Capitolo 4 – Questione di deconcentrazione
«Sentite, ragazzi...»
Conan
sobbalzò appena, voltandosi verso il professore. La
soddisfazione dovuta al fatto che Ai gli credesse e l’ansia
per la sorte di Shinichi gli avevano fatto quasi dimenticare della
presenza di Agasa.
Ora,
sentendosi vagamente colpevole, osservò il professore,
in attesa delle sue parole. L’uomo appariva preoccupato e
dubbioso.
«Io
ancora non capisco» borbottò.
«Insomma, Ai» proseguì, guardandola,
«tu hai detto che credi a Shi... a Conan. E se lui e sicuro
che ciò che ci ha raccontato sia vero, allora non lo metto
in discussione. Ma... Insomma, non sei tu che hai preparato la
sostanza? Come potevi non essere al corrente di tutto
questo?» domandò, con evidente nervosismo.
Conan si
voltò verso Ai.
Lei
rispose subito. «Una volta, uno degli Uomini in Nero ha
voluto prelevare un campione della sostanza. Doveva far apportare
alcune modifiche per il progetto, disse. Qualche giorno dopo mi
comunicarono che la faccenda non aveva funzionato.
Evidentemente» continuò, scoccando
un’occhiata a Conan, «mentivano».
«Quindi»
intervenne Conan, «con ogni
possibilità io sono stato “trasformato”
con quella sostanza, non con la tua».
La
ragazza annuì in silenzio. Conan la guardò a
lungo, assorto. Quando si rese conto di come la stava fissando,
abbassò lo sguardo.
«Comunque...
Stanotte io e Conan tenteremo di capirci
qualcosa» affermò Ai.
«Tu
e Conan» ripeté il professore,
incredulo nel constatare di essere stato escluso. Ai non si scompose e
si limitò ad annuire in silenzio.
Così,
Agasa dovette limitarsi ad assumere
l’incarico di telefonare a casa Mori, in modo da avvertire
che il loro piccolo ospite occhialuto sarebbe rimasto da lui per la
notte.
«Anche
stanotte?» domandò la voce
piuttosto apprensiva di Ran. «Ma non stava male?»
Agasa si
grattò il naso. Si sentiva abbastanza imbarazzato.
Il fatto di non vedere la ragazza in volto non diminuiva la sensazione
di impaccio che lo assaliva quando doveva mentire, anche se
indirettamente. «Be’... Mentre giocava ai miei
videogiochi non sembrava molto malato». Rise nervosamente.
«Ma non sono tutti così, i bambini?»
Con suo
enorme sollievo, Ran non indagò oltre, limitandosi a
raccomandare che a Conan non fosse permesso di restare alzato per un
tempo esagerato.
Finita la
telefonata, domandò:
«C’è qualcosa che posso
fare?», sperando in un compito degno.
Conan
guardò Ai. Lei annuì. «Potresti
accendere il riscaldamento del laboratorio? Ah, e procurarci un bel
fascio di fogli?»
Agasa
riuscì a svolgere quelle mansioni con molta
dignità. Osservò come anche Conan si muoveva al
comando della ragazzina... Certo che era nata per organizzare ogni
cosa...
Il
laboratorio, con l’avanzare della notte, si era oscurato
sempre più. Ora l’unica luce era quella
proveniente dallo schermo del computer acceso, quella originata dalla
lampada da tavolo posata accanto all’elaboratore elettronico
e quella causata dalla torcia elettrica con la quale Conan stava
giocherellando senza sosta.
La
spense. La accese di nuovo. La spense. La riaccese...
«La
vuoi piantare?» chiese Ai, secca.
«Non
so che fare» obbiettò lui,
spegnendo per l’ennesima volta la pila. «Avevi
detto che ne avremmo parlato, ma continui a fare ricerche per conto
tuo, senza degnarmi della minima attenzione».
Lei lo
scrutò torva, posando le braccia sui fogli pieni di
schizzi e parole affrettate poggiati sulla scrivania. Lui la
fissò di rimando, facendo dondolare i piedi, seduto su una
sedia troppo alta per la sua versione infantile. In un modo un bel
po’ immaturo, accese la torcia.
Ai lo
fulminò con un’ultima occhiata e
tornò a concentrarsi sul computer, pigiando furiosamente
– e in rapida successione – sulla tastiera.
Conan
sospirò e spense definitivamente la torcia.
Tentennò per qualche attimo. «Senti,
Haibara» iniziò, «tu hai idea di come
possano avermi dato quegli strani ricordi?»
Lei
scrollò le spalle. Lo fissò, accigliata.
«Sto cercando di capirlo» affermò.
«E forse ci riuscirei anche, se tu la smettessi di
disturbarmi». Tornò con serietà adulta
ai propri appunti cartacei, scrivendo nuove parole che andarono ad
intricarsi alle lettere aggrovigliate delle precedenti.
Conan
posò la torcia ed osservò la ragazzina
scrivere. Pensò che era davvero carina, con le ciocche
castano ramato che le ricadevano un poco sugli occhi. Anche il gesto
rapido e preciso della sua mano per cacciarli indietro aveva un che di
speciale. Osservò come si mordeva appena il labbro, gli
occhi luminosi puntati sulla carta già graffiata da una rete
di inchiostro.
Dopo
qualche istante saltò giù silenziosamente
dalla sedia e si avvicinò ad Ai. Rifletté che
lei, nonostante il viso arrotondato dalla pinguedine infantile, aveva
comunque un fascino decisamente maturo. Dopo un po’, Ai si
voltò bruscamente, sentendo il fiato del ragazzino sulla
propria guancia. «Che c’è?»
domandò senza troppi preamboli. Si sentiva stranamente
nervosa. Lo guardò finché lui non si fece un
gesto confuso ed alzò le spalle.
Cercò
di guardare da qualche altra parte senza dare
l’impressione di averlo fatto perché si sentiva
imbarazzata. Respirò profondamente, riuscendo ad acquistare
il solito distacco. O almeno, lo sperava. Per un momento,
osservò i capelli mori e arruffati di Conan. Quando se ne
rese conto, distolse in tutta fretta lo sguardo.
Accidenti.
Solitamente non le capitava di sentirsi così
confusa in presenza di Kudo... No, di Conan.
La
faccenda le parve peggiorare quando un pensiero improvviso la
colpì. Se lui non era Shinichi, allora non era nemmeno
innamorato di Ran... Lo cacciò. Già. Ma se lui
non era Shinichi... A lei piaceva chi era?
“Be’”
rifletté, cercando di
non pensarci senza riuscirci, “ma dopotutto io non ho mai
conosciuto Shinichi. Ho conosciuto solo Conan, ed è lui che
mi è... piaciuto”. Scosse la testa per cacciare
quelle parole mentali.
«Ehi!»
esclamò, in tono irritato,
rivolta a Conan. «Smettila di fissarmi così, mi
deconcentri!» Ma le sue guance erano improvvisamente calde.
“Smettila di fissarmi così, mi metti in
imbarazzo”.
Lui
indietreggiò di un passo contato. «Ti chiedo
scusa» disse, sorridendo con una punta di sarcasmo.
Ai scosse
i capelli. Decise di ignorarlo. Purtroppo però,
era molto più facile a dirsi, che a
farsi.
Conan si
sistemò gli occhiali tanto grandi tanto inutile.
Poggiò la mano da bambino sullo schienale della sedia,
sorridendo senza ironia. «A me piacerebbe stare
qui» affermò, sincero. «Ma se non ti va
posso andare più lontano».
Ai
esitò. Dopotutto, non avrebbe significato nulla se lo
avesse invitato a restare. Anche se era certa di non volerlo ammettere,
le piaceva sentire dietro sé la presenza di Conan, sbalzi di
temperatura corporea a parte. Le piaceva udire la voce di lui, la
rassicurava.
Eppure...
«Va’
lontano. Non mi piace avere qualcuno alle
spalle intento a sbirciare i miei appunti» disse.
Conan
obbedì senza protestare.
Ai
tornò ai propri appunti. In realtà, lo aveva
allontanato in modo da potersi concentrare davvero sul problema. Non
avrebbe certo risolto nulla, continuando a sbirciare con la coda
dell’occhio il profilo del ragazzo. Sospirò, si
sistemò una ciocca che le cadeva sul viso, e riprese a
scrivere.
Spazio autrice:
Rieccomi. Un poco triste per la tragica dipartita di quindici
euro, scomparsi drammaticamente in seguito all'acquisto di qualche
numero di "Detective Conan", ma tutto sommato in salute e asociale come
sempre. Esaurite le stupidaggini, passo a ringraziare tutti quelli che
continuano a seguire la storia:
Roe: Per adesso di Shinichi non
c’è traccia...
Sono felice che ti sia piaciuto anche lo scorso capitolo, grazie^^
Ninny: Be’, sai che ti dico? Anche io
approvo il coniglietto!
Ovviamente è il dettaglio più importante di tutta
la storia xD E certo, Ai non può fare a meno
dell’ironia ^^ Ciao
Abigail94: Hehe. Hehe cosa? Hehe che ti sapeva a
briga recensire di
più? No, dai, fa lo stesso... In questa versione mi sono
impegnata di più. Ecco. Questo coniglio è bianco,
ma Trebor è sempre con noi e... sì. Qualcosa del
genere. Comunque – in ogni modo – in ogni caso
– sicuramente – certamente – tuttavia
– in qualunque modo – in qualsiasi modo... Ti ho
dato una mano con la lista di parole. Poi torno a leggere tutti i manga
che mi hai prestato e quelli che ho comprato (Dio. Mio. Che. Infarto.
Quindici euro che se ne vanno così.
ç_ç).
TITTIVALECHAN91: In questo capitolo ho cercato di
aumentare il
concentrato di AixConan, spero solo di non aver sconfinato nello
sdolcinato o nel banale. Spero di non aver fatto tanto tardi...
A crazycotton: Wow, già stata al mare? Io
parto il 12. Per
la Francia. Comunque... Sono felice di averti fatta contenta,
così come mi fa piacere che anche questa nuova versione ti
appassioni. Quindi al prossimo aggiornamento!
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