Cap. 21 Bloodthirst
Cosa
succederà ora che la versione animale di Andrew è libera
e, a quanto pare, incontrollabile? E come faranno Evan e i suoi a
contenerlo?
Be', addentratevi nel capitolo e lo scoprirete.
Buona lettura! :)
Cap. 21 Bloodthirst
-Quello è Andrew..?- la voce di Frances uscì strozzata.
Lanciò uno sguardo
terrorizzato alla sorella e deglutì con forza, cercando di darsi
una calmata. “Non sta succedendo davvero. Non sta succedendo
davvero.”, prese a ripetere nella propria testa.
Amanda, alle sue spalle, si voltò verso Evan e sussurrò:-Cosa dobbiamo fare?
Lo scozzese le dedicò
una rapida occhiata, per poi tornare a concentrarsi sul licantropo
davanti a sé. -Non fate nessun movimento azzardato: sembra
confuso.- disse.
In effetti, una
volta abbattuta la porta, il grosso lupo si era bloccato, fiutando con
insistenza l’aria e passando lo sguardo da uno all’altro
dei presenti. Sapeva che doveva uscire da quell’angusta prigione
di mattoni per andare a caccia, ma c’era uno strano sentore
nell’aria che lo confondeva.
Era un odore che evocava
immagini calde e rassicuranti, come il contatto di una pelliccia amica
o la sensazione del sole sulla pelle. E quelle sensazioni lo stavano
distogliendo dal suo vero obiettivo: uccidere.
Ma non poteva farsi distrarre. Doveva andare.
Scosse con forza la testa,
passandosi la zampa destra sul muso diverse volte, infastidito. Se solo
avesse indovinato la provenienza di quell’odore avrebbe potuto
bloccarlo… oppure fuggirlo. Ma c’erano troppe tracce
olfattive che lo aggredivano e diverse appartenevano a licantropi come
lui. Arricciò il labbro superiore, lanciando un ringhio
d’avvertimento. Avrebbe attaccato anche un altro lupo, se
necessario.
Evan sembrò
indovinare quei pensieri perché si chinò in avanti, le
mani contratte e pronte a scattare. Alastair e David, appena
dietro di lui, s’irrigidirono di conseguenza.
Nessuno di loro voleva
attaccare per primo anzi, il loro obiettivo era impedire che Andrew si
facesse male. O ne facesse ad altri.
Ma avere a che fare con dei
licantropi appena nati era sempre pericoloso e, se qualcosa poteva
andare storto, l’avrebbe sicuramente fatto.
“Dobbiamo portare via le
ragazze.”, Alst s’intrufolò nella mente di Evan,
distogliendolo dalle sue considerazioni.
“Lo so, ma siamo in una
situazione di stallo.”, protestò, riducendo gli occhi a
due fessure. “Potrei provare a comunicare con Andrew… ma
non so fino a che punto sia stato sopraffatto.”, aggiunse dopo
qualche istante.
“Tenta.”, approvò l’altro.
David, che aveva seguito la
conversazione in disparte, strinse con forza la mascella, memore della
prima trasformazione che aveva subito.
Sapeva bene cosa si provava ad
essere intrappolati nel proprio corpo, prigionieri di una forza di
volontà estranea e dei più bassi istinti primordiali.
Sapeva anche come si sarebbe sentito Andrew, se avesse ferito qualcuno
durante la sua prima notte di luna piena. Soprattutto se quel qualcuno
erano persone a cui teneva. Perciò si sarebbe offerto di fare da
scudo alle ragazze, nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
Stava per comunicarlo a Van, quando dalla soglia alle loro spalle giunse una serie di flash.
Si voltarono tutti di scatto,
colti di sorpresa, e si trovarono davanti la giornalista del Times di
poco prima. Quella li guardò ammutolita, la fotocamera tascabile
ancora stretta tra le mani.
Il tempo sembrò
fermarsi per alcuni istanti, durante i quali ognuno dei presenti fu
attraversato da una miriade di pensieri ed intenzioni.
Ma fu il licantropo a sciogliere ogni dubbio, lanciandosi con forza verso la nuova arrivata.
Puntò alla giugulare, pregustando il sapore ferrigno del sangue che ne sarebbe sgorgato.
Poteva già sentire la carne lacerarsi sotto i propri denti e dargli pieno accesso al nutrimento che stava agognando.
La vittima avrebbe urlato,
forse tentato di scappare, ma sarebbe stato del tutto inutile. I lupi
sanno essere animali estremamente precisi durante un attacco ed un
licantropo lo sarebbe stato ancora di più. Talmente preciso da
essere letale.
Scartò di
lato, buttandosi verso il muro per allontanarsi dai lupi che gli
avevano bloccato la strada. Si chinò in avanti e spiccò
un balzo poderoso, slanciandosi verso il suo obiettivo.
Aveva la salivazione a mille e
tutti i suoi sensi erano concentrati nell’attacco. Il mondo
attorno alla bestia si era come annullato e anche quell’odore
ammaliatore si era momentaneamente chetato. Nulla contava se non
quell’uccisione.
La prima di molte.
Spalancò ancora
di più le fauci, ormai ad un passo dall’atterrare e
dilaniare la donna. Ma tutto d’un tratto qualcosa lo
afferrò con forza e lo scaraventò letteralmente contro la
porta vetrata alla sua destra.
Il lupo ed il suo aggressore
finirono in strada, investiti da una pioggia di schegge, allarmando i
passanti. Qualcuno urlò, spaventato e ci fu un rapido parapiglia
per darsi alla fuga.
L’animale cercò
di divincolarsi dalla potente stretta, incurante delle possibili prede
che gli stavano fuggendo da sotto il naso. Ma il licantropo che
l’aveva afferrato non mollava la presa, deciso a trattenerlo a
terra.
Ringhiando e
graffiando, provò a contorcersi più e più volte
per raggiungere una parte vulnerabile dell’avversario. Ma Evan
era deciso a non lasciarsi sopraffare, a costo di farsi fisicamente del
male.
-Portatele via!- riuscì a ringhiare Van, i muscoli delle braccia brucianti per lo sforzo.
Il lupo si bloccò un
attimo, cercando di decifrare quanto aveva appena udito. Ed ecco che
l’odore che l’aveva tanto confuso tornò a colpirlo
con la potenza di un branco di alci.
Guaì, diviso tra la necessità di scoprirne la fonte e liberarsi.
“Andrew!
Controllalo!”, le parole del licantropo gli si insinuarono nella
mente, prepotenti. Chi era Andrew? E cosa doveva controllare?
La bestia si ribellò a
quelle due parole e riuscì a mordere Evan all’attaccatura
della spalla. Lo scozzese fu costretto a mollare la presa, sibilando
un’imprecazione.
Rapido, il lupo sgusciò
tra le sue braccia e si rimise in piedi, rantolando bellicoso nel
tentativo di prendere aria. Il giovane MacGregor fece lo stesso, ma per
potersi assicurare una posizione sicura da cui contrattaccare. Si
accucciò, facendo perno su mani e piedi per esser pronto a
scattare.
Per un breve istante i due contendenti rimasero perfettamente immobili, scrutandosi reciprocamente negli occhi.
E fu di quell’istante che approfittarono Alastair e David.
-Muovetevi! Svelte!- Dave
raggiunse le due sorelle Miller e le afferrò per le braccia,
guidandole con urgenza verso le scale. Un licantropo poteva fare molte
cose, ma non scalare pareti. E se fossero riusciti a bloccare
l’accesso ai piani superiori, le giovani sarebbero state al
sicuro.
Alst, invece, andò a
controllare che la giornalista stesse bene. A parte la fotocamera
distrutta e un bello spavento, sembrava incolume. -Se ne vada. In
fretta.- le ingiunse, dopo un’altra rapida ispezione.
-C-cosa…? No! Questo è uno scoop!- protestò quella, dopo un attimo di smarrimento.
L’uomo allora
indurì lo sguardo ed abbassò di qualche ottava il tono
della voce. -Se non se ne va subito, rischia di morire. Una notizia
vale così tanto?
Al che, quella deglutì
un paio di volte. Lo scozzese poteva benissimo immaginare il cervello
della donna districarsi tra mille e più possibilità.
Finalmente sembrò
prendere una decisione, perché si rimise in piedi e, dopo aver
traballato per qualche istante, si avviò con passo malfermo
verso la più vicina fermata della metropolitana.
Senza perdere un attimo di
più, Alst si volse verso David, intento a trarre in salvo Amanda
e Frances. Fece per avviarsi lungo le scale con loro, ma
all’improvviso la voce di Evan tuonò:-Alastair! Attento!
Ebbe appena il tempo di alzare le braccia e voltare il capo, che fu investito in pieno dalla forma lupina di Andrew.
Tentò di contenere la
forza dell’impatto puntando saldamente le mani sul torace
dell’animale, ma venne sopraffatto, finendo dritto contro la
carcassa della porta della cantina. L’impatto fu talmente
doloroso da togliergli il fiato e si ritrovò inerme per alcuni
istanti.
La versione animale di Andrew
giocò nuovamente d’astuzia ed approfittò di quel
momento di smarrimento per superarlo e puntare verso le scale.
-E’ più astuto di
quanto dovrebbe essere un lupo alle prime armi.- imprecò Evan,
afferrando il padrino per il gomito. I due si scambiarono
un’occhiata prima che Alst ritrovasse la posizione eretta.
-David! Preparati!- urlò allora Van, gettandosi
all’inseguimento del nuovo membro del branco. Alst diede una
rapida occhiata intorno, assicurandosi che non ci fossero curiosi nelle
vicinanze, e poi lo seguì a sua volta.
“Emily! Fai entrare le
ragazze nell’appartamento!”, il giovane MacGregor raggiunse
telepaticamente la lupa, lasciata a riposare assieme al nipote.
“Cosa diavolo sta succedendo?!”, fu la risposta allarmata. Probabilmente era stata svegliata dai rumori della lotta.
“Andrew è fuori
controllo.”, fu l’unica cosa che riuscì a dirle,
prima di spiccare un balzo ed atterrare sulla schiena dell’enorme
lupo.
L’animale, che con la
propria figura riempiva quasi interamente la tromba delle scale,
s’arrestò di colpo sulla seconda rampa e provò a
disarcionarlo inarcando la schiena.
Evan si aggrappò con
tutte le sue forze alla gorgiera castana, cercando di mantenere
l’appiglio. Combattere in uno spazio così stretto non era
l’ideale per creature come loro, ma il caso -o la sfortuna-
avevano deciso diversamente.
Mentre lo tratteneva con tutta
la forza che aveva, vide la porta dell’appartamento aprirsi ed
una mano trascinare dentro Amanda e Frances, letteralmente terrorizzate.
“Grazie.”,
pensò, mentre veniva sbattuto nuovamente contro il muro ed
incassava il colpo. Inspirò a fondo prima di far forza con le
braccia e guadagnare un po’ di spazio. Nel mentre, Dave
arrivò in suo soccorso, afferrando le fauci del lupo per
impedirgli di causare ulteriori danni.
-Dobbiamo riportarlo in
cantina.- fece loro presente Alastair. -Oppure sedarlo.- aggiunse,
vedendo con quanta forza si stava ribellando ai due licantropi.
-Per ora mettiamolo ko.- Evan
digrignò i denti, provando a stringere quel tanto che bastava
per far perdere i sensi all’animale.
Ma la bestia sembrava essere
di tutt’altro parere, tant’è che rifilò una
zampata in pieno petto a David, mandandolo a ruzzolare sul
pianerottolo. Nuovamente libero di usare le fauci, il lupo si
avvitò su se stesso e puntò alla gola di Evan.
Il giovane afferrò con forza mascella e mandibola, tenendole il più aperte possibile.
Iniziarono un feroce braccio
di ferro, che sembrava si sarebbe concluso con un nulla di fatto da
entrambe le parti, data la forza dei contendenti.
David ed Alastair non osavano intervenire, per timore di distrarre il ragazzo ed esser la causa di un suo ferimento.
Quasi ringhiando per lo
sforzo, Van fece lentamente leva, gonfiando i muscoli delle braccia
fino a farli pulsare. Il suo avversario emise un verso di protesta,
cercando di avvicinare i denti. Poi, con una torsione improvvisa, lo
scozzese ebbe ragione del lupo e lo mandò a sbattere
violentemente contro i gradini.
Quello non gradì
affatto il trattamento e gli si gettò addosso, sfondando
letteralmente la parete alle loro spalle. Con un’espressione
sorpresa, Evan cadde di sotto.
-Cosa diavolo…
oddio… Mandy!- Frances stava respirando affannosamente e non
sapeva se urlare o mettersi a piangere.
Amanda aveva il cuore a mille
non meno di lei ma, essendo già passata incolume attraverso
alcune situazioni simili, si sentiva leggermente più centrata.
Lentamente, allungò una mano verso la sorella e
mormorò:-Fran, devi cercare di calmarti.
Al che l’altra la
guardò con tanto d’occhi. -Calmarmi?! Ho appena rischiato
di essere sbranata dal mio fidanzato!- sbraitò, gesticolando
come impazzita.
Mandy la fissò spiacente. -Devi capire che non sa quello che sta facendo, ora come ora.
-Balle! Come può non saperlo?!- Frances scosse la testa, allontanandosi dal portoncino d’ingresso.
-Andrew ucciderebbe la sua
stessa madre, se dovesse incontrarla questa notte.- intervenne Emily.
Le due sorelle si voltarono, rendendosi conto della sua presenza solo
in quel momento. -Siete ferite?- chiese allora la lupa.
La più piccola delle
Miller scosse la testa, ispezionandosi rapidamente. -Ce la faranno a
calmarlo?- domandò, ascoltando preoccupata i rumori che
giungevano dalle scale.
L’ex membro dei Blacks si passò una mano tra i capelli, spettinandoli. -Lo spero per lui.- disse solamente.
-E questo cosa vuol dire? E tu chi saresti?- Frances s’intromise nella conversazione, con una nota irosa nella voce.
-Io sono Emily. Sono la nuova
Sentinella del branco.- si presentò la donna. -Riguardo a quello
che ho detto prima… Andrew starà malissimo, domattina, se
dovesse far del male a qualcuno. Ecco perché spero che riescano
a rinchiuderlo di nuovo.- aggiunse subito dopo.
Frances scosse più
volte la testa, la rabbia nuovamente mutata in confusione. -Non capisco
cosa state dicendo. Proprio non capisco…
Mandy le si avvicinò e
lentamente le avvolse le braccia attorno alle spalle. -Ti
spiegherò tutto più tardi, Fran. Ora devi calmarti, per
favore. Qui siamo al sicuro.- le disse, cercando di suonare
rassicurante. Lo sguardo negli occhi di Frances le fece capire di non
essere riuscita nell’intento.
-Ora come ora,
l’importante è che stiate lontane dalla porta. I
licantropi non possono scalare le pareti, quindi l’unico punto di
accesso è quello.- disse Emily, frapponendosi tra loro e la
porta in questione. -Sono ferita, come potete vedere, quindi non potrei
proteggervi al meglio.
-E Blake?- chiese allora Amanda, notando l’assenza del piccolo.
Emily si lasciò andare ad un piccolo sospiro, sollevata. -Dorme, per fortuna.
Annuendo a più riprese,
la morettina cercò di calmare il battito furioso del proprio
cuore. Sapeva di non dover perdere la testa, in quella situazione.
Soprattutto perché Frances sembrava abbastanza instabile, a
giudicare dal modo in cui si guardava attorno e si passava le mani sul
viso.
Era ancora persa nei propri
pensieri quando avvertì distintamente il rumore di un crollo.
-Cos’è stato?- sollevò la testa di scatto, in
allarme. Frances fece lo stesso, corredando il tutto con uno strillo
isterico.
Emily fu rapida a raggiungere una delle finestre, aprirla e sporgersi. -Maledizione!- imprecò tra i denti.
Era come esser stati
investiti da un treno che aveva deragliato dai binari. Un treno dotato
di artigli e denti affilati. E parecchio arrabbiato.
Andrew era tutte quelle cose, in quel momento: arrabbiato, fuori controllo e potenzialmente mortale.
Ed il dolore che provava Evan era maledettamente reale.
“Mi ha sfondato alcune
costole.”, realizzò, sbattendo qualche volta le palpebre
per tornare lucido. La caduta dal secondo piano gli aveva provocato
diverse lesioni interne, senza contare il fatto che erano precipitati
in strada e chiunque, nell’isolato, avrebbe potuto vederli.
L’ultima cosa che gli serviva era un attacco di panico generalizzato tra gli umani.
Il suo avversario aveva
risentito in egual modo del salto ed ora stava barcollando in modo
confuso in direzione del palazzo, scuotendo violentemente il capo per
poter recuperare l’uso della vista.
Van sapeva che
doveva approfittare di quel momento di distrazione per cercare di
riportare la situazione sotto controllo. Con un grugnito
recuperò la posizione eretta e, dopo un breve respiro,
scattò verso il licantropo. Ignorò le fitte di dolore che
lo attanagliarono e si gettò letteralmente addosso alla bestia,
pronto ad afferrarla al collo.
L’animale se ne accorse
e si girò d’istinto, le fauci spalancate. Pur non vedendo
bene, poteva percepire senza problemi quello che succedeva attorno a
lui. E l’odore del suo avversario era troppo distinguibile per
essere ignorato.
L’impatto fu ancora una
volta violento ed i due si ritrovarono a rotolare per terra in un
groviglio di pelle e pelo. Nella loro lotta convulsa finirono contro
alcuni cassonetti dell’immondizia, riversandone tutto il
contenuto per strada.
Attorno a loro si stavano
accendendo sempre più luci e sempre più facce si stavano
affacciando alle finestre. Qualcuno gridò quando Van
spezzò una costola al lupo, producendo un sonoro crack.
L’animale se lo scrollò di dosso uggiolando ed i due
misero temporaneamente fine al loro corpo a corpo.
Erano entrambi in
debito d’aria e le numerose ferite, più o meno
superficiali, perdevano sangue. Ma non potevano smettere di lottare,
non quando tutti e due avevano ancora concrete possibilità di
vittoria.
“Abbiamo recuperato del
sorbo. Portalo verso le cantine!”, la voce di David giunse chiara
ed improvvisa nella mente di Evan.
Lo scozzese si accigliò, cercando di ragionare. “Temo non basterà.”, ammise.
“Facciamo un tentativo,
almeno.”, lo pregò l’amico. Capiva perché non
volesse far del male ad Andrew: la sua prima trasformazione era stata
così violenta da aver minato il suo spirito per parecchie
settimane. Nessuno di loro voleva che la licantropia di Drew divenisse
un biglietto di sola andata per il manicomio.
Quindi, nonostante fosse poco
propenso a credere nella buona riuscita del piano, il giovane MacGregor
si preparò a fare quanto gli era stato suggerito. Contrasse
alcune volte le dita delle mani, saggiandone la forza, e valutò
l’ambiente attorno a sé, cercando di trovare qualcosa che
potesse sfruttare a proprio vantaggio.
Ironia della sorte, fu Frances a venirgli in aiuto.
-Andrew!- non poté trattenersi dal gridare.
Era perfettamente a conoscenza
della forza di quel lupo dal pelo castano chiaro, ma vederlo
così apertamente minacciato le fece temere il peggio.
-Frances!- Amanda fece per trascinarla via dalla finestra, spaventata. -Finirai per farlo ammazzare!
La sorella la guardò con tanto d’occhi, spaventata al solo pensiero. -Non oserebbero!
-Certo che no. Stanno proprio
cercando di fargli meno male possibile, stupida ragazzina!-
s’intromise Emily. All’udire quelle parole, la maggiore
delle Miller assottigliò gli occhi, pronta a ribattere
inviperita. -Non sai niente di questo mondo. Quindi evita di combinare
guai.- rincarò la dose la lupa, irritata.
Vedendo il viso di Fran farsi
paonazzo, Mandy temette il peggio. Allungò una mano per attirare
la sua attenzione, quando un ruggito scosse l’intero edificio. I
vetri tremarono, minacciando di andare in mille pezzi.
Le due ragazze si appiattirono contro il muro, terrorizzate, mentre Emily s’irrigidì di colpo.
-Mamma..?
L’americana si
voltò di scatto e, vedendo il nipote in piedi all’imbocco
del corridoio, sbiancò. -B-Blake… torna di là.
Subito.- cercò di suonare il più perentoria possibile.
Il bambino si guardò attorno, spaesato. -Ma… sento un nuovo odore…- protestò debolmente.
Emily scosse il capo. -Per
favore, tesoro. Torna in camera.- lo pregò. Diffidente, il
piccolo cercò di muovere un passo verso le tre donne, ma un
ringhio sommesso di quella che credeva essere sua madre lo fece
desistere.
Sbatté un paio di volte le palpebre, confuso, e poi sparì nel buio della zona notte.
-Cos’è stato?-
domandò a quel punto Amanda, distogliendo lo sguardo dal punto
in cui si trovava Blake fino a qualche istante prima.
La licantropa si voltò.
-Evan. Quella era la voce dell’Alfa.- disse. -Sta cercando di
ottenere il controllo sulla bestia che domina Andrew.- aggiunse,
vedendo l’espressione delle giovani farsi assai confusa.
Amanda lanciò un’occhiata alla porta. -E sta funzionando?
Emily si prese qualche istante
per ascoltare quello che stava accadendo dall’altro lato. Sentiva
rumori di colluttazione violenta, imprecazioni a denti stretti e
diversi odori. Quello del sorbo e del sangue sovrastavano tutti gli
altri.
Poteva avvertire in bocca il
sapore ferrigno di quel prezioso liquido rosso. Era così vivido
che avrebbe giurato di essersi ferita nuovamente lei stessa.
Diede una rapida ispezione al
proprio corpo, poi alzò lo sguardo sulle due umane. E fu allora
che lo vide: un piccolo, insignificante taglietto.
-Frances…- emise un singulto.
-Cosa?- fece quella, sulla difensiva. Ma pur sempre pronta ad uno scatto di rabbia.
Alzò lentamente
il braccio, toccandosi la mano per farle capire. -La tua…-
iniziò, ma non ebbe mai modo di finire.
Evan aveva spinto
violentemente il licantropo all’interno dell’atrio
sventrato del palazzo, mandandolo a sbattere contro il muro che
chiudeva il seminterrato.
Subito, Alastair e David
l’avevano accerchiato, iniziando a gettare a terra manciate di
polvere nera. Mentre i due terminavano di delineare il cerchio, i due
contendenti si erano dati battaglia senza esclusione di colpi.
-Evan, esci!- urlò
perentorio Alst. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e, con
una rovesciata degna di un acrobata, atterrò al di là del
circolo. Subito il lupo cercò di seguirlo, ma la barriera creata
dal sorbo lo bloccò, facendolo uggiolare confuso.
Il giovane MacGregor si avvicinò, cercando di estendere la propria aura per entrare in contatto con Andrew.
O almeno con la parte di lui che non era stata ancora prevaricata dalla bestia.
Trovò una resistenza
molto forte da parte del licantropo e fu ricacciato indietro diverse
volte. Digrignò i denti, espandendo nuovamente la propria forza
vitale. Questa volta l’animale rispose con la propria e le due
masse d’energia esplosero come bolle di sapone, emettendo
scariche elettrostatiche.
-Non riesco ad entrare in
contatto con la sua parte umana. Il sangue rende la bestia
incontrollabile.- dovette ammettere, affaticato.
David gli si avvicinò,
il fiato corto a causa dell’agitazione. -Perché non
riusciamo a contenerlo?- domandò, lanciando un’occhiata al
lupo. L’animale stava provando a forzare il campo d’energia
creato dalla polvere di sorbo, ma senza ottenere nulla oltre a rinculi
e sbandate.
-E’ per colpa della ragazza, molto probabilmente.- meditò Alastair, osservandoli pensieroso.
Evan arrischiò una rapida occhiata alle scale. -Frances?
Il padrino annuì.
-Credo che il legame affettivo che lega il giovane Andrew a quella
ragazza stia dando forza alla bestia.- rispose.
-Ma una cosa del genere non si
è mai sentita!- protestò Dave. Quando si era trasformato
aveva attaccato la madre, rischiando di ucciderla. Il suo odore gli era
parso uguale a quello di tutte le altre prede e alla creatura che aveva
dentro di sé interessava solo uccidere, in quel momento.
“Non ho riconosciuto mia madre…”, realizzò,
sentendosi male al solo pensiero.
Rendendosi conto
dell’angoscia dell’amico, Van lo sfiorò con la
propria aura per attirarne l’attenzione. Quando gli occhi azzurri
di David incontrarono i suoi, Evan disse:-Non pensarlo nemmeno. Siamo
tutti mostri, qui. E nessuno lo è più degli altri.
-Ma…
-No, David. Niente ma.- lo zittì l’altro.
-Evan ha ragione. Da quello
che so, tu non avevi questioni in sospeso con tua madre, quando
accadde. Tra voi andava tutto bene. Cosa che non si può dire dei
due giovani americani.- s’intromise Alastair.
-Questa cosa è assurda.- protestò nuovamente il moro.
-E’ l’America. A
quanto pare tutto può succedere, in questo Paese.-
commentò Evan, sottolineando la propria affermazione con
un’alzata di spalle. Non convinto delle parole dell’amico,
David fece per parlare di nuovo, quando attorno a loro si fece il
silenzio.
I tre si scambiarono qualche
sguardo confuso, prima di puntare gli occhi sulla bestia, ora immobile.
Il lupo aveva il muso alzato verso l’alto e sembrava stesse
captando qualcosa nell’aria. Insospettito, il giovane MacGregor
inspirò a fondo, cercando di identificare l’origine
dell’odore che aveva catturato il licantropo.
Gli bastò poco per capire.
Sgranò gli occhi nello
stesso istante di Alst, prima di gettarsi di lato su David. I due
rovinarono pesantemente al suolo mentre la bestia si liberava della
polvere di sorbo con un potente ululato. Nemmeno il tempo di scrollarsi
di dosso i residui, che si slanciò lungo la rampa di scale
più vicina, calpestando i giovani.
-Dannazione!- Evan
tentò di afferrarlo per la coda, ma fu troppo lento. Si
rialzò il più in fretta possibile, dando una mano
all’amico, e poi si lanciò all’inseguimento.
Emily si pose immediatamente davanti alle ragazze non appena capì cosa stava per succedere.
Giusto il tempo di
rassicurarle con una breve occhiata ed ecco che la porta tremò
violentemente sui cardini. Le tre sobbalzarono, non potendone fare a
meno: sembrava che un ariete stesse prendendo a testate la superficie
rinforzata.
Trattennero il fiato, sperando
che smettesse di vibrare. Ma dopo poco arrivò un altro colpo,
che deformò l’infisso nella parte centrale.
-Oddio..!- piagnucolò Frances.
-State calme.- intimò
loro la lupa. Doveva evitare che dessero di matto, se no il suo compito
si sarebbe fatto molto più complicato.
Mentre cercava di capire come
agire, la porta cedette sotto l’ennesima spinta e si
spalancò violentemente, finendo sul pavimento. Allargò le
braccia a mo’ di scudo, facendo un passo indietro.
Quello che aveva davanti era
forse il neonato più violento con cui avesse mai avuto a che
fare. Non sapeva come avrebbe reagito, soprattutto considerato che il
sangue di Frances sembrava accrescere la sua forza. O semplicemente lo
mandava fuori di testa.
Puntò gli occhi verdi
in quelli chiari del lupo, tentando d’indovinare le sue
intenzioni. L’animale arricciò il labbro superiore,
mostrando i denti affilati.
“Ucciderà
Frances?”, si chiese la ragazza. Doveva proteggere solo una delle
due sorelle Miller, sperando che l’obiettivo fosse solo la
più grande?
Non sapeva cosa fare e non poteva concedersi il lusso di aspettare.
Il licantropo sembrava
pensarla nello stesso modo, perché avanzò bellicoso
all’interno dell’appartamento. Annusò l’aria
con attenzione prima di ringhiare all’indirizzo delle ragazze.
-Stai indietro.- gli
intimò Emily con voce distorta. Aveva bisogno di richiamare la
propria bestia se voleva avere una possibilità.
L’animale ignorò
l’avvertimento ed avanzò ancora di qualche passo, prima di
essere trascinato a terra all’improvviso. Sobbalzando per la
sorpresa, le tre videro Evan cercare di avere la meglio sul suo
avversario. Purtroppo, le dimensioni dell’ambiente consentivano
ben poche manovre e ben presto lo scozzese si ritrovò
schiacciato contro lo stipite della porta, in difficoltà.
Emily fece per
andare in suo aiuto, ma un’occhiata del giovane bastò a
bloccarla: doveva proteggere le due umane, quello era il messaggio.
Mordendosi il labbro recuperò la propria posizione, cercando nel
contempo un modo per metterle in salvo.
Con la coda dell’occhio
intravide il parapetto delle scale antincendio esterne ed ebbe
un’idea. “Perché non ci ho pensato prima!”, si
diede mentalmente della stupida, prima di girarsi verso le due sorelle.
Amanda sembrò aver intuito le sue intenzioni perché
annuì ed afferrò saldamente il braccio di Frances,
indicandole col capo la via di fuga.
Tenendo sotto controllo la
colluttazione che stava avvenendo a pochi metri da loro, Emily prese ad
avanzare, avendo cura di frapporsi sempre tra le giovani ed il lupo.
“Prima Frances. Dobbiamo
eliminarla dall’equazione per sperare d’indebolire Andrew.
Portala il più lontano possibile.”, le parole di Evan la
raggiunsero all’improvviso.
“Va bene.”, disse
solo. Erano ormai alla finestra quando si bloccò. -Blake!-
esalò, terrorizzata. Non poteva lasciarlo lì, in mezzo
alla battaglia.
Amanda la sentì
chiaramente e decise di rendersi utile. -Porta via Frances!- spinse la
sorella tra le sue braccia e si catapultò verso il corridoio che
conduceva alla zona notte.
In quell’istante
accaddero molte cose: il lupo si rese conto che la sua preda se ne
stava andando, si liberò con violenza della presa di Evan e
David, sopraggiunto ad aiutare e spinse l’inglese oltre il
parapetto delle scale, facendolo precipitare di sotto.
-David!- Van si rialzò
in fretta, aggrappandosi al parapetto per guardare giù. La
bestia ne approfittò per scomparire all’interno
dell’appartamento e travolgere tutto quello che trovava, nel
tentativo di raggiungere il suo obiettivo.
-Ci penso io a lui. Vai!- Alst
fu lesto a raggiungere l’inglese, disteso in modo scomposto sul
pavimento. Evan esitò ancora qualche istante, volendosi
accertare che l’amico non si fosse rotto l’osso del collo.
Nemmeno un licantropo poteva sopravvivere a quello. -Sbrigati!
Riscuotendosi di colpo, lo
scozzese si voltò verso il varco d’ingresso e si
precipitò oltre la soglia. Non aveva idea di come fermare
Andrew, a meno di non causarne la morte.
E quella non era un’opzione.
Aveva
raggiunto la camera in cui avevano sistemato il piccolo Blake con
poche, lunghe falcate. Appena aperta la porta per guardare
all’interno, il bambino le era balzato al collo, mandandola a
sbattere contro il muro.
-Blake! Tranquillo!- lo
afferrò saldamente per i fianchi, immobilizzandolo. Il bambino
la guardò con tanto d’occhi poi, riconoscendola, si
calmò. -Dobbiamo andarcene.- gli disse allora.
-Ma… e il lupo cattivo?- chiese, spaventato.
-Dobbiamo evitare di farci
prendere. È come se stessimo giocando ad acchiapparella.- gli
sorrise, tentando di rassicurarlo. Sapeva che poteva vederla anche al
buio, cosa che lei invece non poteva assolutamente fare.
-Mamma..?- chiese allora piccolo.
Mandy si morse il labbro,
cercando di calmare il battito del proprio cuore. -Sta aiutando mia
sorella. Io non sono abbastanza forte per farlo, così si
è offerta lei.- disse, sperando che bastasse per convincerlo.
Blake sembrò meditare
qualche istante sulle parole della giovane, ma poi strisciò
lentamente verso la porta, guadagnando subito dopo la posizione eretta.
-Andiamo, allora…- tese una mano verso Amanda.
Lei annuì ma, invece di
afferrargli la mano, lo prese direttamente in braccio. Sbirciò
all’esterno e, convinta che la via fosse sicura, puntò
rapidamente verso la zona giorno.
Aveva quasi guadagnato
il soggiorno, quando venne investita in pieno da una massa pelosa, che
la rispedì all’interno del corridoio. Strinse con forza
Blake e cercò di attutire il colpo come poté.
Non ebbe nemmeno il tempo di
alzarsi che si sentì afferrare per l’orlo dei pantaloni e
trascinare con forza. Accentuò la presa sul bambino e
serrò gli occhi, senza nemmeno tentare di opporsi.
Quando li riaprì si
ritrovò ad osservare le fauci del licantropo in cui si era
trasformato Andrew, pronte a dilaniarle la giugulare. Impallidì,
coprendo gli occhi di Blake per non farlo ulteriormente spaventare.
Non sapeva cosa fare né come uscire viva da quella situazione.
Si ritrovò a fissare la
propria immagine riflessa negli occhi del lupo e non vide nulla che
lasciasse intuire la presenza del suo caro amico.
Sembrava fosse stato cancellato. Completamente.
Terrorizzata all’idea di
poter trovare la morte in quel modo subdolo, chiuse gli occhi, pregando
che finisse in fretta. Fortunatamente, la sua cattura aveva dato tempo
ad Evan di racimolare le ultime energie e trasfigurare la propria mano
destra in un artiglio.
Proprio mentre il lupo stava
per sferrare il colpo mortale, l’affondò con forza alla
base del suo collo, avendo cura di evitare la spina dorsale.
Il licantropo sgranò
gli occhi chiari, tossendo un fiotto di saliva mista a sangue. -Scappa,
muoviti!- ingiunse lo scozzese.
Amanda non se lo fece ripetere
due volte e sgusciò via da sotto le zampe dell’enorme
creatura, rimettendosi in piedi poco dopo. Si assicurò che Blake
stesse bene e poi corse verso la finestra aperta, scalciando le scarpe
col tacco per aver maggior libertà di movimento. Chinandosi
verso l’apertura, fece sedere Blake sul davanzale. -Vedi queste
scale? Devi percorrerle tutte: alla fine troverai tua madre.-
indicò il percorso che si snodava sotto di loro, ignorando i
lampeggianti rossi e blu che illuminavano a giorno la facciata del
palazzo.
Il piccolo guardò
giù, deglutendo rumorosamente. Sotto di loro si era radunata una
piccola folla, tenuta a bada da un gruppo nutrito di poliziotti.
Avevano tutti gli occhi puntati in alto, verso l’appartamento.
-Non temere: andrà
tutto bene.- Amanda tentò di sorridere, dato che le parole le
uscirono stentate. Alle sue spalle giungevano rumori inquietanti e
temeva di essere attaccata da un momento all’altro. Lanciò
una breve occhiata alle proprie spalle e vide che Evan ed il lupo erano
ancora strettamente avvinghiati. -Sbrigati, Blake, ti prego.-
tornò a voltarsi verso il suo piccolo interlocutore.
Seppur tremante, il bambino annuì e si calò sul grigliato, iniziando la discesa.
-Bravo.- questa volta il
sorriso della ragazza fu genuino. Fece per seguirlo a sua volta, ma
ebbe un momento d’esitazione.
Si voltò indietro
giusto in tempo per vedere il licantropo che si liberava della presa di
Evan con una torsione del busto. A quella manovra improvvisa
seguì un sonoro crack, segno che il braccio dello scozzese si
era rotto. Mandy si portò le mani alla bocca, sconvolta.
-Vattene.- sibilò il giovane MacGregor, apparentemente incurante del dolore all’arto.
Lei lo guardò con tanto
d’occhi, desiderosa di aiutare, ma impossibilitata a farlo. Come
poteva andarsene lasciandolo in quelle condizioni? L’alba era
ancora lontana ed Evan non avrebbe potuto combatterlo ancora a lungo.
“Ma cosa puoi fare, tu?
Sei solo una semplice umana.”, la schernì la voce della
sua coscienza. Non aveva armi, non conosceva nessuna tecnica di
combattimento. La cosa più pericolosa che possedeva erano le
scarpe col tacco, vezzo femminile assolutamente inutile in quel
frangente.
“Vezzo..?”, mentre
ragionava sul da farsi, la sua mano era andata alla collana che portava
al collo. L’aveva indossata perché si abbinava al completo
pantalone che aveva scelto quella mattina, senza pensarci troppo.
-Argento…- mormorò.
Andrew le aveva detto che
l’argento non poteva uccidere un licantropo, ma sapeva con
certezza che poteva ferirlo gravemente, bastava vedere le bruciature
sui polsi di Blake.
Rapidamente aprì la
chiusura e fece scivolare il gioiello nella mano, tendendolo poi come
una corda. Ne soppesò la lunghezza e la trama, poi puntò
lo sguardo sul licantropo che aveva davanti.
“Andrew,
perdonami.”, pensò. Prese un respiro profondo e si
gettò verso i due contendenti, ora intenti ad evitare
vicendevolmente i propri colpi. Saltò alcuni calcinacci,
atterrando malamente su un piede. Si lasciò sfuggire una piccola
imprecazione, ma tanto bastò per attirare su di sé
l’attenzione del lupo.
L’animale
girò su se stesso, pronto a proteggersi. Preda del suo stesso
slancio, Amanda non riuscì a bloccarsi in tempo e venne colpita
in pieno petto da una zampata, nonostante l’intervento tempestivo
di Evan. Fu sbalzata in aria con una tale forza da sfondare la finestra
alle sue spalle e finire contro il parapetto metallico delle scale di
sicurezza.
Sbatté abbastanza
violentemente la parte superiore del corpo e giacque stordita, mentre
qualcuno sotto di lei gridava per lo spavento.
Si bloccò.
Attorno a lui c’erano rumori e odori che chiedevano a gran voce la sua attenzione.
Ma l’odore che
l’aveva spinto fino a lì se n’era andato, non
riusciva più a percepirne il dolce richiamo. Ora rimanevano le
ferite che gli erano state inferte, il dolore e la paura.
Con un singulto, Andrew
tornò a prendere pieno possesso del proprio corpo, scacciando
nel profondo della propria coscienza la bestia che l’aveva tenuto
prigioniero fino ad allora.
Si guardò intorno, osservando spaesato la distruzione che lo circondava.
Il senso dell’olfatto
gli disse che Evan era alle sue spalle, mentre molte altre persone si
trovavano ai piedi del palazzo. Poteva percepire il suono delle sirene
di un paio di ambulanze.
Sui muri passavano ad intervalli regolari le luci lampeggianti delle volanti.
Era ancora notte.
Come poteva essere tornato in possesso del proprio corpo se non era ancora sorto il sole?
Girò su se stesso,
ancora più confuso. Ignorò la presenza del proprio Alfa,
cercando di capire cosa fosse successo. Cos’avesse fatto.
Poi la sua attenzione fu catturata da una figura che giaceva a terra.
Mosse qualche passo in quella direzione e, quando si rese conto che si trattava di Amanda, il suo cuore perse un battito.
Non Frances. Aveva ucciso Amanda.
Sentì qualcosa dentro
di sé rompersi ed avvertì la bestia tornare
prepotentemente alla carica. Senza pensarci due volte si voltò
verso Evan e, trovandolo con in mano una catenina d’argento, gli
porse il collo, chiudendo gli occhi.
Per quello che aveva fatto
l’unica ricompensa possibile era la morte. Poco importava che
fosse per strangolamento: bastava fosse veloce e pulita.
Avvertì distintamente
le maglie della catenella mordere la sua pelle ed iniziò subito
a guaire. Evan strinse più forte, facendo affondare il metallo.
In poco tempo i suoni
attorno a lui si attutirono, spegnendosi definitivamente quando cadde
nell’oblio più profondo.
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