Un cuore maledetto
“Non me la porterete via!”
“Oh, povera illusa.” Alta, algida, bella, eppure terribilmente fredda,
sorrise. “L’ho già presa e voi, siete già morta.”
La sua vittima si portò la mano al petto strabuzzando gli occhi, per poi
fissare inorridita la coppa dalla quale aveva bevuto.
“Sì, veleno: e sarà lento e sarà doloroso e sarà terribile.” Sorrideva
ancora, ma i suoi occhi brillavano di rabbia. “Non avreste dovuto espormi al
ridicolo.” Le disse.
La donna, la sua vittima, si trascinò verso la camera nella quale aveva
lasciato la sua bambina addormentata, la culla era vuota, la finestra aperta.
Occhi pieni di rabbia si fissarono su di lei e una voce terribile uscì dalla
gola di quella madre defraudata e tradita da colei che aveva accolto credendola
una viandante.
“Il seme dei Luthor io maledisco…”
Fu la corsa più folle della sua vita,
i suoi occhi lacrimavano per il vento freddo e la cavalcata, ma anche perché
aveva paura, così tanta paura di averla persa per sempre, di averla, in qualche
modo, uccisa.
“Altolà!” Urlò la guardia, agitando
la mano, mentre altri uomini sulle mura del castello puntavano le balestre.
“El!” Urlò
lei e bastò perché le guardie esitassero. Le oltrepassò in corsa fino a
giungere direttamente nel grande prato dove si teneva il banchetto, molti
uomini avevano messo mano ai pugnali, visto che nessuno portava le spade ad una
festa.
“Aiutatela!” Implorò lei, frenando
bruscamente il cavallo. “Non so cos’abbia, vi prego aiutatela.”
Vari nobili riconoscendo lei si
fecero avanti, aiutandola a scendere da cavallo mentre ancora stringeva Lena
tra le braccia.
“Cosa hai fatto?!” Urlò una voce tra
la folla e Kara, malgrado la paura fosse tanta, riuscì a rabbrividire, mentre Lillian Luthor fendeva la folla e
arrivava davanti a lei. “Cosa hai fatto, piccola sciocca!”
“Madre.” La richiamò Lex facendosi avanti e prendendo la sorella tra le braccia.
“Aiutate vostra sorella, vi prego,
aiutatela.” Supplicò lei e udì appena i mormorii sorpresi tra la folla, ma non
poté impedirsi di notare le reazioni quando gli occhi dei signori e delle dame
si posarono su quel volto che tanto avevano immaginato trovandolo, oltre ogni
aspettativa, bellissimo.
Lord Maxwell si passò la mano sul
viso, pensieroso, Lord Spheer batté le palpebre,
impallidendo, lady Anna svenne, rovesciando un’intera caraffa di vino e dovette
essere soccorsa, Alex strinse la mascella e poi si fece avanti a spintoni fino
ad arrivare a lei.
“Cos’è successo?” Chiese con voce
tesa, gli occhi che non si fermavano su nulla, pronta all’azione.
“Non lo so… io… volevo solo renderla
felice e…” Scosse la testa, incredula, poi nel vedere l’erede dei Luthor allontanarsi cercò di seguirlo, ma le guardie le
bloccarono la strada.
“Prendetela.” Ordinò Lillian e gli uomini con le casacche verdi estrassero le
spade.
Alex in un secondo aveva due pugnali
in mano e non fu l’unica, accanto a lei Winn, J’onn e Sam, stavano facendo fronte comune. Probabilmente
anche Mon-El lo avrebbe fatto se non fosse stato
ubriaco fradicio sotto un tavolo.
“Lady Zor-El
è sotto la mia protezione.” Affermò deciso J’onn.
“Non permetterò che venga arrestata.”
“Queste sono le mie terre.” Dichiarò Lillian. “Sovrani sono la mia legge e il mio volere.”
“Il torneo porta con sé la tregua del
re. Le vostre terre sono quelle del nostro sovrano, almeno fino all’alba di
domani.” Dichiarò l’uomo e Lillian fece una smorfia.
“Molto bene, ma la legge del re non
vi proteggerà se mia figlia muore.”
Quelle parole strinsero il cuore di
Kara ben più che la minaccia negli occhi e nelle parole della donna.
“Posso restare con lei?” Chiese alla
donna che si stava già allontanando. Lillian si
voltò, fissandola con uno sguardo di puro odio.
“Non credete di aver già fatto
sufficiente danno?” Domandò e poi ruotò su se stessa rientrando all’interno
delle mura del castello.
Kara si ritrovò in ginocchio sotto il
cielo stellato a pregare, pregare Rao, il dio dei
suoi antenati, affinché le concedesse quel miracolo. Avrebbe dato qualsiasi
cosa per poterla salvare, ogni minuto temeva di veder arrivare i soldati dei Luthor, non per la minaccia che avrebbero rappresentato, ma
per la verità che avrebbero portato con sé: la morte di Lena.
“Dobbiamo andarcene.” Dichiarò per
l’ennesima volta Mon-El che sembrava aver recuperato
un po’ di sobrietà.
“Non andiamo da nessuna parte.”
Rispose decisa Alex. “I Danvers non sfuggono alle
loro responsabilità.”
“E nemmeno i J’onz.”
Dichiarò l’uomo, lanciando al ragazzo uno sguardo di fuoco.
“Uccideranno Kara e, probabilmente,
anche noi nel mentre.” Replicò il ragazzo.
“La giovane Luthor
potrebbe vivere.” Commentò J’onz.
“Lady Zor-El.”
Kara balzò in piedi.
Lex, attorniato dai suoi uomini la
guardò appena fuori dal cerchio di luce creato dal fuoco.
Kara sentì il cuore tremare, ma
l’uomo scosse la testa.
“Respira ancora.” Dichiarò e Kara
lasciò che un poco di paura scemasse.
“Cosa volete?” Intervenne, dura,
Alex.
“Ho bisogno di parlare con voi, di
mia sorella.” Kara fece un passo verso di lui, ma Alex si frappose.
“Non verrà da sola.”
“Lo farà se tiene a Lena. Quello che
devo dire potrà essere ascoltato solo da un paio di orecchie e, la mia, è una
grande concessione.”
“Sì.” Disse allora Kara, poi con
gentilezza posò una mano sul braccio di Alex e le sorrise, triste. “Devo
farlo.” Mormorò. La donna si morse il labbro preoccupata, ma la lasciò andare.
Assieme all’erede dei Luthor e alla sua guardia armata, Kara si allontanò dal
campo dirigendosi verso il castello.
“Mia madre vuole uccidervi.” Le disse
l’uomo, quando oltrepassarono le porte.
“Lo so.” Lex
la fissò per un lungo istante.
“Eppure siete qua, non siete partita.”
“Sì, ditemi quello che devo fare,
qualsiasi cosa e la farò.” Dichiarò. Lex annuì piano,
poi la guidò fino ad una stanza elegante, uno studio, probabilmente proprio
quello del giovane padrone di casa.
“Sedetevi.” Invitò. Nel vederla
rimanere in piedi annuì. “Siete sempre così sinceri nelle vostre emozioni, voi El… così intensi…” Nel vedere la sua perplessità l’uomo
sorrise amaramente. “Conosco vostro cugino. Abbiamo amato la stessa donna… ha
vinto lui il suo cuore.” Si versò una coppa di vino e poi la sorseggiò,
pensieroso, Kara aveva rinunciato alla sua con un cenno negativo della testa.
“Ma non importa ora, quello che
importa è che il cuore di Lena non sta battendo.”
“Perché?” Chiese allora Kara.
“Tutti conoscono la Maledizione dei Luthor.” L’uomo fece ondeggiare il vino nel bicchiere.
“Nessuno ne conosce il contenuto, è chiaro, a questo ci ha pensato mia madre,
persino Lena non ha mai saputo.”
“Crede di essere brutta, le avete
fatto credere di essere un mostro! Inguardabile, tanto che nessuno avrebbe
retto nel posare lo sguardo su di lei.” Accusò.
“Sì.” Acconsentì l’uomo, senza il
minimo rimorso. “Dovevamo darle una ragione… una qualsiasi ragione per non
volersi mostrare, per non voler conoscere nessuno. Cosa poteva esserci di
meglio se non la sicura repulsione che avrebbe generato nell’altro?” Domandò
lui, il tono piatto. Kara strinse il pugno con rabbia.
“Perché le avete fatto questo?” Sollecitò.
“Per salvarle la vita.” La risposta
secca di Lex la sorprese, ora l’uomo la fissava con
rabbia. “Credete che siamo dei mostri? Credete che era quella la vita che
volevo per mia sorella?”
“Io…”
“Voi non sapete nulla!” Dichiarò
l’uomo agitando la mano in un gesto secco che tanto le ricordò la sorella.
“Allora ditemi.” Esigette lei.
“Ditemi di cosa si tratta.”
“Mia madre vi ucciderà se saprà che
siete a conoscenza di questo segreto.” L’avvisò Lex.
“Vostra madre vuole già uccidermi.” Precisò
lei e lui annuì, piano.
“Molto bene.” L’uomo si alzò e le
diede la schiena, osservando i lontani fuochi del campo dei cavalieri. “Quando
avevo undici anni mio padre dovette partire, rimase lontano da casa molti mesi.
Io non seppi mai cosa lo spinse a…” Scosse la testa. “Non importa, quello che
conta è che mia madre scoprì che in quei mesi mio padre non era rimasto fedele
al letto coniugale.”
Kara, malgrado la situazione,
arrossì. Non era un segreto da poco, avrebbe portato vergogna ai Luthor, sminuito la loro influenza politica ed economica e
reso Lillian Luthor uno
zimbello per le malelingue.
“E da questa infedeltà era nata una
bambina.”
“Lena…” Bisbigliò lei. Lex si voltò e annuì.
“Lena.” Confermò. “Mia madre la
strappò all’amante di mio padre, affermando che se era una Luthor
allora sarebbe stata sua, ma non si limitò a prendere Lena… uccise la donna con
del veleno.”
L’omicidio era punibile con la morte
che fosse un nobile a compierlo o un paesano, se ci fossero state prove di quel
crimine Lillian avrebbe dovuto incontrare il boia.
“Ma la madre di Lena non era una
donna qualunque, era una maga… nelle sue vene scorreva la magia e questa magia
si legò al veleno. Le sue ultime parole furono una maledizione.”
“Perché maledire la propria figlia?
Che colpa ne aveva lei?” Intervenne Kara, incredula che una madre potesse fare
una cosa simile.
“Oh, la Maledizione non era per Lena,
la Maledizione era per me.” Lex si passò la mano
sulla testa, completamente priva di capelli. “Ma mia madre è una donna tenace
ed è riuscita a spostare la Maledizione sull’altra erede dei Luthor, sull’altra figlia di Lionel: Lena.”
“Ha condannato una bambina in fasce.”
Si rese conto, incredula.
“Per salvare suo figlio, l’erede al
titolo e ai possedimenti di un’intera nobile casata.” Dichiarò con decisione Lex.
Kara scosse la testa, tutta quella
storia confermava la pessima reputazione dei Luthor,
ma non avrebbe mai immaginato che Lillian avesse
potuto macchiarsi di crimini così grandi.
“Perché la Maledizione ha colpito
adesso? Cosa diceva?” Chiese Kara, mettendo da parte i pensieri su Lillian, rendendosi conto che in quel momento solo Lena era
importante.
“No!” Urlò Lillian
afferrando il pugnale e uccidendo la donna, ma era tardi, troppo tardi.
Al suo urlò un uomo entrò dalla stanza, un pugnale che brillava nel suo
pugno, pronto ad uccidere per la sua signora, anche con una bambina ancora in
fasce addormentata tra le braccia.
“Era una maga! Non mi hai detto che era una maga!” Lo aggredì lei e lui
scosse la testa, sorpreso.
“L’ho sorvegliata per tre mesi, non ha mai fatto nulla per mostrare…”
Gli occhi di Lillian si muovevano rapidi e poi
si fissarono sulla bambina.
“Lei. Spostala su di lei.”
“Mia signora…” L’uomo esitò, ma gli occhi della donna brillavano terribili
e lui obbedì, posò il fagotto per terra accanto al corpo della madre e intinse
le dita nel sangue che macchiava il pavimento. Con un gesto deciso strappò la
propria camicia esponendo l’amuleto verde che brillava al suo collo e tracciò
rune magiche sulla fronte della neonata.
Esitò e fissò Lillian Luthor
che annuì secca, allora chiuse gli occhi.
“Che ciò che il tuo sangue porta sia tua eredità.” Per un istante ancora
l’amuleto brillò al petto dell’uomo, poi si spense.
“Questo è il mio dono per te, Lena Luthor.”
Disse allora la donna, prendendola tra le braccia. “Tu laverai la colpa di tua
madre portando la Maledizione dei Luthor.”
“Il seme dei Luthor
io maledisco: se amore toccherà il suo cuore che
quello stesso cuore freddo diventi e che gli ultimi momenti passati in
solitudine siano lunghi e sofferenti.” La
frase risuonò nell’aria carica di veleno, anche se a pronunciarla era stato
solo Lex e non una maga che stava morendo. Kara
rabbrividì malgrado la stanza fosse calda. Lex ora la
guardava dritto negli occhi. “Lena non può amare”
Kara lo guardò per un lungo istante,
in silenzio. Il suo cuore batteva veloce, mentre comprendeva cosa, quella
semplice frase, significasse.
“L’abbiamo esiliata nella sua torre,
impedendole qualsiasi contatto umano, assicurandoci che lei stessa lo reputasse
impossibile a causa del suo aspetto credendo che, così, non avrebbe mai amato.
Ma voi, lady Zor-El, siete entrata nella sua stanza,
voi l’avete…”
“Fatta innamorare.” Mormorò Kara, le
guance rosse, il cuore che batteva. “No… io…”
“Voi l’avete uccisa. Il veleno
racchiuso nel suo cuore si sta espandendo nel suo corpo, lo stesso veleno con
cui mia madre ha ucciso la sua. Un veleno senza antidoto che blocca il cuore,
ma impedisce al corpo di morire se non dopo ore, giorni, di agonia.”
“No, no!” Si oppose Kara. “Deve
esserci un modo per salvarla, c’è sempre un modo!”
“Volevo che voi lo sapeste.” Concluse
Lex, ignorando le sue parole, le sue proteste. “Amo
mia sorella, farei qualsiasi cosa per lei, ma so che il suo cuore non batterà
più.”
Kara scosse la testa, avrebbe voluto
poter cavalcare verso un artefatto magico, magari un’erba magica, un antidoto
qualsiasi, avrebbe sfidato qualsiasi creatura, qualsiasi avventura pur di
salvarla.
“Farò quals…”
“Abbiamo avuto ventiquattro anni per
cercare un antidoto, volete spendere queste ultime ore con lei o alla folle
ricerca di qualcosa che non esiste?” Il tono di Lex
era duro adesso, ricordando quello della madre, così diverso da quello di Lena.
“Mi permetterete di…?” Chiese, Kara,
esitante.
“Sì. Vi ama, questo è chiaro, e
qualsiasi sia il sentimento che voi nutriate per Lena di certo tenete a lei.”
Kara trangugiò a vuoto torturandosi
le mani.
Cosa provava per Lena? Neanche lei lo
sapeva! Ma una cosa era chiara, voleva starle accanto.
Annuì all’erede dei Luthor che la condusse lungo i corridoio del castello, su
fino alla torre che ormai aveva imparato a conoscere. Questa volta, però, la
stanza era illuminata da molte candele e Lena non era solo un’ombra, ma una
pallida figura stesa nel letto.
Una servitrice le stava accanto, ma
al cenno di Lex si alzò e se ne andò.
“Non ha bisogno di cure particolari.
Il veleno agisce lento, ma inesorabile, la vera sofferenza non è nel corpo, ma
nella sua mente. Rimanetele accanto e, forse, soffrirà un po’ di meno.”
Lex guardò la sorella per un lungo
istante, poi si piegò su di lei e le posò un delicato bacio sulle fronte.
“Avrei dovuto esserci io… credimi,
vorrei poter essere io.” Mormorò. Poi si alzò di scatto e se ne andò, con passo
deciso, la schiena ritta, l’espressione di ferro.
Kara si chiese se fosse sincero, poi
scosse la testa, non era importante. Si inginocchiò accanto a Lena e le prese
la mano intrecciandola con la sua.
“Sono qui.” Mormorò. “Non vado via,
neanche l’alba mi scaccerà dalla tua stanza questa volta.”
Rimase in silenzio aspettando un miracolo,
aspettando che gli occhi della giovane si aprissero.
Non li aveva mai visti, si rese conto
all’improvviso. Saranno stai azzurri come quelli del fratello? Ma lui aveva gli
occhi della madre, dunque scuri come quelli di Lionel? Ricordava di averlo
visto, una volta, a corte. Oppure aveva gli occhi di sua madre? O, ancora,
aveva occhi che solo lei possedeva? Kara era sicura che, comunque fossero stati,
avrebbero illuminato il suo viso rendendolo la cosa più bella al mondo da
guardare.
“Se solo tu sapessi quanto sei
bella…” Mormorò, alzò la mano e le sfiorò le linee del viso, come non aveva mai
potuto fare prima. “Darei qualsiasi cosa per poterti risvegliare.”
Sospirò, poi ricordò cosa aveva nella
tasca ed estrasse lo strano attrezzo per sentire il cuore. Lo sistemò nelle proprie
orecchie e poi appoggiò, con delicatezza, l’estremità sul cuore di Lena. Chiuse
gli occhi e attese.
Nella sua mente poteva ricordare con
facilità il momento in cui lo aveva sentito battere per la prima volta nel
petto di Lena, andava già così veloce… Aveva paura che lei le togliesse il
velo. Kara corrucciò la fronte, no, anche prima che lei le chiedesse di
togliere il velo il cuore di Lena batteva veloce…
Innamorata.
Questo aveva detto Lex. Lena si era innamorata di lei. Sentì le guance
scaldarsi, ma tenne gli occhi chiusi. Lei, cosa provava? Il suo cuore batteva
rapido quando Lena rideva, batteva rapido quando le loro mani si sfioravano,
anche solo per un istante, era così bello riuscire a…
No, non poteva essersi innamorata di…
Aprì gli occhi e guardò la giovane,
era così bella, così perfetta, eppure lei l’aveva amata prima, prima di vedere
quel viso magnifico, l’aveva amata quando era solo un’ombra tra le ombre.
Una lacrima le scivolò lungo la
guancia, mentre Kara capiva, capiva che stava per perdere la donna di cui si
era innamorata.
Sfilò dalle proprie orecchie quel
curioso oggetto e lo sistemò a quelle di Lena poi appoggiò l’estremità al
proprio petto. Sapeva che il suo cuore batteva regolare.
“Lena… lo senti?” Chiese. “Lascia che
batta anche per te…” Mormorò. Cercò una traccia, una qualsiasi che indicasse
che la giovane avesse sentito, ma non ci fu nulla che cambiò.
“Ti prego Lena, ti prego, il mio
cuore è già tuo!” Le prese la mano e la strinse portandosela alle labbra e
baciandone le nocche.
“Ti amo…” Bisbigliò e il suo cuore
batté veloce. “Ti amo!” Disse più forte, più sicura.
Il suo cuore ebbe uno spasimo. Kara
annaspò, poi si portò la mano al petto, sorpresa. Un secondo spasimo più forte
la fece gemere di dolore. Ma un altro gemito la sorprese, alzò la testa e vide
Lena che si stringeva il petto, gli occhi sgranati.
“Lena!” Riuscì a dire. “Ti amo!”
Ripeté e fu attraversata da un terribile dolore.
“Morirai anche tu!” Le disse allora
la giovane, ansimando di dolore, gli occhi cha la fissavano spaventati. “Ti
prego, smettila.” Supplicò, poi si rese conto della luce e si portò le mani al
volto, sconvolta all’idea che lei l’avesse vista.
“Ti amo.” Dichiarò allora Kara con
tutta la forza e la serietà che poté esprimere anche con quell’atroce dolore al
petto. “Ti avrei amato anche se tu fossi stata bruttissima e, oh, credimi, non
lo sei! Il tuo viso Lena è bellissimo!” Strinse i denti sopportando un’altra
fitta. Lena era sveglia, se era sveglia, forse poteva salvarla.
“Ti amo, Lena, ti amo.” Ogni parola
portò con sé nuovo dolore, Kara ora giaceva a terra gli occhi chiusi. “Ti amo.”
Disse i denti stretti dal dolore.
Due mani si strinsero attorno al suo
viso e lei aprì gli occhi specchiandosi in quelli di Lena. Erano belli, pieni
di paura e terrore, ma belli, belli come non avrebbe mai potuto immaginarli.
“Ti amo.” Bisbigliò e fu presa da un
altro spasimo.
“Smettila, Kara!” Intimò Lena.
“No. Ti amo.” Il dolore fu tale che
attorno a lei la stanza divenne buia, ma due labbra si appoggiarono sulle sue e
Kara rinvenne.
“Io amo te, sciocca e pazza ragazza!”
Dichiarò Lena. Aveva le lacrime agli occhi, ma stava anche sorridendo. Kara
vide il dolore che quelle parole le procurarono e scosse la testa.
“Lena, permettimi di salvarti.”
“No.” Affermò allora la giovane. “Non
mi importa di morire.”
“Mi dispiace tanto… se avessi saputo
che quello che proviamo ti avrebbe uccisa non avrei…” Lena le appoggiò le mani
sulle labbra scuotendo la testa.
“Non dirlo, grazie a te ho potuto vivere,
grazie a te ho potuto assaporare cosa significasse esistere. Tu mi hai vista
dentro un’ombra e quell’ombra hai illuminato… se devo morire per aver avuto il
privilegio di innamorarmi di te, allora, così sia.”
“Lascia a me questa Maledizione” Le
supplicò Kara.
“No.” Lena sorrise, dolcemente. “No,
perché ti amo.” Il suo pugno si strinse nel dolore, ma lei non cedette.
“Kara!” La voce di Alex sorprese
entrambe, la giovane colpì il vetro della finestra, lo ruppe e si precipitò
nella stanza. “Cos’è successo, cos’hai?” Le domandò, aiutandola a sedersi, gli
occhi che passavano da lei a Lena.
“Credo di aver detto o fatto qualcosa
che ha passato la Maledizione anche a me.”
“Tu hai cosa?” Chiese Alex e il suo
viso si scurì di rabbia. “Lo sapevo che non dovevo lasciarti andare!”
“Ho cercato di impedirglielo.”
Specificò Lena. Alex la guardò e poi aiutò anche la giovane a sedersi, la
schiena appoggiata al letto.
Kara ruotò la testa e sorrise, poi
tese la mano e la intrecciò con quella della giovane Luthor.
“Sono innamorata di lei.” Ammise e io
suo cuore si torse di dolore.
Alex scuoteva la testa, incapace di
comprendere.
“Sono venuta a portarti via.” Disse,
ma era chiaro che non era più sicura neanche lei.
“Non vado da nessuna parte senza
Lena.” Specificò subito Kara.
“E mia sorella non si muove da…” Lex aveva aperto la porta e parlato con forza, ma ora si
bloccò nel vedere la sorella sveglia, anche se dolorante. “Cosa…? Com’è
possibile?” Chiese, inginocchiandosi.
“Mi avete mentito, fratello.” Kara
strinse un poco la mano di Lena nel sentire un dolore, differente da quello
fisico, nel suo tono.
“Volevo proteggervi.” Disse allora
lui, scuotendo la testa.
“Proteggermi?” Insistette lei.
“L’amore vi avrebbe uccisa.” Spiegò Lex. Alex corrugò la fronte, passando lo sguardo dalla
sorella adottiva a Lena, comprendendo un po’ meglio quello che stava accadendo.
“Non credete che avrei dovuto
scegliere io?”
“Lena…” Lex
scuoteva la testa, ma la donna, malgrado la sofferenza, lo fissava con aria
ferma, decisa, il viso pallido, ma gli occhi che brillavano.
“Avrei scelto una vita vera,
aspettando con gioia il momento in cui il mio cuore, fermandosi, mi avrebbe
detto che avevo conosciuto l’amore, che era lei, lei la donna che aspettavo.”
Una smorfia di dolore seguì le sue parole e Kara sorrise, perché, malgrado
tutto quel dolore significava che era vero, che il loro amore era reale.
“Mi dispiace.” Mormorò Lex.
“Molto bene, ma adesso cosa
facciamo?” Alex incrociò le braccia, decisa. “Non lascerò che mia sorella
muoia.”
“Lena non dovrebbe neppure essere
sveglia e non so come Lady Zor-El abbia spostato su
se stessa parte della…” Si interruppe, corrugò la fronte e poi i suoi occhi
scesero verso le mani delle giovani, intrecciate. “Voi l’amate!” Esclamò,
sorpreso.
“Luthor,
tieniti i tuoi pregiudizi per…” Iniziò Alex, facendo un passo avanti, ma Lex scoppiò a ridere.
“Voi vi amate! Questo, questo non era
qualcosa a cui avevo pensato. Posso?” Chiese, allungando la mano verso il petto
di Kara.
Alex posò la mano sul pugnale, ma
l’uomo aveva alzato entrambe le mani e ora guardava le due giovani sedute a
terra in attesa del permesso.
Kara annuì e Lena la imitò, l’erede
dei Luthor chiuse gli occhi e posò le mani sui cuori
delle due donne.
Un sorriso illuminò il suo viso.
“All’unisono.” Mormorò, poi si tirò
indietro. “Incredibile…” Disse, gli occhi che brillavano.
“Possedete della magia, lady Zor-El?” Domandò poi.
“No, i miei genitori erano
alchimisti.”
“Dunque…” Lex
ruotò lo sguardo su Lena. “Oh, ma certo!” Sembrava entusiasta, come se un
rompicapo sul quale ragionava da anni si fosse risolto sotto i suoi occhi,
finalmente. “Il tuo sangue, la tua eredità, non solo la Maledizione dei Luthor, ma anche la magia di tua madre.”
“Di cosa stai parlando?” Lena fissava
il fratello senza comprendere.
“Vi spiegherò ogni cosa, quello che
conta, adesso, è che in qualche modo lady Zor-El vi
ha offerto il suo cuore e voi l’avete preso, ma, non contenta, gli avete dato
il vostro.”
“Potete dirmi cosa diavolo state
borbottando?” Esclamò, impaziente, Alex.
“Hanno diviso i loro cuori, metà
malato, metà sano in ogni petto: due cuori divenuti uno solo.” Spiegò, allora
lui, un ampio sorriso sulle labbra.
“Vivranno?” Chiese Alex, arrivando al
punto che più interessava loro.
“Non lo so, ma, ora, hanno una
possibilità.”
Alex fece una smorfia, ma Kara ruotò
il viso verso Lena e sorrise.
“Dunque sei una maga… Ho sempre
saputo che i tuoi marchingegni erano magia e non scienza.” La giovane Luthor rise, divertita, una mano che si stringeva il petto,
l’altra ancorata a Kara. “Sopravvivremo.” Mormorò allora Kara.
“Perché ne sei così sicura?” Chiese
Lena, osservandola, malgrado tutto, con un sorriso sulle labbra.
“Perché voglio passare tutta la mia
vita a farti ridere.”
Il veleno non si lasciò sconfiggere
facilmente, ma quando sorse l’alba Kara e Lena erano vive e il dolore si stava
lentamente attenuando.
“Devo parlare con nostra madre.”
Disse Lex, dopo aver compreso che sarebbero
sopravvissute.
“E io devo parlare con J’onn.” Concordò Alex, entrambi si voltarono verso le
sorelle, l’aria preoccupata.
“Sarebbe tanto chiedervi di non fare
sciocchezze mentre non ci siamo?” Domandò Alex.
“Temo sia come chiedere al sole di
non sorgere.” Sospirò Lex, un sorriso sulle labbra.
“Ci terrei a precisare però, che è stata vostra sorella ad avere una pessima
influenza sulla mia.” Mentre si allontanavano Kara e Lena li ascoltarono
discutere su chi avesse la sorella migliore.
“Tuo fratello è bravo con i pugnali?”
Chiese Kara, dopo un poco.
“Sì… perché?”
“Perché Alex è molto brava…” Il suo
viso preoccupato fece sorridere Lena.
“Non si uccideranno.” La rassicurò.
Rimasero in silenzio ancora un poco, poi Lena prese di nuovo la parola. “Ora
che siamo sole… posso chiederti una cosa?” L’esitazione e la titubanza nel tono
di Lena fecero corrugare la fronte a Kara, che annuì. “Hai detto che… quando
hai visto il mio viso, hai detto che era… voglio dire…”
“Oh, Lena…” La ragazza aveva
abbassato il volto, le gote leggermente rosse, ma ora alzò gli occhi incrociando
i suoi. Kara sorrideva. “Lena Luthor, sei la donna
più bella che io abbia mai visto e non lo dico perché sono innamorata di te e,
adesso, a quanto pare, abbiamo lo stesso cuore, ma lo dico perché è l’assoluta
verità.”
“Parola di El?”
Chiese allora Lena con un ampio sorriso.
“Decisamente parola di El!” Assicurò Kara.
Rimasero in silenzio, a guardarsi,
poi Lena si morse il labbro.
“Posso baciarti, lady Zor-El? Perché prima l’ho fatto mentre stavi per svenire e
non credo che sia stato proprio…” Fu interrotta dalle labbra di Kara che si
scontrarono con le sue.
Sorrisero entrambi, nel bacio, perché
i loro cuori, in perfetta sincronia, iniziarono a battere veloci.
Kara si separò sconvolta da un’idea.
“Tua madre vorrà ancora uccidermi?”
Chiese e Lena scoppiò a ridere.
“Probabile.” Affermò e poi prese il
viso della giovane e lo attirò di nuovo a sé.
“Posso sempre scalare la torre…”
Disse Kara, evidentemente persa nei suoi pensieri. Lena sorrise ancora di più.
“Non è una porta quella, lady Zor-El.” Bisbigliò.
Kara arrossì e sorrise, ricordando il
loro primo incontro, poi le loro labbra si trovarono di nuovo e non ci fu più
spazio per altro che non fossero i loro cuori e il loro amore.
Note: Anche questa volta la storia giunge al termine.
Inizio subito scusandomi per gli eventuali errori, non ho
avuto il tempo di rileggerla, ma non potevo rimandare ancora la pubblicazione,
avevo detto presto e presto doveva essere. ;-)
Vi aspettavate questa origine e questo contenuto per la
maledizione? Cosa ne dite di questo finale?
Vi è piaciuto il ruolo dei due fratelli? E le nostre protagoniste?
Fatemi sapere!
P.S. Lady Anna, ti sei riconosciuta? ;-)