Black stars 5
A star lost in the
Universe.
Reza
sentiva tutta la superfice della sua pelle bruciare con un' intensità
che fino ad allora non avrebbe mai pensato di sperimentare .
Camminava
tra le fiamme ad occhi aperti senza badare al dolore, un dlore fitto
ed intenso che lo stava uccidendo, gli occhi vedevano solo il fuoco,
le orecchie sentivano distintamente il canto di Rania Varsani che
accompagnava la sua camminata, e più dolore sentiva più sapeva di
esserci, più dolere sentiva più sentiva anche il suo orgoglio
crescere.
Il più giovane
Sarebbe stato il più
giovane
La
cerimonia di Eunsur era l'ultimo tassello che gli mancava per essere
a tutti gli effetti riconosciuto come Alchimista nonostante avesse
appena compiuto quattordici anni, e lui voleva superarla, doveva
superarla perché ai figli di traditori non è mai concesso prendere
parte ad Eunsur, la cerimonia del proprio elemento, mai in nessun
caso, per far sì che i germogli di una pianta malata vengano recisi
all'istante, ma a lui è stato concesso, non solo perché è
sicuramente il più brillante giovane mago che la Persia abbia mai
visto, e lui questo lo sa perché Thuban Varsani in persona non fa
altro che ricordarglielo, ma anche perché quando suo padre aveva
preso la decisione di tradire era stato lui a prendere la decisione
di voltargli le spalle e la sua decisione aveva salvato la vita di
Merhzad l'unico giovane uomo al mondo di cui Thuban Varsani si
fidasse senza riserve, il preferito, il dono del sole come diceva il
suo nome, era lui il motivo per il quale perfino al figlio di un
traditore era stato concesso di prendere parte sia ad Eunsur che alla
cerimonia del nome e lui li avrebbe completati assieme, e avere il
corpo completamente dilaniato dal fuoco sembrava un buon prezzo da
pagare per avere il posto che gli spettava di diritto nella cerchia
della congrega, una volta dentro Thuban si sarebbe fidato anche di
lui, una volta dentro avrebbe potuto aspirare a diventare il prossimo
reggente alla morte di Varsani, questo perché per l'appunto lui era
il più giovane, il più talentuoso e dato l'elemento che lo
rappresentava aveva ottime probabilità di essere anche il più
forte.
Eppure
una volta uscito da quell' inferno di fuoco che lo sovrastava si era
anche ricordato del perché nonostante tutte le sue doti, che lo
rendevano il candidato perfetto a guidare gli Alchimisti in quel
periodo così oscuro poteva esserci un' altra evoluzione che gli
eventi potevano prendere, una calamità naturale che avrebbe potuto
colpirlo e che adesso che era uscito dal sentiero di fuoco lo
guardava con una smorfia irritata in volto, smorfia che Reza Aghajari
non si fece nessun problema a ricambiare, nessuno sembrò dare peso
al suo cambio di espressione nonappena venne visto dall'intera
congrega uscire illeso dal mare di fiamme, quella faccia contratta e
sprezzante poteva essere benissimo dovuta al dolore della prova,
c'era una persona che tuttavia lui non poteva ingannare e quella
persona era Mehrzad, che lo guardava severamente, ammonendolo dal
fare qualsiasi cosa stupida, il ragazzino si focalizzò di nuovo
sulla voce del canto di Rania che si fermò definitivamente solo dopo
un'altra diecina di minuti, nel silenzio della stanza del fuoco di
dimora del Drago Thuban Varsani avanzò verso di lui con quel suo
atteggiamento severo e distaccato che lo contraddistingueva tra i
suoi simili, gli si fermò a pochi passi di distanza facendogli cenno
di inginocchiarsi.
“Reza,
figlio di Daryoush, erede di Aghajari, nato dalle terre di Cyrus,
scelto dal fuoco, sei qui oggi dopo aver sostenuto Eunsur, la
cerimonia dell'elemento perché, con la testimonianza di Mehrzad hai
ricevuto il tuo nome in sogno da Khorshid, il sole, dicci allora come
da oggi dovrai essere chiamato”
prende
un respiro profondo, pronto a riavere il suo vero nome, quello
datogli dalla magia non più quello scelto dagli uomini, sono
pochissimi gli Alchimisti che nel corso della loro vita apprendono il
loro nome, la maggior parte come succede in quasi tutte le società
magiche del mondo tengono il nome che gli viene dato dai genitori, ma
lui no, lui ha visto il suo vero nome, come fece Mehrzad diversi anni
prima, come fece Thuban a soli sei anni.
Il
vero nome di un alchimista corrisponde alla sua vera natura, Thuban è
la testa del drago, Mehrzad è il dono del sole e lui non è più
Reza ma
“Keyvan...
il mio nome è Keyvan”
Universo
E per
un momento Keyvan vide l'rgoglio negli occhi Mherzad, per un momento
vide l'orgoglio negli occhi Thuban. Voltò lo sguardo verso Nashira
Black, l'intrusa inglese che non aveva ancora cancellato la smorfia
da quella sua faccia di mocciosa, il suo protettore era fiero di lui,
suo nonno era fiero di lui e lui aveva dimostrato di essere il
migliore...e lei non avrebbe potuto farci niente.
***
Nashira
attende seduta con le gambe incrociate che Reza-egocentrismo-
Aghajari venga fuori da quella tempesta di fuoco dalla quale tutti
sono affascinati, pochi hanno superato con successo la prova del
fuoco durante Eunsur, uno di questi era stato suo nonno il giorno del
compimento dei suoi sedici anni, e non solo quel ragazzino
insopportabile e molesto si era permesso di avere qualcosa in comune
con il vecchio Varsani, che sembrava già così fiero da dove lo
osservava lei, ma aveva anche affrontato la sua prova ben due anni
prima rispetto a quando lo aveva fatto suo nonno, sin da quando era
arrivata a Dimora del Drago Nashira aveva dovuto fare i conti con le
voci che giravano su di lei e anche sul giovane protetto della sua
famiglia.
Lei
era considerata indisciplinata e inadeguata tra le altre cose e
l'avere un padre inglese e l'essere cresciuta in Inghilterra per
tutti quegli anni non l'aiutava di certo ad integrarsi, dall'altra
parte c'era Reza, talentuoso, leale, ambizioso, stimato e favorito
dalla sua stessa famiglia, era già scontato per molti che sarebbe
stato lui il prossimo reggente di dimora del drago, perché lei e i
suoi fratelli a quanto pareva non erano degni abbastanza, in più
l'atteggiamento di sufficienza con cui Reza tendeva a trattare tutti
coloro che lo circondavano di certo non lo rendevano una persona
simpatica, e la parte più odiosa di ciò era che poteva permettersi
di comportarsi così perché era vero e innegabile che fosse lui il
migliore, il più bravo.
Si
rese conto di aver iniziato a sbuffare quando Mherzad Bahari, seduto
accanto a lei le fece cenno di tacere o quantomeno di usare un
linguaggio adatto alla solennità della situazione.
Eunsur
era il rito dell' elemento, il momento in cui si manifesta l'affinità
di ogni alchimista con acqua o aria o terra o fuoco e l'elemento
prepara una prova, se la prova viene superata si entra di diritto tra
le schiere degli alchimisti adulti e si inizia una preparazione con
magia molto più avanzata di quella che stava affrontando lei.
Quando
Reza uscì fuori da quel mare di fuoco in corpo non aveva manco un
graffio, niente, era impeccabile come sempre e l'orgoglio negli occhi
di tutti non poteva che darle fastidio, non solo era più giovane di
Thuban stesso al superamento di Eunsur ma aveva anche sostenuto una
prova pressoché perfetta, e la stava guardando, con quell'aria
strafottente perché lo sa Reza di averla superata come si deve, lei
non sarebbe mai riuscita a sostenere una prova a quei livelli e non
lo avrebbe fatto neanche a quell'età.
Quando
Thuban gli permette di alzarsi e lo presenta con il suo nuovo nome,
perché Ovviamente il figlio perfetto degli alchimisti non
solo ha scoperto il suo elemento in circostanze straordinarie ma
anche il suo nome.
Aveva
scoperto il suo elemento circa un anno prima quando aveva affronato
da solo un Ifrit per salvare Mherzad e la notte stessa Khorshid, il
sole, gli era apparso in sogno per rivelargli il suo nuovo nome
“KEYVAN”
Universo
un
nome che si portava dietro tutto l'ego già smisurato di quel
ragazzo, e lei lo detestava, perché era un bel nome, un nome
importante che lasciava intendere tutta la grandezza che quel
moscerino fastidioso si sarebbe portato con sé, non riusciva a
capacitarsi di come Khorshid avesse potuto suggerire un nome che
amplificasse ancora di più l'incredibile e già smisurata
considerazione che Keyvan aveva di sé, poteva sentire gli
sguardi degli altri memebri della congrega che si posavano prima su
di lui e poi su sé stessa, e ne percepiva tutta la disapprovazione,
sapeva che ora suo nonno avrebbe dovuto occuparsi degli ospiti
arrivati da tutta l'Asia centrale e dal resto del caucaso, così
decise di allontanarsi da sola prima di doversi complimentare per
forza con quel talentuosissimo problema.
Quasi
fuori dalla portata visiva di Mherzad, ora troppo preso a occuparsi
del suo pupillo, Nashira si sentì imporvvisamente afferrare dal
braccio, lo stupore iniziale lasciò spazio alla sorpresa e al
sorriso quando si rese conto che le sue due nuove amiche, anch'esse
sorridenti e allegre, l'avevano intercettata prima che potesse darsi
alla fuga.
“Dove
pensi di andare?”
“Hai
visto che roba?”
Nashira
si alzava la mattina e ringraziava sempre di aver trovato, in una
reggia fatta di Keyvan e Mherzad e Roxsane, ovvero tutte persone che
volevano controllarla o deriderla, anche persone come Khamisa
Shoneyin, dodici anni, nigeriana, alta, con due occhi verdi e
trasparenti che risaltavano come smeraldi nella sua pelle scura, e
con dei turbanti colorati e leggeri che le davano un'aria molto più
adulta degli altri allievi della reggia e Laleh Kiarostami, dodici
anni, persiana, che proprio come il nome che portava non sembrava
avere intenzione di impressionare nessuno, Laleh era un tulipano, e i
tulipani per definizione vivono dei loro infiniti colori senza
curarsi troppo di ciò che gli altri fiori del giardino pensano della
loro specie, consci del fatto che al mondo c'è spazio per tutti, a
quanto pare anche per gli invasori inglesi.
“Non
trovate anche voi che il suo nome sia davvero bello?”
Laleh
aveva quell'aria sognante tipica di chi passava il suo tempo a
fantasticare, e su Keyvan lei aveva fantasticato già parecchio, la
sua amica nutriva per quel mortale nemico una ammirazione genuina e
giustificata che rendevano agli occhi di Nashira il personaggio di
Aghajari ancora più odioso, perché se un tulipano come Laleh aveva
deciso che sì c'era spazio per tutti i fiori ma che c'era anche un
fiore che meritasse totale ammirazione allora voleva dire che davvero
lui era più un'insopportabile e inarrivabile entità che un
ragazzino della dimora come tutti gli altri.
“Ho
sentito dire che Keyvan oltre che Universo vul dire anche Pianeta
Terra, è molto poetico”
Khamisa
sa tutto, sempre senza eccezzioni, se fossero state ad Hogwarts
sarebbe stata di sicuro una corvonero, ma utilizzava la sua
conoscenza prettamente come arma di scherno nei confronti degli
altri, una cosa molto da serpeverde
“Credo
che adesso che ha trovato il suo vero significato Keyvan comincerà a
esercitare, come del resto il pianeta terra stesso, una forza di
gravità data la massa smisurata della propria autoconsiderazione”
E
Nashira non può che iniziare a ridere, di gusto, perché almeno ha
nella Nigeriana una valida alleata per detestare quell' individuo che
mina al suo ruolo nella congrega.
Le due
decidono però di darci un taglio quando la faccia in allerta di
Laleh suggerisce che qualcuno si sta avvicinando rompendo la loro
piccola pausa di riflessione, qualcuno che non dovrebbe sentire le
parole canzonatorie che avevano riservato per il protagonista del
giorno.
“Stella
mia”
“Nonno!”
simulando
un sorriso le ragazzine si presentarono come conveniva agli
accompagnatori di Thuban Varsani, Nashira ruppe la promessa fatta a
sé stessa giusto una diecina di secondi prima, quando aveva visto
avvicinarsi assieme al nonno anche ovviamente Keyvan, il quale
evidentemente doveva avere dei problemi a dissimulare le espressioni
perché osava tenere quell'atteggiamento di sufficienza anche in
compagnia di suo nonno.
Il
vecchio incurante dell'atteggiamento dei quattro incoraggiò i
giovani ad allontanarsi assieme per rimanere assieme ai suoi ospiti a
discutere di faccende riguardanti la congrega e il disappunto con cui
Keyvan aveva accolto l'incoraggiante ordine del vecchio aveva
rincuorato invece Nashira
forse non era ancora
tutto perduto.
***
Io amo il mio lavoro
Io amo il mio lavoro
per davvero
Regulus
Black in que particolare momento della sua vita odiava il suo lavoro,
la Confederazione Magica Internazionale dei Commerci era in crisi, e
chi altri poteva risolvere questa crisi se non lui, che era non solo
a capo dell' Ufficio del Commercio Internazionale del Ministero ma
anche già esperto delle terre soggette al suddetto problema.
Nel
mercato Internazionale c'era stato recentemente un aumento
sporpositato della quantità di argento disponibile, e nel suo mondo
un aumento di argento voleva dire quasi sicuramente bracconaggio di
Occamy che per la fortuna della comunità magica internazionale erano
nella lista delle creature fantastiche ed erano di conseguenza
protette.
La sua
prima reazione quando il Ministero aveva di punto in bianco deciso di
spedirlo in Vietnam per una missione investigativa a soli quattro
mesi di distanza col suo ultimo incarico nel Laos era stata
ovviamente quella di chiedere come mai mandare un uomo che si era
sempre occupato esclusivamente dei rapporti internazionali tra le
varie comunità magiche anziché a contrattare con le popolazioni
interessate a dare la caccia a un gruppo di pavoni giganti scomparsi.
Poi
gli venne in mente che il suo scetticismo poteva essere scambiato per
paura e che qualcuno avrebbe potuto decidere di affidargli anche una
scorta di Auror e che tra gli Auror ci sarebbe potuto essere suo
fratello o peggio, qualcuno dei suoi amici e con la situazione
imbarazzante che si era creata tra lui, la Vance e Rosier, sostenere
lo sguardo inquisitore di Grifondoro curiosi e apprensivi era
l'ultimo dei suoi desideri, purtroppo per lui aveva fatto un'altra
proposta, ovvero essere accompagnato da un Magizoologo, che si
intendesse di più delle creature che stavano cercando e che fosse
pronto a dargli il sostegno necessario nel caso in cui la situazione
fosse diventata pericolosa.
Purtroppo
per lui alla presenza degli inviati del Ministero a cui aveva fatto
tale richiesta era presente anche un membro del Wizengamot del quale
non nutriva troppa stima.
Purtroppo
per lui tale membro del Wizengamot conosceva un Magizoologo
eccezionale, prepaprato nella miglior scuola di magia del mondo.
Purtroppo
per lui tutti gli altri con un minimo di potere decisionale in quella
stanza nutrivano per tale mago una sconsiderata stima.
Purtroppo
per lui quel mago era Albus Silente.
Quindi
si trovava così, nel bel mezzo della giungla Vietnamita, assalito da
zanzare, solo, con dei bracconieri di Occamy da trovare, uno ruolo da
difendere e con Newt Scamander che non faceva altro che esternare la
sua eccitazione per quella missione incredibile.
“Gli
Occamy sono creature straordinarie, piene di affetto e di eleganza e
senso della famiglia, le ho già detto signor Black di quella volta
in cui io smarrii a New York proprio un Occamy ritrovarlo fu davvero
difficile ma con l'aiuto della mia cara Tina, di sua sorella e del
nostro amico Jacob tutto si risolse per...”
parlava,
quel novantenne come se negli ultimi quarant'anni fosse stato sempre
in silenzio, parlava e parlava e parlava, la loro guida il signor
Choi Nguyen, un giovanotto di diciassette anni memebro di una
famiglia di maghi del paese era sul punto di usare le pozioni che
avevano portato per stordire qualsiasi minaccia avesse provato a
fermarli sul suddetto magizoologo e Regulus non avrebbe potuto
proprio dargli torto.
C'era
qualcosa di terribilmente anormale in quella situazione, perché un
novantenne avrebbe dovuto desiderare alla sua età di trovarsi in una
terra così angusta in sua compagnia? E perché c'erano così tante
zanzare in quel maledetto paese.
Regulus
normalmente amava il suo lavoro ma in quel momento cominciava a
rimpiangere la compagnia molesta di suo fratello.
“E
lei signor Black?”
sentendosi
chiamato in causa l'erede dei Black decise che forse era il caso di
rispondere almeno sentir parlare sé stesso gli avrebbe dato il tempo
di riprendersi dalla voce fin troppo squillante di Newt Scamander.
“Io-
mi scusi potrebbe ripetere la domanda?”
“Come
ha scelto la sua occupazione?”
per un
momento Regulus si soffermò sul volto del vecchio, stava cercando di
capire se fosse davvero interessato o se stesse semplicemente
cercando di farlo parlare per riprendere fiato e tornare di nuovo a
parlare della prima guerra magica, ovviamente il viso sorridente del
vecchio che faceva trasudare curiosità doveva sicuramente essere una
trappola, una qualche manovra sociale sconosciuta all'ex serpeverde,
però quando vide il sorriso sbiadire leggermente e la curiosità
mutare in dubbio comprese subito che il vecchio, visto il tempo che
impiegava a rispondere doveva sicuramente averlo scambiato per un
idiota, e lui era Regulus Black e non lo poteva assolutamente
permettere.
“Mi
ci sono trovato per caso, all'epoca volevo lavorare e avevo una
relazione a distanza per cui scelsi l'unica occupazione dignitosa del
ministero che mi permettesse di viaggiare nel paese della mia
fidanzata... avvicinandoci un po'”
“Cosa
non si fa per amore!”
quell'
ultima affermazione vide mutare il volto del magizoologo rivelandoni
occhi tremendamente tristi e Regulus non poté fare a meno che
sentirsi leggermente a disagio, cercò di mascherare la sua curiosità
nonappena il signor Scamander riprese a scrutarlo con interesse
“Lo
avete tutti”
“Tutti chi? E cos'è che avrei?”
si
ritrovò l'indice del vecchio puntato contro gli occhi e fu costretto
a fare un passo indietro per evitare che gli venisse cavato via un
occhio
“Quello
sguardo da vita sprecata, lo aveva anche Leta quando eravamo giovani,
ah voi delle sacre ventotto siete delle persone davvero
particolari... oh non mi guardi con quella faccia signor Black”
E
Regulus iniziò a chiedersi a quel punto con che razza di faccia
avesse iniziato a guardarlo, perché ora la faccia del vecchio era
dipinta esclusivamente da una profonda commiserazione...come se ci
fosse passato anche lui, pur non sapendo cosa era successo tra lui ed
Amineh.
“Quando
dice Leta intende Miss Lestrange per caso? Chiedo perché ho visto
delle sue foto al maniero di mia cugina, è morta molto giovane”
“Sì intendo proprio lei, mi chiedo perché voi purosangue
abbiate questa tendenza a vivere la vostra vita come una punizione
signor Black”
“Chiedo scusa cosa?”
“Beh
ha detto di aver iniziato questo lavoro per una fidanzata, ma dubito
che sia ancora così, glielo si legge in faccia, odia me, odia questo
lavoro e anche questo posto” l'ex serpeverde sogghignò
leggermente, doveva essersela guardata proprio bene Miss Lestrange se
solo dal suo volto aveva già realizzato un catalogo di tutte le
persone appartenenti alle famiglie purosangue Inglesi
“Ha
ragione quando dice che non sono felice di questo incarico ma le
assicuro che il mio lavoro mi piace, e con mia moglie le cose non
sono andate male per colpa dei cattive decisioni ma del vaiolo di
drago, è morta qualche anno fa. In effetti il mio unico rimpianto è
di non aver scelto di diventare Medimago”
Scamander
non gli levava gli occhi di dosso sembrava avere un non so che di
soddisfatto negli occhi, lo guardava come se avesse appena fatto pace
col cervello
“Mi
scusi per la poca discrezione allora, ma mi permetta un'ultima
domanda, se lei non voleva questo incarico perché lo ha richiesto? E
perché ha richiesto me?”
confusione,
ecco cosa provava Regulus Black, perché ovviamente a lui non sarebbe
mai saltato in testa di richiedere un incarico di quella portata e
che sopratutto richiedeva avere a che fare con bestie e non con
persole
“Guardi
che io non ho richiesto proprio nulla, mi hanno praticamente
costretto a venire qui, nonostante avessi appena terminato il mio
precedente incarico, per quanto riguarda lei, io avevo chiesto un
magizoologo qualsiasi, è stato Silente a insistere perché portassi
lei”
“Silente ha proposto me? Ne è sicuro? Assoltamente
certo?”
“Assolutamente certo...perché? Signor Scamander?”
Newt
conosceva fin troppo bene Silente per escludere a priori che magari
Silente li aveva messi assieme per qualche ragione eppure le uova che
cominciava a notare sul terreno di quello strano bosco uniti
all'odore di un sangue molto particolare non gli regalavano un
disegno positivo di questa situazione.
“Mi
dica signor Black, lei è stato altre volte nel sud est asiatico dico
bene?”
“Sì
parecchie volte”
“Nota qualcosa di strano in questa
particolare foresta?”
Regulus iniziò a guardarsi attorno, ed
era effettivamente da quando avevano preso la passaporta da Bangkok
che avrebbe dovuto portarli in Vietnam che aveva notato sostanziali
differerenze nelle piante e nella fauna ma aveva continuato a
ripetersi che non poteva essere una cosa così grave, potevano
semplicemente essere differenze dovute alla complicata storia del
paese sapeva quanto deleterie fossero state le armi usate dai babbani
solamente quindici anni prima, eppure la faccia di Scamander gli fece
comprendere che sì, forse era stato troppo ottimista.
“Choi,
Choi sei sicuro di aver usato la passpaorta giusta?”
il
Vietnamita si voltò verso i due uomini con aria tremendamente persa
e confusa
“La
foresta è questa Signor Black, siamo arrivati, mi è stato detto di
portarla qui”
“Signor Black, tiri fuori la bacchetta”
Improvvisamente il vecchio aveva abbandonata quell'aria da
Novantenne spaurito e tra i due sembrava l'unico a capire cosa stesse
succedendo
“Immagino
signor Scamander che lei abbia capito cosa sta succedendo”
“Non
ho idea di cosa stia succedendo, ma ho idea di dove siamo, e le
garantisco che non sta per succederci niente di buono”
Regulus
Black iniziò a comprendere ciò che diceva il vecchio quando
numerosi sibilii li circondarono, improvvisamente accanto alle uova
sul terreno comparvero anche coloro che le avevano deposte
Runespoor
“Signor
Scamander io spero di sbagliarmi, ma una quantità così concentrata
di Roonspoor è alquanto innaturale in qualsiasi luogo del pianeta,
eppure l'unico paese dove sarebbe possibile averne una tale
concentrazione è-”
“Il Burkina Faso signor Black, vedo che
ha letto il mio libro, mi congratulo, si ricordi che la testa di
destra è velenosa... mortalmente velenosa”
“Dovremmo
smaterializzarci”
Regulus prese il Braccio del vecchio sicuro
di poterlo eppure nonappena provò a mettere in atto la magia si rese
conto con orrore che, come nella scuola di Hogwarts o come nel
Ministero non era possibile smaterializzarsi dall'interno di quella
foresta, nel frattempo Choi che doveva essere stato evidentemente
colpito da una maledizione Imperius era caduto a terra tre dei
Runespoor che si trovavano in quel luogo lo avevano morso.
“Lo
lasci lì signor Black, non ci pensi neanche ad avvicinarsi, è
troppo tardi, davvero troppo tardi, se fosse stato un solo morso
forse , ma con tre sarà morto tra pochi minuti”
“è
lei il magizoologo, dica lei cosa dire, posso lanciare schiantesimi e
maledizioni ma sono davvero troppi”
“Non si azzardi, i
Runespoor sono creature protette ed estremamente rare e delicate, non
dobbiamo fargli del male”
Il
vecchio era impazzito, era questo che pensava Black mentre cercava
una soluzione a quella spiacevole situazione nella quale si
trovavano, improvvisamente Scamander tirò fuori una strana boccetta
dal suo mantello, una volta stappata l'odore che ne uscì nauseò non
solo l'uomo ma anche le creature che iniziarono a indietreggiare,
Scamander si muoveva lentamente tra un serpente e l'altro e Regulus
premendosi una mano di fronte alla faccia fece lo stesso, cercando di
fare attenzione a non calpestare i rettili che si ritiravano
lentamente, l'occhio gli cadde su un guscio di uovo ed ebbe un'idea.
Le uova di Runespoor avevano un odore molto particolare al loro
interno il ché rendeva facile la loro identificazione, raccolse il
guscio facendo attenzione a non farsi mordere e se lo mise in tasca
iniziando poi a seguire di nuovo Scamander il quale avanzava
lentamente ma sicuro di sé
“Devo
ammetterlo, in tutti i miei anni di viaggi non ho mai visto una
concentrazione così vasta di Runespoor, deve esserci davvero
qualcuno che la odia da morire signor Black, dico davvero”
“Non
immagina neanche quanti signor Scamander...davvero non lo immagina,
senta potrebbe fermarsi un attimo? Vorrei provare a fare qualcosa per
farci trovare”
“E
di grazia farci trovare da chi signor Black?”
Regulus
ci rifletté un po' su e dovette ammettere che non aveva molte
alternative, Srius era sicuramente in ufficio o di ronda, ma non
voleva comunicare con il ministero, non fino a quando non avesse
capito chi si nascondeva dietro quella che a tutti gli effetti
sembrava una trappola.
Con
Sirius fuori gioco l'unica persona a cui avrebbe potuto chiedere
aiuto era Evan stesso, che gli doveva ben più di un favore e che
ormai doveva essere abbastanza riposato da venirgli incontro, ma per
quanto ne sapeva lui Vance poteva anche non essere stata prudente, il
nome della ragazza gli fece ricordare un dettaglio fondamentale della
sua vita, si frugò le tasche trovando un piccolo biglietto da visita
che non era nient'altro che il biglietto della nuova sede di lavoro
di Emmeline Vance, una struttura privata, dove sicuramente l'avrebbe
trovata.
“Avrebbe
una piuma e dell'inchistro signor Scamander?”
il
vecchio incredibilmente aveva dentro il mantello ciò che l'uomo
chiedeva, ciò gli permise di scarabocchiare all'interno del guscio
d'uovo una serie di cose.
Aiuto
R.A.B
Stava
per intingere di nuovo la piuma nel piccolo calamaio quando sentì un
rumore distinto e poco rassicurante venire verso la loro direzione
“Spero
che lei abbia finito Regulus”
l'uomo
puntò la bacchetta contro il guscio che si vaporizzò in pochi
secondi.
“Possiamo
andare”
Regulus
si affiancò al magizoologo e insieme riniziarono a camminare,
l'unica cosa in cui sperare adesso era nell' arrivo a destinazione
del messaggio, prima che venissero assassinati o mangiati da
qualcosa.
“Signor
Scamander quante possibilità ci sono che una persona che ha studiato
dal suo libro e che nel corso di cura delle creature magiche ad
hogwarts aveva diciamo una O possa trovarci qui intuendo dall' uovo
dove ci troviamo?”
massaggiandosi
la testa Newt fece segno al mago di seguirlo e di velocizzare il
passo
“Si
sbrighi signor Black, le possibilità ci sono e sono abbastanza alte,
ma questa persona avrà senz'altro bisogno di tempo”
***
Non
riuscivano a crederci, qualunque cosa fosse uscita fuori dalla Camera
dei Segreti aveva iniziato ad attaccare i figli dei nati babbani,
erano state pietrificate già diverse persone e per quanto ne
sapevano i giovani Grifondoro quell'incubo era solo all'inizio.
Lucius
Malfoy era passato diverse volte nella scuola e sembrava che non
aspettasse altro che la situazione peggiorasse.
Il
Bagno delle ragazze era diventato il loro ritrovo e ora che Hermione
aveva terminato di preparare la pozione polisucco potevano finalmente
cercare di scoprire qualcosa di più riguardo al misterioso erede di
Slazar.
“Allora
ricordatevi avremo solo un'ra, avete portato i capelli?”
Alphard,
Harry e Ron mostrarono le lor ciocche e i quattro si diressero ognuno
dentro un bagno.
Bevuta
la pozione iniziarono a sentire il proprio corpo cambiare, deformarsi
e riassemblarsi di nuovo, quella non era stata solo un'idea avventata
ma anche dolorosa.
“Noi
ci siamo!”
Alphard
sentì le voci di Tiger e Goyle venire fuori dalla porta del bagno,
questo significava che anche Harry e Ron avevano terminato con la
pozione, si lisciò la divisa che aveva rubato dalla lavanderia e si
decise ad uscire
“Allora
siam-”
istintivamente
si portò una mano davanti alla bocca, perché evidentemente qualcosa
era andato storto, davvero storto, incredibilmente storto altrimenti
la voce che avrebbe emesso sarebbe stata quella di Theodore Nott e
non quella di
“Astoria
Greengrass Alphie? Davvero?”
Ronald
si stava per piegare in due dalle risate e mentre Harry cercava di
mantere un margine di decenza lui cercava di accettare quello che gli
stava succedendo, era nel corpo di una mocciosa di undici anni e non
una mocciosa qualsiasi ma della sorella di chi aveva passato una vita
intera a tormentarlo.
“Dai
magari ci va bene, magari Daphne non è nella sala comune”
“In
tutto ciò dov'è Hermione?”
la
Grifondoro non accennava ad uscire e i suoi amicizi cominciavano ad
dubitare sulla riuscita di quel piano.
“Dovete
andare senza di me!”
“Hermione
che succede?”
e la
risposta, pelosa e felina, gli venne nonappena aprirono la porta del
bagno, ossarvandola Alphard decretò che a lei era andata male,
malissimo, condividevano quasi lo stesso male, perché ovviamente lui
avrebbe pagato oro per ritrovarsi la faccia di un gatto con coda e
tutto il resto piuttosto che rischiare di essere beccato da Daphne
Greengrass con le sembianze della sua dolce sorella minore al primo
anno
“Devo
andare da Madama Chips subito, voi però dovete sbrigarvi, dovete
trovare Malfoy”
“Starai
bene?”
ottenuto
un cenno affermativo da parte della ragazza i tre si avviarono fuori
dal bagno e verso le scale, dovevano raggiungere i sotterranei in
fretta pregando che Astoria e Daphne fossero ben lontane.
Fermi
di fronte all'entrata di Serpeverde si prepararono a pronunciare la
parola d'ordine
“Tiger
Goyle! Che fine avevate fatto?”
Mlafoy
era dietro di loro, fu lui a pronunciare la parola i tre entrarono
nella sala grande seguendoli, osservarono con attenzione il luogo che
li circondava, la sala comune di serpeverde era al di sotto del
livello del lago, non aveva un soffitto ma solo unaspessa lastra di
vetro che mostrava tutta la profondità dell'acqua e dei suoi
abitanti e Alphard cominciò a comprendere in parte gli occhi di
Nashira che si illuminavano quando ne parlava.
“Astoria?”
il
breve momento di magia fubruscamente interrotto quando il Grifondoro
si ricordò con orrore che si trovava nel covo dei serpeverde e che
di conseguenza qualche disgrazia doveva capitare per forza, e in quel
momento la calamità naturale che si stava abbattendo su di lui e sui
suoi amici aveva capelli biondi e occhi verdissimi e lo osservava dal
fondo delle scale di quello che doveva essere il dormitorio femminile
“Astoria
ti sto aspettando da almeno venti minuti! Forza vieni”
lo
sguardo di Daphne vagò dalla sorella agli altri tre presenti e con
sommo rammarico di Harry, Ron e Alphard iniziò a guardare Draco in
cagnesco, avevano dunque scelto un giorno di litigi tra serpeverde
per intruflarsi nella loro sala comune...grandioso
Alphard
decise di seguire la minacciosa migliore amica di sua cugina
lanciando uno sguardo disperato verso Harry e Ron che avevano
iniziato a sghignazzare.
La
stanza del dormitorio di Daphne era pulita e ordinatissima, i
riflessi dell'acqua donavano a quella stanza una strana aria di pace
e silenzo e Alphard non poteva fare a meno di pensare che sarebbe
stato quasi poetico morire ammazzato in quel luogo così silenzioso.
“Allora
cosa non avevi capito di Trasfigurazione?”
Alphard
provò a riflettere sulle lezioni che si dovevano seguire al primo
anno in modo tale da dare una scusa soddisfacente anche se
effettivamente lui a trasfigurazione non aveva mai prestato troppa
attenzione.
Si
guardava attorno disperato in cerca di qualche indizio, ma quella era
la staza di Daphne non di Astoria, ergo non ci avrebbe trovato
assolutamente nulla, si soffermò leggermente sul comodino della
ragazza notando una pila di lettere e una calligrafia inconfondibile
ed ebbe un tuffo al cuore
“Sono
le lettere di Nashira quelle?”
“Già!
Sai che finalmente sta riuscendo ad ambientarsi? Per fortuna perché
sarebbe stata una grossa disgrazia altrimenti, ha fatto amicizia con
due ragazze della congrega e ha trovato perfino un rivale mortale per
sostituire Theo”
lo
disse sorridendo serenza e senza dispiacere, Alphard fu
improvvisamente attanagliato da quella che era sicuro essere gelosia,
perché la sua pila di lettere con la cugina non era neanche
lontanamente così alta, perché ultimamente le lettere erano
diminuite e perché Nashira non si sarebbe mai aperta con lui come si
apriva con Daphne.
“Stavo
pensando di andare da lei questa estate, visto che sta prendendo le
tradizioni della sua famiglia tanto sul serio dubito che tornerà
presto in Inghilterra”
un'altra
pugnalata, Nash non era tornata manco a Natale quell'anno, erano
andati suo padre e i suoi fratelli da lei e Reda e Sadal non facevano
altro che dire quanto fosse contenta, se la immaginò un momento con
la pelle leggermente più scura per il sole e un bel sorriso stampato
in faccia, non la vedeva dallo scorso Giugno e sembrava essere
l'unico a sentire il peso della lontananza.
“Non
pensi mai che potrebbe decidere di rifarsi una vita lì senza te e
senza Alphard?”
il suo
nome gli uscì di getto e lasciò Daphne davvero perplessa
“Certo
che ci penso, ma insomma anche io sto legando anche con altre
persone...è normale”
lo
osservò di nuovo brevemente, cercando di carpire dal suo volto
informazioni e isnicurezze e Alphard sapeva di non dover lasciar
trasparire nulla perché Astoria Greengrass non aveva motivo di
provare del risentimento nei confrontidi Nashira
“E
poi il fatto che si stacchi da Alphard può essere solo una cosa
buona, insomma lei è già abbastanza spericolata di suo, non ha di
certo bisogno che quell'idiota allenti ancora di più i suoi freni
inibitori”
“Alphard non è un idiota!”
la
gelosia lasciò improvvisamente posto all'indignazione, i suoi
neuroni gridavano all'unisono di schiaffeggiare Daphne Greengrass ma
lui era un gentiluomo e non lo avrebbe mai fatto, tutto si può dire
di Alphard Black ma non di certo che picchia le ragazze... neanche le
Banshee come Daphne.
“Certo
che lo è, altrimenti perché avrebbe smesso di scriverle? Odio
davvero quando le causa certi dispiaceri, è un idiota, un
irresponsabile e anche un maledetto distratto senza concezione del
tempo”
“Certo
che te lo sei studiato proprio bene sorellina”
Daphne
sorrise, ma non divertita e manco affettuosa, in generale non era il
tipo di sorriso che Daphne Greengrass avrebbe rivolto alla sua
adorata sorella.
“Certo
che me lo sono studiata in effetti, per quasi un'ora”
e
Alphard Black fu congelato dalla consapevolezza...lei lo sapeva
“Davvero
e quando?”
Daphne fu fulminea nel puntargli la bacchetta contro
e il sorriso divenne improvvisamente una smorfia contratta, lo
avrebbe uscciso, fatto a pezzi e sacrificato al mostro di Salazar.
“Ti
do un secondo di vantaggio Black! La prossima volta che usi la
polisucco assicurati di avere abbastanza tempo, mia sorella ha gli
occhi verdi come i miei non neri e io e lei leggiamo le lettere di
Nash sempre assieme”
stava
iniziando svanire l'effetto della pozione, Alphard scattò in piedi
seguito dallo schiocco di un incantesimo che era, come suggerito dal
bruciore alle gambe, una fattura urticante, il suo spirito di
autoconservazione era l'unica che gli dava la forza di andare avanti
seguito dalle grida e dagli insulti della Serpeverde, doveva essere
lei l'erede di Salazar, di sicuro, nessuna creatura del pianeta era
subdola e maligna quanto Daphne Greengrass era con lui, eppure si
girò verso di lei per un brevissimo istante
“Davvero
Nashira prova del risentimento nei miei confronti?”
“Tu
scrivile e chiediglielo pezzo di imbecille!”
Un'altra
fattura e per fortuna questa non andò a segno, si infilò nelle
scale e scatto verso la sala comune dove Harry si stavano
allontanando sotto lo sguardo perplesso di Malfoy
“Cosa
diavolo ti è successo?”
“Daphne
ha cercato di uccidermi!”
I tre
si allontanarono di corsa lasciando la sala comune dei loro nemici
giurati, se ci fosse stata Hermione con loro metà dei problemi non
sarebbero manco sorti.
Si
avviarono di nuovo verso il bagno delle ragazze ma con loro sorpresa
Hermione doveva già essere andata in infermeria, il piano d'altra
parte era completamente allagato e si sentivano i lamenti di Mirtilla
provenire dalla finestra vicina al soffitto.
“Cosa
è successo?”
i tre
si aggirarono in cerca di indizi quando Harry si chinò sul pavimento
per raccogliere quello che sembrava a tutti gli effetti un diario
fradicio di acqua.
“Harry
di chi è?”
“Non
lo so...non c'è scritto niente”
***
Emmeline
Vance stava per chiudere le porte del suo ufficio quando notò una
piccola fiammella verde comparire dentro il camino, si avvicinò con
cautela conscia del fatto che poteva essere stato chiunque incluso un
mangiamorte a far materializzare qualunque cosa fosse comparsa lì.
Eppure
ciò che trovò nel fuoco era un piccolo pezzo di guscio d'uovo e ciò
che vi era scritto all'interno le infuse una tale felocità delle
gambe che pochi secondi dopo era già fuori dal suo ufficio.
Si
smaterializzò vicino allingresso per visitatori del ministero della
magia, ecco cosa succedeva quando lei decideva di prendersi cura di
sé stessa, di stare con l'uomo che amava e di farsi degli amici
nuovi: il fdanzato si trasformava in un sadico assassino, scompariva
e ricompariva a piacimento e l'amico veniva attaccato Godric solo
sapeva per quale motivo da un Runespoor andandosi a cacciare chissà
dove nel mondo.
Andò
dritta alla sede della Confederazione dei Commerci, l'ufficio di
Regulus era prevedibilmente chiuso, tentò qualche incantesimo di
apertura e al quarto o al quinto tentativo scassinò la serratura del
suo ufficio.
“Vediamo
dove diamine sei”
gli
appunti di viaggio di Regulus Black erano riposti stranamente in
ordine e Emmeline non potè fare davvero a meno di notare le grandi
differenze che separavano lui e il fratello.
Le
carte e gli appunti suggerivano che gli ultimi viaggi di Regulus
Black erano stati tutti nel sud est asiatico eppure questo non
spiegava l'uovo di Runespoor, perché chiedere il suo aiuto per farla
andare in Asia dentro l'uovo di un animale che si trovava in Africa?
“Vance!”
“Black!”
la
ragazza fece un salto nonappena si trovò di fronte a Srius Black e
James Potter...quando si dice il tempismo
“Giuro
che non è come sembra”
“Beh
lo spero, da qui sembra che tu abbia scassinato la porta dell'ufficio
di mio fratello e che stia facendo dello spionaggio industriale”
la
ragazza fece una smorfia comprendendo che i due avevano deciso di
prenderla in giro, perché può passare acqua sotto i ponti, può
finire la scuola e iniziare una guerra e quei due potranno anche aver
avuto dei figli ma se c'era una cosa al mondo su cui non esistevano
dubbi era sulla natura eternamente Malandrina dei suoi amici
“Sai
dov'è andato Regulus nel suo ultimo viaggio?”
“In Vietnam, i
due ragazzini sono a casa nostra infatti, perché?”
“Perché
gli è capitato qualcosa, qualcosa di brutto”
Sirius
sbiancò immediatamente, eppure Emmeline comprese che non aveva
afferrato appieno la gravità della situazione quando, mostrandogli
il guscio d'uovo, non lesse nel suo sguardo né apprensione né
fretta
“Ti
avrebbe mandato una richiesta di aiuto in un guscio di uovo di pollo”
e poi
si ricordò Emmeline che l'unica verifica di cura delle creature
magiche in cui Srius Black e James Potter presero più di Accettabile
era quella sui lupi mannari e animagus
“è
un uovo di Runespoor, hai presente? Serpente? Tre teste? Veleno
mortale?”
Avrebbe
dovuto fare la magizoologa anche lei se non ci fosse stata una guerra
in corso
“Quindi
cosa vuoi fare? Andare in Vietnam a setacciare boschi per trovare
Reg?”
“Io vado a setacciare boschi, voi andate a capire chi è
stato ad affidargli il lavoro”
“Noi
veniamo con te! Sarà grandioso, come ai vecchi tempi!”
la
ragazza fissava i suoi due amici sconcertata e palesemente irrititata
“Voi
non andate con nessuno, avete appena scambiato un uovo di Runespoor
per un uovo di pollo! E poi se ci succede qualcosa dovrete venire a
salvarci”
inconsciamente
aveva incluso Evan Rosier nella sua frase e appena si rese conto che
i due la osservavano straniti e incuriositi decise di inventarsi una
scusa
“Me
e Regulus ovviamente, perché io non ho alcuna intenzione di
lasciarci le penne per colpa sua”
“Aspetta
Emmie!”
Sirius
Black si tirò fuori dalla tasca un piccolo pezzo di specchio elo
porse alla giovane ghignando soddisfatto, la stava davvero prendendo
come una missione dei Malandrini.
“Tu
chiami noi arriviamo in Vietnam ok?”
“Grazie Sir, ma se è
come penso temo che tuo fratello sia da qualche parte in Burkina Faso
non ne sono ancora sicura, ma...io credo che qualcuno qui dentro odi
davvero tuo fratello, tanto da volerlo fare fuori”
“E
allora a maggior ragione non dovresti andare da sola”
“Non
dovete preoccuparvi per me”
C'era
qualcosa di strano in quella situazione, in lei che riusciva di nuovo
a lavorare con i suoi amici, che non aveva paura di partire da sola,
ma il senso di gratitudine e affinità che provava per Regulus era un
sentimento che credeva di aver perduto per sempre con la morte di
Dorcas, eppure era lì pronta a procurarsi una passaporta per il
Marocco e da lì proseguire per il Brukina Faso, sorrise leggermente
e trattenne una risatina quando si rese conto di essere ancora
osservata.
“Lo
sai vero che non c'è niente di divertente in mio fratello che viene
sbranato dai serpenti?”
“Non credo che i serpenti sbranino
qualcuno Sir, e comunque sono certo che il caro vecchio Reg riuscirà
a cavarsela”
“Io invece sono sicura di dovermi muovere se non
lo vorrò ritrovare a pezzi, e sono anche sicura che se sapesse che
tu James lo chiami caro vecchio Reg verrebbe direttamente dal Burkina
Faso a farti fuori”
Emmeline
sorrise di nuovo, sì lasciò i due uomini a confabulare dietro di
lei, una volta fuori dal ministero si smaterializzò nel maniero
scozzese che i Rosier avevano vicino a Stirling, era la posizione
perfetta per Evan, era isolato ma allo stesso tempo vicino all'isola
di Skye dove abitava Regulus, se uno dei due avesse avuto bisogno
dell'altro erano geograficamente in grado di aiutarsi, percorse il
sentiero ciottolato che attraversava un vastissimo giardino per poi
arrivare di fronte alla porta principale, fece un respiro profondo e
sbatté il pugno ripetutamente contro il legno della porta, se Evan
non fosse arrivato ad aprirle l'avrebbe sicuramente buttata giù.
Bastarono
cinque secondi di rumori selvaggi per far comparire Evan da dietro
alla porta di nocciolo, Emmeline si fiondò dentro guardandosi
attorno, non era la prima volta che andava in quel luogo e doveva
trovare qualcosa.
“Ma
fai pure come se fossi a casa tua Vance, ne deduco che non sei più
arrabbiata con me?”
“Dov'era la stanza delle passaporte al
secondo o al terzo piano?”
Evan Rosier aveva nel giro di pochi
minuti subito una violazione di domicilio e adesso pure un furto,
osservava la donna guardarsi attorno indaffarata e assolutamente poco
incline a dare una spiegazione.
“Perché
ti serve una passaporta?”
“Sto andando in Burkina Faso”
“In
Burkina Faso...e cosa esattamente dovresti farci in Burkina Faso?”
“Vado a salvare il culo di tuo cugino, è stato rapito credo,
doveva essere in Vietnam ma non c'è e ha mandato una richiesta
d'aiuto”
Rosier osservava con evidente scetticismo il guscio
d'uovo che Emmeline teneva alto come un trofeo.
“Ti
ha scritto di essere in Burkina Faso e di essere in pericolo dentro
un guscio di uovo di pollo?”
la ragazza mandò gli occhi al
cielo optando poi per passargli direttamente la prova del SOS di
Regulus Black, appena Evan la ebbe a portata di narici comprese
immediatamente perché la giovane aveva pensato al Burkina Faso come
meta del disperato salvataggio.
“Vado
a mettermi una camicia, le passaporte sono al secondo piano”
la
contrarietà dipinta nel volto della donna fecero comprendere ad Evan
che non solo aveva inteso benissimo le sue irresponsabili e avventate
intenzioni, ma che non le condivideva appieno.
“Tu
non verrai in Burkina Faso con me!”
“Mie le passaporte mie le
regole, o vengo anche io o Rregulus verrà ammazzato da qualsiasi
cosa trovarà nella sua strada”
“Hai
anche tu scambiato l'uovo di Ruenspoor per un uovo di pollo Evan, e
poi non mi fido del tuo senso del giudizio”
“Se vuoi parlare
di senso del giudizio Vance dovresti farti un esame di coscienza
visto che tieni il tuo fidanzato criminale nascosto in una villa in
Scozia, e poi- allargò le braccia ghignando in un modo inquietante,
era il tipo di espressione che Evan faceva quando le proponeva cose
che non si potevano rifiutare e questo sfortunatamente per lei era
capitato diverse volte nel corso della sua esistenza- chi di noi due
al suo quarto anno ad Hogwarts ha introdotto proprio quattro
Runespoor all'interno della sala comune di Grifondoro?”
“Brutto
bastardo allora sei stato tu!”
“Andiamo Vance, sai quante
foreste ci sono nel paese dove stai andando? Sai qual'è la località
più indicata per muoversi con una passaporta? Sai quale luogo ha la
più alta concentrazione di Runespoor? Sai quale luogo accomuna
tutte queste categorie?”
La
risposta era no, lei non lo sapeva e non lo sapeva perché non aveva
scritto in fronte esperta di flora e fauna del Burkina Faso
“Va
bene Mister Sabotiamo le sale comuni di domenica mattina alle
cinque vieni con me...che palle”
l'uomo
la superò diretto al piano superiore, Emmeline cercò di godersi
quegli ultimi minuti di solitudine cercando di tenere a mente il
perché era arrabbiata con lui, in maniera tale da non permettergli
di sfruttare quella situazione per farla cedere di nuovo, si aggrappò
allo scrigno intarsiato di legno di Damasco che li avrebbe portati in
Marocco e da lì avrebbero proseguito verso la messa in atto del più
improvvisato soccorso mai studiato dell'intera storia della magia.
***
Il
Giardino d'Acqua era, assieme alle zone accessibili solo ai Varsani
l'unico luogo dove Nashira riusciva a trovare un o' di solitudine, ci
andava spesso a bagnare i piedi la notte perché era certa di non
trovare nessuno.
Il
senso di vuoto e di inadeguatezza che le aveva lasciato la cerimonia
di Eunsur di Keyvan bruciava ancora e sapeva che l'avrebbe continuata
a tormentare per molto tempo ancora.
Non
aveva difficoltà ad ammettere a sé stessa di essere profondamente
gelosa del protetto della sua famiglia, Keyvan Aghajari era stat fino
a quel momento l'unico essere umano capace di farla sentire un
fallimento.
“Tutta
sola Inglesina? Dove sono le tue amiche”
E
ovviamente la solitudine doveva dimenticarsela, perché lei era una
stella e figuriamoci se l'Universo non poteva di certo evitare di
andare a farle visita impedendole di trovare un po' di pace, Keyvan
non aveva fatto altro che lanciarle frecciatine moleste per tutta la
durata dei festeggiamente e la verità era che lei a Keyvan non
piaceva proprio, manco per finta, manco per pubblica decenza di
fronte a suo nonno,
“Sono
venuta qui per stare da sola”
“Anche
io”
il
ragazzino si immerse in acqua fino alle spalle e iniziò a nuotare
per conto suo, lanciandole di tanto in tanto occhiate curiose.
Se
Nashira nn fosse stata Ingkese e imparentata con Thuban e Rania
Varsani Keyvan non avrebbe avuto assolutamente nulla contro di lei,
certo aveva sentito la gente parlare, aveva talento ma non era
costante negli studi, in poche parole una persona restia a mantenere
gli impegni presi, difficilmente si relazionava con gli altri, fatta
eccezione per Laleh e Khamisa eppure l'unica cosa che le tre
sembravano avere in comune era il nulla più assoluto, faceva
disperare Roxsane e fingeva di dimenticarsi che Mherzad era uno dei
suoi maestri e non il suo babysitter, non conosceva né Farsi né
Arabo e stava faticando ad imparare e ntrambi e si estraniava dal
resto della Dimora per leggere costantemente lettere
dall'Inghilterra, rendendo palese il suo attaccamento verso una terra
che era percepita quasi come un nemico, eppure non smebrava una
cattiva ragazzina, purtroppo per lei era stata presa in
considerazione per guidare la congrega degli Alchimisti e ciò voleva
dire che era ufficialmente sua rivale.
La
osservò ancora un poco prima di decidere che essere ignorato, per
uno che si chiama Universo, non è davvero una cosa tollerabile
“âb”
pronunciata
in farsi la magia dell'acqua prese forma in uno spruzzo leggero
andando ad investire in pieno la bambina, lì per lì Nashira non
sapeva se essere profondamente irritata o infuriata, così decise di
essere tutte e due le cose assieme.
“Dimmi
un po' si può sapere cosa ti ho fatto? È così impensabile che io
voglia stare da sola? Oppure la cosa impensabile è che non riverisca
come fa il resto della congrega?”
il
rossore delle guance della strega mostravano chiaramente tutti quei
sentimenti che aveva deciso di tenersi per sé durante le ore
passate, ma ora che era stata apertamente provocata trovava difficile
sopportare il carattere del ragazzo.
Keyvan
era educato quasi con tutti, alla maggior parte delle persone
mostrava solo il suo disinteresse, tranne che per Mherzad che
sembrava essere l'unico essere umano sul pianeta degno del suo
affetto, quindi non poteva fare a meno di chiedersi perché anche lei
non poteva gioire della sua indifferenza.
“Io
sono così stanca di te, credi di essere tanto perfetto e di meritare
chissà cosa, beh ho una novità. Io non sono mio nonno, non sono
Mherzad, ergo non mi importa niente di te!”
il
persiano rimase leggermente interdetto dalle parole della ragazzina
ma la fragorosa risata che gli stava esplodendo nel petto lui davvero
non riusciva a tenersela
“Non
ci credo...ahahahahah...tu sei gelosa, sei completamente e
irrimediabilmente gelosa di me”
“Questo non è affatto vero!”
“Non ti preoccupare, è perfettamente comprensibile, anzi
guarda ti ringrazio tanto ma non devi davvero, tu sei Nashira, sei
una stella, parente di Varsani. Non hai motivo di esserlo davvero,
dico bene?”
“Perché me lo devi fare per forza?”
“Io
ti starei facendo qualcosa?”
“Mi
fai sentire indesiderata e di troppo, ma questa è casa mia, quindi
dimmi perché lo fai”
Lui lui
che faceva sentire indesiderata lei,questo
era davvero il colmo, adesso pretendeva di passare pure come vittima.
“Guarda
che è lo stesso trattamento che tu riservi a me mocciosa non
credere”
“Questo
non è affatto vero!”
“è la seconda volta in meno di cinque
minuti che dici quella frase eppure mi pare che non la sappia
argomentare come si deve”
attimi
di silenzio si susseguirono durante i quali entrambi non accennavano
a volersi scusare. Improvvisamente Nashira gli lesse nello sgaurdo la
stessa solutidine che leggeva negli sguardi di Laleh e Khamisa, la
stessa solitudine che c'era nei suoi di occhi.
“Dove
vivevi prima di venire a Dimora del Drago?”
“...perché
ti interessa saperlo?”
non
c'era un vero motivo, era pura curiosità, la stessa curiosità che
l'aveva spinta a chiedere a Khamisa cosa ci facesse una Nigeriana
così lontana da casa o a Laleh come mai si trovasse lì e non a
Masuleh con il resto dei Kiarostami.
La
verità era che erano tutti ragazzini tremendamente soli in un luogo
che non conoscevano appieno e Keyvan non faceva differenza.
“Da
Qashm...ma non ci torno da molti anni, non posso”
Nashira
comprese immediatamete che doveva riferirisi al tradimento di suo
padre, la famiglia Aghajari era potente ed ambiziosa ed anche se
l'intento di Daryoush era fallito suo nonno non poteva permettersi di
prendere sotto gamba la minaccia che il resto del Clan portava con
sé.
Il
resto degli Aghajari aveva perso il proprio territorio, i propri
grimori e coloro che erano sopravvissuti vivevano esiliati chissà
dove...Kayvan era l'ultimo rimasto, della sua famiglia gli restava
solo il suo cognome.
“Odi
mio nonno?”
“Io non odio nessuno”
“Odi me però”
“Per odiare davvero qualcuno bisogna averlo amato prima Nashira
Black...e francamente dubito di averti mai voluto bene... provo astio
nei tuoi confronti questo sì. È ingiusto che una straniera, una
'ajnabi, possa essere tenuta in
considerazione per la successione, non biasimarmi”
E
non lo biasimava infatti, 'ajnabi, straniera, era una parola che le
avevano detto spessissimo da quando era arrivata, doveva più
attenzione degli altri perché era una 'ajnabi, doveva mangiare più
composta, vestirsi più pulita, stare più ordinata, usare un
linguaggio più forbito erché ogni sua piccola mancanzasarebbe stata
ricondotta sempre al suo essere straniera non al suo essere bambina,
non biasimava Keyvan perché anche lei provava astio nei suoi
confronti, provava ingiusto che il figlio di un traditore che aveva
cercato di uccidere suo nonno potesse essere preso in considerazione
per la successione, perché se lei non fosse stata una 'ajnabi ciò
non sarebbe mai successo, il figlio di un assassino non avrebbe mai
messo pieda a dimora del drago, ma evidentemente il suo essere
straniera era più grave dell'essere figlio di un traditore di Keyvan
Però lui ha salvato
Mehrzad, ha sconfitto un Ifrit da solo
Cercava
di far tacere la vocina nella sua testa che non mancava mai di
ricordarle che lei anche se non fosse stata straniera gli sarebbe
stata inferiore, se loro due fossero nati in situazioni diverse, se
lei fosse stata persiana a tutti gli effetti e se Keyvan non fosse
stato figlio di un traditore si sarebbero trovati comunque lì, nel
giardino d'acqua a provare astio l'uno nei confronti dell'altra.
“Com'è
stato?”
“Cosa
camminare in mezzo ad un fiume di fuoco per tre ore?”
“No...cambiare nome”
“Strano,
sono passate meno di ventiquattro ore e quando la gente chiamarmi
Keyvan fatico a ricordarmi di voltarmi, ma è il mio nome...non
poteva andarmi meglio”
“Non credo che mi piacerebbe...adoro
il mio nome, Nashira, la fortunata, il campo. È un nome che mi dà
possibilità di scelta e sicurezza”
“è
egoista quello che dici, davvero tanto”
“Perché
mai?”
“Il nome che ricevi da Khorshid non è solo la tua vera
natura, è il tuo dovere verso il mondo. La maggiorparte delle
persone non lo apprende mai vagando senza sosta alla ricerca di un
significato alla propria esistenza, ma quelli di noi che lo ricevono,
comprendono immediatamente il loro posto nel mondo, Reza si sarebbe
adeguato alle scelte del padre ma Keyvan no, Azad avrebbe vagato
all'infinito per il mondo ma Thuban aveva degli obbighi nei confronti
della congrega, è così che tuo nonno è rimasto e Farjad sarebbe
stato un sapiente ma non Mherzad, lui è il dono del sole, porta luce
e salvezza, è grazie a lui se molti si sono salvati durante la
ribellione di mio padre, ed è grazie se si è salvato lui,
l'Universo protegge sempre i suoi figli. Quindi devi deciddere
Nashira, se vuoi vivere della fortuna e delle scelte libere che il
tuo nome ti dona o se vuoi compiere un atto di disinteressato
altruismo e realizzare il tuo dovere verso il mondo...pensaci su”
la
quantità di cose che Keyvan conosceva sulle loro tradizioni erano
smisurate e più lui parlava più lei il suo essere una Black nelle
sue parole imboccando la strada dei Varsani, con Keyvan era un
continuo smarrirsi e ritrovare la strada, per questo lo temeva tanto
come rivale, perché era saggio, perché sapeva e perché apparteneva
a quel luogo, cosa di cui lei non era ancora certa.
“Se
io ti chiedessi di aiutarmi ad ambientarmi e a comprendere
meglio...mi aiuteresti?”
E il
sorriso che il coreateneo le rivolse era era il più dolce e il più
sincero del mondo.
“Sono
l'universo io, curo tutte le mie stelle, certo che ti aiuterei... ma
dovrai ammettere di aver bisogno d'aiuto prima”
le
parole non volevano saperne di uscire, perché lei era una Black
ancora e al diavolo l'altruistico dovere verso il mondo lei non
voleva chiedere aiuto, non era ancora abbastanza persiana per quello,
si sarebbe strappata la lingua prima di ammettere ad alta voce di
avere bisogno di aiuto.
“Io...credo
che me ne andrò a dormire”
si
allontanò lasciando il compagno dietro di lei, dopo qualche secondo
la risata di Keyvan le colorò le guance di rosso, di rabbia
ovviamente perché lei era una Black e dell'imbarazzo non conosceva
manco l'esistenza.
Mi sono persa in mezzo
all'Universo.
|