ReggaeFamily
An
ordinary Christmas... or maybe not!
Sono
le sei e mezza del mattino. In casa Odadjian tutto tace: i bimbi
dormono pacificamente nella loro cameretta, così come loro
padre. L'unica ad aver già aperto gli occhi è la dolce
Sonia, povera santa, che già presagisce l'imminente disastro;
gli incubi non l'hanno lasciata dormire, così come la
consapevolezza di dover accogliere in casa sua gli odierni
festeggiamenti natalizi.
Ma
quest'idillio è destinato a durare poco: non appena le prime
luci dell'alba attraversano le tende della camera dei due bambini, il
piccolo Hayk Victor viene strappato dal suo sonno. Inizialmente il
bimbo è confuso: si mette a sedere sul suo lettino, si
stropiccia gli occhi, poi improvvisamente spalanca la bocca.
Si
è appena ricordato che oggi è il 25 dicembre, quindi
deve svegliare suo fratello e i suoi genitori, per poi correre a
controllare se Babbo Natale gli ha portato il tablet che tanto
desidera.
Così
il piccolo balza giù dal letto, si avvicina cautamente
all'altro bambino ancora dormiente e gli strappa via le coperte di
dosso. “Shavo, Shavo, è Natale! Ci sono i regali!
Alzati, alzati!” prende a gridare.
Shavo
Dylan, ancora assonnato e sconvolto per il brusco risveglio, lancia
un'occhiataccia ad Hayk Victor e gli salta addosso per potersi
vendicare. Così i due iniziano ad azzuffarsi e insultarsi come
se non ci fosse un domani.
Dopo
qualche minuto in cui si rasenta il tentato omicidio da parte di
entrambi i combattenti, il più piccolo riesce a fuggire;
subito trotterella verso la stanza dei suoi genitori e si tuffa tra
le coperte, gridando e agitandosi. “Mamma, papà, è
Natale! Io voglio il tablet!”
Shavo
allora si desta all'improvviso, ritrovandosi il figlio appeso
addosso. “Buongiorno Hayko, amore mio! Eh, chissà
se Babbo Natale è passato...”
“Sì
che è passato, uffa! Vero mamma?”
Nel
frattempo fa irruzione nella stanza anche Shavo Dylan, che si
precipita addosso a sua madre. “Sì, è Natale! Dai
mamma, alzati, io voglio i regali!”
Sonia
stringe suo figlio in un abbraccio e contemporaneamente scambia
un'occhiata disperata con Shavo. Che delusione sarà per i
bambini non trovare alcun pacchetto sotto l'albero! Ma tutto ciò
fa parte del loro piano.
Così
tutta la famiglia è costretta ad abbandonare il caldo del
piumone.
“Ragazzi,
andate a lavarvi il viso prima di controllare i regali!” ordina
Sonia trascinandosi fuori dalla camera da letto. Ma ormai è
troppo tardi: Hayk Victor e Shavo Dylan sono diretti a passo di
marcia verso il soggiorno, dove troneggia il loro albero di Natale
alto all'incirca due metri e mezzo.
Così
i genitori corrono loro dietro, già terrorizzati da ciò
che accadrà di qui a breve.
Infatti
i due fratelli, una volta di fronte all'albero, si immobilizzano e
smettono di esultare quando si accorgono che per loro non c'è
nessun regalo.
Hayk
Victor ci rimane talmente male che scoppia a piangere e a lamentarsi
disperatamente, pestando i piedi a terra e strillando.
“Ehi
Hayko, ascoltami...” tenta di consolarlo Shavo, ma lui si è
rannicchiato sul divano e non ha intenzione di dar retta a nessuno.
“Babbo Natale non è ancora passato, ma la giornata è
appena iniziata, magari dobbiamo solo aspettare un po'... no?”
“Uffa,
no! Io li voglio adesso!”
Intanto
Shavo Dylan, anche lui sul punto di scoppiare in lacrime, cerca di
aggrapparsi a Sonia e le domanda ripetutamente perché Babbo
Natale non è passato.
“Devi
sapere che Babbo Natale deve portare i doni a tutti i bambini del
mondo, quindi ha bisogno di tempo” cerca di spiegargli lei,
prendendolo in braccio. Almeno è riuscita a catturarlo e ora
può portarlo in bagno per farlo lavare e cambiare.
“Ma
io sono stato bravo, quindi doveva portarmi i regali per primo!”
obietta lui.
“Eh,
insomma, un po' sei stato monello...”
“E
invece no!”
“Adesso
andiamo a lavarci la faccia, poi facciamo colazione e vedrai che più
tardi arriveranno tutti i regali!” tenta di convincerlo Sonia,
avviandosi verso il bagno.
“No,
io non vado! Sto qui e aspetto Babbo Natale, e quando arriva lo
sgrido!” Detto questo, Shavo Dylan comincia a divincolarsi per
cercare di sfuggire alla stretta della madre.
“Smettila
di fare i capricci, altrimenti gli dico di non passare direttamente!”
lo minaccia lei.
Ma
il bimbo non demorde: molla un calcio a Sonia, che è costretta
a posarlo a terra. Dopodiché lo fulmina con un'occhiata
talmente truce che farebbe appassire pure una pianta finta. “Shavo
Dylan, non ti permettere mai più di fare una cosa del genere.”
“Non
mi interessa!” ribatte lui, incrociando le braccia al petto e
andando a sedersi sotto l'albero.
Dopo
circa tre quarti d'ora di lotta, Shavo e Sonia riescono a trascinare
i figli in bagno e ficcarli dentro la vasca. Ovviamente i due non
perdono tempo per allagare il bagno e inzuppare la povera donna,
rimasta sola nell'impresa di lavarli e vestirli.
Intanto
Shavo, tra uno sbadiglio e l'altro, bazzica in cucina con l'intento
di mettere su una colazione decente. Avrebbe bisogno di un po' di
caffeina per svegliarsi, ma il caffè in casa loro circola ben
poco e quindi decide di optare per la Coca Cola.
Infine
si ritrova a posare sul tavolo le solite brioche confezionate, le
solite tazze di latte riscaldato al microonde e un pacco di biscotti
con gocce di cioccolato.
Sono
circa le dieci e un quarto del mattino e i fratellini Odadjian ormai
da un paio d'ore sono incollati ai videogiochi: sono talmente presi
dalle varie partite che si sono pure scordati che è Natale e
che ancora i loro regali non sono arrivati.
“Tesoro,
per favore, vai a distrarre i bambini. Non mi piace che stiano tutto
questo tempo incollati ai videogames” chiede Sonia a suo
marito, scuotendo la testa. È intenta a sistemare la cucina e
la sala pranzo e controllare che ci siano tutti gli ingredienti per
iniziare a cucinare.
Shavo
distoglie lo sguardo dal suo iPhone 15 (?), con il quale stava
rispondendo agli auguri su Instagram, e si dirige nel soggiorno.
“Ehi,
a cosa state giocando?” esordisce.
“Papà,
giochi con noi?” domanda Shavo Dylan, posando il suo joystick e
sbattendo le ciglia come un cerbiatto in direzione del padre.
“Sì,
sì, gioca con noi!” interviene Hayk, mettendosi in piedi
e cominciando a saltellare sul posto.
“E
va bene” cede lui, lasciando che il suo lato nerd prenda il
sopravvento, “ma solo se mi lasciate scegliere il gioco!”
“Sì!
Voglio sfidarti prima io!” afferma il più piccolo,
mentre Shavo rovista tra le sconfinate pile di videogiochi accanto al
televisore, in cerca di qualcosa che lo ispiri.
Intanto
il campanello prende a trillare e Shavo Dylan, che momentaneamente
non deve giocare, si avvia verso l'ingresso per scoprire chi sono i
primi ospiti.
Anche
Sonia giunge davanti al portone: quando lo apre, si trova davanti
Serj, Angela e Rumi.
“Ragazzi!
Auguroni di buon Natale!” esclama la padrona di casa,
abbracciando tutti e lasciandoli entrare.
Dopo
i vari scambi di auguri, Serj mette a terra il piccolo Rumi e
domanda: “Shavo dov'è?”.
Sonia
scuote la testa. “Gli ho detto di portare via i bambini dai
videogiochi, ma mi sa che ci è cascato pure lui. Come al
solito.”
Angela
ridacchia. “Forse io e Serj facciamo bene a non avere certi
aggeggi infernali in casa. Rumi non ha nemmeno mai visto una
consolle, l'unica cosa che guarda in tv sono un po' di cartoni
animati.”
“E
i documentari sugli animali. Ah, quanto gli piacciono!”
aggiunge fieramente Serj.
Intanto
Rumi si è avvicinato a Shavo Dylan, felice di vedere il suo
cuginetto. “Shav! Aguri!” esclama con un
enorme sorriso.
“Auguri,
marmocchio. Andiamo a vedere se sta vincendo papà o Hayk?”
propone il più grande.
Rumi
non ha nemmeno il tempo di ribattere, che viene trascinato per una
manica dall'altro bambino.
Non
appena Shavo adocchia il nuovo arrivato sulla soglia del soggiorno,
abbandona la partita per andare a salutarlo. Rumi, felice come una
pasqua, gli corre incontro e lo abbraccia.
“Uffa,
papà, avevi detto che giocavi con me!” protesta Hayk
Victor con rabbia.
“Ma
adesso sono arrivati gli ospiti, non posso rimanere qui e lasciarli
da soli. Anzi, sai cosa facciamo? Spegniamo tutto e andiamo di là
a salutare!”
“No,
io voglio giocare, giocare, giocare!” si lagna lui.
“Hayko...”
“E
a me non me ne importa, rimango qui e gioco!”
“Anche
io rimango qui!” concorda Shavo Dylan.
“E
lasciate Rumi tutto solo? Poverino, lui è venuto apposta per
giocare con voi” tenta di convincerli Shavo.
“Poveino!”
ripete Rumi, sentendosi tirato in causa.
“Lui
è uno sfigato perché non sa giocare con i videogiochi”
passa in offensiva Hayk Victor.
“Che
cosa sta succedendo qui?”
Tutti
ammutoliscono e si voltano quando sentono la voce di Serj.
Quest'ultimo infatti è fermo sulla soglia ed esamina
attentamente la situazione.
“Ciao
zio Serj” prende timidamente la parola il fratello maggiore.
“Dai
bambini, basta con i videogiochi. Adesso andiamo in sala pranzo e ci
inventiamo un gioco da poter fare tutti insieme, che ne dite?”
propone lui con estrema calma.
I
piccoli Odadjian si arrendono e si alzano, lasciando ovviamente tutto
in disordine.
Tutti
escono dalla stanza. A chiudere la fila c'è Shavo, che tiene
ancora Rumi in braccio e scuote la testa con rassegnazione.
La
giornata è ancora lunga.
“Che
ne dite di nascondino?” propone Serj, accerchiato dai tre
bambini già presenti.
“No,
perché Rumi non sa contare” bofonchia Shavo Dylan,
cogliendo la palla al balzo per prendere in giro l'altro bambino.
“Non
è vero, fino a dieci lo so! Me lo ha insegnato papà!”
protesta lui.
“Visto?
Potete giocare! Ma mi raccomando: senza imbrogliare!”
Tutti
promettono e il gioco ha inizio.
“Conto
io per primo perché sono il più grande” sentenzia
Shavo Dylan, indicandosi il petto con orgoglio.
Serj
ridacchia tra sé e si allontana, intenzionato a dare una mano
alle ragazze che preparavano il pranzo.
“Okay,
adesso i bambini dovrebbero essere a posto... che fate? Avete già
messo qualcosa sul fuoco?” domanda ad Angela e Sonia, già
indaffarate in cucina.
“Sì,
potresti affettare le carote e il sedano?” domanda Sonia,
poggiando sul tavolo le verdure, un tagliere e un coltello.
“Ovviamente,
se preferite lo posso fare anche in maniera artistica!”
Le
due ridacchiano.
“Shavo
è sparito di nuovo?” si informa lui, guardandosi intorno
con circospezione.
“Mi
è parso di capire che John e Diana stanno arrivando e lui è
andato ad accoglierli” spiega Angela aprendo il frigorifero.
“Ah,
perfetto. Piuttosto mi chiedo quando arriverà Daron...”
“Io
mi chiedo se arriverà Daron” commenta Sonia,
facendo scoppiare a ridere gli altri due.
Intanto
all'esterno della casa, approfittando dell'imminente arrivo di Diana
e John, Shavo raccatta un po' di legna all'interno di una cassetta
con cui poter alimentare il fuoco del camino. La casa in realtà
è già riscaldata da un imponente impianto
centralizzato, ma lui tiene parecchio all'atmosfera natalizia e un
bel caminetto acceso è proprio ciò che ci vuole.
Proprio
mentre Shavo raccoglie gli ultimi tronchetti dal mucchio di legna, la
macchina di John appare all'orizzonte.
“Ehi
ragazzi! Auguri!” esclama Shavo non appena la famigliola lo
raggiunge.
“Buongiorno
teppista. E buon Natale” lo saluta John con una delle sue
solite pacche sulle spalle.
Diana
si avvicina e gli fa gli auguri con due baci sulle guance. “Scusa
per il ritardo, ma Emma stava poco bene, ha avuto un po' di mal di
pancia. Ora dovrebbe essere tutto a posto.”
La
piccola Dolmayan, completamente sepolta sotto giubbotto, sciarpa e
cuffia, sembra un fagotto tra le braccia della madre.
“No,
mi dispiace! Cazzo, non ci voleva... e non scusatevi, anche noi
abbiamo cominciato da poco a preparare! Entriamo, almeno Emma non
prende freddo!” si preoccupa subito Shavo.
Fa
per prendere la cassetta della legna che sta ai suoi piedi, ma John
lo precede e la porta all'interno al posto suo.
Non
appena Rumi si accorge della presenza di Emma, si dimentica
completamente della partita di nascondino a cui stava giocando e
smette di cercare gli altri per correrle incontro. Lui stravede per
la sua cuginetta, gli piace un sacco giocare con lei, e non vedeva
l'ora che arrivasse.
“Emy!
Aguri, buon Natale!” grida felice il bambino,
abbracciandola affettuosamente.
“Tao
Umi” ricambia lei, senza comunque sbilanciarsi troppo. È
una tipa di poche parole, si sa.
“Rumi,
che cosa stai facendo? Ci dovevi cercare! Sei uno stupido, noi con te
non ci giochiamo più!” All'improvviso Shavo Dylan si
palesa accanto a Rumi e lo spintona leggermente.
“Uffa,
basta!” protesta il più piccolo avvicinandosi allo zio
in cerca di protezione.
“Shavo
Dylan, fai il bravo!” lo ammonisce allora John.
Dopodiché
i coniugi Dolmayan si dirigono verso la cucina per salutare le
ragazze e Serj.
“Se
vuoi possiamo disegnare un po'” propone John, sedendosi al
grande tavolo della sala da pranzo e prendendo in braccio sua figlia.
Lei
annuisce e apre il quaderno che ha di fronte su una pagina bianca,
poi prende a rovistare nell'astuccio dei suoi colori.
Il
batterista è stato incaricato di sorvegliare i bambini mentre
gli altri cucinano e Shavo mette in ordine i regali che Babbo
Natale dovrà consegnare. I maschietti stanno in salotto e
giocano tra loro, lui li osserva con la coda dell'occhio attraverso
la porta aperta; Emma però non aveva tanta voglia di unirsi a
loro, ancora è provata dalla notte quasi insonne per via del
mal di pancia, e suo padre ha dovuto trovare un modo alternativo per
intrattenerla.
La
bambina impugna il pennarello verde e inizia a tracciare delle linee
sul foglio, poi si blocca e lancia un'occhiata spaesata a John, come
per chiedergli aiuto.
“Okay.
Come si chiama la canzone che stai imparando con la batteria?”
“X”
ribatte la bambina con ovvietà.
“E
sai scrivere il titolo?”
È
un giochino che John propone spesso alla piccola: le ha insegnato a
scrivere il titolo della celebre canzone dei SOAD, a cui si è
particolarmente affezionata nell'ultimo periodo, e lei si sente
davvero orgogliosa di sé quando fa vedere al papà
quanto è brava a scrivere, oltre che a suonare.
Così,
con un mezzo sorriso sulle labbra, Emma traccia sul foglio due linee
perpendicolari che vanno a formare una X.
“Brava,
è una X bellissima!”
I
due vengono sorpresi dal flash di un telefono. John solleva lo
sguardo e si ritrova davanti uno Shavo sorridente che punta la
fotocamera del suo iPhone nella sua direzione.
“Era
una scena troppo carina, dovevo immortalarla” si giustifica il
bassista facendo spallucce.
“Shavo,
vieni a darci una mano? Dovresti portarci la teglia, quella grande...
mi sa che l'ho messa in dispensa!” grida Sonia dalla cucina.
“Arrivo,
amore!” Detto questo, Shavo si allontana.
A
sostituirlo arriva Rumi, che si mette in piedi su una sedia per poter
vedere i disegni di Emma. “Che fate?” domanda.
“Emma
sta imparando a scrivere” spiega John, contento di poter stare
con il suo nipotino.
“Davvero?
Io so schivere la prima lettea di papà!”
annuncia il bambino con un enorme sorriso.
“Che
bravo. Come mai non giochi più con gli altri?”
“Mi
hanno mandato via.”
John
scuote la testa. “Che monelli, sempre i soliti...”
“Ma
tanto Emy mi vuole! Vero Emy?” Rumi cerca supporto in sua
cugina.
Lei
annuisce e conferma: “Voio”, poi gli passa un
pennarello arancione e gli indica un punto vuoto del foglio.
“Stai
attento a non macchiarti la maglietta bianca” lo avverte John,
chiedendosi come mai Serj e Angela decidano di sfoggiare gli
indumenti più delicati per queste ricorrenze, in cui loro
figlio sicuramente si macchierà in qualche modo.
Rumi
allora si concentra il più possibile per riuscire a fare una
S, che però viene fuori sbilenca e piena di angoli.
“La
S di Serj?” chiede conferma suo zio.
“Sì!
Ti piace?”
“MI
piace tantissimo!”
Anche
Emma approva, esibendosi in un piccolo applauso.
John
è molto emozionato, anche se non lo dà a vedere. Per
lui constatare che sua figlia e suo nipote sono così uniti è
una grandissima gioia: quei due bimbi sono una fonte d'orgoglio per
tutti i loro parenti, sono davvero adorabili ed è difficile
controllare qualche lacrima quando si trascorre un po' di tempo con
loro.
Ma
i tre, completamente presi dalla loro attività di disegno, non
si sono accorti delle risatine e del mormorio provenienti da sotto il
tavolo.
Rumi
sta tentando di disegnare un gatto, quando all'improvviso la sua
sedia si muove bruscamente. Lui, che si trova in ginocchio su di
essa, rischia di perdere l'equilibrio e si spaventa così tanto
che scoppia a piangere.
John
subito fa scendere Emma dalle sue ginocchia e si china per
controllare chi c'è sotto il tavolo, confermando l'ipotesi che
gli è subito saltata in mente.
Hayk
Victor, impaurito, si sta ritraendo sotto una sedia, mentre Shavo
Dylan se la ride e si rotola per terra.
John
li fulmina con un'occhiataccia. “Complimenti, molto bravi. Ora
potete anche andarvene, non penso che nessuno voglia giocare con voi”
li rimprovera in tono mortalmente serio.
Allora
anche il fratello maggiore smette di ridere.
“Me
l'ha detto lui di farlo, è colpa sua!” accusa Hayk
mentre le lacrime cominciano a scorrergli lungo le guance.
“Non
mi interessa. Vi siete comportati molto male, quindi adesso uscite da
qua sotto e mettetevi buoni da una parte. Non voglio sentire
lamentele.”
Per
John essere così severo è difficile, non è
abituato, ma i figli di Shavo certe volte lo fanno proprio
spazientire – sempre nei limiti di John, che non si
spazientisce mai.
I
due colpevoli allora smettono di fare gli spiritosi e si sollevano da
terra. Shavo Dylan è ammutolito e non mostra segni di
pentimento, mentre Hayk Victor piange e strilla come se non ci fosse
un domani.
Intanto
Shavo è accorso a vedere cosa sta succedendo e, nel vedere
Rumi in lacrime, si è subito preoccupato di consolarlo.
“Rumi,
piccolino, cosa c'è? Cosa è successo? Non piangere,
vieni da zio Shavo!” gli domanda, prendendolo in braccio.
Rumi
si aggrappa a lui e continua a piangere. “Hayk e Shavo... mi
hanno spinto...”
Shavo
a quel punto vorrebbe gridare contro i figli e punirli, ma non è
il momento e ci sta già pensando John.
In
ogni caso non gli darebbero retta.
“Dai,
non è niente, ti sei solo spaventato un po'. Passa tutto,
okay?”
Fortunatamente,
a salvare la situazione, arriva Angela. Si è subito
preoccupata quando ha sentito il suo bambino piangere.
Così
Rumi, tra le braccia della madre, si tranquillizza subito e dopo
qualche minuto è di nuovo pronto a giocare e perdonare i suoi
amichetti.
Shavo
lancia un'occhiata stranita ad Angela. “Tuo figlio ha un cuore
troppo buono.”
“Una
fotocopia del padre” ribatte lei con una risatina, poi i due si
dirigono nuovamente in cucina. C'è ancora tanto da fare.
John,
in mezzo a tutto quel baccano, ha perso di vista Emma. Si volta alla
sua sinistra, convinto di trovarla ancora al suo fianco, ma la
bambina è sparita.
“Porca
puttana” borbotta il batterista, cominciando a girare come una
trottola per la stanza in cerca di sua figlia. Ma di lei nessuna
traccia.
Il
povero John, in ansia, si precipita quindi in soggiorno e, quando
avvista sua figlia, perde dieci anni di vita.
Emma
si sta sporgendo verso il fuoco acceso nel caminetto: uno dei suoi
pennarelli è rotolato quasi tra le fiamme e lei, andando
contro ogni istinto di sopravvivenza, sta cercando di recuperarlo.
John
subito fa un quadro della situazione e decide il modo in cui deve
intervenire. Non è il caso di far spaventare Emma, potrebbe
solo peggiorare la situazione.
Si
avvicina cautamente alla bambina e la solleva da terra, facendo più
attenzione possibile. “Emma, cosa ci fai nel fuoco? Ti bruci!
Non avvicinarti mai più così alle fiamme” la
rimprovera, senza però essere troppo duro.
“Naello”
protesta lei, indicando il suo piccolo tesoro che presto verrà
inghiottito dalla brace ardente.
“Lascia
stare quel pennarello, te ne ricomprerò un altro uguale.”
Un
grido assurdamente forte riempie la stanza, accompagnato dal suono
acuto di un oggetto delicato che va in frantumi.
John
si volta di scatto.
Intanto
in cucina si respira aria di festa.
“Dove
l'avete trovato questo pesce, Diana?” domanda Sonia, mentre
posiziona il pesce spada sulla teglia.
“L'ha
portato John, a quanto pare ha un amico pescatore o pescivendolo...
non mi ricordo” risponde lei, cercando di capire se il
roastbeef è pronto o meno.
“Si
vede che è roba fresca e buona! Mi sa che ne ordino uno
anch'io, almeno cambiamo un po' dal solito merluzzo surgelato...”
“Oh,
seriamente, io oggi mi taglio qualche dito” borbotta Shavo,
alle prese con una valanga di verdure da affettare.
“Sempre
a lamentarti” lo rimprovera sua moglie.
“Non
sono un bravo cuoco, lo sai.”
“Fai
finta che il coltello sia un plettro e quella patata sia il tuo
basso” gli consiglia Serj mentre rifinisce le lasagne che ha
preparato con tanto amore e ovviamente senza carne. Il cantante
sfoggia un grembiule da cucina con le stelle marine, direttamente
dalla collezione di canovacci e gadget vari di Sonia.
Diana
gli lancia un'occhiata divertita. “Quanto è poetico mio
cognato!”
“Ma
quale poesia! Voi non l'avete notato, ma non fa che assaggiare quel
vino da quando siamo entrati in cucina!” lo prende in giro il
bassista, indicando una bottiglia di vino bianco posta accanto ai
fornelli.
“Sei
uno stronzo” lo rimbecca Serj ridendo.
“Forse
è il caso che inizi ad apparecchiare la tavola, è già
mezzogiorno e un quarto... Sonia, dove trovo la tovaglia?”
“Un
attimo, adesso metto il pesce in forno e ti do una mano!”
“Ahia,
ma porca puttana, vaffanculo!” sbotta Shavo a un certo punto,
lasciando cadere bruscamente il coltello sul tagliere.
Angela
subito è pronta a soccorrerlo. “Cosa è successo?
Oddio, ti sei tagliato? Vai a sciacquarti il dito sotto l'acqua
fredda! Sonia, avete dei cerotti?” domanda, allarmata e
preoccupata.
“Sì,
certo, ma sono in bagno e adesso ho le mani sporche!” ribatte
lei, andando nel pallone.
“Non
vi preoccupate, non è successo niente!” minimizza Shavo,
che in realtà sta perdendo sangue a fiumi.
Sonia
allora corre a prendere disinfettante e cerotti per medicare suo
marito.
“Cazzo,
certo che ho fatto un bel lavoro di precisione” commenta il
povero malcapitato, osservando il taglio piuttosto profondo lungo il
polpastrello del suo pollice sinistro.
“Questo
è perché voi uomini non siete abituati a cucinare”
scherza Diana.
“Ehi!”
protesta Serj, brandendo un canovaccio con cui si stava pulendo le
mani.
Ma
all'improvviso un urlo squarcia l'aria e lui subito capisce che si
tratta di suo figlio. Gli sembra di rivivere quella volta che, al
pranzo del suo compleanno, Rumi si era ficcato nel cespuglio di rose
per recuperare un pallone.
Così
Serj si precipita in soggiorno – rischiando di schiantarsi
contro Sonia, di ritorno con i cerotti – e, appena vi mette
piede, sgrana gli occhi.
Hayk
Victor e Shavo Dylan sono pietrificati in mezzo alla stanza, mentre
un John pallido e preoccupato solleva da terra il povero Rumi.
Quest'ultimo è accerchiato da un mare di cocci, ciò che
resta di uno dei più belli e colorati vasi in ceramica di
Shavo.
Intanto
il campanello prende a trillare insistentemente, ma nessuno se ne
preoccupa.
“Oddio,
Rumi...” mormora Serj, correndo dal suo pargoletto e
prendendolo in braccio. Lui continua a piangere disperatamente e
mostra al padre la manina destra, dove si è procurato un
piccolo taglio.
“Ti
sei fatto male? Solo qui?”
Rumi
annuisce.
Serj
allora lo conduce in sala da pranzo, lo posiziona su una sedia e
inforca i suoi occhiali da vista per controllare che la ferita sia
pulita e non vi siano delle schegge.
Rumi,
ancora tra le lacrime, storce il naso davanti a quegli affari sul
naso di suo padre, che non gli donano per niente; ma che ci possiamo
fare, l'età avanza e bisogna adattarsi.
“Scusa
se ora ti farò un po' male, ma devo guardare bene”
annuncia Serj, cercando di stirare meglio la pelle della mano di
Rumi. Il bimbo lancia un grido e si ritrae.
Il
campanello continua a suonare e ammazzare i timpani a tutti i
presenti.
In
soggiorno, intanto, John cerca di rimettere ordine, ma con tre
bambini nei dintorni non è facile. Chiede ai figli di Shavo
dove Sonia ripone in genere scopa e paletta, ma loro sono talmente
sconvolti che non sanno rispondere.
Dopo
qualche secondo Emma decide di andare in sala da pranzo da Serj e
Rumi.
“Voi
due” tuona la voce di Shavo, a un volume talmente alto che pure
il batterista si spaventa.
Infatti
eccolo apparire sulla porta, con il dito avvolto in un enorme cerotto
bianco e completamente vestito di nero. Guarda i figli con sguardo
truce e abbaia: “Chi è stato di voi due, eh? L'avete
spinto voi, vero? Non fate altro che tormentare Rumi!”.
Hayk
Victor inizia a piangere e si appende a John.
“No
papà, non abbiamo fatto niente, te lo giuro! Stavamo giocando,
lui stava correndo ed è scivolato! Non è colpa nostra!”
spiega Shavo Dylan in tono innocente, quasi sul punto di piangere.
Per
una volta che non ha fatto niente, si è ritrovato a dover
affrontare la rabbia di suo padre.
“Vi
dovrei credere?” tentenna Shavo. Conosce bene Shavo Dylan e sa
che è abbastanza bravo a mentire.
“Che
cos'è tutto questo casino?” esordisce Daron, giungendo
in soggiorno come un uragano, con un pandoro tra le braccia talmente
grande che sicuramente è stato preparato apposta per
l'occasione.
“E
tu da dove cazzo sei entrato?” domanda John, stranito. Intanto
lui stava ancora cercando di capire dove trovare una scopa per
raccogliere i cocci.
“Ho
suonato il campanello almeno venti volte, poi mi sono accorto che non
era chiuso a chiave e sono entrato.” Daron fa spallucce e
poggia il pandoro sotto l'albero di Natale. “Oh cazzo, ma cosa
è successo qui? No, non ci credo: il vaso preferito di Shavo,
quello che aveva preso in uno dei primi tour con i System...”
commenta poi.
“Non
farlo sapere a Rumi: è caduto sul vaso, l'ha distrutto e si è
pure fatto male. Quel bambino è talmente buono che si sentirà
in colpa” mormora John mestamente.
Da
notarsi che Hayk Victor è ancora attaccato alla sua maglietta.
“Non
avevo dubbi che si trattasse di Rumi, quel bambino ha la sfiga
attaccata al culo. Dov'è? Vado a tirarlo su di morale!”
afferma il chitarrista.
John
gli indica la sala da pranzo.
“Okay,
niente panico! Adesso sistemiamo tutto!” annuncia Diana,
facendo irruzione nella stanza con scopa e paletta.
“Oh,
meno male” sospira John.
“Questo
pandoro da dove è saltato fuori?” domanda la ragazza
basita.
“Daron”
ribatte Shavo, che ha preso posto sul divano con i suoi figli e cerca
di farla stare buoni per un po'.
“Daron?”
“È
arrivato adesso” spiega John.
“Lui
e la sua solita puntualità...” commenta Diana con un
mezzo sorriso.
“Ehi,
tesoro, dici a me?” si intromette Daron riapparendo sulla porta
con Emma in braccio.
“Esatto,
dicevo proprio a te! Ieri sera hai fatto baldoria?” lo
punzecchia lei.
“Ieri
ero dai miei, hanno preteso che andassi a cena da loro. Per tutto il
tempo mio padre non ha fatto che riempirmi il bicchiere di vino... e
forse ho un po' esagerato quando a mezzanotte abbiamo aperto lo
spumante...”
John
ridacchia. “Avrei voluto vederti.”
“Magari
mi vedrai oggi stesso. Che dici Emma? Mi ubriaco?”
La
bambina non risponde e non reagisce.
“Perché
vostra figlia mi ignora?” protesta poi.
“Perché
è intelligente” ribatte prontamente Diana.
“Che
stronza! Shavo?”
“Mmh?”
bofonchia lui, tentando di placare una lite tra Shavo Dylan e Hayk
Victor per chi ha la precedenza a giocare col telefono del padre.
“Voglio
fare il karaoke!” strilla Daron.
“Perché
al posto di dar voce al vuoto che c'è nella tua testa non fai
qualcosa di utile?” sbuffa Shavo.
“Ma
è per intrattenere i bambini! Dai!”
“Sei
una rottura di palle! Vai a prendere il mio computer che è
sulla scrivania, nello studio” cede infine Shavo.
Daron,
felice come una pasqua, si addentra nello studio di Shavo, in cui
sono riposti vari bassi, una consolle da dj, l'impianto stereo e il
pc. Dopo aver recuperato quest'ultimo, torna in soggiorno e lo
collega al televisore.
“Bambini,
cosa canto?”
“No,
che scempio! Io vado ad apparecchiare la tavola, ciao” si
congeda John, desideroso di proteggere i suoi neuroni dalle
disastrose performance di Daron a tempo perso.
“Eh,
io vado a dare una mano a John. Daron, controlla i bambini, se
succede qualcosa ti brucio i capelli nel caminetto!” concorda
Shavo.
“Allora,
Elvis Presley no... Tracy Chapman no... i Bee Gees? Marmocchi, vi
piacciono i Bee Gees?” domanda Daron, scorrendo la lista delle
basi a sua disposizione.
“Fai
Eminem!” propone Shavo Dylan, prendendo a saltellargli attorno.
“Eminem?
No, non è roba per me!”
“Non
lo sai fare!” lo accusa subito Hayk Victor.
“Perché,
tu lo sai fare?” lo provoca Daron.
“Certo!”
“Ci
sono! E se cantassi Madonna? Uh guarda, qui ce n'è anche una
dei Kiss...” continua a blaterare il chitarrista.
“Io
voglio Eminem! Metti Eminem, metti Eminem!” ripete Shavo Dylan.
“Ah,
che palle! E va bene, ma io non me lo ricordo a memoria...”
“Leggi
il testo” replica il bambino con ovvietà.
Vi
lascio solo immaginare i volti terrorizzati delle povere vittime che,
ancora stipate in cucina, devono sorbirsi questo scempio.
“Mi
sa che è ancora sbronzo” commenta Shavo sistemando la
tovaglia sulla tavola.
“Probabilmente
non è mai sobrio” aggiunge Angela tra le risate.
“Però
bisogna riconoscere che sa intrattenere i bambini” commenta
Serj, osservando dalla porta aperta i figli di Shavo che cantano
tutto il testo a memoria, Rumi che cerca di ballare a ritmo di musica
ed Emma che osserva tutti come se fossero pazzi.
“Devo
fare una foto a questo adorabile quadretto famigliare!”
sentenzia Shavo armandosi di iPhone.
Gli
altri sospirano con rassegnazione.
Si
sono fatte le due e tutti si possono finalmente sedere a tavola.
Questa famigliola, quando si tratta di grandi pranzi come questo,
vanta la stessa puntualità dei voli Ryanair.
Shavo
sta per prendere posto tra i suoi bambini, quando si sente chiamare
da una vocina quasi impercettibile. Si volta e proprio alle sue
spalle c'è Rumi con un'espressione triste.
“Cosa
c'è, tesoro?” domanda preoccupato, mentre si china per
poterlo guardare meglio in faccia.
“Scusa.”
“Perché
ti scusi?”
“Pe
il vaso. Era il tuo prefeito, l'ho rotto. Scusa, zio Shavo.”
A
quelle parole, il bassista quasi si commuove. Stringe in un abbraccio
Rumi e lo rassicura: “Ehi, non fa niente, vedrai che troverò
un altro vaso bellissimo e lo metterò al posto di quello! E tu
mi aiuterai a sceglierlo, ci stai? Dai piccolo, adesso vai al tuo
posto, ci sono un sacco di cose buonissime da mangiare!”.
“Ma
io mi voglio sedere vicino a te!”
“Vediamo
cosa si può fare.” Detto questo, Shavo si rimette in
piedi e si rivolge ai figli: “Chi ha voglia di sedersi tra zia
Angela a zio Daron?”.
“Hayk,
vai tu” sbuffa Shavo Dylan.
“No,
io non vado!” sbotta l'altro, aggrappandosi al braccio di Sonia
che si trova accanto a lui.
“E
va bene, vado io. Almeno posso mangiare quello che voglio” si
arrende Shavo Dylan, scivolando giù dalla sedia e correndo nel
posto vuoto assegnatogli.
“Ecco
Rumi, così puoi stare tra me ed Emma! Sei contento?”
“Sì!”
esulta il bambino con un enorme sorriso.
Intanto,
dall'altro capo del tavolo, Shavo Dylan e Daron hanno già
preso a punzecchiarsi.
Povera
Angela che deve stare a sentire le loro fesserie.
Il
tavolo è talmente colmo di cibo che, al posto di diminuire nel
corso del pranzo, sembra moltiplicarsi sempre più.
Ci
sono gli antipasti di olive, sottaceti, uova, carote, finocchi,
sedano e formaggio, le lasagne di Serj senza la carne – che
riscuotono un grande successo –, il tacchino ripieno, il pesce
spada al forno, le verdure al forno per Serj preparate da Shavo, il
roastbeef, i piselli, l'insalata, le patatine fritte e gli
hamburger per i bambini e Daron, la ratatuille anch'essa per
Serj, frutta di ogni genere e tipo e una valanga di dolci, tra cui il
pandoro da due chili e mezzo che ha portato Daron, una torta alle
mele, un vassoio di paste, biscottini al cocco di Diana e un
panettone al tiramisù.
Insomma,
si può dire che i nostri ragazzi seguono una dieta rigida ed
equilibrata.
Verso
le tre, quando ormai tutti assomigliano a delle mongolfiere con i
piedi e stanno per portare la frutta in tavola, il campanello avvisa
dell'arrivo di un nuovo ospite.
“E
adesso chi è arrivato a rompere?” borbotta Shavo,
alzandosi per andare ad aprire.
E
ora chi sarà mai? Entro il 6 gennaio, ovvero l'Epifania,
avrete il seguito... si spera prima eh! XD
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