cap3
3 ~
Your
Apologies
Camus procedette lungo il corridoio , cercando di raggiungere il suo
studio, con un leggero cipiglio nello sguardo.
Era da un paio di giorni che il lavoro all'interno della scuola lo
trovasse decisamente più stressante del solito. A dirla
tutta,
trovava gli altri decisamente irritabili.
Si sentiva un po' come un monarca alle prese con una banda di servitori
nullafacenti : per quanto potesse essere soddisfacente governare, avere
a che fare quotidianamente con una banda di zoticoni che non sapevano
letteralmente fare nulla senza che ci fosse lui presente, era alquanto
frustrante.
Con un leggero sbuffo infastidito, tuttavia, dovette ammettere a se
stesso che la causa di questa sensazione di nervoso mista a
frustrazione era un'altra - visto che i suoi colleghi non è
che
fossero cambiati improvviso da un giorno all'altro-.
Il pensiero cadeva più e più volte su Ai che, da
qualche
giorno a questa parte, aveva iniziato a comportarsi in maniera
piuttosto strana.
Lo vedeva più assorto nei suoi pensieri.
Distratto.
Corruggando le sopracciglia, si chiese quando esattamente aveva
iniziato a comportarsi in maniera inconsueta.
... Okay, di per sè, suo figlio era sempre stato una persona
inconsueta.
Ad esempio, si ricordò quando qualche mese fa, dopo che
l'azzurrino si era versato una ciotola di cereali e, constatando che
fossero tutti
di colori diversi, gli chiese quale secondo lui fosse 'il cereale che
avesse dato origine agli altri', lasciando il biondo visibilmente
perplesso, non sapendo davvero cosa rispondergli.
A ripensarci, era quasi ammirevole come il figlio riuscisse a farsi
domande su questioni così futili.
Quindi quando ha iniziato a comportarti in maniera più
strana
del suo solito...? Non si ricordava esattamente tanto ma si
ricordò di un episodio successo giusto il giorno prima.
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"... Per il resto?
Com'è andata? Hai fatto nuove conoscenze?"
Era una delle solite domande di routine, di cui più o meno
si
aspettava già la risposta - tipo 'a scuola è
andata come
sempre e il mio numero di amicizie non è aumentato da ieri
ma
grazie di aver chiesto'-.
Tuttavia, si rese subito conto di quanto sbagliasse quando, appena si
voltò a guardarlo dopo aver parcheggiato la macchina, lo
vide
mettersi una mano sul petto mentre il colore delle sue gote erano
diventate di un colore rossastro in meno di una manciata di secondi.
"... Ai?" chiese confuso il più grande, alzando un
sopracciglio , perplesso da quella reazione.
Nonostante il colorito fosse cambiato, Ai sembrò provare a
comportarsi come se nulla fosse, cercando di mantenere un atteggiamento
composto, mentre cercava di uscire dalla macchina.
Tuttavia, a Camus non potè sfuggire come fosse tremendamente
in
difficoltà ad uscire dalla macchina, visto che
sembrò
avere scordato l'esistenza delle cinture di sicurezza che circondano il
suo petto.
Vista l'incapacità del figlio di uscire dalla macchina, dopo
essersi massaggiato le tempie con fare stanco, il biondo
staccò
la cintura al figlio, causandogli una momentanea perdita di equilibrio.
"Uh. Okay. Mh. Sto bene." mormorò il più giovane
in tono
statico, quasi robotico e ,agli occhi dell'altro, sembrò
quasi
che stesse iperventilando, un po' come quando dai troppi input ad un
computer vecchio, dando come risultato finale il completo blocco del
sistema.
Essendo ormai palese che il ragazzo non avrebbe risposto più
a
nessuna domanda, il compito del genitore era soltando uno : seguirlo e
sperare che non cadesse da qualche parte.
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In effetti, è stato molto ingenuo da parte sua
lasciare
semplicemente la cosa 'correre', piuttosto che indagare
oltre. Il
suo comportarsi da padre attento l'aveva trasformato per quel breve
istante in un ingenuo.
Non che volesse farsi gli affari del figlio - in quanto non gli aveva
mai fatto venir dubbi sulla sua integrità morale- ma
iniziava a
domandarsi se fosse il caso di parlargli, si chiedeva se in qualche
modo, fosse il vero motivo del fatto che era finito in punizione
l'ultima volta e... Oh, non era forse Ai quel ragazzo davanti a lui
,appena uscito dall'infermeria?
Immediatamente i loro sguardi si incrociarono e Camus potè
avvertire un leggero sussulto nel più piccolo, come se
l'avesse
appena beccato in qualcosa di inappropriato.
"... Ai, cos-?"
Il preside si bloccò nel momento stesso in cui
vide
apparire l'infermiera dietro il più giovane e subito un
sorriso amorevole gli apparve in viso.
"Oh buongiorno. Come sta? La vedo in splendida forma."
esclamò
in tono affabile , allargando se più possibile il sorriso.
L'infermiera dal canto suo, ridacchiò lievemente, coprendosi
parte del viso con una mano, mentre le gote iniziarono a colorarsi di
rosso. Il ragazzo dai capelli ciano sembrò approffittare del
momento per allontanarsi ma la stretta della mano di Camus sul suo
polso glielo impedirono.
Per quando l'adulto continuò a sorridere, sembrò
quasi
emanare una certa aura che non prometteva nulla di buono e il
più giovane sembrò capire al volo che doveva
arrendersi all'innevitabile.
Il biondo si volse nuovamente verso l'infermiera, sperando che fosse
collaborativa e che non fosse costretto a usare una parola smielosa di
più.
"Scusi, potrei chiederle una cortesia? Visto che mio figlio
è
finito in infermieria, sono un po' preoccupato... Ci potrebbe lasciare
per un'istante da soli all'interno? Vorrei assicurarmi che stesse bene.
Spero di non risultare troppo maleducato ai suoi occhi."
Fortunatamente , la donna sembrò più
collaborativa del
prevvisto e, dopo l'ennesimo risolino, si allontanò andando
verso la sala insegnanti.
Dopo che si fu allontanata, l'uomo fece segno al ragazzino di entrare
e, dopo che l'altro l'ebbe eseguito,
entrò chiudendo la porta alle
sue spalle. Successivamente, si guardò intorno e,
appena ebbe la conferma di essere solo loro due in quell'aula, il suo
solito sorriso di circostanza scomparve, lasciando spazio alla sua
solita espressione fredda mentre guardava il figlio davanti a
sè.
"... Allora?" chiese, dopo qualche attimi di silenzio, mentre
incrociava le braccia al petto, per poi appoggiare la schiena alla
porta dell'aula "Cos'è successo?"
"Sono stato male." mormorò l'azzurrino e , notando dallo
sguardo
dell'altro che non fosse soddisfatto della risposta,
continuò
"Per colpa di un biscotto di Natsuki e ho dovuto prendere qualcosa per
far passare il dolore alla pancia."
Camus sbuffò con fare infastidito, posando l'indice e il
pollice
sul ponte del naso, strizzando lievemente gli occhi, sotto lo sguardo
confuso del figlio.
"Tranquillo, stavo semplicemente valutando l'eventualità di
tagliare le mani al tuo amico, visto che con quelle fa solo danni."
borbottò indispettito, spostando poi la mano e riaprendo gli
occhi.
Ricordava fin troppo bene quando tempo addietro, incosciente delle
inesistenti doti culinari dell'occhialuto, aveva avuto l'ardire di
assaggiare uno di quei dolcetti di 'ringraziamenti per avermi fatto
rimanere a dormire da Ai-chan' .
Tutt'ora, non sapeva bene se fosse stato più il dolore
fulmineo
alla bocca dello stomaco o se fosse stato il ricordo di quel bambino
con le guance paffutelle che gli sorrideva dolcemente porgendogli altri
dolcetti, la parte più orribile di quella giornata.
Poteva benissimo capire il dolore che il figlio avesse provato ma
ancora non capiva come potesse essere successo una cosa del genere.
Insomma, Ai passava davvero tanto tempo con quei ragazzi, quindi
dovrebbe essere palese che più di chiunque altro, lui
dovesse
sapere di non mang...
"E' stata colpa mia ciò che è successo. Natsuki
non centra nulla."
L'azzurrino bloccò il flusso di pensieri di Camus, che ora
guardava il figlio con aria confusa e lo sguardo basso, colpevole del
ragazzo, non miglioravano di certo la situazione.
"Perchè di-"
"Posso chiederti una cosa?"
Il biondo sbuffò nuovamente, costatando di come il ragazzino
davanti a sè, in un modo o nell'altro cercasse di
confonderlo,
bloccando il flusso dei suoi pensieri sul nascere.
Prima di rispondere, spostò lo sguardo sul vetro della
finestra
dell'aula, costatando in quel momento che si fosse messo a piovere:
sperò che non fosse un brutto presagio.
"... Certo, dimmi."
***************
Come sua routine, dopo la
scuola,
Ranmaru andava a posare la borsa e tutto ciò che avesse a
che
fare con la sua vita da studente, per poi tornare indietro con qualche
scatoletta di cibo per gatti. Era da un po' di tempo che aveva
addocchiato un gatto randagio nei dintorni dell'edificio scolastico e,
sebbene il
ragazzo non se lo potesse portare a casa per ovvie ragioni, proprio non
se la sentiva di abbandonarlo a se stesso... Forse proprio
perchè sapeva cosa si provasse.
Così, con l'ombrello in una mano e la borsa con il cibo per
animali dall'altra, girò l'angolo, per poi entrare
all'ingresso
scolastico... Per poi irrigidirsi e allargare gli occhi.
Non.
Era.
Possibile.
Era una cavolo di ossessione.
Eccolo lì, all'ingresso della scuola, la fonte di tutto il
suo
nervoso degli ultimi giorni , colui che gli faceva aggrovigliare
così tanto lo stomaco da fare male : Mikaze.
Che cavolo ci faceva lì? Perchè non era tornato a
casa? ... Che non avesse l'ombrello?
Visto che l'altro sembrasse non averlo notato - e se anche fosse, non
lo dava a vedere - , si prese qualche istante per scrutarlo: era
rannicchiato all'ingresso della scuola, con i vestiti e i capelli un
po' bagnati , mentre guardava il braccio e stringeva un qualcosa, che
il ragazzo più grande identificò come il gatto di
cui si
prendeva cura.
Una leggera smorfia gli apparve in volto mentre un leggero sospiro gli
usciva dalla bocca.
La cosa che più di tutte gli urtava di quel
ragazzo, non
era quel tono quasi di superiorità con cui a volte sembrava
parlarti, non erano quegli occhi che non si abbassavano mai, in nessuna
circostanza, quasi come se volesse sfidarti sempre o quel modo
odioso in cui sembrava apparire nei momenti meno opportuni : era il non
riuscire a comprenderlo.
Per quanto fosse giovane, Ranmaru riusciva sempre a farsi un'idea delle
persone che aveva intorno, un po' come se avesse
un'istinto 'animale' - non che gli importasse davvero di chi
gli
stava intorno ma, per una ragione o l'altra, ha sempre avuto a che fare
ogni giorno con un sacco di persone, scuola compresa- ma proprio non
capiva come funzionasse Ai Mikaze.
A volte aveva come l'impressione che lo sfottesse. Altre volte , aveva
l'impressione che gli volesse stare intorno solo per il semplice gusto
di
farlo arrabbiare. Altre volte ancora, aveva un po' l'impressione che
gli stesse vicino solo perchè semplicemente lo
volesse.
E da quanto tempo non succedeva? Era davvero secoli che una persona gli
si avvicinasse, non per interesse, non per doppi fini, ma solo
perchè semplicemente volevano conoscere Ranmaru Kurosaki. Il
vero
Ranmaru Kurosaki.
E la cosa lo mandava in una confusione tale da non sapere che fare e la
cosa lo irritava terribilmente. Era poi davvero possibile farsi tutti
questi pensieri, su una persona che sì e no avrà
visto
due volte - e non in ottime circostanze-?
Proprio in quel momento, l'azzurrino alzò finalmente lo
sguardo
-facendo ricadere delle cuffiette, che prima non aveva
notato, sulle ginocchia - e si accorse della presenza del ragazzo dai
capelli argentati, cosa che lasciò a quest'ultimo una
sensazione
abbastanza angosciosa e un orribile sensazione alla pancia, come se
dovesse implodere da un momento all'altro.
Per quanto non lo volesse ammettere a se stesso, sapeva fin troppo bene
a cosa erano dovuti quelle sensazioni. Non voleva ammettere a se stesso
che erano i sensi di colpa che si facevano sentire sempre
più
forti.
Schioccò la lingua seccato, come se con quel gesto potesse
scacciare via quelle orribili sensazioni che provava -ovviamente
fallendo miseramente-.
"... Beh? Che ci fai qui? Non dirmi che una persona così precisa
come te non ha pensato di portarsi l'ombrello." borbottò in
tono
piuttosto acido, affiancando il più giovane, mentre chiudeva
l'ombrello e prendeva
dalla borsa gli oggetti necessari a nutrire il gatto.
Ai non sembrò scomporsi più di tanto per il tono
discutibile del più grande - e forse, dopo la discussione
avuta
qualche ora prima, era più che probabile che immaginasse che
ora
ce l'avesse a morte con lui- , anzi, sembrò più
concentrato a fissare l'interno della borsa dell'altro, forse curioso
di quello che stesse andando a prendere al suo interno.
Il micio, che nel mentre aveva riconosciuto il giovane,
saltò
dalle gambe di Ai, per avvicinarsi all'altro, per poi miagolare e
strusciare la testa al suo piede.
"E' tuo questo gatto?" chiese dopo un lungo silenzio fissando Ranmaru
che aveva sistemato per terra ciotolina e croccantini.
Il senpai lo guardò male -cosa che fece aumentare il suo
dolore alla pancia- e sbuffò apparentemente infastidito.
"Che ci fai qui?!" insistette Ranmaru con un'intensità di
voce così alta da far sussultare il più piccolo.
Il ragazzo dagli occhi blu ciano sembrò pensarci per un
istante,
forse per valutare le parole da usare in quel contesto, per poi
scrollare le spalle.
"Si è messo a piovere e non ho l'ombrello. Mio padre mi ha
detto
che saremo andati via assieme ma in questo momento ha una riunione a
scuola. Sto aspettando che finisca."
Forse era solo un impressione, ma il ragazzo più grande si
accorse che l'altro non mostrava la solita sicurezza - o noncuranza,
non sapeva bene come spiegarlo- nel parlare, anzi, sembrava abbastanza
titubante e sembrava usare una certa cautela. Che pensasse ancora alla
loro discussione?
Abbassò lo sguardo, concentrandosi in apparenza al gattino,
dandogli qualche carezza, ricevendo in cambio il suono delle fuse,
mentre in realtà riflettè su quello accaduto
poche ore
prima.
Era davvero arrabbiato in quel momento e immaginava che forse - forse -,
avesse un tantino esagerato nel rivolgersi ad Ai che,
anzi, gli
aveva pure 'salvato la vita' - e ricordava piuttosto perfettamente la
sua espressione dopo aver mangiato quella robaccia, quindi era davvero
sicurissimo della cosa- e a pensarci...
Sapeva piuttosto bene di aver scaricato tutte le sue frustrazioni su di
lui. Il ragazzo dagli occhi eterocromatici non stava passando un bel
periodo, proprio per niente, ma sapeva bene che non aveva il diritto di
ferire i sentimenti delle persone - o almeno, di persone che non gli
avessero fatto nulla di talmente grave di meritarsi un trattamento
simile-.
... Davvero stava pensando ai sentimenti di uno sconosciuto? Dio...
Come si era ridotto per via di quel Mikaze.
Forse era una qualche punizione di qualche genere -se solo ci credesse,
penserebbe che fosse di natura divina- per essere una persona orribile?
Si passò una mano fra i capelli, frustrato da quella
situazione.
Se solo avesse potuto, avrebbe spaccato qualcosa, piuttosto che
rimanere a pensare ai sentimenti di uno come quello là.
Una delle cose più urtanti era il fatto che quello stesse
zitto.
Con la coda nell'occhio, poteva vedere piuttosto bene come l'azzurrino
lo scrutasse, magari chiedendosi se potesse parlare o se l'avrebbe
mangiato vivo.
Doveva fare assolutamente qualcosa, sia per togliergli quella stupida
espressione dalla faccia, sia per farsi passare quella dolorosa
sensazione della pancia ma, purtroppo per lui, non era propriamente una
persona carina e dolce che potrebbe dire come se nulla fosse ' mi
dispiace ' .
... Anche perchè era sicurissimo che non fosse stato solo
colpa sua.
Aveva esagerato con le parole, sapeva che aveva sbagliato a sputare
sentenze su una persona che manco conoscesse -anche stupido, contando
che Ranmaru stesso odiava quando lo facevano con lui- ma sapeva anche
che il ragazzo di fianco a lui non era propriamente un santo, contando
tutte le volte che quasi gli causava un aneurisma cerebrale.
"... Okay ascolta. " esclamò di colpo, in un tono di voce
più aggressivo di quanto avrebbe voluto, cosa di cui si
maledì "Io non so bene come ragioni, non so che ti frulli in
testa e forse in questo momento ti starai chiedendo perchè
questo idiota ti sta ancora parlando. Forse non vuoi avere
più a
che fare con me? E' probabile, visto i nostri trascorsi. Ad ogni modo,
sono una persona schieta e se devo dire una cosa non mi faccio
problemi, quindi ascoltami bene, non te lo dirò una seconda
volte. So bene che non mi sono comportato nei migliori dei modi e il
fatto che sei parecchio strano, non giustificano certe parole che ho
usato. Io odio le persone che giudicano così a caso e di
certo
non voglio diventare io stesso una persona del genere. Diciamo che ho
esagerato ma questo non ti da il diritto di farmi innervosire quando
meglio credi. Capito? Bene. Ma com'è che sei bagnato?"
Il più grande era molto sorpreso e confuso da quanto avesse
parlato - tant'è che gli mancava il fiato-, forse non aveva
parlato così tanto in tutta la sua vita e la cosa era
davvero
imbarazzante. Talmente imbarazzante che si sarebbe preso a cazzotti da
solo, piuttosto che stare lì. Sperò con tutto il
cuore
che l'altro accettasse le sue scuse
e magari prendesse di buon grado quel cambio repentino del discorso
-anche se ,nonostante stesse evitando accuratamente il suo sguardo,
percepiva fin troppo gli occhi dell'azzurrino addosso a lui-.
"... Ti stai scusando con me, per caso?"
Ed ecco che ora Ranmaru avrebbe dato volentieri un pugno ad Ai
stavolta, per averlo fatto imbarazzare e sentire a disagio
più
di quanto già fosse, faccendo aumentare pericolosamente il
rossore sulle sue guance.
Si alzò quindi di scatto, pronto ad andarsene da
lì,
prima di prenderlo ad insulti e di finire nuovamente con lo stomaco
dolorante e l'avrebbe fatto, se non fosse per una presa da dietro,
all'altezza della giacca.
"Scusami." mormorò il ragazzino, prima che Ranmaru potesse
dire
o fare altro "Non volevo metterti a disagio, ho sempre e solo voluto
parlare con te, ma so bene di essere strano. Cercherò di
evitare
di metterti a disagio ma stai qui, d'accordo? Non c'è
bisogno
che ti allontani per colpa mia."
Il ragazzo dagli occhi eterocromatici si irritò non poco a
quelle parole: sia con se stesso per essere ulteriormente idiota, sia
per
l'azzurrino che permetteva che ciò accadesse. Si
ricordò
infatti di quando glielo disse la prima volta qualche ora prima e di
come Mikaze stesso l'avesse ripetuto e forse, per un breve istante, in
quegli occhi freddi ed apparentemente privi di una qualsiasi luce, ci
aveva letto dolore e rassegnazione, come se fosse ormai rassegnato ad
essere semplicemente lui stesso. Non sapeva bene perchè o
come
avesse fatto a vederci una cosa del genere in una manciata di secondi,
ma sta di fatto che quella sensazione lo colpì talmente
forte,
che avvertì un sendo di soffocamento, come se qualcuno gli
avesse appena dato un pugno alla bocca dello stomaco.
"... Allora, mettiamo le cose in chiaro." borbottò Ranmaru,
mettendosi il cappuccio in testa, come a voler nascondere il rossore di
poc'anzi "Io rimango, tu non ti scusi, io non ti do più
dello
strano e tu non te lo ripeti da solo. D'accordo?"
Lanciò un'occhiataccia ad Ai, il quale, dopo un momento di
spaesamento, annuì velocemente con la testa, togliendo poi
la
mano dalla giacca dell'altro e Ranmaru scrollò le spalle,
tornando al suo posto, guardando poi l'orologio al suo polso.
...Quanto tempo era passato? Una ventina di minuti? Quanto durava
quella cavolo di riunione a scuola?!
Oh beh, sarebbe stato meglio passare il tempo evitando qualche altro
silenzio imbarazzante.
"... Allora? Non hai una delle tue domande inconsuete da farmi?" disse
quindi di colpo, evitando accuratamente la parola 'strano'.
"... Beh." esordì Ai, posando gli occhi sul micio, che aveva
appena finito di mangiare e ora si era avvicinato nuovamente a Ranmaru
per avere un po' di affetto "Non mi hai detto se il gatto è
tuo
o meno."
Il ragazzo dai capelli argentati sbuffò: aveva quasi
dimenticato
che l'altro era un ragazzo che non si arrendeva mai, finché
la
sua curiosità non fosse stata soddisfatta.
"No." disse secco, per poi prendere il gattino in braccio ed
accarezzarlo dolcemente.
L' azzurrino rimase a lungo a fissare la scena - tant'è che
Ranmaru si chiese se fosse caduti in qualche sorta di standby o cose
simili - per poi storcere lievemente il naso, come se non fosse
soddisfatto della risposta.
"Eppure ti dai tanto da fare per lui. Gli porti da mangiare, ti prendi
cura di lui... Sembra tutto tranne che tu sia un estraneo per lui." gli
fece notare Ai, guardandolo dritto negli occhi. Il ragazzo
più
grande si stava già pentendo di aver iniziato quella
conversazione.
"Dare da mangiare ad un gatto un paio di volte non vuol dire nulla.
Quelli che danno da mangiare ai piccioni che dovrebbero dire? Di avere
più di 100 piccioni?"
"Non so come avvenga per i piccioni, ma in questo caso il gatto mi
sembra molto affezionato a te. " insistette ancora, non percependo
assolutamente il sarcasmo del senpai "Si vede che ti vuole bene."
Ranmaru schioccò la lingua, tremendamente infastidito dal
più piccolo. Non sapeva se fosse più irritato dal
fatto
che l'altro non cogliesse che voleva assolutamente concludere quella
conversazione imbarazzante, o se lo fosse di più
perchè
l'altro stava insistendo su qualcosa di davvero... Stupido. Non si
affezionavano a lui le persone, figurarsi un gatto randagio!
E ancora, non capiva perchè dovesse fare questi pensieri
profondi per una domanda del cavolo.
"... Senti. Te lo spiegherò in parole povere
perchè
davvero, è una discussione così inconcludente che
non ho
la più pallida idea del perchè ne stiamo ancora
parlando.
Non gli 'piaccio' io, ma il cibo che gli do ogni giorno. Chiunque gli
può essere 'simpatico', basta gli dia un po' di attenzione e
da
mangiare."
"Non è vero." disse ancora Ai, e Ranmaru era abbastanza
sicuro
di sentire nascere in lui qualcosa di simile all'istinto omicida ed era
già pronto ad urlare , sentendo la sua inesistente pazienza
venir meno, ma si bloccò quando l'altro gli fece vedere la
mano
piena di graffi..
"Mentre ero qui, aspettando mio padre, ho visto il gatto gironzolare
sotto la pioggia e ho pensato che si sarebbe ammalato prendendosi
l'acqua." spiegò il più piccolo, coprendo la mano
con la
leggera felpa che stava indossando "Tuttavia, non si è fatto
prendere facilmente, sai? Pensavo che fosse perchè era
spaventato per la pioggia, ma invece l'ho visto saltare come se nulla
fosse nelle pozzanghere per gioco. Molto strano per un gatto, non
trovi? Credevo fossero animali più puliti... Comunque,
proprio
quando mi ero arreso, mi si è acciambellato sulle gambe,
sporcandomi di fango..."
Non sapeva il perchè di quel discorso strampalato, ma c'era
da
dire che ora il senpai si stava divertendo non poco. Infatti, vedere il
più piccolo parlare con voce diversa dal suo solito tono
freddo
ed assumere un leggero cipiglio contrariato, mentre abbassava lo
sguardo verso la felpa ormai sporca di fango, fecero nascere sul volto
del più grande un sorriso derisorio. Forse in fondo, ne era
valsa la pena essere rimasto fino a quel momento.
" Ad ogni modo, non è questo il punto." mormorò
Ai,
tornando a guardarlo dritto negli occhi, e il sorrisetto di Ranmaru
scomparve "Io volevo solo aiutarlo, eppure mi ha riempito di morsi e
graffi. Eppure, secondo il tuo ragionamento, bastava dargli un po' di
corda e si sarebbe affezionato subito a me, no? Mi pare invece che non
sia stato così. Ti ho raccontato questa storia per farti
capire
questo: forse non sono tutti guidati da secondi fini. Credo davvero che
il gatto ti voglia realmente bene... E non penso tu debba aver paura ad
affezionarti a lui. Quindi... perchè non pensi ad un nome
per
lui?"
Ed ecco che , nuovamente, il ragazzino più piccolo lo
sorprese
con le sue parole, lasciandolo per qualche istante con le labbra
semi-socchiuse. Come poteva un discorso sui piccioni e sui gatti
portare ad una conversazione del genere? Proprio non riusciva a capire
il modo di pensare di quel ragazzino.
"... Tsk." borbottò il ragazzo dagli occhi eterocromatici,
per
poi dargli improvvisamente un colpetto in fronte con l'indice, facendo
sussultare il kohai dalla sorpresa.
Non sapeva neanche lui cosa stesse facendo. Non sapeva nemmeno che
strane sensazioni Ai gli avesse suscitato - erano così
intense,
così particolari, così tante che lui, abituato
prima di
tutto ad agire e poi pensare, non sapeva davvero come reagire-.
Si mise a frugare nella borsa, nella più totale confusione
del
più piccolo - cosa di cui Kurosaki fu lieto, almeno non era
l'unico lì ad essere confuso-, per poi prendere dei cerotti,
disinfettante e del cotone - fra una cosa e l'altra, capitava che si
facesse spesso male, ed aveva imparato a portarli sempre con
sè-
e prendere la mano dell'azzurrino.
Forse fu solo un'impressione, ma potè quasi avvertire il
ragazzino irrigidirsi sotto il suo tocco e gli diede quasi
l'impressione che fosse diventato improvvisamente nervoso.
"Ohi, quel gatto è comunque un randagio e io non voglio
avere
nessuna responsabilità se ti prendi un' infezione, chiaro?!"
Sbuffò il ragazzo dai capelli argentati , iniziando a
passare il
disinfettante sui graffi.
Nonostante la voce apparentemente irritata e il modo inizialmente
brusco in cui stava passando il cottone per sterilizzare le piccole
ferite, Ranmaru successivamente fu abbastanza delicato e si prese del
tempo per osservargli attentamente la mano. A parte un graffio che
partiva dal centro del dorso, sotto le nocche, e arrivava fino al
pollice, aveva giusto qualche piccola ferita superficiale.
Alzò gli occhi di nascosto, accorgendosi che ancora il
ragazzino non aveva emmesso nessun fiato. Letteralmente.
L'unica cosa che faceva era fissarlo ma non con il suo solito sguardo
attento, sembrava piuttosto imbambolato e potè notare come,
mentre il più grande gli sfiorava la mano, essa sembrasse
sempre
più umidiccia.
... Che avesse paura? In effetti, quante volte, in quel poco tempo,
aveva rischiato di prenderlo a pugni? Decisamente tante, non c'era da
sorprendersi.
Scrollò le spalle, sospirando lievemente : se fosse questo
il caso, era ovvio che non ci fosse nulla che potesse fare.
Con la mano libera, cercò un cerotto che potesse fare al
caso
suo, quando qualcosa catturò la sua attenzione e subito uno
sguardo irritato gli apparve in volto, insieme ad un grugnito di
disappunto.
Che diavolo ci facevano lì dei cerotti con i coniglietti?!
Sbuffò infastidito -immaginando già chi potesse
aver
fatto qualcosa del genere ai suoi normalissimi cerotti-, per poi dargli
un ulteriore occhiata: per quanto erano stucchevoli e decisamente non
nel suo stile, doveva ammettere che erano di un bel colore tendente
all'azzurro.
Posò nuovamente lo sguardo sul ferito, poi sul cerotto e
avanti
così un paio di volte, per poi metterglielo sull'enorme
graffio
senza tante cerimonie.
"To'. Spero ti piacciano i conigli." borbottò il ragazzo dai
capelli argentati, lasciando la mano dell'altro.
Mentre Ranmaru sistemava nuovamente gli oggetti nella sua borsa,
notò che il ragazzino si sfiorava il cerotto con l'indice,
quasi ammirandolo. Dovevano proprio piacergli quegli animaletti.
"... Quindi gli darai un nome?".
Stavolta, il tono con cui disse quelle parole non era il solito con cui
chiedeva per la sola, semplice e pura curiosità, ma
risultò un po' acuto, come se cercasse un modo per togliere
qualcosa che precedentemente gli impediva di respirare.
"Mah. Ci penserò. Chi lo sa, magari sono più tipo
da piccioni." Replicò in tono sarcastico il ragazzo dagli
occhi eterocromatici - anche per sviare quegli strani sentimenti che
gli invadevano ancora il cuore- per poi guardare di sottecchi dietro di
sè nel sentire un brusio sempre più vicino alla
porta d'ingresso, segno che la riunione era ormai finita.
"Non penso." ribatté il più piccolo, che ora
sembrava più tranquillo mentre osservava l'altro finire di
sistemarsi e alzarsi "Penso che tu sia più buono di quanto
tu voglia far credere e penso anche che tu tenga semplicemente lontane
le persone per paura di essere ferito. Magari mi sbaglio ma... Mi hai
dato quest'impressione."
"Perchè do da mangiare a un gatto e ti ho messo un
cerottino? Devi essere proprio uno stupido allora." borbottò
l'altro, irritato da quei commenti, per poi aprire l'ombrello e
rivolgergli per un ultimo istante un'occhiataccia.
"Certo, per quello... E per essere rimasto con me per non lasciarmi
solo." mormorò Ai, inclinando lievemente il capo, alzandosi
anche lui, sentendo le persone uscire dall'ingresso.
Il senpai non rispose, iniziando a camminare diretto verso casa sua,
lasciando fuoriscire un semplice borbottio.
Era stato beccato.
//Uh uh, eccoci qua ad un nuovo magico capitolo
(*´∀`*)
Non so se si è capito, ma la parte in corsivo e il simbolo #
è stata data per i flashback! (ノ ̄ω ̄)ノ
E le cose hanno iniziato a smuoversi, uh uh~
(´ε` )♡
Che ne pensate? Idee? Personaggi che vorreste che apparissero\vorreste
che gli dessi più spessore? (9`・ω・)9
Ringrazio a tutti per il sostegno, a chi mi scrive (anche su sarahah)
per le recensioni ma ringrazio soprattutto @Starishadow
che mi aiuta sempre a correggere il testo! (ㆆᴗㆆ) /♡♡
Che dire, alla prossima, scrivetemi in tanti!!
(σ'∀')σ*。・゜+.*
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