Un mese dopo arrivò a Grande Inverno la notizia che Cersei
Lannister aveva imprigionato la nipote di Daenerys e Jon si trovava a
Capotempesta. Non aveva idea di cosa ci fosse andato a fare e
pensò che magari fosse capitato qualcosa di grave alla
sorellastra o a sua figlia Nadya. La piccola bastarda Snow.
Naturalmente era stata bene attenta ad evitare di chiamarla con quel
termine dinanzi a Jon o in presenza di qualcun altro che voleva bene
alla Stark. Tutti provavano un gran rispetto per la rossa e la sua
gente l’amava e stranamente nessuno la criticava per via di
quella nascita illegittima.
La bionda si trovava nella sua stanza, intenta a leggere alcuni
documenti, quando qualcuno bussò. Si voltò verso
la porta e posò sul tavolino le pergamene che stava leggendo
con estrema attenzione. Quei documenti erano importanti e
perciò ne richiedevano parecchia. Non poteva permettersi
errori di alcun genere.
« Avanti. » disse con indifferenza, tornando a
fissare i fogli. La porta si aprì, mostrando Tyrion
Lannister con in mano una lettera.
« Regina Daenerys, è giunto poco fa un corvo
portante un messaggio da Approdo del Re da parte di mia sorella Cersei.
» lo guardò stupita e si apprestò ad
aprire la busta. Non si aspettava che la leonessa accettasse
così in fretta la loro proposta, ma poteva essere un buon
segno. Significava che aveva seriamente intenzione di cederle il trono
che le spettava di diritto con tutto ciò che esso comportava.
« Maledizione! Vostra sorella tiene prigioniera Alicia.
Vostro fratello ci ha tradito! » urlò furiosa,
sbattendo sul tavolo la lettera. Il nano impallidì e
preoccupato prese il messaggio, leggendolo. La bionda si
drizzò in piedi e nel farlo provocò la caduta
della sedia. Si passò nervosamente una mano tra i capelli.
« Sono stata una stupida a fidarmi di lui. Come ho potuto
esserlo così tanto? Ma la colpa è vostra!
» urlò puntando un dito contro il nano, che la
fissò confuso.
« Mia? » domandò stupefatto, poggiandosi
una mano sul petto.
« Siete stato voi insieme ad Alicia a convincermi che potevo
fidarmi di lui. » spiegò sconcertata. Anche Sansa
ci aveva messo del suo, raccontandole del modo gentile con cui
l’aveva trattata subito prima e dopo essere rimasta incinta.
Il minimo che poteva fare, secondo la Targaryen, tuttavia non glielo
aveva fatto notare e una parte di lei si pentiva per questo. Il fatto
che Jaime avrebbe potuto darle quello che desiderava di più
aveva accecato il suo giudizio, purtroppo.
« Abbiamo commesso un errore, maestà. »
rispose in ansa per la moglie. « Adesso cosa faremo?
» la donna tirò un sospiro e parve calmarsi un
pochino. Si sedette sul letto, ragionando sul da farsi e cercando di
trovare una soluzione.
«Dobbiamo metterci in contatto con Cersei e risolvere il
problema, evitando che io perda il mio trono. » non aveva
faticato per mesi per vedersi soffiare quella sedia di metallo da sotto
gli occhi.
« Non mi importa un cavolo del vostro maledetto trono!
» strillò il Lannister. Non perdeva mai la
pazienza e la sua sfuriata la colse di sorpresa.
« Ricordatevi che state parlando con la vera e legittima
regina dei Sette Regni. » esclamò con tono
minaccioso, socchiudendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. Se lo
desiderava, poteva farlo incenerire vivo dai suoi draghi trasformandolo
in un rogo umano.
« Va bene. » disse e uscì dalla stanza,
sbattendosi la porta alle spalle. Adesso bisognava studiare cosa dire
al piccolo Robert, però per il momento potevano pure non
dirgli nulla e tenerlo all'oscuro, sperando nel frattempo di risolvere
la faccenda prima che potessero farle del male.
Una settimana dopo
Nevicava il giorno in cui Jon Snow tornò a casa, o meglio
Aegon Targaryen. Quello era il suo vero nome e ancora doveva
riprendersi dalla notizia della sua vera paternità,
confidatagli da Bran. Non riusciva a credere che suo padre, anzi zio,
gli avesse mentito tenendogli a lungo la verità nascosta.
Per giunta gli aveva intimato di andare a letto con la sua sorellastra
e questo non rendeva per nulla la cosa meno grave. Appena scoperto, si
era precipitato da Sansa solo per scoprire che aveva partorito il suo
bambino. La perdonò immediatamente per avergli mentito
persino lei, sebbene non fosse proprio al settimo cielo per quella
nascita inaspettata, poiché il bambino purtroppo era un
bastardo.
Appena arrivato si precipitò subito alla ricerca di
Daenerys. Doveva assolutamente parlare con lei e in fretta. Intendeva
sposare al più presto Sansa, desideroso di legittimare il
loro bimbo. Inoltre l’amava con tutto il cuore. Una serva gli
disse che la Madre dei draghi si trovava nella sala principale, intenta
a discutere con i lord. In assenza sua e della madre del Re del Nord,
aveva fatto lei le veci di reggente e con buoni risultati, in base alle
voci.
Arrivato dinanzi alla porta entrò senza preoccuparsi di
bussare o, in ogni caso, di farsi annunciare. Tutti lo fissarono
scioccati appena varcò la soglia della porta e sulla faccia
della Targaryen apparve un’espressione infastidita.
Tirò un sospiro quando lo vide.
« Lord e lady, potete andare. » l’unica
lady presente era Lyanna Mormont. Nessuno fiatò mentre
lasciavano la stanza. Non appena anche l’ultimo fu uscito,
Daenerys lo fulminò con lo sguardo e si drizzò in
piedi, posando le mani sul tavolo.
« Vi pare questo il modo di entrare? » chiese
scandalizzata e arrabbiata.
« Perdonatemi, però devo parlarvi di una cosa
importantissima. » tirò un sospiro nel tentativo
di farsi coraggio e cercò nel mentre di trovare le parole
giuste per comunicarle le notizie sconvolgenti che aveva da riferirle.
« Sentiamo. » disse indifferente, sedendosi con
un’aria vagamente annoiata.
« Il mio amico Sam ha trovato un documento che attesta
l’annullamento del matrimonio tra vostro fratello Rhaegar e
sua moglie, la principessa Elia. » sangue innocente versato
per nulla. Odiava il suo vero padre per quello che aveva fatto alla
prima moglie e ai suoi poveri fratellastri.
« Quindi? » chiese la donna. Quello che doveva
dirle inoltre era ancora più complicato e rimase in
silenzio, sforzandosi di trovare le parole giuste.
« Rhaegar Targaryen sposò Lyanna Stark in segreto
e io sono il frutto di quel matrimonio. » spiegò.
La Madre dei draghi tacque per qualche secondo, forse stava trovando la
risposta giusta da dargli.
« Questo renderebbe voi mio nipote e per giunta
l’erede legittimo al Trono di Spade. »
osservò, sollevandosi dalla sedia. Girò attorno
al tavolo e se la ritrovò a pochi centimetri di distanza con
le braccia incrociate.
« Non mi importa nulla dei Sette Regni. Desidero solo vivere
in pace a Grande Inverno con… » tacque prima di
continuare. « Con Sansa e il nostro bambino, anzi bambini, in
quanto considero Nadya come se fosse mia figlia. »
affermò con decisione, determinato a farle accettare le
nozze. Daenerys sbatté le palpebre e sollevò le
mani perplessa.
« Quindi Sansa Stark ha avuto un figlio vostro. Un Targaryen.
» evitò di correggerla per non complicare la
situazione, se lo avesse fatto l’avrebbe presa male e le cose
risultavano già abbastanza complicate così. Senza
contare che aveva parlato più a se stessa che a lui, visto
il tono di voce basso.
« Non intendo reclamare il trono. Per quanto mi riguarda,
potete tenerlo. » precisò, giusto per inculcarle
bene la cosa in testa ed evitare che ci fossero fraintendimenti.
« Questo significa che ho un erede. »
constatò. Sorrise al settimo cielo e gli strinse le spalle
con le mani. Non rispose, non sapendo cosa dire. Tecnicamente aveva
ragione, Ned era il suo erede e si limitò a sbattere le
palpebre perplesso.
« Pare di sì. » disse con tono incerto.
Bisognava che parlasse con Sansa, però dubitava che la rossa
avrebbe voluto separarsi dal piccolo per darlo a Dany.
« Per favore, lasciatemi sola, ho bisogno di riflettere.
» gli intimò, sedendosi nuovamente.
Ubbidì e uscì fuori dalla sala. Nel corridoio
incontrò Tyrion Lannister.
« Vi ha detto di mia moglie? » domandò.
« Jaime ci ha traditi e in questo momento Emily è
prigioniera ad Approdo del Re nelle mani di mia sorella. » a
quanto pareva, Cersei era diventata più pazza di quanto
sospettasse se aveva davvero imprigionato la sorella di Dany.
« Non mi ha detto nulla, ma avevamo cose importanti di cui
discutere. » affermò giustificandola. Il nano lo
fissò perplesso e piegò il capo di lato.
« C’è qualcosa che non va? Sansa non sta
bene? » domandò, sinceramente preoccupato.
« Lei sta bene. Ha avuto un figlio. » disse.
« E immagino che sia vostro. » sul suo volto
apparve un’espressione stupefatta e i suoi occhi grigi si
spalancarono. Come faceva a saperlo? Erano stati attenti. «
Oh, non fate quella faccia. Tutti e tre i figli di mia sorella sono di
nostro fratello e i Targaryen si sono sposati tra di loro per anni,
perciò non mi scandalizzo di sicuro. »
continuò con un sorriso divertito sul volto e gli
tirò una pacca sulla spalla. « Auguri Jon Snow,
spero che il piccolo in questione non si dimostri un pazzo sadico come
mio nipote. Ma Sansa è dolce e voi siete buono. Penso
proprio che sarà un bambino meraviglioso. » e un
bastardo, se non l’avesse sposata il prima possibile.
Desiderava che suo figlio non crescesse con l’ombra delle sue
origini illegittime e venisse deriso dalla gente com'era capitato a lui.
Un mese dopo ad Approdo del Re
La cella era umida e fredda, non proprio il massimo come alloggio,
sebbene la giovane all'interno si augurava con tutto il cuore che fosse
solo momentaneo e che al più presto sarebbero venuti a
liberarla. Passava la maggior parte del suo tempo a passeggiare avanti
e indietro nella piccola cella per tenere le gambe in allenamento e
passare il tempo. Le portavano un libro alla settimana e le davano da
mangiare un sacco di cibo, nonostante fosse una prigioniera. Cersei ci
teneva particolarmente che fosse trattata bene, magari sperava che
intercedesse con la draghessa.
Avvertì dei passi forti e chiari lungo il corridoio di
pietra e si avvicinò alle sbarre, in attesa del suo ospite.
Si aspettava una guardia e invece dalla semioscurità vide
spuntare Jaime, con in mano un vassoio con un piatto di carne. Sebbene
lo odiasse, non poteva evitare di avere l'acquolina in bocca.
« Ti ho portato da mangiare, è ora di pranzo.
» notò e sentì il rumore della chiave
nella serratura. La porta composta da sbarre di metallo si
aprì. Indietreggiò, permettendogli di entrare.
Chiuse la porta e posò il vassoio sul tavolino di legno
presente. Lo avevano portato per lei, prima non c'era.
« Adesso potete anche andarvene. » disse
infastidita, decisa a mantenere l'atteggiamento freddo che aveva ogni
volta che lo vedeva.
« Emily, mi dispiace per quanto accaduto, ma... »
non gli permise di finire la frase, desiderosa di evitare di sentire
ulteriori bugie.
« Non mi interessa il motivo per cui l'avete fatto. Mi basta
solo sapere che mi avete ingannata. » rispose. « E
ora vi pregherei di lasciarmi da sola: non voglio che la vostra
presenza mi faccia andare di traverso il pranzo. » aggiunse,
spostando la sedia e accomodandosi.
« Come volete. » la lasciò da sola, come
da lei richiesto, e poté mangiare in santa pace.
La carne si rivelò deliziosa, a quanto sembrava il suo
aspetto che sembrava renderla buona era veritiero. Finito di mangiare e
bere, le aveva portato anche una brocca piena d'acqua e un calice.
Appena fu in piedi, la sua vista si annebbiò e
tentò di appoggiarsi alla sedia. Tuttavia questo non le
impedì di svenire e accasciarsi rovinosamente a terra.
Poco dopo
Riaprendo gli occhi scoprì di essere sopra ad un letto
morbido, con delle calde coperte che la coprivano. Non era
più nella sua cella, bensì in una camera da
letto. Le ci volle un momento per comprendere realmente dove si trovava
e che non fosse un sogno. Cosa stava succedendo? Aveva cambiato
brevemente cella o sarebbe rimasta lì dentro in pianta
stabile?
Un bussare alla porta attirò alla sua attenzione e si
voltò verso di essa, mettendosi seduta e appoggiando la
schiena contro lo schienale di legno alle sue spalle.
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