Shiroyama
Bushido
1° settembre 1877
An offer of surrender
Saigo ignore contender
The dawn of destiny is here
« Generale! Generale! » chiamò una
voce.
Saigo si voltò. Posò gli occhi scuri
come l’ebano sul guerriero che era appena entrato nella tenda.
Quest’ultimo s’inchinò.
« È da parte del generale Yamagata »
disse porgendogli la missiva, ancora in ginocchio.
Saigo indurì lo sguardo, prese la
pergamena e con un gesto quasi stizzito mandò via il soldato.
« Yamagata? Come osa? » mormorò
qualcuno tra gli ufficiali. Si diffuse un brusio fastidioso.
« Silenzio » ordinò calmo il
generale, mentre apriva la pergamena.
Lo stile formale ed elegante della
lettera non fece che infastidirlo ancora di più, visto il contenuto
oltraggioso del messaggio.
« Ci chiedono di arrenderci »
annunciò piatto, senza mostrare alcun turbamento.
Bushido dignified
It’s the last stand of the samurai
«
Naturalmente, noi resteremo qui fino alla fine » proseguì Saigo. «
Arrendersi vorrebbe dire disonorare il bushido. Quindi, questa schifezza
possiamo anche bruciarla. » E detto questo uscì dalla tenda, lasciando
gli ufficiali allibiti. Nessuno di loro l’aveva mai sentito parlare in
quel modo tanto ostile.
« Ha ragione » disse piano
l’ufficiale Hanamura. « Il bushido
viene prima di tutto. Perciò non fate quelle facce spaurite.
Ricordatevi che siete dei samurai. »
Saigo ricordò le parole di suo
padre: “In quanto samurai, dovrai sempre mostrarti rigido e ligio al
dovere. Questo è il bushido.”
Vivere secondo i principi del
bushido era dura, ma non rispettarli era qualcosa d’inammissibile.
Arrendersi avrebbe voluto dire
infrangere meiyo, l’onore: le decisioni che prendi e le azioni che ne
conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi
nasconderti da te stesso.
Chissà se suo padre sarebbe stato
fiero di lui, pensò, adesso che stava dedicando tutto sé stesso a quel
rigido codice che l’aveva forgiato fino a trasformarlo in un vero
guerriero.
Bushido. La parola che racchiudeva
in sé tutta la vita di Saigo. Tutte le sue battaglie, tutti i suoi
sacrifici.
« Sarai rigido e ligio al
dovere. Questo è il bushido.
» Saigo bevve un altro sorso di sakè.
24 settembre 1877
Imperial force defied
Facing 500 samurai
Surrounded and outnumbered
60 to 1 the sword face the gun
« Presto, alle armi! Gli imperiali
si stanno avvicinando! Marciano svelti! »
Dopo aver passato un’intera nottata
a bombardarli, finalmente gli imperiali si erano fatti vivi.
Erano le quattro del mattino. Saigo
non aveva dormito. Indossò l’imponente armatura nera e dorata. Prima di
riporla nel fodero, osservò la katana e ne baciò la lama, invocando gli
spiriti degli antenati. Uscì dalla sua piccola tenda e trovò gli
ufficiali che attendevano ordini.
« Disponete gli uomini come avevamo
prestabilito » ordinò. Come sempre, dal suo tono non traspariva
alcun’emozione. Rigido.
Gli ufficiali si precipitarono a
radunare gli uomini. L’accampamento era pervaso da grida e imprecazioni
di chi inciampava in una tenda ormai distrutta o per la fretta colpiva
per sbaglio un compagno.
Quando tutti si furono sistemati –
non ci volle molto. Bushido
voleva dire anche organizzazione –, Saigo montò a cavallo. Volse lo
sguardo a ovest, e vide chiaramente le sfavillanti insegne imperiali
che avanzavano verso la collina di Shiroyama.
« Guerrieri, » disse Saigo ai
cinquecento samurai, i suoi fedelissimi. « Oggi, presso Shiroyama,
cinquecento samurai armati dell’antica katana combatteranno fino alla
fine contro trentamila soldati dell’esercito imperiale. » Acclamazioni
composte si levarono dai guerrieri, determinati a resistere fino alla
morte.
« Fino alla fine, fedeli al bushido, l’unica vera legge di ogni
guerriero. » Gli imperiali erano ormai dinanzi a loro. Saigo sorrise
compiaciuto. « CARICATE! » gridò il generale con tutto il fiato che
aveva in corpo.
As a new age begins
The way of the warrior comes to an end
As a new age begins
The ways of the old must apprehend
It’s the nature of time
That the old ways must give in
It’s the nature of time
That the new ways comes in sin
Per volontà dell’imperatore
Mutsuhito, trentamila soldati erano stati mandati a sedare la rivolta
dei samurai capeggiati da Saigo Takamori. Gli uomini dell’imperatore
erano muniti di mitragliatrici Gatling. Avevano ormai dimenticato il
valore della spada, della katana che aveva forgiato il Giappone. Per
questo i samurai lottavano: per conservare l’onore della loro nazione,
per impedire che la loro storia fosse dimenticata.
Until the dawn they hold on
Only 40 are left at the end
None alive, none survive
Shiroyama
Inizialmente
i samurai resistettero contro le prime linee nemiche, forti della loro
abilità nel maneggiare la spada. Per molto tempo non s’udirono altro
che spari e grida di coloro che perivano sotto i colpi di katana.
La collina di Shiroyama presto divenne rossa per via del sangue dei
caduti e i samurai rimasero appena quaranta.
Saigo Takamori si muoveva come un
fulmine tra le fila nemiche, menando colpi di katana a destra e a
manca, senza fermarsi un attimo. Ne falciava due, tre, quattro alla
volta. D’improvviso avvertì un forte dolore alla coscia. Saigo cadde in
ginocchio, incapace di rialzarsi. Probabilmente, uno dei tre soldati
che aveva affrontato poco fa l’aveva ferito prima di morire. Scrutò il
cielo con aria divertita.
« Dunque, è così che morirò? O forse
sperano di catturarmi? » disse, sperando in una risposta da parte degli
antenati. « È questo il mio destino? Sfilare a Edo come se fossi un
premio? ».
« Generale! ». Saigo si voltò, e
vide una figura che riconobbe come Beppu Shinsuke corrergli incontro.
« Generale, vi aiuto io adesso »
disse Beppu, caricandosi in spalla il ferito.
« Devo... Non posso essere catturato
vivo. E con questa ferita non posso più combattere. »
« Intendete eseguire il seppuku (1),
signore? »
« Sì. Tu sarai il mio kaishakunin
(2). »
« Sono onorato, signore. »
Beppu era uno dei migliori samurai
che Saigo avesse mai incontrato, ed era anche il suo uomo più fedele.
Saigo ritenne di aver fatto una buona scelta. Se un samurai non moriva
sul campo, l’unica morte davvero onorevole che gli veniva concessa era
il suicidio. La cattura sarebbe stata un disonore per tutta la sua
stirpe, pensò Saigo.
Beppu lo condusse più in basso, fra
i verdi e rigogliosi alberi di Shiroyama. Poi fece smontare Saigo e gli
porse la sua katana.
« È proprio ben fatta » commentò il
generale, osservando la spada.
« Forgiata dal miglior fabbro di
Kyoto » replicò Beppu.
Accadde tutto molto velocemente.
Saigo s’infilzò, la lama fredda trapassò le sue carni. Un rivolo di
sangue scorse dalla sua bocca. Una smorfia dolorante s’impossessò del
suo volto. Beppu estrasse una seconda spada gli tagliò il capo.
« Addio, generale. »
Beppu
aveva radunato gli ultimi samurai ancora in piedi.
« Il generale è morto, ma noi siamo
ancora qui! Avanti! Bushido!
» li incitò. Disperati, caricarono il nemico per l’ultima volta. Tutti
perirono sotto il colpo delle mitragliatrici Gatling.
Così si concluse la battaglia di
Shiroyama, e con essa l'era dei samurai.
Note
1: rituale per
il suicidio in uso tra i samurai.
2: persona incaricata di fare
da secondo durante il seppuku,
il suicidio rituale giapponese: è suo compito, nella
fattispecie, il kaishaku, ovvero la decapitazione del
suicida durante l'agonia.
NdA
Ebbene,
eccomi di nuovo qui con quest’esperimento che spero gradirete. Entro la
prossima settimana uscirà un nuovo capitolo.
QUI trovate la
canzone.
Saluti.
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