Diademi di Quetzal

di fervens_gelu_
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Ragnatele ci intrappolano in storie senza fine

 

 

Fritture amare, calcinacci

In testa, così

barcollo

Dondolando in pensieri innocenti,

incoerenti

 

dentro valigie di mattine impotenti,

imponenti

abitate da mostri,

orche giganti che mi accompagnano

a nuoto

nel nostro canale

in cui braccia forti sostengono

il cielo

che inonda le menti,

 

Mi sento volare

grazie a te, pattinando sui ricordi,

credendo che siamo noi

a fingerci schivi

timidi a scansarci,

divincolarci da strette

ipotoniche.

 

Facile è piangere

e dire che non è per me,

facile non scegliere

di fronte a noi,

difficile

è il tuo canto solitario,

le tue esitazioni che scricchiolano

con quegli spicchi d’arancio nel petto

 

 

Dichiarati come dissennato,

sociopatico lungo la via di casa,

sono indifferente, amante di quel camminare

defesso,

 

Tieni la mano in tasca, facendo volare poi

Aironi quando mi tocchi,

sento scoppiare la pioggia sopra di noi per

mondare

i viticci a cui siamo legati,

scorze verdi di rugiada

muscoli cardiaci

che cuori non sono,

 

ma attrazioni di egoismo,

smog di emozioni.





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