-Ciao,
Thomas!
-Ciao,
Lisette.
Cody
sbuffò.
Sua
sorella si sistemò
meglio sul sedile posteriore dell'auto, chiuse la portiera con un
suono secco e sfilò dalle spalle lo zainetto dei libri
scolastici,
lasciandolo cadere ai propri piedi, mentre Cody metteva in moto e
scivolava agevolmente fuori dal parcheggio.
-Com'è
andata a scuola?
Thomas
aveva sempre un
gran sorriso, che a Lisette piaceva un sacco e che le faceva venire
voglia di sorridere a sua volta. La ragazzina si sporse nello spazio
tra i sedili, per potersi avvicinare ai due più grandi e
guardarli
direttamente e non attraverso lo specchietto retrovisore, e rispose a
Thomas.
-Bene!
Ho preso sette in
matematica.
-Considerato
che devi
recuperare il quattro e mezzo dell'ultimo compito...-
osservò
ironicamente Cody.
Lisette
s'imbronciò e
gli fece una linguaccia.
-Oh,
andiamo, Cody!-
intervenne in sua difesa Thomas.- Da quattro e mezzo a sette
è già
un bel passo avanti.- gli fece notare.
-Quante
altre
interrogazioni ti mancano?- insistette Cody, ignorandolo.
-Prima
della fine del
trimestre?- Lisette fece mentalmente il calcolo e sbuffò-
...solo
una.
-Avrai
la media del sei.-
affermò suo fratello cattedratico.
-Non
c'è niente di male
nell'avere la media del sei al primo trimestre.- considerò
Thomas-
Migliorerà nel secondo. Vero, Lisette?
-...però
in letteratura
ho nove e mezzo!- esclamò lei, evitando accuratamente di
rispondere.
Cody
scoppiò a ridere,
senza riuscire a mostrarsi ancora arrabbiato con lei.
Lasciarono
Thomas di
fronte l'appartamento che condivideva con i compagni di
Università.
Il ragazzo salutò Lisette, promettendole il proprio aiuto
per
riuscire a prendere almeno otto alla successiva interrogazione di
matematica; lei disse che preferiva molto di più studiare
con lui
che con “quel rompicoglioni, puntiglioso di suo
fratello!”. Il
suddetto fratello non commentò, scese dall'auto,
salutò il proprio
ragazzo e rientrò in macchina, mentre sua sorella passava
dal sedile
posteriore a quello anteriore.
-Allaccia
la cintura.-
ordinò distrattamente, rimettendo in moto.
Lisette
ubbidì.
-Cody.
-Mh.
-Ci
ho pensato e ho
deciso.
Cody
la guardò. Quando
Lisette iniziava una frase con quel tono serio, erano guai grossi.
Perché significava esattamente quello che stava dicendo:
aveva
deciso e, quindi, niente al mondo sarebbe riuscito a farle cambiare
idea. Il punto era...cosa aveva deciso stavolta?
-...cosa?-
sfiatò Cody
quando lei rimase in silenzio, lo sguardo ostinatamente fisso sulla
strada davanti a loro.
Lisette
lo guardò.
-Il
regalo per papà.-
affermò quietamente, come se fosse ovvio.
Ma
non volle
assolutamente dirgli di cosa si trattasse.
Matt
era esasperato. Non
riusciva davvero a capire perché Brian stesse facendo tante
difficoltà e gli stesse creando così tanti
problemi.
-Cioè...fammi
capire.-
ricominciò, nonostante fossero esattamente due ore che il
suo
compagno accampava una scusa dietro l'altra per renderlo isterico. Si
sforzò, quindi, di mantenere un tono pacato e accomodante,
anche se
cominciava a maturare una gran voglia di prenderlo a calci.- Abbiamo
parlato di questa cosa per mesi
e tu pensi, due giorni prima della festa, che non vuoi la sala che
abbiamo prenotato?!
-E
non mi piace il servizio catering.- aggiunse Brian brusco.
Matt
contò mentalmente fino a dieci.
Recuperò
dal piano della cucina il pacchetto di sigarette del compagno, si
servì, si accese la sigaretta e si appoggiò
contro il suddetto
piano, fissandolo in silenzio mentre Brian cercava inutilmente
qualcosa da fare per non ricambiare lo sguardo.
-Qual
è il problema reale, Brian?- sfiatò alla fine.
-Non
mi va di festeggiare.- rispose immediatamente l'altro, sollevandogli
gli occhi addosso dopo aver rinunciato a quel pietoso tentativo di
fuga.
-Lo
dici ogni anno.
-E
ogni anno, tu ignori quello che ti dico e organizzi una stupida festa
di compleanno che non voglio!- gli rinfacciò Brian,
innervosito.
-Ok.
Cosa vuoi?- chiese Matt a quel punto, spiccio.- Aspetta!- aggiunse
immediatamente dopo.- Aspetta, aspetta, tiro ad indovinare...restare
chiuso in casa, io e te da soli, con te che ti piangi addosso e mi
tratti di merda tutta la sera.- rappresentò vividamente.- Un
programma delizioso, effettivamente! Mi chiedo come io possa essere
così stronzo da impedirti di compatirti e crogiolarti nella
depressione per un'intera giornata!- gli rinfacciò aspro.
Brian
sembrava sul punto di esplodere, ma Matthew considerò che,
forse,
sarebbe stato meglio così. Almeno si sarebbe sfogato e,
dopo,
avrebbero potuto ragionare seriamente e serenamente su quella dannata
festa.
Tanto,
era una copione che si ripeteva abbastanza invariato di anno in anno.
-Cosa
accidenti dovrei
festeggiare?!- gli chiese in un ringhio bassissimo.
-Non
lo so, Brian. Magari il fatto che sei vivo!- affermò Matt,
ricambiando la sua rabbia con la propria.- Anche se nell'ultimo
periodo, ti sembra così terribile esserlo...
-Non
mi sembra...!
-Oh,
andiamo!- sfiatò Matt, esausto, interrompendo Brian.- Credi
che io
sia cieco o sordo o...stupido?!
-...certo
che no.
-Allora?!
Sei sempre scostante, silenzioso...ti rifiuti di uscire da qui dentro
se non è indispensabile e, ogni volta che ti propongo
qualcosa di
nuovo, la tua risposta è invariabilmente “poi
vediamo”. “Poi”
quando, Brian?!- lo accusò Matthew.- Stai lasciando che il
tuo mondo
ti scappi dalle mani senza nemmeno provare a prendertelo!
Brian
non rispose.
Matt
lo vide dargli le spalle; l'ultima espressione che colse, prima che
l'altro uscisse dalla cucina per dirigersi Dio
solo sa
dove, fu quella di un uomo completamente sconfitto. Gli fece un male
fottuto.
Schiacciò
la sigaretta nel posacenere senza nemmeno averla fumata davvero e lo
seguì.
Brian
era in soggiorno, seduto su uno dei divani, le braccia appoggiate
alle ginocchia e lo sguardo perso davanti a sé. Matt lo
raggiunse e
spostò il tavolino da caffè davanti al divano -
senza che Brian
facesse tanto da dargli sentore di essersene accorto – per
potersi
sedere a terra, di fronte a lui.
-Ehi.-
lo chiamò con dolcezza, scostandogli le mani per farsi
spazio e
potergli sollevare il volto.- Perché non mi dici
semplicemente come
stanno le cose?- gli chiese con trasporto.- Non sopporto di vederti
così...
-Non
voglio questa festa.- rispose Brian, a voce così bassa che
Matt fece
fatica a sentirlo.
Matthew
sospirò.
-Ok.
Ok, se davvero è così, annullo tutto.-
annuì, arrendendosi.- Vuoi
che annulli?- chiese, comunque, conferma.
Brian
ci pensò su per qualche istante, in cui entrambi rimasero in
silenzio guardandosi negli occhi. Era strano come fosse facile per
loro due sostenere l'uno lo sguardo dell'altro; alla fine, qualunque
fosse la situazione in cui si trovavano, qualsiasi fossero i loro
sentimenti di quel momento, finivano per ritrovare in qualche modo
la sintonia costante che li legava ancora a distanza di tanti anni.
Brian capì in quel modo quanto Matt avesse bisogno
di fare qualcosa per lui. Una cosa qualsiasi, che potesse farlo
sentire utile. Voleva dirgli “tutto ciò che voglio
fare per il mio
compleanno è andare a casa dai miei figli, cenare con loro e
sentire
Cody raccontarmi di Thomas”, ma non poteva. Sarebbe stato
incredibilmente crudele: Matt non avrebbe mai potuto accompagnarlo e
lui gli avrebbe fatto intendere, senza troppi giri di parole, che
tutto quello che faceva per rendere speciale quello stupido giorno
dell'anno non aveva davvero nessun valore per lui.
-No.-
rispose, quindi, ammansito.- No. Sto solo facendo i capricci.-
Sorrisero entrambi.- Non mi piace diventare vecchio!-
ridacchiò
ancora Brian, sforzando il tono più leggero che riusciva a
trovare.
Matt
lo baciò con una delicatezza che gli fece bene al cuore.
Sospirò
contro le sue labbra, abbandonandosi lentamente tra le mani che
ancora trattenevano il suo viso.
-Tu
non invecchi.- ritorse piano Matthew- Mica le divinità
invecchiano!-
sussurrò, prendendolo appena appena in giro.
-Che
vuol dire che vuoi andare alla festa di compleanno di papà?!
Lisette
non si fece intimidire affatto dal tono palesemente accusatorio del
fratello. Cody la vide affrontarlo con tranquillità, braccia
incrociate al petto e quell'aria da piccola guerriera sulla faccia,
che preannunciava uno scontro al vertice.
Intanto,
era meglio che sua sorella avesse quella discussione con lui
piuttosto che con la madre.
-Quello
che ho detto.- ribadì Lisette, sottolineando
l'ovvietà della
propria affermazione.
-Non
succederà mai, Lisette.- sbottò Cody, voltandosi
per liquidare la
cosa come un capriccio inutile.
Sua
sorella scattò, afferrandolo per un braccio e strattonandolo
perché
tornasse a guardarla.
Cody
la fissò, stupito dalla sua reazione.
-Perché?!-
strillò Lisette.- Perché non dovrebbe succedere?!
Io
lo voglio!
-Beh,
e io vorrei che tu non fossi così infantile da non capire!-
ribatté
aspro Cody.- Mamma non vorrà mai che tu ci vada. Ci
sarà Matt! Non
puoi pretendere di chiedere a papà di non farlo andare alla
sua
festa!- le fece notare, secco.
-Ma
io non voglio chiederglielo!- ritorse lei.
-E
allora basta! Non andrai alla festa! Papà verrà a
cena qui, come
ogni anno, e noi tre gli faremo gli auguri!
Lisette
scosse freneticamente la testolina, in una negazione che
sentì
l'esigenza di rimarcare ancora più fermamente a voce: No.-
rabbioso,
deciso.- No! Noi
andremo al suo compleanno.
-Noi?!-
sfiatò suo fratello, ridendo istericamente.- Vuoi che mamma
venga al
compleanno di papà con Matt
presente?! Vuoi per forza rovinare la festa a papà?
-Perché?-
insistette Lisette.- Cosa c'è in Matthew che non va?! Lui
è
simpatico! Mi piace!
Cody
non disse nulla.
Lisette
si zittì di colpo, consapevole di quanto appena detto. Suo
fratello
la guardava con attenzione rinnovata, adesso, e lei si sentiva un po'
a disagio e vagamente in colpa.
...ma
non era giusto!
Rialzò
fieramente lo sguardo, affrontando quello di Cody con una nuova
fredda determinazione ad illuminarla tutta.
-Ti
piace?- ripeté suo fratello.- Lisette...quando avresti
incontrato
Matt?- indagò.
Lei
arricciò il naso, chiuse nuovamente le braccia sul petto e
si
rifiutò di rispondergli.
Cody
sospirò pazientemente.
-Lizie...se
mamma viene a sapere che papà...
-Papà
non lo sa!- scattò immediatamente Lisette.- Io...ci sono
andata
quando lui non c'era, così che lei non potesse dire che era
una sua
idea. Ci sono sempre
andata quando lui non c'era.- specificò, facendo capire
chiaramente
che non si trattava di una sola occasione d'incontro.- Matthew
è
carino con me.- affermò poi, testardamente.- Lui mi fa
ridere, mi
tratta da adulta...non come voi!- gli disse rancorosa.- E gli piace
come canto. Mi ha spiegato un sacco di cose e ha scritto della musica
per me.
-Della
musica per te?- ripeté Cody stupito.
Lisette
annuì: Ha detto che gli piace come canto le sue canzoni.-
Stette in
silenzio per qualche istante. Cody non intervenne e lei
ricominciò
piano, a voce bassa.- Mi parla di papà. Mi racconta storie
su di lui
e...- rise appena, debolmente- Io non l'ho mai visto così
come lui
lo descrive!- osservò, lasciando trasparire lo stupore che
provava
davvero nello scoprire come potesse essere quel padre che conosceva
appena.- Papà è...matto!-
esclamò divertita.- Ma è anche una bella persona,
per come lo
descrive Matthew. Una persona che mi piacerebbe.- aggiunse
quietamente. E, poi, con fermezza - Ed io voglio andare al suo
compleanno con te e la mamma, perché lui e mio padre e
Matthew è
parte della mia famiglia.
Cody
continuava a scrutarla in silenzio. Lisette si sentiva svuotata dopo
aver tanto chiaramente espresso i pensieri che le frullavano in
testa. Non lo aveva mai fatto, nemmeno con Matt, anche se lui era
diventato in fretta il suo confidente più sincero. In fondo,
Lisette
sapeva che Matthew era l'unico con cui potesse parlare di quella
storia senza sentirsi giudicata e ricevendo in cambio delle risposte
oneste, non edulcorate nel tentativo di non farle troppo male e non
dettate dal rancore di anni.
E
poi...aveva deciso anche cosa regalare al padre. Qualcosa che,
nonostante le parole di Matt, sarebbe stato davvero
unico e
non un oggetto inutile ed ingombrante, che lui avrebbe dimenticato
dopo averlo scartato.
Così,
tornati a casa, aveva affrontato suo fratello, un po' anche per
allenarsi in vista dello scontro, molto più difficile, che
si
prospettava con la madre. Adesso aspettava e raccoglieva le forze.
Cody che la fissava come si potrebbe fissare qualcosa di raro e
prezioso, che pensi potrebbe rompersi invariabilmente da un momento
all'altro e vorresti, per questo, nascondere in un armadio, chiudere
al sicuro, per essere certo di ritrovarlo intatto quando
sarà il
momento.
Ma
quando sarebbe stato il momento?
-Alla
mamma lo diciamo insieme.- sussurrò suo fratello, alla fine.
Lisette
spalancò occhi e bocca, stupita.- Le diciamo che vogliamo
andarci.
Tutti e due. E che vogliamo che venga con noi.
Sua
sorella lo guardò con un tale affetto e tanta riconoscenza
che Cody
pensò che sarebbe valsa la pena di sopportare anche la
delusione con
cui la madre avrebbe accolto quella richiesta.
-Si
arrabbierà a morte.- la avvisò.
Lisette
annuì.
Cody
sospirò.
-Facciamolo.-
sfiatò dopo un momento, raccogliendo dal fondo una
determinazione
che non sentiva affatto di provare davvero.
Loro
madre aveva preso la cosa con una tranquillità ammirevole,
dopo
tutto.
Cody,
preoccupato, la scrutava in silenzio. Lui e Lisette avevano appena
terminato di esporle l'idea della ragazzina – di cui Cody,
come
promesso, si era preso parte della paternità – e
attendevano che
lei rispondesse qualcosa. Cody era in piedi, in cucina, accanto alla
porta d'ingresso, quasi avesse paura che la madre si limitasse ad
uscire e lasciarli privi di qualunque risposta. Sua sorella, invece,
stava a due passi dalla madre, ritta e scontrosa esattamente come era
stata con lui, pronta e combattiva.
Cody
considerò che Lisette era cresciuta un sacco, nell'ultimo
anno. I
problemini a scuola, il rendimento scolastico che si abbassava appena
e la sua attenzione che oscillava pericolosamente, non erano stati
l'unico segnale dell'adolescenza che prendeva piano il sopravvento.
Lisette era più polemica anche in casa, affermava con
più decisione
la propria presenza con lui e con la madre e non sembrava
più
disposta a farsi gestire la vita da loro, accettando passivamente che
le decisioni che Helena prendeva fossero le uniche possibili.
Era
un po' inevitabile - considerò Cody – che il
pensiero di Lisette
si concentrasse su quella figura evanescente, che ogni tanto appariva
e poi scompariva subito dopo, relegata ai margini della loro vita,
che era il padre. Suo padre era la cosa che Helena aveva più
negato
a Lisette; quindi, suo padre era la cosa che Lisette desiderava in
quel momento di confusione. E Cody, dopo il discorso che sua sorella
aveva fatto solo pochi minuti prima, iniziava a credere che non fosse
una richiesta così infondata, la sua.
Helena
accese una sigaretta senza guardarli. Fece due o tre tiri in quel
silenzio carico di aspettativa, continuando a fissare il tavolo e
raccogliere le idee. Si mosse nella cucina immobile e muta, prese il
posacenere dalla lavastoviglie, lo poggiò sul tavolo e
alzò la
testa.
Cody
sembrava sul punto di rompersi. Helena non vedeva il figlio sfoggiare
un'espressione così intensa e profondamente fragile da
tempo; il suo
sguardo saettava da lei alla sorellina.
E
Lisette...Lisette era una linea dritta, impostata, che la affrontava
a pie' fermo. Ostile e rigida, spigolosa come solo una ragazzina
arrabbiata sa essere. Helena la guardò e vide Brian tanti,
tanti
anni prima. Quando era una bambola costosa, infuriata con il mondo,
che implorava qualcuno di addossarsi la responsabilità di
curare le
ferite che continuava ad infliggersi da solo.
...ora
non era più
così.
Helena
ripensò all'uomo che aveva ospitato in casa propria solo
qualche
giorno prima. La quiete silenziosa, dignitosa di Brian nel tollerare
quella situazione tutt'altro che semplice; la sua gioia sottile,
nascosta, quando Cody aveva parlato di Thomas... In fondo era un po'
merito suo, se Brian era sopravvissuto. In fondo era merito suo, se
Brian era comunque il padre migliore che Cody e Lisette potessero
sperare di avere.
Ma
non era solo suo, il merito.
Cercò
di ricordare il motivo per cui fosse tanto arrabbiata. Si chiese se
era solo quella rabbia ad aver impedito a sua figlia di avere un
padre e si sentì meschina nel rendersi conto che,
sì, era in parte
così, anche se si era raccontata altro...
-Lisette...-
mormorò alla fine.
Lei
si irrigidì, se possibile, ancora di più.
Assottigliò quello
sguardo cangiante, saette color dell'acciaio scivolarono dietro le
pupille strette.
Helena
ebbe voglia di abbracciarla forte.
-Siediti,
per favore.- la invitò, scostando una sedia e facendo
altrettanto.
Poi si corresse.- Sedetevi entrambi.- aggiunse rivolta al figlio.
Cody
ubbidì per primo, condiscendente. Sua sorella lo
guardò, esitò e
poi lo imitò come faceva da quando aveva imparato a
camminare da
sola.
-Mi
dispiace.- esordì Helena, spostando lo sguardo dall'uno
all'altra
subito dopo.- Lo so che ho esagerato.
-Mamma...-
s'intromise Cody, tentando di evitarle quella cosa.
Lei
scosse la testa per interromperlo e sorrise, quieta: E' davvero colpa
mia, Cody. Lo so.- sbuffò a disagio.- Non posso promettervi
che
riuscirò ad accettare Matt.- ci tenne a precisare.
Guardò Lisette e
soggiunse.- Tesoro, se la mamma ti parla di questo adesso, è
perché
ha sempre creduto che non fossi abbastanza grande da capire, ma non
pretendo che tu lo faccia nemmeno ora. Hai ragione ad essere
arrabbiata.
-Non
sono arrabbiata.- mentì Lisette, imbarazzata.
Cody
le scoccò un'occhiata riconoscente ed orgogliosa senza che
la madre
lo vedesse.
-Beh...io
lo sarei.- continuò Helena. Ruotò la sigaretta
sull'orlo del
posacenere e riprese piano.- Non ho mai smesso di volere bene a
vostro padre.- ammise.- Non è un caso che non ci sia mai
stato
nessuno, dopo, che abbia davvero preso il suo posto.
-Sei
gelosa di Matt.- concluse Lisette al suo posto.
Helena
annuì in silenzio.
-Credevo
che...fosse “giusto” non permettergli di portarmi
via anche i
miei bambini.- spiegò lentamente.- Non mi rendevo conto che
vi stavo
portando via anche a vostro padre.- Un altro tiro dalla sigaretta
–
Quando l'ho capito, ho tentato di rimediare.- si giustificò
– Non
nel modo giusto, mi rendo conto adesso.
Lisette
guardò Cody, che le ricambiò lo sguardo in
silenzio. Lei prese un
respiro profondo, raccolse il coraggio e tornò a voltarsi
verso la
madre.
-Se
è
vero, allora devi aiutarmi a fare una cosa.- chiese con molta
serietà.
Matthew
guardò il proprio cellulare, ma non conosceva il numero che
lo stava
chiamando. Valutò che, magari, sarebbe stato meglio non
rispondere...ma se fosse stato importante...
Sbuffò,
mise via il libro che stava leggendo e aprì la comunicazione.
-Pronto?
Brian,
in cucina, stava sbottando qualcosa contro la televisione, il
telegiornale e l'ennesima, idiota notizia di
“costume” che stava
propinando. Matt lo ascoltò distrattamente mentre,
dall'altra parte
della comunicazione telefonica, qualcuno prendeva un respiro
profondo.
-Matthew.
Il
cuore di Matt fece un buffo saltello nel petto.
Brian
rise in cucina, Matt si affrettò a raggiungere la porta
dello studio
ed a chiuderla.
-Sono
Helena.- si annunciò la voce, come se ce ne fosse davvero
stato
bisogno.
Matthew
non seppe cosa rispondere, quindi non lo fece.
-...so
cosa stai pensando.- riprese la voce dopo qualche istante di
silenzio, pesante come un macigno.
-Ne
dubito fortemente!- sfiatò Matt, senza neanche rendersene
conto.-
Non so io cosa sto
pensando!- precisò, per non suonare ostile.
Helena
rise.
Era
tanto di quel tempo che non la sentiva ridere che gli sembrò
il
suono più bello dell'Universo e ricordò, in meno
di un secondo, la
ragione per cui aveva sempre creduto che lei fosse perfetta.
-Oddio.-
la sentì dire.- Sai che la prima cosa che mi viene in mente
è che
mi mancavi?!- osservò, lasciando che tutto lo stupore di
quella
considerazione trovasse sfogo nel proprio tono.
Matt
avvertì comunque il senso di qualcosa di grave, difficile,
che
rimaneva incastrato sul fondo della voce della donna. Non era tutto
risolto, no. Era tutto ancora esattamente lì, al suo posto,
ma
Helena stava cercando di parlargli e, anche se Matt non sapeva ancora
di cosa e perché, era chiaro che non volesse semplicemente
aggredirlo. Voleva parlare
con lui.
-Come...Chi
ti ha dato il mio numero?- chiese stupidamente.
-Lisette.
-...Lizzie...-
Matt respirò a fondo, un nuovo senso di allarme che prendeva
il
sopravvento.- Helena, Brian non sapeva che lei...
-E'
tutto a posto.- lo interruppe Helena.- Dice che hai scritto delle
canzoni per lei. E' vero?
-...qualcosa.-
borbottò Matt a disagio.
-E'
stato gentile. Le piacciono molto. Grazie.
Ecco.
Una sequenza di frasi in grado di cancellare anni e anni di astio
silenzioso.
Cosa
accidenti avevano
le donne che riusciva a fottere loro, uomini, anche quando si erano
dichiarati omosessuali da decenni?!
Matt
rise. Helena trattenne il respiro dall'altra parte del telefono e lui
ritenne opportuno spiegarsi:
-Scusa.
Mi sembra strano essere qui a parlare con te di questo, adesso.
-Non
ti ho chiamato per questo.- lo smentì lei- Cody e Lisette mi
hanno
fatto una richiesta ed io avrei bisogno del tuo aiuto per metterla in
pratica.- spiegò.
-Del
mio aiuto?
-Sì.-
confermò lei.- Pensi di poterlo fare?
“Pensi
di poter sopportare di condividere di nuovo il tuo spazio...Brian
con me?”.
Matt
sentì quella domanda tendersi tra loro, ma gli
sembrò stupido anche
solo porsela. Certo che poteva.
Lo
disse a voce alta.
-Certo!-
esclamò, quasi indignato.- Cosa volete che faccia?- si
offrì
immediatamente.
-Maaaatt!!!
Lisette
prese la rincorsa dal fondo della strada, il cappotto rosso che
svolazzava attorno a lei, le scarpette con il tacco basso che
ticchettavano con convinzione sul marciapiede mentre gli correva
incontro a braccia aperte.
Matt
rise e la afferrò al volo quando lei gli si gettò
in braccio,
oscillando pericolosamente sotto il suo peso.
Santo
Cielo! - pensò quando, rimessala a terra, il suo sguardo si
sollevò
di nuovo verso le altre due persone davanti a loro – Cody era
diventato un uomo!
Ed
Helena era ancora bellissima.
Mentre
la distanza tra loro si riduceva progressivamente, Matthew riconobbe
gli occhi della donna, dolci e profondi come li ricordava, che lo
scrutavano in un silenzio grave. Lisette, accanto a lui,
infilò una
manina tra le sue dita; Matt voltò lo sguardo ad incontrare
la sua
espressione risoluta e ricambiò il sorriso fiero che lei gli
rivolse.
-Ciao,
Hel.- salutò fermandosi a pochi passi dalla donna e dal
figlio. Si
girò verso di lui: Cody lo aveva accolto con le mani
fermamente
infilate nelle tasche del cappotto, un'espressione indecifrabile sul
viso ed un chiaro atteggiamento di difesa. Matt finse di non
accorgersene.- Cody.- aggiunse, con un cenno del capo.
-Grazie
per essere venuto, Matthew.- sussurrò Helena rompendo quella
stasi.
Matt
si accorse facilmente di come il figlio l'avesse guardata con
attenzione, studiando il suo atteggiamento, e solo quando aveva
capito che la madre era davvero serena come sembrava, si
ammorbidì a
propria volta. Sciolse i muscoli, sfilò le mani dalle tasche
e ne
porse una a Matthew.
Lui
la strinse con fermezza.
-E'
un bel po' che non ci vediamo.- considerò Cody, colloquiale.
-Già,
e se non ricordo male, mi devi ancora una partita a Guitar Hero!-
ribatté Matt, allegro.
Strappò
a Cody uno sbuffo di divertimento autentico. Perfino Helena rise
discretamente, nascondendo quella risata nel guanto di pelle che
copriva la sua mano.
-Non
gioco più ai videogames.- lo informò Cody.- Ma se
vuoi, posso
umiliarti con una chitarra vera.- propose con un atteggiamento tanto
sfacciato che a Matt ricordò immediatamente il padre.
-Pensavo
suonassi il piano.- osservò.
-Lo
preferisco.- ammise Cody con semplicità.
Helena
aggiunse orgogliosamente: Cody è un ottimo pianista
classico.-
Scoccò un'occhiata in tralice al figlio, che era arrossito
leggermente, e proseguì divertita- Ma lui dice che vuole
diventare
medico, con buona pace del padre disperato.
-Penso
di essere l'unico ad avere un padre che non vuole un figlio laureato
e con un lavoro vero.
-Potrei
obiettare che fare il musicista è un
lavoro vero, ma, considerato che, invece, mio figlio non sembra
intenzionato a finire nemmeno il liceo, preferisco tacere. - rise
Matt.
-Come
sta Bingham?- s'informò Helena educatamente.
-Benissimo.
Sono sua madre e Dom che stanno malissimo a gestirlo.- rispose
Matthew, sereno come se non costituisse davvero un problema.
Helena
considerò che, probabilmente, non lo era. Il complesso di
valori di
Matt Bellamy difficilmente coincideva con quello comune ai
più.
Sollevò
lo sguardo in direzione dell'edificio enorme che li fronteggiava e
che rappresentava la loro meta. Respirò a fondo e poi
guardò
nuovamente Matt, la mano di Lisette ancora nascosta nella sua, sorrise.
-Andiamo?
Seduti
in un caffé poco distante, un paio di ore più
tardi, Helena e Matt
finivano la propria consumazione, mentre Lisette e Cody erano al
banco della pasticceria a scegliere l'ennesimo dolcetto che la
ragazza aveva preteso, dopo aver divorato almeno una decina di
biscotti al burro. Helena aveva detto che lei non aveva quasi toccato
cibo dal giorno prima, tanto era il nervosismo, e, quindi, nessuno di
loro se l'era sentita di impedirle di rifocillarsi a dovere.
-Grazie
per avermi coinvolto in questa cosa.- esordì Matt ad un
certo punto.
Helena
posò la tazza del cappuccino che stava terminando e
ricambiò il suo
sguardo.
Matt
continuò allo stesso modo: So perfettamente che non era
affatto
necessaria la mia presenza.
-Lisette
ci teneva.- gli spiegò Helena. Ma Matt non credeva che fosse
solo
quello. La donna guardò i figli da lontano e
proseguì.- Lei si
è...letteralmente
innamorata di te!- esclamò.
Matt
rise.
-Che
vuoi farci? Il mio fascino è irresistibile per i Molko!-
scherzò.
Helena rise anche lei, sebbene con meno trasporto e
sincerità.-
L'unico, con cui non ho fortuna, è Cody.
Lei
lo guardò intensamente.
-Cody
somiglia a me.- osservò senza nessuna inflessione.
Matt
incassò il colpo e sbuffò un sorriso amaro.
-Beh,-
provò a ritorcere – c'è stato un
momento in cui, con te, stava
funzionando...
-C'è
stato.- annuì Helena.
Non
dissero niente dopo quell'osservazione. Lei terminò in
silenzio il
cappuccino, Cody cercò di convincere la sorella a prendere
una
decisione, ma senza successo.
-Credi
che a Brian farà piacere?
Matt
la guardò. Gli sembrava la domanda più sciocca
del mondo, ma la
fragilità che lei rivelava nello sguardo in quell'istante,
mentre
fissava da lontano i figli, era tale che la prese molto seriamente,
invece.
-Credo
che sarà felice come è stato solo il giorno che
Cody e Lizzie sono
nati.- rispose, quindi.
Helena
si voltò verso di lui, studiandolo un attimo, prima di
precisare
quasi bruscamente: Non è stata una mia idea.
-Non
importa. Tu lo hai comunque permesso.- sottolineò Matt senza
esitazione.
La
donna non pensò di aggiungere altro. Sospirò
pesantemente,
giocherellando con il cucchiaino sporco di latte e caffè.
-...non
siamo di nuovo amici.- la sentì sussurrare Matthew ad un
certo
punto, in tono bassissimo.
-Lo
so.- disse. Lei alzò gli occhi ad incrociare ancora i suoi e
Matt
continuò- So che, in qualche modo, è colpa mia.
Non pretendo che tu
possa dimenticare tutto dall'oggi al domani, io...- esitò.
Tirò un
respiro profondo, trattenendo il fiato per poi lasciarlo uscire
assieme a quella considerazione pacata, rassegnata- Io spero solo
che, un giorno, le cose trovino un punto di equilibrio.
Lisette
arrivò con un piattino ed uno choux ricoperto di cioccolato.
Cody li
raggiunse più tranquillamente ed entrambi i ragazzi
ripresero posto
al tavolo, con Lisette che si lamentava a voce alta.
-Cody
dice che non posso mangiare tre
bignè!- affermò, fissando il fratello con
ostilità.
-Tuo
fratello ha ragione.- convenne pazientemente Helena.
-Ma
io ho fame!
-Ti
riempirai di brufoli, con tutto quel cioccolato, e poi ti prenderanno
in giro a scuola.- commentò Cody.
Lisette
arricciò il naso e tirò fuori la lingua. Matt ed
Helena risero.
-Tu
non avevi i brufoli, al liceo!- ritorse stizzita la ragazza.
-Perché
io non mi abbuffavo di schifezze.- ribatté suo fratello
tranquillamente.- Ma fai pure, Lisette. Quando verrai da me a
piagnucolare che nessun ragazzo ti guarda perché sei grassa,
riderò.
-Tua
sorella non è grassa, Cody.- intervenne Helena, ma non
riuscì
troppo convincente dato l'evidente divertimento nel suo tono.
-Ancora...-
insinuò Cody teatralmente.
Ma
sembrava essere riuscito nell'intento, visto che Lisette si era
zittita e guardava con sospetto il dolcetto, appena smozzicato, nel
piattino sul tavolo.
-Cody,
sei un bullo.- fece notare Matt, inespressivo.
Cody
gli sorrise soddisfatto: Con lei servono misure forti o non la tieni
sotto controllo.- affermò.
Lisette
si arricciò sulla sedia, stringendo al petto le braccia con
forza.
-...stronzo.-
borbottò senza guardare nessuno in particolare. Cody fece
finta di
non averla sentita, mentre sua madre sospirava pazientemente un'altra
volta.- E non mi va più.
Matt
scosse la testa. Si sporse in avanti e le diede un buffetto sulla
testolina.
-Non
diventerai né grassa né brufolosa. Sarai
bellissima per sempre,
come tua mamma!- le garantì- E' Cody... Ricordi? Ne abbiamo
parlato.- accennò, facendole l'occhiolino.
Lisette
rise, stando a quel gioco tutto loro.
Helena
li guardò e pensò che, in fondo, c'era qualcosa
di davvero tenero
nel modo in cui Matt sembrava in grado di gestire quella ragazzina
troppo vivace. La donna alzò gli occhi ad incrociare lo
sguardo di
Cody per rendersi conto, istintivamente, che il figlio doveva aver
pensato più o meno la stessa cosa e nello stesso momento. Si
sorrisero attraverso il tavolo, mentre Lisette offriva a Matt un
pezzo dello choux.
Dom
raggiunse Matthew vicino al bar, che si trovava sul fondo della sala.
Era
una festa piacevole, pensò nel tragitto. Una cosa non
esagerata,
giusto gli amici e qualcuno in più – qualcuno di
quelli che “devi
invitare per forza”, anche se non ti va particolarmente di
vederli
– con musica discreta, ottimo cibo e alcool, qualche
sorpresina per
il festeggiato... Matt era giustamente soddisfatto della propria
organizzazione e stava tenendo magnificamente banco sopperendo
all'assoluta assenza di Brian, che sembrava intenzionato a passare la
serata cercando l'angolo più buio in cui nascondersi e
restandoci
finché non fossero spariti tutti.
-Cosa
succede?- chiese immediatamente il batterista, quando ebbe raggiunto
l'amico.
Matt
quasi si strozzò con il cocktail che stava bevendo.
Abbassò il
bicchiere, tirò su un sorriso falsissimo e
ricambiò lo sguardo
indagatore di Dominic.
-Niente!-
mentì semplicemente.
Dom
inarcò un sopracciglio, con scetticismo talmente evidente
che a
Matthew venne la tentazione di farglielo notare.
-Il
tuo uomo sembra in procinto di fuggire urlando, Matt.
“Niente”
non spiega certo questo atteggiamento.
-Il
mio uomo smetterà presto di cercare di fuggire urlando.-
affermò
tranquillamente Matthew.
La
fermezza nella sua voce stupì non poco Dominic.
-...cosa
succede?- ribadì, ma stavolta il suo tono era serenamente
incuriosito.
Ne
ottenne, in cambio, un sorriso enigmatico e gioioso.
Beh...non
gli dispiaceva che Matt avesse in serbo qualcosa per far virare al
meglio quella serata anche per Brian, perché a suo dire, per
come
stava andando, il festeggiato avrebbe preferito decisamente trovarsi
a casa propria, piuttosto che lì a scambiare convenevoli con
loro.
-Forse
avresti dovuto dargli retta, stavolta, e lasciar perdere.-
sospirò
Dom, voltando lo sguardo sulla sala per individuare Brian.
Era
con Stefan, chiaramente. Stavano parlando di qualcosa...Brian stava
parlando, gesticolando animatamente, e non sembrava che il tono della
discussione fosse tranquillo e rilassato come avrebbe dovuto.
Quando
si girò per farlo notare a Matt, Dominic si accorse che
l'amico
stava osservando la stessa scena e sembrava pensieroso.
-Matt?
-Spero
che si sbrighino.
Dom
non ebbe il tempo di capire a chi si stesse riferendo. Matthew si
spostò dal bar, scivolando rapidamente in direzione di
Brian, e lui
ritenne opportuno restare dove si trovava per evitare di invischiarsi
in una discussione che non lo riguardava e poteva diventare
imbarazzante. Ordinò da bere e continuò a
guardare da lontano
quanto stava accadendo.
All'arrivo
di Matt, Stefan rimase con loro solo per pochi minuti, ma, quando si
allontanò, l'espressione di Brian assunse qualcosa di
genuinamente
disperato che intenerì anche Dom. Avrebbe dovuto costringere
Matthew
a ragionare meglio su questa cosa della festa, dopo che lui gli aveva
detto che Brian stava un'altra volta facendo i
capricci al
riguardo. Adesso li vide affrontarsi l'un l'altro. Non sembrava
stessero litigando, ma il sorriso vuoto di Brian sparì in
fretta dal
suo viso.
Dom,
bicchiere in mano, si domandò se, invece, non sarebbe dovuto
intervenire...
Fu
in
quel momento che vide, con la coda dell'occhio, un ultimo gruppetto
entrare nella sala; ad attirare la sua attenzione fu la composizione
del gruppo: un'adolescente e due “quasi”
adolescenti, in
compagnia di una donna particolarmente elegante.
-...Helena?!
Dom
sgranò gli occhi. Era indubbiamente Helena e quelli
erano...indubbiamente i figli di Brian Molko. Anche se non vedeva
Cody da anni e non aveva mai visto Lisette, era chiaro che fossero
suoi come era chiaro che Bing fosse il figlio di Matthew. Dominic
mise via il bicchiere senza neanche averne toccato il contenuto.
Nessun altro sembrava essersi accorto dei nuovi arrivati, Matt e
Brian erano ancora impegnati nella loro conversazione nell'angolo e
Stefan era sparito da qualche parte. Lui puntò dritto verso
Helena,
i figli e l'ultimo ragazzo, dall'aria ancora più spaurita,
che se ne
stava accanto a Cody.
-Helena.-
salutò quando era ancora leggermente distante, al solo scopo
di
richiamare l'attenzione di lei.
L'intero
gruppetto si voltò nella sua direzione. Dominic sorrise loro
e si
fermò a pochi passi.
-Ciao...-
esordì senza sapere bene cosa dire. Era...strano. Non era
nemmeno
del tutto sicuro che lei non lo avrebbe semplicemente mandato al
diavolo e non aveva la più pallida idea di cosa ci facesse
lì.
Helena,
comunque, lo riconobbe e gli sorrise di rimando, anche se in modo
molto più freddo di quanto non avesse fatto Dominic.
Sembrava a
disagio, infastidita. Fu Dominic a prendere di nuovo l'iniziativa.
Allungò una mano verso Cody e, poi, verso Lisette e
salutò anche
loro.
-Cody!
E' una vita che non ci vediamo...non so nemmeno se ti ricordi.
-Dominic.
Certo che mi ricordo.- sorriso di circostanza anche qui.
-E
tu
devi essere Lisette!
Lei,
invece, sorrideva davvero. Era bellissima: una ragazzina piccola come
una bambola in un vestitino nero e lucido, un visino pulito truccato
appena e due occhi che avrebbero ucciso al primo battito di ciglia.
Sarebbe diventata una donna stupenda, pensò Dominic.
-Ciao,
Dom!- trillò allegramente.- Matt mi ha parlato un sacco di
te!
Dominic
registrò quell'informazione ma non la commentò.
Matt gli aveva già
detto che Lisette era andata da lui, che si erano visti più
volte;
era entusiasta di questa cosa, lei gli piaceva un sacco e non faceva
che parlarne ogni volta che si sentivano. Ma Dom sapeva anche che
quegli incontri si svolgevano senza che Helena ne fosse stata
informata e, quindi, non gli era chiaro come avrebbe dovuto
comportarsi al riguardo.
Helena
dovette capire i suoi pensieri dallo sguardo sospettoso che lui le
rivolse alle parole della ragazzina.
-Puoi
stare tranquillo, Dom. So tutto.- lo informò stringatamente.
Lui
non commentò. Lei gli appariva ancora leggermente ostile e
non
voleva tirare troppo la corda. Si voltò verso l'ultimo
membro del
gruppetto.
-Dominic,
lui è Thomas.- presentò Cody.- Thom, Dominic
è...
-Il
batterista dei Muse!- completò entusiasta Thomas, allungando
la mano
a stringere quella che Dom gli porgeva.- Sono un vostro fan.-
spiegò
– Siete fantastici!
-...grazie.-
ritorse Dom imbarazzato.
-Non
dirlo a mio padre. Non è il modo più rapido per
stargli simpatico.-
stava informando intanto Cody, divertito.
Strappò
una risatina anche a Dom, che si fece indietro per lasciare loro
spazio verso il bar.
-Non
pensavo sareste venuti...- disse ad Helena, mentre li accompagnava
all'interno.
-Matt
lo sapeva, però.- commentò lei asciutta.-
Dov'è?
-Oh.-
Dom registrò la notizia con un pizzico di stupore in
più. Alla
domanda di lei si voltò verso il punto in cui aveva lasciato
il
proprio migliore amico in compagnia di Brian e si accorse che erano
spariti entrambi, nel frattempo.- Onestamente...non ne ho idea.
-Zio
Stef!
L'esclamazione
entusiasta di Lisette accolse l'arrivo di uno Stefan quanto mai
perplesso di vederli lì riuniti.
-Helena?!-
sbottò.- Cosa accidenti...?!
-Ciao,
Stef.- Helena si sporse a ricambiare il breve abbraccio e bacio con
cui lui la salutò, prima di passare ai figli, che
cinguettavano i
loro “ciao, zio Stef” con la medesima intonazione
innamorata.- E'
stata un'idea di Lisette.- spiegò stringatamente Helena,
intanto.
-Zio
Stef, lui è Thomas.- presentò Cody, spingendo
avanti il proprio
ragazzo.
-Ciao,
Thomas. Chiamami pure Stefan.- si presentò brevemente,
stringendo la
mano che lui gli porgeva.- Brian sarà felice di conoscerti.-
aggiunse, dando implicitamente ad intendere di sapere esattamente il
tipo di legame che intercorreva con Cody.
-Stef,
hai per caso visto Matt o Brian?- domandò Dominic,
intervenendo
nello scambio di saluti.
-Li
ho lasciati lì – Stefan indicò il punto
del salone già
perlustrato dallo sguardo di Dominic e si voltò di nuovo
– cinque
minuti fa. Ma ora non li vedo...
-Ok.-
borbottò Dom perplesso.- ...era tutto a posto?-
indagò.
Stefan
sbuffò un sorriso: Come può esserlo tra Matt e
Brian!- esclamò.-
Avevano cominciato a punzecchiarsi come al solito.
Dominic
sospirò.
-Ok.-
ribadì- Vai tu o vado io?- chiese.
Stefan
alzò le mani: Io ho già dato con Brian!-
affermò.
-Vado
io.- annuì Dom.- Ti cerco Matt.- annunciò poi,
lasciando Helena e i
ragazzi in compagnia del bassista dei Placebo.
-...avete
delle dinamiche un po'...insolite.- osservò Thomas,
perplesso,
mentre Dominic si allontanava da loro.
-Le
loro dinamiche sono tragicamente standardizzate.- fu la spiegazione
stringata che ottenne da un Cody alquanto cinico, ma che nessuno si
premurò di smentire.
Helena
ordinò qualcosa di forte al bar e Stefan pensò
che sarebbe stato
opportuno rimanerle accanto.
-Ho
provato a comportarmi come volevi, ok?!
Matt
lo fissò in silenzio, sentendo una voglia matta di prenderlo
a
schiaffi prudere dolorosamente sul palmo delle mani.
-...a
parte non essere vero,- iniziò in tono bassissimo- non
è neanche
quello che ti ho chiesto!- concluse rapido e secco.
Brian
sbuffò sarcastico, intrecciando le braccia contro il petto e
arroccandosi su una palese posizione difensiva che, oltre che
mentali, stava cominciando a sollevare tra di loro anche barriere
fisiche.
-Bri...
-No,
Matt.- lo interruppe lui brusco.- Abbiamo organizzato questa dannata
festa, come hai preteso, sono venuto qui, ho salutato, ringraziato e
abbracciato tutti. Adesso tagliamo quella fottuta torta e torniamo a
casa!- ringhiò.
-Hai
passato la sera rintanato in un angolo, dardeggiando odio contro
chiunque si girasse nella tua direzione!- lo corresse Matthew aspro.-
Non riesci proprio a rilassarti?!
-Sarò
estremamente rilassato quando saremo a casa e mi sarò
“rintanato”
nel mio letto a dormire!
-Va
bene!- sfiatò Matt, arrendendosi.- Se vuoi la tua stupida
torta,
avrai la tua stupida torta! Adesso vieni dentro!
La
porta del locale si aprì e Dominic approdò
all'esterno insieme a
loro.
Brian
lo vide per primo e sbuffò d'insoddisfazione. Matt lo
mandò
mentalmente al diavolo, quando si fu voltato e lo ebbe riconosciuto.
-Dom.-
lo chiamò a voce alta. - Che c'è?- chiese
sforzandosi di tenere un
tono controllato, nonostante l'irritazione che Brian era riuscito a
risvegliare.
-C'è
che, mentre voi litigate, arrivano altri ospiti.- li informò
Dom. Si
fermò a pochi passi da loro e ruotò lo sguardo da
Matthew ad un
Brian che, invece, cercava di evitare accuratamente di incrociare il
suo.- ...tu non lo sapevi, vero?- gli domandò Dominic.
Brian
lo guardò interrogativo.
Dom
non aggiunse altro, ma si girò in direzione di Matthew.
-Per
la precisione, credo siano arrivati degli ospiti che tu
stavi
aspettando e che, adesso, chiedono di te.
Matt
colse al volo.
-Ti
aspetto dentro.- annunciò a Brian, lasciandolo in compagnia
di
Dominic e tornando rapidamente sui propri passi, senza degnarlo di un
altro sguardo.
All'interno,
Matt vide Helena immediatamente. Vestita di bianco, era un punto di
luce che illuminava l'angolo del bar, dove lei, i ragazzi e Stefan
sembravano immersi in una conversazione quanto mai piacevole e
distesa.
Qualcuno
dei vecchi amici della famiglia era già andato a salutarli.
Erano
tutti ugualmente stupiti di trovare la donna e i figli lì,
ma lei,
invariabilmente, glissava le loro domande al riguardo, sorrideva e,
man mano che si rendeva conto di essere semplicemente nell'ambiente
che le era più familiare, si rilassava. Del resto, Stefan
era una
presenza tanto solida, che Helena avrebbe necessariamente finito per
sentirsi “al sicuro” anche solo perché
lui era lì con lei.
Matt
li raggiunse.
-Hel.-
la chiamò, perché lei si voltasse e potesse
vederlo mentre si
avvicinava. Le sorrise.
Helena
gli sorrise di rimando, istintivamente, e si diede poi della stupida
per averlo fatto. Ma era troppo tardi e Matt l'aveva già
abbracciata.
-Grazie.-
le ribadì in un sussurro, all'orecchio.- Lo so che
è difficile.
Helena
non commentò. Quando lui si fu allontanato, lei
poté vedere la sua
espressione di riconoscenza sincera e annuì lenta,
accettando
implicitamente i suoi ringraziamenti accorati.
-Ciao,
Matt!- salutò allegramente Lisette, appendendoglisi al collo
per
stampargli un bacio enorme su una guancia ed essere ricambiata con
una stretta e una risata.
-Matthew.-
fu il saluto più discreto di Cody, un cenno del capo e un
accenno in
direzione di Thomas.- Lui è Thom.
-Ciao,
Thom.- si presentò Matt, allungando una mano.
-Ho
scoperto stasera che è un vostro fan.- informò
Cody, ironico.
Thomas
arrossì visibilmente, ricambiando la stretta di mano di
Matthew:
Sì...beh...- borbottò.
-Chiamami
Matt. E, qualunque cosa succeda, non dire a Brian che sei un nostro
fan.- lo redarguì.
-Santo
Cielo! Tra te e Cody state facendo apparire suo padre come un
mostro.- osservò Helena, divertita.
Strappò
una risata all'intero gruppetto, lavando via anche gli ultimi
imbarazzi residui.
Matt
si voltò in direzione della porta che dava all'esterno del
locale,
cercando di capire se Brian fosse già rientrato o se Dominic
stesse
opportunamente trattenendolo all'esterno. Visto che del compagno non
c'era traccia, si voltò nuovamente verso Stefan ed Helena.
-Ok.
Io vado a dare disposizioni per la torta perché Brian
è un
pelino...su di giri.- cercò di sminuire. Guardò
Lisette.- Tu sei
pronta?- le chiese con molta serietà.
La
ragazzina annuì con un'espressione esattamente speculare.
Matt
sparì nella confusione del locale ed Helena
allungò istintivamente
un braccio a circondare le spalle della figlia per stringersela
addosso.
Lisette
la guardò e sorrise.
Helena
si ripeté ancora che stava facendo quello che era meglio per
lei.
Lisette non era mai stata “una cosa sua” e lei era
stata davvero
egoista a pensare di poter privare la figlia di Brian e sì,
anche di
Matthew.
Quando
la ragazzina si fu girata ancora, fremendo in attesa, Helena si
ritrovò a ricambiare lo sguardo di Stefan ed
intuì a pelle che lui
doveva aver capito qualcosa.
-...grazie,
Hel.- lo sentì sussurrare.
-Non
è una mia idea.- ribadì lei, pacata. Non le
andava di prendersi il
merito della maturità dimostrata dai suoi ragazzi.
-Ma
tu sei qui.- osservò Stefan tranquillamente.
Brian
e Dom rientrarono in quel momento.
Helena
li vide approdare al fondo del salone, ma poi un'enorme torta
ricoperta di candeline scoppiettanti occupò quella stessa
visuale e
Brian sparì in un confusionario dolce, che ben poco si
confaceva
alla sua personalità. Helena rise discretamente e Stefan
ricambiò
quella risata con un sorriso complice: avevano entrambi pensato la
stessa cosa, quella era decisamente una torta di compleanno scelta da
Matt Bellamy! Il viso di Brian riapparve in mezzo alle teste degli
invitati, raccoltisi attorno al tavolo della torta. Il suo cattivo
umore era percepibile per chiunque lo conoscesse, nonostante lui
stesse sorridendo – uno di quei suoi bellissimi
sorrisi di
plastica, privi di qualsiasi contenuto – e stesse
dicendo
qualcosa di divertente che fece ridere tutti gli ospiti tranne loro,
troppo lontani per sentirlo.
Sotto
le sue dita, ancora appoggiate sulle spalle della figlia, Lisette
scivolò piano. Era come una ballerina: piccola, minuta,
elegante,
camminava senza fare rumore verso la torta ed il padre, trascinando
tutti loro dietro di sé.
-...e,
quindi, nonostante io provi tutti gli anni a dimenticarmelo, Matt
–
E qui Brian guardò il compagno, al proprio fianco, con un
misto di
odio ed amore che riassumeva esattamente il loro rapporto e che,
nonostante tutto, fece ridere Matthew – ci tiene sempre
a
ricordarmi l'inesorabile scorrere del tempo...
Altra
risata divertita degli invitati. Brian fissò le bollicine
nel
bicchiere di champagne che uno dei camerieri gli aveva servito,
raccolse le idee, pensò che voleva davvero tanto che tutta
quella
serata finisse e, quindi, meglio sbrigarsi e andare a casa.
-Papà.
Brian
sollevò gli occhi. La piccola folla attorno alla torta si
era
infittita con l'arrivo di Stefan ed un gruppetto ulteriore
d'invitati. Lì per lì non capì neppure
chi fossero.
Lisette
gli porse da sopra una delle candeline scoppiettanti, che si stavano
spegnendo lentamente, ignorate, una busta rosa su cui aveva attaccato
un mucchio di brillantini e strass colorati. C'era scritto, con una
penna dall'inchiostro glitter, “Tanti Auguri,
Papà”.
-Lisette?-
sfiatò lui senza toccare la busta. Alzò gli occhi
in quelli di
Helena, fissandola interrogativo.- Cosa...?
Helena
ruppe quell'immobilismo. Superò la figlia,
circumnavigò il tavolo e
scoccò un bacio rapidissimo sulla guancia dell'ex compagno.
-Tanti
auguri, Brian.
-...Hel.-
sussurrò lui, afferrandola per la vita prima che potesse
allontanarsi e trattenendola contro di sé.
Matt
sorrideva, quando Brian lo guardò. Quello stronzo
lo sapeva,
capì il cantante dei Placebo.
...si
sentiva l'uomo più felice della terra.
-Papà!
Brian
guardò Lisette, che ancora porgeva la busta, adesso con
un'espressione arrabbiata ed ansiosa assieme. La prese dalle sue
mani.
-Grazie.-
disse con naturalezza - Cos'è?- s'informò mentre
già apriva.
-Il
tuo regalo.- affermò quieta la ragazzina, fissandolo
intensamente
mentre finiva di rompere la parte superiore della busta e faceva
scivolare all'esterno il figlio ripiegato che ospitava.
Brian
aprì il foglio e si rese conto che...beh, era una specie di
certificato o documento ufficiale di qualche tipo e...
-...Lisette...-
mormorò.
Helena,
ancora al suo fianco, lo abbracciò velocemente.
-Ti
conosco.- gli disse divertita, sussurrandolo direttamente al suo
orecchio.- Ne parliamo dopo tra noi: tu non vuoi dare spettacolo e
noi non vogliamo che tu lo faccia.
-...sei
una stronza.- ricambiò Brian, dicendolo in un tono che
faceva capire
esattamente quello che voleva dire davvero: “sei
stupenda” e, in
qualche assurdo modo, anche “ti amo”.
Helena
rise e lo lasciò andare.
Brian
non capì bene come fece ad aspettare che Matt proponesse un
brindisi, che il brindisi fosse fatto, che la torta fosse tagliata e
che tutti gli ripetessero educatamente i propri auguri.
Però
aspettò.
E
quando riuscì a svicolare dalla folla dei presenti,
trovò Matthew
con la sua famiglia e Lisette che gli sorrideva, la stessa ansia di
prima in viso.
-Grazie.-
fu l'esordio banale, occhi negli occhi con Helena.
Lei
scosse la testa e spinse avanti la figlia: E' stata una sua idea. Lo
ha voluto lei.
Brian
abbassò lo sguardo in quello di Lisette: Allora, grazie a
te, Lizie.
Lei
scattò avanti, buttandogli le braccia al collo, e fu
premiata
dall'abbraccio più stretto e affettuoso che suo padre le
avesse mai
dato.
-Ti
fa davvero piacere?- gli chiese insistentemente.
-Non
c'è nient'altro, a questo mondo, che potessi volere di
più.- le
garantì lui.
Quando
si sciolsero dall'abbraccio, Matt sorrise loro, soddisfatto.
-Tu
lo sapevi. Stronzo.- aggiunse Brian, secco.
-Oh
sì. E siccome non riesco a tenermi niente per me, come tu
ben sai,
ho fatto una fatica immensa per non raccontarlo ai quattro venti!-
esclamò Matt allegramente, facendo ridere tutti.- Ero
terrorizzato
all'idea di rovinare la sorpresa.
-Poi
facciamo i conti a casa.- minacciò Brian, comunque.
Matt
non parve particolarmente impensierito.
-Allora!-
esordì, invece, in tono leggero- Lizzie Molko! Progetti per
il
futuro?
Lisette
rise. Quel cognome le stava davvero bene!
Heroes
2013-2017
MEM
Nota
di fine storia
della Nai:
AUGURI
BRIAAAAN!!!
Ma
ciao!
Ok,
inizialmente pensavo di chiudere definitivamente la serie
“Mascherine” con LLL, perché alla fine
avevo un po' paura di
fossilizzarmi su una roba e non progredire oltre...è un po'
strano
finire incastrati in un “universo” perfettamente
strutturato e
non riuscire ad immaginare che le cose possano svolgersi in modo
diverso da così.
Ma
è anche divertente. E, quindi, finisce che cominci ad
aggiungere
particolari a quello stesso Universo e, poi, non vuoi davvero che
Lisette e Brian rimangano due estranei o che Helena finisca per
essere la stronza che tu non hai mai voluto diventasse...
Comunque,
questa storia ha una “pseudo dedica” ad una Silvia
che, non
amando il Mollamy, ha ben pensato di avvicinarsi alla lettura
partendo proprio da LLL, per restarne
“traumatizzata” XD Quindi le dovevo il lieto fine.
Inutile
dire che “Heroes” è solo l'ultima storia
della serie e che tante
delle cose che sono qui accennate trovano spiegazione nei precedenti
capitoli “Tempo Perso” e “Loud Like
Love”, appunto.
Grazie
come sempre, in ogni caso, e alla prossima!
See
you, space cowboys!
MEM
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