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di queenjane
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Siamo come i secchi del mulino, uno sale, l’altro scende, uno è pieno, l’altro è vuoto, è la legge della fortuna che nulla possa durare a lungo nello stesso e medesimo stato”, così la mia vita.

L’infanzia funestata dalle morti e dalle tragedie.

Un matrimonio per amore, con lo zar di tutte le Russie, quattro amate figlie fino al mio Aleksey, il mio orgoglio.
La mia gioia e la mia tragedia.

Il rapporto con padre Grigory, per me era un uomo di Dio, per altri un diavolo incarnato.

Sono stata una principessa, un’imperatrice, una madre, una moglie, una sorella di misericordia, ora una prigioniera, semplicemente Alessandra Feodorovna Romanova.
L’INCOMPRESA.
(109 parole)
 
Note
La definizione al principio è del romanzo spagnolo  “La Celestina”, pubblicato intorno al 1502, che trovo molto pertinente per la vicenda di Alessandra Feodorovna Romanova, ultima zarina di tutte le Russie.
Lo zarevic Aleksey soffriva di emofilia, malattia che gli aveva passato sua madre, pareva che Rasputin, ovvero padre Grigory,  alleviasse le sue sofferenze.
Durante la prima guerra mondiale, Alessandra lavorò come infermiera volontaria insieme alle due figlie maggiori, nelle sue lettere si definiva sorella di misericordia.
Lo zar abdicò nel marzo del 1917, fu fatto prigioniero assieme alla moglie e ai figli, in condizioni sempre più barbare e disumane.
Alessandra e i suoi morirono fucilati nel luglio 1918, i corpi sepolti in una tomba senza nome.
Alessandra, Nicola e tre delle figlie vennero risepolti nella cappella di Santa Caterina nella cattedrale dei Santi Piero e Paolo, all’interno dell’omonima fortezza di San Pietroburgo nel 1998, con una solenne cerimonia.
Nel 2000, i membri della famiglia dell’ultimo Zar vennero canonizzati come "portatori di passione" dalla Chiesa ortodossa russa. 




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