Warning: slash; canon
divergence;
established relationship (kinda);
Note: La fanfic
non tiene conto dell'esistenza di Charity, morta di parto o di
colera o dispersa in Uruguay. Avevo a malapena 500 parole in cui
sviluppare l'idea, non c'era spazio anche per i tradimenti di Phin.
Si pone verso la fine del film, dopo l'incendio, dopo l'avvio del
tendone del circo, ma prima che Phineas passi il testimone a
Phillip. Inoltre, i due hanno più o meno una relazione già in piedi,
diciamo che i sottintesi che una fan della barlyle ha voluto
vedere nel film, qui ci sono stati eccome.
『
Se
posso chiamarti con un nome, che sia Amore
』
L’incendio aveva
cambiato in Phillip la prospettiva con cui guardava alle cose – a
Barnum.
Le ustioni erano
guarite, ma rimanevano nervi scoperti fin dal momento in cui Phineas
era partito lasciando Carlyle solo nel lato in cui l’aveva
scaraventato, solo a fare i conti con qualcosa che il giovane s’era
illuso fosse reciproco. Il bacio tra Phineas e Jenny Lind aveva
cancellato ogni dubbio.
Da allora, gestire il
circo era divenuta una prova d’abilità, un’infinita esibizione in
maschera dietro le quinte (sorridi, annuisci, tienilo distante).
Tutti si esibiscono[1],
aveva detto Anne, e Phillip aveva finalmente trovato la sua parte.
Non aveva, però,
considerato l’ostinazione di P.T. Barnum.
La porta s’aprì sul
sorriso di Phineas e si richiuse alle sue spalle. Aveva nello
sguardo la stessa scintilla d’entusiasmo di quando un’idea danzava
sulla punta della lingua.
Quando s’inginocchiò,
ogni sforzo di Phillip per tenerlo fuori dall’angolo di patetismo
che si era ritagliato, vacillò.
Avrebbe voluto
cacciarlo, dirgli che nulla c’era più per lui, che tutto ciò che
aveva era andato perso. Quanto rimaneva era un involucro di carne e
vizi riempito d’alcol fino all’orlo, frantumato quando Barnum aveva
scelto l’America, il tour, Jenny. E non Carlyle.
Ma Phineas sapeva come
ammaliare dentro e fuori dal Circo.
«Mio caro Phillip, sono
in ginocchio per voi, con il cuore in mano e una ragionevole dose di
terrore all’idea di un vostro rifiuto. Ma se mi amate quant’io amo
voi, non avrò altro da chiedere. E vi prometto, vi giuro,
m’impegnerò affinché di giorno siate l’uomo più felice del mondo e,
la notte, l’amante più appagato.»
Phillip sentì il
terreno cedere e il cuore librarsi – paura e speranza mescolate in
un’unica caotica tavolozza.
«Alzatevi, Barnum. Cosa
penserà la gente se dovesse vedervi?»
«Non sposo la gente,
Phillip. Sposo voi.»
Negli occhi azzurri si
levarono onde di un oceano carico d’emozioni.
«Come avete detto?»
«Vi ho fatto notare
d’essere letteralmente in ginocchio ai vostri piedi. Cosa credevate
volesse significare?»
«Siete… serio?»
«Sempre, quando si
tratta di stravaganze.»
«Intendete dire
stupidaggini, insensatezze, idiozie.» Non
credere, gridava il cervello; cedi, il cuore.
«Follie,
Phillip, follie d’amore.» Sul palmo, la circonferenza di una fede
dorata marchiava la mano che l’aveva stretta fino a quel momento.
«Non posso darvi il mio nome, un matrimonio, o baci sotto al sole.
Ma avrò cura di voi, vi sarò fedele sempre e v’amerò sino all’ultimo
dei miei giorni. Lo saprete voi e lo saprò io, e per me sarà
sufficiente.»
Un sì sarebbe
parso così semplice. In un altro universo, in altri tempi, in
altre vesti...
«E le vostre figlie?»
«Helen e Caroline vi
adorano e confido che, quando sarà il momento, trovino la forza di
perdonarmi.»
Quello che Barnum gli
stava chiedendo di percorrere era un sentiero ad ostacoli tutto in
salita; li avrebbe lasciati sfiancati, frustrati, soli contro il
mondo.
Al suo fianco, però,
Phillip sentiva di poter vincere qualsiasi battaglia.
«Siete un folle,
Barnum.»
«Sono il vostro
folle, non dimenticatelo mai.»
E allora sì, mille
volte sì. |