Xenia

di queenjane
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In greco il suo nome significava “dono”, era Xenia Aleksandrovna Romanova, nata nel 1875, quarta figlia dello zar Alessandro III e sua moglie Marie, già principessa danese.
La prima figlia dopo tre maschi, un giorno suo fratello Nicola, fragile e delicato, sarebbe stato zar, l’erede del loro padre, assunto al trono nel 1881, dopo che un attentato aveva spento la vita del loro  nonno paterno, Alessandro II, detto lo zar liberatore.

Era stata una bambina vivace e insieme timida, i suoi genitori praticavano la semplicità e la severità per i loro figli. Bagni freddi, dormire in un duro lettino da campo, studi indefessi e serrati.
Era portata per le lingue, il disegno e il teatro, le piaceva ridere e scherzare.

Le piaceva Aleksander Mihalovic Romanov, un suo cugino, nonostante il divieto della chiesa ortodossa  di sposarsi tra cugini, lo aveva prediletto da quando era una ragazzina e viceversa, lei era il suo marinaio, lui un porto sicuro, tra loro correvano circa 10 anni di differenza.
Lo amava. 

Si sposarono nel 1894, in luglio, Alessandro III morì lo stesso anno,  Nicola divenne zar e sposò Alix von Hesse und Rhein, una principessa tedesca, che, convertita prese il nome di Alessandra.
Xenia donò a suo marito sette figli, una femmina e sei maschi, Alix partoriva solo femmine, quattro, solo nel 1904, ebbe un maschio, Aleksey, affetto da emofilia. 
La tedesca pensava che le preghiere di un siberiano, Grigori Rasputin, assicurassero la salute dell’erede, Rasputin era un debosciato e un pervertito, i suoi scandali erano la favola della capitale. Per Alix la salute dei figli di Xenia era un affronto e un antagonismo, nella  sua mente tutti la odiavano.

 Xenia si dedicava ai balli, al noblesse oblige, cercava di resistere.
Sempre, negli anni, come quando scoppiò la prima guerra mondiale, ovvero la Grande Guerra nel 1914.
La sua primogenita, Irina, sposò il principe Juspopov, che uccise Rasputin assieme ad altri nel dicembre 1916.
Nicola aveva abdicato nel marzo 1917, per sé e Alessio, il loro fratello Michele aveva abdicato a sua volta, la dinastia Romanov era finita, per Xenia, rifugiata in Crimea, fu un colpo come per sua madre Maria.
Un colpo peggiore della fine del suo matrimonio, da anni,  vivevano separati, nei fatti, la forma rispettata, nella sostanza avevano dei rispettivi amanti, alla fine dormivano in stanze separate e conducevano vite distanti.

Nel 1919, dopo che Nicola e la sua famiglia, in prigione, erano stati fucilati andò in esilio.
In Inghilterra, dove visse fino alla morte nel 1960.
Rifiutò di incontrare Anna Anderson, che millantava di essere  Anastasia, scampata al massacro.
Erano tutti morti, suo fratello e sua cognata, le sue nipoti, Olga aveva da compiere 23 anni, Tatiana ne aveva a malapena 21, 19 Maria e 17 Anastasia.
Aleksey  ne avrebbe compiti 14 nell'agosto 1918, i bolscevichi, i rossi, lo avevano ammazzato giusto il mese prima.
Catherine Fuentes, amica e amica di Olga, si associava in quel pensiero.
Esiliata a sua volta, coltivava rose e ricordi come Xenia.
 




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