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Autore: Portgas xyz    16/01/2018    0 recensioni
Pugno di Fuoco é uno spirito libero. Nelle sue vene scorrono le fiamme e tutto il suo essere brucia più di mille soli. Ha la determinazione che serve per arrivare in alto e conquistarsi il suo giusto posto nel mondo e sa anche da dove vuole iniziare. La sua punta di diamante, infatti, sarà la testa di uno dei quattro Imperatori.
Solo che, all'inizio della sua avventura, non aveva immaginato che avrebbe dovuto passare buona parte del viaggio a stretto contatto con quello che aveva soprannominato nemico.
Mantenere a bada le fiamme non sarà di certo facile, ma farà ugualmente vedere a tutti quei pirati di cosa é capace.
Anche se ai loro occhi é solo una donna.
Attenzione, Fem!Ace.
Portgas xyz.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Marco, Pirati di Barbanera, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
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Whitebeard Pirates’ Flame.

 

7. Storie dell’orrore (Parte 1)

 

Lo aveva saputo fin dall’inizio che quell’isola avrebbe portato solo guai; lo aveva capito ancora prima di sentirselo annunciare quella mattina da quello scemo di Satch in persona, il quale aveva avvisato tutti loro che quello sbarco sarebbe stato fonte di immense gioie, tesori e soddisfazioni, accompagnando le sue parole con le sopracciglia castane ben sollevate verso l’alto e continui ammiccamenti ai suoi fratelli maschi.
Haruta era stata furba e se l’era battuta subito, declinando l’invito a partecipare a quella missione insulsa, dando segno di sapere già di cosa si trattasse, ma Anne purtroppo non era stata altrettanto veloce, colpa di una notte insonne e di una mattinata passata a dormire sulle scomode assi del pavimento della stiva che le avevano dato da pulire come punizione per il suo novantacinquesimo tentativo di omicidio. Andato a vuoto, per la precisione.
Satch l’aveva intercettata mentre tentava di allontanarsi tra le teste dei compagni che avevano alzato la mano come volontari e l’aveva chiamata a gran voce, strillando ringraziamenti pomposi per il suo spirito di partecipazione, incurante del dito medio che lei gli aveva subito rivolto, scappando dalla cambusa.
Il destino, però, aveva voluto che in quel momento Vista stesse scendendo le scale, perciò gli era finita addosso senza rendersene conto, troppo impegnata a defilarsi, e quello l’aveva presa per le spalle, fatta voltare e rispedita nella stanza dove uno sghignazzante Satch l’aveva raggiunta sorridente, passandole un braccio attorno alle spalle e stringendosela contro.
Di positivo c’era stato che, nell’esatto istante in cui si erano resi tutti conto che due Comandanti l’avevano toccata senza che lei desse in escandescenze, era calato il silenzio e per cinque minuti buoni nessuno aveva saputo cosa dire, nemmeno quel chiacchierone di Satch e per Anne era stato il momento più bello della sua vita fino ad allora. Pazienza che dopo avesse dovuto sorbirsi il suo sorrisetto complice e i castelli in aria che si era fatto sulla loro inesistente amicizia e sulla simpatia reciproca, a lei era bastato e avanzato che fosse rimasto senza parole, per quello aveva ingoiato il rospo e non aveva obiettato a seguirli sull’isola.
Le si era contorto lo stomaco, ma aveva resistito alla vista lugubre di quell’accenno di terra coperta dalla nebbia, la quale rifletteva la luce del sole in modo particolare dando ai dintorni un’atmosfera spettrale e gettando bagliori violacei su ogni superficie.
Aveva represso il disgusto appena aveva messo piede sulla costa priva di sabbia e ricoperta di sassi e pietre aguzze, osservando gli strapiombi che vedeva in lontananza a est e l’unico promontorio situato ad ovest che si ergeva di fronte a loro, con un sentiero irregolare che scompariva nel folto della vegetazione composta da pini e altri alberi secchi, storti e spogli.
-Non è una meraviglia?- aveva esordito Satch, piazzandosi in prima fila con le mani sui fianchi, la testa alta e il sorriso smagliante.
-Affascinante.-
Anne si era passata con finta casualità le mani sulle braccia, tentando di nascondere i brividi che le erano affiorati sulla pelle quando aveva sentito il commento sarcastico di Marco alle sue spalle. Perché, ovviamente, la ciliegina sulla torta era stato scoprire che ci sarebbe stato anche lui e non era ancora riuscita a capire se le aveva dato fastidio o meno.
Di certo, non poteva averle fatto piacere!
Non si era però preoccupata di celare tutto lo schifo e la nausea che aveva provato quando, dopo una camminata di un paio d’ore su un sentiero accidentato dove più di qualche loro compagno aveva rotto gli stivali, erano giunti a destinazione, ovvero alle porte d’ingresso del macabro e decadente castello che vantava il merito di essere l’unica costruzione presente in quel luogo. Era bastato varcare la soglia per costringerla a tapparsi il naso per non dare di stomaco a causa dell’aria irrespirabile che sapeva di decomposizione. L’unica nota positiva era stato vedere le facce sconvolte dei marinai che li avevano accompagnati e la sorpresa non gradita stampata sul volto di Satch, Blamenco e Rakuyo. Marco, come al solito, era rimasto impassibile come una statua.
Il fondo, però, lo avevano toccato quando avevano iniziato a trovare i primi cadaveri lungo il corridoio d’entrata. Donne svestite e con evidenti segni di frustate in tutto il corpo. I piedi erano stati bruciati.
A quel punto, Anne era sbottata.
Si era avviata fulminea verso Satch e, una volta raggiunto, lo aveva afferrato per il colletto della camicia e iniziato a strattonarlo come un pupazzo inanimato, completamente sicura che nessuno avrebbe osato mettersi in mezzo.
Infatti, non un uomo mosse un muscolo; i marinai erano troppo tesi ed impegnati ad osservare a bocca aperta la scena, mentre i Comandanti non si erano preoccupati minimamente per il loro compagno, concordanti sul fatto che, anche se Anne lo avesse bruciacchiato, se lo sarebbe meritato per il casino in cui li aveva messi.
-Dove cazzo siamo?- gli aveva urlato addosso la giovane, riuscendo perfettamente a trattenerlo nonostante fosse più bassa di parecchi centimetri.
Il castano aveva deglutito a fatica, pregandola di calmarsi, ma ciò l’aveva fatta solo infuriare di più e le fiamme che avevano preso a fluirle sulla schiena al posto dei capelli ne erano la conferma.
Automaticamente era apparso Marco accanto a loro e aveva gentilmente, ma con fermezza, afferrato una mano della ragazza per farle intendere che stava superando il limite, rivolgendosi nello stesso momento al fratello in maniera pacata e seria. -Satch, non avevi detto che il posto era sicuro?-
Anne aveva sgranato gli occhi e aveva mollato la presa sui vestiti del Quarto Comandante all’istante, memore dell’ultima sconfitta che il biondo le aveva inferto, ma ciò non era bastato perché Marco le lasciasse libero il polso. Satch, dopo essersi sistemato il colletto spiegazzato, aveva tossito per schiarire la voce, passandosi nervosamente una mano tra i capelli diventati un disastro per l’umidità.
-L’ultima volta che ci sono stato lo era.- aveva spiegato, stupito anche lui del cambiamento. -Fuori sembrava sempre di stare in un racconto dell’orrore, ma qui dentro era una reggia. Era pieno di gente, cibo, vino e donne, mentre adesso… non lo so cosa sia successo!- ammise infine.
Anne aveva smesso di fissare allibita la mano ancora stretta sul suo braccio e aveva fatto scattare il capo verso il castano, sentendosi colpita in particolar modo nell’orgoglio. -Stai dicendo che era una casa di piacere? Ci hai portati in un bordello?- e, parlando, il tono era saluto di svariate note.
Aveva visto Satch impallidire e sarebbe finita per prenderlo a schiaffi se Rakuyo non avesse calmato gli animi, dividendoli e prendendo l’iniziativa di perlustrare il primo piano per vedere se era rimasto qualcuno in vita da poter aiutare. In caso contrario, se ne sarebbero andati senza curiosare sulle sventurate sorti che si erano abbattute sul maniero.
Anne aveva aspettato imbronciata che tutti le fossero passati davanti ma, anche volendo, non avrebbe comunque potuto spostarsi perché Marco non si era ancora scollato via da lei e la cosa aveva iniziato ad irritarla, tanto che, una volta rimasti per ultimi, gli aveva rivolto un’occhiataccia torva che era stata subito intercettata dagli occhi chiari dell’uomo.
-Pensi di farmi da balia tutto il tempo?- aveva sbottato, ottenendo finalmente la sua liberazione con allegato un ghigno ironico.
-Potrei prendere in considerazione l’idea dato che sono l’unico che riesce a rimetterti in riga.- le aveva risposto il biondo di rimando prima di accodarsi agli altri. -Sbrigati, non ho voglia di venirti a cercare se ti perdi.-
E lì Anne si era resa conto che non appena si era svegliata quella mattina il suo sesto senso, o forse era stato lo stomaco che aveva brontolato?, le aveva detto che sarebbe stata una giornata di merda.
 
*
 
La sala principale era uno spettacolo orrendo e angosciante persino per loro che erano pirati e lei avrebbe sfidato chiunque, anche il peggiore dei diavoli, a non rimanerne impressionato.
-Questo posto é… é…- mormorò Rakuyo a corto di parole, mentre Satch affianco a lui era pallido come un cadavere.
-Inconcepibile!- disse Anne, stringendo i pugni lungo i fianchi. -Guardate come hanno ridotto quei poveretti!-
Alcuni marinai furono d’accordo con lei, cosa insolita perché spesso e volentieri si tenevano a debita distanza dal Fuoco d’Artificio della Moby, come l’avevano scherzosamente, e giustamente, soprannominata alcuni.
-Chi può aver fatto una cosa del genere?- si chiese Blamenco ad alta voce, dando vita alla domanda che tutti avevano per la testa e di cui solo uno conosceva la risposta.
Infatti, quello iniziò subito a parlare a raffica.
-Insomma, io sapevo che non aveva tutte le rotelle al posto giusto. Mi avevano detto che era una sadica, ma non fino a questo punto. E per fortuna che non ci sono mai andato a letto, Dio solo sa cosa avrebbe potuto farmi! Aspettate, credo che darò di stomaco.-
Satch si coprì la bocca con la mano per bloccare un conato, probabilmente frutto del suo ragionamento che lo aveva portato a rendersi conto della fortuna che aveva avuto in passato e cosa si era evitato.
Rakuyo imprecò a mezza voce, scuotendo il capo. -Deficiente, in che guaio ti sei infognato?-
Il castano si prese il volto tra le mani nel tentativo di calmarsi. La situazione non era delle migliori e gli uomini si erano stretti gli uni agli altri per non sentirsi scoperti o facili prede. Blamenco, addirittura, era diventato l’ombra di Anne, non avendo problemi ad ammettere almeno a se stesso che lei era una di quelli più forti presenti nella sala.
-Vi ricordate di quella volta che sono tornato strafatto e con un carico di vino pregiato e quel tabacco che abbiamo usato per le sigarette che ci hanno dato alla testa? Ecco, avevo preso tutto qui. Me lo avevano dato gratis! Ma erano tutti così affabili e, come dire… uhm, disponibili?-
Satch faticava a spiegarsi e in parte era per il cipiglio scuro di Anne, la quale lo stava bruciando non con il suo potere, ma con lo sguardo perché aveva capito benissimo l’allusione alla prostituzione, nonostante l’uso accurato di sinonimi.
Marco, che si era accorto della cosa, ignorò l’astio della ragazza e spronò Satch a continuare. Quella storia non gliel’aveva mai raccontata a dovere, era giunto il momento quindi di scoprirne tutti i dettagli. -Vai avanti.-
-Ma non ho altro da dire! Non so cosa sia successo e che io sappia nessuno ha mai parlato male della Contessa Báthory.-
Marco corrugò la fronte. Non aveva mai sentito quel nome e, a giudicare dalle facce curiose e piene di interrogativi, nessun altro aveva idea di chi fosse quella donna menzionata da Satch. Stava giusto per chiedergli altre spiegazioni, quando fu Anne a prendere parola prima di lui, risultando stupita.
-Báthory? Erzsébet Báthory?- chiese conferma e, davanti all’annuire del castano, la sua risata fu tanto inaspettata quanto glaciale e priva di divertimento. In quell’ambiente, faceva addirittura paura.
-La cosa ti diverte?- domandò seccamente Marco, il quale non era dell’avviso di incutere ulteriore timore al resto della ciurma. Bastava e avanzava la faccia del Quarto Comandante a destabilizzarli più del dovuto.
Anne incrociò le braccia al petto e sorrise guardandolo sarcastica. -Molto, e sai perché? Te lo spiego io: questo idiota è stato in casa di una vampira e nemmeno lo sapeva.-
Rakuyo e Blamenco la guardarono allibiti; alcuni marinai trattennero il respiro e altri rimasero semplicemente di stucco; Satch barcollò all’indietro fino a sedersi su di una panca poco lontano e Marco, il quale aveva sperato fino alla fine di poter mantenere calmi gli animi di tutti si preparò a dover contenere il putiferio che la paura fece scattare pochi istanti dopo.
 
*
 
Ci era voluta una buona mezz’ora prima che i tre Comandanti riuscissero a richiamare gli uomini all’ordine. Non erano molti, ma venticinque pirati spaventati non erano facili da gestire, soprattutto perché le reazioni erano molteplici e differenti in ognuno, e giustamente perché non erano tutti caratteri uguali, ad ognuno il suo, ma a Marco doversi imporre non piaceva, ecco perché, quando riuscì a farsi ascoltare dalla ciurma alzando la voce e impartendo l’ordine di mantenere la calma, si rivolse ad Anne non più con il tono quasi colloquiale e ironico che le aveva riservato fino ad allora, perché era la prima volta che parlavano così tanto loro, ma bensì con uno più autoritario e deciso.
-Spiega a tutti questa assurdità, ora.-
Se Anne era rimasta colpita da quel tono non lo diede a vedere, ma iniziò piuttosto a chiarire le sue parole sostando in piedi di fianco a Satch, il quale non si era più mosso dalla panca, e gettando di tanto in tanto qualche occhiata di sottecchi verso il biondo Comandante, trovandolo sempre intento a fissarla con quell’aria da Capitano che ben chiariva a tutti quali erano i ruoli.
-La Bloody Countess.- sillabò la ragazza, appoggiandosi alla parete con la schiena per stare comoda, dato che sarebbe stata una lunga storia e certamente piena di interruzioni e domande scomode. -Toglimi una curiosità, Satch, siamo a Cachtice Island, vero?-
Il castano sobbalzò e alzò il viso verso di lei e quasi le fece pena. -Si, è questa.-
-Ma se la conosci perché non ci hai avvisati?- domandò un marinaio, attirando l’attenzione di Anne sulla ciurma, facendole scoprire che una buona parte si era accomodata a terra, ben lontana dai cadaveri che riempivano il salone.
Lei sbatté le palpebre a quella visione per lasciar perdere la cosa con un’alzata di spalle e rispondendo che non ci era mai stata e nemmeno sapeva in precedenza che aspetto avesse l’isola. Era a conoscenza solo della padrona di casa e delle dicerie misteriose che giravano per il mondo.
-Ci sono parecchie storie e teorie su di lei e, badate, sono vere tutte. Era la figlia di una ricca famiglia, gente altolocata, ma con un albero genealogico che vantava qualche pazzo di troppo, cose come personalità violente, streghe e alchimisti e lei non era da meno. E’ cresciuta con una balia che l’ha introdotta alla magia nera e, quando è diventata abbastanza grande da poter essere utile alla famiglia, è stata data in moglie ad un uomo ancora più violento di suo padre, un pirata che le insegnò svariati metodi di tortura. Non è una novità che, infatti, i nobili sfoghino la loro crudeltà sulla servitù, solo che Erzsébet non si limitava alle classiche bastonate.-
-E cosa faceva?- la interruppe Rakuyo, beccandosi un’occhiataccia da Blamenco e Satch. Bastava guardare i cadaveri attorno a loro per farsi un’idea.
-Scusate, mi piacciono le storie dell’orrore.- disse allora il compagno, giustificandosi.
Anne si morse il labbro a disagio, ma decise ugualmente di continuare. -Picchiava i servitori fino a che i loro corpi non si gonfiavano per i lividi e poi praticava incisioni sulla pelle per farli morire dissanguati; li lasciava fuori in inverno facendoli morire congelati; cuciva loro la bocca o bruciava, per l’appunto, loro i piedi e poi…-
-Credo sia sufficiente.- concluse lapidario Marco e non ci fu bisogno di guardarlo per capire che era contrariato. Anne annuì per istinto, sentendo di doverlo fare, cosa che quando ci rifletté la fece innervosire, ma mise da parte il suo stato d’animo per finire quel racconto.
-Praticava incantesimi, si interessava alla magia nera e ai malefici; la sua casa era diventata il covo di alchimisti, negromanti e gentaglia varia. Prima vi parlavo di vampiri, ecco, si dice che uno di loro vivesse sotto il suo tetto e che lei la notte lo accompagnasse per poi rientrare tutta imbrattata di sangue, infliggendo di giorno sulla servitù e sulle persone che catturava per le strade.-
-Rapiva la gente?- fu il turno di Blamenco di farle domande e lei rispose affermativamente, spiegando che era la Contessa di un territorio piuttosto vasto, perciò se qualcuno spariva nessuno se ne accorgeva in tempo, tantomeno davano a lei la colpa.
-Sparivano giovani, donne e bambini anche e la sua dimora era diventata la casa dello scempio, dell’affronto alla normalità, ma tutto quel potere l’aveva resa boriosa e incauta, finendo per farle fare passi falsi quando decise di prendere in ostaggio figli di altre case nobili, tirandosi addosso il sospetto e l’intervento delle alte sfere. Era una pazza con manie di grandezza che ha osato troppo, finendo per interessare il Governo e, per farvela breve, la Marina ha stanato il marito e i suoi seguaci quando ha messo piede nei suoi poderi, liberando i pochi superstiti. In quanto a lei, una volta raggiunte le sue stanze si sono trovati davanti ad un incendio e, a fuoco spento, i corpi rimasti erano carbonizzati.- concluse Anne, smettendo di parlare e lasciando cadere dietro alle sue ultime parole il silenzio più profondo al quale tutti si abbandonarono per riflettere ed elaborare il suo, per alcuni tratti assurdo e incredibile, racconto.
L’atmosfera di apparente calma si spezzò come il respiro di Satch qualche minuto più tardi. Il fruscio dei suoi vestiti e il movimento d’aria accanto a lei le fece capire che si era alzato di scatto e i versi di sorpresa mista a terrore degli uomini unito allo sguainare delle spade le diedero conferma delle conclusioni che aveva tratto da sola.
Rialzò il capo, scostando il cappello dalla fronte per trovare la ciurma in posizione d’attacco, le armi pronte all’uso e i Comandanti ad aprire la strada, pronti a dare l’ordine di attaccare.
Davanti a loro, figure vestite di nero dalla pelle pallida e gli occhi rossi, capeggiati da una donna che pareva quasi eterea, ma che in realtà era la prova reale che i vampiri esistevano davvero.
-L’avevano data per morta.- mormorò, staccandosi dal muro e muovendo qualche passo per superare la linea di marinai, arrivando a posizionarsi tra Rakuyo e Marco per vedere bene con i suoi occhi quel tetro avvenimento. -Fino ad ora.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hey maaaaaaaan.
Mi dispiace, sono sparito per, uhm, troppo tempo credo, e nel frattempo non posso nemmeno dire di essermi portato avanti. Avevo pronto solo questo capitolo, il prossimo è a metà e se devo essere sincero spero che la vita mi permetta di riprendere questa fic perché, ve lo confesso, vorrei tanto che qualcosa si evolvesse tra la nostra fighissima bella Anne e Marco.
Mi dispiace per il macabro, ma a me piace, lol. Questa Contessa è veramente, credo, esistita e si trova nella lista dei Serial Killer del mondo. Se vi interessa leggervi i loro profili me lo domanderete privatamente perché non credo di poter fare pubblicità .-. però meritano e danno un sacco di spunti, come nel mio maldestro caso.
Spero di essermi fatto perdonare, almeno Anne comincia a lasciarsi toccare senza dare di matto e strani pensieri combattono nella sua mente riguardanti il Primo Comandante, se ci avete fatto caso. Cogliete i segnali, non ve ne pentirete.
Vi chiedo ancora scusa, ma mi sono laureato (heya) e ho trovato lavoro e non ho più tempo di fare nulla.
A presto stavolta, spero,
 
Portgas
  
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