CAPITOLO
7 JAMES BOWMAN
“Se
un piatto o un
bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso. Lo stesso succede
se una finestra sbatte, se si rompe la gamba di un tavolo o se un
quadro si stacca dalla parete. Ma il cuore, quando si spezza, lo fa
in assoluto silenzio.”
Cecelia
Ahern
“Non mi direte che
state
ancora dormendo, Ammiraglio Bowman. Siete sempre il solito.”
mormorò una voce famigliare, così dolce da
sembrare una dolce
melodia.
James sorrise d'istinto, mentre imperterrito
persisteva nel tenere gli occhi chiusi, come se volesse convincere
quella voce che stesse effettivamente dormendo. Non ci stava
riuscendo molto bene, lo sapeva lui per primo, ma non
importava.
Sentì delle labbra posarsi sulla sua guancia, poi
sul collo. Baci dolci e profondi, piccoli ma anche grandi, corti ma
anche lunghi.
“Un povero uomo non può mai riposare in pace.
Nemmeno dopo essere stato promosso.” borbottò
James, allungando la
mano verso la sua uniforme da Ammiraglio senza riuscirci, dato che
stava dall'altra parte della grande stanza, e solo se si fosse alzato
l'avrebbe raggiunta.
“Soprattutto dopo essere stato
promosso.”
Un altro bacio, sulla fronte questa volta, più
lungo degli altri.
“Tuttavia, avete ragione. E' il vostro
giorno. La vostra promozione. La vostra festa. Se desiderate riposare
in totale solitudine rimuginando sul vostro nuovo ruolo, posso
togliere il disturbo..”
James
bloccò quella voce
con un bacio sulle labbra, breve ma disperato.
“Non è
quello che ho detto.” mormorò, non appena si
staccò.
Attese
come se si aspettasse qualcosa, ma quando quel qualcosa non avvenne,
parlò di nuovo.
“E non ho nemmeno detto di smetterla di
baciarmi.”
Sentì
un viso affondare
nel suo collo.
“Lo supponevo..”
“Avete
smesso per
torturarmi, vero? Siete senza cuore.”
Un
altro bacio sul
petto.
“James..”
“James?
James mi senti?”
L'uomo
si svegliò come da
uno stato di trance, trovandosi davanti Henrich.
“Oh mi
dispiace, preferite essere chiamato Ammiraglio Bowman? Nel vostro
ambiente si danno tutti del voi quindi posso..”
Qui
non siamo nel mio
ambiente.
“Non
occorre.
James va bene.”
“Mi
sembravi un po' sovrappensiero.. va tutto bene?”
“Sì.
Io.. io stavo ricordando un momento del mio passato e temo di essermi
lasciato trasportare..”
“Perché non vai a riposare
e a liberare la mente? I tuoi compagni sono già nelle loro
stanze.”
Riposare?
Come? Perché?
Ma non avremmo dovuto iniziare oggi? Qui passano le giornate e non
succede nulla. In tutta la mia vita non mi era mai successo di
sprecare le giornate in questo modo.
Nemmeno ai miei figli
permetto di sprecare così il loro tempo. Quando erano
piccoli,
almeno. Ora sono grandi e non posso più occuparmi delle loro
vite
come prima, ma penso di avergli insegnato che il tempo è
prezioso e
non lo si può sprecare a dormire.
“Lo
so che avevo detto che avremmo iniziato oggi, ma la presentazione di
Frank e il segreto svelato di Pierre credo siano abbastanza per un
giorno.” mormorò Henrich, come se gli avesse letto
nel pensiero,
poi aggiunse “e io ho bisogno che siate al massimo delle
forze e
della concentrazione per il prossimo passo.”
James
scrutò Henrich a lungo, come se volesse capirne di
più solo
guardandolo.
“E
qual'è il prossimo passo?”
“I
viaggi nel tempo.”
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Un
altro bacio, l'ennesimo di quella giornata, sulla guancia.
“Non
riuscite proprio a smettere. Non che mi dispiaccia..”
“E'
colpa vostra, Ammiraglio. Non riesco a tenere le mani a posto quando
ci siete voi.”
Si
scambiarono un lungo sguardo particolarmente intenso. Entrambi
sapevano che quello sguardo significava il tornare seri dopo aver
giocato e scherzato per tutta la giornata come facevano da bambini.
Entrambi sapevano che quello sguardo significava un altro addio,
sempre più doloroso del precedente. Un addio che nessuno dei
due
avrebbe mai voluto fare, ma che era necessario. Per tornare alle loro
vite, alle loro famiglie, ai loro figli, quella parte della loro vita
che non avrebbe mai dovuto venire a conoscenza di quegli incontri,
sempre nello stesso capanno, sempre con le stesse modalità,
incontri
troppo brevi e troppo rari, ma a cui non riuscivano proprio a
rinunciare.
“Promettimi..
promettimi che ci vedremo ancora prima della tua partenza.”
James
annuì tristemente.
“Non sarei mai partito senza darti un
adeguato saluto. Lo sai.”
Si
tennero stretti per un tempo che parve infinito, questa volta con
addosso i loro vestiti. Poi, un bacio sulle labbra. Dolce e
passionale al tempo stesso.
“Ti amo, James.”
Erano
ventitré anni che era incastrato in quella relazione
extraconiugale
che non riusciva ad interrompere, che gli causava dolore, rabbia,
frustrazione, malinconia e tensione, eppure, ogni volta che sentiva
quel “ti amo” da quella voce, tutto appariva di
poca importanza,
tutto spariva in un lampo, tutto gli faceva capire che.. ne valeva la
pena.
“Ti amo anch'io.”
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“Domani..
domani viaggeremo nel tempo?”
“Non proprio.. Domani
acquisirete ciò che serve per viaggiare nel
tempo.” fece Henrich,
accomodandosi sul divano.
Ma perché non può mai parlare
chiaramente? Perché sempre questi misteri? Non abbiamo il
diritto di
sapere? Si aspetta davvero che io riposi tranquillo e sereno dopo
quanto mi ha detto? Calma, James, calma. Ricorda che sei un nobile.
Un Ammiraglio. Non puoi permetterti di perdere il tuo portamento. Sii
superiore. Sii diplomatico. Come sei sempre stato.
“Signor
Henrich, una maggiore chiarezza sarebbe altamente
apprezzata.”
Henrich guardò l'Ammiraglio e scoppiò
a ridere. James non ne fu molto contento.
Come potete
mancarmi di rispetto in codesto modo? Ma lo sapete chi sono io?
“Sei
sicuro di stare bene? Mi sembri molto.. rigido.”
..
rigido?
“Non che il poliziotto tuo amico non lo sia, ma
almeno lui, come posso dire, lo è per carattere. Tu invece..
sembra
quasi ti senta costretto ad essere così rigido. E'
perché sei
nobile e i tuoi genitori ti hanno educato così,
immagino.”
Se
state cercando di farmi arrabbiare, ci state riuscendo.
“I
miei genitori mi hanno dato i migliori insegnamenti
possibili.”
borbottò James facendo di tutto per essere diplomatico,
fallendo
miseramente dato che la sua rabbia sarebbe stata visibile a
chiunque.
“Ecco, vedi? E' questo quello di cui sto parlando.
Un altro avrebbe risposto con altrettanta insolenza, avrebbe lasciato
parlare la rabbia, ma tu no. Tu ti sforzi di essere gentile e
composto anche quando sei palesemente arrabbiato.”
James
guardò l'uomo più confuso di prima.
“Se vuoi un mio
consiglio, e so per certo che non lo vuoi ma te lo darò lo
stesso,
dovresti lasciarti andare. Qui puoi farlo. Ti sentirai meglio. Fallo
quando ti sentirai pronto.”
Henrich
si alzò, per poi dirigersi nella sua stanza. James avrebbe
voluto
fermarlo per sapere a cosa si riferisse, sia su quel discorso del
lasciarsi andare sia per quanto riguardava i viaggi nel tempo, ma
tutta quella discussione lo aveva lasciato.. senza parole? Si
ritrovava incapace di dire o pensare a qualsiasi cosa.
“Comunque
se ci tieni tanto a saperlo, per viaggiare nel tempo occorre
conoscere ogni luogo e ogni tempo, altrimenti non potrete
focalizzarvi su di essi e non potrete viaggiare nel tempo e nello
spazio. Questo faremo domani. Vedrete migliaia e migliaia di immagini
che voi non ricorderete se vorrete descriverle, ma verranno
immagazzinate nel vostro cervello così da permettervi di
viaggiare
dove vorrete. Buona serata.” concluse l'uomo, chiudendo la
porta
della sua camera una volta entrato.
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“Bentornato,
Ammiraglio Bowman. Vostra moglie desidera parlarvi. Vi attende in
soggiorno.” fece il maggiordomo, poi continuò
“sistemo il vostro
cavallo nella scuderia, signore?”
James annuì
brevemente, e mentre il maggiordomo usciva per adempiere ai suoi
doveri, Bowman andò verso il soggiorno. Al suo interno vi
trovò sua
moglie Mary, suo figlio Jonathan, sua figlia Helen e suo genero
Henry.
L'Ammiraglio ci rimase di sasso. Doveva essere successo
qualcosa di importante, se la sua intera famiglia era riunita per
parlargli. E perché George gli aveva detto che solo Mary lo
aspettava? Probabilmente era stata sua moglie a ordinarglielo.
Prima
che potesse reagire e dire qualcosa, Mary si alzò, gli prese
la mano
e lo avvicinò, per chiedergli dolcemente di sedersi.
“Lo
abbiamo appena saputo. Mi dispiace tanto, caro.”
James guardò
la moglie ancora più confuso.
“Mi dispiace che vi dispiace.
Ma di cosa vi dispiace?”
Aveva
intenzionalmente fatto un gioco di parole per vedere le reazioni
della sua famiglia, ma il silenzio era glaciale. Non era uno scherzo.
Doveva essere successo qualcosa di molto brutto.
“Ma come
padre.. non l'avete saputo?” chiese Helen.
“Saputo cosa?
Io sono appena tornato da una missione navale. Non mi sono fermato a
Londra per aggiornarmi su quanto è successo in mia assenza,
pensavo
solo a tornare il prima possibile senza dover utilizzare una
carrozza. Ditemelo voi cosa è successo, deve trattarsi di
qualcosa
di importante.”
“Thomas
Butler.. il vostro amico d'infanzia, che incontravate ogni tanto per
cacciare insieme.. è morto. Quattro giorni fa. Polmonite. Mi
dispiace caro, era un vostro amico da tanto tempo.”
Niente.
Non sentiva assolutamente niente. L'unico che l'avesse mai conosciuto
davvero, l'unico che avesse mai amato e da cui era realmente amato,
l'unico che lo capiva davvero, che aveva sempre creduto in lui quando
neanche lui credeva in sé stesso, era morto. Niente
più baci sul
collo, niente più incontri segreti nel capanno quando alle
mogli
avevano detto che sarebbero andati a caccia, niente più
carezze. Non
avrebbe più rivisto i suoi occhi dolci e i suoi capelli
ricci e
dorati come il sole. Tutto era finito. In un attimo.
Quando
veniva ferito in battaglia sentiva un dolore fisico, che a poco a
poco scompariva come la cicatrice che si faceva più piccola,
ma
ora.. il vuoto. Tutto quello che riusciva a percepire era il cuore,
che prima batteva, rotto in un angolo inerme. La sua anima, spezzata.
E quella luce negli occhi che aveva e che rispendeva quando era con
lui, sparì senza tornare mai più, lasciando
spazio solo ad una
tristezza che non l'avrebbe mai abbandonato.
James sospirò,
preparandosi a dire l'ultima grande bugia per nascondere un amore che
era riuscito a spezzarlo.
“Sì, lui era... era un buon
amico.”
Note:
Eccomi di nuovo, dopo più di due mesi! Mi dispiace per il
ritardo, ma purtroppo ho avuto dei seri problemi di connessione
Internet che hanno ritardato tutte le mie attività, tra cui
questo racconto. E' un miracolo che sia riuscita a scriverlo entro
dicembre, ma ci tenevo a pubblicarlo prima dell'anno nuovo dato che
questo era l'ultimo personaggio da "analizzare" mentre dal prossimo
capitolo inizia la vera storia, quindi mi sembrava carino concludere la
presentazione dei personaggi nel 2017 e iniziare il 2018 con la storia.
Quando ho pensato al racconto, volevo mettere assolutamente un
personaggio LGBT, e mentre tracciavo il carattere dei personaggi, ho
pensato che il più adatto fosse proprio il nobile del 1700.
E come regalino di Natale (e anche per farmi perdonare del ritardo) ho
voluto incentrare il capitolo sul perché James è
"un'anima spezzata". Ad inizio storia, Henrich ha ribadito
più volte che il computer ha scelto loro perché
erano "anime spezzate". Degli altri ancora non sappiamo
perché sono "anime spezzate" (o meglio voi non lo sapete
mentre io sì LOL), ma James sì. Tranquilli, anche
per gli altri si scoprirà perché sono tormentati,
prima o poi..
Come al solito ringrazio chiunque leggerà il capitolo e
grazie a tutti quelli che prenderanno 5 minuti per lasciarmi un
commentino! Alla prossima e Buon Natale!
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