雪-Yuki
(Neve)
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Era
una fredda e buia notte di Dicembre quando decisi di uscire fuori a
prendere una boccata d'aria fresca.
L'aria
gelida mi colpì in pieno viso non appena misi piede fuori
dal mio
appartamento, nonostante il mio abbigliamento pesante e la sciarpa a
coprirmi metà volto il freddo era ancora pungente.
Alzai
lo sguardo verso il cielo. Le stelle erano poco visibili quella sera,
per via delle varie nuvole che si erano formate coprendo anche la
luminosa luna.
Decisi
di dirigermi verso il parco per fare una passeggiata. Lo stesso parco
dove passai la mia infanzia e parte della mia carriera artistica.
Quel
parco, infatti, è sempre stato fonte di ispirazione per i
miei
paesaggi e adesso potrà essere luogo di pace.
Allungai
il passo ansiosa di arrivare a destinazione mentre le luci della
città mi illuminavano il cammino e mi riscaldavano di tanto
in
tanto.
Mentre
camminavo sentivo lo schiamazzo dei bambini che, accompagnati dalle
madri, si ritiravano a casa con l'arrivo dell'oscurità.
Non
potei fare a meno di sorridere alla vista di quei visi spensierati e
ancora pieni di speranza. Come era bello avere quell'età:
senza
reali problemi, senza responsabilità.
Sospirai.
Come avevo fatto a ridurmi in quel modo?
L'essere
adulti mi aveva colpito in pieno lo stomaco facendo crescere in me
una sensazione di malessere e malinconia ogni volta che il cielo si
annuvolava.
Per
trovare un attimo di pausa, o solo potermi sfogare, mi obbligavo a
camminare verso il parco. Semplicemente così, a piedi, senza
nessun
mezzo con solo il rumore dei mie passi a rimbombarmi nelle orecchie,
respirando a fondo divertendomi a creare delle nuvolette con il mio
respiro.
Forse
quello era l'unico aspetto infantile che mi era rimasto.
Non
appena misi piede al parco una folata di vento mi colpii in pieno
alle spalle, portandomi le ciocche di capelli, liberi dal cappello,
davanti al viso. Abbassai lo sguardo per ripararmi dal freddo con la
sciarpa sentendo gli occhi pizzicare.
Quando
alzai di nuovo lo sguardo sentii qualcosa di freddo accarezzarmi una
guancia.
Alzai
il viso verso il cielo e mentre, il mio respiro prese forma in una
nuvola di fronte a me, vidi un fiocco di neve posarsi sul mio naso.
Sbattei
le palpebre ripetutamente, stupita. Stava nevicando!
Sorrisi
e mi sentii subito una bambina, eccitata di vedere il mio elemento.
Ho sempre amato la neve, sentivo un forte legame con essa.
Ricordo
ancora la prima volta che la vidi, da ragazzina. Era proprio una
giornata di Dicembre e mi accorsi che stava nevicando affacciandomi
dalla finestra.
Corsi
subito fuori rischiando di scivolare per il ghiaccio formatosi nei
gradini. Quel giorno mi misi a girare su me stessa sotto la neve,
battendo i piedi nel cemento della strada creando un ritmo
disconnesso per quella strana danza. Ballai sotto la neve a lungo,
fino a quando un leggero strato di neve si era formato ai miei piedi.
Mi ero chinata a raccoglierne un po' e a lanciarla in aria ignorando
i rimproveri di mia madre per averla presa senza l'ausilio dei guanti
rendendo le mie mani rosse e screpolate da lì a poco.
Sorrisi
al ricordo e allungai le mani per raggiungere qualche fiocco e
riportare alla luce quella sensazione di tanti anni fa, ma quando uno
di essi si posava sulla mia mano spariva.
Chiusi
gli occhi rimanendo immobile in quella posizione. Non mi importava se
qualcuno potesse vedermi, o pensare che fossi strana. In quel momento
c'eravamo solo io e la neve.
Neve.
Così bella e delicata.
Bianca,
la somma di tutti i colori eppure sottovalutata, non compresa. Come
me, ma non mi sono mai sentita sola sotto la neve.
Oh,
neve se solo tu potessi portarmi via.
Insegnami
ad essere come te.
Sempre
pronta a cadere, ma non appena alzi lo sguardo la puoi rivedere di
nuovo pronta a scendere proprio come un attimo fa.
Come
vorrei avere anche io la forza di potermi rialzare sempre, non
importa quante volte dovessi cadere volevo sempre rialzarmi.
Sentii
gli occhi pizzicare di nuovo ma questa volta per la tristezza
occupata nel mio cuore.
Quando
sentii l'ennesimo fiocco toccarmi il viso mi accorsi che una strana
pressione aveva avvolto il mio petto così tanto che mi
mancò il
respiro.
La
testa cominciò a farmi male e sentii le punta delle dita
bruciare.
Aprii d'istinto gli occhi stranita dalla strana sensazione e senza
perdere tempo mi tolsi i guanti per controllare le condizioni delle
mie mani lasciandoli cadere per terra.
Un
brivido freddo mi percosse la schiena quando vidi le punta delle mie
dita cambiare colore e diventare bluastre. Stranamente,
però, non
avevo paura.
Il
brivido non era nato dal timore ma dal piacere. Improvvisamente mi
sentii al sicuro e mi abbandonai al cambiamento notando che, ormai,
l'intera mano aveva cambiato colore. Più il colore si
espandeva
lungo il mio corpo più mi sentivo bene.
Percepii
il mio corpo muoversi da solo mentre si liberava dall'ostacolo dei
vestiti. Non sentivo freddo. Non sentivo nulla al di fuori della neve
che continuava a posarsi su di me.
Per
la prima volta dopo tanto tempo mi sentii libera, ma libera davvero.
Libera
da ogni oppressione, dal giudizio della gente, dalle
responsabilità.
Non mi importava nemmeno se qualcuno potesse vedermi lì,
completamente nuda ricoperta solamente di una luminosa luce blu.
Riuscivo
a sentire i capelli accarezzarmi le spalle mossi dal vento mentre la
neve percorreva le curve del mio corpo. Ogni volta che la neve
incontrava la luce, creando il contrasto freddo-caldo, non riuscivo a
trattenere un sospiro di sollievo. Era come se il mio corpo non ne
avesse mai abbastanza, voleva di più.
Quando
ogni parte del mio corpo fu ricoperta da quella strana luce sentii la
mia pelle seccarsi così tanto che finì per
sgretolarsi davanti ai
miei occhi senza, tuttavia, sentire dolore.
Il
resto del corpo prese esempio staccandosi e innalzandosi verso il
cielo mentre i capelli continuavano a sfiorarmi le spalle, la schiena
per poi finire sul pavimento accanto ai vestiti.
Non
riuscii a trattenere una risata. Ero felice.
Stavo
tornando a casa, la mia vera casa. Un luogo dove potevo essere me
stessa.
Ero
diventata finalmente io. Ero neve.
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