Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo Non è detto di Laura Pausini.
Dedicata
a Arashihayato.
La
prima parte è la mia flashfic Saluto mancato:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3686102&i=1.
Tsuna
e i suoi Guardiani BROTP.
Giorno
8: Cose che hai detto mentre stavi piangendo.
Cap.8
La tempesta di Tsunayoshi
Gokudera
avanzò, camminò di fianco a una bambina dalla
maglietta rosa. Quest’ultima si nascose dietro la gamba della
madre, che
osservò le bombe alla cintola del ragazzo con le labbra
rugose strette.
Gokudera
arcuò la schiena e proseguì, un padre prese
in braccio il figlio.
“Papà,
fai la faccia da squalo” trillò. Il genitore
sporte il mento e il bambino scoppiò a ridere.
Le
iridi verde-grigio di Hayato si fecero liquide e
avvertì una fitta al cuore.
Accelerò
il passo e vide un anziano fissarlo con la
fronte aggrottata, il bastone stretto in mano e le nocche pallide.
Gokudera
strinse con i denti la sigaretta che teneva
in bocca e inspirò rumorosamente, sentendo il sapore del
tabacco pungergli le
narici e il palato. Avanzò strisciando i piedi per terra.
Sgranò
gli occhi riconoscendo Tsuna in cima alle
scale, si mise a correre lungo i gradini. Vide Yamamoto al fianco di
Sawada e
si fermò, nascondendo dietro una donna.
“Certo
che quest’anno il festival è fatto veramente
bene” disse quest’ultima.
L’uomo
al suo fianco annuì.
“C’è
parecchia confusione, ma l’hanno gestita bene”
rispose.
Gokudera
arrossì e sporse il capo, avvertiva il
battito cardiaco rimbombargli nelle orecchie.
<
F-forse dovrei… farmi notare dal Decimo… >
pensò.
Guardò
Yamamoto prendere il tanzaku che
Tsuna che gli porgeva, per poi appenderlo a una canna di
bambù.
“Sei
davvero alto…” disse Tsuna con voce tremante.
“He
he” ridacchiò Takeshi, chiudendo gli
occhi.
Appese anche il proprio bigliettino. “Boss, vedrai che per la
prossima notte di
Tanabata, sarai diventato alto anche tu”
lo rincuorò.
Gokudera
riuscì a percepire qualche frammento delle
frasi sul brusio.
Si
udì un fischio ed esplosero i fuochi d’artificio
in
cielo, sia Tsuna che Yamamoto alzarono il capo per guardarli.
Gokudera
si voltò di scatto, scese un paio di gradini,
evitò il gomito di un ragazzo e si mise a correre. La
sigaretta gli cadde dalla
bocca e la calpestò. Fece lo slalom tra le persone.
Si
udirono altri fischi, ovazioni delle persone, risa
e applausi.
Le
lacrime rigarono il viso di Gokudera che singhiozzò
rumorosamente, allontanandosi dalla festa percorrendo la strada
principale.
In
lontananza il templio era illuminato dalla luna e
dai fuochi d’artificio.
Gokudera
continuò a correre fino a non sentire più le
voci di nessuno.
<
Takeshi è sempre l’idolo di tutti. Il Decimo lo
guarda come se fosse un eroe, ma non si rende conto che il maniaco del
baseball
stesso riconosce in lui una purezza che non avrà mai. Ed io
non posso dare
niente di niente, per Decimo sarò sempre e solo qualcuno un
po’ strano, capace solo
di fargli paura o metterlo in imbarazzo > pensò. Le
lacrime gli rigarono il
viso, i suoi occhi si arrossarono. Rischiò di cadere,
scivolando in una
pozzanghera nel prato verde lungo cui stava correndo e premette le mani
sul
tronco di un albero, per rimanere in piedi, la sua schiena ingobbita fu
scossa
da un singhiozzo.
Hayato
era seduto dietro Tsuna, lo guardò appoggiare i piedi sulla
sedia di legno, Gokudera
si sporse in avanti con i gomiti appoggiati sul proprio banco. Tsuna
era in
ombra, notò che stava guardando davanti a sé con
gli occhi liquidi, le iridi
castane avevano dei riflessi arancione cupo. Gokudera seguì
il suo sguardo,
Takeshi era circondato da tutti i compagni di sesso maschile della
classe.
Ridevano, si scambiavano pacche sulla schiena, Yamamoto annuiva alle
loro
parole. Le ragazze della classe fissavano Takeshi a loro volta e
sospiravano.
Tsuna
guardò di sottecchi Kyoko che guardava Takeshi a sua volta
con aria sognante.
“De…”.
Iniziò a dire Hayato con voce bassa, ma Sawada era corso via
dalla stanza, le
lacrime agli occhi.
Hayato
abbassò la mano che aveva teso verso di lui, si
girò a guardare Takeshi e non
riuscì più a vederlo, oltre le teste dei suoi
compagni che si erano accalcati intorno
a lui.
Hayato
gemette, i capelli argentei gli ricaddero
davanti al viso. Scivolò più in basso e cadde in
ginocchio, il legno gli aveva
graffiato le mani pallide.
<
Ryohei riesce a rendere Decimo felice. Lambo lo riesce
ad addolcire o a fargli comprendere i suoi errori. Chrome riesce a
fargli
capire quanto questo mondo sia difficile e gli dà la forza
di combattere contro
le ingiustizie. Con Mukuro sembra avere un legame speciale, lo sente
dovunque
sia. Kyoya, poi, è il più potente, può
davvero difenderlo.
Io
al massimo lo deprimo, non riesco ad essere gentile
con nessuno, non riesco a farmi capire da lui. Se non grido non sembra
vedermi
e riesco solo a farlo litigare con Hibari > pensò.
“Tutti
possono fare qualcosa per lui, tutti i suoi
guardiani sono utili. Come posso essere il suo braccio destro se sono
l’unico
inutile?” chiese, mentre le lacrime gli continuava a rigare
il viso.
“Smettila
di dire sciocchezze!” udì urlare.
Hayato
si voltò e vide Tsuna ritto davanti a lui, con
i pugni chiusi.
“Se
non fosse stato per te starei ancora scappando da
tutto terrorizzato. Tu sei la mia forza, tu mi hai reso un guerriero!
Tutti
voi siete essenziali per me!
Ogni
guardiano, ma tutto è partito da te. Non lo
dimenticare mai!” sbraitò Sawada.
“Ha
ragione Tsuna. Per seguire tu sono riuscito ad
andare oltre la maschera che mi ero costruito e grazie a te sono
riuscito a
dire al Boss che per me è tale” disse Yamamoto.
Hayato
si rizzò con le gambe e li guardò, ancora
intento a piangere, gemette rumorosamente e raggiunse Tsuna,
abbracciandolo, le
gote in fiamme.
Tsuna
lo abbracciò a sua volta e Takeshi li guardò,
sorridendo. Li raggiunse e li avvolse entrambi col suo giacchetto.
<
Siamo tutti legati dal filo del destino, siamo la
famiglia Vongola > pensò Yamamoto.
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