NÉ TU, NÉ
IO
« Svegliati! »
« ...dove
sono?»
« Sulla
Cittadella, la mia dimora. »
...
« ...e tu chi
sei? »
« Io sono il
catalizzatore. »
***
Londra
era in
fiamme. Il bagliore rossastro degli incendi illuminava a giorno i
vicoli, e le
ombre degli edifici danzavano seguendo l'infernale crepitio delle
lingue di
fuoco, in uno spettacolo che riportava alla mente le antiche storie
sull'apocalisse e la fine del mondo.
James sentì la
testa girargli vorticosamente.
Da qualche
parte, in mezzo a quella Geenna rovente, si trovava Shepard.
« COMANDANTE! »
Il richiamo si
perse nel boato dell'inferno che avviluppava la città.
« COMANDANTE! »
« JAMES! »
La voce
femminile si innalzò alle sue spalle. Vega si
girò di scatto, acuendo lo
sguardo, e la intravide oltre le imponenti lingue di fuoco che li
separavano.
Shepard era in piedi, immobile, e il corpo distorto dal calore si
stagliava
contro il bagliore della città ardente come una minuta
macchia solare sulla
superficie di una stella. La sua mano era tesa verso di lui in una muta
implorazione di aiuto, e dagli occhi arrossati scendevano due torrenti
di
lacrime che si mescolavano alla fuliggine che anneriva le gote.
« SHEPARD! »
Vega si gettò
in avanti, incurante del calore che gli bruciava la pelle, il braccio
proteso
nel disperato tentativo di afferrarla. Non gli mancavano che pochi
secondi per
riuscire a stringere la mano attorno a quella della donna, il tempo di
pronunciare il suo nome, quando la muraglia di fiamme parve
imbizzarrirsi avvolgendogli
l'arto.
Il dolore gli
annebbiò la mente, costringendolo a ritrarsi. Si
allontanò di qualche passo dalla
furia del fuoco, raccogliendo al petto il braccio ustionato. Il muro
ardente si
placò, restituendogli l'immagine di Shepard. Era caduta a
terra, ginocchia
piegate sotto il corpo, un braccio che sosteneva il suo estremo
protrarsi verso
l'ispanico. L'incendio avanzava, riducendole lo spazio e obbligandola
sempre
più spesso a proteggersi il volto dalle scintille.
« JAMES! »
«
Merda... » L'uomo scosse la testa, cercando
di recuperare la lucidità. « JANE! »
Si riavvicinò
alla muraglia. Le fiamme tornarono ad essere una creatura ostile,
ergendo un
insopportabile baluardo tra lui e la donna. Le urla di Shepard si
fecero più
forti, più disperate, straziandolo nella sua impotenza.
L'uomo provò ancora, e
ancora, e ad ogni tentativo il demone ardente si prodigava con sempre
maggiore
ferocia per impedirgli di raggiungerla.
D'improvviso,
il boato delle fiamme venne soffocato da un ruggito. James
deglutì, cercando di
recare sollievo alla bocca riarsa dai fumi e dal terrore.
Un'ombra era
calata dal cielo e la luce vermiglia del suo occhio riverberava nel
chiarore
dell'incendio. Gli immensi tentacoli meccanici si posarono sul suolo
della
città, torreggiando sulla fragile natura umana di Shepard.
James difese la
propria vista con un braccio. Alle spalle del razziatore la luce del
sole divenne
accecante, trasformando i protagonisti di quello spettacolo infernale
in due
macchie di tenebra.
« Jane... »
Un secondo
ruggito si levò sulla capitale in fiamme.
L'occhio
vermiglio puntò verso la donna, sulla cui pelle si impresse
il colore del
sangue.
Vega smise di
respirare. Il cuore gli impazzì nel petto.
« JANE! »
Il raggio squarciò
il cielo di Londra.
James
sbarrò gli occhi. Il suo sguardo cadde sulla
volta metallica dell'infermeria, illuminata dalla luce asettica delle
lampade
al neon. Londra era sparita, così come Shepard e il
razziatore. L'atmosfera
climatizzata della nave aveva preso il posto del calore degli incendi e
il
crepitio delle fiamme era stato sostituito dal rumore ciclico degli
scanner
medici.
Mosse un braccio verso l'alto, incontrando una debole
resistenza. Intravide un tubicino uscirgli dall'incavo del gomito e
risalire
lungo la curva del bicipite, sino ad congiungersi a una piccola flebo
sulle cui
pareti di plastica resistevano rade goccioline di un liquido
azzurrognolo. Il
lieve strattone bastò a scuoterne l'asta, da cui il gancio
della flebo emise un
flebile tintinnio.
«
Bentornato tra i vivi, James. Ci hai fatto
preoccupare. »
La
voce della dottoressa Chakwas agì come un balsamo
caldo per l'uomo, la cui mente riacquisì la corretta
percezione di ciò che
stava avvenendo.
"Era solo
un incubo... un fottuto incubo..." « Per quanto
tempo ho dormito,
dottoressa? »
«
Lo stretto necessario. Purtroppo dobbiamo lesinare
sull'anestetico, o nessuno ti avrebbe negato un buon sonno ristoratore.
»
«
Meglio così... » replicò, scuotendo il
braccio per
incoraggiarla a liberarlo dalla flebo.
La
donna gli si avvicinò, afferrandogli con
delicatezza l'arto. Sollevò il cerotto che fissava il
tubicino al braccio ed
estrasse il sottile ago a farfalla con un unico, fluido movimento. Una
stilla
di sangue colò dal minuscolo foro lungo il bicipite in un
corsa presto
interrotta da un lembo di garza sterile.
«
L'altro avambraccio? Come te lo senti? » si
premurò
la dottoressa, gettando i residui in un contenitore giallo acceso su
cui
capeggiava l'avviso di rischio biologico.
«
L'altro avambraccio? » chiese, mentre con lentezza
si metteva seduto sul letto dell'infermeria. I muscoli delle gambe,
penzoloni
sul pavimento, emisero un silenzioso gemito di protesta.
«
Avevi un bello squarcio con annessa emorragia. Ho
dovuto operare in condizioni di parziale addormentamento e ti sei
piuttosto
agitato quando ho messo i punti. »
James
esaminò la ferita che risaliva dall'osso
inferiore del gomito sino al polso. Gli si affacciò il
ricordo della muraglia
di fiamme, e dell'istante in cui gli aveva ustionato il braccio.
"Ecco
perché quel bruciore così vivido..."
Con
l'indice percorse l'intera lacerazione. Sarebbe
rimasta la cicatrice.
«
Tenente? Va tutto bene? »
«
Si dottoressa, mi scusi... solo che... » deglutì
nel tentativo di scacciare la morsa che gli attanagliava la gola,
« ...Shepard...
»
La
mano di Chakwas si posò sul suo capo, percorrendo
la corta zazzera militare sino alla nuca.
«
Lo so, James. Hai fatto tutto il possibile, e lei
non avrebbe voluto che morissi. »
L'uomo
sollevò la testa. Un sorriso increspava il
volto della dottoressa, da cui traspariva un'ombra di malinconia.
«
Vuole dire che è... »
Fu
la voce di Kaidan a fornirgli la risposta.
«
Sulla Cittadella. »
Vega
curvò il busto di lato, incrociando lo sguardo
del compagno d'arme. La schiena era appoggiata alla parete divisoria e
dai
bordi della divisa d'ordinanza trasparivano le fasciature che gli
avvolgevano
il busto. Si era rimesso in piedi più velocemente di quanto
ci avesse impiegato
lui; uno smacco morale che faticò a digerire.
«
Vuoi dire che abbiamo vinto? I razziatori sono
stati sconfitti? »
«
No, voglio dire che Shepard è riuscita a
raggiungere la Cittadella prima che perdessimo il contatto. »
James
strinse le palpebre, colpendo il materasso con
un pugno. « Merda... »
«
Comandante non ci ha mai deluso. Dobbiamo solo
darle un po' di tempo! »
L'ottimismo
della dottoressa stridette contro la
cappa di angoscia che era calata sull'infermeria. Lo sguardo di Kaidan
era
fisso su un punto indefinito del pavimento, il capo incassato tra le
spalle e le
braccia strette al petto, quasi a volersi difendere. A James
sembrò che stesse
evitando gli occhi di Chakwas, mosso dallo stesso motivo per cui lui
stesso
desiderava evitarli: aveva paura di vedere la menzogna dietro a quelle
parole.
Gli parve innaturale essere sulla Normandy, lontano dalla battaglia,
nel
momento in cui Shepard aveva più bisogno di loro.
Più bisogno di lui.
Con uno scatto si mise in piedi, ignorando le fitte
di dolore che gli attanagliavano il corpo. Afferrò la maglia
grigia, piegata e
riposta su un tavolino poco distante dal letto, e la indossò
non senza che i
suoi muscoli protestassero vibratamente. La sistemò sopra i
bendaggi, stando
attendo a non strapparne i punti d'ancoraggio, e si
scrocchiò il collo com'era
solito fare dopo una lunga sessione d'allenamento.
«
Io sono pronto a tornare sul campo. »
Il
sopracciglio destro di Chakwas scattò verso l'alto.
Kaidan sollevò la testa, lanciandogli un'occhiata penetrante
nel silenzio
attonito in cui era piombata la stanza.
«
Non sto scherzando, dottoressa. Posso combattere,
me lo sento. »
«
Te lo sentivi anche a Londra, mentre rischiavi di
morire dissanguato » commentò Alenko.
«
A Londra era l'orgoglio a impormi di continuare a
combattere, ora sono lucido. »
«
Stronzate. »
Un
brivido di collera risalì la spina dorsale
dell'ispanico. Ignorando il dolore, avanzò in direzione di
Kaidan, fermandosi a
pochi passi di distanza.
«
Prova a ripeterlo, Maggiore » lo sfidò, calcando
con astio il grado militare.
«
Tu volevi continuare a combattere per Shepard e
anche adesso moriresti solo per lei, mandando al diavolo la
possibilità che ti
ha dato. Dunque, sono tutte stronzate » ripeté
Kaidan, senza scomporsi.
«
Mentre tu non ti sei fatto alcuno scrupolo a
salvarti la vita, vero, Alenko? »
«
Vuoi la verità? Va bene. La verità è
che non c'è
istante in cui non maledica il momento in cui ho dovuto risalire quella
rampa.
Solo che mi rendo conto di quando è ora di arrendersi.
»
«
Arrendersi significa abbandonarla. »
«
A differenza tua, non sono così stupido da buttare
la vita che Shepard mi ha ordinato di salvare. »
La
mano di James scattò in avanti, arpionando il
bavero della divisa.
«
Sei solo un codardo! »
«
Attento Tenente, potresti essere accusato di
insubordinazione » sibilò Kaidan.
Un'aura
bluastra circondò il corpo del biotico e
impalpabili scariche di elettricità statica iniziarono a
ondeggiare tra i due
uomini. Gli sguardi erano fissi, rabbiosi, i muscoli pronti a scattare,
le dita
di Vega tanto strette da imbiancare le nocche.
«
Adesso basta! » Due piccole ma robuste mani si
interposero tra i litiganti, afferrando loro le spalle e spingendoli
l'uno
lontano dall'altro. « Siete la vergogna dell'Alleanza. Ma
guardatevi. »
La
dottoressa attese che si scambiassero un'occhiata
fugace, lasciando che la mortificazione prendesse il posto della
collera, prima
di rincarare la dose.
«
Shepard è la fuori, ad affrontare solo lei sa cosa,
mentre voi vi azzannate alla gola. Se fosse qua vi avrebbe
già preso a calci! E
se proprio non resistete all'istinto di comportarvi da scimmioni,
potete stare
sicuri che lo farete FUORI dalla mia infermeria! »
sbottò, aprendo la porta
scorrevole della stanza. Con un gesto perentorio, impose ai due uomini
di
uscire, « Sappiate però che dovrete trovare un
altro medico che vi sistemi. Le
ferite da ottusità io non le curo. »
Il
portellone dell'infermeria si chiuse loro in
faccia, celando l'espressione incollerita della dottoressa Chakwas e
abbandonandoli
al silenzio della sala comune; un silenzio che non osarono infrangere,
caricandolo di contrizione.
James portò la mano alla nuca, incapace di posare gli
occhi sul compagno. Sapeva come l'avrebbe giudicato il Comandante se
l'avesse
visto in quegli attimi: avventato, irresponsabile, sconsiderato. Idiota.
Si sentì tale.
«
Senti Kaidan, ho agito d'impulso, io... »
«
Tu la ami. »
L'ispanico
sentì le parole di scusa morirgli in gola.
« Io... »
«
Lo immaginavo. La tua non è una reazione da
soldato, né da amico » sospirò,
incrociando le braccia.
«
Come fai a sapere che Garrus o Liara non reagirebbero
come me? »
«
Perché solo tre anni fa mi sarei comportato allo
stesso modo, e io la amo adesso come allora. »
L'espressione
sul volto di James scatenò l'irrefrenabile
risata del biotico, che si tramutò rapidamente in un riso
amaro.
«
Sì James, sono innamorato di Shepard. Da anni,
oramai. E lei era innamorata di me, prima che rovinassi tutto con la
mia
diffidenza e... e il mio stupido orgoglio. »
Vega
sbarrò gli occhi.
"Eri tu..."
Nella
sua mente riaffiorarono le imprecazioni di
Shepard durante i mesi di prigionia, i violenti pugni contro il sacco,
le urla
di collera, i perché gridati fino allo stremo quando ormai
non aveva più le
forze per distruggere la cella, la confessione di aver amato un uomo e
di
essersi sentita tradita, rifiutata, ferita a morte dall'unica persona a
cui si
fosse mai abbandonata, a cui aveva mostrato senza remore i suoi lati
più
fragili.
«
Si era alleata con Cerberus. Con dei terroristi. Li
avevamo combattuti assieme, dannazione. E dopo tutto ciò che
avevamo passato
assieme, non aveva neppure cercato di contattarmi. Ma quel suo
sorriso... e lo
sguardo con cui me l'ha chiesto... avrei dovuto capire che non mi aveva
mai
abbandonato. Che non mi aveva cercato per non danneggiarmi la carriera.
Che mi
stava supplicando di tornare con lei. Che solo da morta sarebbero
riusciti a
tenerla lontana da me. Avrei dovuto fidarmi... » Kaidan
strinse i pugni,
lasciando che il rimorso gli defluisse dal petto, « ma non
l'ho fatto. »
James
attese in silenzio che il Maggiore terminasse la
cascata di pensieri sconnessi in cui stava riversando mesi di
sofferenza e
rimpianti. Shepard era rimasta sola, pugnalata alle spalle da colui di
cui più
si fidava, nel momento in cui la sua ritrovata vita si stava ribaltando
trasformandola da eroina di guerra a traditrice. Se si fossero trovati
in una
condizione normale l'avrebbe detestato, forse addirittura pestato a
sangue per
ciò che aveva costretto il Comandante a subire, ma non si
trovavano in
condizioni normali e provò solo compassione per quell'uomo
che aveva distrutto
il suo stesso futuro con le proprie mani.
«
Hai seguito le regole, Maggiore. Avrebbe potuto
essere un androide, o un clone programmato da Cerberus. L'Alleanza
aveva
dichiarato Shepard ufficialmente morta. Hai agito correttamente.
»
«
L'Alleanza aveva ragione... »
L'ispanico
si lasciò sfuggire un'occhiata dubbiosa.
Lui sapeva che Shepard era davvero morta a seguito dell'attacco dei
Collettori,
aveva visto la videoregistrazione sulla base Cronos, ma Kaidan non
poteva
esserne al corrente.
«
Perciò hai creduto sin da subito che fosse stata
resuscitata da Cerberus? »
«
Non sapevo come l'avessero riportata in vita, se
integra come pretendeva di essere o sotto il loro controllo, ma sapevo
per
certo che era morta. Quel giorno... aveva lasciato il comunicatore
vocale
acceso. »
«
E quindi? »
«
Riuscivo a sentire i suoi rantoli, mentre
soffocava. »
James
ebbe bisogno di qualche istante per comprendere
le parole di Alenko. Infine, capì.
"Dios..."
La
sua mente stava impazzendo solo al pensiero che
potesse succederle qualcosa sulla Cittadella e l'unico altro uomo che
l'avesse
amata l'aveva sentita soffocare nello spazio. Kaidan l'aveva sentita
morire.
Il sangue gli si raggelò nelle vene.
«
Come potevo essere sicuro che fosse lei? Dopo due
anni! Come potevo sapere che Cerberus aveva davvero i mezzi per
riportarla in
vita? » si disperò Alenko, afferrandosi la fronte
con le dita. Un leggero
sobbalzo gli scosse il corpo quando la mano di Vega gli si
appoggiò sulla
spalla.
«
Non hai messo in conto Shepard. Un'altra donna
forse avrebbe capito, ma lei... » all'ispanico
sfuggì un leggero sbuffo
divertito, « lei è forse la persona più
caparbia, orgogliosa e cocciuta della
galassia. »
«
Vero » rispose Kaidan, le labbra piegate in un
sorriso, « poi sei arrivato tu. »
Le
sopracciglia scure di Vega scattarono verso l'alto.
«
Che vorresti dire? »
«
Che sei un idiota, visto che non ti sei mai reso
conto di quanto fossi diventato vitale per lei. »
James
afferrò entrambe le spalle del Maggiore,
obbligandolo a guardarlo in faccia.
«
Stronzate! Lei è il mio Comandante, e il regolamento
interno vieta la fraternizzazione. Non avrebbe mai... »
«
Se non si è mai fatta scrupoli a fraternizzare con
me, perché pensi che ce li avrebbe avuti con te? »
dal silenzio, Kaidan
comprese di aver colto nel segno, « rispondi a questo. Per
quale motivo ti proponeva
costantemente come secondo per le missioni? »
«
Perché sono il migliore soldato che ha a
disposizione sulla Normandy! »
Alenko
esplose in una risata tagliente. « Shepard è
circondata dai migliori combattenti della galassia, tra cui un generale
protean
assetato di vendetta. Pensi davvero di essere così in gamba,
Tenente? »
«
Io... »
«
Ti voleva al suo fianco. Non so cosa diavolo ci
vedesse in te, ma le davi la forza per andare avanti. Onestamente no so
se avrebbe
ordinato l'evacuazione se ci fossi stato solo io di fronte all'Araldo.
»
Il
germe del dubbio si instillò nella mente di James,
corrodendo le sue certezze. Quelle battute e i flirt che aveva sempre
considerato
un innocente gioco gli sembrarono di colpo molto meno innocenti.
"E quella
notte..."
Il
ricordo di ciò che le aveva detto dopo la festa lo
colpì come una mazza nello stomaco. La sensazione di nausea
lo investì assieme
al sospetto di aver subìto la stessa sorte di Kaidan.
«
...da quanto tempo, Maggiore? »
«
Non lo so, ma conoscendola azzarderei a dire da
mesi. Forse da prima che i razziatori ci attaccassero. »
L'ispanico
si staccò dal biotico come se il contatto
fosse divenuto ustionante e un gemito si liberò dalle
labbra, contratte in una
smorfia d'angoscia. Si lasciò cadere a terra nascondendo il
volto tra le
braccia, la schiena appoggiata alle gelide lamiere dell'astronave.
«
Perché non me ne ha mai parlato? Io credevo che
volesse solo del sesso. Che non fossi nulla di più per lei
che un soldato con
cui divertirsi! » esplose con una voce straziata dalla
sconfitta.
«
Perché Shepard sarà anche in grado di affrontare
faccia a faccia un razziatore con un semplice puntatore laser, ma ha
una
fottuta paura dei sentimenti oltre a essere totalmente incapace di
relazionarsi
con le persone. »
«
Dios...
»
L'ispanico
addossò la nuca alla fiancata della
Normandy, abbandonandosi all'incubo in cui era lo sguardo
compassionevole di
Kaidan a posarsi su di lui.
«
La verità è che non siamo mai riusciti davvero a
capirla. Né tu, né io. E l'abbiamo perduta prima
ancora di meritarla. »
La
voce di Alenko affondò nella mente di James come
un proiettile.
La stessa sensazione di impotenza che aveva provato
su Fehl Prime lo travolse, annebbiandogli la vista e trascinandolo
nella
disperazione. Era amato dalla donna che amava, eppure rischiava di
perderla per
sempre e senza poter fare niente per impedirlo.
Il senso di nausea si fece più prepotente.
«
Qui è l'Ammiraglio Hackett.
»
La
voce diramò dagli altoparlanti, attirando
l'attenzione dei due uomini.
«
A tutte le
flotte, il crucibolo è attivo. Sganciarsi e dirigersi al
punto di ritrovo.
Ripeto, sganciarsi e allontanarsi da qui. »
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