Ombra,
fuoco e metallo
Dopo
che i panda se ne furono andati tutti, il villaggio silenzioso era
spettrale.
Shen
non era un tipo che si faceva impressionare facilmente, eppure
camminando tra le case vuote, i campi coltivati e le impronte ancora
fresche, provava un vago senso di disagio.
Non
era per la distruzione della guerra portata dal ferro e dal fuoco,
perché quelle lui le conosceva bene e non gli facevano nessun
effetto.
Era
proprio il fatto che tutto fosse perfettamente integro e pronto alla
vita quotidiana ad impressionarlo.
Avrebbe
preferito affrontare subito la battaglia piuttosto che essere
confinato quel limbo di inattività, costretto tra case dove
gli sembrava che ci fossero fantasmi ad osservarlo ad ogni finestra.
I
suoi compagni di viaggio invece sembravano a loro agio, persino il
panda, e Shan dovette domandarsi contrariato se non fosse la sua
emotività repressa a fargli strani scherzi.
Non
era quello il momento giusto per lasciarsi andare al sentimentalismo,
per cui cercava di distrarsi studiando strategie di difesa e di
attacco per ogni possibile evenienza.
Alla
fine decise che se avesse potuto lasciare il villaggio integro
sarebbe stata una buona cosa.
Ma
come fare a spostare il terreno dello scontro?
Aveva
sempre preferito decidere da solo, ma ormai che le regole erano
cambiate doveva adattarsi, per questo decise di chiedere consiglio ai
cinque cicloni quando erano riuniti la sera nella casa del capo del
villaggio.
Tigre
ebbe l’idea giusta quando propose di cogliere i banditi di
sorpresa prima che arrivassero.
-Dovranno
pure accamparsi da qualche parte per la notte, prima di arrivare a
questo villaggio. Ci sono due strade per arrivare qui: una da ovest
che è quella che abbiamo percorso noi ed una da sud. Noi siamo
in sei, e facendo dei turni di guardia possiamo sorvegliarle
entrambe-
Non
era così male chiedere consiglio in fondo.
Confrontare
le proprie idee con quelle di qualcun altro lo esponeva anche
all’eventualità che gli altri fossero d’accordo
con lui.
Gli
piaceva quella sensazione appena scoperta, per questo ebbe meno
problemi a mostrarsi d’accordo.
-Hai
ragione, Tigress. Se si accampano per la notte, uno di noi che stia
di vedetta e che sia veloce avrà il tempo di tornare qui e
chiamare gli altri-
Anche
Vipera aveva da dire la sua, per perfezionare l'idea di Tigress.
-Potremmo
mettere due di vedetta. Sarebbe più sicuro, e se anche uno
torna indietro l’altro resterà a sorvegliare la
situazione-
Shen
approvò quella soluzione.
Quel
prendere le decisioni insieme era molto meglio che dover lottare in
continuazione per imporre le sue scelte agli altri.
La
cosa più difficile era imparare a prendere atto che una sua
idea poteva essere discussa e modificata.
Quando
succedeva le piume sul collo gli si arruffavano di indignazione ed il
suo primo istitnto era quello di afferrare una lama e premerla sulla
gola dell'incauto, ma questo istinto non veniva mai messo in pratica.
A
dirla tutta, quando si ricordava chi erano e cosa avevano fatto per
lui, Shen provava vergogna per i suoi scatti, e allora distoglieva lo
sguardo perché loro non si accorgessero del lampo nei suoi
occhi rossi.
Il
giorno dopo, appena spuntata l'alba, partirono in due gruppi per
pattugliare le strade e stabilire dove piazzare i punti di
osservazione.
Shen
era a capo del gruppo che percorreva la strada a sud, insieme a Po,
Monkey e Crane.
Aveva
voluto lui Crane, perché poteva volare e perlustrare il
territorio dall'alto.
Po
e Monkey alle sue spalle continuavano a scherzare e parlare, ed anche
se non si rivolgevano direttamente a lui, Shen cominciava a provare
un certo fastidio.
Fastidio
che presto si trasformò nella sua proverbiale irascibilità.
Si
girò di scatto e rimase a fronteggiare i due con il guan dao
puntato contro di loro, per la precisione a pochi centimetri dalla
pancia del panda.
-Insomma,
volete piantarla?! Vi sembra divertente? Siamo qui per fare una cosa
seria e voi sembrate bambini in gita scolastica!-
-Andiamo,
che problema c'è?-
-Si
chiama atteggiamento, scimmia. Siamo qui per un giro di ricognizione.
Banditi, villaggio da difendere, spero che tu te lo ricordi. Ed anche
il tuo degno compare- disse accennando a Po con la testa.
-Certo
che me lo ricordo. Ma non è che i banditi stanno arrivando in
questo preciso momento-
Rispose
Monkey, e subito il panda intervenne a dare man forte al primate.
-Monkey
ha ragione. E se anche dovessero arrivare, lassù c'è
Crane che ci avvertirebbe-
-Sì,
lui ha il suo verso speciale per le situazioni di pericolo, quel
suo...-
-Kakà!-
fecero in coro entrambi.
Shen
li avrebbe inceneriti all'istante.
-Vi
avverto. Fate ancora confusione, continuate con questo vostro
atteggiamento da idioti, ed i banditi saranno l'ultima cosa di cui
dovrete preoccuparvi-
Sibilò.
-Ma
non hai appena finito di dire che doveva essere la nostra prima
preoccupazione?-
-Appunto.
Volevo dire che avrete qualcosa di più importante di cui
preoccuparvi-
-Il
villaggio?-
-No!
Dovrete preoccuparvi di me che vi strapperò le budella e ve le
farò inghiottire, se continuate a seccarmi!-
Non
ne poteva fare a meno: quei due mettevano a dura prova i suoi nervi
già quando erano presi singolarmente, ma insieme erano letali.
-E
adesso in marcia. Non abbiamo una giornata da perdere-
Si
voltò e riprese il cammino, e stavolta alle sue spalle regnava
il silenzio.
Troppo
silenzio.
E
sentiva lo sguardo dei due che gli faceva fremere le piume sulla
nuca.
Si
bloccò di colpo e si girò di nuovo verso di loro.
-Mi
dispiace-
Ringhiò.
Sembrava
che li stesse ancora minacciando piuttosto che fare delle scuse.
-Sono
stato troppo brusco-
-Shen...-
iniziò Po incerto -è vero che noi facciamo casino.
Anche Master Shifu ci rimprovera per questo. Cercheremo di essere più
seri-
Si
guardarono negli occhi per un lungo momento.
Era
sempre il panda quello che gli tendeva una zampa, e lui senza sapere
nemmeno da quando, era arrivato a desiderare quei momenti in cui,
dopo gli insulti e le sue sfuriate, finalmente trovavano un'intesa.
-Va
bene-
Per
un'altra ora non ci furono inconvenienti, poi il richiamo di Crane
risuonò nell'aria e la gru scese verso di loro.
-L'ho
trovata. È proprio dietro quella grande curva della strada.
C'è una radura in cui si potrebbero accampare-
Shen
annuì.
-Andiamo
a vedere. Il posto è ad appena due ore di marcia dal
villaggio, e se è vero che i banditi attaccano sempre quando
cala il buio, forse è proprio lì che si accampano per
prepararsi-
Quando
ci arrivarono Shen cominciò subito ad osservare il terreno.
C'erano
segni di fuochi ma erano vecchi. Erano rimasti solo i cerchi di
pietra con dentro tizzoni neri, ma l'erba che era spuntata tra un
sasso e l'altro era giovane, quindi quel cerchio poteva avere giusto
un mese.
La
cenere all'interno era dura e secca, uno strato compatto del fango
che si era formato dopo qualche pioggia e poi risolidificato.
-Sono
sicuro che si accampino qui. Ed il fuoco è vecchio, quindi
potrebbero tornare tra poco. Cominceremo i turni di sorveglianza oggi
stesso. Due di noi resteranno qui-
Stabilì
Shen.
-Restiamo
io e te?-
Chiese
Po.
Shen
fece una risata sarcastica.
-Io
e te, panda? A fare un appostamento in incognito? Ma certo! Guardaci
bene: un pennuto bianco nella notte che è scura ed un
plantigrade che solo con un passo abbatte mezza foresta di bambù.
Siamo il massimo della discrezione, chi mai ci noterebbe?-
Po
lo guardò confuso.
-Era
una battuta quella?-
-No.
Voglio dire che non siamo adatti a questa cosa. Resteranno Crane e
Monkey-
Si
rese conto che li stava comandando con un atteggiamento arrogante e
si ricordò di tutti i buoni propositi che aveva fatto.
Si
rivolse direttamente a loro.
-Credo
che sia la cosa migliore da fare. Per voi va bene?-
Per
fortuna Crane rispose subito che certo, era vero che era la scelta
migliore, e Shen si sentì molto sollevato.
-Allora
noi torneremo indietro. Voi restate qui, manderemo qualcuno per il
cambio quando saranno tornate Viper e Tigress. Dobbiamo trovare un
sentiero che ci permetta di aggirare la strada principale e coglierli
di sorpresa quando sarà il momento-
Fece
un cenno al panda perché lo seguisse e, invece che tornare
sulla strada che avevano percorso, si inoltrò nella macchia di
bambù.
Quello
che cercava era un sentiero, ma oltre la radura il bosco era fitto.
-Allora...
hem... perché non torniamo dalla strada come abbiamo fatto
all'andata?-
-Perché
dovremmo comunque cercare un sentiero alternativo prima o poi.
Facendolo adesso risparmiamo tempo-
-Ho
capito, ma perché cerchiamo il sentiero?-
Shen
ebbe un moto di stizza, perché per lui il motivo era ovvio,
tuttavia aveva imparato ad avere un po' di pazienza, per cui cominciò
a spiegare le sue ragioni a Po.
-Ho
un piano. Quando arriveranno, qualcuno verrà a dare l'allarme
al villaggio, ma noi, per quanto siamo maestri di kung fu, siamo
numericamente inferiori a loro. Non possiamo attaccarli di fronte se
sono armati. No, noi aspetteremo l'allarme, poi raggiungeremo la
radura di nascosto attraverso questo sentiero (se mai lo troveremo) e
allora qualcuno penserà ai banditi, mentre io e qualcun altro
ci occuperemo di neutralizzare le armi-
-Sì,
mi piace. È un buon piano. E come facciamo a neutralizzare le
armi?-
-Non
sono le armi, Po. È la polvere-
-La
polvere? Certo, i banditi non sono mai molto puliti, ma perché
dobbiamo preoccuparci della loro... ok, scusa!-
Shen
lo aveva guardato così male da azzittirlo all'istante.
-La
polvere da sparo. Quella che abbiamo messo nei fuochi d'artificio.
Quella che fa sputare fuoco e metallo ai cannoni-
-Scusa.
Avrei dovuto capirlo-
Shen
scosse la testa. Il panda gli sembrava davvero dispiaciuto.
-No.
No, io non l'ho specificato perché mi sembrava ovvio. A volte
parliamo due lingue diverse-
Disse
con una punta di amarezza.
Si
era fermato tra il bambù. Improvvisamente si sentiva stanco.
-Shen?
È difficile per te?-
Non
c'era bisogno di chiedere al panda a cosa si riferisse.
-Sì-
-Ma
lo fai lo stesso-
-Devo
farlo-
-Perché?-
Shen
lo guardò. Gli occhi del panda erano gentili e pieni di
comprensione come sempre, e per un attimo lui ci si perdette dentro.
Era
bello avere qualcuno che lo comprendesse.
Per
un attimo pensò di parlargli della profezia della divinatrice,
del suo debito da pagare e della cosa giusta da fare e della sua
paura di non capire quale fosse.
Fu
solo un momento.
Shen
non si sentiva ancora pronto per dare voce a certi pensieri.
-Perché
devo farlo. Adesso sbrighiamoci-
Cercò
di occupare la mente per uscire da quella situazione, ma più
si inoltrava nel bambù più rischiavano di perdersi.
Oltre
a dover sopportare i continui rumori del panda.
Non
ce l'avrebbero mai fatta a passare inosservati.
Avanzavano
tra i bambù dalle canne così antiche da essere più
spesse dell'impugnatura del suo guandao.
Erano
piante forse centenarie, e spuntavano dal terreno in gruppi troppo
densi per essere attraversati e troppo vicini tra loro per
individuare un vero sentiero.
Al
loro passaggio, quando spostavano le canne flessibili, quelle si
chiudevano alle loro spalle con schiocchi come di frusta.
Shen
riusciva a sgusciare abbastanza agevolmente, ma per Po il discorso
era molto diverso.
A
parte la stazza del panda, nessuno sarebbe riuscito a muoversi
agevolmente e velocemente in quel bosco, tranne Viper e Monkey.
Dopo
quasi un'ora di cammino Shen dovette rassegnarsi: non c'era nessun
sentiero.
Avrebbe
potuto chiedere a Monkey di perlustrare la zona dalle cime dei bamboo
più alti, ma dubitava che avrebbe trovato nulla.
Shen
si era già preparato al peggio, ed il peggio era che il
sentiero avrebbero dovuto aprirlo loro abbattendo i bambù dal
villaggio all'accampamento.
Era
una fatica che Shen avrebbe voluto evitare, considerando che avrebbe
potuto essere inutile, ma se doveva prepararsi al peggio non poteva
permettersi di escludere niente.
-Basta
così, torniamo sulla strada e torniamo al villaggio. Chiederò
al colombo di seguire l'altra strada e di dire a Viper e Tigress di
tornare indietro-
Senza
aspettare la risposta del panda, Shen virò sulla destra e poco
dopo si trovò di nuovo sul terreno libero a camminare senza
dover scostare bambù ad ogni passo.
Tornarono
al villaggio in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri, e non
appena ritrovarono il colombo Shen lo mandò in missione.
Il
villaggio gli sembrava ancora più inquietante adesso che
c'erano solo lui ed il panda.
Ogni
fruscio del vento, ogni cigolio di trave, ogni minimo rumore,
facevano sentire a Shen gli echi dei suoni di vita che avevano
popolato strade e case.
Era
essere circondato da fantasmi.
Se
chiudeva gli occhi il tempo tornava ad un'altro villaggo di panda che
lui aveva ridotto ad un deserto.
Ad
occhi chiusi sentiva il clangore del metallo, l'odore acre del fumo
della polvere da sparo, lo schianto del legno che crollava... lo
schianto della sua arma che cadeva su di lui.
Piantò
a terra la lancia con tutta la decisione di cui era capace.
-Stavolta
non andrà così- Promise ai fantasmi.
***
Quando
Viper e Tigress furono tornate, Shen le mise a parte di cosa avevano
scoperto e di come intendeva agire lui.
Le
due approvarono l'idea di lasciare sempre qualcuno di sentinella.
Loro
avevano perlustrato la strada e grazie alla loro velocità
erano arrivate bel oltre le poche ore di cammino dal villaggio, e se
non avevano trovato segni di accampamento mentre quello che aveva
trovato il gruppo di Shen era molto usato, allora doveva essere
quella la strada da cui aspettarsi un'attacco e quindi quella da
sorvegliare.
Discussero
l'ipotesi di aprire il sentiero attraverso il bambù, ma Viper
si incaricò di cercare approfittando della sua velocità,
e disse che avrebbe chiesto a Monkey di fare altrettanto.
Shen
tirò un sospiro di sollievo. Era più facile se
lavoravano in quel modo.
Non
appena se ne furono andate con il cesto pieno delle provviste per i
due compagni rimasti di guardia, Shen si sorprese a sentire la loro
mancanza.
Si
chiese quanti altro momenti come quello si era perso nella sua vita a
causa dell'ostinazione a restare chiuso in sé stesso.
Ma
non poteva permettersi altra malinconia.
Aveva
un compito, e certamente non era piangere sul riso versato o
sprofondare nell'autocommiserazione.
Anche
per questo preferiva mantenersi attivo ed avrebbe preferito
affrontare le cose subito piuttosto che restare ad aspettare.
Scopriva
in quel momento che il suo buttarsi a testa bassa nelle cose non era
segno di decisione e coraggio, anzi al contrario era qualcosa che
faceva proprio per chiudersi ogni via d’uscita e per non
affrontare i suoi dubbi e tutte le paure che lo rodevano.
Una
di queste paure gli venne incontro proprio il giorno dopo, in un
momento in cui lui era relativamente tranquillo.
Aveva
piovuto per gran parte del pomeriggio, e senza nessuno che
provvedesse a cambiare la carta di riso alle finestre, questa si era
inzuppata di umidità e si era staccata in parecchie case.
Anche
in quella di lao, dove vivevano al momento Shen ed i cinque cicloni.
C'era
corrente tra le stanze senza carta, e quel vento, oltre ad insinuare
umido nelle ossa di Shen entrava anche in casa.
Lui
stava rientrando quando vide delle carte volare dritte fuori dalla
finestra di una delle stanze.
Atterrarono
in una pozzanghera vicino a lui e Shen si affrettò a
raccoglierle perché non si inzuppassero.
Mentre
saliva i gradini li sfogliò per curiosità; c'erano
poesie calligrafate e disegni ad inchiostro dei paeseggi intorno al
villaggio.
Belle
opere, ma che sicuramente avrebbero interessato più Crane che
Shen.
La
sua idea era di riportarle in casa ed abbandonarle sulla prima
superficie disponibile, ma qualcosa attirò la sua attenzione:
uno dei fogli non era coperto di calligrafia ed il disegno che recava
non era nemmeno un paesaggio.
Sembrava
più vecchio degli altri ed un angolo era stato toccato dal
fuoco.
Shen
percepì una brutta sensazione allo stomaco ancora prima di
capire esattamente cosa fosse il disegno, poi , quando riuscì
ad interpretarlo, il malessere fu tanto forte da farlo barcollare.
Era
un ritratto di famiglia.
In
inchiostro nero c'erano tratteggiati le figure di tre panda, di cui
un cucciolo in braccio alla madre; erano indubbiamente una famiglia.
Il
padre era vestito di blu, la madre di rosa e con un fiore rosso tra i
capelli, mentre il piccolo sfoggiava pantaloncini verdi.
I
lineamenti erano stilizzati, ma Shen semplicemente sapeva che uella
era la famiglia di Po.
O
forse era la coscienza che gli faceva provare rimorso per la prima
volta in vita sua.
Ma
troppi dettagli coincidevano: l'antichità della carta, i
soggetti, la bruciatura nell'angolo... e se anche quella nel
disegnonon fosse stata davvero la famiglia di Po, ciò non
cambiava nulla.
Lui
lo aveva reso orfano, e come Po chissà quanti.
La
consapevolezza improvvisa lo fece stare male.
Non
se ne era mai reso conto. Non ci aveva mai pensato. Che razza di
essere era stato per tutta la sua vita?
Avrebbe
voluto urlare ma non riusciva ed emettere un suono. Meglio ancora
avrebbe voluto scomparire.
E
se lui se ne era reso conto, Po aveva fatto altrettanto? Forse no.
Non ancora.
O
forse sì. E allora come poteva sopportare di averlo intorno?
Ma
forse Po era troppo ingenuo o troppo buono per pensare a lui come
all'assassino di chissà quanti suoi parenti.
La
vergogna lo mordeva da dentro senza un attimo di tregua.
Se
Po non aveva ancora realizzato appieno, forse vedere il disegno gli
avrebbe fatto aprire gli occhi.
E
allora che ne sarebbe stato di lui?
Shen
non sopportava l'idea di essere guardato di nuovo come un mostro, di
essere scacciato, non adesso che aveva iniziato a fidarsi di loro.
Non
poteva.
Non
voleva rimanere di nuovo solo.
Per
questo pensò di distruggere il disegno, ma poi qualcosa (forse
la sua coscienza) glielo impedì.
Aveva
preso abbastanza della vita di quella famiglia, non poteva
distruggere anche l'ultima testimonianza di quando erano stati tutti
insieme.
Ma
Po non doveva vederlo.
Shen
posò tutte le calligrafie e le poesie sul tavolino basso della
sala da pranzo, ma tenne il disegno che poteva distruggerlo
nell'unico posto dove era certo che Po non avrebbe potuto trovarlo.
Si
sentì meschino e vigliacco, ma lo ripose nella tasca interna
della sua veste di seta.
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Cantuccio
dell'Autore
Io
ci provo. Provo a caricare questo capitolo nonostante i problemi di
account che ho avuto in questi mesi.
Spero
che riusciate a leggerlo.
Mi
scuso per l'immenso ritardo, ancora una volta.
Makoto
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