora incerte.
Demelza
li abbracciò talmente forte che per un attimo a Ross parve
che
volesse fondersi coi suoi figli. Li aveva abbandonati ma ogni suo
sguardo e gesto era di profondo amore per loro. Sapeva che li amava,
sapeva che per loro avrebbe dato la vita e sapeva anche che glieli
aveva lasciati per il loro bene, anche se questo gli era costato un
pezzo di cuore.
Demelza
prese Clowance fra le braccia, baciandola sulla fronte e poi strinse
nuovamente a se Jeremy, chiedendogli cosa avesse fatto in quei
giorni. Il bimbo, felice, chiacchierò a lungo con lei, quasi
senza
prendere fiato.
Sua
moglie li prese per mano e li portò a giocare sul
bagnasciuga e lui
rimase in disparte a vederla correre con Jeremy accanto e Clowance in
braccio, seguiti da Garrick che saltava fra le onde. La vide ridere e
rifiorire rispetto al giorno prima quando si erano visti per
organizzare l'incontro, notò le sue guance farsi rosse e
quell'espressione divertita, furba e biricchina che aveva ogni volta
che diventava complice dei loro bambini nei loro giochi.
Ross
si accorse che non lo degnava di uno sguardo ma decise che andava
bene così, che era giusto così. Era venuta per i
bambini, non per
lui! Doveva accettarlo e sperare che il tempo guarisse quella grave
ferita.
Il
tempo sembrò volare e improvvisamente Ross si accorse che il
sole
stava tramontando e il cielo stava tingendosi di rosa. E nonostante
fosse solo, seduto sulla sabbia ad osservare in lontananza la sua
famiglia, si accorse di desiderare che quel momento non finisse mai.
I
bimbi si misero a giocare con la sabbia e improvvisamente Demelza gli
si avvicinò. Alzò lo sguardo stupito, mentre con
la coda
dell'occhio osservava i suoi figli a una decina di metri da loro,
intenti a costruire un castello.
"Grazie
per avermeli fatti vedere" – gli disse, in tono gentile ma
freddo.
Ross
sorrise tristemente. "Ti avevo detto che non te lo avrei
impedito".
"Beh,
sei stato di parola...". Demelza guardò i bimbi che ridevano
sereni, felici, baciati dalla luce del tramonto. "Jeremy mi ha
raccontato come gli hai spiegato la mia assenza. Non avresti dovuto
mentirgli e illuderlo, dovevi dirgli la verità".
"Ho
preferito prendere tempo" – rispose Ross, in un soffio.
"Perché?".
"Perché
sì... E poi forse è una cosa che dovremmo
spiegargli insieme, non
credi?".
Demelza
stavolta annuì, impallidendo leggermente. "Hai ragione.
Clowance è piccola, si abituerà a questa
situazione e crescendo la
giudicherà normale. Ma Jeremy...".
"Torna
a casa, ti prego!". Quelle parole gli uscirono di getto, come se
avesse dimenticato di colpo ogni suo proponimento di non farle
pressioni. Era troppo per lui averla vicina e sentirla così
distante. "Eri così felice poco fa, con loro. Puoi esserlo
sempre, ti basta solo venire con noi. Sono i tuoi bambini e hanno
bisogno di te e io... anche io...".
Lo
sguardo di Demelza si indurì ed indietreggiò.
"No! Non voglio
parlare di questo... Per i bambini la faremo funzionare e faremo in
modo che non soffrano. Ma io e te...".
Spinto
dalla disperazione, Ross si alzò in piedi, tentando di
avvicinarsi a
lei. "Demelza, fra me ed Elizabeth...".
Sua
moglie divenne di ghiaccio nel sentire quel nome. "Non voglio
parlare di lei".
"Ma...".
"NON
– VOGLIO – PARLARE – DI – LEI!
Ti ho detto che le vostre cose
non mi riguardano".
"Ma
non c'è niente fra me ed Elizabeth!". Disperato le prese la
mano, costringendola a voltarsi verso i loro figli che, all'oscuro di
tutto, giocavano fra la sabbia. "Questo esiste! Tu, io, Jeremy,
Clowance e Garrick! Questo è reale, non Elizabeth! Abbiamo
un
matrimonio da salvare, due bambini nati dall'amore di una coppia che
si ama, vuoi davvero buttare via tutto?".
Lo
sguardo di Demelza divenne triste, i suoi occhi si velarono di
lacrime e distolse lo sguardo dai suoi figli. "Non sono nati
dall'amore..." - sussurrò.
Ross
spalancò gli occhi, quelle poche parole ebbero l'effetto di
mille
frustate su di lui. "Demelza?".
"Per
fare un bambino non serve l'amore e noi ne siamo la prova... Bastano
un uomo, una donna e un letto... I bambini sono la cosa migliore e
più bella che il nostro matrimonio mi ha donato, sono la mia
ragione
di vita. Ma non era amore il nostro, non lo è mai stato".
"Non
puoi crederlo davvero?" - rispose Ross, con voce spezzata.
Demelza
si voltò verso di lui, riguadagnato fierezza nello sguardo.
"Hai
un figlio nato dall'amore per una donna, no? Se pensi a Valentine, la
tua teoria trova compimento... Occupati di lui, porta il cognome
Warleggan e non augurerei una sorte simile a nessuno, nemmeno al
figlio tuo e di Elizabeth".
Ross
si sentì morire. Erano così profonde le ferite
che le aveva inferto
e che mai si era curato di sanare e curare... Da quanto Demelza
pensava queste cose? Da quanto non l'aveva fatta sentire amata? Da
quanto lei aveva perso ogni speranza? "Non è come pensi".
"Non
importa. Ora è tardi e devo andare a casa, sta facendosi
buio".
Ross
chiuse gli occhi, inspirò profondamente e poi
annuì, chiamando i
bambini.
Appena
Jeremy capì che sua madre stava andando, scoppiò
a piangere
disperato, aggrappandosi alla sua gonna. Clowance, vedendo il
fratello in quello stato, fece altrettanto e nessuna consolazione che
Demelza tentò di dar loro fu di effetto.
"Mamma,
vieni a casa con me e con Clowance, papà e Garrick. Ti
prego, fa
niente se non puoi curare la casa del nonno" –
strillò il
bimbo, inconsolabile.
Demelza
si inginocchiò davanti a lui, lanciando a Ross uno sguardo
freddo e
pieno di disappunto. E alla fine fece quello che lui non aveva avuto
il coraggio di portare a termine, disse la verità. Era
sempre stata
più coraggiosa di lui, per certe cose... "Jeremy, non
tornerò
a casa, ora vivo da un'altra parte. Io e papà abbiamo
litigato e non
vogliamo più stare insieme ma come vedi possiamo ancora
giocare come
una volta e vederci quando vogliamo. Starai a Nampara, nella tua
casa, con tua sorella e con papà. Ci saranno Prudie, gli
animali
nella stalla e Garrick. Non cambierà nulla, te lo giuro".
Jeremy
scosse la testa, disperato. "Noooo! Fate la pace, torna a casa".
Demelza
lo baciò sulla fronte, stringendolo a se. "Non posso".
"Si
che puoi, è facile, basta chiedere scusa" –
strillò il
piccolo.
A
quel punto Ross si fece coraggio, si inginocchiò e lo prese
in
braccio, staccandolo dalla gonna di sua madre. "Su, basta
piangere, vedrai la mamma ogni volta che vorrai". Poi si
voltò
verso Demelza e ora anche il suo sguardo era freddo e smarrito.
"Vattene, più rimani e più lui
piangerà. Ci penseremo io e
Prudie a calmarlo".
Vide
Demelza vacillare, impallidire davanti alla necessità di
lasciare
Jeremy in quello stato. Ma alla fine annuì e col cuore
spezzato si
allontanò.
E
Ross sperò che in quel momento lei avesse capito
l'entità delle
conseguenze delle sue decisioni.
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