Capitolo
Otto
Allunga
cautamente un braccio e sfiora con la punta delle dita la sua fronte
contratta. Reclina il capo, pensoso, osservando le sue ciglia
vibrare, senza tuttavia permettere alle palpebre di sollevarsi. Si
chiede se ci sia la possibilità di far scivolare un poco del
suo
potere fra le ombre che occludono la mente dello spirito oscuro.
Forse potrebbe riuscire a scacciare l’incubo abbastanza a
lungo da
permettergli di ridestarsi. Ma poi? Sanderson non crede che avrebbe
piacere di ritrovarsi in balia dell’Omino dei Sogni subito
dopo
essere sfuggito a uno dei suoi incubi più implacabili.
Sbuffa,
frustrato, e fa scorrere i polpastrelli in una specie di carezza un
po’ distratta, quasi infantile, sorridendo nel notare il naso
ora
arricciato di Pitch, probabilmente frutto dell’essere
infastidito
senza potersi ribellare.
Un’idea
bizzarra si insedia
nei suoi pensieri. Ci riflette su, la rigira con cura, valutandola
nelle sue sfaccettature mentre solletica con interessanti immagini la
sua mente illuminata. Infine fa spallucce, accantona inutili
ragionamenti che per lui sono semplice fumo impalpabile e si
raddrizza, dirigendo la sua nuvoletta fuori dalla camera e nuovamente
nella sala in cui sono ancora riuniti gli altri guardiani, sempre
occupati a discutere. Vola fino a raggiungere la fata e tira
dolcemente alcune verdi piume delle sue ali, così da farsi
notare da
una guardiana piuttosto concentrata nel seguire quello che ormai ha
tutti i sintomi di un battibecco in piena regola.
«Sandy»
soffia,
occhieggiandolo sospettosa, «dov’eri
finito?».
Sul paffuto viso di
Sanderson
si allarga un enorme sorriso che preoccupa un poco Toothiana. Ma una
delle sue piccole mani ha già afferrato quelle della fata e
lei
permette di buon grado al collega di condurla dove ritiene meglio.
Tanto quei due testoni in salotto ne avranno ancora per molto, molto
tempo.
*
Si blocca di botto,
all’inizio
di uno dei tanti corridoi, trovandosi a fissare negli occhi un grosso
incubo acciambellato di fronte a una delle porte della fabbrica.
L’incubo la fissa di rimando e sbuffa innervosito per la
comparsa
inattesa di un nuovo guardiano.
«Sandy»
bisbiglia nuovamente
Toothiana, «dove mi stai conducendo, esattamente?»
si informa
nell’incertezza.
Sanderson non
risponde, invece
indica, con un grosso sorriso stampato in faccia, giusto il punto in
cui sosta l’incubo, spronandola a riprendere il cammino. La
fata lo
adocchia, indecisa.
«Sei
certo si tratti di una
buona idea?» si assicura.
Sanderson annuisce
convinto e
a lei non resta che sospirare e seguirlo con la dovuta cautela. Nota
tuttavia, non senza una buona dose di stupore, che l’amico
guardiano sembra avere una qualche influenza sull’incubo che,
invece di tentare di attaccarli, li osserva attento e nel momento in
cui giungono di fronte all’uscio si scosta così da
permettere loro
di passare. Toothiana scuote la testa, stranita dal bizzarro
comportamento della creatura, ma si guarda bene dal protestare e
approfitta di quell’inaspettata fortuna per riuscire
finalmente a
dare un’occhiata curiosa all’ospite di North.
Ospite che, nota
Sanderson,
non sembra intenzionato a ridestarsi ora più di quanto non
lo
sembrasse nel momento in cui è giunto fino a lì.
“Beh, tanto
peggio” riflette, deciso a dare una bella scossa alla
situazione.
“Mi sono portato appresso l’artiglieria pesante
proprio per
questo, in fondo”. Ridacchia beato fra sé,
scatenando maggiormente
la curiosità di Toothiana la quale lo squadra sospettosa.
«Quindi,
come mai hai deciso
di portarmi qui?» indaga. Non che le dispiaccia, ben inteso;
era
dalla notte precedente che fremeva dalla voglia di varcare quella
stupida soglia rossa e sbirciare dentro proprio come farebbe un
bambino la mattina di Natale. Ma Nicholas è tanto cocciuto
che
temeva di dover aspettare ancora a lungo. Invece lì con lei
c’è
l’Omino dei Sogni che ghigna strofinandosi le manine
eccitato. No,
dico: ghigna! Toothiana scuote nuovamente la testa, sempre
più
perplessa e preoccupata, infine si avvicina al baldacchino per
soddisfare finalmente la sua voglia di gossip.
*
«Nicholas
ha già qualche
teoria su cosa possa essere accaduto?» mormora Toothiana
all’indirizzo di Sanderson.
Il guardiano dei
sogni si
limita a negare e sollevare di poco le spalle, mostrando quanto poco
ne sappiano dei fatti della notte appena trascorsa. La osserva
raccogliere alcuni frammenti di quello strano materiale luminescente
dallo squarcio ancora aperto e studiarli con interesse. Nemmeno lei
sembra in grado di comprenderne l’origine, ma al contrario di
chi
l’ha preceduta accantona momentaneamente le domande, strofina
i
palmi l’uno contro l’altro e ne porta uno sopra la
veste nera,
quasi poggiandovelo contro. Sanderson si sporge e socchiude le labbra
in una O
pressoché perfetta, ammirando il lavoro della collega che
sembra in
grado di attirare i frammenti a sé come farebbe una calamita
con il
ferro. Qualche minuto dopo una discreta quantità di
luccicanti
frammenti è radunata sul comodino al loro fianco e Toothiana
annuisce soddisfatta, mentre Sanderson vorrebbe tanto chiederle come
ci sia riuscita, ma è distratto dalla veste nera di Pitch
che ha
stabilito, evidentemente, che il pericolo è ormai cessato ed
è
quindi ora di riprendere una forma dignitosa; sottili filamenti
d’ombra si intrecciano lentamente fra loro creando una fitta
trama
e ricoprendo nuovamente lo spirito oscuro. Toothiana e Sanderson si
guardano per un istante, sorpresi, poi Sanderson sorride esaltato e
Toothiana, lungi dall’aver esaurito la propria
curiosità, si
riaccosta, afferra un lembo della veste nera fra indice e pollice e
la scosta appena, sbirciando al di sotto. Sanderson si accende come
una lampadina, si allunga con uno scatto fulmineo e scansa la mano
della fata con una decisa pacca, fissandola indignato. Toothiana
sbuffa, gli indirizza una linguaccia indispettita e incrocia le
braccia al petto.
«Volevo
solo vedere se le
ombre avevano riparato anche i danni sul suo corpo» prova
impacciatamente a giustificarsi.
Sanderson tuttavia
le lancia
un’occhiataccia d’avvertimento, senza minimamente
dare credito
alle sue scuse. Poi però rammenta il motivo reale per cui
era andato
a cercarla; si colpisce la fronte con un sonoro schiocco e attira di
nuovo l’attenzione della fata, indicandole poi Pitch ancora
evidentemente poco interessato a tornare cosciente.
«Cos’hai
in mente? Credi ci
sia qualche altro problema?» indaga Toothiana, perplessa.
Sanderson sospira,
frustrato.
Com’è difficile, certe volte, comunicare con gli
altri.
Materializza di fronte a loro farfalle e pesciolini dorati,
visibilmente allegri nei loro svolazzi aerei, poi li manda in polvere
bruscamente sostituendoli con una creatura tutta pelo ispido e denti
acuminati che pare intenta a sbranare ogni cosa. Infine anche
quest’ultima scompare in uno sbuffo dorato e
l’Omino dei Sogni
fissa la fata con espressione eloquente.
«Dici che
si è procurato un
incubo grazie a tutta questa faccenda?» tenta, dubbiosa.
Sanderson annuisce
con foga,
soddisfatto del buon lavoro di squadra, e torna a fissarla con
aspettativa.
«E…
noi dovremmo provare
a…» incespica, senza smettere di cercare indizi
sul volto del
collega «farlo sloggiare?» conclude.
Il guardiano dei
sogni si
illumina d’immenso, letteralmente, spandendo abbaglianti
ondate di
luce per la stanza e costringendo Toothiana a socchiudere gli occhi,
infastidita.
«Va bene,
d’accordo Sandy»
sbotta contrariata. «Spegni l’interruttore un
minuto, adesso, o mi
verrà l’emicrania».
Sanderson mette il
broncio e
si affloscia sulla sua nuvoletta, con la sensazione di essere
fortemente incompreso, da qualunque prospettiva la si voglia vedere,
che galoppa rumorosamente nel suo petto millenario.
«Quindi,
come facciamo?»
chiede lei in tono pratico.
Di nuovo si
fissano, incerti
sul da farsi, poi una lampadina si accende sul capo di Sanderson, il
quale indica prima la fata, poi sé stesso e infine le mostra
un
bicipite contratto con espressione risoluta.
«Uniamo
le forze?» ipotizza
la fata nello sforzo di risolvere il rebus del collega.
L’Omino
dei Sogni annuisce
ancora e indica anche Pitch.
«Ah, e
come conti di
convincerlo a collaborare?» domanda perplessa e un
po’ incredula,
salvo poi scuotere in aria una mano come a scacciare un insetto
fastidioso. «Non importa, ho capito. Facciamo quello che ci
riesce
meglio e confidiamo che decida di venirci incontro, se non altro nel
suo stesso interesse» conclude con decisione.
Sanderson solleva i
pollici in
aria e sorride di nuovo, facendo levare gli occhi al cielo a
Toothiana.
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