Su, venite a consiglio,
O pensieri.
Com’esser mai può
ch’io serva a Semira,
che scopo è dellira
di chi m’infiammò?
No, no, no, no!
E meglio soffrire,
penare, morire,
che mai rimirare
oggetti sì fieri.
Eh! lasciate i consigli,
o pensieri, o pensieri.
Dire che Minaho fosse allucinato sarebbe stato riduttivo.
Aveva appena visto il suo migliore amico, quello che sarebbe dovuto
essere in ospedale con la febbre alta e una brutta polmonite, steso su
un letto d'ospedale a leggere fumetti, entrare dalla porta principale
con piglio deciso e sistemarsi davanti ai banchi dei giudici! Non
riusciva proprio a capire.
Come era possibile che lo avessero dimesso? L’arancione aveva
parlato con i medici il giorno prima.. erano preoccupati per il lento
risollevarsi della salute del lilla, e avevano garantito che ne avrebbe
avuto almeno per altri tre giorni, senza contare le due settimane di
riposo e leggera attività fisica che lo aspettavano poi, per
riprendere pienamente possesso delle sue facoltà corporee!
-M..Man… -Sussurrò. Endou da parte sua aveva
assunto la sua stessa espressione. Solo Rex sembrava
entusiasta come suo solito alla vista del lilla. Si sbracciava per
farsi vedere, e siccome Manabe non lo notava sfuggì al
controllo del padre adottivo per correre da lui.
Manabe lo vide, sorrise e lo abbracció. Rex, tutto felice,
tornò a prendere posto vicino ad Endou.
Suonò una campanella.
Entravano i giudici. Tutti scattarono in piedi mentre una voce
proclamava, con forza, “Entra la corte!” Minaho li
osservò.
Erano due uomini e una donna. Lei, anziana e dallo sguardo
gentile, assomigliava a una nonna sotto alla pesante parrucca bianca e
fissava uno dei due colleghi, un uomo giovane dagli occhi estremamente
acuti. Completava il trio un uomo anziano con due grossi occhiali di
corno adagiati sul naso. Si sedettero, e con loro gli altri occupanti
della sala.
Ora che tutti erano in posizione Minaho poté farsi
un’idea migliore dei ruoli. Laddove il banco vicino a Manabe
era vuoto, quello accanto ai suoi genitori era occupato da un uomo alto
e sottile vestito con una toga nera. Doveva essere il loro
avvocato. L’arancione sapeva che la legge ne assegnava uno
d’ufficio a chi non poteva permetterselo, dunque lesse
l’assenza di quello di Manabe come una conseguenza della
scelta del ragazzo di difendersi da solo insieme ai suoi testimoni.
Immediatamente dietro di loro sedevano, appunto, i testimoni. Endou e
il dottor Konoe per Manabe, un uomo sconosciuto per i suoi genitori.
L’arancione fu colto da un orrendo sospetto. Manabe aveva
detto che lui avrebbe potuto essere chiamato a testimoniare…
perché non era seduto lì con loro? Ecco il
perché di quella sedia vuota!
Il ragazzo si alzò e si diresse verso la seduta, sentendosi
addosso il peso degli sguardi di tutta la sala. Era calato il silenzio
e lui era rosso come un peperone. Si sedette con un sospiro di sollievo.
Endou gli appoggió una mano sulla spalla mentre i giudici
preparavano i loro incartamenti.
-Pronto? Si comincia
Minaho faticó a seguire i primi minuti del processo, un
po’ per l’ansia e un po’
perché si trattava più che altro di dati e
informazioni private di Manabe.
I giudici fecero l’appello delle presenze, quindi lessero un
riassunto delle carte processuali ricordando lo stato dei fatti e le
istanze del ragazzo e dei genitori con le relative date di deposizione.
Minaho poté così scoprire che i problemi legali
del lilla si trascinavano da quasi tre anni. Ebbe una fitta al cuore
pensando al suo amico tutto solo a soli tredici anni.
-Ora gli appelli iniziali. Se qualcuna delle due parti intende dire
qualcosa lo faccia ora. Quando inizierà
l’interrogazione dei testimoni non sarà
più possibile per loro intervenire se non su nostra
richiesta. -Il giudice più anziano si sistemó gli
occhiali con fare sussiegoso. -Iniziamo da voi. -L’uomo
indicò i genitori di Manabe. La madre guardò il
padre facendogli cenno con il capo. L’uomo si alzò.
-Niente da dichiarare. Solo vorremmo che questa pagliacc…
situazione si risolva al più presto. È
già durata fin troppo, e nostro figlio è
sottoposto da troppo tempo all’influenza di gentaglia da
quattro soldi.
-La invito ad astenersi dal dare giudizi.-Il giudice fece un cenno con
la mano. -Sentiamo ora la parte richiedente… ragazzo,
qualcosa da dichiarare?
Manabe tremava ed era molto pallido. Si alzò a sua volta in
piedi ma sembrò avere poco equilibrio. Si riebbe e si
sostenne alla sbarra.
-Io… io voglio… io vorrei…
solo… essere libero.
Minaho sospirò. Non sarebbe stato facile.
Era appena iniziata l’audizione dei testimoni e lui era
sconvolto da sensazioni contrastanti. Da una parte la rabbia per le
menzogne del testimone dei genitori del lilla, che a quanto pare era
uno zio di terzo o quarto grado pescato chissà dove che
stava dipingendo Manabe come un fragile squilibrato in balìa
di pulsioni pericolose e manipolato da “persone
cattive”, dall’altra il terrore che il suo amico
crollasse per lo stress e per la febbre.
Manabe, da parte sua, stava tutt’altro che bene.
All’angocia si sommava la febbre altissima. Il caldo umido
del riscaldamento lo stordiva e gli seccava a gola dolorante, mentre la
tosse non gli dava tregua.
-Forse… forse… non dovevo… non dovevo
scappare dell’ospedale.
I giudici fermarono il teste dei genitori. Il suo tempo era scaduto e
lui aveva vomitato tutta la sua marea di bugie e banalità.
Minaho era disgustato. Ora toccava ai teste di Manabe.
-Bene… chi vuole parlare per primo? Il signore con il
bambino?
La giudice sorrise a Rex. Endou prese un respiro e si alzò
in piedi. -Sono pronto.
-Benissimo. Signor Endou, vero? Ci racconti la sua versione dei fatti.
-Io… io conosco Manabe Jinichirou dall’inizio di
quest’anno scolastico, ovvero da quando lui e il suo amico
Kazuto Minaho si sono iscritti al club di calcio da me gestito alla
Raimon junior high. Per… per vari ragioni ho avuto modo di
approfondire il rapporto con il ragazzo venendo a conoscenza dei suoi
problemi. Posso garantirne la più assoluta
maturità… Manabe ha fatto cose, combattuto
battaglie che nessun’altro alla sua età
può dire di avere affrontato.
Minaho era commosso. Il racconto di Endou proseguì toccando
vari episodi salienti degli ultimi mesi, mentre i giudici ascoltavano
attenti. Quando gli fu detto di tornare a sedere aveva avuto modo di
tessere un quadro molto positivo della maturità di Manabe.
Lo stesso fece il dottor Konoe, chiamato a testimoniare subito dopo.
Raccontò gli episodi drammatici del ricovero e
dell’intervento del lilla, soffermandosi soprattutto sul suo
rapporto con Minaho.. Anche questa volta i giudici sembrarono
positivamente impressionati. Di contro, i genitori del lilla
parlottavano scocciati tra loro con fin troppo evidente
disprezzo di chi gli stava intorno. Minaho si sentiva i loro sguardi
addosso ogni volta che voltava le spalle.
Ci fu una breve pausa. I giudici lavoravano sui loro plichi di fogli
mentre i testimoni e gli interessati parlavano con gli
avvocati. Manabe, che si sentiva vicino al collasso,
trovò la forza di fare un sorriso a Minaho che lo fissava a
metà tra l’incredulo, il ferito e
l’angosciato. Ebbe una fitta di senso di colpa per non averlo
avvertito dei suoi piani… non aveva voluto preoccuparlo
senza motivo, però quello sguardo…
L’arancione da parte suo stava riflettendo. Voleva
disperatamente andare da Manabe, ma aveva il terrore dei suoi genitori
e non voleva rendersi conto di quanto stesse male… sapeva
che non avrebbe retto all’angoscia. Una lacrima gli
rigó una guancia. Trattenne un piccolo singhiozzo. Non era
il momento di avere voglia di un abbraccio… si sentiva
debole. Bisognava prendere una decisione.
Appoggió le mani sulla sbarra e strinse i denti. -Ora mi
alzo e vado da lui…
-Minaho Kazuto! Al banco dei testimoni!
Calò un silenzio di tomba. Tutta l’aula
poté vedere Minaho, già pallido di suo, sbancare
come una tazza di latte. Il ragazzo si strinse una mano sul petto.
-I... Io. ..
I genitori del lilla lo guardavano con odio. Si sentì
mancare… poi il suo sguardo si soffermó su
Manabe. Lo guardava con gli occhi lucidi. Avrebbe capito se non ce
l’avesse fatta? Se si fosse tirato indietro? Aveva degli
occhi così tristi...
Una scossa di adrenalina. L’arancione si alzò di
scatto e si posizionó al banco dei testimoni. -Sono pronto,
vostro onore.
-Bene… ci parli del suo amico. Vorremmo sapere…
lei lo ritiene maturo? Ritiene che sarebbe capace di sostenere un ruolo
autonomo nella società di questo paese?
-Io… -Minaho era spaventato. -Io… io ne sono
certo, vostro onore! Questo ragazzo… cioè
Manabe… lui… lui riesce a provvedere a tutto
quanto occorre al suo sostentamento, nonché al
mio…
-Prego? Lei vive a carico del ragazzo?-Il giudice era stupito, ma
sembrava interessato.
-Ecco… io… io vivo con Manabe da qualche
mese… ne abbiamo passate tante! Vi assicuro che mi ha tolto
da una brutta situazione… non avevo mai avuto un amico come
lui. È… è perfettamente autonomo e in
grado di provvedere a tutto… sa cucinare, insieme teniamo
pulita la casa… potete vedere i suoi rendimenti scolastici!
Sono i più alti della scuola... fa sport, ha
subito un intervento e relativo recupero! A prescindere dalla sua
età anagrafica… il mio amico…
cioè… Manabe fa… fa cose che forse
pochi adulti fanno. Io… Io lo stimo con tutto me stesso.
-Perfetto. La sua testimonianza è chiara e univoca.
Ora… se le parti volessero avvicinarsi, è ora
degli appelli finali prima che questa Corte si riunisce per deliberare.
Minaho ricadde sulla sedia sospirando di sollievo. Era andata.
Osservò i genitori del lilla alzarsi in piedi molto stizziti
ed avvicinarsi al banco dei giudici, e con loro ma dalla parte opposta
il figlio.
Manabe era pallido e sudato. Non si era mai sentito così
debole e non aveva idea di come sarebbe potuto rimanere in piedi e
addirittura parlare. Il caldo e i rumori lo stordivano… si
sostenne alla sbarra e trovò la forza sovrumana di sorridere
a Minaho, facendogli cenno di stare tranquillo e ringraziandolo.
I giudici si rivolsero prima ai genitori. -Dunque…
è il momento del vostro appello. Diteci perché
dovremmo negare l’emancipazione a questo ragazzo.
L’uomo prese la parola.
-È evidente, vostro onore! Nostro… figlio
è sempre stato emotivamente fragile e problematico! Guardate
con quali compagnie si accompagna! È succube di
quel ragazzaccio orfano ripescato dalla strada e di quella combriccola
di...
-Sa? I miei genitori sono morti quando avevo sette anni, uccisi dalla
malavita. Perché pensa che sieda su questo seggio? Sia
attento ai pareri che esprime su quel ragazzo, la prego. -A parlare era
stato il giudice più giovane. Il padre del lilla
sbiancó, ma fu un istante. Diede immediatamente
l’impressione di aver superato
l’imbarazzo… si vedeva che era un diplomatico
esperto.
-Capisco… non potevo sapere. Comunque ribadisco, nostro
figlio è incapace di difendersi da chi lo sfrutta. Deve
tornare a casa prima che la situazione degeneri e lui ne venga
irrimediabilmente ferito.
Manabe tremava di rabbia e di freddo. Strinse i denti.
-Perfetto. .. sentiamo ora l’altra parte. Ragazzo,
perché dovremmo concederti l’emancipazione?
-P…perché … perché la
mia… -Manabe batteva i denti e si sentiva svenire. -La mia
fragilità è…è
causa… del disinteresse di chi… di chi ora
mi… accusa. -Fu sconvolto da un accesso di tosse.
-Queste… persone e questo… ragazzo sono la
mia… vita… la mia possibilità
di… di riscatto… vi supplico…
ho… ho diritto a essere… libero, dopo tanto
dolore.
I giudici parlottavano tra loro. Avevano letto le carte del processo e
sapevano delle difficoltà che Manabe aveva avuto nella sua
infanzia. Sapevano che il lilla non scherzava e non cercava di farsi
compatire.
-Perfetto… è ora di iniziare la discussione in
camera di consiglio. Presto avremo il verdetto.
I giudici si ritirarono, e un brusio invase l’aula.
Minaho voleva correre dal suo amico, ma qualcosa lo
tratteneva… non voleva che i genitori del lilla lo vedessero
con il figlio… -Non si sa mai… -pensò.
Magari potevano usare un abbraccio per rinforzare davanti ai giudici le
loro tesi… anche se oramai i giochi erano fatti.
-Man… -Guardò l’amico, che era pallido
e respirava con la bocca. -Man… tieni duro ti
prego… ci siamo quasi!
|