Mio zio era allora nella
prima giovinezza: l’età in cui i sentimenti stanno
tutti in uno slancio confuso‚ non distinti ancora in male e
in bene; l’età in cui ogni nuova
esperienza‚ anche macabra e inumana‚ è
tutta trepida e calda d’amore per la vita.
(Il visconte
dimezzato)
Avvicinandosi alla casa lungo il vialetto, Minaho notava particolari
sempre nuovi.
Il giardino era straordinariamente curato ed incredibilmente ampio.
Sulla sua destra si apriva un laghetto tradizionale incorniciato da
alcuni ciliegi, sul quale un ponticello in legno rosato sembrava
offrire intimità e pace. A sinistra, invece, un gazebo
avvolto da rampicanti abbastanza spazioso da ospitare un tavolo e molte
sedie, nonché due divanetti.
La porta di casa era in quercia. Si vedeva che erano di fronte
all’abitazione di un uomo ricco.
Manabe afferrò il pomello e lo girò. La
serratura, già schiavata, scattò permettendo al
battente di aprirsi.
Minaho era letteralmente terrorizzato, ma non poté che
rimanere stupito. La casa, all’interno, fondeva in maniera
incredibile antico e moderno.
Le pareti erano in carta, e le porte nient’altro che pannelli
scorrevoli come nelle residenze tradizionali giapponesi…
Minaho ne aveva viste altre così. La cosa curiosa
però era che invece gli arredamenti erano quanto di
più moderno ci si poteva immaginare. Tutto, sui toni del
bianco e dei colori pastello, contributiva ad amplificare il mare di
luce che entrava da una grande parete vetrata che permetteva alla sala
di affacciarsi direttamente sulla parte più intima del
giardino, alla quale si poteva anche accedere attraverso una porta a
vetri.
La tecnologia era ovunque, e faceva da contraltare ai libri e alle
enciclopedie che affollavano le moderne librerie alle pareti.
Una voce risuonó dalle scale.
-Scendo subito! Devo finire di scrivere una cosa al
computer… accomodatevi pure nella sala e prendete un
biscotto… sono sul tavolo!
-Min… ma stai tremando?
Il lilla, seduto su un divano del salotto sul quale aveva costretto
anche il suo amico, sorrideva.
-N…no! Assolutamente. .. no!
Minaho era ancora più bianco del solito, e non sembrava
sentirsi tanto bene. Armeggiava con la mano sul colletto della divisa
scolastica come per allargarlo e non riusciva a tenere i piedi fermi.
-Min… guarda che mio zio non è come
papà… te l’ho detto! Hai visto che non
era nemmeno al processo? È da quando ero piccolo che cerca
di convincere suo fratello… cioè mio
padre… ad essere… ecco… diverso, con
me. Sai… lui è un importante psichiatra. Ha
lavorato anche per la famiglia imperiale.
-D…davvero? -Minaho si riscosse un istante dalla sua paura,
interessato.
-Certo! Ha prescritto dei farmaci all’imperatrice, dopo la
morte del primo figlio in un incidente stradale… ricordi?
Tre anni fa... ne hanno parlato tutti i giornali.
-S…si… ricordo! Papà diceva sempre che
non doveva essere stato solo un incidente.
-Ecco… vedi? Zio aiuta le persone, non le fa stare male
come… come… ecco, hai capito.
Minaho era rincuorato… anche se aveva ancora paura. Come era
possibile che nella famiglia di Manabe non ci fosse stato un minimo di
passaparola? Certamente il pregiudizio contro di lui era
all’ordine del giorno nei discorsi di quella gente…
Corse con lo sguardo alla scatola di biscotti sul tavolo. Costosa,
firmata da una pasticceria alla moda del centro. Niente foto alle
pareti se non quella di due ragazzi... uno circa della loro
età, l'alto decisamente più piccolo, vestiti
secondo la moda degli anni ottanta, e quella di un bambino appena nato.
Niente ragazze, né donne adulte, né
foto di famiglia… il cervello dell’arancione
elaborata i dati.
-Man… Man, tuo zio è single, vero?
Il lilla sorrise debolmente. -Sì. ..
cioè… diciamo di si. È
vedovo… mia zia è morta a venticinque anni. Erano
sposati solo da tre anni quando è successo… si
erano conosciuti all’Università. Lei…
lei è stata portata via da una di quelle malattie che aveva
deciso di studiare e curare… crudele, vero?
Minaho sussultó. -Oh Dio… mi dispiace…
non potevo immaginarlo… è…
è davvero triste.
L’arancione era arrossito. La confusione di quel momento gli
aveva impedito di sentire dei passi lungo il corridoio… la
porta scorrevole si aprì ed un uomo della stessa
età di Endou entrò in sala. Indossava una giacca
blu e sorrideva.
-Manabe! Era da così tanto tempo che non ti vedevo!
Perché non sei mai passato a trovarmi in questi mesi?
So… so cosa sta succedendo con tuo padre…
L’arancione era allibito.
-Questo… questo è… è
tuo…
-Mio zio? -Manabe sorrise. -Sì! Zio… ti presento
Minaho, l’amico di cui ti parlavo. Minaho… lui
è Manabe Terauchi, mio zio.
L’arancione fissava L’uomo, (o il ragazzo?) ad
occhi spalancati.
-M…ma…
-Min… perché fai quella faccia? -Il lilla
scoppiò a ridere. -Cosa ti aspettavi, Babbo Natale? Con
tanto di barba bianca? Zio ha solo ventisette anni! Forse dovevo
parlartene di più prima…
Minaho, allibito, finalmente si riscosse.
-Oh mio Dio… sono stato tremendamente maleducato! Mi. .. Mi
perdoni… io… io sono Minaho Kazuto,
l’amico di Man… avrà…
avrà sentito parlare di me, e niente affatto bene,
temo…
Il giovane sorrise. Minaho notó quanto assomigliasse a
Manabe… molto più del padre. Aveva capelli lilla
come quelli del nipote, anche se gli occhi erano neri, ed era cinque o
sei centimetri più alto. Se possibile, dimostrava ancora
meno degli anni che aveva.
-Tranquillo… sono uno psichiatra, so distinguere un
pettegolezzo interessato da una parola di verità…
è soprattutto so che mio fratello maggiore ha…
come dire… la tendenza a vedere le cose sotto una luce un
po’ troppo drammatica. Pensa… quando ero piccolo e
lui stava per prendere il diploma, tutti i giorni tornava a casa
imprecando e lamentandosi di quanta strada dovesse fare a
piedi… dalla fermata dell’autobus, in fondo alla
strada!
Minaho non poté evitare di sorridere.
Quell’aneddoto lo aveva messo a suo agio.
-Lei è… è così…
giovane! È vero che… che ha già
pubblicato relazioni su importanti riviste scientifiche?
-L’arancione si morse la lingua. Dannata curiosità!
Il giovane rise e guardò Manabe. -Man… hai
già raccontato tutta la mia vita a questo bel ragazzo?
Comunque si… -si rivolse a Minaho con gentilezza.
-… ho già pubblicato alcune cose. Diciamo
che… ho avuto una carriera lampo. Ho avuto la fortuna di
incontrare le persone giuste, credo, e mi hanno saputo
valorizzare. Comunque… non parliamo di me!
Ditemi… perché siete qui? Vi serve un aiuto di
qualche tipo? So che la situazione tra voi, mio fratello e mia cognata
non è rosea… però non posso dire di
condividere le loro motivazioni. Man… io c’ero. So
quanto hai sofferto per le loro pretese e so in quale isolamento ti
hanno lasciato per tutta la tua infanzia.
Minaho si sentiva la testa in fiamme. Un po’ per
l’ansia, un po’ per la sorpresa… non
capiva più nulla.
-Ma allora perché non avete fatto nulla per aiutarlo,
dannazione? Perché avete lasciato che soffrisse
così?
L’urlo era partito senza che Minaho potesse fermarlo. -Dio,
ho fatto una cazzata… -Pensò.
Manabe era sbiancato. -Ehm… Min… forse non era il
caso, non trovi? Non è stata colpa sua…
Il medico sorrise ancora. -No Man… ha pienamente ragione.
Lascia che gli risponda. -Si voltó verso
L’arancione e gli mise una mano sulla spalla. Minaho
sussultó. Quel ragazzo aveva qualcosa di…
particolare.
-Vedi… io vedevo quello che succedeva e lo
capivo… forse troppo. Ho finito
l’università con due anni d’anticipo
grazie a questa mia capacità di leggere nella psiche degli
altri, sai? Dicevo… vedevo la sofferenza di Manabe, e la
cecità di mio fratello che non capiva quanto suo figlio
stesse male. Avrei fatto qualunque cosa per intervenire ma…
avevo meno di vent’anni, Minaho. Pensi che mi
avrebbero dato retta? Mio fratello aveva dieci anni in più
di me, una moglie in carriera e una professione prestigiosa, io ero uno
studente che, geniale o meno, sopravviveva con i soldi dei genitori e
con quanto messo da parte facendo vari lavoretti. L’unica
cosa che potevo fare era prendere Manabe con me ogni volta che mi era
concesso, e portarlo a giocare al parco, o in biblioteca. Dio, quanto
amava i libri… fin da piccolissimo. Dicevo a tutti che fosse
il mio fratellino… ero così fiero di lui!
Minaho sorrise debolmente. -Mi… mi perdoni se
può. Avrò confermato le maldicenze nei miei
confronti, con questa mia frase idiota. Mi… mi perdoni!
-No, tranquillo. -Il giovane prese un biscotto dalla scatola sul
tavolino. -Anzi… non solo hai smentito le tesi di mio
fratello, ma hai confermato le mie. Vuoi bene al mio nipotino. Solo
questo conta. Sei un ragazzo curioso, molto interessante. Mi piaci, sai?
Minaho arrossí come un pomodoro. -Io… io
non… non so cosa…
Manabe scoppiò a ridere. -Min… che ti avevo
detto? Non è fantastico?
L’arancione iniziò finalmente a rilassarsi.
Riprese un minimo di colore e sentì la tensione sciogliersi.
-Ma… quindi? -Il medico sorrise mentre offriva i biscotti ai
ragazzi. -Ditemi… perché siete venuti? Chiedetemi
qualunque cosa… farei di tutto per Manabe e i suoi amici!
Il lilla sospirò. -Zio… sai che mamma e
papà mi hanno bloccato i fondi, vero? Abbiamo bisogno di
denaro, oppure tutto il castello crollerà, e i giudici non
mi daranno l’emancipazione.
-Certo… capisco. Ho letto le carte processuali.
Manabe prese un biscotto. -Dunque saprai della nostra situazione.
Ebbene… ho lavorato tanto, in questi mesi, a un progetto
speciale. Matematica complessa… tu mi capisci. Ora ho in
mano un bel malloppo di appunti, e delle formule
nuove… che forse non sono malaccio. Ci
chiedevamo… tu potresti darci l’indirizzo email, o
il numero di telefono di qualcuna delle riviste scientifiche con cui
hai collaborato? Se potessi… se potessi vendere queste carte
magari potremmo tirare avanti un po’ di
più… fino a che non troveremo un lavoro che ci
permetta di sostenerci.
L’uomo spalancò gli occhi. -Certo
ragazzi… certamente vi darò quello che mi
chiedete ma… non sarebbe meglio se vi facessi direttamente
un prestito?
Manabe si alzò in piedi. -Zio, non se ne parla!
Non… non posso chiederti tanto, e poi così non
dimostreremmo affatto di essere indipendenti, lo capisci vero?
L’uomo sospirò. -Purtroppo sì
… aspettate qui, torno subito.
L’uomo si alzò ed uscì dalla stanza.
Minaho e Manabe si guardarono sorridendo debolmente. -Min…
ora sei tranquillo?
L’arancione annuì. -Sì…
è… è simpatico. Non sembra
vedovo… è così allegro!
-Sai Min… ci sono dolori che rimangono sepolti molto
più in profondità del colore degli occhi, e della
luce del sorriso.
Pochi minuti dopo il giovane rientrò in sala.
-Ecco qua ragazzi… private a sentire con questi numeri e con
queste email... Sono tutte riviste nazionali molto importanti, tranne
questa… questa è internazionale. Roba davvero
grossa… ma mi sembrava il caso di passarvela comunque, io ho
fiducia in voi! -Fece l’occhiolino ai ragazzi.
-Piuttosto… state molto attenti. Quella gente non sempre
è disinteressata. Mi raccomando Man… fai sempre
il mio nome così che sappiano che non sei scoperto, e non
accettare nulla se non ti offrono un contratto scritto e se non ti
garantiscono che il tuo nome comparirà in tutti i fogli
necessari. Quella roba è tua, Man. Tua e di nessun altro.
Il lilla era commosso. -Zio… zio, ti ringraziamo
infinitamente! Senti… perché non vieni a cena da
noi, domani sera? Vorrei che tu e Minaho vi conoscesse
meglio… e che tu possa conoscere i nostri amici! Min, tu che
ne dici?
L’arancione sorrise, finalmente rassicurato. -Certamente!
È una splendida idea! Accetti, la prego!
Il giovane scoppiò a ridere. -Davvero? Perché no?
Però tu devi farmi una promessa…
Minaho sussultò. -Io?
-Sì… proprio tu! Ti prego, dammi del tu! Mi fai
sentire vecchio!
Ci fu silenzio per un attimo… quindi scoppiarono tutti a
ridere!
Di ritorno a casa, Minaho e Manabe parlavano allegramente. Le cose
erano andate nel migliore dei modi.
-Man… tuo zio è fantastico! È
così… così particolare! E
giovane…
Il lilla sorrise. -Lo so… quando sono nato aveva solo undici
anni, ci pensi? Ho dei bellissimi ricordi di lui… era
l’unico con cui giocavo, da piccolo.
Minaho sorrise tristemente. -Man… non posso dire che sia
allegra questa cosa, lo sai… cioè, è
dolce, però è dannatamente triste.
Manabe sospirò. -Lo so.
La giornata seguente sarebbe stata particolarmente pesante, Manabe lo
sapeva.
Avevano un compito di inglese, avevano l’allenamento per la
partita di domenica che si avvicinava, la lezione con Shindou e la cena
da preparare. Lui e Minaho avevano deciso di invitare, oltre allo zio
del lilla, anche Endou, Rex e, se lo avesse voluto, Shindou stesso.
Nemmeno lui sapeva spiegarsi il perché, ma voleva che suo
zio vedesse la sua nuova vita.
Ma allora… se il lilla sapeva di avere davanti a
sé una giornata così piena, perché non
riusciva a chiudere occhio?
Pensò che si trattasse semplicemente di ansia. Oramai era
così abituato ai suoi effetti da non stupirsi nemmeno
più. Il fatto era che il problema denaro proprio non
riusciva a toglierselo dalla testa.
Certo, aveva i numeri di telefono delle redazioni di tutte quelle
riviste, e lui e Minaho avevano deciso di svegliarsi presto la mattina
dopo per inviare un mucchio di email, ma gli sembrava una soluzione
improbabile e lenta. Loro avevano bisogno di denaro subito…
facendo la spesa, prima di cena, aveva dato fondo ai suoi risparmi. Ora
i pochi yen che gli rimanevano erano a malapena sufficienti per tirare
avanti due, al massimo tre giorni. Non si era mai posto il problema di
non avere soldi per mangiare… era una sensazione strana, per
chi era figlio di milionari. Incredibilmente però preferiva
mille volte non avere il cibo, piuttosto che non avete Minaho.
Doveva prendere delle decisioni… il giorno seguente, non
oltre. Non poteva più temporeggiare e lo sapeva.
Ebbe un tremendo attacco di malinconia. Odiava sentirsi sempre
così debole… proprio mentre Minaho invece era
così volitivo, così certo è
così acuto. Non sarebbe mai stato come lui, pensó.
Scese dal letto. Tanto valeva andare a farsi una camomilla, visto che
non riusciva a dormire in nessun modo, si disse. Rabbrividí
al contatto con il pavimento gelido.
Aprì la porta della stanza e si tuffó nel buio
del corridoio, alla ricerca dell’interruttore della luce.
Andando alla cieca sentì qualcosa muoversi alle sue spalle.
Qualcosa che lentamente si avvicinava… e lo abbracciava con
delicatezza!
Manabe saltò come una molla, con un urletto alquanto buffo.
-Man!! Man sono io! Tranquillo! -Minaho emerse dal buio sorridendo. -Ti
ho sentito muovere e volevo assicurarmi che stessi bene…
immaginavo che non riuscissi a dormire.
Il lilla sospirò. -Già… stavo andando
a fare qualcosa di caldo da bere.
-Man… so io cosa ti serve. Altro che camomilla…
dai, prendi una coperta e vieni in camera da me, tu faccio spazio,
razza di panda furbetto!
Manabe sorrise dolcemente. Minaho sapeva sempre cosa fare, in qualunque
circostanza, e riusciva sempre a dire la parola giusta al momento
giusto.
-G… grazie…
-Non mi ringraziare! Piuttosto preparati… camera mia non
è prooooprio in ordine, sai?
|