Whitebeard
Pirates’ Flame.
7.
Storie dell’orrore (Parte 1)
Lo aveva saputo
fin
dall’inizio che quell’isola avrebbe portato solo
guai; lo aveva capito ancora
prima di sentirselo annunciare quella mattina da quello scemo di Satch
in
persona, il quale aveva avvisato tutti loro che quello sbarco sarebbe
stato
fonte di immense gioie, tesori e soddisfazioni, accompagnando le sue
parole con
le sopracciglia castane ben sollevate verso l’alto e continui
ammiccamenti ai
suoi fratelli maschi.
Haruta
era stata furba
e se l’era battuta subito, declinando l’invito a
partecipare a quella missione
insulsa, dando segno di sapere già di cosa si trattasse, ma
Anne purtroppo non
era stata altrettanto veloce, colpa di una notte insonne e di una
mattinata
passata a dormire sulle scomode assi del pavimento della stiva che le
avevano
dato da pulire come punizione per il suo novantacinquesimo tentativo di
omicidio. Andato a vuoto, per la precisione.
Satch
l’aveva
intercettata mentre tentava di allontanarsi tra le teste dei compagni
che
avevano alzato la mano come volontari e l’aveva chiamata a
gran voce,
strillando ringraziamenti pomposi per il suo spirito di partecipazione,
incurante del dito medio che lei gli aveva subito rivolto, scappando
dalla
cambusa.
Il
destino, però, aveva
voluto che in quel momento Vista stesse scendendo le scale,
perciò gli era
finita addosso senza rendersene conto, troppo impegnata a defilarsi, e
quello
l’aveva presa per le spalle, fatta voltare e rispedita nella
stanza dove uno
sghignazzante Satch l’aveva raggiunta sorridente, passandole
un braccio attorno
alle spalle e stringendosela contro.
Di
positivo c’era stato
che, nell’esatto istante in cui si erano resi tutti conto che
due Comandanti
l’avevano toccata senza che lei desse in escandescenze, era
calato il silenzio
e per cinque minuti buoni nessuno aveva saputo cosa dire, nemmeno quel
chiacchierone di Satch e per Anne era stato il momento più
bello della sua vita
fino ad allora. Pazienza che dopo avesse dovuto sorbirsi il suo
sorrisetto
complice e i castelli in aria che si era fatto sulla loro inesistente
amicizia
e sulla simpatia reciproca, a lei era bastato e avanzato che fosse
rimasto
senza parole, per quello aveva ingoiato il rospo e non aveva obiettato
a
seguirli sull’isola.
Le si era
contorto lo
stomaco, ma aveva resistito alla vista lugubre di
quell’accenno di terra
coperta dalla nebbia, la quale rifletteva la luce del sole in modo
particolare
dando ai dintorni un’atmosfera spettrale e gettando bagliori
violacei su ogni
superficie.
Aveva
represso il
disgusto appena aveva messo piede sulla costa priva di sabbia e
ricoperta di
sassi e pietre aguzze, osservando gli strapiombi che vedeva in
lontananza a est
e l’unico promontorio situato ad ovest che si ergeva di
fronte a loro, con un
sentiero irregolare che scompariva nel folto della vegetazione composta
da pini
e altri alberi secchi, storti e spogli.
-Non
è una meraviglia?-
aveva esordito Satch, piazzandosi in prima fila con le mani sui
fianchi, la
testa alta e il sorriso smagliante.
-Affascinante.-
Anne si
era passata con
finta casualità le mani sulle braccia, tentando di
nascondere i brividi che le
erano affiorati sulla pelle quando aveva sentito il commento sarcastico
di
Marco alle sue spalle. Perché, ovviamente, la ciliegina
sulla torta era stato
scoprire che ci sarebbe stato anche lui e non era ancora riuscita a
capire se
le aveva dato fastidio o meno.
Di certo,
non poteva
averle fatto piacere!
Non si
era però preoccupata
di celare tutto lo schifo e la nausea che aveva provato quando, dopo
una
camminata di un paio d’ore su un sentiero accidentato dove
più di qualche loro
compagno aveva rotto gli stivali, erano giunti a destinazione, ovvero
alle
porte d’ingresso del macabro e decadente castello che vantava
il merito di
essere l’unica costruzione presente in quel luogo. Era
bastato varcare la
soglia per costringerla a tapparsi il naso per non dare di stomaco a
causa
dell’aria irrespirabile che sapeva di decomposizione.
L’unica nota positiva era
stato vedere le facce sconvolte dei marinai che li avevano accompagnati
e la
sorpresa non gradita stampata sul volto di Satch, Blamenco e Rakuyo.
Marco, come
al solito, era rimasto impassibile come una statua.
Il fondo,
però, lo
avevano toccato quando avevano iniziato a trovare i primi cadaveri
lungo il
corridoio d’entrata. Donne svestite e con evidenti segni di
frustate in tutto
il corpo. I piedi erano stati bruciati.
A quel
punto, Anne era
sbottata.
Si era
avviata fulminea
verso Satch e, una volta raggiunto, lo aveva afferrato per il colletto
della
camicia e iniziato a strattonarlo come un pupazzo inanimato,
completamente
sicura che nessuno avrebbe osato mettersi in mezzo.
Infatti,
non un uomo
mosse un muscolo; i marinai erano troppo tesi ed impegnati ad osservare
a bocca
aperta la scena, mentre i Comandanti non si erano preoccupati
minimamente per
il loro compagno, concordanti sul fatto che, anche se Anne lo avesse
bruciacchiato, se lo sarebbe meritato per il casino in cui li aveva
messi.
-Dove
cazzo siamo?- gli
aveva urlato addosso la giovane, riuscendo perfettamente a trattenerlo
nonostante fosse più bassa di parecchi centimetri.
Il
castano aveva
deglutito a fatica, pregandola di calmarsi, ma ciò
l’aveva fatta solo infuriare
di più e le fiamme che avevano preso a fluirle sulla schiena
al posto dei
capelli ne erano la conferma.
Automaticamente
era
apparso Marco accanto a loro e aveva gentilmente, ma con fermezza,
afferrato
una mano della ragazza per farle intendere che stava superando il
limite,
rivolgendosi nello stesso momento al fratello in maniera pacata e
seria.
-Satch, non avevi detto che il posto era sicuro?-
Anne
aveva sgranato gli
occhi e aveva mollato la presa sui vestiti del Quarto Comandante
all’istante,
memore dell’ultima sconfitta che il biondo le aveva inferto,
ma ciò non era
bastato perché Marco le lasciasse libero il polso. Satch,
dopo essersi
sistemato il colletto spiegazzato, aveva tossito per schiarire la voce,
passandosi nervosamente una mano tra i capelli diventati un disastro
per
l’umidità.
-L’ultima
volta che ci
sono stato lo era.- aveva spiegato, stupito anche lui del cambiamento.
-Fuori
sembrava sempre di stare in un racconto dell’orrore, ma qui
dentro era una
reggia. Era pieno di gente, cibo, vino e donne, mentre
adesso… non lo so cosa
sia successo!- ammise infine.
Anne
aveva smesso di
fissare allibita la mano ancora stretta sul suo braccio e aveva fatto
scattare
il capo verso il castano, sentendosi colpita in particolar modo
nell’orgoglio.
-Stai dicendo che era una casa di piacere? Ci hai portati in un bordello?- e, parlando, il tono era
saluto di svariate note.
Aveva
visto Satch
impallidire e sarebbe finita per prenderlo a schiaffi se Rakuyo non
avesse calmato
gli animi, dividendoli e prendendo l’iniziativa di
perlustrare il primo piano
per vedere se era rimasto qualcuno in vita da poter aiutare. In caso
contrario,
se ne sarebbero andati senza curiosare sulle sventurate sorti che si
erano
abbattute sul maniero.
Anne
aveva aspettato
imbronciata che tutti le fossero passati davanti ma, anche volendo, non
avrebbe
comunque potuto spostarsi perché Marco non si era ancora
scollato via da lei e
la cosa aveva iniziato ad irritarla, tanto che, una volta rimasti per
ultimi,
gli aveva rivolto un’occhiataccia torva che era stata subito
intercettata dagli
occhi chiari dell’uomo.
-Pensi di
farmi da
balia tutto il tempo?- aveva sbottato, ottenendo finalmente la sua
liberazione
con allegato un ghigno ironico.
-Potrei
prendere in
considerazione l’idea dato che sono l’unico che
riesce a rimetterti in riga.-
le aveva risposto il biondo di rimando prima di accodarsi agli altri.
-Sbrigati, non ho voglia di venirti a cercare se ti perdi.-
E
lì Anne si era resa
conto che non appena si era svegliata quella mattina il suo sesto
senso, o
forse era stato lo stomaco che aveva brontolato?, le aveva detto che
sarebbe
stata una giornata di merda.
*
La sala
principale era
uno spettacolo orrendo e angosciante persino per loro che erano pirati
e lei
avrebbe sfidato chiunque, anche il peggiore dei diavoli, a non
rimanerne
impressionato.
-Questo
posto é… é…-
mormorò Rakuyo a corto di parole, mentre Satch affianco a
lui era pallido come
un cadavere.
-Inconcepibile!-
disse
Anne, stringendo i pugni lungo i fianchi. -Guardate come hanno ridotto
quei
poveretti!-
Alcuni
marinai furono
d’accordo con lei, cosa insolita perché spesso e
volentieri si tenevano a debita
distanza dal Fuoco d’Artificio
della Moby,
come l’avevano scherzosamente, e giustamente, soprannominata
alcuni.
-Chi
può aver fatto una
cosa del genere?- si chiese Blamenco ad alta voce, dando vita alla
domanda che
tutti avevano per la testa e di cui solo uno conosceva la risposta.
Infatti,
quello iniziò
subito a parlare a raffica.
-Insomma,
io sapevo che
non aveva tutte le rotelle al posto giusto. Mi avevano detto che era
una
sadica, ma non fino a questo punto. E per fortuna che non ci sono mai
andato a
letto, Dio solo sa cosa avrebbe potuto farmi! Aspettate, credo che
darò di
stomaco.-
Satch si
coprì la bocca
con la mano per bloccare un conato, probabilmente frutto del suo
ragionamento
che lo aveva portato a rendersi conto della fortuna che aveva avuto in
passato
e cosa si era evitato.
Rakuyo
imprecò a mezza
voce, scuotendo il capo. -Deficiente, in che guaio ti sei infognato?-
Il
castano si prese il
volto tra le mani nel tentativo di calmarsi. La situazione non era
delle
migliori e gli uomini si erano stretti gli uni agli altri per non
sentirsi
scoperti o facili prede. Blamenco, addirittura, era diventato
l’ombra di Anne,
non avendo problemi ad ammettere almeno a se stesso che lei era una di
quelli
più forti presenti nella sala.
-Vi
ricordate di quella
volta che sono tornato strafatto e con un carico di vino pregiato e
quel
tabacco che abbiamo usato per le sigarette che ci hanno dato alla
testa? Ecco,
avevo preso tutto qui. Me lo avevano dato gratis! Ma erano tutti
così affabili
e, come dire… uhm, disponibili?-
Satch
faticava a
spiegarsi e in parte era per il cipiglio scuro di Anne, la quale lo
stava
bruciando non con il suo potere, ma con lo sguardo perché
aveva capito
benissimo l’allusione alla prostituzione, nonostante
l’uso accurato di
sinonimi.
Marco,
che si era
accorto della cosa, ignorò l’astio della ragazza e
spronò Satch a continuare.
Quella storia non gliel’aveva mai raccontata a dovere, era
giunto il momento
quindi di scoprirne tutti i dettagli. -Vai avanti.-
-Ma non
ho altro da dire!
Non so cosa sia successo e che io sappia nessuno ha mai parlato male
della
Contessa Báthory.-
Marco
corrugò la
fronte. Non aveva mai sentito quel nome e, a giudicare dalle facce
curiose e
piene di interrogativi, nessun altro aveva idea di chi fosse quella
donna
menzionata da Satch. Stava giusto per chiedergli altre spiegazioni,
quando fu
Anne a prendere parola prima di lui, risultando stupita.
-Báthory?
Erzsébet Báthory?-
chiese conferma e,
davanti all’annuire del castano, la sua risata fu tanto
inaspettata quanto
glaciale e priva di divertimento. In quell’ambiente, faceva
addirittura paura.
-La cosa
ti diverte?-
domandò seccamente Marco, il quale non era
dell’avviso di incutere ulteriore
timore al resto della ciurma. Bastava e avanzava la faccia del Quarto
Comandante a destabilizzarli più del dovuto.
Anne
incrociò le
braccia al petto e sorrise guardandolo sarcastica. -Molto, e sai
perché? Te lo
spiego io: questo idiota è stato in casa di una vampira e
nemmeno lo sapeva.-
Rakuyo e
Blamenco la
guardarono allibiti; alcuni marinai trattennero il respiro e altri
rimasero
semplicemente di stucco; Satch barcollò
all’indietro fino a sedersi su di una
panca poco lontano e Marco, il quale aveva sperato fino alla fine di
poter
mantenere calmi gli animi di tutti si preparò a dover
contenere il putiferio
che la paura fece scattare pochi istanti dopo.
*
Ci era
voluta una buona
mezz’ora prima che i tre Comandanti riuscissero a richiamare
gli uomini
all’ordine. Non erano molti, ma venticinque pirati spaventati
non erano facili
da gestire, soprattutto perché le reazioni erano molteplici
e differenti in
ognuno, e giustamente perché non erano tutti caratteri
uguali, ad ognuno il
suo, ma a Marco doversi imporre non piaceva, ecco perché,
quando riuscì a farsi
ascoltare dalla ciurma alzando la voce e impartendo l’ordine di mantenere la calma, si rivolse
ad Anne non più con il
tono quasi colloquiale e ironico che le aveva riservato fino ad allora,
perché
era la prima volta che parlavano così tanto loro, ma
bensì con uno più
autoritario e deciso.
-Spiega a
tutti questa
assurdità, ora.-
Se Anne
era rimasta
colpita da quel tono non lo diede a vedere, ma iniziò
piuttosto a chiarire le
sue parole sostando in piedi di fianco a Satch, il quale non si era
più mosso
dalla panca, e gettando di tanto in tanto qualche occhiata di sottecchi
verso
il biondo Comandante, trovandolo sempre intento a fissarla con
quell’aria da
Capitano che ben chiariva a tutti quali erano i ruoli.
-La Bloody Countess.- sillabò la
ragazza,
appoggiandosi alla parete con la schiena per stare comoda, dato che
sarebbe
stata una lunga storia e certamente piena di interruzioni e domande
scomode.
-Toglimi una curiosità, Satch, siamo a Cachtice
Island, vero?-
Il
castano sobbalzò e
alzò il viso verso di lei e quasi le fece pena. -Si,
è questa.-
-Ma se la
conosci
perché non ci hai avvisati?- domandò un marinaio,
attirando l’attenzione di
Anne sulla ciurma, facendole scoprire che una buona parte si era
accomodata a
terra, ben lontana dai cadaveri che riempivano il salone.
Lei
sbatté le palpebre
a quella visione per lasciar perdere la cosa con un’alzata di
spalle e
rispondendo che non ci era mai stata e nemmeno sapeva in precedenza che
aspetto
avesse l’isola. Era a conoscenza solo della padrona di casa e
delle dicerie misteriose
che giravano per il mondo.
-Ci sono
parecchie
storie e teorie su di lei e, badate, sono vere tutte. Era la figlia di
una
ricca famiglia, gente altolocata, ma con un albero genealogico che
vantava
qualche pazzo di troppo, cose come personalità violente,
streghe e alchimisti e
lei non era da meno. E’ cresciuta con una balia che
l’ha introdotta alla magia
nera e, quando è diventata abbastanza grande da poter essere
utile alla
famiglia, è stata data in moglie ad un uomo ancora
più violento di suo padre,
un pirata che le insegnò svariati metodi di tortura. Non
è una novità che,
infatti, i nobili sfoghino la loro crudeltà sulla
servitù, solo che Erzsébet
non si limitava alle classiche bastonate.-
-E cosa
faceva?- la
interruppe Rakuyo, beccandosi un’occhiataccia da Blamenco e
Satch. Bastava guardare
i cadaveri attorno a loro per farsi un’idea.
-Scusate,
mi piacciono
le storie dell’orrore.- disse allora il compagno,
giustificandosi.
Anne si
morse il labbro
a disagio, ma decise ugualmente di continuare. -Picchiava i servitori
fino a
che i loro corpi non si gonfiavano per i lividi e poi praticava
incisioni sulla
pelle per farli morire dissanguati; li lasciava fuori in inverno
facendoli
morire congelati; cuciva loro la bocca o bruciava, per
l’appunto, loro i piedi
e poi…-
-Credo
sia
sufficiente.- concluse lapidario Marco e non ci fu bisogno di guardarlo
per
capire che era contrariato. Anne annuì per istinto, sentendo
di doverlo fare,
cosa che quando ci rifletté la fece innervosire, ma mise da
parte il suo stato
d’animo per finire quel racconto.
-Praticava
incantesimi,
si interessava alla magia nera e ai malefici; la sua casa era diventata
il covo
di alchimisti, negromanti e gentaglia varia. Prima vi parlavo di
vampiri, ecco,
si dice che uno di loro vivesse sotto il suo tetto e che lei la notte
lo accompagnasse
per poi rientrare tutta imbrattata di sangue, infliggendo di giorno
sulla
servitù e sulle persone che catturava per le strade.-
-Rapiva
la gente?- fu
il turno di Blamenco di farle domande e lei rispose affermativamente,
spiegando
che era la Contessa di un territorio piuttosto vasto, perciò
se qualcuno
spariva nessuno se ne accorgeva in tempo, tantomeno davano a lei la
colpa.
-Sparivano
giovani,
donne e bambini anche e la sua dimora era diventata la casa dello
scempio,
dell’affronto alla normalità, ma tutto quel potere
l’aveva resa boriosa e
incauta, finendo per farle fare passi falsi quando decise di prendere
in
ostaggio figli di altre case nobili, tirandosi addosso il sospetto e
l’intervento delle alte sfere. Era una pazza con manie di
grandezza che ha
osato troppo, finendo per interessare il Governo e, per farvela breve,
la
Marina ha stanato il marito e i suoi seguaci quando ha messo piede nei
suoi
poderi, liberando i pochi superstiti. In quanto a lei, una volta
raggiunte le
sue stanze si sono trovati davanti ad un incendio e, a fuoco spento, i
corpi
rimasti erano carbonizzati.- concluse Anne, smettendo di parlare e
lasciando
cadere dietro alle sue ultime parole il silenzio più
profondo al quale tutti si
abbandonarono per riflettere ed elaborare il suo, per alcuni tratti
assurdo e
incredibile, racconto.
L’atmosfera
di
apparente calma si spezzò come il respiro di Satch qualche
minuto più tardi. Il
fruscio dei suoi vestiti e il movimento d’aria accanto a lei
le fece capire che
si era alzato di scatto e i versi di sorpresa mista a terrore degli
uomini
unito allo sguainare delle spade le diedero conferma delle conclusioni
che
aveva tratto da sola.
Rialzò
il capo,
scostando il cappello dalla fronte per trovare la ciurma in posizione
d’attacco,
le armi pronte all’uso e i Comandanti ad aprire la strada,
pronti a dare
l’ordine di attaccare.
Davanti a
loro, figure
vestite di nero dalla pelle pallida e gli occhi rossi, capeggiati da
una donna
che pareva quasi eterea, ma che in realtà era la prova reale
che i vampiri
esistevano davvero.
-L’avevano
data per
morta.- mormorò, staccandosi dal muro e muovendo qualche
passo per superare la
linea di marinai, arrivando a posizionarsi tra Rakuyo e Marco per
vedere bene
con i suoi occhi quel tetro avvenimento. -Fino ad ora.-
Hey
maaaaaaaan.
Mi
dispiace, sono
sparito per, uhm, troppo tempo credo, e nel frattempo non posso nemmeno
dire di
essermi portato avanti. Avevo pronto solo questo capitolo, il prossimo
è a metà
e se devo essere sincero spero che la vita mi permetta di riprendere
questa fic
perché, ve lo confesso, vorrei tanto che qualcosa si
evolvesse tra la nostra fighissima
bella Anne e Marco.
Mi
dispiace per il
macabro, ma a me piace, lol. Questa Contessa è veramente,
credo, esistita e si
trova nella lista dei Serial Killer del mondo. Se vi interessa leggervi
i loro
profili me lo domanderete privatamente perché non credo di
poter fare
pubblicità .-. però meritano e danno un sacco di
spunti, come nel mio maldestro
caso.
Spero di
essermi fatto
perdonare, almeno Anne comincia a lasciarsi toccare senza dare di matto
e
strani pensieri combattono nella sua mente riguardanti il Primo
Comandante, se
ci avete fatto caso. Cogliete i segnali, non ve ne pentirete.
Vi chiedo
ancora scusa,
ma mi sono laureato (heya) e ho trovato lavoro e non ho più
tempo di fare
nulla.
A presto
stavolta,
spero,
Portgas
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