Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    28/04/2018    4 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BIMBA ANGELO

 

Il 1800 si era rivelato un secolo molto interessante. Fra poeti maledetti ed assenzio, Keros si stava divertendo parecchio. All'Inferno tornava raramente, quando ci poteva trascinare qualche anima tentata. Aveva deciso di fare una sorpresa a Lucifero ed era rientrato a palazzo senza preavviso, con una bella bottiglia di “fatina verde" in dono. Lo aveva trovato chino sul pianoforte, intento a suonare una melodia perfetta. Senza disturbare, il principe era rimasto in disparte ad ascoltare. Il sovrano era totalmente preso dalla musica e si accorse solo dopo parecchio tempo della presenza del sanguemisto.

“Continua pure” lo invitò Keros “Non era mia intenzione disturbarti”.

“Suona con me" lo invitò il re.

“Non sono capace. Non so suonare bene come fai tu…”.

“Impara".

Lucifero attese che il principe lo raggiungesse e ricominciò a suonare. L'erede tentò di seguirlo nel miglior modo possibile, creando così una melodia a quattro mani.

“Mi hai portato l'assenzio" notò il re, con un ghigno soddisfatto.

“Sì. È tutto per te…”.

Keros, che come sempre seguiva la moda umana, tolse la tuba e la poggiò fra le corna di Lucifero, che fissò perplesso quel cappello.

“Sei qui per restare un po' di più?” chiese Satana.

“No. Non credo. È che devo spostarmi di zona ed ho bisogno di riorganizzarmi un po'. Poi devo fare rapporto per il registro".

“Puoi anche rallentare, ragazzo. Non ho questa grande necessità di anime…”.

“Ma io mi diverto!”.

Senza aggiungere altro, Keros si congedò e raggiunse il piano con le sue stanze. C'era silenzio, cosa ultimamente piuttosto inusuale. Stando attento a non far rumore, il principe aprì cautamente una delle camere e controllò fosse tutto in ordine. Lilien dormiva, tranquilla, con accanto quattro cuccioli. Erano tutti accoccolati stretti e riposavano tranquilli. Una piccina invece era lasciata in disparte. Dormiva sola, abbandonata in un angolo. Keros sospirò ed andò a prenderla, portandola nella propria camera. La bambina era diversa dalle sue sorelline e dal suo fratellino. Aveva capelli ed occhi molto chiari, e per questo Lilien l'aveva fin da subito rifiutata. Fortunatamente, grazie alle cure delle varie balie presenti nel castello, era ancora in vita. Somigliava troppo ad un angelo, in molti avevano suggerito di lasciarla morire.

“Povera la mia piccolina" le mormorò Keros, mentre lei si faceva scaldare fra le coperte.

Come il resto della cucciolata, era molto piccola e delicata. Era stato il principe a decidere per lei il nome di “Sophia" e, nonostante il forte disaccordo della madre, aveva insistito affinché crescesse come gli altri.

“Questa notte dormirai con me" la rassicurò il giovane padre “Domani vedremo il da farsi. Sono stufo di tornare a casa e trovarti sempre sola ed abbandonata…”.

La bimba gli dedicò un sorriso e strusciò la testolina, come farebbe un gattino felice. Poi lentamente si addormentarono entrambi.

 

“Perché Sophia stanotte era da sola?” domandò a Lilien il giorno successivo.

“E me lo chiedi? Appena è nata te l'ho detto. Io quella non la voglio. È orribile" si sentì rispondere.

Keros rimase dapprima senza parole davanti ad una frase simile. Poi i due iniziarono a litigare, come spesso accadeva quando le loro strade si incrociavano.

 

“Fate venire il mal di testa a tutto il palazzo" ghignò Lucifero.

Nella grande sala di pranzo, re e principe erano da soli, ai lati opposti del tavolo.

“Cerco di restare fuori casa il più possibile. Così ti limito il fastidio" si stizzì Keros, finendo di consumare il proprio pasto.

“Ma pure lei è spesso via. I piccoli sono in compagnia di Lilith ed altre donne di servitù”.

“I piccoli. Tutti tranne Sophia".

“Litiga con i suoi fratellini".

“Non è vero. Sono i fratellini che la trattano da schifo. Idem le donne che se ne dovrebbero prendere cura".

“Seguono le disposizioni della madre".

“Ma la madre è una stronza!”.

“E questo è l'Inferno. Che futuro potrà mai avere quella creaturina?”.

“Un futuro come tutti gli altri. Perché dovrebbe ssere diverso?”.

“Me lo chiedi sul serio?”.

Keros scosse la testa. Dopo essere rimasto in silenzio qualche istante, alzò lo sguardo ed incrociò quello del sovrano.

“Dimmi la verità” parlò “Se io fossi nato biondo, sarei stato soppresso?”.

“Biondo con ali d'angelo? Asmodeo ti avrebbe lasciato bruciare nelle fiamme. Senza dubbio alcuno".

“Capisco…”.

“Adesso hai dei dubbi perché sei il padre. Ma se tu vedessi la situazione da fuori, usando la razionalità, capiresti che la morte è la soluzione migliore per lei".

“Ma è solo una bambina. Che ne sai di che può diventare?”.

“Questo mondo non le permetterà di divenire alcunché. Io ti ho protetto, ti ho difeso e ti ho sostenuto. Ma tu avevi geni evidenti. Avevi denti da vampiro, lo sguardo di tua madre…”.

“E chi ti dice che lei non possa mostrare tratti demoniaci in futuro?”.

“E chi ti assicura che questo accada? Fa parte del ciclo naturale delle cose. Ha gli occhi di Mihael: nessun demone la accetterà mai, dovesse pure divenire la più potente di noi".

“Ma questo è stupido! Allora si cava gli occhi e si colora i capelli? Così d'un tratto per tutti va meglio?”.

“Non dire stronzate. Hai avuto cinque cuccioli, puoi anche lasciarne morire uno. Non cambia niente”.

“Non puoi averlo detto sul serio…”.

Keros ora er in piedi. Lucifero era rimasto immobile, si era limitato ad alzare gli occhi.

“Mi ‘spiace. L'Inferno è un posto di merda. Devi valutare il meglio per la bambina. E per chi le sta attorno".

“Si chiama Sophia. Ed è tua nipote".

“Tecnicamente, no. Tecnicamente è figlia tua e di Lilien. Questo fa di me al massimo un prozio".

“Com'è che sono tuo figlio solo quando ti va comodo?! Mi hai spinto tu ad avere questi piccoli!”.

“Io non spingo a far nulla. Io mostro la realtà dei fatti, le scelte possibili. Poi sta a te…”.

“Se tutti ti avessero detto di ammazzarmi, lo avresti fatto?”.

“Nessuno può dirmi quel che devo fare".

“Ma se fosse successo?”.

“La questione non è la stessa. Tu avevi tratti demoniaci".

“Quindi dovevi sopprimermi quando mi sono spuntate le ali da angelo”.

“Keros… non…”.

Il principe si allontanò, senza attendere altro. Lucifero sospirò, una volta rimasto da solo. Fare il genitore era davvero una cosa complicata…

 

Entrare in chiesa non era mai stato un problema per Keros. Sapeva che era il modo migliore per attrarre l'attenzione. Aveva osservato quasi divertito la grande statua dedicata a San Michele Arcangelo ed aveva acceso una candela. Così facendo, si era messo in contatto con Mihael e si erano dati appuntamento al tramonto, in una taverna. Al calare del sole gli angeli erano molto meno attivi. Keros, già seduto al tavolo ed abbigliato come un umano dell'epoca, si stupì nel vedere arrivare due figure. Uno era sicuramente Mihael, pure lui in borghese e con abiti umani, e l'altro? Sono quando raggiunse il tavolo vi riconobbe Gibriel, con i lunghi capelli biondi nascosti nella tuba.

“Perdona l'intrusione” parlò proprio Gibriel “…spero di non disturbare".

“Lui sa chi sei" aggiunse Mihael, sedendosi di fronte al principe.

“Ah. Sa che sono…?”.

“Il figlio di Miky. Sì, lo so".

“E da quando?!”.

“Non molto, a dir la verità. Guardandovi però qualche somiglianza si nota…”.

“Se lo dici tu…”.

Dopo alcuni convenevoli, i tre ordinarono da bere  ed iniziarono una cena a base di pesce e specialità locali. Chiacchierando del più e del meno, con Gibriel che guidava la conversazione, Keros attese pazientemente che l'atmosfera si facesse rilassata e tranquilla. Poi riuscì finalmente a confessare di essere diventato padre. Gibriel mostrò un grande entusiasmo alla notizia.

“Con chi? E quando?” domandò invece Mihael, senza lasciar trasparire una grande emozione.

“Con Lilien, la figlia di Azazel. Una cinquantina di anni fa" rispose il principe.

“Quindi ora sembrano più o meno come degli umani di un anno?”.

“Circa…”.

“Suppongo siano dei demoni…".

“Ho avuto cinque piccoli. Un maschio e quattro femmine. Però…".

“E come sono?” si intromise Gibriel “Scommetto che sono bellissimi".

“La prima a venire al mondo della cucciolata è stata Carmilla. Ho deciso io il nome, perché ha i capelli come i miei ed i dentini da vampiro. Poi sono nate due gemelle identiche, con capelli verde scuro e occhi viola, come la mamma. Lilien ha deciso di chiamarle Vixa e Kaya, in memoria della madre e della sorella che ha perso. Hanno coda ed ali da demone. Il maschio ci ha messo un po' a nascere ma alla fine si è deciso. Ha il mio sguardo ambrato ed i capelli scuri. Denti da vampiro, ali e coda. Poi…”.

“E come si chiama?” interruppe Gibriel.

“Chi?”.

“Il maschietto. Non lo hai detto…”.

“Ah… già… Si chiama Nasfer. In memoria… di un amico”.

“E poi manca una femminuccia, dico bene?”.

“Esatto. Ed è per questo che vi ho chiamati. Lei è… diversa”.

“Diversa in che senso?”.

“Non ha tratti demoniaci. Non assomiglia ai suoi fratelli. Così… ho pensato di chiedere il vostro aiuto. Non può vivere all'Inferno”.

“Per prima cosa, dovremmo vederla" commentò Mihael “Poi decidere".

“Ve la vado a prendere… mi aiuterete?”.

“Faremo tutto il possibile" assicurò Gibriel.

 

Davanti alla fontana del paese, Keros mostrò la piccola. Era notte e lei era lievemente spaventata. Il sorriso di Gibriel però la rassicurò subito.

“Ha i tuoi occhi, Mihael" commentò l'Arcangelo messaggero “È bellissima".

“Si chiama Sophia…” ammise il principe.

“Sophia…” ripeté Mihael “Che progetti hai per lei?”.

“Come vedete, non ha nulla di demoniaco…”.

“Fra gli umani?” propose Gibriel “Potrebbe starci?”.

“Gli umani crescono in fretta” scosse la testa Mihael “Dovrebbe spostarsi continuamente o vivere isolata".

“Portiamola su con noi, allora" sorrise ancora il messaggero.

“E se poi dovesse diventare un demone?”.

“Esiste un modo per scoprirlo. E tu lo sai…”.

“Quale modo?” si intromise Keros, stringendo la bambina ed osservando i due Arcangeli.

Mihael non rispose. Si avvicinò ulteriormente alla fontana e ne toccò l'acqua, pronunciando parole a bassa voce.

“Se ha preso da me…” ghignò il mezzodemone “…l'acqua santa non le fa nulla".

“Mai provato l'acqua benedetta dagli angeli? Facile non farsi male con quella creata dagli uomini…” si sentì rispondere.

Keros non seppe che dire. L'Arcangelo lo stava invitando a dargli la bambina.

“Se non ha tratti demoniaci, non le accadrà nulla" lo rassicurò Gibriel.

“E se li ha?” ribatté il principe, poco convinto.

Mihael non rispose e continuò ad allungare le braccia verso la piccola. Keros sospirò e gliela concesse. Poi chiuse gli occhi, vedendola avvicinarsi alla grossa fontana circolare. Sophia immerse una manina nell'acqua e rise, iniziando a giocarci.

“È pura" esclamò Gibriel “Niente di demoniaco!”.

“Siamo sicuri?” storse il naso il mezzosangue.

“Prova tu…” lo invitò Mihael.

Keros era scettico. L'acqua santa non gli aveva mai fatto del male. Allungò le dita verso la fontana e subito le ritrasse, lasciandosi sfuggire un sibilo infastidito.

“Visto? L'acqua benedetta dagli angeli è diversa. Più potente. Ti sei fatto molto male?” si preoccupò l'Arcangelo guerriero.

“No. Non è nulla…” borbottò il giovane, nascondendo la mano “Quindi? Ora con Sophia che si fa?” cambiò subito argomento.

“La teniamo noi!” esclamò Gibriel con entusiasmo “E senza dover nascondere nulla. Diremo la verità: abbiamo sottratto ai demoni una piccina che demone non è”.

“Voi… Lo fareste davvero? Intendo… Crescere la bambina in Paradiso?”.

“Certo" annuì Mihael “È quello il suo posto. Crescerà felice ed amata, nessuno le vorrà mai fare del male".

“Oh… È meraviglioso…”.

Keros rimase in silenzio e sorrise alla piccina. Nel suo sguardo, subito comparve un velo di tristezza. Era consapevole che per lui le porte del cielo erano ormai chiuse, e quindi non l'avrebbe rivista molto facilmente. Però sapeva che quella era l'unica soluzione possibile. Lui non poteva tenerla con sé, era pericoloso e difficile.

“Verrà trattata come una principessa" lo rassicurò Gibriel, intuendone i pensieri “Crescerà e diventerà la più bella delle creature del cielo".

“A me basta che sia felice" rispose il principe “E non sia mai più sola".

Accarezzò il viso della piccola, sorridendole.

“Ora vai in un posto bellissimo" le spiegò “Dove nessuno ti prenderà in giro o ti maltratterà. E non preoccuparti: andrà tutto bene. Sarai felice".

La bambina, non potendo rispondere perché ancora incapace di parlare, inclinò il capo. Era perplessa. Era abituata a vedere andare via il padre, lo incrociava piuttosto raramente, e non capiva bene quel che stava succedendo.

“Avrai sue notizie ogni volta che vorrai” mormorò Mihael “Ora però dobbiamo andare. Presto sarà giorno ed abbiamo del lavoro da sbrigare…”.

“Vi ringrazio infinitamente" si inchinò Keros, non riuscendo a dire altro.

 

Lilien non diede peso all'assenza di Sophia. Pensò che finalmente qualcuno l'avesse uccisa. Anche gli altri cuccioli non ci fecero molto caso, abituati a lasciarla in disparte. Per Keros perciò fu facile evitare l'argomento. Intravide gli occhi argento di Simadè nel buio del corridoio e lo congedò, volendo solo essere lasciato in pace.

“Che avete fatto alla mano?” chiese il servo.

Il principe la nascose, rispondendo con un semplice “niente" ed entrando in camera. Solo, prese dal bagno personale alcune piante che aveva imparato ad usare grazie a Raphael ed iniziò a bendare l'arto ferito. Sembrava una bruciatura, che ne avvolgeva le dita e parte del dorso.

“Che hai fatto alla mano?”.

Il principe sobbalzò sentendo quella frase, pronunciata nel buio. Uscito dal bagno, aveva trovato Lucifero ad attenderlo, seduto sul letto.

“So quel che è accaduto" continuò il re.

“Di che parli?” storse il naso Keros, toccandosi la ferita.

“Di Sophia. So quel che hai fatto…”.

“E vuoi rompermi le palle?”.

“No. Sapevo che sarebbe successo. Sapevo che avresti preso la decisione giusta".

“Intendi dire… che…”.

Il re si alzò ed abbracciò il principe.

“Anche se tutto l'Inferno me lo avesse ordinato, io non ti avrei mai soppresso. Tu sei mio figlio. Sei sempre mio figlio, non solo quando mi va comodo. E so che per quella bambina provi un sentimento simile a quello che io provo per te. Ero sicuro che avresti agito bene. Ma dovevo farti capire che qui non era posto per lei. Non con una madre che non la vuole e con un padre sempre nel regno degli umani. Forse avrei potuto proteggerla, ma non avrei mai potuto renderla felice. Lei non è un demone".

“Lo so. Lei è pura. Così ha detto Gibriel…”.

“Ti mancherà. Ma sappi che sono fiero di te. Mi perdoni? Sono stato un po' stronzo per convincerti…”.

“Non del tutto. Alla fine, io non ho mai voluto una famiglia. Ma vederla lì… sola… Ho pensato al fatto che io quando ero così piccino giocavo sempre con te. Ed ho pensato che spettasse a me fare qualcosa… So che non le mancherò”.

“Questo non puoi dirlo. Ora dedicati ai tuoi altri quattro piccoli".

“Loro non hanno bisogno di me... e poi c'è un locale nuovo che voglio vedere".

“Un locale?”.

“Nel mondo umano. Si chiama Mulin Rouge. Vieni con me?”.

 

Gli anni passano!! Il 1900 è alle porte… Pronti?

   
 
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