Sunset
Ghost
Capitolo 4:
L’allenamento ha inizio
“Bene, Kageyama-kun,
per iniziare l’allenamento ho un po’ di cose per
te.” Yachi posò con fatica i pesanti libri dal
bordo di pelle di fronte a Kageyama, che era seduto al tavolo della
cucina. Si asciugò il sudore dalla fronte e
iniziò a rimuovere la copertina, le braccia che tremavano
sotto il loro peso. “Questo libro ti spiega i differenti tipi
di spiriti, quest’altro fa una lista delle abilità
di un sensitivo e questo spiega nel dettaglio le teorie di alcuni dei
più grandi sensitivi della storia.” Con queste
parole, fece cadere un altro libro di fronte a Kageyama
finché la pila non raggiunse quasi l’altezza di
Hinata.
“Ehm…
Yachi-san, è un po’ troppa roba da
leggere,” mormorò quest’ultimo,
spostando alcuni libri ingombranti per poter vedere la bionda negli
occhi. Di fianco a lui, Hinata stava guardando la pila con aria
estasiata, come un bambino che scarta eccitato i regali la mattina di
Natale. “ohh… voglio leggerli anche io!”
“Mi dispiace
per la mole” disse Yachi, ignorando Hinata “Ma non
preoccuparti; non ci sarà
solo
da leggere. Ci sarà anche molto lavoro sul campo.”
esclamò strizzando l’occhio, come se la cosa
dovesse fargli piacere, invece non faceva che renderlo ancora
più nervoso. “Infatti, possiamo benissimo uscire
sul campo già oggi.
Ma prima
abbiamo bisogno di memorizzare, quindi iniziamo subito.”
Kageyama prese il
libro che lei stava indicando dalla pila e lo aprì con una
smorfia. Yachi lo portò al centro del tavolo e
indicò la prima riga. “Questo libro elenca dalla A
alla Z tutti i diversi tipi di spiriti. È più
utile analizzare per primi quelli in cui ci si imbatte più
frequentemente.” Spostò il dito verso una figura
sulla sinistra. “Questo si chiama Amanojaku. Questi piccoli parassiti
causano circa il settanta percento dei nostri problemi di sensitivi. In
pratica, sono spiriti che fanno fare alle persone azioni
malvagie.”
“mmm…”
Kageyama annuì, cercando di assimilare più
informazioni possibili man mano che lei proseguiva nella lista.
“Poi abbiamo Baku
e Gaki:
Baku
sono spiriti che divorano i sogni e gli incubi, e Gaki
sono
fantasmi che si nutrono delle persone avide. Entrambi possono essere
pericolosi, in base allo stadio di manifestazione in cui si presentano.
Goryou possono essere confusi con Gaki, ma Goryou sono vendicativi, non
divoratori.” alzò lo sguardo verso di lui.
“riesci a seguirmi?”
“Penso di
sì…” mentì Kageyama, nel
frenetico tentativo di memorizzare tutto quello che gli stava
snocciolando. Stava incontrando non pochi problemi a seguirla a quella
velocità, ma a quanto pareva quella era l’unica
andatura a cui quella ragazza riusciva ad andare, come aveva potuto
constatare la prima volta che l’aveva incontrata. Yachi non
sembrava accorgersene, comunque, mentre gli sorrideva. “Bene.
Il prossimo è Jibakurei. Eh…” si
grattò la guancia con un sorriso imbarazzato.
“Forse preferisci prendere appunti,
Kageyama-kun? Più avanti potrebbe diventare
confuso.”
“Giusto.”
Kageyama tirò un respiro di sollievo grato per quel momento
di pausa dalla fitta conversazione. “mmm… per caso
hai carta e penna?”
Yachi
ridacchiò. “Certo! Aspetta qui.” si
alzò dal tavolo e si addentrò nei meandri del suo
appartamento a piedi scalzi. Kageyama poteva sentirla rimuginare
qualcosa da qualche parte nei dintorni, parlando da sola a bassa voce.
Hinata si voltò per guardarlo dal pavimento, dove se ne
stava stravaccato ad ascoltare la tiritera di Yachi, con indosso uno
dei suoi tipici e irritanti sorrisi. “Kageyama, non
è divertente?! Non sapevo che ci fossero
così tanti fantasmi diversi prima!”
Kageyama gli
lanciò un’occhiataccia, irritato dal suo
onnipresente e infantile livello di allegria. “Era ovvio che tu avresti pensato che fosse
divertente. Non sei tu quello che deve
imparare tutte queste cose a memoria, idiota.”
“Sei cattivo,” si
lamentò Hinata con un cipiglio, che, nonostante
ciò, si trasformò subito in un sorriso
canzonatorio. “Pensavo che fossimo amici! Potresti essere un
po’ più gentile con me!”
“Non sono cattivo,”
mormorò Kageyama tornando seduto sui talloni con un
cipiglio. “Sei tu che mi fai incavolare.”
“Hai
aggrottat le sopracciglia di nuovo,” gli fece notare Hinata
“Incomincio a pensare che tu non
sia in grado di sorridere.”
“Io incomincio a pensare che tu
debba stare buono e zitto,” esclamò Kageyama in
risposta sospirando irritato. Stare con Hinata prosciugava tutte le sue
energie. Come un fantasma potesse essere
così ottimista lo lasciava alquanto perplesso . Lui stesso
ero considerato pessimista dalla maggior parte delle persone e avere al
suo fianco letteralmente l’opposto di quello che era lui,
quasi ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette, lo
stava avvicinando a nuovi livelli di stanchezza emotiva.
Ed era un fantasma. Non avrebbe dovuto essere
così felice, essendo morto e tutto il resto. Non gli mancava
la sua vecchia vita? Non sentiva neanche una punta di rimorso per quello che
aveva perso morendo? Se era così, Kageyama non riusciva a
vederne alcun segno quando guardava quel suo viso sorridente, che
avrebbe fatto distogliere lo sguardo persino al sole da quanto era
splendente. Era così seccante, pensò Kageyama.
Si era sempre tenuto alla larga da persone di questo genere, ma
sembrava che fosse bloccato con Hinata.
Era come se qualche
dio li avesse attaccati assieme con la super colla e adesso se ne
stesse seduto in paradiso a ridere della disgrazia di Kageyama. Era un
pessimista e arrabbiato sensitivo apprendista di sedici anni con un
fantasma assistente dai capelli arancioni e pieno di vita. Sembrava la
trama di una ridicola commedia.
Senza rendersene
conto, le sopracciglia di Kageyama si erano aggrottate sempre di
più, che gli fece male la fronte. Sto iniziando a pensare che tu
non sia in grado di sorridere. Non appena le parole di
Hinata gli balenarono in mente, Kageyama cercò di rilassare
i muscoli del viso in un’espressione neutrale ma, con la sua
prolungata frustrazione, era alquanto difficile. Diamine! Perché non
riesco a smettere?
Hinata
ridacchiò. “Kageyama… la tua
faccia…” sbuffò con una risata,
coprendosi la bocca non appena Kageyama gli lanciò
un’occhiataccia da far raggelare il sangue nelle vene.
“Taci, idiota. Non hai qualcuno da perseguitare o
altro?”
“No!”
sbottò Hinata sulla difensiva, gonfiando le guance
infastidito, ricordando a Kageyama lo sguardo di un bambino arrabbiato.
“I fantasmi non lo fanno, sai! Che divertimento
c’è nel seguire una persona tutto il giorno
cercando di dargli fastidio, comunque? Sarebbe così noioso.”
“Non sembri
avere problemi a farlo con me.”
mormorò Kageyama sotto i baffi, decidendo che la mossa
migliore era quella di ignorare il rosso e tornare al suo libro, cosa
che fece. Sperava che questo lo avrebbe zittito, ma fino ad allora
doveva solo cercare di ignorarlo.
“Ehi,
Kageyama, mi stai ascoltando? Heeeeyyyyy, Bakageyama!”
Kageyama storse la
bocca. Se
solo fosse non
fosse stato così difficile…
***
“Bene,
è ora di testare le tue abilità!” Yachi
si fermò all’improvviso con le mani sui fianchi e
un gran sorriso, mentre si voltava verso i due ragazzi dietro di lei:
Kageyama stava ancora cercando di oltrepassare a fatica la recinzione
che lei aveva scavalcato senza problemi; mentre Hinata li guardava dal
basso, ridacchiando. Non appena mise i piedi per terra, Kageyama gli
lanciò un’occhiataccia e si avvicinò a
Yachi, togliendosi la polvere dai vestiti.
Si guardò
attorno con circospezione. Yachi li aveva condotti nel bel mezzo di una
vecchia foresta, fitta di alberi il cui fogliame scendeva verso il
basso e ondeggiava alla lieve brezza del vento. Il reticolato che
avevano scavalcato con grande impegno sembrava delimitare tutto il lato
sinistro stringendosi sempre di più in lontananza
finché non scomparve dalla vista di Kageyama.
I rami arrivavano a
toccare il terreno, che era ricoperto di muschio e alte erbacce. In una
piccola parte irregolare del prato, Kageyama poteva vedere vecchi fogli
di carta, pezzi di plastica e bottiglie rotte; supponeva che quel posto
fosse il ritrovo dove ragazzi degenerati e turbolenti bazzicavano e
facevano feste. La domanda era: “Perché ci
troviamo qui, Yachi?”
“Sono felice
che tu me lo abbia chiesto.” Yachi iniziò a
camminare, facendogli segno di seguirla. Non appena si approcciarono
verso di lei iniziò a parlare, i capelli biondi che
ondeggiavano dolcemente al vento. “Questa foresta
è molto antica. Esiste da quando la mia bis-nonna era solo
una ragazzina. Giocavo spesso qui quando ero piccola, ma qualche anno
fa due bambini sono scomparsi nel bosco e così hanno
costruito questa staccionata per impedire che accada di
nuovo.”
Hinata si
irrigidì guardandosi attorno, con lo sguardo attento e
improvvisamente nervoso. “Dei bambini sono spartiti nella
foresta?”
Kageyama lo
oltrepassò con scherno. “Che cosa ti preoccupa? Sei morto, ricordi?”
Yachi
ignorò entrambi e continuò. “I due
bambini non sono mai stati ritrovati, ma qualche mese dopo la loro
scomparsa, ho visto i loro spiriti girovagare tra gli
alberi.” il suo tono di voce si fece triste.
“Questa foresta ha molti dirupi. Probabilmente sono caduti e
si sono rotti l’osso del collo…”
Kageyama si
portò istintivamente una mano alla gola, mentre un brivido
gli correva lungo la schiena. Perché gli stava dicendo tutto
questo?
“O
così immagino.” La ragazza si fermò
improvvisamente in cima alla collina che stavano attraversando, ancora
voltata verso di loro. Kageyama la guardò con circospezione,
i capelli rizzati sulla testa e un brutto presentimento nelle viscere,
nonostante non fosse del tutto certo del motivo. “Questa foresta
è nota anche per un altro motivo oltre ai dirupi.”
Senza preavviso, un
lampo di luce attraversò il cielo, seguito dal rimbombo di
un tuono e qualche gocciolina di pioggia. Kageyama alzò lo
sguardo, sussultando quando una goccia d’acqua gli
entrò nell’occhio. Che diavolo… questa
pioggia è venuta fuori dal nulla…. Mentre se ne stava
lì in piedi con gli occhi rivolti verso il cielo, la
pioggerellina si tramutò in un acquazzone, ma Yachi non
accennò a mettersi al riparo e invece continuò a
guardare verso la foresta. “Nel mondo dei sensitivi, i punti
caldi dei fantasmi sono tutti registrati e accuratamente monitorati,
affinché un pacifico e inoffensivo miasma non si sviluppi in
qualcosa di più sinistro. Questa foresta è sulla
lista.”
Alzando una mano,
Yachi fece scivolare qualche goccia di pioggia sul palmo.
“È famosa soprattutto per gli spiriti della
pioggia che vi dimorano, che potrebbero essere la causa
dell’improvviso cambiamento climatico.” i suoi
occhi marroni sembrarono brillare d’ambra quando ci fu un
altro lampo di luce. “Devono aver percepito la nostra
presenza, e non solo gli spiriti della pioggia…”
“Cosa
intendi con ‘e non solo gli spiriti della
pioggia’?” domandò Kageyama nervoso,
spostando il peso da un piede all’altro, la punta delle
scarpe bagnata del fango creato dalla pioggia. Sentì un
brivido per tutto il corpo e non aveva nulla a che fare con il clima.
Poteva dire che qualcosa non quadrava, anche prima che Yachi parlasse.
L’aria sembrava mutata, come se l’intera foresta
stesse trattenendo il fiato.
“Ci sono
altri spiriti qui; meno affabili.” Yachi fece cadere la mano
lungo il fianco e il suo sguardo si fece più serio mentre
sorvolava la foresta come se fosse alla ricerca di qualcosa.
“Se siamo fortunati possiamo trovare un Ameonna o un Amefurikozou prima che loro trovino noi.
Se siamo ancora
più
fortunati, possiamo trovare il tempio situato nel centro della foresta
e il jibakurei che vi dimora ci
offrirà rifugio e protezione finché non smette di
piovere. Altrimenti…” strinse le labbra in una
linea preoccupata. “Beh… diciamo che finiremmo per
condividere il destino di quei bambini.”
“Ehhhhhh?”
Hinata girò il collo talmente veloce che se lo sarebbe rotto
se non fosse stato un fanstasma, gli occhi ambra colmi di paura.
“Y-Yachi-san, non pensi d-davvero che ci possa s-succedere
qualcosa vero?”
“Tu sei morto,” gli
ricordò Kageyama spazientito “non hai niente di cui
preoccuparti!”
“T-Taci,
Bakageyama!” borbottò Hinata in protesta
“Ho ancora…”
“Ragazzi, mi
dispiace interrompervi, ma dovremmo davvero dirigersi verso il tempio
adesso,” mormorò Yachi, attirando
l’attenzione di Kageyama, che seguì il suo
sguardo, vedendo dalla visuale confusa della pioggia una figura scura
incespicare tra gli alberi. La sensazione nell’aria sembrava
farsi più intensa, ogni muscolo del suo corpo si
irrigidì tutto a un tratto.
“Sì,” concordò rapidamente
“Credo sia una buona idea.”
***
Camminarono per un bel
po’ e, a ogni curva, Kageyama sentiva i capelli rizzarsi
sempre di più sulla nuca segno che qualcuno li stava
osservando. Anche Yachi sembrò notarlo e strinse le labbra
in una linea sottile mentre aumentava il passo quasi
impercettibilmente. Hinata era il più nervoso del gruppo,
tremava dalla testa ai piedi mentre con lo sguardo perlustrava la
foresta attorno a loro.
Kageyama continuava a
ripetergli che sarebbe andato tutto bene, ma non sembrava bastare a
tranquillizzarlo. Forse era la presenza degli altri spiriti menzionati
da Yachi: se poteva sentirli Kageyama, probabilmente anche Hinata ne
era in grado. E mentre Kageyama era bravo a mascherare le sue emozioni,
Hinata non
lo era per
niente, infatti si leggeva chiaro come il sole la paura nel suo
sguardo.
Kageyama non poteva
certo biasimarlo. Quella foresta non era certo il posto dove avrebbe
voluto spendere più tempo di quello che doveva. Quel luogo
gli faceva sentire una strana sensazione nelle viscere, come quando si
scende a tentoni una ripida salita o si guarda verso il basso di un
alto edificio. Se fosse inquietudine o un presentimento non sapeva
dirlo, ma di sicuro lo metteva estremamente a disagio.
Yachi si
fermò senza preavviso davanti a lui, e sia Hinata che
Kageyama rallentarono il passo per evitare di finirle addosso. Aveva
ancora sul viso una nota di diffidenza, ma nonostante ciò
non mostrava alcun segno di paura. “Il tempio si trova
laggiù,” disse tranquillamente, alzando una mano
per indicare attraverso la pioggia. “Andiamo.”
Riprese a camminare e
dopo qualche minuto Hinata la seguì. Kageyama rimase
indietro qualche secondo a guardarsi attorno esitante. Con la coda
dell’occhio, vide una figura indugiare tra gli alberi e
decise di non perdere altro tempo standosene lì immobile, si
affrettò a seguire Yachi dove il tempio li stava aspettando.
***
Il tempio era
più una sorta di baracca, piccolo e consunto con sentiero
ciottolato. Il Torii che aveva perso gran parte
del colore rosso, lasciando un pallido rosa che ricordava degli alberi
di betulla. Le due statue Komainu, che facevano la guardia al
tempio, erano deturpate dagli anni e i visi rovinati. L’acqua
all’interno del Chouyuza era scura e verde per
mancanza d’uso. Vecchi origami della fortuna erano
sparpagliati al suolo, ingrigiti e deteriorati, le parole ormai
illeggibili, l’inchiostro macchiato da anni di esposizione
alle interperie climatiche.
Nonostante
ciò, comunque, una fila di lanterne di un rosso sbiadito
ardevano allineate in maniera composta all’ingresso del
tempio, ognuna delle quali era contrassegnata dall’ideogramma
giapponese per prosperità e da cui interno proveniva un
soave ronzio. Quel suono aveva un non so che di confortante e Kageyama
sentì la tensione sulle spalle scemare man mano che si
facevano più vicini.
Yachi non era
più preoccupata e aveva assunto un luminoso sorriso, come se
stesse per accogliere un caro amico. Anche Hinata si era calmato,
nonostante continuasse a far scattare gli occhi da una parte
all’altra come quelli di un gatto agitato, perforando la
pioggia con una strana intensità, che Kagyama non gli aveva
mai visto. Guardò il ragazzo attentamente, cercando di
capire cosa ci fosse di diverso.
Prima che potesse far
chiarezza, comunque, si erano avvicinati al pezzo di tessuto rosso
appeso che segnalava l’entrata del tempio. Anche su quello
era stampato l'ideogramma di prosperità, seguito dal simbolo
di protezione. Non appena Yachi spostò il lembo di tessuto
per farli entrare, un senso di calma si impadronì di
Kageyama, riscaldando le sue fredde membra e riempiendolo di un senso
di pace e appartenenza.
Per un attimo fu
sbalordito e sussultò per l’improvviso
cambiamento, aprendo gli occhi per prendere visione di quello che era
l’interno del tempio. Se non avesse avuto i vestiti bagnati e
le membra doloranti per il lungo camminare nella foresta, avrebbe
pensato che stava sognando. Il tempio gli era sembrato piccolo e
fatiscente da fuori, invece all’interno era spazioso ed
elegante, con il soffitto illuminato e una calda atmosfera.
“Che
diavolo…” Kageyama fece guizzare gli occhi da
parte a parte scioccato. In un angolo c’era un tavolino basso
sul quale vi era appoggiato un rotolo di pergamena ricoperta da una
calligrafia graziosa e ordinata, vicino al quale giaceva una boccetta
d’inchiostro; al centro regnava la possente statua di una
divinità regale che Kageyama supponeva essere il dio
guardiano del tempio. Un piccolo caminetto era posto in un angolo della
stanza, dal quale fuoriusciva un caldo fuocherello.
Kageyama quasi non si
accorse della persona al centro della stanza, da quanto la sua
attenzione era stata completamente rapita dal tempio. Quando si accorse
di loro, l’uomo rimase immobile perplesso, sbatté
gli occhi un paio di volte come se il gruppo fosse frutto della sua
fantasia, ma non era così; lui era ancora lì, in
piedi stavolta, con un caldo sorriso stampato sul volto. I capelli
grigi ricordavano le nuvole durante un temporale e gli occhi erano di
un marrone cioccolato. Indossava uno yukata blu con righe argentate, ed
era scalzo.
Mentre Kageyama lo
fissava come se avesse due teste, Yachi fece un passo avanti e si
inchinò. “Suga-san, è un piacere
rivederti. Chiedo scusa per l’intrusione.”
Il ragazzo
scoppiò a ridere, un suono caldo e allegro, come il
tintinnio di una campanella o il cinguettio degli uccelli.
“Non c’è bisogno di scusarsi,
Hitoka-chan. Mi piace avere visitatori.” Fece un passo avanti
per appoggiare la mano sulla spalla di Yachi con un sorriso gentile.
“L’Onryou ti ha dato di nuovo
problemi?”
“Sì,
sembrano alquanto irrequieti oggi. Molto probabilmente
perché ho portato loro.” Finalmente si
voltò verso Kageyama e Hinata, ancora basiti, che stavano
osservando lo scambio di parole in rigoroso silenzio e confusione.
“Questi sono i miei amici, Kageyama Tobio e Hinata Shouyou,
Kageyama è un aspirante sensitivo e Hinata è un
fantasma, quindi devono aver percepito un’alta energia
spirituale. Mi dispiace di averli irritati in questo modo.”
Suga agitò
una mano con noncuranza. “Non preoccuparti, Hitoka-chan.
Daiichi si sta occupando di loro in questo momento, quindi non dovresti
avere problemi nel ritornare.”
“Grazie
mille,” esclamò Yachi tirando un respiro di
sollievo. “Si sta occupando anche di Tsukishima? Ho sentito
la sua aurea quando ha iniziato a piovere, posso dedurre che ci sia lui
dietro a questo improvviso temporale.”
Kageyama e Hinata si
scambiarono un’occhiata perplessa, completamente
all’oscuro di quello che stava succedendo, anche se
né Yachi, né Suga sembravano rendersene conto e
continuavano a parlare tra di loro come se niente fosse.
“Sì,
beh…” Suga scoppiò in una risata
nervosa. “Era di nuovo sulla banchina della ferrovia e lui e
Yamaguchi si sono trovati un po’ in disaccordo… ed
è finito per provocare una tempesta e, beh… sai
com’è fatto.”
“Certo,”
esclamò Yachi con una leggera risata. “ho portato
qui Kageyama per mostrargli i differenti tipi di spiriti. Potresti
darmi una mano?”
“Certo!”
Suga assunse una ghigno eccitato che fece innervosire Kageyama ancora
di più. “inziamo subito!”
Note dell'autore:
Capitolo lungo stavolta e ho fatto comparire Suga, evvai :) lasciatemi
chiarire alcune cose, così nessuno si confonde. Suga
è lo spirito guardiano del tempio, altrimenti conosciuto
come Jibakurei
(uno spirito che protegge determinati luoghi). Daiichi è
un Hiyoribou
(uno spirito che ferma la pioggia), mentre Tsuki è
un Ameotoko
(uno spirito maschile che scatena la pioggia). Daiichi e Suga vivono
nel tempio, mentre Tsuki vive nella foresta. Yams è
un Zashiki-warashi
(un ingenuo spirito protettore del focolare), che protegge una casa
vicino alla ferrovia che costeggia la foresta, che è dove
bazzica di solito quando la famiglia che ci vive non è in
casa.
Termini:
- Amanojaku: piccolo demone che incita le persone a fare cose malvage.
- Baku: essere
sovrannaturale che divora i sogni e gli incubi.
- Gaki: fantasmi
affamati di persone avide.
- Goryou: spiriti
vendicatori della morte.
- Jibakurei: spirito
che protegge un determinato luogo.
- Miasma: atmosfera
oppressiva e spiacevole emanata da qualcosa.
- Torii: tradizionale
cancello giapponese che si trova soprattutto all'entrata dei tempii
scintoisti, che simboleggia il passaggio dal profano al sacro.
- Komainu: coppia di
statue dalle fattezze di leoni (A
e Un)
che fanno la guardia all'entrata di molti tempii shintoisti
giapponesi.
- Chouyuza: fonte
d'acqua di forma circolare utilizzata per celebrare un rito di
purificazione conosciuto come Temizu. Viene
utilizzata per sciacquarsi il viso e la bocca prima di entrare nel
tempio.
- Fogli della Fortuna:
bustine contenenti un pezzo di carta con scritto una frase portafortuna.
- Yukata: Un kimono di
cotone leggero.
- Onryou: un fantasma
vendicatore generato da sentimenti potenti come la rabbia o il dolore.
- Hiyoribou: spirito
che ferma la pioggia.
- Ameotoko: spirito
maschio che scatena la pioggia.
- Zashiki-warashi:
ingenuo spirito che protegge il focolare.
Note
del Traduttore:
Eccomi di nuovo qui a postare il nuovo capitolo. Mi dispiace avervi
fatto aspettare così tanto, spero che continuiate a seguire
e recensire la storia. Questo capitolo è stato
particolarmente lungo e difficile, ecco il motivo per cui ci ho messo
un'eternità per tradurlo, oltre al fatto che ho avuto poco
tempo. Settimana prossima sono in vacanza per una settimana (evviva xD)
quindi spero di poter postare presto il nuovo capitolo ed essere
più veloce. L'autrice è già arrivata a
25 capitoli e io ne ho tradotti solo 4 xD
Spero di leggere qualche
recensione e ancora grazie per aver letto e recensito il capitolo
precedente. A presto
Sion
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