Al di là della rete

di ninety nine
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          Al di là della rete   


        




Albert

Lo zigomo, spaccato in due, non smette di sanguinare.
Lacrime color papavero mescolate all'amaro del sale.
Il sapore della sofferenza non è mai stato così acre.

Era tanto che Albert non piangeva.
Poche lacrime nel sentire la madre suonare, la sera in cui l'incubo era iniziato.
Lacrime di gioia.
Lacrime di sollievo, di un giovane ignaro.
Un incubo fatto di fuga, ancora, e di nascondigli.
Un incubo culminato in una desolata distesa di baracche grigie.

Il ragazzo piange senza rendersene conto, la camicia inizia a sporcarsi di sangue.
Spera.
Spera, perché la speranza è tutto quello che gli resta.

 

Anna

L'abito strappato inizia a sporcarsi di fango marrone.
Terrore, perdita, dolore.
La mano di un figlio appoggiata sulla spalla, l'altro perso tra la folla.

Ogni giovane con le spalle tese di rabbia le sembra Albert.
Ogni cadavere le strappa un gemito.
L'inferno ha ora un volto.
Pensa ai due figli più piccoli, lontani, persi per la Francia.
Pensa al marito, arrestato, forse già morto.
Vorrebbe piangere, ma l'arrivo al campo le ha tolto tutto, anche le lacrime.

E allora non piange, non lava via la polvere grigia dal viso.
Osserva.
Osserva, perché ha un figlio da trovare e troppo poco tempo.


Henri

Le dita si stringono sull'abito della madre all'altezza della spalla.
Rabbia, forte come non l'ha mai sentita.
Rabbia che sa che anche il fratello prova.

Lo cerca.
Intorno, le SS hanno i fucili puntati.
Soldati che potrebbero avere la sua età.
Colpiscono la folla, colpiscono un ragazzo che barcolla e si accascia contro un muro.
Henri lo riconosce, lo indica alla madre.
Insieme lo raggiungono, un sorriso stanco illumina il viso incrostato di sangue.

Si abbracciano, una stretta che ricostruisce, almeno in parte, una famiglia.
Si guardano.
Si guardano, poi guardano quel mondo insensato che sembra, ora, fare meno paura.

 

 

 

Buonasera! Torno, dopo un anno (un anno!) su EFP, con una storia per il Giorno della Memoria. Ho ragionato a lungo, volevo scrivere qualcosa di significato, di forte, oppure non scrivere proprio. Poi ho visto il film ''Un sacchetto di biglie'' (che consiglio a tutti, è di una dolcezza, ma di una potenza, davvero straordinarie), e mi è rimasto in gola per qualche giorno, finché ho deciso che l'unico modo per fare i conti con quello che mi aveva lasciato era scrivere.

Se conoscete il film (o il libro, o il graphic novel), sapere che i protagonisti sono i due bambini, i figli più piccoli della famiglia Joffo. Io ho scelto di ispirarmi, nello scrivere questa storia, ai fatti accaduti ai due fratelli Joffo più grandi, Albert e Henri, e alla madre, Anna, internati nel campo di Drancy, che evitano la morte a Auschwitz per mancanza di treni.

Ho cercato (dopo aver raccolto informazioni il più accurate possibile) di immaginare il loro arrivo al campo.

Ci tengo a precisare che questa storia è ispirata alla vicenda, non conosco il reale svolgimento dei fatti. Dunque, non intendo rappresentare questi personaggi in maniera veritiera, né offendere loro e i loro discendenti in alcun modo, anzi, spero che questa storia, nel suo piccolo, possa contribuire a portare memoria.

Per questo, ho evitato di indicare il cognome nella storia, o il nome del campo: non è una storia sui Joffo, ma una storia a loro ispirata. Dunque, La famiglia protagonista potrebbe essere una qualsiasi famiglia internata in un campo i cui famigliari hanno questi nomi.

Ringrazio tutti voi per aver letto questa storia. Ovviamente, su questo genere di storie ''delicate'' un feedback è sempre davvero gradito.

Grazie, e a presto! 99

 

 

 





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