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Autore: Lelaiah    02/11/2017    3 recensioni
Da diversi anni il genere umano è entrato in contatto con il mondo soprannaturale e la convivenza, nonostante alcuni alti e bassi, sembra essere tranquilla. L'arrivo del branco MacGregor a New York ha creato un grande scompiglio tra gli altri gruppi di licantropi e stuzzicato la curiosità della stampa.
Tutto quello che vuole Evan, figlio dell'Alfa del clan appena arrivato da oltreoceano, è poter vivere la propria vita in pace. Possibilmente evitando la maggior parte dei contatti col padre e ignorando le richieste egoiste della bella ed algida Crystal, sua moglie.
Nella stessa città vive anche Amanda, giovane assistente che condivide l'appartamento con la sorella Frances e il fidanzato di lei, Andrew. La loro vita scorre tranquilla, lontana da qualsiasi coinvolgimento col soprannaturale... almeno fino a quando tutti loro non si ritroveranno nel bel mezzo di un attacco perpetuato da alcuni licantropi di un clan locale.
L'inaspettata trasformazione di Drew porterà questi due mondi ad entrare in collisione. Far collimare stili di vita dissimili sembrerà ancora più difficile quando la città verrà sconvolta da una serie di omicidi, questa volta ai danni della comunità soprannaturale.
Umani e licantropi riusciranno a collaborare? E magari anche ad innamorarsi?
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 21 Bloodthirst Cosa succederà ora che la versione animale di Andrew è libera e, a quanto pare, incontrollabile? E come faranno Evan e i suoi a contenerlo?
Be', addentratevi nel capitolo e lo scoprirete.

Buona lettura! :)






Cap. 21 Bloodthirst

-Quello è Andrew..?- la voce di Frances uscì strozzata.
Lanciò uno sguardo terrorizzato alla sorella e deglutì con forza, cercando di darsi una calmata. “Non sta succedendo davvero. Non sta succedendo davvero.”, prese a ripetere nella propria testa.
Amanda, alle sue spalle, si voltò verso Evan e sussurrò:-Cosa dobbiamo fare?
Lo scozzese le dedicò una rapida occhiata, per poi tornare a concentrarsi sul licantropo davanti a sé. -Non fate nessun movimento azzardato: sembra confuso.- disse.
   In effetti, una volta abbattuta la porta, il grosso lupo si era bloccato, fiutando con insistenza l’aria e passando lo sguardo da uno all’altro dei presenti. Sapeva che doveva uscire da quell’angusta prigione di mattoni per andare a caccia, ma c’era uno strano sentore nell’aria che lo confondeva.
Era un odore che evocava immagini calde e rassicuranti, come il contatto di una pelliccia amica o la sensazione del sole sulla pelle. E quelle sensazioni lo stavano distogliendo dal suo vero obiettivo: uccidere.
Ma non poteva farsi distrarre. Doveva andare.
Scosse con forza la testa, passandosi la zampa destra sul muso diverse volte, infastidito. Se solo avesse indovinato la provenienza di quell’odore avrebbe potuto bloccarlo… oppure fuggirlo. Ma c’erano troppe tracce olfattive che lo aggredivano e diverse appartenevano a licantropi come lui. Arricciò il labbro superiore, lanciando un ringhio d’avvertimento. Avrebbe attaccato anche un altro lupo, se necessario.
  Evan sembrò indovinare quei pensieri perché si chinò in avanti, le mani contratte e pronte a  scattare. Alastair e David, appena dietro di lui, s’irrigidirono di conseguenza.
Nessuno di loro voleva attaccare per primo anzi, il loro obiettivo era impedire che Andrew si facesse male. O ne facesse ad altri.
Ma avere a che fare con dei licantropi appena nati era sempre pericoloso e, se qualcosa poteva andare storto, l’avrebbe sicuramente fatto.
“Dobbiamo portare via le ragazze.”, Alst s’intrufolò nella mente di Evan, distogliendolo dalle sue considerazioni.
“Lo so, ma siamo in una situazione di stallo.”, protestò, riducendo gli occhi a due fessure. “Potrei provare a comunicare con Andrew… ma non so fino a che punto sia stato sopraffatto.”, aggiunse dopo qualche istante.
“Tenta.”, approvò l’altro.
David, che aveva seguito la conversazione in disparte, strinse con forza la mascella, memore della prima trasformazione che aveva subito.
Sapeva bene cosa si provava ad essere intrappolati nel proprio corpo, prigionieri di una forza di volontà estranea e dei più bassi istinti primordiali. Sapeva anche come si sarebbe sentito Andrew, se avesse ferito qualcuno durante la sua prima notte di luna piena. Soprattutto se quel qualcuno erano persone a cui teneva. Perciò si sarebbe offerto di fare da scudo alle ragazze, nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
   Stava per comunicarlo a Van, quando dalla soglia alle loro spalle giunse una serie di flash.
Si voltarono tutti di scatto, colti di sorpresa, e si trovarono davanti la giornalista del Times di poco prima. Quella li guardò ammutolita, la fotocamera tascabile ancora stretta tra le mani.
Il tempo sembrò fermarsi per alcuni istanti, durante i quali ognuno dei presenti fu attraversato da una miriade di pensieri ed intenzioni.
Ma fu il licantropo a sciogliere ogni dubbio, lanciandosi con forza verso la nuova arrivata.


   Puntò alla giugulare, pregustando il sapore ferrigno del sangue che ne sarebbe sgorgato.
Poteva già sentire la carne lacerarsi sotto i propri denti e dargli pieno accesso al nutrimento che stava agognando.
La vittima avrebbe urlato, forse tentato di scappare, ma sarebbe stato del tutto inutile. I lupi sanno essere animali estremamente precisi durante un attacco ed un licantropo lo sarebbe stato ancora di più. Talmente preciso da essere letale.
   Scartò di lato, buttandosi verso il muro per allontanarsi dai lupi che gli avevano bloccato la strada. Si chinò in avanti e spiccò un balzo poderoso, slanciandosi verso il suo obiettivo.
Aveva la salivazione a mille e tutti i suoi sensi erano concentrati nell’attacco. Il mondo attorno alla bestia si era come annullato e anche quell’odore ammaliatore si era momentaneamente chetato. Nulla contava se non quell’uccisione.
La prima di molte.
  Spalancò ancora di più le fauci, ormai ad un passo dall’atterrare e dilaniare la donna. Ma tutto d’un tratto qualcosa lo afferrò con forza e lo scaraventò letteralmente contro la porta vetrata alla sua destra.
Il lupo ed il suo aggressore finirono in strada, investiti da una pioggia di schegge, allarmando i passanti. Qualcuno urlò, spaventato e ci fu un rapido parapiglia per darsi alla fuga.
L’animale cercò di divincolarsi dalla potente stretta, incurante delle possibili prede che gli stavano fuggendo da sotto il naso. Ma il licantropo che l’aveva afferrato non mollava la presa, deciso a trattenerlo a terra.
   Ringhiando e graffiando, provò a contorcersi più e più volte per raggiungere una parte vulnerabile dell’avversario. Ma Evan era deciso a non lasciarsi sopraffare, a costo di farsi fisicamente del male.
-Portatele via!- riuscì a ringhiare Van, i muscoli delle braccia brucianti per lo sforzo.
Il lupo si bloccò un attimo, cercando di decifrare quanto aveva appena udito. Ed ecco che l’odore che l’aveva tanto confuso tornò a colpirlo con la potenza di un branco di alci.
Guaì, diviso tra la necessità di scoprirne la fonte e liberarsi.
“Andrew! Controllalo!”, le parole del licantropo gli si insinuarono nella mente, prepotenti. Chi era Andrew? E cosa doveva controllare?
La bestia si ribellò a quelle due parole e riuscì a mordere Evan all’attaccatura della spalla. Lo scozzese fu costretto a mollare la presa, sibilando un’imprecazione.
Rapido, il lupo sgusciò tra le sue braccia e si rimise in piedi, rantolando bellicoso nel tentativo di prendere aria. Il giovane MacGregor fece lo stesso, ma per potersi assicurare una posizione sicura da cui contrattaccare. Si accucciò, facendo perno su mani e piedi per esser pronto a scattare.
Per un breve istante i due contendenti rimasero perfettamente immobili, scrutandosi reciprocamente negli occhi.
   E fu di quell’istante che approfittarono Alastair e David.
 

-Muovetevi! Svelte!- Dave raggiunse le due sorelle Miller e le afferrò per le braccia, guidandole con urgenza verso le scale. Un licantropo poteva fare molte cose, ma non scalare pareti. E se fossero riusciti a bloccare l’accesso ai piani superiori, le giovani sarebbero state al sicuro.
Alst, invece, andò a controllare che la giornalista stesse bene. A parte la fotocamera distrutta e un bello spavento, sembrava incolume. -Se ne vada. In fretta.- le ingiunse, dopo un’altra rapida ispezione.
-C-cosa…? No! Questo è uno scoop!- protestò quella, dopo un attimo di smarrimento.
L’uomo allora indurì lo sguardo ed abbassò di qualche ottava il tono della voce. -Se non se ne va subito, rischia di morire. Una notizia vale così tanto?
Al che, quella deglutì un paio di volte. Lo scozzese poteva benissimo immaginare il cervello della donna districarsi tra mille e più possibilità.
Finalmente sembrò prendere una decisione, perché si rimise in piedi e, dopo aver traballato per qualche istante, si avviò con passo malfermo verso la più vicina fermata della metropolitana.
Senza perdere un attimo di più, Alst si volse verso David, intento a trarre in salvo Amanda e Frances. Fece per avviarsi lungo le scale con loro, ma all’improvviso la voce di Evan tuonò:-Alastair! Attento!
Ebbe appena il tempo di alzare le braccia e voltare il capo, che fu investito in pieno dalla forma lupina di Andrew.
Tentò di contenere la forza dell’impatto puntando saldamente le mani sul torace dell’animale, ma venne sopraffatto, finendo dritto contro la carcassa della porta della cantina. L’impatto fu talmente doloroso da togliergli il fiato e si ritrovò inerme per alcuni istanti.
La versione animale di Andrew giocò nuovamente d’astuzia ed approfittò di quel momento di smarrimento per superarlo e puntare verso le scale.
-E’ più astuto di quanto dovrebbe essere un lupo alle prime armi.- imprecò Evan, afferrando il padrino per il gomito. I due si scambiarono un’occhiata prima che Alst ritrovasse la posizione eretta. -David! Preparati!- urlò allora Van, gettandosi all’inseguimento del nuovo membro del branco. Alst diede una rapida occhiata intorno, assicurandosi che non ci fossero curiosi nelle vicinanze, e poi lo seguì a sua volta.


“Emily! Fai entrare le ragazze nell’appartamento!”, il giovane MacGregor raggiunse telepaticamente la lupa, lasciata a riposare assieme al nipote.
“Cosa diavolo sta succedendo?!”, fu la risposta allarmata. Probabilmente era stata svegliata dai rumori della lotta.
“Andrew è fuori controllo.”, fu l’unica cosa che riuscì a dirle, prima di spiccare un balzo ed atterrare sulla schiena dell’enorme lupo.
L’animale, che con la propria figura riempiva quasi interamente la tromba delle scale, s’arrestò di colpo sulla seconda rampa e provò a disarcionarlo inarcando la schiena.
Evan si aggrappò con tutte le sue forze alla gorgiera castana, cercando di mantenere l’appiglio. Combattere in uno spazio così stretto non era l’ideale per creature come loro, ma il caso -o la sfortuna- avevano deciso diversamente.
Mentre lo tratteneva con tutta la forza che aveva, vide la porta dell’appartamento aprirsi ed una mano trascinare dentro Amanda e Frances, letteralmente terrorizzate.
“Grazie.”, pensò, mentre veniva sbattuto nuovamente contro il muro ed incassava il colpo. Inspirò a fondo prima di far forza con le braccia e guadagnare un po’ di spazio. Nel mentre, Dave arrivò in suo soccorso, afferrando le fauci del lupo per impedirgli di causare ulteriori danni.
-Dobbiamo riportarlo in cantina.- fece loro presente Alastair. -Oppure sedarlo.- aggiunse, vedendo con quanta forza si stava ribellando ai due licantropi.
-Per ora mettiamolo ko.- Evan digrignò i denti, provando a stringere quel tanto che bastava per far perdere i sensi all’animale.
Ma la bestia sembrava essere di tutt’altro parere, tant’è che rifilò una zampata in pieno petto a David, mandandolo a ruzzolare sul pianerottolo. Nuovamente libero di usare le fauci, il lupo si avvitò su se stesso e puntò alla gola di Evan.
Il giovane afferrò con forza mascella e mandibola, tenendole il più aperte possibile.
Iniziarono un feroce braccio di ferro, che sembrava si sarebbe concluso con un nulla di fatto da entrambe le parti, data la forza dei contendenti.  
David ed Alastair non osavano intervenire, per timore di distrarre il ragazzo ed esser la causa di un suo ferimento.
  Quasi ringhiando per lo sforzo, Van fece lentamente leva, gonfiando i muscoli delle braccia fino a farli pulsare. Il suo avversario emise un verso di protesta, cercando di avvicinare i denti. Poi, con una torsione improvvisa, lo scozzese ebbe ragione del lupo e lo mandò a sbattere violentemente contro i gradini.
Quello non gradì affatto il trattamento e gli si gettò addosso, sfondando letteralmente la parete alle loro spalle. Con un’espressione sorpresa, Evan cadde di sotto.


-Cosa diavolo… oddio… Mandy!- Frances stava respirando affannosamente e non sapeva se urlare o mettersi a piangere.
Amanda aveva il cuore a mille non meno di lei ma, essendo già passata incolume attraverso alcune situazioni simili, si sentiva leggermente più centrata. Lentamente, allungò una mano verso la sorella e mormorò:-Fran, devi cercare di calmarti.
Al che l’altra la guardò con tanto d’occhi. -Calmarmi?! Ho appena rischiato di essere sbranata dal mio fidanzato!- sbraitò, gesticolando come impazzita.
Mandy la fissò spiacente. -Devi capire che non sa quello che sta facendo, ora come ora.
-Balle! Come può non saperlo?!- Frances scosse la testa, allontanandosi dal portoncino d’ingresso.
-Andrew ucciderebbe la sua stessa madre, se dovesse incontrarla questa notte.- intervenne Emily. Le due sorelle si voltarono, rendendosi conto della sua presenza solo in quel momento. -Siete ferite?- chiese allora la lupa.
La più piccola delle Miller scosse la testa, ispezionandosi rapidamente. -Ce la faranno a calmarlo?- domandò, ascoltando preoccupata i rumori che giungevano dalle scale.
L’ex membro dei Blacks si passò una mano tra i capelli, spettinandoli. -Lo spero per lui.- disse solamente.
-E questo cosa vuol dire? E tu chi saresti?- Frances s’intromise nella conversazione, con una nota irosa nella voce.
-Io sono Emily. Sono la nuova Sentinella del branco.- si presentò la donna. -Riguardo a quello che ho detto prima… Andrew starà malissimo, domattina, se dovesse far del male a qualcuno. Ecco perché spero che riescano a rinchiuderlo di nuovo.- aggiunse subito dopo.
Frances scosse più volte la testa, la rabbia nuovamente mutata in confusione. -Non capisco cosa state dicendo. Proprio non capisco…
Mandy le si avvicinò e lentamente le avvolse le braccia attorno alle spalle. -Ti spiegherò tutto più tardi, Fran. Ora devi calmarti, per favore. Qui siamo al sicuro.- le disse, cercando di suonare rassicurante. Lo sguardo negli occhi di Frances le fece capire di non essere riuscita nell’intento.
-Ora come ora, l’importante è che stiate lontane dalla porta. I licantropi non possono scalare le pareti, quindi l’unico punto di accesso è quello.- disse Emily, frapponendosi tra loro e la porta in questione. -Sono ferita, come potete vedere, quindi non potrei proteggervi al meglio.
-E Blake?- chiese allora Amanda, notando l’assenza del piccolo.
Emily si lasciò andare ad un piccolo sospiro, sollevata. -Dorme, per fortuna.
Annuendo a più riprese, la morettina cercò di calmare il battito furioso del proprio cuore. Sapeva di non dover perdere la testa, in quella situazione. Soprattutto perché Frances sembrava abbastanza instabile, a giudicare dal modo in cui si guardava attorno e si passava le mani sul viso.
Era ancora persa nei propri pensieri quando avvertì distintamente il rumore di un crollo. -Cos’è stato?- sollevò la testa di scatto, in allarme. Frances fece lo stesso, corredando il tutto con uno strillo isterico.
Emily fu rapida a raggiungere una delle finestre, aprirla e sporgersi. -Maledizione!- imprecò tra i denti.


  Era come esser stati investiti da un treno che aveva deragliato dai binari. Un treno dotato di artigli e denti affilati. E parecchio arrabbiato.
Andrew era tutte quelle cose, in quel momento: arrabbiato, fuori controllo e potenzialmente mortale.
Ed il dolore che provava Evan era maledettamente reale.
“Mi ha sfondato alcune costole.”, realizzò, sbattendo qualche volta le palpebre per tornare lucido. La caduta dal secondo piano gli aveva provocato diverse lesioni interne, senza contare il fatto che erano precipitati in strada e chiunque, nell’isolato, avrebbe potuto vederli.
L’ultima cosa che gli serviva era un attacco di panico generalizzato tra gli umani.
Il suo avversario aveva risentito in egual modo del salto ed ora stava barcollando in modo confuso in direzione del palazzo, scuotendo violentemente il capo per poter recuperare l’uso della vista.
   Van sapeva che doveva approfittare di quel momento di distrazione per cercare di riportare la situazione sotto controllo. Con un grugnito recuperò la posizione eretta e, dopo un breve respiro, scattò verso il licantropo. Ignorò le fitte di dolore che lo attanagliarono e si gettò letteralmente addosso alla bestia, pronto ad afferrarla al collo.
L’animale se ne accorse e si girò d’istinto, le fauci spalancate. Pur non vedendo bene, poteva percepire senza problemi quello che succedeva attorno a lui. E l’odore del suo avversario era troppo distinguibile per essere ignorato.
L’impatto fu ancora una volta violento ed i due si ritrovarono a rotolare per terra in un groviglio di pelle e pelo. Nella loro lotta convulsa finirono contro alcuni cassonetti dell’immondizia, riversandone tutto il contenuto per strada.
Attorno a loro si stavano accendendo sempre più luci e sempre più facce si stavano affacciando alle finestre. Qualcuno gridò quando Van spezzò una costola al lupo, producendo un sonoro crack. L’animale se lo scrollò di dosso uggiolando ed i due misero temporaneamente fine al loro corpo a corpo.
  Erano entrambi in debito d’aria e le numerose ferite, più o meno superficiali, perdevano sangue. Ma non potevano smettere di lottare, non quando tutti e due avevano ancora concrete possibilità di vittoria.
“Abbiamo recuperato del sorbo. Portalo verso le cantine!”, la voce di David giunse chiara ed improvvisa nella mente di Evan.
Lo scozzese si accigliò, cercando di ragionare. “Temo non basterà.”, ammise.
“Facciamo un tentativo, almeno.”, lo pregò l’amico. Capiva perché non volesse far del male ad Andrew: la sua prima trasformazione era stata così violenta da aver minato il suo spirito per parecchie settimane. Nessuno di loro voleva che la licantropia di Drew divenisse un biglietto di sola andata per il manicomio.
Quindi, nonostante fosse poco propenso a credere nella buona riuscita del piano, il giovane MacGregor si preparò a fare quanto gli era stato suggerito. Contrasse alcune volte le dita delle mani, saggiandone la forza, e valutò l’ambiente attorno a sé, cercando di trovare qualcosa che potesse sfruttare a proprio vantaggio.
  Ironia della sorte, fu Frances a venirgli in aiuto.


-Andrew!- non poté trattenersi dal gridare.
Era perfettamente a conoscenza della forza di quel lupo dal pelo castano chiaro, ma vederlo così apertamente minacciato le fece temere il peggio.
-Frances!- Amanda fece per trascinarla via dalla finestra, spaventata. -Finirai per farlo ammazzare!
La sorella la guardò con tanto d’occhi, spaventata al solo pensiero. -Non oserebbero!
-Certo che no. Stanno proprio cercando di fargli meno male possibile, stupida ragazzina!- s’intromise Emily. All’udire quelle parole, la maggiore delle Miller assottigliò gli occhi, pronta a ribattere inviperita. -Non sai niente di questo mondo. Quindi evita di combinare guai.- rincarò la dose la lupa, irritata.
Vedendo il viso di Fran farsi paonazzo, Mandy temette il peggio. Allungò una mano per attirare la sua attenzione, quando un ruggito scosse l’intero edificio. I vetri tremarono, minacciando di andare in mille pezzi.
Le due ragazze si appiattirono contro il muro, terrorizzate, mentre Emily s’irrigidì di colpo.
-Mamma..?
L’americana si voltò di scatto e, vedendo il nipote in piedi all’imbocco del corridoio, sbiancò. -B-Blake… torna di là. Subito.- cercò di suonare il più perentoria possibile.
Il bambino si guardò attorno, spaesato. -Ma… sento un nuovo odore…- protestò debolmente.
Emily scosse il capo. -Per favore, tesoro. Torna in camera.- lo pregò. Diffidente, il piccolo cercò di muovere un passo verso le tre donne, ma un ringhio sommesso di quella che credeva essere sua madre lo fece desistere.
Sbatté un paio di volte le palpebre, confuso, e poi sparì nel buio della zona notte.
-Cos’è stato?- domandò a quel punto Amanda, distogliendo lo sguardo dal punto in cui si trovava Blake fino a qualche istante prima.
La licantropa si voltò. -Evan. Quella era la voce dell’Alfa.- disse. -Sta cercando di ottenere il controllo sulla bestia che domina Andrew.- aggiunse, vedendo l’espressione delle giovani farsi assai confusa.
Amanda lanciò un’occhiata alla porta. -E sta funzionando?
Emily si prese qualche istante per ascoltare quello che stava accadendo dall’altro lato. Sentiva rumori di colluttazione violenta, imprecazioni a denti stretti e diversi odori. Quello del sorbo e del sangue sovrastavano tutti gli altri.
Poteva avvertire in bocca il sapore ferrigno di quel prezioso liquido rosso. Era così vivido che avrebbe giurato di essersi ferita nuovamente lei stessa.
Diede una rapida ispezione al proprio corpo, poi alzò lo sguardo sulle due umane. E fu allora che lo vide: un piccolo, insignificante taglietto.
-Frances…- emise un singulto.
-Cosa?- fece quella, sulla difensiva. Ma pur sempre pronta ad uno scatto di rabbia.
 Alzò lentamente il braccio, toccandosi la mano per farle capire. -La tua…- iniziò, ma non ebbe mai modo di finire.


  Evan aveva spinto violentemente il licantropo all’interno dell’atrio sventrato del palazzo, mandandolo a sbattere contro il muro che chiudeva il seminterrato.
Subito, Alastair e David l’avevano accerchiato, iniziando a gettare a terra manciate di polvere nera. Mentre i due terminavano di delineare il cerchio, i due contendenti si erano dati battaglia senza esclusione di colpi.
-Evan, esci!- urlò perentorio Alst. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e, con una rovesciata degna di un acrobata, atterrò al di là del circolo. Subito il lupo cercò di seguirlo, ma la barriera creata dal sorbo lo bloccò, facendolo uggiolare confuso.
Il giovane MacGregor si avvicinò, cercando di estendere la propria aura per entrare in contatto con Andrew.
O almeno con la parte di lui che non era stata ancora prevaricata dalla bestia.
Trovò una resistenza molto forte da parte del licantropo e fu ricacciato indietro diverse volte. Digrignò i denti, espandendo nuovamente la propria forza vitale. Questa volta l’animale rispose con la propria e le due masse d’energia esplosero come bolle di sapone, emettendo scariche elettrostatiche.
-Non riesco ad entrare in contatto con la sua parte umana. Il sangue rende la bestia incontrollabile.- dovette ammettere, affaticato.
David gli si avvicinò, il fiato corto a causa dell’agitazione. -Perché non riusciamo a contenerlo?- domandò, lanciando un’occhiata al lupo. L’animale stava provando a forzare il campo d’energia creato dalla polvere di sorbo, ma senza ottenere nulla oltre a rinculi e sbandate.
-E’ per colpa della ragazza, molto probabilmente.- meditò Alastair, osservandoli pensieroso.
Evan arrischiò una rapida occhiata alle scale. -Frances?
Il padrino annuì. -Credo che il legame affettivo che lega il giovane Andrew a quella ragazza stia dando forza alla bestia.- rispose.
-Ma una cosa del genere non si è mai sentita!- protestò Dave. Quando si era trasformato aveva attaccato la madre, rischiando di ucciderla. Il suo odore gli era parso uguale a quello di tutte le altre prede e alla creatura che aveva dentro di sé interessava solo uccidere, in quel momento. “Non ho riconosciuto mia madre…”, realizzò, sentendosi male al solo pensiero.
Rendendosi conto dell’angoscia dell’amico, Van lo sfiorò con la propria aura per attirarne l’attenzione. Quando gli occhi azzurri di David incontrarono i suoi, Evan disse:-Non pensarlo nemmeno. Siamo tutti mostri, qui. E nessuno lo è più degli altri.
-Ma…
-No, David. Niente ma.- lo zittì l’altro.
-Evan ha ragione. Da quello che so, tu non avevi questioni in sospeso con tua madre, quando accadde. Tra voi andava tutto bene. Cosa che non si può dire dei due giovani americani.- s’intromise Alastair.
-Questa cosa è assurda.- protestò nuovamente il moro.
-E’ l’America. A quanto pare tutto può succedere, in questo Paese.- commentò Evan, sottolineando la propria affermazione con un’alzata di spalle. Non convinto delle parole dell’amico, David fece per parlare di nuovo, quando attorno a loro si fece il silenzio.
I tre si scambiarono qualche sguardo confuso, prima di puntare gli occhi sulla bestia, ora immobile. Il lupo aveva il muso alzato verso l’alto e sembrava stesse captando qualcosa nell’aria. Insospettito, il giovane MacGregor inspirò a fondo, cercando di identificare l’origine dell’odore che aveva catturato il licantropo.
Gli bastò poco per capire.
Sgranò gli occhi nello stesso istante di Alst, prima di gettarsi di lato su David. I due rovinarono pesantemente al suolo mentre la bestia si liberava della polvere di sorbo con un potente ululato. Nemmeno il tempo di scrollarsi di dosso i residui, che si slanciò lungo la rampa di scale più vicina, calpestando i giovani.
-Dannazione!- Evan tentò di afferrarlo per la coda, ma fu troppo lento. Si rialzò il più in fretta possibile, dando una mano all’amico, e poi si lanciò all’inseguimento.


  Emily si pose immediatamente davanti alle ragazze non appena capì cosa stava per succedere.
Giusto il tempo di rassicurarle con una breve occhiata ed ecco che la porta tremò violentemente sui cardini. Le tre sobbalzarono, non potendone fare a meno: sembrava che un ariete stesse prendendo a testate la superficie rinforzata.
Trattennero il fiato, sperando che smettesse di vibrare. Ma dopo poco arrivò un altro colpo, che deformò l’infisso nella parte centrale.
-Oddio..!- piagnucolò Frances.
-State calme.- intimò loro la lupa. Doveva evitare che dessero di matto, se no il suo compito si sarebbe fatto molto più complicato.
Mentre cercava di capire come agire, la porta cedette sotto l’ennesima spinta e si spalancò violentemente, finendo sul pavimento. Allargò le braccia a mo’ di scudo, facendo un passo indietro.
Quello che aveva davanti era forse il neonato più violento con cui avesse mai avuto a che fare. Non sapeva come avrebbe reagito, soprattutto considerato che il sangue di Frances sembrava accrescere la sua forza. O semplicemente lo mandava fuori di testa.
Puntò gli occhi verdi in quelli chiari del lupo, tentando d’indovinare le sue intenzioni. L’animale arricciò il labbro superiore, mostrando i denti affilati.
“Ucciderà Frances?”, si chiese la ragazza. Doveva proteggere solo una delle due sorelle Miller, sperando che l’obiettivo fosse solo la più grande?
Non sapeva cosa fare e non poteva concedersi il lusso di aspettare.
Il licantropo sembrava pensarla nello stesso modo, perché avanzò bellicoso all’interno dell’appartamento. Annusò l’aria con attenzione prima di ringhiare all’indirizzo delle ragazze.
-Stai indietro.- gli intimò Emily con voce distorta. Aveva bisogno di richiamare la propria bestia se voleva avere una possibilità.
L’animale ignorò l’avvertimento ed avanzò ancora di qualche passo, prima di essere trascinato a terra all’improvviso. Sobbalzando per la sorpresa, le tre videro Evan cercare di avere la meglio sul suo avversario. Purtroppo, le dimensioni dell’ambiente consentivano ben poche manovre e ben presto lo scozzese si ritrovò schiacciato contro lo stipite della porta, in difficoltà.
   Emily fece per andare in suo aiuto, ma un’occhiata del giovane bastò a bloccarla: doveva proteggere le due umane, quello era il messaggio. Mordendosi il labbro recuperò la propria posizione, cercando nel contempo un modo per metterle in salvo.
Con la coda dell’occhio intravide il parapetto delle scale antincendio esterne ed ebbe un’idea. “Perché non ci ho pensato prima!”, si diede mentalmente della stupida, prima di girarsi verso le due sorelle. Amanda sembrò aver intuito le sue intenzioni perché annuì ed afferrò saldamente il braccio di Frances, indicandole col capo la via di fuga.
Tenendo sotto controllo la colluttazione che stava avvenendo a pochi metri da loro, Emily prese ad avanzare, avendo cura di frapporsi sempre tra le giovani ed il lupo.
“Prima Frances. Dobbiamo eliminarla dall’equazione per sperare d’indebolire Andrew. Portala il più lontano possibile.”, le parole di Evan la raggiunsero all’improvviso.
“Va bene.”, disse solo. Erano ormai alla finestra quando si bloccò. -Blake!- esalò, terrorizzata. Non poteva lasciarlo lì, in mezzo alla battaglia.
Amanda la sentì chiaramente e decise di rendersi utile. -Porta via Frances!- spinse la sorella tra le sue braccia e si catapultò verso il corridoio che conduceva alla zona notte.
  In quell’istante accaddero molte cose: il lupo si rese conto che la sua preda se ne stava andando, si liberò con violenza della presa di Evan e David, sopraggiunto ad aiutare e spinse l’inglese oltre il parapetto delle scale, facendolo precipitare di sotto.
-David!- Van si rialzò in fretta, aggrappandosi al parapetto per guardare giù. La bestia ne approfittò per scomparire all’interno dell’appartamento e travolgere tutto quello che trovava, nel tentativo di raggiungere il suo obiettivo.
-Ci penso io a lui. Vai!- Alst fu lesto a raggiungere l’inglese, disteso in modo scomposto sul pavimento. Evan esitò ancora qualche istante, volendosi accertare che l’amico non si fosse rotto l’osso del collo. Nemmeno un licantropo poteva sopravvivere a quello. -Sbrigati!
Riscuotendosi di colpo, lo scozzese si voltò verso il varco d’ingresso e si precipitò oltre la soglia. Non aveva idea di come fermare Andrew, a meno di non causarne la morte.
  E quella non era un’opzione.


    Aveva raggiunto la camera in cui avevano sistemato il piccolo Blake con poche, lunghe falcate. Appena aperta la porta per guardare all’interno, il bambino le era balzato al collo, mandandola a sbattere contro il muro.
-Blake! Tranquillo!- lo afferrò saldamente per i fianchi, immobilizzandolo. Il bambino la guardò con tanto d’occhi poi, riconoscendola, si calmò. -Dobbiamo andarcene.- gli disse allora.
-Ma… e il lupo cattivo?- chiese, spaventato.
-Dobbiamo evitare di farci prendere. È come se stessimo giocando ad acchiapparella.- gli sorrise, tentando di rassicurarlo. Sapeva che poteva vederla anche al buio, cosa che lei invece non poteva assolutamente fare.
-Mamma..?- chiese allora piccolo.
Mandy si morse il labbro, cercando di calmare il battito del proprio cuore. -Sta aiutando mia sorella. Io non sono abbastanza forte per farlo, così si è offerta lei.- disse, sperando che bastasse per convincerlo.
Blake sembrò meditare qualche istante sulle parole della giovane, ma poi strisciò lentamente verso la porta, guadagnando subito dopo la posizione eretta. -Andiamo, allora…- tese una mano verso Amanda.
Lei annuì ma, invece di afferrargli la mano, lo prese direttamente in braccio. Sbirciò all’esterno e, convinta che la via fosse sicura, puntò rapidamente verso la zona giorno.
  Aveva quasi guadagnato il soggiorno, quando venne investita in pieno da una massa pelosa, che la rispedì all’interno del corridoio. Strinse con forza Blake e cercò di attutire il colpo come poté.
Non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi che si sentì afferrare per l’orlo dei pantaloni e trascinare con forza. Accentuò la presa sul bambino e serrò gli occhi, senza nemmeno tentare di opporsi.
Quando li riaprì si ritrovò ad osservare le fauci del licantropo in cui si era trasformato Andrew, pronte a dilaniarle la giugulare. Impallidì, coprendo gli occhi di Blake per non farlo ulteriormente spaventare.
Non sapeva cosa fare né come uscire viva da quella situazione.
Si ritrovò a fissare la propria immagine riflessa negli occhi del lupo e non vide nulla che lasciasse intuire la presenza del suo caro amico.
Sembrava fosse stato cancellato. Completamente.
Terrorizzata all’idea di poter trovare la morte in quel modo subdolo, chiuse gli occhi, pregando che finisse in fretta. Fortunatamente, la sua cattura aveva dato tempo ad Evan di racimolare le ultime energie e trasfigurare la propria mano destra in un artiglio.
Proprio mentre il lupo stava per sferrare il colpo mortale, l’affondò con forza alla base del suo collo, avendo cura di evitare la spina dorsale.
Il licantropo sgranò gli occhi chiari, tossendo un fiotto di saliva mista a sangue. -Scappa, muoviti!- ingiunse lo scozzese.
Amanda non se lo fece ripetere due volte e sgusciò via da sotto le zampe dell’enorme creatura, rimettendosi in piedi poco dopo. Si assicurò che Blake stesse bene e poi corse verso la finestra aperta, scalciando le scarpe col tacco per aver maggior libertà di movimento. Chinandosi verso l’apertura, fece sedere Blake sul davanzale. -Vedi queste scale? Devi percorrerle tutte: alla fine troverai tua madre.- indicò il percorso che si snodava sotto di loro, ignorando i lampeggianti rossi e blu che illuminavano a giorno la facciata del palazzo.
Il piccolo guardò giù, deglutendo rumorosamente. Sotto di loro si era radunata una piccola folla, tenuta a bada da un gruppo nutrito di poliziotti. Avevano tutti gli occhi puntati in alto, verso l’appartamento.
-Non temere: andrà tutto bene.- Amanda tentò di sorridere, dato che le parole le uscirono stentate. Alle sue spalle giungevano rumori inquietanti e temeva di essere attaccata da un momento all’altro. Lanciò una breve occhiata alle proprie spalle e vide che Evan ed il lupo erano ancora strettamente avvinghiati. -Sbrigati, Blake, ti prego.- tornò a voltarsi verso il suo piccolo interlocutore.
Seppur tremante, il bambino annuì e si calò sul grigliato, iniziando la discesa.
-Bravo.- questa volta il sorriso della ragazza fu genuino. Fece per seguirlo a sua volta, ma ebbe un momento d’esitazione.
Si voltò indietro giusto in tempo per vedere il licantropo che si liberava della presa di Evan con una torsione del busto. A quella manovra improvvisa seguì un sonoro crack, segno che il braccio dello scozzese si era rotto. Mandy si portò le mani alla bocca, sconvolta.
-Vattene.- sibilò il giovane MacGregor, apparentemente incurante del dolore all’arto.
Lei lo guardò con tanto d’occhi, desiderosa di aiutare, ma impossibilitata a farlo. Come poteva andarsene lasciandolo in quelle condizioni? L’alba era ancora lontana ed Evan non avrebbe potuto combatterlo ancora a lungo.
“Ma cosa puoi fare, tu? Sei solo una semplice umana.”, la schernì la voce della sua coscienza. Non aveva armi, non conosceva nessuna tecnica di combattimento. La cosa più pericolosa che possedeva erano le scarpe col tacco, vezzo femminile assolutamente inutile in quel frangente.
“Vezzo..?”, mentre ragionava sul da farsi, la sua mano era andata alla collana che portava al collo. L’aveva indossata perché si abbinava al completo pantalone che aveva scelto quella mattina, senza pensarci troppo. -Argento…- mormorò.
Andrew le aveva detto che l’argento non poteva uccidere un licantropo, ma sapeva con certezza che poteva ferirlo gravemente, bastava vedere le bruciature sui polsi di Blake.
Rapidamente aprì la chiusura e fece scivolare il gioiello nella mano, tendendolo poi come una corda. Ne soppesò la lunghezza e la trama, poi puntò lo sguardo sul licantropo che aveva davanti.
“Andrew, perdonami.”, pensò. Prese un respiro profondo e si gettò verso i due contendenti, ora intenti ad evitare vicendevolmente i propri colpi. Saltò alcuni calcinacci, atterrando malamente su un piede. Si lasciò sfuggire una piccola imprecazione, ma tanto bastò per attirare su di sé l’attenzione del lupo.
   L’animale girò su se stesso, pronto a proteggersi. Preda del suo stesso slancio, Amanda non riuscì a bloccarsi in tempo e venne colpita in pieno petto da una zampata, nonostante l’intervento tempestivo di Evan. Fu sbalzata in aria con una tale forza da sfondare la finestra alle sue spalle e finire contro il parapetto metallico delle scale di sicurezza.
Sbatté abbastanza violentemente la parte superiore del corpo e giacque stordita, mentre qualcuno sotto di lei gridava per lo spavento.


   Si bloccò.
Attorno a lui c’erano rumori e odori che chiedevano a gran voce la sua attenzione.
Ma l’odore che l’aveva spinto fino a lì se n’era andato, non riusciva più a percepirne il dolce richiamo. Ora rimanevano le ferite che gli erano state inferte, il dolore e la paura.
Con un singulto, Andrew tornò a prendere pieno possesso del proprio corpo, scacciando nel profondo della propria coscienza la bestia che l’aveva tenuto prigioniero fino ad allora.
Si guardò intorno, osservando spaesato la distruzione che lo circondava.
Il senso dell’olfatto gli disse che Evan era alle sue spalle, mentre molte altre persone si trovavano ai piedi del palazzo. Poteva percepire il suono delle sirene di un paio di ambulanze.
Sui muri passavano ad intervalli regolari le luci lampeggianti delle volanti.
   Era ancora notte.
Come poteva essere tornato in possesso del proprio corpo se non era ancora sorto il sole?
Girò su se stesso, ancora più confuso. Ignorò la presenza del proprio Alfa, cercando di capire cosa fosse successo. Cos’avesse fatto.
Poi la sua attenzione fu catturata da una figura che giaceva a terra.  
Mosse qualche passo in quella direzione e, quando si rese conto che si trattava di Amanda, il suo cuore perse un battito.
Non Frances. Aveva ucciso Amanda.
Sentì qualcosa dentro di sé rompersi ed avvertì la bestia tornare prepotentemente alla carica. Senza pensarci due volte si voltò verso Evan e, trovandolo con in mano una catenina d’argento, gli porse il collo, chiudendo gli occhi.
Per quello che aveva fatto l’unica ricompensa possibile era la morte. Poco importava che fosse per strangolamento: bastava fosse veloce e pulita.
Avvertì distintamente le maglie della catenella mordere la sua pelle ed iniziò subito a guaire. Evan strinse più forte, facendo affondare il metallo.
  In poco tempo i suoni attorno a lui si attutirono, spegnendosi definitivamente quando cadde nell’oblio più profondo.
 
  
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