Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: xingchan    14/02/2018    5 recensioni
[Post manga]
Dopo un incontro con due gemelli sfidanti del dojo Tendo, Ranma decide di farsi avanti con Akane. Ma qualcosa va storto, e la causa è proprio la piccola delle sorelle Tendo.
Estratto:
"Perché sì, lo avrebbe fatto. Ormai era troppo vicino a lei con lo sguardo incatenato al suo. Gli occhi di Akane lo trafissero tagliandogli involontariamente ogni via di fuga. Si sentiva esposto, come se fosse nudo, nei guai fino al collo. E non sapeva spiegarsi il perché, ma voleva immergersi, in quei guai, e rimanerci.
Stranamente non gli importava se l'avesse mandato su Marte, se lo avesse riempito di pugni o se gli avesse dato del maniaco. Era troppo euforico per darsi pensiero per questo.
[Lieve OOC]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Don't ask me why



Non chiedermi perché, non ci pensare, eh?! Ma a chi cavolo vuole darla a bere? Ah ma io ho capito, eh! Ho capito perfettamente! Poteva risparmiarselo, quella maledetta! Tutti quei bei sorrisi, tutte quelle smancerie, e per dirmi cosa? Che non... che non mi vuole?! Poteva dirmelo chiaramente che aveva intenzione di finirla con questa farsa del fidanzamento!”
Incurante delle ferite alle braccia che gli imploravano pietà Ranma afferrò con rabbia un’altra camicia, la appallottolò in fretta e furia per poi andarla ad aggiungere a tutti gli altri suoi indumenti ficcati in malo modo nel suo zaino da viaggio.
Nell’impeto alcuni lembi di indumenti traboccavano dal suo zaino, come se cercassero in qualche modo di non entrarci, e di ritornare al loro posto, nell'armadio.
Che stupidaggine! Quando mai i vestiti decidono da soli cosa fare?
Resosi conto di quanto fosse insensato pensare ad una cosa del genere si portò una mano alla fronte, completamente esausto.
Ecco, adesso sto anche delirando...
Sospirando pesantemente, Ranma raccolse le ginocchia in un abbraccio con una lentezza che non gli apparteneva, provando inutilmente di calmarsi e liberare la testa dai brutti pensieri. Piuttosto, doveva fare attenzione a non lasciare niente di suo, perché non avrebbe fatto più ritorno al dojo Tendo, tanto meno poteva restare a Nerima come se niente fosse. 
Ora l’unica cosa che gli restava da fare era togliersi Akane dalla testa e continuare il suo percorso in qualità di maestro di arti marziali indiscriminate.
Avrebbe trovato un bravo ragazzo strada facendo, e lo avrebbe preso sotto la sua ala protettiva in qualità di allievo per mandare avanti la sua scuola d’arti indiscriminate Saotome.
Senza di lei.
D'altro canto, era ciò che aveva in mente prima di conoscerla. Non aveva mai voluto quel fidanzamento, e lei altrettanto, a quanto pareva.
L'armadio che conteneva la sua roba era ormai svuotato, era tutto perfettamente in ordine come era prima di arrivare, tranne che per gli effetti personali di suo padre, che in quel momento stava beatamente ronfando con Soun Tendo.
Bene, non c’era più niente.
Niente.
Niente che lo legasse a quella casa, si disse, sebbene con poca convinzione.
Si alzò con titubanza, come se la sua mente avesse dimenticato altro e come se lui avesse inconsapevolmente omesso di ricordare.
Si fermò di colpo, mentre un enorme senso di colpa lo indusse a gettare lo sguardo più in basso, verso il futon ripiegato, ricordando che lì c’era qualcosa che proprio non poteva dimenticare.
Lentamente si accovacciò per frugarci dentro. Tirò fuori una scatolina di velluto azzurro, e con riluttanza l’aprì. Dentro c’era un anello, lo stesso che con tanta fatica aveva scelto per lei. Era una fascia d’argento sottile, sulla quale c’erano piccole scanalature irregolari che bagnate dalla luce brillavano.
Aveva messo da parte dei soldi e preso il coraggio in mano per acquistarlo. Era stato molto difficile farlo, tanto più se la sua testa lo rimandava all’episodio della scatolina di sua madre. Akane avrebbe potuto fraintendere dato l'infelice trascorso, reputandolo un mero scherzo fatto da un imbecille, ma Ranma aveva fantasticato tanto su una eventuale reazione positiva della sua fidanzata alla vista di un anello di fidanzamento vero.
Con un po' di fegato avrebbe potuto chiederle di sposarlo - prima di arrivare ai cinquant'anni, magari - perché Ranma aveva deciso che qualunque cosa fosse successa, in qualunque modo fossero andate le cose avrebbe voluto domandarglielo.
Ma adesso? Adesso lei gli aveva fatto capire che non c'era posto per lui nel suo cuore, impedendogli di farle capire che lui era lì per lei, che non aspettava altro che fare passi avanti senza tirarsi indietro, ma soprattutto senza lasciarsi distrarre da niente.
Neanche dal desiderio di tornare un ragazzo a tutti gli effetti. Aveva valutato la possibilità di fare qualcosa per la sua maledizione, ma a patto di non farle correre alcun pericolo.
Ranma aveva già messo a repentaglio la vita di Akane talmente tante di quelle volte che spesso pensava seriamente di non essere in grado di proteggerla abbastanza.
Aveva così deciso di smetterla di dare più importanza ai suoi desideri a dispetto dell’incolumità della ragazza.
Anche perché con il passare del tempo era diventata lei, il suo desiderio. E quello di ritornare un ragazzo a tutti gli effetti era sorprendentemente passato in secondo piano.
La paura di perderla era stata più forte di qualunque altra cosa, per questo aveva fatto di tutto per salvarla. Perché niente, neanche riacquistare la propria virilità valeva quanto la vita di Akane.
D'altro canto, quante volte gli aveva assicurato che a lei non importava se diventava una ragazza con l'acqua fredda? E quante volte lui le aveva creduto, celando in tutti i modi possibili la sua immensa felicità davanti a quella seppur piccola confessione?
Che si fosse stancata di avere un fidanzato così e avesse trovato l'occasione di lasciarglielo intendere?
No, non credo.
Lo aveva respinto, d'accordo, ma aveva troppa fiducia in lei per pensare che lo avesse lasciato per quello.
Doveva accontentarsi di averla protetta per un periodo della sua vita, lasciando poi  che gli eventi permettessero loro di dividersi? Probabile: se Akane non voleva stare con lui, nessuno doveva e poteva costringerla. Tanto meno i loro genitori.
Stava a lei decidere cosa avrebbe fatto della sua vita, proprio come aveva fatto con lui.
Non che lui non avesse contribuito alla sua ritrosia.
C'era la possibilità che quella freddezza fosse da attribuire al mancato matrimonio: Akane quella mattina aveva finalmente messo le cose in chiaro, si era vestita da sposa per lui, gli aveva chiesto se la amava; e lui di rimando aveva fatto scena muta, per poi litigare nuovamente. Come se non bastasse, si era messo a correre dietro la botte di Nannichuan d'istinto, e non gli ci volle molto a capire che così facendo aveva dato la priorità all'acqua piuttosto che a lei, e proprio sotto i suoi occhi.
L'aveva delusa, questo era certo. Ma subito dopo erano tornati quelli di sempre, con qualche battibecco in meno, anche se con qualche incursione rompipalle in più.
Non parlare di quello strano quanto triste episodio era diventato un tacito accordo che nessuno dei due voleva rompere.
Anzi, Akane sembrava disposta a passarci sopra.
Ecco perché c'era tanto che non tornava: la gelosia malcelata, le loro mani strette, l'aiutarsi a vicenda, i sorrisi complici. Il combattere insieme con quell'affiatamento, quel leccarsi le ferite a vicenda, preoccupandosi l'uno dell'altra...
Cos'era tutto ciò? Aveva forse frainteso? L'aveva illuso?
Tra loro c'erano sempre stati malintesi a non finire, ma per Ranma, il momento in cui Akane lo aveva rifiutato sembrava così... inequivocabile.
Non ci voleva un genio per capire che una ragazza che non vuole essere baciata non vuole avere niente a che fare con l'altra persona. Ma qual era il motivo? Cosa aveva fatto di male? Che lui avesse fatto qualcosa quella sera per meritarsi quel trattamento?
"Sei abile!"
Ecco, lo sapevo! Si è montata la testa!
Ecco perché aveva delirato come una testarda quella mattina, la signorina faccio-tutto-io! Perché aveva intenzione di mandare avanti il dojo da sola, senza l'aiuto di un ragazzo che fosse in grado di sconfiggerla. Le era ritornato l'orgoglio di un tempo, quando respingeva quel fidanzamento imposto con tutte le sue forze.
Ma in fondo, poteva pure capirla.
Akane non voleva qualcuno che adombrasse la sua personalità forte e volitiva e che la battesse nelle arti marziali - del resto, non era così anche per lui? - e Ranma non voleva qualcuno che lo distraesse dai suoi intenti principali e che lo riempisse di botte quasi ogni benedetto giorno.
E lui, scemo com'era, credeva pure di farle piacere facendole dei complimenti.
Effettivamente doveva immaginarlo: in quegli ultimissimi anni aveva affinato le sue tecniche marziali, ed aveva sempre preteso di difendere da sé il suo dojo, scagliandosi sia contro di lui che contro suo padre nei momenti in cui loro avrebbero voluto darle una mano.
I ringraziamenti di Akane Tendo, la donna più maschiaccio del Giappone.
Ma se quelle invettive erano violente, altrettanto non si poteva dire di quell'ultima sera. Akane sembrava pensierosa, era stata tutto il tempo dopo il brindisi a rimuginare su chissà quale cazzata le passasse per la testa.
Ranma non poteva di certo estorcerle informazioni così private! Solo, voleva che lo rendesse partecipe dei suoi pensieri, o perlomeno delle sue preoccupazioni. Era il suo fidanzato, diamine, ed anche se erano stati i loro genitori a decidere per loro fino a poche ore prima erano loro stessi a considerarsi tali.
C'era qualcosa che con tempo si era fissato, che dopo mille peripezie aveva fatto in modo che i due si scoprissero, oltre agli screzi e le cose non dette, o dette per metà, o nel momento inopportuno. Ranma aveva identificato quel qualcosa in amore, perché cosa poteva essere altrimenti? Cosa la faceva apprezzare e desiderare ogni giorno di più, soprattutto grazie a quelli che la maggior parte considerava difetti?
Ma a quanto pare, era il solo a provare dei sentimenti per lei.
Akane non era innamorata di lui, e probabilmente non lo era mai stata.
E se fosse innamorata di un altro?
Quello fu il pensiero che gli fece più male, che fermò bruscamente il flusso dei suoi pensieri dandogli una spinta in più verso il baratro.
Basta!
Lanciò la scatolina aperta contro la parete, facendo volare via l’anello che tintinnò per alcuni secondi per la stanza prima di fermarsi.
Le sue erano soltanto congetture che si accavallavano le une sulle altre, senza un reale fondamento. La verità la sapeva solo lei, e quella gallina lunatica non voleva assolutamente condividerla.
Sei una stupida!
Mai in vita sua avrebbe creduto che sarebbe stato così male per un rifiuto. Nella sua vita c’erano solo le arti marziali, e il desiderio di diventare sempre più forte. Non aveva mai avuto l'intento di trovarsi una ragazza, o di farsi una famiglia. Semplicemente, non ne aveva bisogno.
Akane era arrivata ed aveva ridimensionato ogni cosa. Gli aveva dato uno scopo senza che lui lo volesse e senza pretendere niente in cambio.
Gettò il suo sguardo azzurro verso l'anello che riluceva debolmente contro i raggi della luna, pentendosi per il gesto fatto. Lo raccolse, riponendolo con una cura quasi maniacale nello zaino.
Non sapeva assolutamente che ora fosse: sapeva soltanto che era notte fonda; si buttò sulle spalle i bagagli e sgattaiolò via dalla finestra, per non passare dalla porta di ingresso finendo poi accidentalmente contro quell'ammasso di pelo di suo padre che avrebbe potuto fermarlo, come già fece alcune volte i primi tempi in casa Tendo.
Atterrò in giardino, per poi scavalcare il muretto che delimitava la casa. Avvertì una dolorosa fitta alle ferite che lo fece gemere, ma che presto gli rammentò anche il momento sereno in cui Akane si era presa cura di lui nonostante fosse provata dalla fatica della lotta.
Akane...
Una fitta al cuore gli spezzò ogni tentativo di muovere le gambe tremanti il più velocemente possibile. Non voleva andarsene, tantomeno voleva arrendersi in quel modo lasciando che il vuoto si scavasse un solco profondo dentro di lui, che lo divorasse con la sua angoscia.
L'unica cosa che voleva in quel momento era vedere Akane affacciata alla finestra, essere fermato, sentirsi dire da lei che no, non voleva fargli questo, perché in fondo non lo voleva neanche lei.
Ma la finestra della stanza di Akane era spenta, probabilmente lei era già a dormire fregandosene di lui, con in testa solo il suo stramaledetto dojo.
Improvvisamente si fece strada l'esigenza di allontanarsi, di schermare la mente dalla delusione, dalla rabbia e da ogni pensiero negativo nei confronti di Akane. Qualunque cosa facesse, non era una ragazza che si meritava sentimenti simili.
Volevo soltanto stare con lei.
Si mise a correre, verso quelle che erano le zone limitrofe di Nerima. In poco tempo però avvertì un fortissimo capogiro. Rallentò di colpo, per poi camminare lentamente per un paio di metri.
Non poté proseguire. La vista gli si offuscò con una velocità sorprendente prima di perdere i sensi.

***

Akane era sulla roccia fredda, nuda, priva di sensi.
Ranma si avvicinò con urgenza a lei, provando a prenderla fra le braccia e a scuoterla. Ad invocare il suo nome. A stringerla contro il suo petto. A baciarla.
Inutilmente.
"Akane!"
Non rispondeva. Non respirava.
Era morta.

"NO!"
Ranma si svegliò di soprassalto, madido di sudore, e con una lancinante sensazione di stordimento. Sentiva terribilmente freddo nonostante una pesante coperta lo ospitasse dolcemente fra le sue pieghe.
Percepì l'urgenza di regolarizzare il suo respiro affannato, mentre tentava con scarso successo di mettere a fuoco l'ambiente in cui si trovava.
Era in un futon diverso, che non riusciva a riconoscere come proprio, e come un fulmine gli tornò in mente ciò che era accaduto il giorno prima. Un nuovo assalto di infelicità lacerante arrivò prima che lui potesse rendersene conto per respingerlo, attanagliando con crudeltà inaudita.
Chissà cosa sta facendo in questo momento...
"Ah, ti sei svegliato."
Una voce femminile gli tuonò nelle orecchie. A causa del disorientamento non seppe riconoscere, e che perciò gli accese una pur minima speranza che fosse la sua fidanzata.
"Akane?!"
"No, sono Ucchan. Quella carina!" rimarcò lei.
Ukyo Kuonji gli sorrise con calore, spintonandolo per metterlo supino e poggiandogli un panno umido sulla fronte che probabilmente era volato via mentre lui si agitava nel sonno.
"Sei stato fortunato, Ran-chan! Se non ti avessi trovato saresti morto!"
"Esagerata!"
Il ragazzo con il codino ebbe la alquanto fastidiosa impressione che Ukyo si stesse facendo un po' troppi onori solo per averlo ospitato qualche....
Un momento! Da quanto tempo era lì?
"Ucchan, da quand'è che sono da te?" chiese allarmato.
La bella cuoca ignorò bellamente la sua domanda. "Ma lo sai che ti ho trovato svenuto in mezzo alla strada con la febbre alta?"
Febbre?
Si toccò la fronte mestamente, lasciando poi ricadere la mano pesantemente sul grembo.
Certo, dopo tutto quello che era successo, fra la stanchezza e il turbinio di sentimenti provati, era normale che svenisse per un po' di febbre.
Fantastico, ora che questa! E quella stupida non è neanche venuta a cercarmi.
Si alzò scattando come una molla, afferrando brutalmente il suo zaino e dirigendosi verso l'ingresso del locale di Ukyo. Era tremendamente arrabbiato, ma la ragazza sembrava non rendersi conto di come lui si sentisse. Dovette fermarsi davanti alla piastra da cucina, perché sentì ancora la testa girare furiosamente e le braccia dolergli e tremargli per lo sforzo.
"Siediti, Ran-chan! Ti preparo qualcosa" gli disse la giovane Kuonji, e lui si sentiva troppo debole per protestare. "Ma che è successo? Perché hai quelle fasciature alle braccia? E perché hai il tuo zaino da viaggio?"
Ranma si sentì in gabbia. Non solo Ucchan pretendeva delle spiegazioni che lui non voleva darle, ma ora doveva anche dire qualche stronzata per lo zaino. Ovviamente, poteva solo raccontarle qualcosa di scontato.
"Stavo tornando a casa dopo una settimana di allenamenti sulle montagne" mentì, spostando di proposito lo sguardo verso l'orologio a muro alle spalle di Ukyo - le tre del pomeriggio - però sentiva lui stesso che la sua voce era poco convincente. Ma con la scarsa concentrazione che si ritrovava come poteva inventarsi di meglio?
"Andiamo, non dire sciocchezze!" commentò la ragazza con tono saccente. "Sei stato a mangiare da me appena quattro giorni fa!"
Il giovane Saotome arrossì di colpo, ricordandosi immediatamente di quel pomeriggio: aveva passato gran parte del suo tempo a dare una mano a Soun per il tetto del dojo, per poi andare da Ucchan a gustarsi una meritatissima okonomiyaki alle seppie.
"E non dirmi che ti sei incamminato proprio oggi, perché nessuno nelle tue condizioni si metterebbe in testa l'idea di farsi un allenamento fuori Nerima!" concluse con una punta sarcastica.
Come immaginavo, non se l'è bevuta.
Era capitato proprio nel posto giusto nel momento giusto, a farsi fare un terzo grado dalla sua amica d'infanzia che voleva a tutti i costi mettere su famiglia con lui.
Come una malcapitata conferma di ciò, Ucchan prese allegramente a canticchiare a labbra chiuse. E fin qui niente di strano, finché non arrivò l'ennesima domanda, la stessa che tutte gli facevano nel tentativo di capovolgere la situazione a loro vantaggio.
"Allora, quando sarai guarito uscirai con me?"
Ma davvero credevano che sarebbero riuscite a sedurlo con un banale appuntamento?
Mah...
"Ucchan, non è il momento."
"Se Akane ti ha mollato, ti rimango io!"
A Ranma prese un colpo.
Mollato.
Quella parola lo riportò immediatamente al giorno prima, nel dojo. Ed inevitabilmente al senso di vuoto e inutilità provati davanti ad Akane che teneramente gli tappava la bocca con la mano affinché non venisse baciata.
Non aveva mai voluto neanche pensarla, quella parola durante la notte, ed ora Ukyo gliela spiattellava in faccia con un sorriso così abbagliante che avrebbe accecato un esercito. Peccato che la sua felicità non riusciva a contagiarlo. Anzi, il fatto che la sua migliore amica fosse contenta all'idea della rottura - era una rottura? - del fidanzamento con Akane lo faceva sentire tradito. Lui non ne era contento affatto, Ukyo invece si comportava come se non aspettasse altro.
"Akane non mi ha mollato!" gridò sfogandosi per la prima volta.
"Oh sì, certo! Ed io non so cucinare."
"Abbiamo solo litigato, ordinaria amministrazione! E comunque, questo viaggio di allenamento era già in programma. Un vero artista marziale non si lascia fermare da un po' di febbre."
"Uhm, secondo me c'è qualcos'altro."
"Cosa te lo fa pensare?" chiese lui sulla difensiva.
"Sesto senso femminile!"
Il ragazzo assottigliò gli occhi. Ne aveva abbastanza.
"Beh, allora direi che il tuo ha fallito!"
Non voleva assolutamente farle capire che c'era una falla molto più grande del solito nel suo rapporto già piuttosto turbolento con Akane. Ucchan avrebbe avanzato delle pretese che lui non voleva in nessun modo accontentare. Lo faceva abitualmente, ma ora Ranma si sentiva decisamente più vulnerabile in tal senso. Era disposto a risponderle male, a costo di farlo sentire uno emerito stronzo di fronte all'espressione un po' triste della sua amica.
Voleva farle capire che non aveva nessuna speranza con lui. Sarebbe stato difficile per Ucchan affrontare una simile consapevolezza, ma era la verità pura e semplice.
Forse era presto per affermarlo data la sua giovane età, ma Ranma non si sarebbe mai innamorato di un'altra tanto quanto lo era di Akane.
"E' permesso?"
"Sì, certo!" rispose Ukyo di rimando.
Ranma si voltò, scorgendo la figura robusta del dottor Tofu fare capolino nel locale di okonomiyaki. Il dottore sembrò felice di vederlo.
"Oh, Ranma! Sei qui?"
"Uhm, già..."
Che sapesse tutto? Come? Quando queste domande aleggiavano nella testa del ragazzo con il codino, il buon dottore si sedette vicino a lui. Ranma capì subito che l'uomo aveva adocchiato il suo zaino.
"Allora, che posso fare per lei?" cinguettò la giovane Kuonji.
"Ho avuto una giornata dura, e non ho avuto il tempo di prepararmi qualcosa da mangiare. Ukyo, mi faresti un okonomiyaki alle verdure da portare via?"
"Subito, dottore!"
"Hai una brutta cera, Ranma... E sei ferito!" commentò rivolgendosi al ragazzo.
Ranma spostò lo sguardo verso le fasciature, sentendo che il dolore era decisamente aumentato dalla notte precedente. E notò anche che le bende erano diventate un po' più strette. Probabilmente le ferite erano gonfie.
"Hai anche la febbre" continuò Tofu con un velo di preoccupazione. "Probabilmente quelle ferite sono infette."
Stranamente a Ranma interessavano poco le sue condizioni di salute. Con tutto quello che era successo a casa Tendo si era concesso solo il tempo e le energie per andarsene, e così facendo si era dimenticato di pensare a se stesso.
"Vieni con me in clinica, così ti posso visitare."
"Non so se..." cominciò Ranma incerto.
"Nessun disturbo, Ranma!"
"Pronto!" esultò la bella cuoca. Impacchettò con cura l'okonomiyaki sia di Ranma che quello di Tofu, Il dottore pagò entrambi, facendo un lungo inchino. Con la mano libera si carico lo zaino del ragazzo con il codino, invitandolo a seguirlo.
Finalmente un po' di respiro dall'attenta indagine della ragazza. Le voleva bene, ma il suo atteggiamento in quel frangente lo irritava non poco.
Grazie per avermi sottratto dalle grinfie di Ucchan, dottore...







NDA
Non credevo che nell'angolino delle persone che seguono questa storia siano così tante! Grazie tante davvero! :)
Vi invito ancora a venirmi a trovare nella pagina facebook che troverete fra i bottoni del mio account! :D
Scusate gli errori, se ce ne sono segnalateli.
Un bacio enorme a tutti! :*

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: xingchan