Cap 8
Epilogo
Harry
sollevò il calice di vino rosso. Un ampio sorriso sul suo volto.
Ed occhi che sembravano brillare, per la felicità di quel
momento.
Al centro della
stanza, George e Angelina osservarono i loro amici. Subito dopo, si
scambiarono un dolce sguardo, che inevitabilmente li portò ad
avvicinarsi e ad unirsi in un bacio che tutti intorno a loro stavano
chiedendo. La folla festante si levò in un grido di
approvazione, facendo sorridere i due giovani promessi sposi.
Harry si
unì all’applauso dei suoi compagni, cercando di fare
attenzione al calice ancora nella sua mano. Aveva bisogno di quella
serata. La festa di fidanzamento di George e Angelina era ciò
che avrebbe desiderato, per poter tornare alla normalità. O
almeno, per tentare di farlo.
Otto mesi erano
trascorsi dalla Guerra di Hogwarts. Otto mesi in cui aveva cercato di
comprendere che tutto fosse terminato, che ogni cosa si fosse risolta.
Otto mesi in cui, a chiunque, aveva risposto che non c’era nulla
che non andasse per il verso giusto.
Era la verità. Giusto?
Voldemort era
stato sconfitto. Il Male era scomparso. Per sempre. Non ci sarebbero
stati più pericoli nel mondo. Mai più. E tutto grazie a
lui. Ma a quale prezzo?
Si guardò intorno. Ed il suo sorriso pian piano si spense.
George avvolse
le spalle della sua compagna con un braccio, stringendola a sé e
baciandole il capo. Sembrava così spensierato. Così
libero. Così.. Felice.
Harry si trovò, ancora una volta, a chiedersi come fosse
possibile. George aveva perso amici. Persone a lui care. Aveva perso
suo fratello. Ma nonostante tutto, trovava ancora la forza per andare
avanti, per sorridere. Per vivere. E davanti agli altri, tutto sembrava
essere nella normalità. Come se nulla fosse accaduto. Harry era
certo che lui, come tutti gli altri, avesse sofferto. Ma come riusciva,
in quei momenti, a far finta che tutto andasse per il meglio?
“Harry?”
Ron lo
destò dai suoi pensieri. Lo stava osservando già da
qualche istante, senza che lui se ne accorgesse. Seduto sul divano, con
Hermione stretta al suo corpo, comoda sulle sue ginocchia, il ragazzo
lo osservava ora dal basso, cercando di comprendere cosa lo stesse
tormentando.
Harry si voltò verso di lui. Cercò di dimenticare quei pensieri. E sorrise.
“Tutto bene.”
Avvertì
gli occhi di Hermione spostarsi su di sé. E prontamente, li
evitò. Seppe perfettamente che lei avrebbe potuto comprendere
più di Ron. E forse, lo aveva già compreso. E come
avrebbe potuto non farlo? Lei sapeva. Ogni cosa. Da tempo. Aveva
sospettato per molto, ma alla fine era stato Harry a confidarle
ciò che ci sarebbe stato da sapere.
Le aveva
confidato di lui e Draco. Lo aveva fatto nel corso del sesto anno, dopo
la discussione che li aveva visti protagonisti. E in quel momento, si
era sentito più libero, più leggero. Perché quel
peso non attanagliava più il suo stomaco. Perché,
finalmente, aveva avuto la possibilità di liberarsene.
Harry
sollevò nuovamente lo sguardo, ma avrebbe preferito non farlo.
Dall’altra parte della stanza, gli occhi di Ginny si trovarono
immersi nei suoi. La ragazza si voltò, non appena notò
che Harry aveva incrociato il suo sguardo. E riprese a parlare con gli
altri, tra cui Dean Thomas, che sembrò particolarmente
interessato ad avvicinarla a sé. Evidentemente, le voci sul loro
rapporto, da poco rinato, erano vere. Harry sorrise. In fondo, non
aveva alcun interesse in quella questione. Sapeva che Ginny, in
realtà, non lo aveva dimenticato. E quegli sguardi continui lo
avevano confermato. Come se ci fosse stato bisogno di una conferma. Ma,
allo stesso tempo, sapeva che sarebbe stato meglio per entrambi andare
avanti. O almeno, per lui sicuramente. Nulla di ciò che era
accaduto tra di loro avrebbe avuto senso. E portarlo avanti ne avrebbe
avuto ancora meno.
Ma quella sera
non avrebbe voluto pensare a nessuno di quei problemi. Avrebbe solo
desiderato tranquillità. Quella tranquillità che forse
non aveva mai provato, e che in quel momento gli appariva ancora come
un sogno. Una tranquillità a cui, forse, non si sarebbe mai
abituato.
Prese un sorso
di quel vino, cercando di svuotare la mente da tutti i pensieri che
avrebbero potuto rovinare la sua serata. Ma, in realtà, qualcosa avrebbe cambiato la sua serata. Qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare.
Abbassò
nuovamente il bicchiere, guardandolo per un istante e poi sollevando lo
sguardo. Dinanzi a sé, a qualche metro di distanza, Neville
fissava un punto della stanza, con uno sguardo decisamente stupito.
Harry non comprese. Un istante più tardi, anche Luna, notando la
meraviglia del compagno, si voltò. Ed i suoi occhi comunicarono
lo stesso identico sentimento.
In pochi
secondi, la stanza si ammutolì. Un silenzio surreale scese tra i
presenti, che rapidamente spostarono lo sguardo, per osservare qualcosa
che nessuno avrebbe potuto immaginare. Qualcosa di troppo strano per
essere vero.
Harry forse fu
l’ultimo a decidere di voltarsi. Non seppe perché. Ma fu
certo del fatto che, di qualsiasi cosa si fosse trattato, non sarebbe
stato abbastanza importante da destare la sua attenzione. Eppure,
quando guardò dietro di sé, fu costretto a ricredersi.
Il suo cuore perse un battito. E in quell’istante, credé che il tempo si fosse fermato.
Era lì.
Le sue labbra si
dischiusero, vistosamente. Le sue forze vennero meno, ed il bicchiere
nella sua mano rischiò di cadere a terra.
In molti si
voltarono verso di lui, per poter osservare la sua reazione. E
nonostante nessuno sapesse nulla di quella storia, chiunque
all’interno di quella stanza volle vedere con i propri occhi
quale sarebbe stato il primo sguardo che i due si sarebbero scambiati.
E lo videro. Ma, forse, senza comprenderlo.
Draco
incontrò i suoi occhi. In un istante. Dopo essersi guardato
intorno per cercare di capire quanti volti lo avrebbero maledetto in
quella casa, non aveva atteso ancora. Perché, in fondo,
nonostante Harry fosse rimasto voltato ancora per qualche istante dopo
il suo arrivo, non aveva impiegato molto per riconoscerlo. Lo avrebbe
riconosciuto ovunque. Tra milioni di persone.
Lo guardò. A lungo.
Riconobbe quegli
occhi, come se non fosse trascorso neanche un giorno dall’ultima
volta in cui aveva avuto la possibilità di osservarli. E invece,
otto lunghi mesi erano trascorsi. Otto mesi dal giorno in cui Harry
aveva avuto la meglio sul Male. Otto mesi dal giorno in cui tutto era
finito. O, forse, iniziato.
Otto mesi in cui non aveva pensato ad altro che a lui.
Ed Harry rispose
a quello sguardo. Mostrò tutto il proprio stupore, senza
celarlo. E sarebbe stata la cosa migliore da fare. Pensare che Draco
fosse lì era surreale. Nessuno avrebbe potuto attendere il suo
arrivo. Soprattutto lui.
Il silenzio perdurò. E probabilmente, sarebbe durato per l’eternità, se George non fosse intervenuto.
“Draco!”
Sorrise
ampiamente, dirigendosi verso di lui. Tese una mano verso il nuovo
arrivato, che rispose prontamente e la strinse, nonostante il timore di
essere lì fosse ancora troppo forte dentro di lui.
“Grazie per essere venuto.”
Probabilmente, tutti i presenti pensarono che George fosse impazzito. E, in realtà, il primo a pensarlo fu Harry.
In fondo,
nessuno di loro sapeva cosa fosse accaduto. E nessuno di loro,
probabilmente, lo avrebbe mai saputo. Nessuno sapeva che, il giorno del
funerale di Fred, George avesse visto Draco recarsi sulla tomba di suo
fratello, per poter piangere quella morte che lui stesso aveva
contribuito a causare. Nessuno sapeva che, quel giorno, persino George
avesse trovato la forza di perdonare qualcuno che, costretto a compiere
il male, aveva dimostrato di non appartenere ad esso.
“Grazie a te per avermi invitato.”
Rispose cercando
di mostrare tutta la propria sicurezza, ma nonostante quel suo sforzo
apparve rigido a tutti. Ma, in fondo, nessuno di loro avrebbe atteso un
atteggiamento diverso. Né tantomeno un sorriso.
Era sempre il
Draco Malfoy che tutti conoscevano. Totalmente vestito di nero, con i
capelli biondi voltati da un lato e quella pelle bianca che così
tanto sembrava contrastare con le sue vesti, così scure e
così serie. Draco era ancora dannatamente magro, come chiunque
di loro lo ricordava ormai dal suo sesto anno ad Hogwarts. Quel volto
scavato sembrava portare con sé i segni di tutto ciò che
il ragazzo aveva passato. Di tutto ciò che lo aveva segnato.
Eppure, qualcosa
in lui sembrava essere cambiato. Nessuno di loro seppe comprendere di
cosa si trattasse. Ma tutti ne furono certi.
“Vieni. Prendi qualcosa da bere.”
George comprese
che tutti quegli sguardi stavano divenendo fin troppo pesanti per lui.
Cinse le sue spalle con un braccio, senza timore di una reazione da
parte sua. E, senza aggiungere nulla, lo condusse fino al tavolo su cui
alcune bottiglie di vino erano ancora colme. Ma in quel tragitto, Draco
non poté non sollevare nuovamente gli occhi, quando passò
accanto ad Harry. Incrociò il suo sguardo, e tutto ciò
che si trovava intorno a loro perse importanza. Eppure, nessuno dei due
riuscì a muoversi, per.. Già, per cosa? Per salutarsi?
Per parlare? Per spostarsi da qualche altra parte? Non lo sapevano. In
fondo, nessuno di loro sapeva come comportarsi. Ma entrambi seppero che
quello non sarebbe stato il momento.
Ron ed Hermione
seguirono quel lungo sguardo, e nonostante il ragazzo non sapesse nulla
di quella storia, trovò conferma ai dubbi che ormai da anni
colmavano la sua mente. Quelle fughe notturne, quei momenti in cui si
allontanava dal dormitorio di Grifondoro senza dare spiegazioni. Per
anni, Harry aveva evitato qualsiasi domanda, ma Ron aveva compreso
più di quanto il suo amico potesse pensare. E aveva scelto di
non chiedere nulla. Almeno fino a quando Harry non si fosse sentito
pronto a parlarne con lui.
Harry
seguì Draco con gli occhi, vedendolo allontanarsi con George
fino a raggiungere il tavolo. Il ragazzo salutò Angelina
sobriamente, con una stretta di mano, complimentandosi per
l’avvenimento e cercando di apparire il più disinvolto
possibile. In passato, non avrebbe mai scambiato neanche una parola con
lei. Ma la ragazza tentò di farlo sentire a suo agio. E George
la ringraziò per questo, sorridendo tra sé e sé.
Trascorse forse
mezz’ora. O forse un’ora. O forse solo cinque minuti. Harry
non fu in grado di dirlo. Cercò di pensare ad altro. Di spostare
l’attenzione su qualsiasi cosa che non fosse lui. Ma in ogni
istante, nei suoi pensieri, riuscì a comparire solo Draco. Lo
vide parlare con alcuni compagni di Serpeverde, i pochi con cui George
aveva intrattenuto un buon rapporto ad Hogwarts. Ma, molto spesso,
aveva incontrato il suo sguardo. E dentro di sé, aveva sperato
che anche lui avesse voglia di parlare.
Bevve
l’ultimo sorso di vino, tutto d’un fiato. Abbassò
nuovamente il bicchiere, riaprendo gli occhi e guardando di fronte a
sé. Dalla parte opposta della stanza, lo sguardo di Draco lo
catturò. Il ragazzo era solo. Lo guardò a lungo, ed Harry
rispose ai suoi occhi. E capì.
Draco si
voltò verso la propria sinistra, avviandosi verso l’ampia
terrazza ed invitando il compagno a seguirlo, con uno sguardo che fece
perdere un battito al suo cuore. Harry lasciò che l’altro
si allontanasse, sotto gli occhi di tutti. Attese qualche istante, ma
alla fine comprese che non sarebbe servito a nulla.
E lo seguì.
Avvertì i
presenti osservare quella scena e porre domande, ma non gli
interessò. Avvertì i bisbigli, le conferme sulle voci che
da tempo circolavano all’interno di Hogwarts. Ma non ebbe
importanza. Harry posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo, e
senza aspettare uscì sull’ampia terrazza. E lo vide.
Draco era di
spalle. I gomiti poggiati con delicatezza sulla ringhiera, gli occhi
persi in quella nottata, nel cielo illuminato da una forte luna piena e
da una miriade di stelle. Nella mente di Harry, senza alcun preavviso,
il volto di Remus Lupin comparve dal nulla. Ma egli scansò quel
pensiero. Rimase fermo al proprio posto. Fu certo che il compagno lo
avesse avvertito. Qualche istante dopo, riprese a camminare verso di
lui. Lentamente, godendo di ogni istante di attesa. Draco mantenne gli
occhi fissi dinanzi a sé. Tra le mani, il bicchiere ancora per
metà colmo del vino rosso che George aveva versato per quel
brindisi. Una leggera brezza soffiava sui loro volti. Il caldo
dell’estate ormai era svanito, per lasciare il posto ad un fresco
autunno che tutti loro avrebbero ricordato.
Lo raggiunse.
Rimase in silenzio, sistemandosi accanto a lui ed osservando il
paesaggio che si estendeva dinanzi ai loro occhi, nonostante il buio
della notte fosse riuscito a prevalere sulla luce della luna,
inghiottendo nell’oscurità tutto ciò che aveva
trovato sul proprio cammino. Il vento avvolse le sue braccia, ed Harry
si pentì di aver lasciato all’interno la propria giacca.
Persino le maniche della sua camicia bianca, arrotolate fino al gomito,
in un istante divennero fredde ed inutili a riscaldarlo. Ma un solo
brivido lo scosse. Non avrebbe avuto spazio nella propria mente per
pensare a qualcosa di diverso da lui.
“Bella serata, vero?”
Avrebbe dannatamente desiderato parlare. E disse la prima cosa che passò nella sua mente.
Che stronzata.
Già. Si maledisse per averlo detto. Possibile che non sapesse dire altro che stronzate?
Ma sul volto di
Draco si dipinse un impercettibile sorriso. Un sorriso che solo Harry
sarebbe stato in grado di vedere e di capire.
“Già.”
Il suo cuore si
alleggerì. L’unica cosa che avrebbe avuto importanza era
quella. Trovare il coraggio di parlare. Di iniziare il discorso, in
qualsiasi modo. Probabilmente, dopo, sarebbe stato tutto più
semplice. O, almeno, lo sperò.
Harry prese un
profondo respiro, osservando il profilo perfetto del compagno, che
continuò a perdersi con lo sguardo nell’oscurità.
“Come stai?”
Forse si
trattava di una domanda sciocca. Forse avrebbe potuto chiedere altro.
Ma era ciò che desiderava sapere davvero. L’unica cosa che
gli interessava.
Draco rimase
immobile. Ed Harry attese. Capì che avrebbe avuto bisogno di
tempo. E glielo concesse, nel silenzio più totale di quella
terrazza. Le voci che provenivano dall’interno della casa
sembravano ancor più lontane. Ma, probabilmente, nessuno dei due
pensò di essere ancora lì. Ad una festa di fidanzamento.
Sembrarono quasi essersi materializzati in un altro luogo. Un luogo che
non avrebbe potuto ospitare altri che loro.
“Non lo so.”
Era la verità. Ed Harry lo sapeva.
Prese un sorso di vino, per trovare la forza di continuare a parlare.
“Pensavo che alla fine di tutta questa storia sarei riuscito a sentirmi bene. Davvero
bene. Finalmente. Ma gli ultimi due anni sono stati strazianti. E non
riesco ancora a liberarmi del peso di quei momenti.”
Harry
ascoltò ogni parola. E in quelle parole si ritrovò.
Avevano passato momenti diversi, in quel periodo di tempo. Ma, in
realtà, momenti che li avevano portati a soffrire allo stesso
modo. Entrambi in solitudine. Perché, nonostante Harry avesse
avuto accanto a sé i suoi amici, aveva sentito che al suo fianco
mancava la persona più importante, quella che avrebbe desiderato
a tutti i costi. L’unica che avrebbe potuto e saputo condividere
con lui qualcosa di così forte.
Erano stati soli. Uno senza l’altro. E avevano rischiato di perdersi per sempre.
“Non so se
riuscirò mai a liberarmene. Ma, in questi ultimi mesi, ho avuto
poco tempo per pensare a me. Ci sono state cose più importanti
di cui occuparmi. La mia casa, la mia famiglia.”
Già,
Harry aveva sentito molte voci a riguardo. Villa Malfoy era ormai nelle
mani di Draco. In fondo, era così già da due anni, da
quando Lucius Malfoy era stato arrestato, all’inizio del loro
sesto anno ad Hogwarts. Ma, dalla fine della guerra, il ragazzo aveva
assunto maggiori responsabilità. Le voci, tra i dipendenti del
Ministero, si erano rincorse per mesi interi, e non sarebbero potute
non giungere alle orecchie di Harry. Voci che avevano riguardato anche
i genitori di Draco. Ma preferì non chiedere. Seppe che sarebbe
stato lui a parlargliene. E così fu.
“Mio padre
si trova in una clinica. Una volta finita la guerra, non avrebbe mai
potuto riprendere la sua vita normale. Era devastato. Dal momento del
suo arresto, non è stato più lo stesso. Ha rischiato di
impazzire. Lo hai visto anche tu. Senza contare ciò che gli
altri avrebbero pensato di lui. Nessuno si sarebbe più
avvicinato ad un uomo come lui. È stata la cosa migliore da
fare.”
Parlò con
un tono molto più autoritario rispetto a quello che negli anni
precedenti aveva utilizzato, in riferimento a Lucius Malfoy.
“E mia
madre.. Lei non avrebbe voluto distaccarsi da lui, ma sarebbe stato
necessario. Avrebbe voluto seguirlo, ma non le è stato permesso.
E non sarebbe stata la cosa migliore per lei. Ha bisogno di solitudine
e di pace.”
Ed Harry comprese. Quella decisione era stata presa da lui. Da Draco.
Lui era andato
avanti. Era cresciuto. E nonostante i ricordi di quei tremendi anni
continuassero a tormentarlo, era riuscito a liberarsi dalle catene
della sua vita.
“E tu? Come stai?”
Harry venne
quasi colto alla sprovvista, quando il compagno tornò a parlare,
voltandosi per la prima volta verso di lui. Forse perché aveva
pensato che avesse altro da raccontare. Forse perché si era
perso in quei pensieri. Forse perché, semplicemente, non pensava
che Draco avrebbe posto delle domande. Nessuno, negli ultimi mesi, lo
aveva fatto. Nessuno si era interessato alla sua situazione.
Probabilmente, perché tutti avevano pensato che, in seguito alla
fine della guerra e alla morte di Voldemort, tutto per lui si fosse
risolto. E, ancora una volta, ebbe la conferma del fatto che solo lui
sarebbe sempre stato in grado di capirlo.
Incontrò
quegli occhi, rischiarati dalla luce della luna. Li sentì
indagare dentro di sé, metterlo a nudo come sempre avrebbero
fatto. E mantenere lo sguardo su di essi non fu semplice. Ma Harry
rifletté su quella domanda che gli era stata posta. E solo un
sorriso poté comparire sul suo volto, perché la risposta
fu la stessa che Draco aveva dato in precedenza.
“Non lo so.”
E ancora una
volta, fu la verità. Harry spostò lo sguardo a terra. Non
avrebbe potuto portare avanti quel discorso, con quegli occhi di
ghiaccio puntati su di sé.
“Sono
stato solo, per un po’. Ne ho avuto bisogno. Mi serviva tempo per
capire tutto ciò che era accaduto. E per accettarlo. E mi sono
reso conto di molte cose. Di non aver mai avuto del tempo per capire ed
accettare, ad esempio. È stata la prima volta. Di non aver mai
conosciuto davvero il pericolo che stavo correndo. Di non aver mai
saputo comprendere le persone, soprattutto.”
Il riferimento a
lui fu chiaro. Le labbra di Draco si piegarono leggermente in un
sorriso, perché Harry stava riconoscendo il suo errore. Ed egli
lo capì, senza problemi. Abbassò lo sguardo per un
istante, avvertendo le proprie guance tingersi di un delicato rosso.
Anche se, con le luci fioche sistemate sulla terrazza, il compagno non
sarebbe mai riuscito a vedere il suo volto colorirsi.
“Per
qualche tempo, ho visto solo Hermione e Ron, di tanto in tanto.
È stato difficile per loro accettarlo. Avevano paura che potesse
succedermi qualcosa. Che la solitudine potesse farmi impazzire. Che i
ricordi della guerra potessero distruggermi. Ma non avevano capito che
essere solo era tutto ciò che avrei desiderato, in quel
momento.”
Draco
avvertì il dolore nelle sue parole. E lo riconobbe. Il dolore
dei ricordi, il dolore di ciò che avevano trascorso. Un dolore a
lui troppo familiare, che entrambi avrebbero potuto sanare solo con la
solitudine. Eppure, domande continuarono a vorticare nella sua mente.
Domande che avrebbero desiderato risposte. Ed ebbe il bisogno di porle.
“E Ginny Weasley?”
Harry venne
colto di sorpresa, con quelle parole. Le sue sopracciglia si
inarcarono, e per un istante ebbe il desiderio di far finta di nulla.
Ma, in fondo, non sarebbe servito. Semplicemente, si chiese come il
compagno fosse venuto a conoscenza di qualcosa a cui lui stesso non
aveva dato la minima importanza. E Draco sembrò leggerlo nel
pensiero. Ed anticipò la risposta a quella domanda posta solo
con l’aiuto del proprio sguardo.
“Le voci
su di te continuano a correre. E continueranno sempre a farlo. Si dice
che abbiate una relazione. All’inizio, non avrei voluto credere a
ciò che si diceva. Ma, con il passare del tempo, ho iniziato a
pensare che non ci fosse nulla di strano, nel tuo bisogno di andare
avanti.”
Si scambiarono
uno sguardo profondo, ed Harry capì di non aver bisogno di
prendere del tempo. Draco aveva atteso fin troppo per poter porre
quella domanda.
“Non
c’è stato nulla, Draco. Te lo assicuro. Ginny mi ha
confessato di provare qualcosa per me, da molto tempo. E, in fondo, era
qualcosa che dentro di me avevo già capito. Voglio essere
sincero. Lei ha provato ad avvicinarsi a me. Ha provato a baciarmi.
Ma.. Non avrei mai potuto farlo. Non era ciò che volevo.”
Non dubitò neanche per un secondo. Seppe che quella era la verità. Non c’era menzogna, nelle sue parole.
“È
vero, avevo bisogno di andare avanti. Ma non in questo modo.
C’è solo una persona con cui sono certo di poterlo fare. E
sei tu.”
Draco non aveva
pensato di sentirlo parlare in quel modo. Non quella sera. O, forse,
mai più nella vita. Ma, ancora una volta, egli fu in grado di
smentirlo. Eppure, ancora una domanda si celava in lui. E non ci
sarebbe stato altro momento per cercare di rischiarare i suoi dubbi.
“Non hai mai pensato di cercarmi?”
Harry lo
guardò, restando in silenzio per qualche istante. Era vero,
aveva sempre cercato la solitudine. Ma in tutti quei mesi, aveva sempre
atteso quel momento.
“Sì.
L’ho pensato. Molte volte. Volevo scriverti. Ma non sapevo come
avresti reagito. Ero certo che anche tu, in fondo, avessi voglia di
rivedermi. Ma, da un lato, avevo paura che tu potessi avercela con me.
Per come ti avevo allontanato dalla guerra, quel giorno.”
“E come
avrei potuto? È vero, quel giorno non sarei mai andato via. Lo
sai bene. Ma, poi, ho capito. Ho capito perché lo hai fatto. E
io avrei fatto lo stesso.”
Harry sorrise tra sé e sé, ma un istante dopo portò di nuovo lo sguardo a terra.
“Già.
Ma, se non ti ho scritto, non è stato solo per questo. Avevo
paura della tua reazione, è vero. Ma avevo paura anche di
me.”
Gli occhi di
Draco si soffermarono a lungo su di lui. Non incrociò il suo
sguardo, ma cercò di capire quelle parole. Ed Harry si
spiegò.
“Non mi
sentivo davvero bene. Non ero certo di essere capace di vivere le mie
giornate come avrei voluto davvero. E, se in quel momento non ero in
grado di occuparmi di me stesso, non avrei mai permesso di farti
avvicinare a me. Questa potrebbe essere una nuova vita. Per entrambi. E
vorrei essere certo di poterti dare tutto me stesso. Se tu ancora lo
vorrai.”
Le labbra di
Draco si dischiusero. Ed i suoi occhi sembrarono illuminarsi di una
luce nuova. Nuova, come quella vita che si stava mostrando dinanzi a
loro.
Era un sogno.
Quel sogno che per anni avevano accarezzato, spesso pensando che mai
sarebbe divenuto realtà. Ma, in quel momento, si trovarono a
viverlo. E fu tutto come lo avevano immaginato.
“Sono
stato uno stupido. Non sono stato in grado di capirti, quando avevi
più bisogno di me. Ti ho lasciato da solo, credendo a ciò
che tu hai detto per allontanarmi. Ma tu hai sempre fatto tutto questo
per me. Mi hai salvato la vita in così tante occasioni.
Tenendomi lontano da te, fingendo di non riconoscermi. Proteggendomi da
quella Maledizione. Nessuno l’avrebbe fatto. Ma tu non hai avuto
paura. Neanche per un istante.”
Harry inumidì le proprie labbra, divenute improvvisamente troppo asciutte per permettergli di parlare.
“E io ti
ho detto cose terribili. Cose che non pensavo davvero. E non le
meritavi. Tu non sei così. Non sei come io ti ho descritto. Non
lo sei mai stato. E mai lo sarai.”
Aveva utilizzato
parole tremende. Le ricordava perfettamente. E ognuna di quelle parole
aveva ferito Draco nel profondo, facendolo sprofondare in un dolore che
era apparso senza fine.
“Tu non sarai mai come tuo padre.”
Sorrise, nel
pronunciare quelle parole. E fu un sorriso carico di dolcezza, di
comprensione. E di amore. Un sorriso che riscaldò l’animo
di Draco e, per la prima volta, lo fece sentire completo.
Al sicuro.
Quel sorriso fu
contagioso. Le sue labbra si piegarono dolcemente. E nei suoi occhi,
quelli del compagno si rispecchiarono e si immersero, come in un mare
profondo da cui non sarebbero mai voluti riemergere. Harry si mosse,
compiendo un passo verso di lui. Trovò la sua mano ancora posata
sulla ringhiera, incrociando delicatamente le sue dita con le proprie.
Una delle cose di cui maggiormente aveva sentito la mancanza, in quei
due anni in cui non aveva avuto la possibilità di sfiorarlo.
“Ti chiedo scusa. Per tutto.”
Fu sincero, come
avrebbe desiderato. E Draco apprezzò quelle parole e quella
sincerità. Era tutto ciò che avrebbe chiesto. E volle
ricambiare.
“No. Sono io che devo scusarmi con te.”
Strinse maggiormente le sue dita.
“Non avrei
dovuto allontanarmi. Ho sbagliato. Ogni cosa. Pensavo che, in quel
modo, sarebbe stato più difficile avvicinarsi a te. Se qualcuno
avesse scoperto la nostra relazione, sarebbe stato semplicissimo
prenderti. E non avrei potuto rischiare niente di simile. Solo dopo ho
capito che, volendolo o meno, sarebbe arrivato il momento del confronto
tra te e lui. E non avrei potuto fare nulla per evitarlo.”
Parlò con il cuore in mano, ricordando momenti che lo avevano coinvolto, straziandolo.
“Certo,
non pensavo che tu potessi recarti da lui, di tua spontanea
volontà. Sapevo bene degli horcrux. Ma neanche io potevo
immaginare che dentro di te ci fosse una parte di Voldemort.”
Harry era certo
che lui lo sapesse. Conosceva la storia degli horcrux, probabilmente
era stato Voldemort stesso a parlarne ai suoi seguaci, per assicurarsi
che tutti garantissero la sicurezza degli oggetti a lui più
cari. Quelli che contenevano parte della sua anima. Altrimenti, come
avrebbe potuto sapere del serpente, il giorno della guerra di Hogwarts?
“Mia madre
mi ha raccontato tutto. Mi ha detto di come tu abbia deciso di
consegnarti. Mi ha detto che è stata lei ad avvicinarsi, per
assicurarsi che tutto fosse andato secondo i piani. E mi ha detto di
averti chiesto di me.”
Lo ricordava
perfettamente. Nella sua mente, Harry ripercorse quei momenti, e non
poté ignorare il brivido che salì lungo la sua schiena.
Un timore rinnovato, portato a galla dai ricordi, misto ad una folata
di vento leggermente più freddo.
Draco lo
notò. E in un istante, lasciando andare la sua mano, si tolse la
giacca, posandola con cura sulle spalle del compagno. Harry la
osservò, ed il suo naso si colmò di quel profumo che
sembrava essere più familiare del proprio. Tornò a
stringere la sua mano, dolcemente. E fu di nuovo pronto ad ascoltarlo.
“Probabilmente,
aveva già capito cosa ci fosse tra di noi. Sono certo che lei
sapesse che, in realtà, ti avevo riconosciuto, quel giorno a
casa nostra. Mia madre sa tutto di me. È in grado di capirmi. E,
in quel momento, non avrebbe potuto far altro che salvarti la vita. Sapeva che ci sarebbe stato ancora un modo per incontrarci. Sapeva che ci sarebbe stata concessa un’altra possibilità.”
Una possibilità.
Quella parola
rimase impressa nella loro mente. Rifletterono su di essa, mentre le
loro mani, tornate ad intrecciarsi, avevano iniziato a scambiarsi dolci
carezze. Fu solo una questione di tempo. Entrambi avrebbero voluto
porre quella domanda. Ma il primo di loro in grado di sciogliere il
nodo creatosi in gola fu Draco.
“Questa possibilità ci è stata concessa, Potter. Ma tu desideri davvero averla?”
Per un istante,
temette la risposta. Quello sarebbe stato il momento della
verità. Quello decisivo. Quello che attendeva da una vita.
Per anni, Harry
gli aveva promesso un futuro migliore. Un futuro in cui sarebbero stati
liberi di vivere la loro vita, come l’avevano sognata. Liberi di
amarsi, senza alcun ostacolo. Liberi di scegliere.
Il momento della scelta era arrivato. E avrebbe cambiato le loro vite per sempre.
Harry
piegò dolcemente le proprie labbra in un sorriso. Si
avvicinò a lui, raggiungendo la sua mano, ancora impegnata a
sorreggere il calice di vino. Lo prese, facendo attenzione, e lo
posò sul tavolo di legno che si trovava sulla terrazza, a pochi
metri da loro. Incontrò la sua mano, ora libera, e la strinse
come fino a quel momento aveva fatto con l’altra. E fu
così vicino a lui da poter avvertire il suo respiro. Ed il
battito del suo cuore.
“È l’unica cosa che chiedo.”
Risalì
con la mano lungo il suo braccio, raggiungendo il suo collo e
cingendolo, come Draco amava. Sfiorò il morbido e fresco tessuto
della sua camicia bianca, riconoscendolo. Lo ricordava perfettamente.
Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Un ultimo sguardo. E fu un istante.
Le loro labbra
si incontrarono, come se non avessero atteso altro dall’inizio
della serata. O, forse, da mesi interi, in cui entrambi avevano cercato
la solitudine, ma sempre desiderando una possibilità per
trovarsi di nuovo.
E fu un bacio
casto, un bacio carico di dolcezza, che disse più di quanto
avrebbero potuto fare con le parole. Qualsiasi frase, in quel momento,
sarebbe apparsa fin troppo banale, fin troppo semplice, in confronto a
quel bacio che riuscì a tradurre i loro sentimenti più
nascosti ed i loro sogni più reconditi.
E fu un bacio di
cui, per la prima volta, non furono costretti a vergognarsi. Un bacio
per cui non dovettero temere nulla. Perché non avrebbero
più avuto bisogno di nascondersi nei luoghi dimenticati di
Hogwarts. Per esprimere i loro desideri, ma solo quando la notte
scendeva sul Castello e l’oscurità avvolgeva ogni cosa.
Per amarsi come chiunque altro avrebbe potuto fare, ma solo quando il
mondo intero era immerso nel sonno.
E fu un bacio che non avrebbero mai dimenticato.
Si distaccarono
con altrettanta dolcezza, aprendo gli occhi lentamente, come
risvegliandosi da un bellissimo sogno. Ma quella era la realtà.
Era la loro vita. La vita che Harry e Draco avrebbero trascorso insieme.
Harry fece
scivolare nuovamente la mano sinistra lungo il proprio fianco,
mantenendo la destra ancora stretta a quella del compagno. E fu pronto
per tornare all’interno della casa, lì dove una festa li
stava attendendo. Una festa che, da quel momento, avrebbe avuto un
sapore totalmente diverso. Ma Draco esitò.
“Aspetta.”
C’era un’ultima cosa che avrebbe voluto dirgli. O meglio, mostrargli.
Ed Harry attese.
Vide il compagno estrarre la bacchetta dalla propria tasca, mantenendo
sempre la propria mano stretta nella sua. E si chiese per cosa potesse
servirgli. Eppure, dentro di sé, fu certo di conoscere la
risposta. Non seppe il perché, ma capì di averlo saputo
fin dal primo istante.
Draco puntò i propri occhi nei suoi. E parlò.
“Expecto patronum.”
Fu un solo
istante. E dalla punta della sua bacchetta, una luce azzurra si
proiettò nell’aria. Sollevarono lo sguardo, e rapidamente
quel raggio iniziò a prendere forma.
Due ali si
spiegarono nel buio della notte, illuminando il cielo. Un becco
affilato fendette l’aria fresca, puntando ad innalzarsi sempre di
più, verso le stelle che, in quel momento, non sembrarono
così lontane.
Un’aquila
maestosa attraversò il cielo, compiendo più voli e poi
avvicinandosi di nuovo a loro. Rimase sospesa nell’aria, battendo
le ali in modo lento, ma con una forza capace di sorreggerla.
Incrociò lo sguardo di Draco, come per rispetto nei confronti di
colui che l’aveva evocata. Ma, un istante dopo, la sua attenzione
si spostò sugli occhi di Harry. Il ragazzo la fissò a
lungo. E capì.
Fiera. Forte. Orgogliosa. Ma, soprattutto, libera.
Proprio come Draco.
Fiero e
orgoglioso. Come sempre era stato. Come la sua famiglia lo aveva
cresciuto. Perché quello era il lascito di suo padre.
Forte. Come nel
tempo si era dimostrato. Come la vita lo aveva reso. Perché
quello era ciò che sarebbe appartenuto solo a lui.
Libero. Libero
di vivere la propria vita come avrebbe desiderato. Libero di prendere
decisioni, per se stesso e per gli altri. Libero di scegliere.
Harry non aveva
mai visto nulla di così bello. Era il Patronus migliore che
avesse mai avuto la possibilità di osservare. Non sapeva quando
Draco avesse trovato la forza di evocarlo. Non sapeva quando fosse
stato capace di tentare nuovamente di padroneggiare
quell’incantesimo. Ma non sarebbe stato il momento giusto per
chiedere.
Draco
osservò l’aquila alzarsi nuovamente in volo. E
ricordò ogni momento trascorso in sua compagnia. L’unica
che nel corso di quei due anni aveva avuto. Nei momenti di solitudine
trascorsi ad Hogwarts, tra un tentativo e l’altro di far
funzionare l’Armadio Svanitore. Nelle terribili nottate passate
nella sua Villa, chiuso nella sua stanza, in preda al terrore e alle
lacrime. Negli ultimi otto mesi, in cui sarebbe stata l’unica
consolazione in grado di dargli la forza di andare avanti.
Perché,
in tutta la tristezza che aveva colmato la sua vita, un solo ricordo
era riuscito ad accendere quel barlume di speranza che lo aveva spinto
ad andare avanti. Un ricordo che da sempre era stato in grado di farlo
sentire unico al mondo.
Erano state quelle
parole. Quelle parole che, in quel freddo giorno ad Hogwarts, mentre
tutti erano ad Hogsmeade, avevano riscaldato il suo cuore. Quelle
parole che Harry aveva utilizzato per esprimere i propri sentimenti.
Due semplici parole, che per lui avevano rappresentato ogni cosa.
Nessun ricordo
sarebbe stato più intenso di quello, per lui. Nessuna sensazione
sarebbe stata così forte, come il sentirsi amato. E fin dal suo
primo istante di solitudine, aveva iniziato a provare. Ed aveva
compreso che, sì, quello sarebbe stato l’unico momento in
cui sarebbe riuscito a farlo. E così era stato. Perché,
anche in un mare di oscurità, una semplice scintilla di luce
sarebbe riuscita a prevalere.
E videro quella
luce involarsi nuovamente verso il cielo. Le loro mani si strinsero
ancor di più. Si voltarono uno verso l’altro, ed i loro
occhi sorrisero ancor prima delle loro labbra. E mentre l’aquila
si voltava, dopo l’ultimo volo nell’aria notturna, per
tornare ad addormentarsi al loro cospetto, due sole parole provennero
dal cuore di Draco.
Due parole che diedero inizio alla loro nuova vita.
“Sono pronto.”
Ciao a tutti :D Non ci posso credere,
siamo già arrivati alla fine della raccolta :'( Piango
tantissimo! Ma la consolazione per me è questo lieto fine <3
Lo sognavo da tanto tempo, non vedevo l'ora di scriverlo e soprattutto
di pubblicarlo, sperando piaccia anche a voi :)
Che dire? Tutto è bene quel che finisce bene! E Draco che
finalmente può mostrare ad Harry il proprio patronus chiude la
raccolta che proprio da questo prende il titolo :)
Bene, come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno seguito la raccolta
e chi ha trovato il tempo per recensire o per mandarmi un proprio
pensiero <3 Grazie davvero! Ah, prima di salutarci.. Sto preparando
una long :) Sono al capitolo 23, sicuramente finirò di scriverla
prima di pubblicarla, ma spero di rifarmi viva il prima possibile :D
A presto!
ringostarrismybeatle
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