31
BIMBA
ANGELO
Il
1800
si era rivelato un secolo molto interessante. Fra poeti maledetti ed
assenzio,
Keros si stava divertendo parecchio. All'Inferno tornava raramente,
quando ci
poteva trascinare qualche anima tentata. Aveva deciso di fare una
sorpresa a
Lucifero ed era rientrato a palazzo senza preavviso, con una bella
bottiglia di
“fatina verde" in dono. Lo aveva trovato chino sul
pianoforte, intento a
suonare una melodia perfetta. Senza disturbare, il principe era rimasto
in
disparte ad ascoltare. Il sovrano era totalmente preso dalla musica e
si
accorse solo dopo parecchio tempo della presenza del sanguemisto.
“Continua
pure” lo invitò Keros “Non era mia
intenzione disturbarti”.
“Suona
con me" lo invitò il re.
“Non
sono
capace. Non so suonare bene come fai tu…”.
“Impara".
Lucifero
attese che il principe lo raggiungesse e ricominciò a
suonare. L'erede tentò di
seguirlo nel miglior modo possibile, creando così una
melodia a quattro mani.
“Mi
hai
portato l'assenzio" notò il re, con un ghigno soddisfatto.
“Sì.
È
tutto per te…”.
Keros,
che come sempre seguiva la moda umana, tolse la tuba e la
poggiò fra le corna
di Lucifero, che fissò perplesso quel cappello.
“Sei
qui
per restare un po' di più?” chiese Satana.
“No.
Non
credo. È che devo spostarmi di zona ed ho bisogno di
riorganizzarmi un po'. Poi
devo fare rapporto per il registro".
“Puoi
anche rallentare, ragazzo. Non ho questa grande necessità di
anime…”.
“Ma
io mi
diverto!”.
Senza
aggiungere altro, Keros si congedò e raggiunse il piano con
le sue stanze.
C'era silenzio, cosa ultimamente piuttosto inusuale. Stando attento a
non far
rumore, il principe aprì cautamente una delle camere e
controllò fosse tutto in
ordine. Lilien dormiva, tranquilla, con accanto quattro cuccioli. Erano
tutti
accoccolati stretti e riposavano tranquilli. Una piccina invece era
lasciata in
disparte. Dormiva sola, abbandonata in un angolo. Keros
sospirò ed andò a
prenderla, portandola nella propria camera. La bambina era diversa
dalle sue
sorelline e dal suo fratellino. Aveva capelli ed occhi molto chiari, e
per
questo Lilien l'aveva fin da subito rifiutata. Fortunatamente, grazie
alle cure
delle varie balie presenti nel castello, era ancora in vita. Somigliava
troppo
ad un angelo, in molti avevano suggerito di lasciarla morire.
“Povera
la mia piccolina" le mormorò Keros, mentre lei si faceva
scaldare fra le
coperte.
Come
il
resto della cucciolata, era molto piccola e delicata. Era stato il
principe a
decidere per lei il nome di “Sophia" e, nonostante il forte
disaccordo
della madre, aveva insistito affinché crescesse come gli
altri.
“Questa
notte dormirai con me" la rassicurò il giovane padre
“Domani vedremo il da
farsi. Sono stufo di tornare a casa e trovarti sempre sola ed
abbandonata…”.
La
bimba
gli dedicò un sorriso e strusciò la testolina,
come farebbe un gattino felice.
Poi lentamente si addormentarono entrambi.
“Perché
Sophia stanotte era da sola?” domandò a Lilien il
giorno successivo.
“E
me lo
chiedi? Appena è nata te l'ho detto. Io quella non la
voglio. È orribile"
si sentì rispondere.
Keros
rimase
dapprima senza parole davanti ad una frase simile. Poi i due iniziarono
a
litigare, come spesso accadeva quando le loro strade si incrociavano.
“Fate
venire il mal di testa a tutto il palazzo" ghignò Lucifero.
Nella
grande sala di pranzo, re e principe erano da soli, ai lati opposti del
tavolo.
“Cerco
di
restare fuori casa il più possibile. Così ti
limito il fastidio" si stizzì
Keros, finendo di consumare il proprio pasto.
“Ma
pure
lei è spesso via. I piccoli sono in compagnia di Lilith ed
altre donne di
servitù”.
“I
piccoli. Tutti tranne Sophia".
“Litiga
con i suoi fratellini".
“Non
è
vero. Sono i fratellini che la trattano da schifo. Idem le donne che se
ne
dovrebbero prendere cura".
“Seguono
le disposizioni della madre".
“Ma
la
madre è una stronza!”.
“E
questo
è l'Inferno. Che futuro potrà mai avere quella
creaturina?”.
“Un
futuro come tutti gli altri. Perché dovrebbe ssere
diverso?”.
“Me
lo
chiedi sul serio?”.
Keros
scosse la testa. Dopo essere rimasto in silenzio qualche istante,
alzò lo sguardo
ed incrociò quello del sovrano.
“Dimmi
la
verità” parlò “Se io fossi
nato biondo, sarei stato soppresso?”.
“Biondo
con ali d'angelo? Asmodeo ti avrebbe lasciato bruciare nelle fiamme.
Senza
dubbio alcuno".
“Capisco…”.
“Adesso
hai dei dubbi perché sei il padre. Ma se tu vedessi la
situazione da fuori,
usando la razionalità, capiresti che la morte è
la soluzione migliore per
lei".
“Ma
è
solo una bambina. Che ne sai di che può
diventare?”.
“Questo
mondo non le permetterà di divenire alcunché. Io
ti ho protetto, ti ho difeso e
ti ho sostenuto. Ma tu avevi geni evidenti. Avevi denti da vampiro, lo
sguardo
di tua madre…”.
“E
chi ti
dice che lei non possa mostrare tratti demoniaci in futuro?”.
“E
chi ti
assicura che questo accada? Fa parte del ciclo naturale delle cose. Ha
gli
occhi di Mihael: nessun demone la accetterà mai, dovesse
pure divenire la più
potente di noi".
“Ma
questo è stupido! Allora si cava gli occhi e si colora i
capelli? Così d'un
tratto per tutti va meglio?”.
“Non
dire
stronzate. Hai avuto cinque cuccioli, puoi anche lasciarne morire uno.
Non
cambia niente”.
“Non
puoi
averlo detto sul serio…”.
Keros ora er in piedi. Lucifero era rimasto immobile, si era limitato ad alzare
gli occhi.
“Mi
‘spiace. L'Inferno è un posto di merda. Devi
valutare il meglio per la bambina.
E per chi le sta attorno".
“Si
chiama Sophia. Ed è tua nipote".
“Tecnicamente,
no. Tecnicamente è figlia tua e di Lilien. Questo fa di me
al massimo un
prozio".
“Com'è
che sono tuo figlio solo quando ti va comodo?! Mi hai spinto tu ad
avere questi
piccoli!”.
“Io
non
spingo a far nulla. Io mostro la realtà dei fatti, le scelte
possibili. Poi sta
a te…”.
“Se
tutti
ti avessero detto di ammazzarmi, lo avresti fatto?”.
“Nessuno
può dirmi quel che devo fare".
“Ma
se
fosse successo?”.
“La
questione non è la stessa. Tu avevi tratti demoniaci".
“Quindi
dovevi sopprimermi quando mi sono spuntate le ali da angelo”.
“Keros… non…”.
Il
principe si allontanò, senza attendere altro. Lucifero
sospirò, una volta rimasto da
solo. Fare il genitore era davvero una cosa complicata…
Entrare
in chiesa non era mai stato un problema per Keros. Sapeva che era il
modo
migliore per attrarre l'attenzione. Aveva osservato quasi divertito la
grande
statua dedicata a San Michele Arcangelo ed aveva acceso una candela.
Così
facendo, si era messo in contatto con Mihael e si erano dati
appuntamento al
tramonto, in una taverna. Al calare del sole gli angeli erano molto
meno
attivi. Keros, già seduto al tavolo ed abbigliato come un
umano dell'epoca, si
stupì nel vedere arrivare due figure. Uno era sicuramente
Mihael, pure lui in
borghese e con abiti umani, e l'altro? Sono quando raggiunse il tavolo
vi
riconobbe Gibriel, con i lunghi capelli biondi nascosti nella tuba.
“Perdona
l'intrusione” parlò proprio Gibriel
“…spero di non disturbare".
“Lui
sa
chi sei" aggiunse Mihael, sedendosi di fronte al principe.
“Ah.
Sa
che sono…?”.
“Il
figlio di Miky. Sì, lo so".
“E
da
quando?!”.
“Non
molto, a dir la verità. Guardandovi però qualche
somiglianza si nota…”.
“Se
lo
dici tu…”.
Dopo
alcuni convenevoli, i tre ordinarono da bere
ed iniziarono una cena a base di pesce e
specialità locali.
Chiacchierando del più e del meno, con Gibriel che guidava
la conversazione,
Keros attese pazientemente che l'atmosfera si facesse rilassata e
tranquilla.
Poi riuscì finalmente a confessare di essere diventato
padre. Gibriel mostrò un
grande entusiasmo alla notizia.
“Con
chi?
E quando?” domandò invece Mihael, senza lasciar
trasparire una grande emozione.
“Con
Lilien, la figlia di Azazel. Una cinquantina di anni fa" rispose il
principe.
“Quindi
ora sembrano più o meno come degli umani di un
anno?”.
“Circa…”.
“Suppongo
siano dei demoni…".
“Ho
avuto
cinque piccoli. Un maschio e quattro femmine.
Però…".
“E
come
sono?” si intromise Gibriel “Scommetto che sono
bellissimi".
“La
prima
a venire al mondo della cucciolata è stata Carmilla. Ho
deciso io il nome,
perché ha i capelli come i miei ed i dentini da vampiro. Poi
sono nate due
gemelle identiche, con capelli verde scuro e occhi viola, come la
mamma. Lilien
ha deciso di chiamarle Vixa e Kaya, in memoria della madre e della
sorella che
ha perso. Hanno coda ed ali da demone. Il maschio ci ha messo un po' a
nascere
ma alla fine si è deciso. Ha il mio sguardo ambrato ed i
capelli scuri. Denti
da vampiro, ali e coda. Poi…”.
“E
come
si chiama?” interruppe Gibriel.
“Chi?”.
“Il
maschietto. Non lo hai detto…”.
“Ah… già… Si
chiama Nasfer. In memoria… di un amico”.
“E
poi
manca una femminuccia, dico bene?”.
“Esatto.
Ed è per questo che vi ho chiamati. Lei
è… diversa”.
“Diversa
in che senso?”.
“Non
ha
tratti demoniaci. Non assomiglia ai suoi fratelli.
Così… ho pensato di chiedere
il vostro aiuto. Non può vivere all'Inferno”.
“Per
prima cosa, dovremmo vederla" commentò Mihael “Poi
decidere".
“Ve
la
vado a prendere… mi aiuterete?”.
“Faremo
tutto il possibile" assicurò Gibriel.
Davanti
alla fontana del paese, Keros mostrò la piccola. Era notte e
lei era lievemente
spaventata. Il sorriso di Gibriel però la
rassicurò subito.
“Ha
i
tuoi occhi, Mihael" commentò l'Arcangelo messaggero
“È bellissima".
“Si
chiama Sophia…” ammise il principe.
“Sophia…”
ripeté Mihael “Che progetti hai per
lei?”.
“Come
vedete, non ha nulla di demoniaco…”.
“Fra
gli
umani?” propose Gibriel “Potrebbe
starci?”.
“Gli
umani crescono in fretta” scosse la testa Mihael
“Dovrebbe spostarsi
continuamente o vivere isolata".
“Portiamola
su con noi, allora" sorrise ancora il messaggero.
“E
se poi
dovesse diventare un demone?”.
“Esiste
un modo per scoprirlo. E tu lo sai…”.
“Quale
modo?” si intromise Keros, stringendo la bambina ed
osservando i due Arcangeli.
Mihael
non rispose. Si avvicinò ulteriormente alla fontana e ne
toccò l'acqua,
pronunciando parole a bassa voce.
“Se
ha
preso da me…” ghignò il mezzodemone
“…l'acqua santa non le fa nulla".
“Mai
provato l'acqua benedetta dagli angeli? Facile non farsi male con
quella creata
dagli uomini…” si sentì rispondere.
Keros
non
seppe che dire. L'Arcangelo lo stava invitando a dargli la bambina.
“Se
non
ha tratti demoniaci, non le accadrà nulla" lo
rassicurò Gibriel.
“E
se li
ha?” ribatté il principe, poco convinto.
Mihael
non rispose e continuò ad allungare le braccia verso la
piccola. Keros sospirò
e gliela concesse. Poi chiuse gli occhi, vedendola avvicinarsi alla
grossa
fontana circolare. Sophia immerse una manina nell'acqua e rise,
iniziando a
giocarci.
“È
pura" esclamò Gibriel “Niente di
demoniaco!”.
“Siamo
sicuri?” storse il naso il mezzosangue.
“Prova
tu…” lo invitò Mihael.
Keros
era
scettico. L'acqua santa non gli aveva mai fatto del male.
Allungò le dita verso
la fontana e subito le ritrasse, lasciandosi sfuggire un sibilo
infastidito.
“Visto?
L'acqua benedetta dagli angeli è diversa. Più
potente. Ti sei fatto molto
male?” si preoccupò l'Arcangelo guerriero.
“No.
Non
è nulla…” borbottò il
giovane, nascondendo la mano “Quindi? Ora con Sophia che
si fa?” cambiò subito argomento.
“La
teniamo noi!” esclamò Gibriel con entusiasmo
“E senza dover nascondere nulla.
Diremo la verità: abbiamo sottratto ai demoni una piccina
che demone non è”.
“Voi… Lo
fareste davvero? Intendo… Crescere la bambina in
Paradiso?”.
“Certo"
annuì Mihael “È quello il suo posto.
Crescerà felice ed amata, nessuno le vorrà
mai fare del male".
“Oh… È
meraviglioso…”.
Keros
rimase in silenzio e sorrise alla piccina. Nel suo sguardo, subito
comparve un
velo di tristezza. Era consapevole che per lui le porte del cielo erano
ormai
chiuse, e quindi non l'avrebbe rivista molto facilmente.
Però sapeva che quella
era l'unica soluzione possibile. Lui non poteva tenerla con
sé, era pericoloso
e difficile.
“Verrà
trattata come una principessa" lo rassicurò Gibriel,
intuendone i pensieri
“Crescerà e diventerà la più
bella delle creature del cielo".
“A
me
basta che sia felice" rispose il principe “E non sia mai
più sola".
Accarezzò
il viso della piccola, sorridendole.
“Ora
vai
in un posto bellissimo" le spiegò “Dove nessuno ti
prenderà in giro o ti
maltratterà. E non preoccuparti: andrà tutto
bene. Sarai felice".
La
bambina, non potendo rispondere perché ancora incapace di
parlare, inclinò il
capo. Era perplessa. Era abituata a vedere andare via il padre, lo
incrociava
piuttosto raramente, e non capiva bene quel che stava succedendo.
“Avrai
sue notizie ogni volta che vorrai” mormorò Mihael
“Ora però dobbiamo andare.
Presto sarà giorno ed abbiamo del lavoro da
sbrigare…”.
“Vi
ringrazio infinitamente" si inchinò Keros, non riuscendo a
dire altro.
Lilien
non diede peso all'assenza di Sophia. Pensò che finalmente
qualcuno l'avesse
uccisa. Anche gli altri cuccioli non ci fecero molto caso, abituati a
lasciarla
in disparte. Per Keros perciò fu facile evitare l'argomento.
Intravide gli
occhi argento di Simadè nel buio del corridoio e lo
congedò, volendo solo
essere lasciato in pace.
“Che
avete fatto alla mano?” chiese il servo.
Il
principe la nascose, rispondendo con un semplice “niente" ed
entrando in
camera. Solo, prese dal bagno personale alcune piante che aveva
imparato ad
usare grazie a Raphael ed iniziò a bendare l'arto ferito.
Sembrava una
bruciatura, che ne avvolgeva le dita e parte del dorso.
“Che
hai
fatto alla mano?”.
Il
principe sobbalzò sentendo quella frase, pronunciata nel
buio. Uscito dal
bagno, aveva trovato Lucifero ad attenderlo, seduto sul letto.
“So
quel
che è accaduto" continuò il re.
“Di
che
parli?” storse il naso Keros, toccandosi la ferita.
“Di
Sophia. So quel che hai fatto…”.
“E
vuoi
rompermi le palle?”.
“No.
Sapevo che sarebbe successo. Sapevo che avresti preso la decisione
giusta".
“Intendi
dire… che…”.
Il
re si
alzò ed abbracciò il principe.
“Anche
se
tutto l'Inferno me lo avesse ordinato, io non ti avrei mai soppresso.
Tu sei
mio figlio. Sei sempre mio figlio, non solo quando mi va comodo. E so
che per
quella bambina provi un sentimento simile a quello che io provo per te.
Ero
sicuro che avresti agito bene. Ma dovevo farti capire che qui non era
posto per
lei. Non con una madre che non la vuole e con un padre sempre nel regno
degli
umani. Forse avrei potuto proteggerla, ma non avrei mai potuto renderla
felice.
Lei non è un demone".
“Lo
so.
Lei è pura. Così ha detto
Gibriel…”.
“Ti
mancherà. Ma sappi che sono fiero di te. Mi perdoni? Sono
stato un po' stronzo
per convincerti…”.
“Non
del
tutto. Alla fine, io non ho mai voluto una famiglia. Ma vederla
lì… sola… Ho
pensato al fatto che io quando ero così piccino giocavo
sempre con te. Ed ho
pensato che spettasse a me fare qualcosa… So che non le
mancherò”.
“Questo
non puoi dirlo. Ora dedicati ai tuoi altri quattro piccoli".
“Loro
non
hanno bisogno di me... e poi c'è un locale nuovo che
voglio vedere".
“Un
locale?”.
“Nel
mondo umano. Si chiama Mulin Rouge. Vieni con me?”.
Gli
anni passano!! Il 1900 è alle porte… Pronti?
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