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*Gli Heavens addobbano l’albero di Natale insieme*
Eiji
Ootori, nella sua giovane vita, ne aveva veduti tanti, tantissimi alberi di
Natale, soprattutto durante i suoi viaggi invernali all’estero. Ne aveva
ammirati di svariate dimensioni, veri o artificiali, multicolori, illuminati a
festa o in modo semplice, con solo qualche luminaria e alcune palline qua e là.
Quando era bambino, certe volte, guardandoli, si chiedeva ingenuamente quanto
tempo richiedesse addobbarne uno.
La
sua famiglia non era solita festeggiare il Natale, quindi trovare una risposta
adeguata per un tale dubbio era davvero complicato, con suo padre che lo
ignorava dicendo che si trattava di “una sciocchezza senza importanza” e suo
fratello che, per il suo bene, gli suggeriva di lasciar perdere, che in effetti
c’erano cose più importanti delle quali doveva davvero preoccuparsi, tipo
proseguire i suoi studi, ascoltare la musica ed evitare vaneggiamenti che
avrebbero soltanto alterato l’umore del genitore.
«Però,
Eiichi niisan, me la prometti almeno una cosa?» se ne usciva infine il minore
degli Ootori, dispiaciuto e speranzoso, con i grandi occhioni color porpora
prossimi alle lacrime e la vocina mesta.
«Va
bene. Qualunque cosa, se serve a non farti piangere», sospirava il ragazzino più
grande, condiscendente.
«Quando
avremo degli amici, lo faremo insieme a loro, vero? Un sorprendente albero di
Natale, tutto nostro!».
«Siamo
tornati!».
Prima
che l’esclamazione allegra e improvvisa di Van invadesse la stanza, regnava una
calma quasi surreale. Nagi era seduto sul divano a leggere superficialmente una
rivista a caso, non potendosi muovere per colpa di Shion, che si era
addormentato con la testa riccioluta sulle sue gambe mentre ascoltava la musica
contenuta nel lettore mp4 dalle apposite cuffiette.
Kira
stava controllando il bollitore del tè, mentre Eiji era impegnato a visionare le
scatole di cartone contenenti gli addobbi natalizi.
Quando
Van, sorridendo, irruppe nella stanza, seguito lentamente da Yamato, appesantito
da uno scatolone rettangolare alto almeno due metri, i quattro alzarono
simultaneamente lo sguardo, anche se tre di loro tornarono subito alle
precedenti operazioni.
Solamente
Eiji si mosse per accogliere cordialmente i due ragazzi.
«Bentornati!
L’avete trovato, vero?» s’informò con un sorriso gentile il fratello minore del
leader del gruppo.
Yamato
lasciò cadere lo scatolone davanti a sé e mostrò un ghigno soddisfatto,
nonostante la fronte sudata per la fatica. Si passò una volta il dorso della
mano su essa, scostando le ciocche bionde, prima di rispondere: «È stato facile
come bere un bicchier d’acqua. Per quanto cerchino di isolarci dal mondo, non ci
riusciranno mai!».
«Ben
detto! Io ho guidato il furgone fino al magazzino ben fornito della Raging Entertainment e nessuna delle
guardie ha ostacolato il nostro passaggio», spiegò
Kiryuin.
«In
verità, è bastato che io facessi qualche telefonata, inventandomi delle minacce
che, a quanto pare, hanno funzionato. Bene, ragazzi! Portate tutto nella nostra
sala prove», ordinò Eiichi, l’ultimo ad arrivare, dietro di
loro.
«Se
collaboriamo, finiremo presto. Vero, niisan?» aggiunse Eiji, agguantando la
scatola leggera e più vicina a lui fra tutte le altre.
E
riguardo a queste, rappresentavano un segno tangibile dell’affetto autentico del
pubblico, era la prima volta che gli Heavens assistevano a un mirabile esempio
di generosità da parte delle loro fan sfegatate.
Loro
non si sarebbero mai aspettati di trovare, quella mattina stessa, parcheggiato
proprio davanti all’uscita dell’edificio che li ospitava durante
quell’isolamento forzato a opera del presidente Ootori, un furgone grigio con
cartelli e poster di incoraggiamento.
Poi,
aprendo lo sportello scorrevole, di scoprire un mucchio di scatole di piccole,
medie o grandi dimensioni.
Fu
così che, incoraggiati dal gesto carino, Kiryuin e Hyuuga junior partirono in quarta alla ricerca
di un abete adatto allo scopo. E adesso che erano tornati, potevano procedere
con i preparativi tanto desiderati da Eiji.
Non
era mai avvolta da un perfetto silenzio, la sala prove o piccola palestra,
quando era occupata da loro.
Il
parquet di legno veniva calpestato dalle suole delle scarpe da ginnastica,
finché dalle casse appese agli angoli non risuonava la musica e il rumore dei
passi cambiava, si faceva più ritmato, più frenetico a seconda della
coreografia. A volte si facevano delle ripetizioni e a volte delle pause, e in
questi momenti la stanza dalle pareti di vetro infrangibile si godeva un lieve
chiacchiericcio, a parte quando qualcuno dava delle precise indicazioni e gli
altri tutti zitti ad ascoltare, oppure quando qualcun altro preferiva eseguire
la sua serie di flessioni piuttosto che parlare.
Quel
giorno di dicembre, però, la sala abituale, dove gli unici oggetti fino ad
allora consentiti erano borsoni muniti di cerniere, asciugamani per detergersi
dal sudore e bottiglie d’acqua per dissetarsi dopo tanto movimento e ricerca di
una perfetta sincronizzazione, ospitava un abete artificiale alto due metri. Non
sarebbe stato prudente procurarsene uno autentico, dal momento che i veri alberi
tendevano a perdere i sottili aghi verdi che circondavano i loro rami ed era
meglio non rischiare che qualcuno scivolasse, poiché nel pavimento della sala
potevano cadere e spargersi queste particolari foglioline.
L’alberello
dalla chioma sempreverde era inoltre circondato da scatole e scatoloni pieni di
vari addobbi – palline di vetro soffiato o altri materiali, morbidi fili
colorati, cappelli natalizi, calze per contenere dolcetti e caramelle, lucine
arrotolate o aggrovigliate, sfere di vetro includenti minute sculture e neve
finta, campanelle, bastoncini di zucchero, eccetera.
Tutto
era partito dalla timida proposta espressa da Eiji Ootori, infatti il ragazzo fu
quello che si stupì più di tutti per il rapido svolgersi degli eventi, non si
aspettava che una sua frase pronunciata per puro caso qualche giorno prima
venisse presa sul serio.
«Non
mi dispiacerebbe addobbare un albero di Natale insieme. Potrebbe aiutare a
sentirci più un gruppo… e inoltre potrebbe essere divertente, o almeno spero che
sia così. Non l’ho mai fatto, anche se da piccolo lo desideravo molto»,
confidò.
Tuttavia,
dato che nessuno degli altri ragazzi aveva replicato sul momento, nemmeno suo
fratello, lui non ci aveva più pensato a quel desiderio d’infanzia emerso fuori
di colpo, anche perché poi avevano ripreso seriamente con le prove della
coreografia di “Fumetsu no
Inferno”.
«Yamato,
spostalo un po’ più a destra», suggerì Van riferendosi all’albero ancora
spoglio.
«Ma
che dici? Riportalo a sinistra, stava meglio prima!» esclamò Nagi in
disaccordo.
«Prova
due passi avanti», mormorò Kira, tranquillo.
«No,
aspettate! E se invece lo mettessimo tre passi verso il muro? Se è troppo
centrale, dopo noi come facciamo le prove?» propose Van, cambiando
idea.
«E
basta! Mi avete scambiato per il vostro servo? Insomma, decidetevi!» sbottò
infine il ragazzo più alto, confuso e alterato dalle loro continue affermazioni
discordanti, non sapendo più a chi dare retta.
«Perdonali,
Yamato, non intendevano farti arrabbiare», intervenne Eiji,
conciliante.
«Ehi,
qui ci sono delle lucine tutte ingarbugliate fra loro. Chi mi aiuta a
sbrogliarle? Non posso chiederlo alle stelle», soggiunse la voce svogliata di
Shion, inginocchiato accanto a uno scatolo aperto, mentre dietro di lui stava un altro con un sacco di
ghirlande natalizie.
«Yamato,
tu sei cresciuto con tre fratelli, giusto? Avrai esperienza con gli alberi di
Natale», provò a fare conversazione Eiji, mentre insieme al biondo visionava il
contenuto di una scatola contenente fili di svariati colori, scartando quelli
che, su suggerimento di suo fratello maggiore, erano troppo chiari, vivaci e non
rispecchiavano per niente lo spirito degli Heavens.
«Preferisco
non ricordare. Io sfidavo Hyuuga Ryuuya a chi allestiva l’albero migliore in
casa, ma non sono riuscito a batterlo nemmeno in quello», sbuffò
Yamato.
«Oh.
Mi dispiace», si rammaricò l’amico, ricevendo però una pacca sulla spalla
dall’altro, segno che non se l’era affatto presa.
«Nagi,
cosa hai fatto?» domandò Kira, senza scomporsi minimamente nonostante un
centinaio di palline colorate avessero appena invaso il parquet, rotolando
disordinatamente intorno a loro e sparpagliandosi per tutto il perimetro della
sala prove.
«Calma,
calma. In questo modo vi ho risparmiato la fatica di tirarle fuori dalle scatole
una per volta, dovreste ringraziarmi. All’idol più carino dell’universo non
piace commettere errori», replicò con candida incuranza il più piccolo,
nonostante avesse rovesciato il contenuto di ben due
scatole.
«“Idol più carino dell’universo”, sveglia
Shion e aiuta Van, sembra in difficoltà con quelle lucine!» sbottò Yamato,
agitando dei filamenti blu e viola come se fossero pon pon, mentre Eiji manteneva il suo
sorriso lieve, muovendosi per andare lui stesso in aiuto del bruno dagli occhi
castani.
Con
un sospiro esasperato, Nagi si dedicò ad Amakusa, trascinandolo, dopo averlo
fatto alzare a fatica, verso l’albero, dove Eiji arrivò per passargli il primo
filo sottile di minuscole lucine liberato dal groviglio, perché iniziassero ad
avvolgerlo nei rami più bassi.
«Per
adesso non preoccupatevi di altro, poi ci penseranno i più alti a completare il
lavoro. Finite questo, così andiamo a smistare le varie decorazioni, per
decidere su quali rami collocarli, ok?».
Così,
sei membri degli Heavens, fra suggerimenti, chiacchiere, scherzi e risate,
passarono tre ore ad addobbare serenamente l’albero di Natale, insieme, con le
specifiche mansioni distribuite fra di loro.
E
mentre esso prendeva forma, illuminato dalle lucine luminose, colorato da lunghi
fili prevalentemente color argento, azzurro ghiaccio, porpora, blu cobalto, blu
cielo e altre sfumature di blu o viola, arricchito con palline decorate e
oggettini vari, Eiichi fece nuovamente la sua comparsa con sette cartellini
vuoti e sette penne per tutti loro.
«Ragazzi,
prendetene uno ciascuno. Scriviamo due aggettivi per il gruppo e appendiamoli
assieme agli addobbi: in questo modo sarà davvero il nostro albero», stabilì il
ragazzo con gli occhiali.
Anche
ricercare le parole adatte fu un’attività simpatica che li aiutò molto a
stabilire una maggiore intesa e complicità fra gli
Heavens.
“Speranza e gentilezza”, furono i primi
due aggettivi segnati e appesi da Eiji Ootori, un ragazzo a modo, che
modestamente sottovalutava il proprio talento pur possedendo un genio artistico
fuori dal comune, un’ottima memoria e una voce angelica e perfettamente
intonata.
“Forza e coraggio”, appuntò senza alcun
indugio Yamato Hyuuga, il membro più grintoso e tosto degli Heavens,
posizionando il suo cartellino su uno dei rami più alti.
“Empatia e luminosità”, scrisse con
grafia elegante Shion Amakusa, che era stato l’ultimo a unirsi al gruppo, eppure
aveva dimostrato in più occasioni di tenerci moltissimo.
“Serietà e autocontrollo”, riportò Kira
Sumeragi, che faceva parte del trio originale e che non parlava molto, ma di
sicuro sapeva esattamente ciò che voleva, avendo offerto fin dal principio le
sue qualità innate per il bene degli Heavens, impegnandosi duramente con tutti
loro.
“Talento e costanza”, decise Nagi, dopo
una veloce discussione con Shion e Van, dal momento che lo avevano anticipato
nella scelta dei due aggettivi, quindi alla fine aveva optato per questi
termini. Il più piccolo e bassino del gruppo protestò un poco quando venne
sollevato da Yamato per appendere il proprio cartellino, ma fu ben felice di
metterlo in alto.
“Fascino e divertimento”, scribacchiò Van, il
burlone degli Heavens, un sorriso impertinente sul viso attraente, che, passando
accanto ai due, batté il cinque con Hyuuga e scompigliò i capelli a Mikado.
“Suspance e imprevedibilità”, riportò
infine il leader del gruppo, dal momento che Eiichi nutriva ancora la forte
convinzione che gli Heavens, tutti insieme, potessero raggiungere vette sempre
più alte di popolarità e ottenere un maggiore riconoscimento, un qualunque
premio, con un’incredibile performance che soltanto i sette guerrieri della musica potevano
eseguire. Malgrado le difficoltà apparentemente insormontabili, avrebbero fatto
ogni cosa per risorgere, rialzarsi e proseguire il
cammino.
Una
volta che ebbero aggiunto il tocco finale, cioè un puntale argentato in cima
all’albero ormai interamente addobbato, Eiichi fece spegnere le luci in sala e
il risultato del loro lavoro emerse fuori in tutta la sua sorprendente bellezza
e luminosità, lasciandoli decisamente a bocca aperta.
E
il minore degli Ootori, felice e commosso, colse l’occasione per ringraziare
affettuosamente il suo fratellone, perché la loro semplice promessa, che si
erano scambiati quando lui era bambino, si era finalmente concretizzata,
brillava vividamente al centro della sala e scaldava il
cuore.
*
Silenzio
in sala.
Telecamere
posizionate a diversi metri dallo stupefacente albero di Natale che rispecchiava
lo spirito irriducibile degli Heavens, i “guerrieri della
musica”.
«Oh!
Oh! Oh! Buon Natale!» esordì Van, in un’interpretazione personale e gioiosa di
Babbo Natale, con indosso il tradizionale costume rosso con cappello sopra gli
stivali marroni e un sacco pieno sulle spalle.
Scampanellando,
Nagi si mise al suo fianco, lui invece era abbigliato come un grazioso elfo
aiutante di Babbo Natale, mentre a un imbronciato e a braccia conserte Yamato
era toccato il costume da renna, con tanto di corna finte.
I
quattro membri degli Heavens rimanenti avevano invece sfilato davanti a loro,
con abiti alla moda che facevano parte di una recente collezione autunno-inverno
di una famosa stilista, per poi posizionarsi di fronte all’albero, accanto agli
amici in costume.
«Buonasera
a tutti! Siamo lieti di essere qui», esordì seraficamente Eiji, parlando a un
microfono, che poi passò al fratello maggiore.
«Ci
tenevamo a ringraziare sentitamente i nostri cari angeli per i bellissimi doni che ci
hanno fatto e per tutto il loro sostegno», continuò
Eiichi.
«Il
vostro affetto unito alla voce delle stelle ci accompagnerà sempre», sussurrò
Shion.
«Per
questo, siamo qui oggi a dedicarvi la nostra cover di una canzone natalizia
molto conosciuta nel mondo occidentale e tradotta in giapponese», riferì Kira.
«Ecco
a voi “Santa Claus is coming to town”
interpretata dagli Heavens!» annunciarono tutti in coro.
E
subito dopo, partì l’introduzione strumentale della base.
“Saa
anatakara
MERRY
CHRISTMAS
Watashikara
MERRY
CHRISTMAS
SANTA
CLAUS IS
COMING TO
TOWN”.
“Ne
kikoete
kurudesho
Suzunone
ga
suku
soko ni
SANTA
CLAUS IS
COMING TO
TOWN”.
“Matikirenaide
Oyasumi
shita koni
Kitto
subarashii PRESENT motte”.
“Saa anatakara
MERRY
CHRISTMAS
Watashikara
MERRY
CHRISTMAS
SANTA
CLAUS IS COMING TO TOWN”.
“Saa anatakara
MERRY
CHRISTMAS
Watashikara
MERRY
CHRISTMAS
SANTA
CLAUS IS COMING TO TOWN”.
“Ne kikoete
kurudesho
Suzunone
ga
suku
soko ni
SANTA
CLAUS IS COMING TO TOWN”.
______
Note:
Approfittando del fatto che le feste, come ogni anno, sono ritornate in mezzo a
noi, ho ripescato la one-shot
dedicata agli Heavens e ho deciso di pubblicarla oggi (secondo la wikia, il 12 dicembre è il compleanno di
Van xD anche se qui non si parla di compleanno, lui è comunque presente, quindi
va bene, dai ^^).
Ammetto
che non mi piaceva com’era uscita alla prima stesura, tuttavia oggi,
rileggendola, ho pensato di darle una possibilità: è bastato dare una
ritoccatina qua e là, aggiungere qualcosa et voilà, ecco a voi la storia natalizia!
:D
Che
ne pensate? Spero vi piaccia ^^
Potete
ascoltare il video che mi ha ispirata su questo link: https://www.youtube.com/watch?v=ziRMA6lrJIk
L’idea
dei colori per farvi immaginare chi canta ogni verso va bene secondo voi? Mi
sembra più indicata rispetto all’uso dello stile copione, ma se non vi piace
posso cambiare la parte finale. (Nelle frasi a colori alternati cantano due
insieme, ovviamente).
Eiichi
(rosso)
Eiji
(viola)
Van
(arancione)
Yamato
(fucsia)
Nagi
(evidenziatore giallo)
Shion
(verde)
Kira
(blu)
Tutti
e sette (nero)
Grazie
per l’attesa e alla prossima!
Rina
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