★ Iniziativa: Questa
storia partecipa al “Rainy Time” a cura di
Fanwriter.it!
★ Numero Parole:
3.239
★ Prompt:
A conosce B quando lo sente cantare sotto la pioggia
Rain’s
voice
In fondo a
Sehun la pioggia non dispiaceva. Ne apprezzava il rumore e
l’odore, nonché quell’aura
grigio-bluastra che si estendeva sulla città quando prendeva
a scenderne davvero tanta. Forse era l’unico, nella sua
famiglia e nel suo gruppetto di amici, che ne coglieva
quell’aspetto artistico e un po’ profondo e non
storceva il naso se si ritrovava a dover uscire mentre pioveva.
Era stretto nelle grandi spalle, avvolto in un vecchio cappotto, di
ritorno dall’università. Teneva la testa bassa
sotto l’ombrello, immerso in tanti pensieri che, per quanto
potessero essere angoscianti, non gli facevano male perché
il pacato scrosciare della pioggia li attutiva. Nonostante non si
sentisse al top, Sehun era tranquillo.
Voleva solo che qualcosa lo tirasse su più di quanto potesse
fare da solo. Voleva qualcosa, ma non sapeva cosa. Stava per laurearsi,
cercare lavoro, andare a vivere per conto suo, eppure qualcosa gli
mancava.
Fu allora che lo udì.
Passarono un paio di secondi da quando percepì il suono, poi
Sehun si fermò. Stava guardando il marciapiede sotto di
sé e con la coda dell’occhio poteva vedere il
fiume da dietro le grate di ferro; si trovava su un ponte che aveva
attraversato molte volte. Ma ciò che stava udendo non era
più solo il rumore della pioggia, non era l’acqua
in lontananza che scorreva veloce e nemmeno il frastuono del traffico,
i piedi nelle pozzanghere e i suoi pensieri molesti.
Era una voce. Una canzone.
Sehun alzò gli occhi e sollevò
l’ombrello per capire da dove provenisse quel canto. Era
sottile, lontano e confuso, ma voleva sentirne ancora. Si rese conto
che quella voce arrivava dalle sue spalle e si voltò.
C’era un pilastro di cemento che reggeva il ponte a
metà strada, rinforzato con delle travi di ferro e altri
pezzi di struttura dello stesso materiale. Su una sporgenza metallica
si trovava un ragazzo dai capelli biondicci e umidi, che teneva le mani
dietro a reggersi alle travi e i talloni piantati sulla pietra.
Fu incredibile come Sehun realizzò tutto questo soltanto
dopo essersi reso conto che era lui a cantare con quella voce limpida e
dolce, ma anche timida e impaurita.
Mosso da null’altro che pura curiosità, Sehun
tornò indietro e si avvicinò al ragazzo. Attese
che smettesse di cantare, udito da nessun altro oltre a lui dal momento
che il traffico e la folla erano troppo rumorosi e la pioggia non
aiutava. Dopo un lungo istante di immobilità, il ragazzo
biondo deglutì e guardò in basso; Sehun
puntò gli occhi nella stessa direzione e vide solamente il
fiume che scorreva irrefrenabile.
Forse lui voleva buttarsi, ma anche allora, quando realizzò,
Sehun rimase tranquillo.
- Perché canti?-
Il ragazzo sussultò e si resse meglio alle travi di ferro
alle sue spalle, fissandolo spaventato. Non si aspettava che
qualcuno lo notasse e tantomeno gli parlasse. Pensava che la sua vita
sarebbe presto finita, passando inosservato.
- Stavi cantando, no?- continuò Sehun, inclinando il capo
dopo un altro lungo momento di silenzio.
L’altro ebbe solo la forza di annuire un paio di volte, senza
calmare il proprio terrore.
- Perché cantavi? È una bella canzone.- disse
ancora Sehun, come se stesse parlando a una persona normale. - Da
lì non ti sentirà nessuno.-
Il ragazzo deglutì di nuovo e si chiese che cosa mai avesse
spinto quel giovane spilungone a rivolgergli la parola in un modo e in
un momento simile. - L-Lo so … - e si chiese anche come mai
avesse deciso di dargli retta e rispondergli.
Sehun non era stupido; aveva capito che quello strano individuo si
sarebbe buttato nel fiume e si sarebbe tolto la vita. Tuttavia, il suo
primo pensiero fu che una così bella voce sarebbe andata
proprio sprecata e il suo secondo pensiero fu che anche un bel viso
come quello si sarebbe sprecato ugualmente.
- Perché non … canti per me?- propose, sperando
di non preoccuparlo.
Il biondino in effetti non si preoccupò, ma si
meravigliò oltre misura e non riuscì a dire nulla.
- Cioè, ecco … - si corresse Sehun, scuotendo il
capo. - Non saprei … potremmo prendere un caffè.
Tu canti e io … beh, io ascolto.-
Non avrebbe mai avuto idea di quanto provvidenziali sarebbero state
quelle parole. Il ragazzo restò in silenzio per un solo
lungo istante, in cui ogni pensiero orrendo sulla sua vita fu zittito
dal rumore della pioggia e dagli occhietti curiosi di
quell’estraneo che aveva deciso di parlargli
all’improvviso. Allungò una mano debolmente verso
di lui e Sehun si affrettò a posare l’ombrello per
terra e dargli una mano a scendere.
Quando lo sconosciuto dai capelli corti e biondicci fu con i piedi
sullo stesso marciapiede di Sehun, quest’ultimo
recuperò l’ombrello e lo usò per
coprire entrambi. Quello lo guardava fisso, con gli occhi enormi dalla
sorpresa. Sehun si ritrovò a imbarazzarsi a quello sguardo
insistente e distolse il proprio, facendogli cenno di procedere verso
il bar più vicino.
Era stato un gesto talmente piccolo e semplice, che nessuno dei due si
rese pienamente conto della sua reale grandezza.
- Hai una bellissima voce.-
Il ragazzo si fece piccolo nella poltrona, più di quanto
già non fosse, con la sua tazza di caffè tra le
mani e gli occhi bassi. - Grazie.- mormorò, prima di
prendere un caldo sorso.
Sehun sorrise lievemente e fece lo stesso. Poteva dirsi orgoglioso:
aveva salvato una vita e una discreta merenda al suo bar di fiducia era
un buon modo per festeggiare.
- Come ti chiami?- chiese, osservandolo dall’altro lato del
tavolino.
Il biondino si spostò una ciocca bagnata dietro un orecchio.
- Luhan.-
- Io mi chiamo Sehun.- fece poi, tenendo fermo il sorriso sul volto e
sperando di metterlo a suo agio. - E’ buono il
caffè?-
Luhan annuì e continuò a bere in un timido
silenzio finché non ebbe finito. Sehun non gli fece altre
domande e si limitò a guardarlo, incuriosito.
Non aveva mai incontrato qualcuno sul punto di suicidarsi. Beh, non che
fosse esattamente il sogno della sua vita … ma se cercava
qualcosa che gli movimentasse la giornata, aveva decisamente ottenuto
pane per i suoi denti. E poi, Luhan era un ragazzo interessante da
guardare e da ascoltare. Non riusciva a togliersi dalla testa la
melodia che stava intonando sul ponte, ma aveva l’impressione
che se gli avesse chiesto di cantarla di nuovo, lui non avrebbe
accettato.
- Quanti anni hai?- domandò invece.
Senza trovare nulla di strano in quella richiesta, Luhan
mormorò: - Ne ho ventiquattro.-
L’altro strabuzzò gli occhi, seppur piccoli nel
suo viso spigoloso. - Davvero?-
- Sì, perché?- il più basso
imitò la sua espressione, perplesso.
- Non sembra affatto. Ti avrei dato del ragazzino!- Sehun si rese conto
troppo tardi di quello che aveva detto e si strinse nelle spalle con
imbarazzo. - Ah, che figura … -
Luhan accennò un sorriso. Era molto modesto, ma non ne
faceva uno simile da tanto, anche se Sehun non lo sapeva ancora.
- Perché, tu quanti anni hai?- chiese allora, curioso.
- Io ne ho venti.-
- Cosa?!- esclamò, facendosi indietro sulla poltrona. - Non
è possibile!-
Il più alto si mise a ridere, contagiandolo subito dopo. -
Siamo nati nei corpi sbagliati, forse!-
- Già …!-
Luhan sentì le guance tirare. Per troppo tempo i muscoli del
suo volto erano rimasti fermi, intorpiditi da lacrime infinite e
sorrisi scomparsi. Era come se stesse cambiando pelle e rinascendo a
poco a poco.
- Vai all’università, Sehun?-
- Sì … prenderò la laurea il mese
prossimo.- spiegò l’altro con una mano timida
sulla nuca.
Il biondino, ancora stretto nella sua soggezione con le mani unite
sulle ginocchia e la postura rigida, lo guardò nuovamente
con stupore. - Wow, complimenti.-
- E tu, Luhan?-
Quest’ultimo si spense improvvisamente, curvando le spalle ed
abbassando lo sguardo.
- Avrei dovuto … ma è stato tempo fa …
-
Sehun non era proprio il migliore a parlare con tatto, ma sapeva
riconoscere quando ne ignorava l’esistenza al punto da
mortificare qualcuno e quello era proprio un momento del genere.
Aggrottò la fronte e strizzò gli occhi,
maledicendosi nella mente, e si sporse poi appena in avanti per
intercettare lo sguardo dell’altro, che si era fatto triste.
- Ti va di parlarne?-
Quel sussurro smosse subito Luhan, che ricambiò
l’espressione anche se con insicurezza.
- Non … non so se sia una buona idea … -
cominciò. - Non ci conosciamo.-
Sehun sospirò e fece vagare lo sguardo fuori dalla finestra
per un istante, senza pensare a niente che non fossero le goccioline di
pioggia che scorrevano sul vetro e poi cadevano al suolo.
- Diciamo che ho i miei motivi per stare qui ad ascoltarti.- si
limitò a confessare, e lo disse in modo così
calmo e sicuro, ma allo stesso tempo tormentato, che
l’incertezza di Luhan svanì come una nuvola di
condensa in quel pomeriggio piovoso.
Il più grande si prese un momento per raccogliere le parole
giuste e poi iniziò a raccontare, poco alla volta, tutto
ciò che l’aveva portato a salire sul pilastro del
ponte e cantare una canzone al vento, per poi decidere di buttarsi nel
fiume. Sehun non si perse una parola, dando silenziosamente importanza
ad ogni minimo dettaglio, come se stesse ascoltando una fiaba.
Quando si fece tardi e si salutarono, si erano dimenticati entrambi del
canto di Luhan, ma per il momento il rumore della pioggia intorno a
loro era altrettanto armonioso e soprattutto non rischiava di venir
soffocato dalla timidezza o dalla paura.
Sehun assumeva spesso quella posizione: curvato leggermente in avanti
con la schiena, il mento che sporgeva, la fronte appena corrugata dalla
concentrazione e le orecchie tese in ascolto. Altre volte aveva
incontrato Luhan in quel bar, che fuori ci fosse il sole caldo del
mattino o un dolce tramonto che lasciava posto alle luci della
città, e ogni volta si faceva raccontare qualcosa di
diverso, qualcosa di più felice, qualcosa che lo
allontanasse dai pensieri cupi che dovevano averlo torturato la prima
volta che l’aveva visto.
Anche lui iniziò presto a raccontare cose di sé,
spiegando che la laurea non era tutto per lui,
dell’indipendenza non sapeva che farsene e cercava qualcosa
di più profondo per continuare la sua vita. Luhan non aveva
la forza mentale, né lo conosceva abbastanza bene per dargli
qualche consiglio, ma poteva ascoltarlo, proprio come Sehun aveva
ascoltato lui.
E poi, quando il tempo era bello e le passeggiate nascevano da sole, da
un semplice caffè in un bar arrivavano a bere un bubble tea,
e dalle poltrone enormi in cui potevano affondare passavano alle
panchine del parco e ai sedili dell’autobus, per dare ogni
volta una cornice diversa ai loro racconti, alle loro piccole risate
imbarazzate e ai loro silenzi così giusti.
Eppure, quando scese alla sua fermata una sera, dopo aver passato un
intero pomeriggio con Sehun, Luhan si accorse di non averlo mai
ringraziato davvero per avergli salvato la vita e per avergli donato il
suo tempo.
La grande fontana al centro del campus attirava gli sguardi degli
studenti che sfrecciavano da una parte all’altra, con i suoi
disegni d’acqua ripetitivi. Sehun la stava fissando da almeno
un minuto, circa la stessa quantità di tempo che aveva
passato Luhan a fissare lui.
Che cosa avrebbe mai potuto dirgli, per dimostrare la sua infinita
gratitudine? Nessun insieme di parole sarebbe mai stato abbastanza.
Luhan aveva iniziato a considerare l’idea di riprendere gli
studi, da quando accompagnava Sehun nei suoi ultimi impegni burocratici
per la laurea. Aveva ritrovato quella curiosità e quella
voglia di imparare che aveva perso nel corso di mesi e mesi di
fallimenti, tensioni e violenze nel suo nucleo familiare e un profondo
sconforto che l’aveva spinto allora a contemplare
l’ipotesi del suicidio. Aveva pensato di andare a vivere da
solo, lasciandosi la sua vecchia vita alle spalle, ed aveva
gradualmente ripreso i contatti con i suoi vecchi amici. E tutto questo
solo grazie a Sehun, che con delle semplici scrollate di spalle gli
diceva “Perché non provare da capo?”.
E poi c’era una cosa che Luhan aveva ripreso a fare, una cosa
così importante per lui da farlo tremare, se pensava che
quel giorno se la sarebbe portata stretta nella tomba.
Dapprima fu un suono leggerissimo e basso, quasi impossibile da udire,
ma poi Luhan lo ripeté e Sehun si girò di scatto
in sua direzione. Il biondino cominciò a cantare; era la
stessa melodia che aveva intonato il giorno del loro primo incontro, ma
il suo tono era più calmo e rilassato. Pareva persino una
canzone diversa da come diverse erano i sentimenti che ne stavano alla
base, e Sehun lo ascoltò affascinato, senza muoversi o
fiatare per non indurlo a smettere.
Luhan sorrideva persino, a un certo punto. Chiudeva gli occhi e la sua
testa dondolava appena, trascinata dalla musica da lui stesso creata, e
l’altro si ritrovò a sorridere a sua volta, preso
da un incanto totale.
Quando il più grande giunse alla fine, si morse un labbro
con timidezza e lo guardò. Era come se la musica continuasse
ancora, nelle loro orecchie.
- Wow.- sussurrò lievemente Sehun, con un ampio sorriso.
Luhan arrossì e puntò gli occhi sulla fontana per
sfogare in un punto il suo enorme imbarazzo. - Questo …
questo era per te. Per ringraziarti di tutto ciò che hai
fatto per me.-
Passò un lungo momento di silenzio e quando Luhan
tornò a guardare Sehun per capire quale fosse la sua
reazione, scoppiò improvvisamente a ridere: il
più giovane aveva spalancato gli occhi a dismisura e le sue
guance avevano assunto una tonalità decisamente accesa. Alla
risata dell’altro, Sehun si coprì le guance e gran
parte del viso con le mani, desiderando sprofondare.
- Avvertimi, prima di questi attacchi alla mia sensibilità!-
esclamò ironico, mentre Luhan avvolgeva le braccia intorno
alla sua vita e continuava a ridere di cuore.
Passavano sempre più tempo insieme. Luhan aveva lentamente
ritrovato tanti piccoli motivi per continuare a vivere, da quando si
alzava la mattina a quando andava a dormire la sera, e Sehun era sempre
nei suoi pensieri.
D’altra parte, Sehun stesso stava vivendo la sua agitazione
da laureando. Era tutto pronto, anche se non riusciva ancora a dare un
senso completo ai suoi studi. Più si avvicinava il giorno
della laurea, meno sapeva che cosa sarebbe successo dopo e se avesse
trovato il modo di farsi una vita felice. Il futuro lo inquietava e la
cosa prese una piega preoccupante il giorno prima della cerimonia.
Pioveva forte. Luhan storceva un po’ il naso, reggendo
l’ombrello con due mani, perché qualche goccia
riusciva a bagnarlo comunque e faceva molto freddo. Camminava veloce
per le strade, evitando le pozzanghere giganti e gli scontri con gli
altri passanti, procedendo verso il luogo dove Sehun gli aveva dato
appuntamento.
Quando fu a destinazione, rallentò il passo. Si trovava sul
ponte dove si erano incontrati la prima volta. Come aveva fatto a
rendersene conto solo adesso?
E perché Sehun ora si trovava appoggiato alla balaustra di
ferro, con solo il cappuccio di una felpa a ripararlo dalla pioggia,
con gli occhi bassi e fissi sul fiume in piena?
- Sehun!- lo chiamò, avvicinandosi. - Sehun, stai bene?-
Quello prese un lungo respiro e lo fronteggiò. - Domani
è il gran giorno.-
- Sì, lo so. Verrò a vederti.-
Luhan deglutì. Quello che vedeva non gli piaceva per niente.
Il viso di Sehun non era mai stato tanto marmoreo, i suoi occhi
minuscoli e cupi e le sue spalle larghe così piccole nel
felpone.
- Non sono pronto, Lu.- confessò il più alto
tristemente. - Non sono … io non-non so se … -
Con che coraggio avrebbe discusso una tesi di laurea il giorno dopo, se
ora non riusciva neanche a trovare le parole giuste per esprimere come
si sentiva? Strizzò gli occhi e si prese la testa tra le
mani, con un verso di frustrazione. Fu abbastanza perché
Luhan trasalisse dalla tensione e allungasse un braccio per stringerlo
a sé, reggendo l’ombrello con l’altro.
- Andrà tutto bene, vedrai!- esordì. - Sei
preparato, sicuramente prenderai un bellissimo punteggio e potrai
festeggiare quanto vorrai.-
- E poi?- esclamò Sehun, districandosi
dall’abbraccio e guardandolo con angoscia. - E poi, che cosa
farò? Tutti mi dicono che dovrei andare in una direzione,
mentre vorrei prenderne un’altra! Che cosa farò,
Luhan?-
Quest’ultimo posò la mano libera sul suo viso,
accarezzandogli la guancia fredda, e l’ansia che faceva
tremare Sehun scomparve all’improvviso. Luhan si
specchiò nei suoi occhi scuri, divenuti più
grandi che mai dalla sorpresa, e gli parlò con
tranquillità, il suono della pioggia ad incorniciare la sua
voce.
- Questa è la tua vita, Sehun. Tu ne sei l’unico
padrone. Sei stato in grado di raggiungere un traguardo importante, pur
non essendo stata questa la tua prima scelta. Sei in grado di fare
qualsiasi cosa tu voglia del tuo futuro, sei in grado di prenderti la
tua felicità. Fallo, Sehun. Io resterò con te.-
Con quelle ultime parole, gli accarezzò il viso con dolcezza
e gli regalò un piccolo sorriso rassicurante. Era buffo come
la situazione, nel giro di settimane, si fosse capovolta e Sehun se ne
accorse tutto in un colpo. Sollevò una mano per toccare
quella di Luhan sul proprio viso, annuì piano e se la tenne
stretta a sé per un lunghissimo minuto, in silenzio. Il
biondino continuava a reggere l’ombrello per entrambi,
muovendo appena i polpastrelli sulla sua guancia per rispondere al suo
gesto, con un dolce sorriso.
Non seppero per quanto tempo restarono lì, a guardarsi sotto
la pioggia. Sehun continuava a ringraziare Luhan con lo sguardo,
finché non lo invitò a ripararsi dal brutto tempo
a casa sua. Passarono insieme il resto della giornata, a guardare film
per distrarsi dalla cerimonia di laurea e a mangiare cibo
discutibilmente salutare. La sera, Sehun gli chiese timidamente di
restare a dormire e Luhan accettò forse con troppo
entusiasmo, per non sentirsi in imbarazzo dopo.
Su una sedia, i vestiti eleganti della laurea erano pronti e il suo
proprietario li fissava ancora con un po’ di preoccupazione.
Luhan lo notò e, senza alcun preavviso, prese il coraggio a
due mani combattendo la timidezza e salì sul suo letto dove
era seduto. Cautamente gli si sistemò in grembo, per
regalargli un abbraccio che fu ricambiato poco dopo senza nemmeno tanta
esitazione.
- Lu.-
- Mmh?-
Il biondino aveva la testa appoggiata alla sua spalla ed attese che
Sehun si girasse e lo guardasse in viso.
- Domani ci sarai, giusto?-
Anche se gliel’aveva detto mille volte, Luhan
annuì con pazienza e con un sorriso accennato.
- E ci sarai anche dopo?- mormorò tremante il più
giovane.
L’altro ripeté il gesto di quel giorno,
sfiorandogli gentilmente il volto. - Ci sarò sempre.-
Per un secondo, solo per un secondo, Sehun rivide nella sua mente
l’impaurito Luhan rannicchiato sulla poltroncina del bar,
un’immagine in cui ora poteva ritrovarsi lui stesso e che
vedeva riflessa in quei dolci occhi. Era bello, in fondo, sentirsi
salvare la vita a sua volta.
Non seppe perché lo baciò. O meglio, non seppe
dirlo sul momento. Sapeva soltanto che era l’unico modo, a
quel punto, per descrivere le sue emozioni. E a queste non sapeva
nemmeno dare un nome ora, da come silenziose e innocenti erano nate col
tempo.
Poggiò le labbra sulle sue con un tocco leggero e, quando fu
ricambiato, provò un’infinita pace e
capì che Luhan provava le stesse cose.
~
Fine ~
*
Amiche e amici, un'altra
cosina breve, shipposa, semplice, grazie ai prompt di fanwriter.it.
Ultimamente non riesco in nient'altro, sob, per via del lavoro.
Però per fortuna ho l'opportunità di tenere
sveglia l'ispirazione e spero che questa piccola storia vi sia
piaciuta. Proteggete questi due tesori dai mali del mondo, grazie prego.
Ah, l'avvertimento "tematiche delicate" l'ho messo per precauzione, siccome si menziona il suicidio. Non si sa mai. uwu
Alla prossima!
Che non so davvero quale sarà. xD
Baci
by
Eliot ;D
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