“My
dearest little thing,
I can’t turn my
back on you”
From the fire that burns
inside, consuming
I fight to stand up but I
can't breathe
The voices scream, the
enemy takes over everything
This is the madness in me
(Madness in me, Skillet)
Aveva atteso con
impazienza, si era aggrappato ossessivamente a quella speranza sottile
come un filo di ragnatela, ma sembrava che quel momento mai giungesse.
Prigioniero del proprio corpo, confinato a sola coscienza, Astamon
osservava il tempo scorrere, gli eventi succedersi e la propria
volontà in tutto ciò affievolirsi sempre
più. Quartzmon l’aveva privato di tutto: la
libertà, la proprietà di sé e presto
persino la vita. Era solo un oggetto, un mero strumento di potere e
questo non poteva sopportarlo. Non voleva morire, per di più
divorato vivo dall’interno senza poter far nulla!
Quella lunga,
estenuante, infruttuosa attesa, quella strenua speranza gli diede forza
di sopravvivere finché un giorno, Quartzmon
mostrò il fianco.
Accadde quando
MetallifeKuwagamon riuscì a sfuggirgli. Nonostante tutto,
Astamon non riuscì a considerare fallito quel tentativo di
libertà, seppur dall'amaro finale. MetallifeKuwagamon era
però comunque ormai libero, e a quel punto, solo la morte
poteva rendere tale anche lui. A seguito di quel fatto, con le difese
del suo carceriere abbassate, con la sua coscienza opprimente rivolta
ad altro, Astamon si convinse che il momento propizio per fuggire
dall’orrido invasore fosse ormai giunto.
I dati erano in
subbuglio e la creatura stava ripristinandosi, in modo da sopperire al
vuoto lasciato dall'unico digimon che era stato capace di sfuggirgli.
Certo i suoi dati non erano vicini al nucleo come quelli di Astamon e
non era neppure stato consumato quasi totalmente, però non
aveva neppure la stessa esperienza. Astamon aveva ripetuto mentalmente
quel piano milioni di volte, perciò, semplicemente
agì.
Sacrificando
parte dei suoi dati si allontanò dal nucleo.
Lasciò perdere l'allettante prospettiva di gettarsi su di
esso per sterminare l'invasore in apparenza indifeso, perché non poteva compromettere l'unico tentativo che possedeva di tornare
a vivere.
Poiché
Quartzmon aveva usato i suoi dati per tanto tempo, quando alla
periferia della sfera luminosa — che costituiva in soldoni la
dispensa del mostro digitale — Astamon fu sondato dai dati
sentinella, essi non s'allarmarono immediatamente. Astamon era un
Virus, quindi riuscì ad infettarli, costringendoli ad
ignorarlo. Facile facile.
Pregustava
già la libertà...
Certo, ci sarebbe
voluto del tempo per ricostituirsi, ma avrebbe aspettato con pazienza.
Mancava poco.
Doveva
raggiungere il DigiQuartz e restare nascosto aspettando che gli umani
vi entrassero. Dopodiché sarebbe sgusciato fuori e tanti
saluti a tutti.
Poco.
Ancora poco...
-Astamon?-
Si
voltò di scatto. Era sicuro di non essersi fatto notare!
Vedere il suo interlocutore gli gelò il sangue nelle vene.
-Che ci fai qui,
Ryouma?- esclamò, sorpreso.
Ancora in
pigiama, il giovane cacciatore camminò verso di lui, pareva
spaesato e ancora assonnato.
-Dove siamo?-
domandò.
Astamon non
rispose, trovava totalmente assurdo che il ragazzetto fosse
lì. Erano nel mondo degli umani, come poteva essere in forma
di dati se...
-Ryouma, cosa ci
fai qui?- ripeté, ma con un tono più aggressivo,
intuendo, purtroppo, la verità.
-Ho sentito uno
strano rumore.- rispose il ragazzo per poi distorcere la bocca in un
ghigno -Lo scalpiccio di un topo fastidioso.-
Astamon
corrugò le sopracciglia.
-Quartzmon!-
ringhiò il vampiro, stringendo i pugni.
-Cosa volevi
fare, Astamon?- gli occhi verdi del ragazzo s’accesero di una
luce sinistra.
-Secondo te? Non
ti bastano tutti i dati che hai ingurgitato? Non ti servo a niente.
Lasciami andare!-
-Non posso,
Astamon.- fu la risposta falsamente bonaria dell'invasore.
-Siamo vincolati
indelebilmente. Io e tu, Astamon. Non puoi scacciarmi. Il tuo programma
è incompleto e finiresti per diventare un rifiuto digitale
irrecuperabile, mentre io... - Ryouma si concesse una risatina che fece
rizzare i capelli in testa al digimon. -Per sopravvivere, dovrei
rifugiarmi nel corpo di qualcun altro e… ci sono
già, come puoi vedere.-
Ecco, gli sarebbe
bastato procedere col piano, ma quelle parole non erano state certo
dette a caso. Ad un’azione segue sempre una reazione uguale e
contraria. Non riusciva ad ignorare l’idea che Quartzmon si
rifugiasse nel corpo di Ryouma. Per qualche motivo non voleva che lo
facesse. In fondo, era anche lui una vittima, anche se non lo sapeva,
di quel maledetto.
Ma non era solo
quello...
-Ma,
sì, capisco, vai pure, procedi col tuo folle piano. Provaci.
Una volta dall'altra parte fammi sapere se sopravvivi, d'accordo?-
sproloquiò Quartzmon camminandogli davanti e aprendo un
varco verso il DigiQuartz.
-Sono curioso,
perché neppure io so come liberare del tutto qualcuno della
mia presenza.- e rise. -Specie qualcuno già digerito.-
Rise ancora.
Quanto era
sgradevole quella risata su Ryouma...
Le unghie del
ragazzo crebbero, mutando in lunghi artigli bianchi e affilati.
Gli artigli gli
solcarono il viso rigandolo di sangue.
Doveva solo
gettarsi nel DigiQuartz. Poi avrebbe avvisato gli umani e loro
avrebbero salvato Ryouma. Non poteva buttare via quell'occasione!
Ancora quella
folle risata, altro sangue, il varco...
-FERMO!-
Astamon si
scagliò contro Ryouma e gli afferrò le mani, per
tenergliele lontane dal viso. In qualche modo contorto, si era creato
un vincolo con quel ragazzo. Non poteva abbandonarlo. Non poteva
voltargli le spalle a quel modo.
Poteva, ma...
-Fermo.-
ripeté.
Non voleva.
-Non ti libererai
mai di me, Astamon, ricordalo.- disse l'orrido invasore.
Strinse i denti.
Quanto desiderava ucciderlo.
Ma non
poté.
Gli
lasciò andare le mani e gli artigli bianchi gli trapassarono
il corpo. Ad un passo dalla meta, fermato da un sentimento che non
credeva così forte per qualcuno che neppure ben conosceva.
-Capito? Mai!-
replicò Quartzmon recuperando le sue sembianze e liberando i
dati di Ryouma. Il ragazzo si accasciò accanto a loro, privo
di sensi.
Astamon non
rispose.
Se quel legame,
quel sentimento bizzarro, poteva rappresentare una carta vincente,
forse il suo non sarebbe stato un vano tentativo. Tutto era nelle loro
mani... Akashi Tagiru e Gumdramon. Lui poteva solo vegliare
dall'interno.
"Questo lo
vedremo." pensò.
Trovò
bizzarro il suo stesso sogghignare a un passo da quel destino che
riteneva peggiore della morte.
Note:
E' una storia un po' vecchia, ma sono riuscita a sistemarla e
concluderla solo oggi. Credo che un po' di differenza fra vecchio e
nuovo si possa notare. Non ho mai accettato quel finale per entrambi.
Ovviamente, essendo il finale di Hunters aperto, c'è sempre
speranza ;)
Diciamo che se poi avessero fatto in modo che Ryouma potesse rivedere
il vero Astamon non mi sarebbe importato dell'angst di tutto il resto.
Anzi u.u
Spero vi sia piaciuta, baci a tutti!!
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