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Autore: KaosKindgom    02/02/2018    2 recensioni
Raccolta di one-shot ispirate all'ultimo album dei Sabaton, "The Last Stand".
Ogni one-shot sarà dedicata a una battaglia dove uno dei due fronti ha resistito fino alla fine.
Genere: Generale, Guerra, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Shiroyama

Bushido


1° settembre 1877

An offer of surrender
Saigo ignore contender
The dawn of destiny is here


« Generale! Generale! » chiamò una voce.
Saigo si voltò. Posò gli occhi scuri come l’ebano sul guerriero che era appena entrato nella tenda. Quest’ultimo s’inchinò.
« È da parte del generale Yamagata » disse porgendogli la missiva, ancora in ginocchio.
Saigo indurì lo sguardo, prese la pergamena e con un gesto quasi stizzito mandò via il soldato.
« Yamagata? Come osa? » mormorò qualcuno tra gli ufficiali. Si diffuse un brusio fastidioso.
« Silenzio » ordinò calmo il generale, mentre apriva la pergamena.
Lo stile formale ed elegante della lettera non fece che infastidirlo ancora di più, visto il contenuto oltraggioso del messaggio.
« Ci chiedono di arrenderci » annunciò piatto, senza mostrare alcun turbamento.

  Bushido dignified
It’s the last stand of the samurai

« Naturalmente, noi resteremo qui fino alla fine » proseguì Saigo. « Arrendersi vorrebbe dire disonorare il bushido. Quindi, questa schifezza possiamo anche bruciarla. » E detto questo uscì dalla tenda, lasciando gli ufficiali allibiti. Nessuno di loro l’aveva mai sentito parlare in quel modo tanto ostile.
« Ha ragione » disse piano l’ufficiale Hanamura. « Il bushido viene prima di tutto. Perciò non fate quelle facce spaurite. Ricordatevi che siete dei samurai. »


Saigo ricordò le parole di suo padre: “In quanto samurai, dovrai sempre mostrarti rigido e ligio al dovere. Questo è il bushido.”
Vivere secondo i principi del bushido era dura, ma non rispettarli era qualcosa d’inammissibile.
Arrendersi avrebbe voluto dire infrangere meiyo, l’onore: le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
Chissà se suo padre sarebbe stato fiero di lui, pensò, adesso che stava dedicando tutto sé stesso a quel rigido codice che l’aveva forgiato fino a trasformarlo in un vero guerriero.
Bushido. La parola che racchiudeva in sé tutta la vita di Saigo. Tutte le sue battaglie, tutti i suoi sacrifici.
«  Sarai rigido e ligio al dovere. Questo è il bushido. » Saigo bevve un altro sorso di sakè.




24 settembre 1877

Imperial force defied
Facing 500 samurai
Surrounded and outnumbered
60 to 1 the sword face the gun


« Presto, alle armi! Gli imperiali si stanno avvicinando! Marciano svelti! »
Dopo aver passato un’intera nottata a bombardarli, finalmente gli imperiali si erano fatti vivi.

Erano le quattro del mattino. Saigo non aveva dormito. Indossò l’imponente armatura nera e dorata. Prima di riporla nel fodero, osservò la katana e ne baciò la lama, invocando gli spiriti degli antenati. Uscì dalla sua piccola tenda e trovò gli ufficiali che attendevano ordini.
« Disponete gli uomini come avevamo prestabilito » ordinò. Come sempre, dal suo tono non traspariva alcun’emozione. Rigido.
Gli ufficiali si precipitarono a radunare gli uomini. L’accampamento era pervaso da grida e imprecazioni di chi inciampava in una tenda ormai distrutta o per la fretta colpiva per sbaglio un compagno.
Quando tutti si furono sistemati – non ci volle molto. Bushido voleva dire anche organizzazione –, Saigo montò a cavallo. Volse lo sguardo a ovest, e vide chiaramente le sfavillanti insegne imperiali che avanzavano verso la collina di Shiroyama.
« Guerrieri, » disse Saigo ai cinquecento samurai, i suoi fedelissimi. « Oggi, presso Shiroyama, cinquecento samurai armati dell’antica katana combatteranno fino alla fine contro trentamila soldati dell’esercito imperiale. » Acclamazioni composte si levarono dai guerrieri, determinati a resistere fino alla morte.
« Fino alla fine, fedeli al bushido, l’unica vera legge di ogni guerriero. » Gli imperiali erano ormai dinanzi a loro. Saigo sorrise compiaciuto. « CARICATE! » gridò il generale con tutto il fiato che aveva in corpo.


As a new age begins
The way of the warrior comes to an end
As a new age begins
The ways of the old must apprehend
It’s the nature of time
That the old ways must give in
It’s the nature of time
That the new ways comes in sin



Per volontà dell’imperatore Mutsuhito, trentamila soldati erano stati mandati a sedare la rivolta dei samurai capeggiati da Saigo Takamori. Gli uomini dell’imperatore erano muniti di mitragliatrici Gatling. Avevano ormai dimenticato il valore della spada, della katana che aveva forgiato il Giappone. Per questo i samurai lottavano: per conservare l’onore della loro nazione, per impedire che la loro storia fosse dimenticata.


Until the dawn they hold on
Only 40 are left at the end
None alive, none survive
Shiroyama


Inizialmente i samurai resistettero contro le prime linee nemiche, forti della loro abilità nel maneggiare la spada. Per molto tempo non s’udirono altro che spari e  grida di coloro che perivano sotto i colpi di katana. La collina di Shiroyama presto divenne rossa per via del sangue dei caduti e i samurai rimasero appena quaranta.

Saigo Takamori si muoveva come un fulmine tra le fila nemiche, menando colpi di katana a destra e a manca, senza fermarsi un attimo. Ne falciava due, tre, quattro alla volta. D’improvviso avvertì un forte dolore alla coscia. Saigo cadde in ginocchio, incapace di rialzarsi. Probabilmente, uno dei tre soldati che aveva affrontato poco fa l’aveva ferito prima di morire. Scrutò il cielo con aria divertita.
« Dunque, è così che morirò? O forse sperano di catturarmi? » disse, sperando in una risposta da parte degli antenati. « È questo il mio destino? Sfilare a Edo come se fossi un premio? ».
« Generale! ». Saigo si voltò, e vide una figura che riconobbe come Beppu Shinsuke corrergli incontro.
« Generale, vi aiuto io adesso » disse Beppu, caricandosi in spalla il ferito.
« Devo... Non posso essere catturato vivo. E con questa ferita non posso più combattere. »
« Intendete eseguire il seppuku (1), signore? »
« Sì. Tu sarai il mio kaishakunin (2). »
« Sono onorato, signore. »
Beppu era uno dei migliori samurai che Saigo avesse mai incontrato, ed era anche il suo uomo più fedele. Saigo ritenne di aver fatto una buona scelta. Se un samurai non moriva sul campo, l’unica morte davvero onorevole che gli veniva concessa era il suicidio. La cattura sarebbe stata un disonore per tutta la sua stirpe, pensò Saigo.
Beppu lo condusse più in basso, fra i verdi e rigogliosi alberi di Shiroyama. Poi fece smontare Saigo e gli porse la sua katana.
« È proprio ben fatta » commentò il generale, osservando la spada.
« Forgiata dal miglior fabbro di Kyoto » replicò Beppu.
Accadde tutto molto velocemente. Saigo s’infilzò, la lama fredda trapassò le sue carni. Un rivolo di sangue scorse dalla sua bocca. Una smorfia dolorante s’impossessò del suo volto. Beppu estrasse una seconda spada gli tagliò il capo.
« Addio, generale. »


Beppu aveva radunato gli ultimi samurai ancora in piedi.
« Il generale è morto, ma noi siamo ancora qui! Avanti! Bushido! » li incitò. Disperati, caricarono il nemico per l’ultima volta. Tutti perirono sotto il colpo delle mitragliatrici Gatling.
Così si concluse la battaglia di Shiroyama, e con essa l'era dei samurai.




Note
1:  rituale per il suicidio in uso tra i samurai.   
2: persona incaricata di fare da secondo durante il seppuku, il suicidio rituale giapponese: è suo compito, nella fattispecie, il kaishaku, ovvero la decapitazione del suicida durante l'agonia.



NdA
Ebbene, eccomi di nuovo qui con quest’esperimento che spero gradirete. Entro la prossima settimana uscirà un nuovo capitolo.
QUI trovate la canzone.
Saluti.
   
 
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