Cold, cold man { parte uno } di KomadoriZ71 (/viewuser.php?uid=805793)
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Alea
iacta est
Quella
notte la passai quasi in bianco. Come avrei fatto a prender sonno con
tutti quei pensieri? La mia mente s'era lasciata andare in libere
congetture, simili a flussi di coscienza a briglia sciolta, totalmente
fuori dal mio controllo. Pensieri di ogni tipo rimbalzavano da una
parte all'altra della mia testa, cozzavano e si disperdevano in miriadi
di altre astrazioni. Così, all'improvviso pensavo che quella
sera avevo saltato la cena e da qui mi chiedevo se anche lei avesse
fatto lo stesso, che screzio non aver avuto la premura di offrirle da
mangiare, le avrebbe fatto male saltare i pasti, quali erano poi i suoi
piatti preferiti? Ma che me ne importava, dopotutto? Non sarebbe certo
morta di fame per una cena saltata. Che ora si era fatta? Ah, erano le
due e mezzo di notte, tra esattamente sei ore ci saremmo dovuti trovare
al molo di Arenipoli. Quanto distava da Rupepoli? Un'ora e mezzo di
macchina circa, forse qualcosina in meno, o in più, traffico
permettendo.
Arenipoli…
quando questo nome vellicò la mia mente ebbi un
trasalimento, spalancai gli occhi e mi tirai seduto sul divano. Come
avevo fatto a rimuovere tutto? Arenipoli era la mia città
natale, per Arceus, molteplici ricordi si aprirono come un
caleidoscopico ventaglio le cui fragili scaglie erano intarsiate con un
misto di ripugnanza e tenerezza. Memorie orribili affioravano in
superficie, poi dolci ricordanze, come reputare quelle reminiscenze
è tuttora per me un grande dilemma. Sussultai, nel cuore
della notte.
Non l'avevo
visitata per almeno una decina d'anni, quella città, stessa
cosa valeva per i miei genitori e la mia vecchia casa. Non avevo
più notizie di loro, non che adesso ne abbia, dunque l'idea
di attraversare nuovamente quelle strade anche solo per arrivare al
porto mi metteva i brividi. Mi alzai di scatto e iniziai a camminare
nervosamente su e giù per casa, mi pareva quasi di sentire
ancora la voce di mio padre rimbombarmi nei timpani, credetti che sarei
potuto impazzire da un momento all'altro e che avrei potuto commettere
qualche ignominia. Cominciai a provare i primi sintomi di un attacco di
panico, sudore freddo, palpitazioni, giramenti di testa, fui costretto
a sedermi sulla scrivania e a tenermi il capo con le mani,
massaggiandomi le tempie per calmarmi. In quei momenti arrivai a
pensare cose orribili, ad esempio che quella di Lucinda fosse tutta una
messa in scena e che il suo unico scopo fosse quello di ricongiungermi
con la mia famiglia, poteva esser stata mandata da qualcuno che mi
spiava di nascosto, forse ero davvero controllato da qualcuno, qualcuno
di molto vicino come un sottufficiale o una matricola. Tutto sarebbe
potuto essere, in quel momento. Ancora non mi capacitavo di essermi
fidato di lei, il me di qualche anno prima non l'avrebbe fatto mai, era
sempre in all'erta e non si fidava di nessuno.
Necessitavo di una
distrazione imminente che mi togliesse da quel caos mentale e, ironia
della sorte, la mia attenzione venne attratta da una dolce melodia che
proveniva da fuori: qualche nottambulo che abitava lì nei
dintorni si era messo a suonare il pianoforte. Non era la prima volta
che succedeva, in molte altre occasioni mi era capitato di mettermi ad
ascoltare con piacere le sue composizioni, era anche una sorta di pausa
dal lavoro per me, tuttora non conosco il suo nome o la sua faccia,
purtroppo.
Decisi quindi di
spalancare le imposte e mettermi ad ascoltarlo per tranquillizzarmi, ma
nel gesto feci cadere il bicchiere posato prima, il quale si ruppe in
mille pezzi.
Appoggiai i gomiti
al davanzale e il mento sulle braccia conserte, docilmente assorto
nella musica, ignorando completamente il calice rotto ma, ben presto,
udii dei piccoli passi venir verso di me.
"Cyrus, che ci fai
ancora sveglio? Torna a dormire, è tardi!" Lucinda veniva
verso di me.
"Mi ero alzato per
bere, per sbaglio mi è scivolato il bicchiere di mano e
s'è rotto. Attenta a dove metti i piedi" mentii e la
guardai, si stava stropicciando gli occhi con una mano e sbadigliava,
mi rendevo conto che tutte quelle cattiverie cogitate prima non avevano
fondamento, come avrebbe potuto quella creatura desiderare di vedermi
soffrire e prendermi in giro? Come al solito avevo esagerato col
pessimismo, dovevo porre un freno ai miei pensieri, ogni tanto.
"Sicuro che vada
tutto bene, Cyrus?" stava avanzando. Per evitare che camminasse sulle
schegge e si ferisse, in un rapido gesto la afferrai da sotto le
braccia, sollevandola e lasciando che si appoggiasse alla mia spalla:
"ti avevo detto di stare attenta, non mi ascolti mai?"
"Scusami, non avevo
capito. Ti ho fatto qualcosa, Cyrus? Sembri arrabbiato"
"No, non ce l'ho
con te. Sono nervoso perché non riesco a dormire…
per colpa di questa musica, ovviamente" sentenziai la prima scusa che
mi passò per la mente, per nascondere il mio vero disagio.
Era una scusa credibile, soprattutto se raccontata ad una bimbetta come
lei.
"Eppure io la trovo
rilassante, hm hm…"- commentò, sporgendosi dalla
finestra per sentire meglio il suono- "oh, e si vede anche la luna
crescente! Hai visto Cyrus?"
"Abbiamo modi di
percepire differenti, evidentemente"- risposi con
superficialità- "bene, il cielo è terso, domani
non dovrebbe piovere…"
"Non mi riferivo a
quello, testone! Se c'è la luna crescente vuol dire che
Cresselia è da qualche parte!"
"Or dunque? Ti
serve per il tuo Pokédex?" chiesi distrattamente, ero troppo
rintronato per poter fare collegamenti più complessi.
"Ma lo fai di
proposito a non capire? La sua Ala Lunare ha il potere di concedere
sogni tranquilli a chi la possiede, sarebbe bello se riuscissi ad
ottenerne una anche per te, non trovi?"
Rimasi sbalestrato
per una buona manciata di secondi, nessuno mai s'era preso una tal
premura nei miei confronti, a parte il nonno che, oltretutto, non
sentivo da almeno un decennio.
"Io non credo a
queste cose, Lucinda. Sono solo credenze popolari, funzionano solo per
chi ci crede"
"Ti sbagli, io ne
ho una e la porto sempre con me quando sono in viaggio, e in qualsiasi
posto io abbia dormito mi ha sempre fatto fare dei sogni stupendi,
anche nei posti meno confortevoli!"
Mi limitai a
sospirare, senza proferire nulla. Anche la musica era cessata e non
s'udiva nient'altro nell'aria, tuttavia mi sentivo un po'
più tranquillo rispetto a prima.
"Allora? Se vuoi te
la mostro, è nella valigia, ti va?"
"D'accordo…"
acconsentii, consapevole della sua tremenda insistenza.
Tornammo nella mia
camera e la posai per terra così che potesse frugare tra le
sue cianfrusaglie e, dopo che ebbe tirato fuori dal borsone
quantità industriali di vestiti, scarpe, accessori vari per
capelli e riviste, finalmente estrasse l'Ala Lunare, una sorta di piuma
iridescente dalle sfumature smeraldine. Senza dubbio, era un oggetto di
straordinaria bellezza.
"Beh ti piace?"
domandò entusiasta.
"Se ritieni che ti
faccia dormire bene, perché allora non era sul comodino ma
l'hai lasciata in borsa?"
"Perché
questa stanza è fantastica e il letto è
comodissimo, non ce n'era bisogno!"
"Ho
notato…" bofonchiai aggrottando un sopracciglio,
il mio giaciglio era ridotto ad un ammasso di cuscini e coperte che
aveva trafugato dai miei armadi, Saturno ci avrebbe messo almeno un'ora
a risistemare tutto, il giorno dopo.
"Sai Cyrus? Penso
che questa Ala Lunare sia più utile a te, che a me,
quindi… ecco prendila, te la regalo!"
"A me? Ma non dire
sciocchezze, non mi serv…"
"Ho detto prendila,
e non fare storie! I regali non si rifiutano, sono sicurissima che ti
aiuterà!"-
me la pose tra le
mani in fretta e furia, senza darmi il tempo di ribattere, poi si mise
a spingermi via (dalla mia stessa camera!) delicatamente- "e adesso
fila a dormire, senza fare storie, su da bravo!"
Non mi opposi,
sarebbe stato vano, quindi mi incamminai nuovamente verso il
sofà e lei mi chiuse la porta alle spalle, facendo giusto in
tempo a gridarmi dietro un " e buonanotte!" detto quasi con stizza.
Mi rigirai per un
po' quella rarità tra le dita, incuriosito seppur ancora
scettico, infine la adagiai su un mobile accanto al divano e decisi di
concedermi una doccia, fredda e rapida, per non rischiare di perdermi
nuovamente in pensieri angoscianti, avevo semplicemente bisogno di
lavarmi e mettermi degli abiti puliti per la mattina seguente, non
sarei potuto certo partire sudato com'ero; e d'altronde, non c'era
proprio nulla su cui rimuginare ancora, il dado ormai era stato tratto
e non avrei più avuto la possibilità di tornare
indietro una volta presa quella decisione.
Dopo la sbrigativa
rinfrescata, mi asciugai, indossai una leggera veste da notte in cotone
e mi distesi sul canapè, prendendo sonno subito dopo; dormii
pochissime ore, meno del solito, ma quel poco di riposo fu sereno.
Angolo Autore.
La fanart qui presente è stata fatta su commissione da una bravissima artista, nonché mia amica, dunque chiedete il permesso prima di prenderla!
Link alla sua pagina FB: https://www.facebook.com/LuxaLayton/
- Xavier -
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