La serata ha lo stesso grigiore triste
del pelo sporco dei quattro lupacchiotti che hanno ritrovato
incastrati tra le tubature del vecchio municipio abbandonato.
C'è odore di pioggia e le nubi sono
così dense che nemmeno la luna osa affacciarsi in cielo.
L'unica fonte di luce nel piccolo
salotto è una candela che ormai sta implodendo su se stessa, una
montagnola di cera deforme che ricorda un budino alla vaniglia
venuto male. Le lampadine sono esplose nel temporale delle notti
precedenti e non hanno avuto il tempo di cambiarle – il dovere li ha
chiamati, li ha spremuti come limoni e ora che il caso è chiuso e
risolto, che potrebbero (dovrebbero?) festeggiare, Judy è da
sola seduta davanti a una seggiola rimasta vuota.
«Sei in ritardo.» borbotta, delusa. Le
orecchie si sono afflosciate dietro la nuca e negli occhi si
specchia la fiammella dorata della candela e la sottile spirale di
fumo che si allunga sino al soffitto. La segue ipnotizzata, le
palpebre che divengono di colpo pesanti e tutta la stanchezza
accumulata in quei giorni inizia a pesare, a schiacciarla con il
muso sulle zampe incrociate al tavolo.
Il piccolo
nasetto rosa si arriccia solleticato da un odore.
Un clic.
Una porta che
si apre.
Una delle
orecchie che si solleva involontariamente, attirata dai rumori.
«Shsss» una
voce calda, una zampa umida che le accarezza gentile la nuca e il
calore di una coperta poggiata sulle spalle.
Judy ci mette
più del previsto a risvegliarsi e, quando lo fa, davanti agli occhi
compaiono decine di piccole stelle fiammeggianti, un'invasione di
candele colorate che tappezzano l'intero salotto.
A occupare la
seggiola davanti a lei Nick, si annuncia con un colpo di tosse e il
sorriso furbo di volpe.
«Guarda un po'
questi coniglietti inaffidabili, che prima vogliono festeggiare e
poi si addormentano» commenta beffardo, con le orecchie ben tese che
vibricchiano sulla punta, in una manifestazione tutta animale della
sua arroganza.
Ha ancora gli
occhiali da sole – inutili, ma gli danno quel tocco di stile a cui
non può proprio rinunciare –, la divisa completamente bagnata e il
pelo arruffato per la pioggia e la fretta. Ha quell'aria sorniona di
chi ne ha combinata una delle sue e, soddisfatto, sfoggia tra le
zampe il suo trofeo: una vaschetta enorme di gelato, un prato di
verde pistacchio in cui sono disseminati piccoli pezzi di carota.
«Sei in debito
con me, dumb bunny, sono andato fino in capo al mondo per
trovare questa roba.»
Judy è stordita
dal sonno, ma riconosce immediatamente il suo gelato preferito, così
come riconosce la dolcezza di Nick dietro alla sbuffata da
sbruffone. In un balzo solo, si è alzata in piedi sulla seggiola e
si gettata tra le braccia della volpe.
«Guarda un po'
queste volpi smielate, che prima si lamentano e poi –» la frase si
interrompe, il nasetto rosa preme contro il tartufo umidiccio di
Nick e le zampe della volpe abbandonano la vasca di gelato, per
stringersi alla vita sottile della propria coniglietta. |