La
regina Daenerys era intenta a scrivere alcuni documenti, o meglio
controllava dei conti con l’aiuto del suo Primo Cavaliere
della Regina, ovvero Jorah Mormont, che era seduto dinanzi a lei
dall'altra parte della scrivania e stringeva tra le mani delle
pergamene. Una piccola pila era sul tavolo di legno.
«
Ah! » un urlo di donna proveniente da poco distante fece
trasalire l’uomo, che istintivamente si voltò
verso la porta del solare che dava sul corridoio.
«
Jorah, per favore, intendo finire questo controllo prima che il bambino
- o bambina - sia nato. » lo rimproverò con
indifferenza, continuando a scrivere. Il cavaliere era impallidito in
volto e posò i fogli sulla scrivania.
«
Insistete per restare qui nel vano tentativo di non pensare, vero?
» da quella mattina Alicia era in travaglio e non
c’era ancora nessuna novità. Era ormai pomeriggio,
sebbene l’ora di pranzo fosse passata solo da qualche ora.
«
Non dite sciocchezze. » protestò la bionda, che a
Jorah in quel momento ricordava un padre che aspettava impaziente la
nascita di un figlio e di avere notizie della sua creatura e della
moglie. Mellisandre non aveva dubbi sul fatto che il bambino che
sarebbe nato sarebbe stato forte e sano e che la madre non avrebbe
avuto particolari complicanze, eppure la Madre dei Draghi non era
affatto serena.
«
Dovreste incominciare a far trapelare un po’ i vostri
sentimenti, a meno che il vostro obbiettivo non sia essere
soprannominata la Regina dal Cuore di Ghiaccio. »
notò serio, sebbene dentro di sé trovava la
prospettiva divertente, però non voleva rischiare di
irritarla. Da quando la ragazza era entrata in travaglio era
particolarmente irritabile. A parte che, ad essere sinceri, lo era
sempre, tuttavia quel giorno più del solito.
«
E voi dovreste darmi dei consigli che mi tornino veramente utili.
» protestò acida, fulminandolo con lo sguardo e
ricominciando a scrivere con maggiore enfasi. L’altro
tirò un sospiro e riprese a leggere i conti da controllare,
augurandosi che con il passare del tempo si sarebbe calmata, o in ogni
caso che sarebbe diventata più malleabile.
Qualche
ora dopo
Con
il passare del tempo le cose non migliorarono. Più le ore
passavano più la Targaryen diventava irritabile e il
poveretto era la sua vittima con cui sfogarsi, sebbene non
l’avesse colpito o danneggiato in qualche modo. Tuttavia
gliene diceva di tutti i colori, sfogando le sue frustrazione su di
lui, anche se non ci poteva fare nulla. Mica era colpa sua se il
travaglio si era rivelato così lungo. Se ci fossero state
delle novità, possibilmente rassicuranti, sarebbe stato un
sollievo.
«
Regina Daenerys. » avevano appena finito il loro operato,
quando una serva irruppe nella stanza come una furia in preda
all'agitazione e la bionda si alzò in piedi.
«
C’è qualche novità? » chiese
agitata. La sua maschera di indifferenza si era spezzata in mille pezzi.
«
La principessa Alicia ha dato alla luce un bel maschietto. »
annunciò. La Targaryen si precipitò fuori dalla
stanza e per poco non fece cadere la serva che sorrideva gioiosa e
guardando Jorah si limitò ad alzare e abbassare le spalle
come commento.
Arrivata
davanti alla porta della camera da letto della nipote, Dany vide il
maester che usciva intento a pulirsi le mani sporche di sangue in uno
straccio macchiato.
«
Allora? » chiese impaziente, in preda all'angoscia.
«
La principessa Alicia è molto stanca, però sta
bene, e il principino lo stesso. Dovete sentire che polmoni!
» a conferma si sentì un forte pianto. Strano che
non l’avesse udito fino al suo solare, forse le urla di sua
madre erano state ancora più forti.
«
Ho sentito. » trattenne a fatica il sorriso divertito che
minacciava di apparire sul suo viso. « Posso entrare?
» preferiva evitare di stancarla troppo, tuttavia desiderava
pure vedere il suo erede, l’unico forse che mai avrebbe avuto.
«
Pochi minuti, la madre e il bambino si devono riposare. »
rispose. Ricevuto il permesso entrò nella stanza. Una donna
l’accolse con un neonato in braccio, avvolto in una coperta
bianca, e le sorrise teneramente.
«
Vostra maestà, vi presento il nostro nuovo principino.
» annunciò felice. Lo prese tra le braccia,
trattandolo come se fosse la cosa più delicata al mondo e lo
strinse piano, temendo che potesse rompersi per nulla. Possedeva un
viso piccolo dalla palle chiarissima, ovvero il colorito pallido tipico
dei Targaryen, le sue labbra erano carnose e aveva un bel nasino.
«
È bellissimo. » esclamò. Il piccolo la
fissava con i suoi occhi color verde smeraldo che brillavano proprio
come due pietre preziose. « Peccato per gli occhi.
» sperava che non avesse anche i capelli dorati tipici dei
Lannister, e possibilmente che fossero biondo-argentati;
però neanche quelli rossi della madre le sarebbero
dispiaciuti e, anche se non li sopportava, di sicuro sarebbero stati
sempre meglio di quelli tipici della famiglia di suo padre.
«
Ho visto occhi di bambini che erano chiari appena nati, ma poi con il
passare del tempo si sono scuriti. » sarebbe stato splendido
se fosse accaduto pure al bimbo.
«
Speriamo. » commentò poco convinta, ridandole il
piccolo. Si diresse verso il letto, mentre l’altra usciva con
il pargolo stretto tra le braccia. Alicia era coricata sotto le coperte
che, a giudicare dal buon odore, erano state cambiate con alcune
pulite. Si sedette su una sedia accanto al letto e le diede una carenza
sulla fronte. L’avevano pulita e profumava vagamente di
fiori, seppure aleggiasse in giro ancora odore di sangue. «
Come state? » chiese preoccupata.
«
Bene, sono solo stanca e ho ancora un po’ male. Sapete,
è stato peggio degli altri due parti. »
affermò, voltandosi verso di lei e fissandola triste.
« Vorrei che Tyrion fosse qui. In alternativa mi sarei
accontentata persino di Jaime. » era lui il padre alla fine,
nonostante a Danìenerys piacesse dimenticarlo e fingere che
fosse veramente il suo marito deceduto. Attualmente lo Sterminatore di
Re era al di là del Mar Stretto e viveva a Dorne con Cersey
e Myrcella, che secondo i pettegolezzi sarebbe stata anche lei incinta.
«
Mi dispiace, però se vi può consolare, ammesso
che Aegon cresca forte e in salute, non dovrete subire una quarta
gravidanza. » la rassicurò, sfiorandole con le
dita la guancia.
«
Non so se voglio altri figli, ma prima dovrei trovare un uomo in ogni
caso, no? » scherzò ed era lieta che avesse ancora
il segno dell’umorismo, in quanto significava che non stava
poi tanto male alla fine.
«
Immagino proprio di sì. » rispose. «
Adesso sarà meglio che vi lasci riposare, altrimenti chi lo
sente il maester. » commentò ironica, alzandosi in
piedi e uscendo fuori dalla stanza in modo che si potesse riposare
dalle fatiche del parto.
Tre
anni dopo
La
regina Daenerys Targaryen era una buona regnante e voleva bene al suo
popolo, sebbene fosse avvezza a qualche raro momento di follia. Era
capitato che desse delle punizioni ritenute eccessive da alcuni,
tuttavia da qui a dire che fosse folle come il padre o altri suoi
predecessori ce ne voleva.
Oberyn
Martell era venuto a corte per fare una proposta alla regina, o per
essere più precisi a sua nipote Emily, per questo aveva
attraversato il Mar Stretto ed era giunto fino alla capitale del regno,
ovviamente senza omettere prima di annunciare il suo arrivo con un
corvo. Non si aspettava chissà quale accoglienza e neppure
gli interessava.
Entrato
nella Sala del Trono di Spade scoprì Dany seduta sul trono,
con indosso la sua preziosa corona composta da vari fili
d’oro intrecciati e con qualche rubino incastonato.
L’aveva forgiata lei stessa servendosi del fuoco dei suoi
draghi. Il suo vestito era di colore rosso, proprio come le pietre
della sua corona, ed era seduta sulla sedia di metallo con aria
autorevole dipinta sul viso.
«
Regina Daenerys, i miei omaggi. » la salutò con
una riverenza appena fu a pochi passi da lei. La bionda gli sorrise
facendogli segno con una mano di sollevarsi e lui ubbidì.
«
Siete il benvenuto, principe Oberyn Martell. » lo
salutò, scendendo dal trono, e si diresse verso di lui
levando i pochi metri che li distanziavano.
«
Grazie, regina Daenerys. Gradirei conferire con voi in privato.
» sottolineò attentamente l’ultima
parola, lanciando un’occhiataccia a Missandei, che stava
perennemente appiccicata alla draghessa. Lo fissò offesa,
però non gli importava assolutamente di averla ferita. Era
già brutto che conferisse prima con Daenerys che con la
diretta interessata.
Si
erano recati in giardino. La regina riteneva che quello fosse il luogo
più appropriato per poter discutere in santa pace ed era
meno difficile che qualcuno li avrebbe uditi, seppure di
quest’ultimo particolare la Nata dalla Tempesta non era del
tutto convinta, ne era certo, ma non osò obbiettare.
«
Quindi cosa desiderate dirmi? » domandò curiosa,
mentre passeggiavano lungo uno dei numerosi sentierini del giardino.
«
Sono venuto qui per chiedervi la mano di vostra nipote. » a
quella frase la donna si bloccò e lo fissò con
gli occhi spalancati, colta impreparata dalle sue parole.
«
Intendete dire Alicia? » sorrise divertito.
«
Avete altre nipote? » domandò ironico. La regina
sbatté le palpebre e riprese a camminare, seguita a ruota
dalla Vipera Rossa.
«
No, semplicemente non mi aspettavo una proposta del genere. La
principessa non si è ancora ripresa dalla morte di suo
marito e io voglio tener conto della sua volontà. Ho paura
che non accetterà la proposta. » lo
informò. Si maledì mentalmente per non aver
considerato una simile possibilità e si considerò
proprio uno stupido.
«
Oh beh, con il passare del tempo potrebbe cambiare idea. »
rispose speranzoso e proseguirono sereni la loro passeggiata.
Dieci
anni dopo
La
proposta venne accettata e partirono una settimana dopo per Lancia del
Sole. A Emily dispiaceva separarsi dal figlio, tuttavia la zia le aveva
promesso che poteva vederlo una volta all'anno - come del resto gli
altri due - o addirittura di più appena sarebbe cresciuto e
avrebbe potuto lasciare la sua casa per affrontare un simile viaggio.
Emily
era appena giunta ad Approdo del Re accompagnata dal marito e dai suoi
due figli minori: Ethan e Visenya. I bimbi aveva rispettivamente sette
e quattro anni.
Arrivati
nell'atrio del castello vennero accolti da un bambino e due ragazzi,
che corsero loro incontro. Joanna era ancora una bambina, seppure
graziosa con addosso un vestito di colore giallo, e suo fratello
maggiore, invece, era ormai un ragazzo bello che cresciuto che
ricordava terribilmente il padre defunto.
«
Mamma! » strillò il principe Aegon, correndole
incontro e abbracciandola forte. La donna gli sfregò una
mano tra i capelli biondi e gli diede un bacio sul capo.
«
Come stanno Myrcella e i cuginetti? » chiese Joanna,
riferendosi ai cinque figli maschi di Myrcella. Questa aveva giurato a
se stessa di non fermarsi finché non le sarebbe nata una
figlia femmina e il marito era felice, ma pure preoccupato al pensiero
di numerosi bambini urlanti.
«
Sta bene e aspetta il sesto figlio. » con la sua fortuna
sarebbe stato l’ennesimo maschio, tuttavia la speranza era
l’ultima a morire.
«
Anch'io devo dare un annuncio importante. » si
voltò verso il figlio maggiore.
«
Oddio, non dirmi che hai messo incinta un’altra giovane.
» qualcuno, non sapeva il nome, aveva avuto la brillante
iniziativa di portarlo al bordello vicino a Grande Inverno in modo che
perdesse la verginità e imparasse…
ehm… qualcosa. Era finita con la prostituta che nove mesi
dopo si era presentata con in braccio una neonata. Considerando che la
bimba aveva gli occhi viola e, a parte lui, l’unico uomo con
sangue Targaryen era Jon, e che questi non avrebbe mai tradito la
moglie, era senza alcun dubbio sua figlia. Inutile dire che sua madre e
sua zia Dany non avevano fatto esattamente i salti di gioia.
«
No, madre. Mi sposo tra un anno! » annunciò al
settimo cielo, cogliendola del tutto impreparata. Sapeva che prima o
poi quel momento sarebbe arrivato, eppure sperava il più
tardi possibile. Scoppiò in lacrime abbracciandolo.
«
Il mio bambino si sposa! » strillò singhiozzando,
poi si allontanò da lui e lo fissò perplessa.
« Ditemi, chi è la fortunata? »
domandò infatti.
«
È una delle numerose nipoti di Wald… »
non finì la frase perché sua madre lo interruppe.
«
Una Frey? Oddio, mi sento male, mi sento male... » disse
sconvolta. Improvvisamente le era mancato il fiato e cadde a terra
svenuta. Joanna si rivolse a Robert.
«
Te l’avevo detto di dirglielo con cautela. » gli
sussurrò sottovoce, senza nascondere il suo sorriso
divertito e tirando una pacca sulla schiena del fratello allibito.
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