Don't ask me why
“Non chiedermi perché,
non ci pensare, eh?! Ma a chi cavolo vuole darla a bere?
Ah ma io ho capito, eh! Ho capito perfettamente! Poteva risparmiarselo,
quella maledetta! Tutti quei bei sorrisi, tutte quelle smancerie, e per
dirmi cosa? Che non... che
non mi vuole?! Poteva dirmelo chiaramente che aveva
intenzione di finirla con questa farsa del fidanzamento!”
Incurante
delle ferite alle braccia che gli imploravano pietà Ranma
afferrò con rabbia un’altra camicia, la
appallottolò in fretta e furia per poi andarla ad aggiungere
a tutti gli altri suoi indumenti ficcati in malo modo nel suo zaino da
viaggio.
Nell’impeto
alcuni lembi di indumenti traboccavano dal suo zaino, come se
cercassero in qualche modo di non entrarci, e di ritornare al loro
posto, nell'armadio.
Che
stupidaggine! Quando mai i vestiti decidono da soli cosa fare?
Resosi conto
di quanto fosse insensato pensare ad una cosa del genere si
portò una mano alla fronte, completamente esausto.
Ecco,
adesso sto anche delirando...
Sospirando
pesantemente, Ranma raccolse le ginocchia in un abbraccio con una
lentezza che non gli apparteneva, provando inutilmente di calmarsi e
liberare la testa dai brutti pensieri. Piuttosto, doveva fare
attenzione a non lasciare niente di suo, perché non avrebbe
fatto più ritorno al dojo Tendo, tanto meno poteva restare a
Nerima come se niente fosse.
Ora
l’unica cosa che gli restava da fare era togliersi Akane dalla testa
e continuare il suo percorso in qualità di maestro di arti
marziali indiscriminate.
Avrebbe
trovato un bravo ragazzo strada facendo, e lo avrebbe preso sotto la
sua ala protettiva in qualità di allievo per mandare avanti
la sua scuola d’arti indiscriminate Saotome.
Senza
di lei.
D'altro canto,
era ciò che aveva in mente prima di conoscerla. Non aveva
mai voluto quel fidanzamento, e lei altrettanto, a quanto pareva.
L'armadio che
conteneva la sua roba era ormai svuotato, era tutto perfettamente in
ordine come era prima di arrivare, tranne che per gli effetti personali
di suo padre, che in quel momento stava beatamente ronfando con Soun
Tendo.
Bene, non
c’era più niente.
Niente.
Niente che lo
legasse a quella casa, si disse, sebbene con poca convinzione.
Si
alzò con titubanza, come se la sua mente avesse dimenticato
altro e come se lui avesse inconsapevolmente omesso di ricordare.
Si
fermò di colpo, mentre un enorme senso di colpa lo indusse a
gettare lo sguardo più in basso, verso il futon ripiegato,
ricordando che lì c’era qualcosa che proprio non
poteva dimenticare.
Lentamente si
accovacciò per frugarci dentro. Tirò fuori una
scatolina di velluto azzurro, e con riluttanza
l’aprì. Dentro c’era un anello, lo
stesso che con tanta fatica aveva scelto per lei. Era una fascia
d’argento sottile, sulla quale c’erano piccole
scanalature irregolari che bagnate dalla luce brillavano.
Aveva messo da
parte dei soldi e preso il coraggio in mano per acquistarlo. Era stato
molto difficile farlo, tanto più se la sua testa lo
rimandava all’episodio della scatolina di sua madre. Akane
avrebbe potuto fraintendere dato l'infelice trascorso, reputandolo un
mero scherzo fatto da un imbecille, ma Ranma aveva fantasticato tanto
su una eventuale reazione positiva della sua fidanzata alla vista di un
anello di fidanzamento vero.
Con un po' di
fegato avrebbe potuto chiederle di sposarlo - prima di arrivare ai
cinquant'anni, magari - perché Ranma aveva
deciso che qualunque cosa fosse successa, in qualunque modo fossero
andate le cose avrebbe voluto domandarglielo.
Ma adesso?
Adesso lei gli aveva fatto capire che non c'era posto per lui nel suo
cuore, impedendogli di farle capire che lui era lì per lei,
che non aspettava altro che fare passi avanti senza tirarsi indietro,
ma soprattutto senza lasciarsi distrarre da niente.
Neanche dal
desiderio di tornare un ragazzo a tutti gli effetti. Aveva valutato la
possibilità di fare qualcosa per la sua maledizione, ma a
patto di non farle correre alcun pericolo.
Ranma aveva
già messo a repentaglio la vita di Akane talmente tante di
quelle volte che spesso pensava seriamente di non essere in grado di
proteggerla abbastanza.
Aveva
così deciso di smetterla di dare più importanza
ai suoi desideri a dispetto dell’incolumità della
ragazza.
Anche
perché con il passare del tempo era diventata lei, il suo
desiderio. E quello di ritornare un ragazzo a tutti gli effetti era
sorprendentemente passato in secondo piano.
La paura di
perderla era stata più forte di qualunque altra cosa, per
questo aveva fatto di tutto per salvarla. Perché niente,
neanche riacquistare la propria virilità valeva quanto la
vita di Akane.
D'altro canto,
quante volte gli aveva assicurato che a lei non importava se diventava
una ragazza con l'acqua fredda? E quante volte lui le aveva creduto,
celando in tutti i modi possibili la sua immensa felicità
davanti a quella seppur piccola confessione?
Che si fosse
stancata di avere un fidanzato così e avesse trovato
l'occasione di lasciarglielo intendere?
No, non credo.
Lo aveva
respinto, d'accordo, ma aveva troppa fiducia in lei per pensare che lo
avesse lasciato per quello.
Doveva
accontentarsi di averla protetta per un periodo della sua vita,
lasciando poi che gli eventi permettessero loro di dividersi?
Probabile: se Akane non voleva stare con lui, nessuno doveva e poteva
costringerla. Tanto meno i loro genitori.
Stava a lei
decidere cosa avrebbe fatto della sua vita, proprio come aveva fatto
con lui.
Non che lui
non avesse contribuito alla sua ritrosia.
C'era la
possibilità che quella freddezza fosse da attribuire al
mancato matrimonio: Akane quella mattina aveva finalmente messo le cose
in chiaro, si era vestita
da sposa per lui, gli aveva chiesto se la amava; e lui di
rimando aveva fatto scena muta, per poi litigare nuovamente. Come se
non bastasse, si era messo a correre dietro la botte di Nannichuan
d'istinto, e non gli ci volle molto a capire che così
facendo aveva dato la priorità all'acqua piuttosto che a
lei, e proprio sotto i suoi occhi.
L'aveva
delusa, questo era certo. Ma subito dopo erano tornati quelli di
sempre, con qualche battibecco in meno, anche se con qualche incursione
rompipalle in più.
Non parlare di
quello strano quanto triste episodio era diventato un tacito accordo
che nessuno dei due voleva rompere.
Anzi, Akane
sembrava disposta a passarci sopra.
Ecco
perché c'era tanto che non tornava: la gelosia malcelata, le
loro mani strette, l'aiutarsi a vicenda, i sorrisi complici. Il
combattere insieme con quell'affiatamento, quel leccarsi le ferite a
vicenda, preoccupandosi l'uno dell'altra...
Cos'era tutto
ciò? Aveva forse frainteso? L'aveva illuso?
Tra loro
c'erano sempre stati malintesi a non finire, ma per Ranma, il momento
in cui Akane lo aveva rifiutato sembrava così... inequivocabile.
Non ci voleva
un genio per capire che una ragazza che non vuole essere baciata non
vuole avere niente a che fare con l'altra persona. Ma qual era il
motivo? Cosa aveva fatto di male? Che lui avesse fatto qualcosa quella
sera per meritarsi quel trattamento?
"Sei
abile!"
Ecco,
lo sapevo! Si è montata la testa!
Ecco
perché aveva delirato come una testarda quella mattina, la
signorina faccio-tutto-io!
Perché aveva intenzione di mandare avanti il dojo da sola,
senza l'aiuto di un ragazzo che fosse in grado di sconfiggerla. Le era
ritornato l'orgoglio di un tempo, quando respingeva quel fidanzamento
imposto con tutte le sue forze.
Ma in fondo,
poteva pure capirla.
Akane non
voleva qualcuno che adombrasse la sua personalità forte e
volitiva e che la battesse nelle arti marziali - del resto, non era
così anche per lui? - e Ranma non voleva qualcuno che lo
distraesse dai suoi intenti principali e che lo riempisse di botte
quasi ogni benedetto giorno.
E lui, scemo
com'era, credeva pure di farle piacere facendole dei complimenti.
Effettivamente
doveva immaginarlo: in quegli ultimissimi anni aveva affinato le sue
tecniche marziali, ed aveva sempre preteso di difendere da
sé il suo dojo, scagliandosi sia contro di lui che contro
suo padre nei momenti in cui loro avrebbero voluto darle una mano.
I
ringraziamenti di Akane Tendo, la donna più maschiaccio del
Giappone.
Ma se quelle
invettive erano violente, altrettanto non si poteva dire di
quell'ultima sera. Akane sembrava pensierosa, era stata tutto il tempo
dopo il brindisi a rimuginare su chissà quale cazzata le
passasse per la testa.
Ranma non
poteva di certo estorcerle informazioni così private! Solo,
voleva che lo rendesse partecipe dei suoi pensieri, o perlomeno delle
sue preoccupazioni. Era il suo fidanzato, diamine, ed anche se erano
stati i loro genitori a decidere per loro fino a poche ore prima erano
loro stessi a considerarsi tali.
C'era qualcosa che con
tempo si era fissato, che dopo mille peripezie aveva fatto in modo che
i due si scoprissero,
oltre agli screzi e le cose non dette, o dette per metà, o
nel momento inopportuno. Ranma aveva identificato quel qualcosa in
amore, perché cosa poteva essere altrimenti? Cosa la faceva
apprezzare e desiderare ogni giorno di più, soprattutto
grazie a quelli che la maggior parte considerava difetti?
Ma a quanto
pare, era il solo a provare dei sentimenti per lei.
Akane non era
innamorata di lui, e probabilmente non lo era mai stata.
E
se fosse innamorata di un altro?
Quello fu il
pensiero che gli fece più male, che fermò
bruscamente il flusso dei suoi pensieri dandogli una spinta in
più verso il baratro.
Basta!
Lanciò
la scatolina aperta contro la parete, facendo volare via
l’anello che tintinnò per alcuni secondi per la
stanza prima di fermarsi.
Le sue erano
soltanto congetture che si accavallavano le une sulle altre, senza un
reale fondamento. La verità la sapeva solo lei, e quella
gallina lunatica non voleva assolutamente condividerla.
Sei
una stupida!
Mai in vita
sua avrebbe creduto che sarebbe stato così male per un rifiuto. Nella sua
vita c’erano solo le arti marziali, e il desiderio di
diventare sempre più forte. Non aveva mai avuto l'intento di
trovarsi una ragazza, o di farsi una famiglia. Semplicemente, non ne
aveva bisogno.
Akane era
arrivata ed aveva ridimensionato ogni cosa. Gli aveva dato uno scopo
senza che lui lo volesse e senza pretendere niente in cambio.
Gettò
il suo sguardo azzurro verso l'anello che riluceva debolmente contro i
raggi della luna, pentendosi per il gesto fatto. Lo raccolse,
riponendolo con una cura quasi maniacale nello zaino.
Non sapeva
assolutamente che ora fosse: sapeva soltanto che era notte fonda; si
buttò sulle spalle i bagagli e sgattaiolò via
dalla finestra, per non passare dalla porta di ingresso finendo poi
accidentalmente contro quell'ammasso di pelo di suo padre che avrebbe
potuto fermarlo, come già fece alcune volte i primi tempi in
casa Tendo.
Atterrò
in giardino, per poi scavalcare il muretto che delimitava la casa.
Avvertì una dolorosa fitta alle ferite che lo fece gemere,
ma che presto gli rammentò anche il momento sereno in cui
Akane si era presa cura di lui nonostante fosse provata dalla fatica
della lotta.
Akane...
Una fitta al
cuore gli spezzò ogni tentativo di muovere le gambe tremanti
il più velocemente possibile. Non voleva andarsene,
tantomeno voleva arrendersi in quel modo lasciando che il vuoto si
scavasse un solco profondo dentro di lui, che lo divorasse con la sua
angoscia.
L'unica cosa
che voleva in quel momento era vedere Akane affacciata alla finestra,
essere fermato, sentirsi dire da lei che no, non voleva fargli questo,
perché in fondo non lo voleva neanche lei.
Ma la finestra
della stanza di Akane era spenta, probabilmente lei era già
a dormire fregandosene di lui, con in testa solo il suo stramaledetto
dojo.
Improvvisamente
si fece strada l'esigenza di allontanarsi, di schermare la mente dalla
delusione, dalla rabbia e da ogni pensiero negativo nei confronti di
Akane. Qualunque cosa facesse, non era una ragazza che si meritava
sentimenti simili.
Volevo soltanto stare con lei.
Si mise a
correre, verso quelle che erano le zone limitrofe di Nerima. In poco
tempo però avvertì un fortissimo capogiro.
Rallentò di colpo, per poi camminare lentamente per un paio
di metri.
Non
poté proseguire. La vista gli si offuscò con una
velocità sorprendente prima di perdere i sensi.
***
Akane
era sulla roccia fredda, nuda, priva di sensi.
Ranma
si avvicinò con urgenza a lei, provando a prenderla fra le
braccia e a scuoterla. Ad invocare il suo nome. A stringerla contro il
suo petto. A baciarla.
Inutilmente.
"Akane!"
Non
rispondeva. Non respirava.
Era
morta.
"NO!"
Ranma si
svegliò di soprassalto, madido di sudore, e con una
lancinante sensazione di stordimento. Sentiva terribilmente freddo
nonostante una pesante coperta lo ospitasse dolcemente fra le sue
pieghe.
Percepì
l'urgenza di regolarizzare il suo respiro affannato, mentre tentava con
scarso successo di mettere a fuoco l'ambiente in cui si trovava.
Era in un
futon diverso, che non riusciva a riconoscere come proprio, e come un
fulmine gli tornò in mente ciò che era accaduto
il giorno prima. Un nuovo assalto di infelicità lacerante
arrivò prima che lui potesse rendersene conto per
respingerlo, attanagliando con crudeltà inaudita.
Chissà
cosa sta facendo in questo momento...
"Ah, ti sei
svegliato."
Una voce
femminile gli tuonò nelle orecchie. A causa del
disorientamento non seppe riconoscere, e che perciò gli
accese una pur minima speranza che fosse la sua fidanzata.
"Akane?!"
"No, sono
Ucchan. Quella carina!"
rimarcò lei.
Ukyo Kuonji
gli sorrise con calore, spintonandolo per metterlo supino e
poggiandogli un panno umido sulla fronte che probabilmente era volato
via mentre lui si agitava nel sonno.
"Sei stato
fortunato, Ran-chan! Se non ti avessi trovato saresti morto!"
"Esagerata!"
Il ragazzo con
il codino ebbe la alquanto fastidiosa impressione che Ukyo si stesse
facendo un po' troppi onori solo per averlo ospitato qualche....
Un momento! Da
quanto tempo era lì?
"Ucchan, da
quand'è che sono da te?" chiese allarmato.
La bella cuoca
ignorò bellamente la sua domanda. "Ma lo sai che ti ho
trovato svenuto in mezzo alla strada con la febbre alta?"
Febbre?
Si
toccò la fronte mestamente, lasciando poi ricadere la mano
pesantemente sul grembo.
Certo, dopo
tutto quello che era successo, fra la stanchezza e il turbinio di
sentimenti provati, era normale che svenisse per un po' di febbre.
Fantastico,
ora che questa! E quella stupida non è neanche venuta a
cercarmi.
Si
alzò scattando come una molla, afferrando brutalmente il suo
zaino e dirigendosi verso l'ingresso del locale di Ukyo. Era
tremendamente arrabbiato, ma la ragazza sembrava non rendersi conto di
come lui si sentisse. Dovette fermarsi davanti alla piastra da cucina,
perché sentì ancora la testa girare furiosamente
e le braccia dolergli e tremargli per lo sforzo.
"Siediti,
Ran-chan! Ti preparo qualcosa" gli disse la giovane Kuonji, e lui si
sentiva troppo debole per protestare. "Ma che è successo?
Perché hai quelle fasciature alle braccia? E
perché hai il tuo zaino da viaggio?"
Ranma si
sentì in gabbia. Non solo Ucchan pretendeva delle
spiegazioni che lui non voleva darle, ma ora doveva anche dire qualche
stronzata per lo zaino. Ovviamente, poteva solo raccontarle qualcosa di
scontato.
"Stavo
tornando a casa dopo una settimana di allenamenti sulle montagne"
mentì, spostando di proposito lo sguardo verso l'orologio a
muro alle spalle di Ukyo - le tre del pomeriggio - però
sentiva lui stesso che la sua voce era poco convincente. Ma con la
scarsa concentrazione che si ritrovava come poteva inventarsi di meglio?
"Andiamo, non
dire sciocchezze!" commentò la ragazza con tono saccente.
"Sei stato a mangiare da me appena quattro giorni fa!"
Il giovane
Saotome arrossì di colpo, ricordandosi immediatamente di
quel pomeriggio: aveva passato gran parte del suo tempo a dare una mano
a Soun per il tetto del dojo, per poi andare da Ucchan a gustarsi una
meritatissima okonomiyaki alle seppie.
"E non dirmi
che ti sei incamminato proprio oggi, perché nessuno nelle
tue condizioni si metterebbe in testa l'idea di farsi un allenamento
fuori Nerima!" concluse con una punta sarcastica.
Come
immaginavo, non se l'è bevuta.
Era capitato proprio nel posto
giusto nel momento giusto, a farsi fare un terzo grado dalla sua amica
d'infanzia che voleva a tutti i costi mettere su famiglia con lui.
Come una
malcapitata conferma di ciò, Ucchan prese allegramente a
canticchiare a labbra chiuse. E fin qui niente di strano,
finché non arrivò l'ennesima domanda, la stessa
che tutte gli
facevano nel tentativo di capovolgere la situazione a loro vantaggio.
"Allora,
quando sarai guarito uscirai con me?"
Ma davvero
credevano che sarebbero riuscite a sedurlo con un banale appuntamento?
Mah...
"Ucchan, non
è il momento."
"Se Akane ti
ha mollato, ti rimango io!"
A Ranma prese
un colpo.
Mollato.
Quella parola
lo riportò immediatamente al giorno prima, nel dojo. Ed
inevitabilmente al senso di vuoto e inutilità provati
davanti ad Akane che teneramente gli tappava la bocca con la mano
affinché non venisse baciata.
Non aveva mai
voluto neanche pensarla, quella parola durante la notte, ed ora Ukyo
gliela spiattellava in faccia con un sorriso così
abbagliante che avrebbe accecato un esercito. Peccato che la sua
felicità non riusciva a contagiarlo. Anzi, il fatto che la
sua migliore amica fosse contenta all'idea della rottura - era una rottura? - del
fidanzamento con Akane lo faceva sentire tradito. Lui non ne era
contento affatto, Ukyo invece si comportava come se non aspettasse
altro.
"Akane non mi
ha mollato!" gridò sfogandosi per la prima volta.
"Oh
sì, certo! Ed io non so cucinare."
"Abbiamo solo litigato,
ordinaria amministrazione! E comunque, questo viaggio di allenamento
era già in programma. Un vero artista marziale non si lascia
fermare da un po' di febbre."
"Uhm, secondo
me c'è qualcos'altro."
"Cosa te lo fa
pensare?" chiese lui sulla difensiva.
"Sesto senso
femminile!"
Il ragazzo
assottigliò gli occhi. Ne aveva abbastanza.
"Beh, allora
direi che il tuo ha fallito!"
Non voleva
assolutamente farle capire che c'era una falla molto più
grande del solito nel suo rapporto già piuttosto turbolento
con Akane. Ucchan avrebbe avanzato delle pretese che lui non voleva in
nessun modo accontentare. Lo faceva abitualmente, ma ora Ranma si
sentiva decisamente più vulnerabile
in tal senso. Era disposto a risponderle male, a costo di farlo sentire
uno emerito stronzo di fronte all'espressione un po' triste della sua
amica.
Voleva farle
capire che non aveva nessuna speranza con lui. Sarebbe stato difficile
per Ucchan affrontare una simile consapevolezza, ma era la
verità pura e semplice.
Forse era
presto per affermarlo data la sua giovane età, ma Ranma non
si sarebbe mai innamorato di un'altra tanto quanto lo era di Akane.
"E' permesso?"
"Sì,
certo!" rispose Ukyo di rimando.
Ranma si
voltò, scorgendo la figura robusta del dottor Tofu fare
capolino nel locale di okonomiyaki. Il dottore sembrò felice
di vederlo.
"Oh, Ranma!
Sei qui?"
"Uhm,
già..."
Che sapesse
tutto? Come? Quando queste domande aleggiavano nella testa del ragazzo
con il codino, il buon dottore si sedette vicino a lui. Ranma
capì subito che l'uomo aveva adocchiato il suo zaino.
"Allora, che
posso fare per lei?" cinguettò la giovane Kuonji.
"Ho avuto una
giornata dura, e non ho avuto il tempo di prepararmi qualcosa da
mangiare. Ukyo, mi faresti un okonomiyaki alle verdure da portare via?"
"Subito,
dottore!"
"Hai una
brutta cera, Ranma... E sei ferito!" commentò rivolgendosi
al ragazzo.
Ranma
spostò lo sguardo verso le fasciature, sentendo che il
dolore era decisamente aumentato dalla notte precedente. E
notò anche che le bende erano diventate un po'
più strette. Probabilmente le ferite erano gonfie.
"Hai anche la
febbre" continuò Tofu con un velo di preoccupazione.
"Probabilmente quelle ferite sono infette."
Stranamente a
Ranma interessavano poco le sue condizioni di salute. Con tutto quello
che era successo a casa Tendo si era concesso solo il tempo e le
energie per andarsene, e così facendo si era dimenticato di
pensare a se stesso.
"Vieni con me
in clinica, così ti posso visitare."
"Non so se..."
cominciò Ranma incerto.
"Nessun
disturbo, Ranma!"
"Pronto!"
esultò la bella cuoca. Impacchettò con cura
l'okonomiyaki sia di Ranma che quello di Tofu, Il dottore
pagò entrambi, facendo un lungo inchino. Con la mano libera
si carico lo zaino del ragazzo con il codino, invitandolo a seguirlo.
Finalmente un
po' di respiro dall'attenta indagine della ragazza. Le voleva bene, ma
il suo atteggiamento in quel frangente lo irritava non poco.
Grazie
per avermi sottratto dalle grinfie di Ucchan, dottore...
NDA
Non credevo
che nell'angolino delle persone che seguono questa storia siano
così tante! Grazie tante davvero! :)
Vi invito
ancora a venirmi a trovare nella pagina facebook che troverete fra i
bottoni del mio account! :D
Scusate gli
errori, se ce ne sono segnalateli.
Un bacio
enorme a tutti! :*
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