Stavolta faccio contenta felinala, e metto le note
quassù xD
perché, prima che vi cimentaste nella lettura, volevo
chiarire che questa seconda one shot è ambientata prima
dell'altra, quando Shokkairai era la stalker di Toppo "solo" da diversi
mesi.
Giustamente, le cose mi vengono in mente a caso e io le metto
giù a caso.
Lascio il >>>Link<<<
della
canzone citata nel testo qui sotto.
Buona lettura! :)
Love
to love you baby
Percorrendo
il breve corridoio che conduceva alla porta del
suo loft, posto all’ultimo piano di uno dei palazzi
più grandi e alti della
città, il leader dei Pride Troopers si stiracchiò
pigramente. Erano ormai più di
due settimane che mancava da casa, e sebbene fosse abituato a quella
vita molto
più che attiva, passata a combattere il male in ogni dove,
era sempre piacevole
fare ritorno nel suo “piccolo angolo di paradiso”.
Per Toppo
quel loft era letteralmente un piccolo mondo al
riparo da tutte le brutture dell’Universo, un posto dove
poteva persino
permettersi di togliere la divisa in favore di un enorme pigiama di
pile nero
-con tanto di cappuccio e orecchie da orso- e di leggere un buon libro
con
della musica classica in sottofondo e una bella tazza di cioccolata
calda in
mano.
Le sue ferie
erano quasi “forzate”,
perché in
quanto leader doveva dare il buon esempio a tutti facendosi vedere
sempre
instancabile, e dunque il resto dei membri della squadra doveva fare
sempre
molto per convincerlo… ma la verità era che anche
per lui, come per chiunque
altro, quei preziosi momenti di riposo erano una goduria.
Gettò
un’occhiata fuori dalle ampie vetrate che
rischiaravano
il corridoio. La città era talmente piena di luci, e dunque
di gente, da
sembrare un formicaio luminescente; era colma di vita e di persone per
quanto il suo
loft
invece non lo era.
Aveva scelto
la vita di eroe della giustizia e no, non era
assolutamente pentito di essersi completamente votato alla causa, ma a
volte la
consapevolezza che la sua casa era -e sempre sarebbe stata- vuota
riusciva
addirittura a punzecchiarlo leggermente.
Non avrebbe
mai avuto una famiglia, dei figli, una moglie:
lui aveva coscientemente sposato la Giustizia,
e la giustizia non era un tipo di donna pronta ad accoglierlo tra le
proprie calde
braccia a notte fonda. Non era un pensiero che potesse farlo vacillare,
ma non
era neppure tra i più piacevoli.
Per un
attimo, mentre il sistema di riconoscimento
dell’iride inserito nella porta d’ingresso faceva
il suo dovere, si chiese come
sarebbe stato tornare a casa e trovare una tenera fanciulla ad
accoglierlo con
un sorriso e, magari, una confezione piena dei suoi cioccolatini
preferiti.
La porta si
aprì, scorrendo verso l’alto.
“Ahaaw, I love to love you,
baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
When you're laying so close to me
There's no place I'd rather you be than with me-ee, uh!...”
«Toppuccio!»
Della serie:
“Meglio fare attenzione a quello che si
desidera”.
Anche se di
certo Toppo non aveva desiderato di trovarsi
davanti nientemeno che Shokkairai -la Jakalopei che da diversi mesi era
diventata la sua stalker ufficiale- evasa di prigione circa tredici
giorni
prima.
In quel
lasso di tempo non aveva ricevuto alcun contatto da
lei e, anche se gli era sembrato ben strano visti i precedenti, si era
illuso
che l’ossessione per lui potesse esserle passata.
Peccato che
a giudicare dalla musica, dalle luci soffuse del
loft, dalla quantità di cioccolatini e candele profumate e dal fatto che si
fosse intrufolata in casa sua,
si fosse sbagliato
in pieno.
Ma la musica
e le candele non erano il peggio.
«Voglio
ammanettarti e possederti con forza brutale per
tutta la notte, Toppuccio mio!» squittì
Shokkairai, “vestita” solo di un
completino intimo nero e viola che in teoria sarebbe dovuto essere
sexy,
agitando delle manette ricoperte di pelo viola che messe una
sopra
l’altra
erano quasi più alte di lei.
“Do it to me again and again
You put me in such a awful spin, in a spin, in-uh
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby
Ahaaw, I love to love you, baby!...”
Il
guerriero, fissando con gli occhi sbarrati la Jakalopei e
il suo completino, scosse lentamente il capo, indietreggiò
di qualche passo, e infine si catapultò letteralmente fuori
dalla porta, facendo
sì che si chiudesse
alle proprie spalle.
Poggiò
la schiena contro la parete, guardando fisso davanti
a sé.
Era
stata
un’allucinazione, solo e soltanto
un’allucinazione
dovuta alla troppa stanchezza, o allo stress accumulato o… o
vattelapesca. Non
poteva essere vero, Shokkairai non poteva davvero aver profanato in
quel modo
il suo piccolo e solitario angolo di paradiso, non era possibile. Il
suo
sistema di sicurezza non era forse di tecnologia ultimo modello?!
Ah,
già: quella lì era una
“cyberpatica”, dunque un sistema
di sicurezza come il suo, per lei, era più una facilitazione
che un problema.
Però
dai, non poteva veramente essere lì, non
avrebbe avuto
senso evadere e poi presentarsi in casa sua, giusto?
Toppo fece
un respiro profondo, contò fino a dieci, si fece
coraggio, ed entrò di nuovo in casa.
«Hai
avuto quella reazione perché il colore del
pelo non ti
piaceva, vero? Io volevo le manette col pelo rosso, ma così
grosse c’erano
rimaste solo quelle viola» disse Shokkairai, con una
smorfietta di disappunto.
Sì,
purtroppo era davvero lì, per quanto assurdo
e insensato
potesse essere.
Il Pride
Trooper non disse una parola: disolse lo sguardo
dalla piccola stalker, la superò dirigendosi a grandi passi
verso uno dei
divani presenti nel salotto attiguo e agguantò una coperta.
«Toppucc-»
«Copriti!» intimò
con fare severo a
Shokkairai
-che l’aveva seguito- lanciandole la coperta «Hai
commesso una violazione di
domicilio, e a questo si integra anche il reato di molestie! Ma poi,
per l’amor
del cielo, ti sembra un abbigliamento consono a una
ragazzina?!»
«Io
ho quattromila an-»
«Ti
ho già spiegato che non credo a questa storia
dei quattromila
anni, Shokkairai, e te lo ripeto: copriti. Se potessi capire cosa passa
per
quella tua testa da Jakalopei!...» borbottò.
«Al
momento mi sta passando per la testa che forse, oltre a
cercare delle manette rosse, dovevo mettermi il corsetto di pelle con
le
fibbie. Lascia i seni scoperti! Non è una cosa sexy?
Esatto!»
«“Esatto”
un corno! Ora per colpa tua ho
in testa cose che- ti ho detto di
coprirti!»
esclamò,
provvedendo lui stesso ad avvolgere quello scricciolo ninfomane nella
coperta
dopo averle tolto di mano le manette «Hai delle orecchie
belle grandi, quindi
non fare la sorda!»
«Oddio
sì Toppuccio toccami ancora! Ancora!»
disse Shokkairai, con un gridolino estasiato.
«Ah,
ma smettila di-»
«Cos’è
che hai in testa?»
Toppo,
perplesso, la mise a sedere sul divano.
«Prego?»
«Avevi
iniziato a dire che ora per colpa mia avevi in testa
“cose”! Hai in testa me che ti ammanetto, vestita
con quel corsetto e ricoperta
di zucchero a velo da leccare via tutto! Non è
fantastico?»
Ecco, dopo
questo non avrebbe toccato mai più qualunque cosa
avesse avuto sopra anche solo un minimo di zucchero a velo.
«Ascolta, è tempo
di fare un discorso molto serio. Tu non sei una persona cattiva, e
nonostante i
guai che combini resti una fanciulla indifesa rispetto al sottoscritto;
in
virtù di ciò, da eroe della giustizia quale sono
sarebbe disonorevole
maltrattarti… però non puoi andare avanti
così, spero che ti renda conto. Una
signorina perbene non agisce in questo modo!»
dichiarò Toppo, sollevando
l’enorme indice dell’altrettanto enorme mano destra.
«Toppuccio,
ho quattromila anni e
quattrocentoquarantaquattro mariti alle spalle, non sono più
una signorina da
un bel pezzo! Giààà!»
esclamò, con
l’aria di chi aveva avuto un’illuminazione divina
«Potresti fare come hanno
fatto loro, ossia cedere al mio corteggiamento e fare di me la tua
Toppuccia
adorata! Ti legherei al letto e ti ricoprirei di glassa tutte le
sere!»
Se Toppo
avesse avuto i capelli se li sarebbe strappati
tutti a causa dell’esasperazione. Ebbe la tentazione di
ripiegare sui baffi, ma
la consapevolezza che avrebbero rovinato il suo aspetto, che lui
reputava
essere maledettamente sexy, riuscì a evitare il disastro.
«Shokkairai! Ti ho appena
detto che devi farla finita con certe cose,
e ti ho spiegato più volte che non crederò mai,
MAI, che tu possa avere
quattromila anni, e tantomeno che tu possa aver avuto
quattrocentoquarantaquattro
mariti. Non so se tu mi sia prendendo in giro…»
«Non
mi permetterei mai».
«…
o piuttosto se tu sia veramente convinta di
quello che
dici. Se così fosse devi aver avuto un’infanzia
alquanto sventurata, o non
saresti arrivata a inventarti questa specie di realtà
alternativa in cui vivi,
ma non puoi continuare così» proseguì
lui, imperterrito «Lo stalking è un
reato, la violazione di domicilio è un reato, le molestie
sono un reato, e sei
fortunata che l’oggetto della tua ossessione sia io,
perché se fosse stato
chiunque altro a quest’ora le tue piccole corna da Jakalopei
sarebbero il suo
trofeo! Saresti potuta finire in guai ben peggiori di una prigione!
Già, a
proposito: non-
si- evade- dalla-
prigione!
È anch’esso un
reato!»
«Mi
hai costretta tu a evadere: in prigione non ci fanno
vedere i notiziari, in una settimana non sei venuto a trovarmi neppure
una
volta, di conseguenza io non sono “venuta” in alcun
senso, e ti assicuro che ci
ho provato! Tante volte! Ho tanta fantasia ma dovrò pur
alimentarla in qualche
modo, Toppuccio».
“Perché
a me? Perché a me?!”
pensò Toppo, sempre più vicino
a strapparsi i baffi. «Stammi a sentire, adesso ti
spiegherò precisamente quel
è il modo giusto di comportarsi, tu mi ascolterai in
silenzio, capirai quel che
ti dirò, uscirai da quella porta e non entrerai mai
più! Anticipazione: parlare
delle “cose” che fai con, ehm, te
stessa…»
«Si
dice mast-»
«NON DIRE QUELLA
PAROLA!
Non devi parlarne! Non con me! Ora taci e
ascolta».
In quel
frangente, Toppo fece il discorso più lungo e
ispirato di tutta la sua vita: in quarantasei minuti di monologo
andò a toccare
argomenti quali la giustizia, reati di vario genere, la giustizia, la
dignità
della donna, la giustizia, il comune senso del pudore, la giustizia,
gli
interessi più o meno consoni a una ragazzina, la giustizia,
i rischi di
possibili accoppiamenti interspecie, la giustizia,
l’eccessiva quantità di
calorie contenuta nella glassa e nello zucchero a velo, la giustizia,
e… la
giustizia.
Si dice
che, dopo quel discorso, suddetta Giustizia sia
andata anch’essa in ferie per la fatica dovuta
all’essere stata tirata in ballo
così tante volte.
«…
per la giustizia! Ecco!» concluse
Toppo, sentendo la gola
vagamente secca «Spero di essermi spiegato e che almeno una
parola del mio
discorso sia entrato in quella tua strana testolin-»
Clak.
Le manette
di pelo viola si erano appena chiuse una attorno
al suo posto, l’altra a una gamba del divano.
«No»
disse Toppo, dopo qualche attimo di silenzio,
mentre
guardava Shokkairai e il suo sorriso storto «Direi di
no».
Lei
continuò a sorridere.
«Ti
rendi conto che questo sfocia nel reato di sequestro di
persona, Shokkairai?»
«Me
ne rendo conto? Certo! Me ne frego altamente?
Sì!»
rispose lei, battendo a terra un minuscolo piede nudo proprio come
avrebbe
potuto fare un coniglietto entusiasta.
Il Pride
Trooper, con un sospiro che faceva ben intuire
quanto fosse sconsolato, diede un leggerissimo strattone alla catena
delle
manette, rompendola senza alcuna fatica. «Ma io allora per
chi ho parlato?!»
«C’ero
solo io qui, dunque presumo che tu abbia
parlato per
me! È stata una cosa tanto dolc-»
«Peccato
che tu non abbia recepito nulla! Cosa devo fare con
te? Cosa?! Dimmelo tu, perché io a questo punto non lo
so!» esclamò Toppo,
esasperato «O meglio, so che la cosa giusta sarebbe metterti
di nuovo in
prigione, ma tu sei cyberpatica, e probabilmente saresti di nuovo fuori
dopo
una settimana!»
«Meno».
«Mh?»
«Sapendo
che non verresti a trovarmi non rimarrei
lì dentro
per un’intera settimana, Toppuccio» disse lei,
facendo spallucce «Ma poi senti,
io ho per davvero quattromila anni, cerca
di
metterti nei miei panni! Sai com’è essere
così vecchi e avere un corpo quasi da
bambina? Te lo dico io: una seccatura. Quattrocentoquarantaquattro
mariti in quattromila anni sono poca cosa, e ho dovuto corteggiarli
tutti come faccio con te prima di riuscire a sposarli, mai nessuno che
fosse disposto a cose da una notte e via! Neppure mentire ai pedofili
dicendo di
avere undici anni funziona, non si interessano più a me
quando tiro fuori code
e ball gag!»
«…
hai i nomi completi di questi
pedofili?»
«Dossier
completi di prove, foto e indirizzi sono arrivati
nel tuo computer dieci secondi fa, e il tuo computer li ha appena
spediti alla
sede centrale dei Pride Troopers, i quali si stanno preparando alla
partenza. Mi
merito una zuccheratina sì o no? Toppuccio!»
strillò, saltandogli addosso «Una zuccheratina!
Una sola!»
Il guerriero
se la staccò di dosso e la posò a
terra. «No,
né una zuccheratina né mezza, e a causa tua
dovrò sbarazzarmi di tutti i pacchi
di zucchero a velo che possiedo! A tutto il resto dei reati che hai
commesso si
è aggiunto anche l’hacking di dispositivi
appartenenti a privati, un
altro buon motivo per spedirti in prigione… se per stavolta
non lo farò è
soltanto perché ci hai dato modo di catturare gente molto
peggiore di te».
«E
perché sotto sotto la mia compagnia non ti
dispiace. Se
io ora fossi stata in prigione, come sarebbe stato il tuo ritorno a
casa?»
«Normale
e pacifico come chiunque lo vorrebbe!»
«Io
avrei detto “triste e solitario”. Non
c’è nessuno qui
con te: niente Toppuccia, niente Toppuccini e Toppuccine, nemmeno una
Mamma
Toppa. La giustizia non ti abbraccia nel letto quando è
notte, non cucina il
tuo piatto preferito per farti felice, non ti bacia sulla guancia
chiamandoti “papà”.
È una donna che chiede tutto e non dà
altrettanto… io invece»
tirò
fuori da non
si da dove un pacchetto di zucchero a velo «Mi accontento di
questo!»
Il Pride
Trooper, colto alla sprovvista da quel breve
discorso che aveva dato voce ai vaghi pensieri avuti appena prima di
rientrare,
non riuscì a reagire immediatamente come faceva di solito, e
rimase fermo e
zitto qualche momento più del dovuto.
Shokkairai
lasciò cadere a terra il pacchetto di zucchero.
«Non
è proprio serata, eh? Va beeene. Ci vediamo moltomoltomolto
presto, mio Toppuccio
adorato».
Le luci si
spensero all’improvviso, il loft -o almeno quella
stanza- entrò nella modalità
“blindata” che ricopriva le finestre panoramiche
con una lastra di spesso metallo, e Toppo non fu più in
grado di vedere nulla.
«Che
stai combinando?! SHOKKAIRAI!»
urlò, alzandosi in piedi di scatto.
Quando le
luci si riaccesero, e la lastra di metallo scorse
verso l’altro scoprendo di nuovo le finestre, della Jakalopei
non c’era più
traccia: in teoria non doveva essere troppo lontana, ma in pratica
invece Toppo
non riusciva neppure ad avvertirne l’aura.
L’appartamento
era tornato tranquillo e silenzioso come
doveva essere, e Toppo avrebbe quasi potuto pensare di aver sognato
tutto se
non fosse stato per le manette -una delle quali era ancora al suo
polso- e…
«Sempre
peggio!» sbottò, vedendo il
completino intimo di
Shokkairai abbandonato sul pavimento «Non ha il minimo senso
del pudore, spero
per lei che avesse nascosto il suo cappotto da qualche parte,
perché non può
andarsene in giro nuda!»
Non poteva
dar fuoco a lei, ma alla sua biancheria intima
abbandonata sì, dunque la carbonizzò con un
raggio energetico. Trovò quasi
liberatorio quel gesto.
“Bip!
Bip!
Rilevato fumo!
Rilevato fumo!
Attivazione impianto
antincedio in corso!”
Si narra che
Toppo, nel corso della doccia imprevista da
parte dell’impianto antincedio, utilizzò termini e
imprecazioni per le quali in
seguito si auto rimproverò.
Credevate
davvero che non avrei scritto qualcosa anche in fondo? :'D
Niente di
che, stavolta è soltanto per darvi il link
a un
disegno di Shokkairai che ho pubblicato sulla mia pgina
Facebook e non
qui.
Alla
prossima,
_Dracarys_
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