CAPITOLO
30: UNA NUOVA FAVOLA PER IL LUPO CATTIVO
Aveva
i capelli neri a fiamma del nonno ma gli occhi azzurri erano del
padre.
Fu
questo che notò Mai mentre guardava il figlio appena nato
dormirle
tra le braccia.
Trunks
si avvicinò ai due e guardò con profonda dolcezza
suo figlio.
Era
un bambino così dolce...
Allungò
la mano per accarezzarlo ma il piccolo gli afferrò la mano.
Evidentemente
non gradiva che qualcuno si avvicinasse a lui o a sua madre...
“Guarda
che sono tuo padre...” disse Trunks e il bambino, dopo
avergli
rifilato un'occhiata, un po' troppo simile a quella di suo padre
Vegeta, lo lasciò andare, ma non smise di tenerlo sotto
osservazione.
“Certo
che è proprio un bel tipo...” commentò
Trunks e Mai ammise: “Eh
già...” “Proprio come mio
padre...”
Marito
e moglie risero divertiti ma, ad un tratto, la porta si aprì
e
apparve la faccia di Bulma che disse: “Scusate, ma voglio
avvertirvi che non riuscirò a trattenere mia madre ancora
per
molto.” “Capito. Falli pure entrare,
mamma.”
Aveva
appena detto quelle parole che la porta si aprì con violenza
ed
entrò una donna, vestita molto elegantemente, con i capelli
biondi
vaporosi e gli occhi chiusi, che urlò: “Allora,
dov'è il
piccolo?”
Il
bambino, sentendo quel baccano, cominciò a urlare e Bulma si
voltò
verso la donna e disse, adirata: “Mamma, l'hai fatto
piangere!”
“Ci penso io.” rispose una donna bassa e coi
capelli neri che,
dopo essere entrata nella stanza, disse, con calma e
tranquillità:
“Vegeta.”
Subito,
il bambino smise di piangere.
Bulma
guardò, incredula, Echalotte e domandò, sorpresa:
“Incredibile,
ha smesso di piangere. Ma come hai fatto?!”
La
donna si limitò a fare le spallucce e a dire:
“Segreti di
famiglia. D'ora in poi, chiamatelo così quando
comincerà a urlare
ed evitate i nomi che non gli piacciono.”
Trunks
e Mai si guardarono un istante e poi Mai disse: “Che ne dici,
Trunks? lo chiamiamo Vegeta?” “Certo che
sì! Che domande!”
esclamò, seccata, una voce alle loro spalle.
Vegeta,
col suo solito passo sicuro e deciso, entrò nella stanza e
dichiarò:
“L'unico nome degno per lui è Vegeta... inoltre se
quel bambino è
identico a me, adorerà le arti marziali... lo
farò diventare il mio
allievo e lo renderò più forte di te,
Trunks!” “Gh gh gh.”
gioì, tutto contento, il piccolo e Trunks
commentò: “Sono messo
proprio bene... mio figlio preferisce già suo nonno a me che
sono
suo padre...”
Tutti
i presenti risero divertiti e, poi, Bulma si avvicinò alla
giovane
coppia e domandò: “Posso prenderlo in
braccio?” “Ma certo,
Bulma.” acconsentì Mai, sorridendo e passandole il
bambino.
Bulma
lo guardò e, poi, disse: “Oh che tesoro...
scommetto che anche tuo
nonno era un bel bambino dolce come te... prima che imparasse a
parlare.” “Molto spiritosa, Bulma. Davvero molto
spiritosa.”
commentò il marito, guardandola in malo modo.
Ad
un tratto, l'uomo si accorse che suo fratello stava scrivendo
qualcosa al cellulare e disse: “Tarble, smettila di scrivere
e
vieni subito qui! Non vorrai mica perderti i primi minuti di vita di
mio nipote?” “Arrivo, Vegeta...”
balbettò il giovane e digitò
in fretta: Il bambino
è un
maschio. Mio nipote e sua moglie hanno deciso di chiamarlo Vegeta.
Appena posso, ti mando le foto, Gure. Ciao, Tarble. P.S. I love you.
“Tarble!!!”
“E-eccomi!”
Imbarazzato,
il giovane ragazzo raggiunse il fratello e osservò il
piccolo.
Se
non era per gli occhi azzurri, era la fotocopia di Vegeta...
“Vuoi
tenerlo in braccio?” gli domandò, ad un tratto, il
fratello
maggiore e Tarble, imbarazzato, annuì.
Il
piccolino rimase buono e tranquillo per tutto il tempo in cui il
giovane lo tenne tra le braccia, poi lo passò ad Echalotte.
La
donna rimase in silenzio ad osservare quella piccola e tenera copia
del figlio maggiore e del marito, nascondendo la forte emozione che
provava dentro di sé.
Proprio
in quel momento, la porta della stanza si aprì e comparvero,
ansimanti, Goten e Valese.
“Dov'è
mio nipote?” fu la prima cosa che il ragazzo
domandò e venne
immediatamente corretto da Vegeta: “Trunks non è
tuo fratello e
sei in ritardo.” “Colpa dei mezzi di
trasporti.”
Ignorando
le parole dell'uomo, Goten prese il piccolo Vegeta dalle braccia di
Echalotte e, guardandolo, disse: “Ciao, piccolo.”
“BUUUUUAAAAAAHHHHHHH!!!!!!!!!”
Era
bastato guardare la faccia di Goten per farlo piangere.
D'istinto,
Valese prese il piccolo dalle braccia del suo ragazzo e il bambino
smise di piangere.
“Mi
sa che non vuole essere preso in braccio da te...”
sospirò Bulma e
Goten bofonchiò: “Ma questa è
discriminazione.” “Io adoro già
mio nipote.” fu il commentò di Vegeta.
Goten
sospirò mentre Valese continuava a cullare il piccolo.
Mentre
cullava il bambino, la ragazza si accorse di Bra che li osservava.
“Vuoi
tenerlo in braccio?” domandò Valese e la piccola
annuì.
“Fa'
molto attenzione a non farlo cadere perché è
delicato.” si
raccomandò Valese mentre glielo passava, e Bra chiese:
“Come un
bicchiere?” “Esatto.”
Bra
prese in mano il piccolo Vegeta e gli disse, sorridendo:
“Ciao,
piccolino. Sono la zia Bra ma puoi chiamarmi sorellona. Mi
prenderò
cura di te. Mi raccomando, non far disperare il mio fratellone e la
mia sorellona.”
Tutti
s'intenerirono davanti alla dolcezza di Bra ma solo Vegeta si accorse
del fatto che Bra guardava da tutte le parti, come se stesse cercando
qualcuno...
“Vuoi
farglielo vedere?” le domandò e lei ammise:
“Sì...”
“Dammelo... glielo darò io.”
Una
volta che ebbe in braccio il bambino, Vegeta uscì dalla
stanza
dell'ospedale e si diresse verso la sala d'attesa, sapendo che lui
era lì.
Infatti,
lo vide seduto sulla sedia a fissare il vuoto.
Ad
un tratto, però, suo padre si voltò e rimase
stupito nel trovarsi
davanti il figlio con un bambino tra le braccia.
“Perché
non raggiungi gli altri?” domandò Vegeta e suo
padre, dopo un
attimo di silenzio, confessò: “Non sono stato
presente a molte
nascite... quella di Tarble, di Trunks e di Bra...”
Dopo
un attimo di silenzio, Vegeta mostrò al padre il piccolo e
domandò:
“Ti ho portato il bambino. Chi ti ricorda?”
Suo
padre fissò il bambino poi, girando lo sguardo dall'altra
parte,
sussurrò: “Gli occhi sono di Trunks...”
“Vuoi prenderlo in
braccio?”
Sentendo
l'inaspettata domanda del figlio, l'uomo voltò la testa ma
la spostò
di nuovo, rispondendo: “No...” “L'abbiamo
preso tutti in
braccio, persino Bra. Manchi solo tu.” insistette il figlio e
l'uomo acconsentì con un debole: “Va
bene...”
Padre
e figlio rimasero a guardare per vari minuti quella loro copia
così
piccola e fragile finché Vegeta ruppe di nuovo il silenzio:
“E'
impressionante a come ci assomigli.”
“Già...” “Trunks e Mai
hanno deciso di chiamarlo Vegeta... come noi due.”
Dopo
che il figlio ebbe detto quelle parole, l'uomo abbassò lo
sguardo e
sussurrò: “Sai, Vegeta, nonostante siamo simili ci
sono alcune
cose che ci rendono diversi... i particolari... e le nostre
vite...”
Vegeta
si accorse, dallo sguardo e dal tono del padre, che era triste e
domandò: “Cos'hai papà?”
“Non potrò mai essere un bravo
nonno dopo tutto quello che ho fatto... ho paura di rovinare anche la
sua vita...” fu la risposta dell'uomo.
Vegeta
rimase in silenzio.
Suo
padre non si era ancora perdonato il fatto di essersene andato quando
lui e Tarble erano ancora piccoli, e non se lo sarebbe mai perdonato.
Per
suo padre, quella vicenda sarebbe rimasta per sempre una cicatrice
nella sua anima.
D'istinto,
gli prese la mano che aveva lasciato libera.
Suo
padre si voltò a fissarlo, incredulo.
Vegeta
dopo aver preso un bel respiro, disse: “Io e gli altri ti
staremo
accanto, papà... Vedrai che non rovinerai la sua vita. E'
ora che il
Lupo Cattivo cominci una nuova favola... una favola con la sua
famiglia.”
Suo
padre lo fissò un attimo e, poi, sorrise.
Un
sorriso felice e pieno di speranza.
“Papà!
Nonno!”
La
voce di Bra si sentì per tutto il corridoio e i due uomini,
d'istinto, lasciarono la mano dell'altro.
Sarebbe
stato troppo imbarazzante per l'orgoglio di entrambi farsi vedere in
famiglia mentre si tenevano per mano.
“Cosa
c'è, Bra?” domandò Vegeta, guardando la
figlia, e la piccola
rispose: “La mamma e la nonna vi ordinano di riportare
indietro il
Vegeta più piccolo. Vogliono vederlo anche loro. Le signore
hanno la
precedenza e voi uomini avrete tutta la vita per vederlo.”
Padre
e figlio si guardarono un istante, poi Vegeta domandò:
“Le
accontentiamo?” “Ovvio... non ho certo intenzione
di affrontare
la tremenda furia di quelle due.” fu la risposta del padre e
Vegeta
disse: “Lo porto io.”
“D'accordo.”
Una
volta che Vegeta ebbe in braccio il piccolo si allontanò e
nel
corridoio rimasero solo Bra e suo nonno.
“Dai,
raggiungiamo tuo padre e gli altri.” le disse l'uomo
prendendola
per la mano e la piccola, con una vocina timida, domandò:
“Nonno...”
“Cosa c'è, Bra?” “Alla fine ci
sono riuscita, non è vero?”
L'uomo
rimase a fissarla in silenzio poi, sorridendo di nuovo, ammise:
“Sì,
Bra, ci sei riuscita. Sei davvero riuscita a cambiare le
favole.” |