MxM3 16
Quest'opera è
distribuita con Licenza
Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0
Italia.
Fin da piccola, ho questa
concezione di capitolo come porzione di una storia che al suo interno
ha molte, ma molte pagine. Forse avendo letto poco, in generale, non mi
sono mai abituata alla diversità e, forse, leggendo solo libri e
pochissime fanfiction, non ho pienamente interiorizzato il
capitolo-pagina, che invece va molto di moda sul web. Per me un
capitolo dev'essere lungo, ma davvero lungo, proprio come quelli dei
libri, proprio come in Harry Potter o nel Grande Gatsby, dove dici: 'ma
sì, dai, un ultimo capitolo e poi spengo la luce'... e ti
ritrovi a dormire un'ora dopo. Anche sforzandomi di dividere o
sfoltire, non ce la faccio. Vuoi o non vuoi, i miei capitoli raramente
escono corti... anzi, a dirla tutta, più pubblico, più
batto i miei stessi record, arrivando anche alle 15/16 mila parole per
capitolo. A me piace così (mi viene così, più che
altro) e so che a qualcuno di voi invece risulta pesante, perché
più il capitolo è lungo più anche l'attesa
è lunga, o perché semplicemente ogni volta arriva una
botta di contenuto difficile da smaltire. Ma spero che vogliate portare
pazienza, perché il mio stile è fatto così e a
cambiarlo non riesco proprio. Per esempio, il capitolo che state per
leggere è un record di lunghezza, che tuttavia non vorrei
suddividere in due o più parti pubblicate separatamente. Per me
ha un senso così, bello pesante, intriso di seghe mentali e,
soprattutto, eterno XD Male che vada potete seguire i break come
divisori di capitolo, oppure sfidare la vostra stabilità mentale
e leggere tutto in una volta. L'importante è che non ve la
prendiate se il capitolo è troppo lungo, Daffy!,
dato che non li faccio così per cattiveria, ma perché,
mentre scrivo, nemmeno mi rendo conto di quanto scrivo e arrivo sempre
alla fine guardando il numerino in alto e dicendo: 'Cacchio, stavolta
mi uccidono veramente'. Anche se, come dico sempre, ogni singola parola
ha il suo valore e un motivo per esistere. Grazie per la comprensione :)
Riassunto della puntata precedente: non
si origliano mai i discorsi altrui, tenetelo bene a mente. Dovrebbe
saperlo ormai anche Marinella, dopo anni di incidenti derivati da
questa cattiva abitudine. Eppure, sembra sempre scordarlo, come
nell'ultimo capitolo in cui si è avvicinata alla stanza di
Mattia e ha ascoltato per bene tutta la discussione tra lui e
Pierpaolo, ricavandone le seguenti conclusioni: Mattia non è
stato del tutto sincero con lei, Mattia vorrebbe partecipare alla
missione in Siria più di ogni altra cosa, Mattia è
frustrato perché il legame con Marinella potrebbe ostacolare i
suoi progetti futuri. A questo punto della storia, la nostra
protagonista decide di fare la prima scelta matura della sua vita,
ovvero lasciare a Mattia lo spazio necessario per poter scegliere,
assicurandosi di non essere l'ostacolo davanti ai suoi sogni. Il metodo
che Nelli ritiene più efficace a questi fini è diventare
più distaccata, come da lui richiesto, cercando di rendere il
tutto più credibile grazie a Sayid. Se infatti all'inizio, Nelli
si era pentita di averlo fatto rimanere e progettava di rispedirlo a
casa, ora sa che invece la sua presenza può essere un vantaggio
per lei. O meglio, un vantaggio per Mattia. Che casino. In ogni caso,
quasi nessuno di voi ha ritenuto saggia la sua decisione.
Nel frattempo, a villa Magna, il giorno del matrimonio si avvicina.
Alessandra Gruccia se n'è andata da Cecina, Diego Vallicroce
è ancora arrabbiato con Nelli per i cinque anni passati, Lorenzo
Castelli sta aspettando un fegato compatibile per un trapianto, Giorgia
Ponti ha lasciato Marco ed è convinta che lui ne abbia parlato
alla bambina, Cristiana Romanin è incinta di due gemelli e nel
bosco, ogni mattina, Pierpaolo e Federica si aggirano a cercare bacche.
Diamo inizio alle danze.
"Io e te" è semplicemente complicato
.
.
La verità in tasca
.
Hai deciso al posto suo.
Sei una cretina.
Devi imparare a comunicare.
Sei immatura.
È la storia infinita.
Si poteva trovare una soluzione insieme.
Sei stata egoista.
Imperdonabile.
Grazie mille. No, davvero, grazie mille.
Queste
sono solo alcune delle risposte che ho ricevuto da chi avrebbe dovuto
capirmi e supportarmi. Invece a quanto pare non mi capisce nessuno,
proprio nessuno, e di supporto non parliamone neanche.
E
ci credo... tutti bravi a giudicare, quando non vivono la situazione in
prima persona. Pretendono di saperne più di me, di avere la
verità in tasca, ma la realtà è che non sono loro
quelli che si ritrovano davanti agli occhi insicuri di Mattia, non sono
loro quelli che hanno ascoltato la sua voce incerta con le proprie
orecchie e, soprattutto, non sono loro quelli che l'hanno già
fatto soffrire una volta, realizzando quanto a fondo possono infliggere
delle ferite.
Dieci
anni... e vengono a dire a me che non so ancora come comportarmi in
questa pseudo-relazione, chiamiamola così. Beh, sarà
anche vero, ma loro al mio posto avrebbero davvero fatto quel che
predicano? O avrebbero scazzato anche peggio di me? Dovrebbero sapere
che, finché non vivi le situazioni, le critiche hanno un valore
molto relativo e sarebbe più apprezzabile cercare di
comprendere, anziché osteggiare per partito preso.
E
poi, tutti bravi a sottolineare con saccenza che cosa Nelli ha
sbagliato, ma nessuno che si sia reso conto che il primo a scegliere
questa soluzione è stato Mattia. Il primo a desiderare di essere
meno presi gli uni dagli altri è lui... non di certo io, gente.
Aprite gli occhi.
Non
ci posso credere, davvero. Tutti a darmi contro, anziché
analizzare il problema alla fonte e dire: 'ehi aspetta un attimo, il
principe azzurro di questa storia ha appena rivelato che la principessa
sta ostacolando il suo cammino, nonostante nei venti giorni precedenti
le avesse raccontato un sacco di belle cose su di loro e sul loro
possibile futuro assieme!'
Ma sono sul serio l'unica a vedere l'elefante nella stanza?
Dai,
non venite a menarmela, è palese che stia accadendo sempre lo
stesso dramma, che Mattia si stia inceppando sempre sullo stesso punto,
che io sia sempre destinata allo stesso finale. È la storia che
si ripete, anzi; per la precisione, questa storia che si ripete.
Sospiro, frustrata, tirandomi nervosamente indietro i capelli.
Non
sono arrabbiata con Mattia. Infatti, sto solo cercando di imparare dal
passato, di agire con cognizione di causa, almeno questa volta. E non
ce l'ho neanche con quei commenti, in realtà... non posso
prendermela così per dei pareri che, tra l'altro, ho pure
richiesto.
È
che mi sento fraintesa, impotente. Non solo mi trovo in un vicolo
cieco, ma sono anche l'unica ad esserne consapevole e dalla parte
opposta ci sono un branco di lupi pronti ad attaccarmi. Qualsiasi
strada io prenda, è automaticamente quella sbagliata.
Ok, ok... il vittimismo, Marinella. Lo so.
Ma come non sentirsi in questo modo? Come non avere questi pensieri contrastanti?
Un
giorno sono il futuro di Mattia, il giorno dopo sono ciò che lo
preclude. E nessuno capisce quanto male abbia fatto esserne venuta al
corrente. Pensano che sia facile per me? Pensano che sia piacevole?
La
decisione che ho preso e che mi sto sforzando all'inverosimile di
rispettare non è né un atto di eroismo, né uno
sclero di immaturità, né tanto meno un colpo di testa
eseguito con leggerezza. Non è l'unica decisione che potevo
prendere, certo, ma è quella che, a posteriori di un'attenta e
dolorosa riflessione, si avvicina di più al lasciare che Mattia
sia veramente libero.
Difatti,
l'assurdità della gente che mi ha accusato di scegliere al suo
posto non ha confini. Io ho scelto al posto suo? Io sto prendendo la
decisione per entrambi? Io gli sto solo permettendo di scegliere
davvero! Ho scelto di farlo scegliere; è così difficile
da capire?
Coraggio, pensateci... ragionateci con me.
Il
mio prendere le distanze è la condizione che Mattia ha posto
come necessaria affinché tutte le scelte possano essere
più facili. Io sto semplicemente esaudendo un suo desiderio, che
lui non avrebbe mai avuto il coraggio di esternare in mia presenza.
Anzi, se io non mi levassi di mezzo, la scelta sarebbe già
ovvia: io. Mattia sceglierebbe me, perché si sente costretto. E
non da me, ma da se stesso.
Quello
che farò sarà dargli il modo di valutare senza
costrizioni. Mi allontanerò dalla sua area, ma non significa che
mi getterò a capofitto in quella di Sayid, come molti hanno
frainteso. Rimarrò semplicemente in un territorio neutro.
Ovviamente, il fatto che abbia messo in mezzo anche il mio ex ha un
senso. E il senso non è affatto far ingelosire Mattia, come ha
pensato chi non ha nemmeno letto le mie spiegazioni; si tratta
solamente di sembrare più credibile.
Potrei
mai allontanarmi di colpo da Mattia, dopo tutto quello che c'è
stato tra noi? Potrei farlo così a caso, senza destare sospetti?
No, se voglio che il mio allontanamento non faccia capire tutto a
Mattia, ho bisogno di un pretesto. E un pretesto solido, credibile,
addirittura opportuno, è Sayid.
Se Sayid non ci fosse stato, credetemi... ne avrei trovato un altro.
Ma
ritengo che Sayid sia davvero il più efficace, anche se per la
gente ciò mi rende una stronza sfruttatrice senza cuore.
Tsè... come se gli fossi saltata addosso, come se ci fossi
andata a letto, come se gli avessi chiesto di sposarmi! A Sayid non
prometterò nulla, perché sono ancora dell'idea che
nemmeno lui si meriti di soffrire. Ma se ci pensiamo bene, senza
condannare sempre e solo Marinella e le sue stupide idee, Sayid
è il primo che non ha rispettato il nostro accordo di essere
solo amici, perciò non vedo come lui possa tranquillamente
continuare a flirtare con me, non tenendo nemmeno conto delle mie
intenzioni, e io non possa farlo con lui. Ho solamente deciso di non
rigettare del tutto le sue provocazioni e restare un po' al gioco, per
uno scopo superiore.
Ma
non ho mai dichiarato nulla di diverso da: io amo Mattia; quindi non
arriverò al punto di illudere Sayid che non sia vero.
Ti sarebbe bastato parlare con Mattia e raccontargli tutto, anziché ricorrere a queste misure.
Sì,
certo! Andiamo a parlare con Mattia, raccontiamogli che abbiamo
origliato accidentalmente la delicatissima conversazione tra lui e
Pierpaolo, ma che siamo assolutamente felici di averlo fatto,
perché ora che sappiamo la verità sul suo voler
partecipare alla missione in Siria, abbiamo magicamente convenuto con
noi stessi che sarebbe la più bella opportunità del mondo!
Ma
non si rendono conto di quanto risulti contraddittorio? Mattia non
è un cerebroleso, per l'appunto; anche con le mgliori intenzioni
da parte mia, ci metterebbe mezzo secondo a capire che il suo desiderio
di vita va brutalmente contro il mio desiderio di vita. E mettiamo
anche che io mi sforzi sul serio per accettare questi due anni... lui
si fiderebbe davvero del mio cambio di prospettive? Partirebbe a cuor
leggero, o si ritirerebbe all'ultimo secondo perché schiacciato
dai dubbi e dalla paura?
Potrei
promettergli qualsiasi cosa... qualsiasi, sul serio, anche di amarlo
per sempre, dovunque e comunque, e aspettare con devozione il suo
ritorno, e pensare a lui ogni secondo in cui sarà lontano, ma
l'inquietudine gli rimarrebbe lo stesso, sempre. Lo conosco. E lui
conosce me. E voi coniscete entrambi per sapere che su questo ho
ragione.
Andiamo, onestamente... pensate che Mattia partirebbe davvero, con me in qualche modo legata a lui?
Che ne sai, magari è cambiato, magari non pensa come credi tu, vorrebbe sicuramente obiettare qualcuno.
Ma
se non la pensasse esttamente così, non avrebbe fatto quel
discorso a Pierpaolo a priori; non sarebbe stato così indeciso,
così combattuto, e soprattutto non avrei sentito tutta quella
disperazione nella sua voce. Sembrava un animale ingabbiato...
ingabbiato nella sua stessa impossibilità di compiere una
scelta. A Pier ha fatto una chiara richiesta d'aiuto, ma lo stesso
Scilla ha dichiarato di non essere quello giusto per dargli una mano.
L'unico che deve decidere è Mattia e io gli sto solo dando la
possibilità di farlo nel modo più libero e istintivo
possibile.
Ma perché compiere per forza una scelta? Si può sempre decidere assieme, trovare un compromesso...
Mi dispiace, ma un compromesso non esiste.
Fidatevi,
se fosse esistito, sarei stata la prima ad accoglierlo a braccia
spalancate pur di non dover accoltellare il mio cuore con le mie stesse
mani. Però no. Non c'è.
Ho
cercato di trovarne da me e ho pensato di discuterne anche con Mattia,
ma, innanzitutto, ho bocciato la seconda ipotesi, proprio per tutta
quella serie di motivi che ho già specificato. Parlarne a Mattia
equivarrebbe automaticamente metterlo in una posizione di non scelta.
Che pensino quello che vogliono... io a lui non lo dirò mai e poi mai. Non
trapelerà mai nulla di tutto questo e farò pure in modo
che non arrivi a capirlo da solo, per nessun motivo al mondo.
È anche per questo che non ne farò parola con i miei compagni.
Ho
capito quanto utile e prezioso sia il loro aiuto, ma in questa
situazione non posso coinvolgerli, perché sono troppo di parte,
sono troppo legati al loro grande piano, senza sapere quanto forti e
contrastanti siano, in realtà, i miei sentimenti e quelli di
Mattia. Sia la mia scelta che la sua, sul futuro di entrambi, devono
essere autentiche, condizionate al massimo dall'uno e dall'altra e da
nessun altro all'infuori.
Questo
è il mio modo di amare, e se è sbagliato, allora forse
vuol dire che Mattia si merita di meglio. Sono stata in mezzo ai piedi
per troppo tempo, ho già fatto abbastanza danni... per come mi
sento adesso, so che è arrivata l'ora ora di essere maturi e
restituire lo spazio e il tempo che ho preso; anzi, rubato. Come lui,
anche io cerco solo di non fargli del male ancora una volta. Come lui,
nemmeno io posso sopportare il pensiero di vivere assieme, ma con la
consapevolezza che lui non sia felice.
E sì, in questo caso potete anche chiamarmi egoista, ma, almeno, sarò egoista in un gesto di altruismo.
Ho
comunque tentato il tutto per tutto per trovare da sola dei
compromessi; non pensate che sia così melodrammatica solo per il
gusto d'esserlo (come se ce ne fosse, in questo caso). Giusto ieri
notte, infatti, ho provato a mandare una mail all'Accademia, dove
fingevo di essere la moglie di uno dei soldati che parteciperà
alla missione. Ho chiesto se fosse possibile trovare un alloggio nei
dintorni, o un impiego come segretaria o signora delle pulizie. Mi
hanno risposto che le truppe partono per ventiquattro mesi verso una
destinazione siriana non comunicabile, in quanto informazione
riservata, e per questo anche ampiamente limitata, nel raggio di
centinaia di chilometri, a qualsiasi civile.
Quindi
ho chiesto loro se scegliessero a caso quale dei soldati quel giorno
avrebbe fatto il domestico o il cuoco, e loro mi hanno risposto che
bisogna far parte del personale addestrato per svolgere servizi per
l'esercito e, soprattutto, che il sarcasmo è uno dei più
ricorrenti motivi di richiamo, nonché congedo forzato, dei
soldati. Allora ho garantito che per me non sarebbe stato un problema,
che avrei svolto il corso per far parte dello staff dell esercito e
avrei imparato quali comportamenti si devono o non devono tenere. Mi
hanno invitato ad iscrivermi al test psicoattitudinale che si tiene
ogni gennaio, con tanti auguri di riuscire a rientrare nel 10% di
promossi annui, che hanno poi accesso al secondo turno di selezioni per
intraprendere l'addestramento quinquennale. E poi il sarcasmo non
è ben visto, eh?
Mi
hanno anche ricordato che, per ragioni di sicurezza, qualsiasi contatto
con le truppe sarà bloccato almeno per il primo anno, onde
evitare rischi di intercettazioni o infiltrazioni. È una missione molto importante, addirittura cruciale, hanno scritto, e ci auguriamo che suo marito gliel'abbia preventivamente comunicato.
In
realtà no, a quanto pare il "marito" in questione si è
risparmiato questo gioioso dettaglio, ma ora capisco ancora meglio
perché non sapesse nemmeno come dirmelo. Sarebbe solo la
ciliegina sulla torta di situazione di merda, per citare il diretto
interessato: lui se ne va, non ci sentiamo per un anno, aspetto con
ansia il suo ritorno, e nel frattempo lui magari è morto. O io
sono morta e lui non lo sa. Mattia è proprio un idiota.
Ma
comunque è solo colpa di Marinella, eh, è lei che ha
sbagliato tutto. Mattia è un santo. Mattia è solo confuso.
Vorrei vedere loro.
Vorrei
vedere cosa farebbero se il loro grande amore volesse andare in
missione in Siria per due anni senza possibilità di vedersi,
parlarsi, o quanto meno comunicare in qualche modo. E soprattutto che
idee avrebbero, se il sopracitato manifestasse il desiderio di non
avere relazioni amorose che ostacolino la sua partenza per tale
grandiosa avventura.
Sentirsi di troppo, sentirsi traditi e sentirsi inutili è solo l'inizio dell'incubo che vivreste per sempre.
Ma
non ancora pronta alla resa, comunque, ho deciso di cambiare tattica e
puntare sul sentimentale. Ho detto al tizio delle mail (ormai siamo
entrati in confidenza) che ero una neosposa incinta di un primogenito
con problemi di salute e che avrei anche alloggiato nell'accampamento
militare in Siria, pur di essere sicura che mio marito vedesse la
faccia di suo figlio, prima che uno dei tre all'interno del nucleo
familiare potesse morire. Mi hanno nuovamente invitato a intraprendere
una carriera militare o, in alternativa, suggerire a mio marito di
cambiare lavoro.
A quel punto ho scritto: I soldati almeno tornano per le vacanze di Natale?
E mi hanno risposto: No, la guerra non prende ferie a Natale.
Questo
è quanto, dunque; ed è anche è ciò che
vorrei rispondere a tutte quelle persone che, più o meno
amichevolmente, hanno criticato la mia scelta. Ma è decisamente
troppo lungo, quindi lascerò semplicemente perdere.
Nell'arco
di una notte ho avuto modo di pensare molto, di arrovellarmi ancora di
più, incessantemente, ma la mia decisione non è cambiata.
Anzi, a fronte di tante osservazioni, forse, ne sono ancora più
convinta.
Ed
è questa la risposta che lascio nei vari blog, siti e gruppi che
ho ammorbato con i miei problemi. Già; perché dovete
sapere che tutto questo mio lunghissimo monologo è partito da
quando ho sbloccato il telefono, controllato le notifiche e letto
questa miriade di opinioni sul mio caso. Non sembra, ma la gente di
Internet si appassiona un sacco ai post che parlano di dissidi amorosi.
Non
criticatemi pure voi adesso, però... mi sono rivolta alla
comunità del web per un motivo valido. Avendo deciso di non
coinvolgere nessuno dei miei compagni, sentivo comunque l'esigenza di
condividere le mie ansie con qualcuno, anche per capire se viste
dall'esterno le mie azioni avessero un senso, o fossero solo
sciocchezze. Quindi ieri notte anziché dormire ho cercato una
marea di gruppi di supporto, soprattutto su Facebook, e ho postato il
riassunto della mia storia con Mattia, chiedendo un consiglio sul da
farsi.
Beh,
il responso lo sapete già e... francamente, mi ha ferito molto
che dall'esterno le mie azioni siano viste come sciocchezze, cagate
colossali e addirittura follia pura da curare in un sanatorio di quelli
potenti alla Shutter Island. Eppure, mi ha fatto bene sentirmelo dire.
Paradossalmente, è stato positivo, quasi rivelatorio.
Perché... davanti alle critiche ho notato di avere delle
risposte, davanti agli 'hai sbagliato' mi sono trovata a gridare
fermamente 'no, ho ragione!' e davanti a chi non condivide la mia
scelta ho provato solamente rabbia, non senso di colpa.
Insomma,
ho scoperto di credere davvero tanto nella mia decisione, così
tanto che nessuno di quei consigli mi ha fatto titubare, come invece
spesso accade, quando si tratta di qualcuno che smonta le mie idee.
Stavolta sono certa che l'unica persona ad avere la soluzione di
quest'enorme Cluedo sono io; tutto il resto non prova le mie
emozioni... non può semplicemente capire. Punto.
Certo,
non ho ricevuto solo rimproveri, anzi. C'è stato qualcuno che
veramente si è sforzato di immedesimarsi, che anche se ha visto
altre soluzioni, ha comunque capito la mia scelta, che ha capito me. E
di questi mi sono salvata il nick perché poi voglio fare un
gruppo di Telegram per diventare loro amica.
Ma
comunque - il punto è che all'ora attuale mi trovo con un gran
mal di stomaco; per la disperazione, per la tristezza e per la rabbia.
Tutte le mie certezze sono crollate, la gioia che avevo accumulato in
questi giorni è svanita, l'alba di una vita infelice mi saluta
dall'orizzonte, ma c'è una cosa a cui mi posso ancora aggrappare
ed è la certezza che questa volta sto davvero facendo la scelta
giusta.
Questa volta, scriverò il finale migliore. E non per la protagonista, ma per il personaggio che se lo merita davvero.
Con
questa massima strappalacrime, pongo finalmente termine dall'opera di
autoconvincimento. Sono seduta da ormai un po' troppo tempo sull'amaca
in giardino, distante dai miei compagni, mentre loro aiutano Paola a
scaricare le composizioni floreali dal furgone. Gli occhi mi stanno
bruciando per vari motivi, tra cui quello di essere appiccicata allo
schermo del telefono da mezz'ora, mentre le orecchie sono concentrate
sulle voci dei miei compagni, nel caso qualcuno, tipo Francesco Natale,
si accorgesse della mia assenza e iniziasse a sclerarmi contro.
"Cazzo?"
A quanto pare una voce non è fra le altre, ma molto vicino a me, anzi... proprio di fronte a me.
Il
contenuto della domanda mi fa alzare gli occhi dal cellulare con somma
costernazione. So chi è ancora prima di vederlo, ma verificare
che Diego Vallicroce ti stia porgendo dei biscotti qui, lontano dalla
civiltà, mentre vorresti solamente morire, è comunque
sorprendente.
Prima
di chiedergli perché abbia detto la parola cazzo con flessione
interrogativa, controllo i biscotti e... sì, sono a forma di
pene. Quindi la parafrasi della domanda di Diego è: "Vuoi un
cazzo?"
"Perché...?" chiedo con smarrimento, intendendo contemporaneamente Perché sei qui? , Perché mi stai offrendo dei biscotti? e Perché mi stai offrendo dei biscotti a forma di pene?
La risposta di Diego non aiuta per nulla a darmi certezze sulla vita, infatti dice: "Li ha fatti Filippo."
Filippo, vorrei ricordare, è suo figlio. E ha quattro anni.
"Cos...?"
"Non
dovevano essere cazzi; sono solo venuti male." Diego sorride, mentre
osserva intenerito i biscotti. "Francamente, avrei apprezzato se mio
figlio avesse creato dei membri maschili, ma... no. Deve ancora
sviluppare certi istinti vallicrociani."
"Oh."
Diego insiste mettendomi il vassoio direttamente sotto il naso, in un esplicito invito a mangiarne uno.
Ah, e va bene. Prendiamolo questo benedetto ca...
Questo biscotto. Prendiamo il biscotto.
È tutto sempre un doppio senso con Diego.
"Cristiana
si è fissata con un canale YouTube di un gruppo di mamme che
fanno tutorial come se non ci fosse un domani." esordisce Diego, mentre
a sua volta seleziona il biscotto più... ehm... (non ce la posso
fare) lungo. "Ho sempre detto che YouPorn è cento volte meglio
di YouTube, ma quelle tizie le hanno fatto il lavaggio del cervello.
Hanno iniziato una rubrica che si chiama Creativity Day."
gratta l'aria e mastica il biscotto con la voracità di un leone.
"In pratica si tratta di un giorno al mese in cui le madri costringono
i poveri bambini liberi ad essere schiavizzati dai loro deliri. Danno a
disposizione fogli, penne, colori, utensili, ingredienti, strumenti
musicali, insomma, Art Attack featuring Masterchef, e spronano i loro
figli a dare sfogo alla creatività, senza limiti di tempo o
valutazioni su quello che producono. Dicono che è un modo per
scoprire e far scoprire loro il potenziale di ognuno, ma in
realtà serve più che altro a conoscere la propria prole
fin dai primi anni, senza un giorno ritrovarsi un adolescente gay
suicida che di punto in bianco ti vaga per la casa."
Lo fisso.
"Flippo
non è gay, per la cronaca." precisa. "Ma Vittoria potrebbe
esserlo, secondo un pancake di pongo che ha modellato nello scorso
Creativity Day."
"Io penso che siano un mucchio di stronzate."
"Anch'io."
"E comunque, credo che anche Filippo potrebbe essere molto gay, se fa dei biscotti a forma di pene."
"Sì..." sospira Diego. "In effetti, lo credo anche io."
Sorrido,
percependo la totale lontananza di Diego da questo tipo di
speculazioni. Lui è un ragazzo di pancia, l'orientamento
sessuale dei suoi figli lo saprà e basta, quando glielo
dirà il suo istinto e non un pancake di pongo o un biscotto
fallico.
Comunque mi incuriosisce come discussione e dunque gli faccio una domanda: "Se Filippo fosse gay, sarebbe un problema per te?"
"No.
Ma vorrei che almeno uno su quattro dei miei figli avesse una passione
in comune con me. E l'uccello non è una mia passione."
"Diego, per favore."
Ride
di nuovo, piuttosto di buon umore, e avvicina alla mia faccia il suo
biscotto, ora decisamente circonciso dal suo morso: "Dovevano essere
delle faccine, vedi?"
"Delle faccine?"
"Sì,
faccine sorridenti, l'ha spiegato Filippo a Cristiana." precisa. "Ma
poi è andato tutto a puttane nel forno e sono usciti tanti
piccoli peni. Se non altro, sono molto buoni. Pippo farà strada
nel campo culinario."
Senza
farmi vedere da Diego, sbriciolo gran parte del mio biscotto e lo
faccio cadere a terra. Senza offesa, ma più mi parla di questa
ricetta, meno mi va di averla nello stomaco. Che, tra l'altro, contiene
già troppe schifezze. Schifezze di sentimenti, per essere
precisi.
"Buoni, davvero."
"Comunque,
non ti ho portato solo questi." annuncia inaspettatamente, mettendosi
una mano nella tasca dei jeans ed estraendo due fogli piegati. Una
volta afferrati entrambi, me li lancia in grembo con una spiegazione,
mentre io ho ancora la testa sui biscotti a forma di pene: "Sono un
paio di disegni di Vittoria, sempre del Creativity Day di oggi." dice.
A
questo punto, mi sforzo di dimenticare dei biscotti, del mio stomaco e
dei commenti stronzi della gente e mi concentro su ciò che Diego
mi ha portato.
Dispiego
i disegni con un po' d'ansia, perché il fatto che me li abbia
dati in esame può essere il preludio di un ennesimo rimprovero
alla sottoscritta, o un modo definitivo per dirmi di stare lontano
dalla sua famiglia. Chissà che avrà scarabocchiato
Vittoria... ci sarò io con le zanne da mostro, o io con in mano
dei coltelli insanguinati, o comunque io nella versione che qualsiasi
bambino traumatizzato delle serie tv disegnerebbe.
...e invece mi sbaglio.
Nel
primo disegno ci sono Filippo e Vittoria che si stanno sposando; si
riconoscono perché lei si è disegnata con i capelli rossi
e lunghi e l'anello di Gloria al dito. Nel secondo disegno, invece,
sono rappresentate quattro persone che si tengono per mano: una
è chiaramente lei, mentre le altre tre mi sfuggono, ma per lo
meno non c'è nessuno che assassina qualcun altro.
Beh...
una dei quattro è stata rappresentata con due enormi cosce fatte
da cerchi sovrapposti. Su attento esame, potrei essere io.
"In
questo, Vittoria ha disegnato il giorno più divertente della sua
vita." illustra Diego, riferendosi al primo foglio. "Nell'altro,
invece, gli amici che non vede l'ora di conoscere." fa in modo di
guardarmi negli occhi, mentre con il dito indica nell'ordine: "Uno dei
due gemelli che sta per nascere, l'altro, e poi una culona."
"Sono io?"
"Già, sei tu. Ha detto che non vede l'ora di diventare la migliore amica di zia Nelli."
Oh mio Dio.
Mi sono commossa.
Oddio, quanto sono commossa.
Questa cosa è... oh mio Dio. La dolcezza di Vittoria mi sconvolge. Mi sono sciolta.
Ma vi rendete conto? Vuole essere mia amica! Vittoria vuole essere la mia migliore amica! Quindi mi vuole bene!
E
addirittura, pensa che il giorno più divertente della sua vita
sia quando io ho celebrato il falso matrimonio tra lei e suo fratello.
Sono così meravigliosi. Sono. Così. Meravigliosi.
Sono davvero onorata di essere una loro zia acquisita. Adoro questi bambini.
"Devi
insegnarle a fare bene la firma." mi schiarisco la voce per nascondere
la commozione e indico il secondo foglio, dove, nell'angolo in basso,
Vittoria ha autenticato con il suo nome.
"In che senso?"
"Si è firmata, ma ha scritto Vittroia."
"Oh, cazzo!" esclama Diego riprendendosi i fogli e ficcandoseli in tasca. "Grazie per avermelo fatto notare."
"Dovere."
"In
ogni caso, non era quello l'importante del disegno. Ma grazie per
avermelo detto... mio Dio, quella bambina è da tenere d'occhio."
"Già, speriamo non abbia mai problemi di dislessia."
"Avrei dovuto chiamarla Gina, lo sapevo."
"Diego."
"Comunque." tossicchia. "Ci tenevo che li avessi. Farò correggere la firma, e poi te li lascio, sono un regalo."
Deglutisco
con leggero timore: "Grazie, Diego. Per me è molto importante.
È un regalo davvero apprezzato. E... inaspettato."
"Per me no." se ne esce, ora di nuovo serio. "A dire il vero, me lo aspettavo."
"In
che senso?" domando, incuriosendomi e sentendomi combattuta sul
continuare o meno la conversazione. Ho paura di dove potrebbe andare a
parare, ma allo stesso tempo ho troppa, troppa voglia di parlare con
Diego.
È
da letteralmente una vita che prego che un giorno o l'altro ricominci a
rivolgermi quantomeno un sorriso. Dopo il nostro incontro ravvicinato
al suo arrivo in villa, da parte sua non ci sono state altro che
spiacevoli frecciatine o fredde considerazioni. Da parte mia nemmeno a
parlarne: con il torto marcio che ho e il senso di colpa nei confronti
di tutta la famiglia Vallicroce, aggirarmi a coda bassa era la
decisione più sensata che potessi prendere.
Per
questo mi stupisco che Diego sia venuto spontaneamente da me e che ora
sia sul punto di intraprendere una conversazione a lungo sperata, ma
non ritenuta possibile.
...il che mi fa ripensare anche alle parole di mio fratello: cerca di sistemare i tuoi casini, perché non fai altro che lasciare morti per strada.
In effetti è vero; intorno a me ho solo i cadaveri delle mie
relazioni di un tempo. Sono brava a fare stragi; sono come Attila.
Non diventate mai miei amici, ve lo sconsiglio.
"Quando
ho saputo che ci saresti stata, ero sicuro che i miei figli si
sarebbero appiccicati a te e che avrebbero voluto conoscerti." mi
spiega Diego. "Ero certo che si sarebbero affezionati, tutti e due,
senza esitazione. E infatti te l'avevo detto."
"Però speravi che non succedesse?"
"Al
contrario, speravo fortemente che succedesse, perché sapevo che
sarebbe stato bello e lo auguravo anche ai miei figli. Capitò
anche a me, anni or sono, quindi so cosa vuol dire affezionarsi a una
persona come te."
Rimango in silenzio per qualche secondo e poi: "Diego, mi stai facendo sentire malissimo."
"Non
voglio farti stare male." alza le mani. "Sono venuto proprio
perché sono stanco di vederti stare male, e di stare male a mia
volta."
"Perché stai male anche tu? Che è successo?"
"Niente."
risponde, posando il vassoio e sedendosi accanto a me sull'amaca.
"È solo che stamattina, quando Vittoria mi ha dato i suoi
disegni spiegandomene il significato, ho avuto una sensazione assurda,
che mi era capitata solo una volta nella vita."
"Ovvero?"
"Ho
visto quanto i miei figli fossero felici di averti come amica e... mi
sono scoperto invidioso. Sono invidioso dei miei figli."
"Ma ti era già capitato."
"Sì,
quando si potevano attaccare al capezzolo di Cris per l'allattamento e
io no, ma sono dettagli e sono sicuro che, a posteriori, avresti
preferito non saperlo."
"Quoto."
"Comunque
mi è servito." afferma, ispirato. "Per l'ennesima volta ho
ricevuto una lezione dai miei figli. Certo... a dire il vero, c'erano
già dei conflitti dentro di me, ma il disegno di Vitto ha fatto
scattare l'interruttore; mi ha fatto dire basta. È ora di
chiarirsi... o meglio, è ora che io mi chiarisca con te, dato
che sono stato lo stronzo di turno."
"Avevi i tuoi buoni motivi. Non ho mai pensato che tu sia uno stronzo."
"Sul serio?" mi domanda, sinceramente sorpreso. "Perché ero certo che mi odiassi."
"Non
ti ho mai odiato, Diego. Eccetto alle superiori quando facevi il
guardone e non sapevo ancora che in realtà fossi un gran
rammollito, pieno di sentimenti e grandi ambizioni, non ho mai provato
odio verso la tua persona."
"Vaffanculo."
Ridacchio; mi sento molto più distesa, ora.
"Comunque
ti chiedo scusa, veramente." prosegue, determinato. "So che il mio
atteggiamento è stato molto duro nei tuoi confronti e... tutto
sommato, era comunque autentico, perché ogni cosa che ho detto,
è stata di pancia."
"Lo so, non servono giustificazioni."
"Però
ti ho osservato in questi giorni, Nel, e più ti osservavo
più mi sembravi una cazzo di formichina spaesata, in un mondo
troppo grande e troppo complicato rispetto a te. Hai presente Dot di A Bug's Life? Lei. Mi sembri proprio lei."
"In
realtà, direi più Flick." osservo. "È lui che
scazza sempre, alla fine. È un disastro vivente, e pure fuori di
testa, direi che mi rappresenta di più."
"Va
bene, allora sei Flick, e sei decisamente nel pieno della caduta del
raccolto nell'acqua." Diego si adegua al mio spunto e continua a fare
riferimento al cartone animato. "Non sei al passo con gli altri, non
segui il ritmo, non... c'è qualcosa che non va, vero?"
"Beh, ho avuto degli enormi picchi di felicità in questi giorni."
"Sì,
ma non sei ancora del tutto parte di qualcosa. Ho come l'impressione
che tu stia a metà tra due mondi: il tuo, e quello vero. Oppure
il nostro, e quello che ti ha accolto negli ultimi cinque anni. Mi
sembri ingabbiata in un limbo e... cazzo, tutta questa metafora
è davvero fica per essere stata prodotta dal mio cervello,
quindi apprezza le mie parole, aiutami a non averle partorite invano."
"No,
Diego, ho capito." gli sorrido, con la giusta dose di gratitudine e
amarezza. "E sinceramente, hai ragione, ma è successo tutto
così in fretta che non so raccapezzarmi nemmeno io. Non so che
dirti; probabilmente continuerò a sbagliare per tutta la vita..."
"Ehi,
non ti sto dicendo che stai sbagliando." interviene, allungando una
mano e posandola rispettosamente sul mio ginocchio. "Sto dicendo che ti
capisco."
"Davvero?" chiedo, completamente immersa nei suoi occhi, saltando dal destro al sinistro con incredulità.
Oh, quanto avrei bisogno di qualcuno che mi capisse in questo momento!
"Sì."
conferma. "Guardandoti e ascoltando i racconti dei bimbi su di te, ho
capito che la vita non è facile per nessuno. Non lo è
stata per noi senza di te, ma nemmeno per te senza di noi. Ma
soprattutto nel tuo caso, perché, se ti sei comportata come ti
sei comportata, è a causa di qualcosa che in te non funzionava
più bene, probabilmente un cuore che ha sofferto e da quel che
vedo, sta ancora soffrendo. E sì, hai ragione a dire che sono
uno stracazzo di rammollito, ma mi sono reso conto che non hai mai
smesso di essere nostra amica e ne sono estremamente, estremamente
felice."
Imbarazzata
e colpita molto sul vivo, mi mordo un labbro e annuisco, distogliendo
lo sguardo. Quanto avrei voluto sentirmi dire queste parole giorni,
mesi e anni fa, ma sono comunque grata di sentirle ora. Ormai non ci
speravo più... non pensavo esistesse ancora qualcuno in grado di
perdonare, ma soprattutto, capire i miei errori.
E
in effetti, ora che ci penso - e lo sto realizzando per la prima volta
- Diego potrebbe davvero essere la persona che sto cercando. Lui,
più di ogni altro al mondo, può capire a fondo tutto
quello che sto passando, tutto quello che ho fatto e che ho intenzione
di fare per cercare di dare un senso al casino in cui ho vissuto per
un'infinità di tempo.
"Credo
che non sia possibile, per una come te, abbandonare noi... pur
sforzandoti, non è semplicemente possibile. È come
un'erezione, in fondo; puoi nasconderla quanto vuoi, ma non puoi
evitare di sentire l'eccitazione."
"Ok, ho afferrato il concetto."
"E
secondo me questo discorso vale anche per te. Tu non sei affatto meno
Nelli di un tempo, sei sempre te stessa, solo che ti sei persa tra i
vari problemi. Si tratta solo di ritrovarti e... forse il cammino
sarà lungo, ma se Vitto e Fil non avessero visto la tua
scintilla, non ti avrebbero di certo incluso nelle loro fantasie, nei
giochi e nel Creativity Day. Forse loro, perché sono bambini, ti
hanno già ritrovato. A volte bisognerebbe solo essere meno
grandi."
"Io non sono per niente grande, Diego, fidati. Non sono cresciuta nemmeno un po'."
"Crescerai." mi sorride. "Non avere fretta."
"Sì, ma..." scuoto la testa.
Parlare
sta diventando molto difficile e spero che la smetta, prima che mi
riversi in un fiume di lacrime. Ho i condotti lacrimali aperti da
giorni, ormai, potrei erompere anche vedendo volare un moscerino.
"Nel,
ho sbagliato a trattarti così male." ammette, concitato, come se
questo concetto non fosse mai troppo chiaro e avesse bisogno di
ripeterlo fino alla nausea. "Ha fatto male anche a me, finché
non mi sono accorto che sforzarmi di fartela pagare era stupido,
immaturo e di certo non poteva aiutare nessuno. Né me a superare
la rabbia per aver perso degli anni di amicizia, né te a
recuperare i rapporti, né i miei figli a conoscere una delle
poche persone che sa vedere il bello negli altri fin dal primo momento."
"Diego,
basta... ti prego." lo imploro, sull'orlo della crisi, notando anche in
lui un lieve incrinamento della voce, che mi fa stare ancora peggio.
"Vorrei
solo che facessimo pace. Vorrei che mi perdonassi per non essere stato
un vero amico come lo sei stata tu, anni fa, quando eri l'unica che
credeva che Diego Vallicroce potesse valere più dei suoi errori."
"Ok, ok..." respiro a fondo. "Qualsiasi cosa, pur di passare oltre a questa conversazione."
Nonostante io sia la fotocopia della disperazione e del disagio, Diego si esprime in un caloroso sorriso e dà un finale ad hoc a
tutto questo confronto pacificatore. Si china in avanti, mi abbraccia
con slancio e poi mi chiude in una stretta che toglie il fiato.
Non posso credere che sia successo.
Non posso reggere tutti questi avvenimenti.
Crollo emotivo tra tre, due, uno...
Sulla
maglietta gialla di Diego, che profuma di biscotti e latte in polvere,
mi accascio ormai senza energie e piango tutte le lacrime che speravo
invece di aver terminato. Ci speravo, ma era inevitabile: in questo
momento così profondo confluiscono tutte le mazzate sentimentali
che ho dato e subito. Si rovescia la medaglia e la Nelli forte delle
proprie idee non condivise lascia il posto alla Nelli spaventata e
delusa da ciò che è successo.
In
questo momento, per fortuna, mi riapproprio almeno di una piccola parte
di me. Di quello che è stato per me un palo della mia
adolescenza, di un amico bizzarro e decisamente illegale, il cui odio
immotivato era come una lancia conficcata nel fianco. Ora la lancia
è stata finalmente tolta, ma il sangue esce copioso dalle
numerose ferite, specialmente quella al centro del petto, che non
dipende dalle mie decisioni, né dalla missione in Siria, ma da
una consapevolezza che si è fatta largo dentro di me nelle
ultime ore.
Vorrei solo che fosse meno presa da me, e io da lei.
Arrabbiarmi
con la gente, scrivere mail a destra e a manca, mettere a punto un
piano a prova di bomba sono tutte attività che mi sono cercata
per tenere occupato il mio cervello, per fargli fare rumore, tanto
rumore.
Perché c'è quella frase da sovrastare. C'è il cuore da tenere in silenzio.
Il
mio cuore sta cercando di dirmi che devo accettare la verità che
sta dietro a tutto questo, ovvero le semplici parole pronunciate da
Mattia. Parole che uno non direbbe mai, se fosse davvero felice di come
stanno le cose.
Ma il fatto è che lui non ha bisogno del mio amore per proseguire la sua vita. Anzi, avrebbe bisogno che io non lo amassi, per poter proseguire la sua vita.
Lui non è come me e, forse, sommando un po' i conti, non lo è mai stato.
"Ehi, mio Dio, stai singhiozzando..." osserva Diego, preoccupandosi.
Accidenti...
Non
voglio di certo che a Diego vengano più dubbi del dovuto,
così mi stringo ancora di più a lui, stritolandogli le
braccia e facendo della sua spalla il punto di esaurimento scorte,
finché non riesco a ricompormi un minimo per dare senso a questa
scenata.
"Va tutto bene." mento spudoratamente. "È solo un periodo difficile, ma passerà."
Il mio amico mi fissa a sua volta con gli occhi lucidi, senza nemmeno sbatterli, quasi.
"Cosa?" mi incuriosisco della sua estrema apprensione.
"Mi dispiace."
"Ma
no, puoi stare tranquillo. Davvero. È tutto normale; faccio
così perché sai che mi lascio prendere dalle emozioni."
"Avrei
dovuto starti più vicino, invece sono tra le cause che hanno
contribuito al tuo malessere." sospira, seriamente in
difficoltà. "Cris aveva ragione. Aveva detto che mi sarei
pentito di certi atteggiamenti. Sono un amico di merda."
"Io
lo sono." lo correggo. "E Cris, in ogni caso, ha sempre ragione su
tutto. Indiscutibilmente. Personalmente, poi, avrei preferito che
l'ascoltassi, ma solo perché mi sei mancato da pazzi. Cazzo."
"Cazzo." ripete, concedendomi quel benedetto sorriso.
"Diego..."
inspiro, titubante, ma cosciente di ciò che sto per chiedere.
Tra l'altro sono ancora mezza sconvolta dai piagnistei, ma sto
trepidando nell'attesa di sapere l'opinione di Diego, non riesco
più a trattenermi. "Voglio chiederti un consiglio, che solo tu
mi puoi dare sul serio."
"Tutto
quello che vuoi. Potrei anche rivelarti tutte le tecniche che conosco
sull'orgasmo multiplo femminile... è il minimo che ti devo."
"Scemo."
lo colpisco sulla spalla, mentre mi asciugo il moccio e cerco di
riprendere serietà. "Ti ricordi cinque anni fa, quando Cris ha
avuto la prima manifestazione dei suoi attacchi di panico?"
"Uh, se mi ricordo..."
"Il
problema era che avevate deciso di scappare assieme e vivere a Firenze,
ma sotto sotto lei preferiva non farlo. Anche se ti amava alla follia
ed era il progetto a cui più teneva, ciò in realtà
l'avrebbe resa davvero felice era rimanere con i suoi genitori."
"Esatto,
grazie per aver ficcato con delicatezza l'intero pugno nella ferita. Lo
chiamano fisting, ma non è sempre piacevole, a quanto pare."
"Vallicroce, ti puoi risparmiare certe similitudini?"
"Ho già smesso di mancarti?"
Roteo
gli occhi, incapace di sorridere alla battuta, ma comunque concentrata
sulla mia domanda: "Quella volta, per il bene di Cris, hai rinunciato
al vostro progetto, giusto? E hai addirittura spiegato tutto ai suoi,
senza dirle nulla, correndo il rischio di perderla senza che lei
potesse mai sapere com'erano andate le cose."
Ripensare
a quel momento fa tornare Diego in modalità alta
sensibilità, con tanto di gola chiusa e sguardo basso:
"Sì."
"La mia domanda è... pensi di aver fatto la scelta giusta?"
Alza gli occhi e non esita nemmeno un secondo: "Sì."
"No,
ma non devi tenere conto di come sono andate poi le cose; devi dirmi se
l'avresti comunque fatto, anche se non fosse andata bene alla fine."
"Alla
fine non è andata bene, infatti." mi stronca. "Io avevo un sogno
per me e Cris e quel sogno era di scappare da soli, di farci una vita
lontano da tutti, di andarcene e diventare ricchi in un altro paese. Ma
ci ho rinunciato. Non dico di non essere felice ora, anzi, non
fraintendermi, non scambierei la mia vita per niente al mondo,
però ho rinunciato a una parte di me per lei, una parte che poi
non ho più ritrovato e che non ritroverò mai."
"Oh."
"Ho
messo al primo posto la sua felicità, facendo cose che...
insomma, lo hai visto anche tu quanto ho dovuto smussare il mio
carattere, i miei sogni e i miei piani. A dire il vero, di alcune
questioni lei non sa ancora nulla e nemmeno glielo dirò mai. Ma
è giusto così. Scommetto che anche lei ha fatto dei
sacrifici per me, e nessuno al di fuori di lei lo saprà mai,
perché altrimenti perderebbero di valore."
Esatto...
è esattamente questo che ho capito, vivendo la mia vita
recentemente, e che non ho saputo spiegare altrettanto semplicemente.
Ma è questo. È questo che sto provando anch'io, è
questa consapevolezza che sto sentendo giusto inseguire.
"Ma... Diego, non ti dispiace nemmeno un po'?"
"Beh,
un po' sì." ammette, colpevole ma disteso. "Ma lo rifarei altre
mille volte. Anche sapendo che andrebbe a finire peggio, anche con la
garanzia di perdere Cris per sempre."
"Davvero?" mi stupisco.
"Sì."
"Ma, Diego, come fai a sopportarne anche solo il pensiero? Come faresti a sopravvivere, se perdessi Cris?"
"Oh,
soffrirei come un cane, e probabilmente non sopravvivrei, ma sarei
pronto a compiere il sacrificio. Credimi, Nel, per me che l'ho provato,
non c'è niente di peggio di essere il motivo per cui la persona
che ami non è felice."
Oh mio Dio.
Deglutisco, tremendamente toccata dalle sue parole e ulteriormente affranta dalla realtà: "Ti credo."
"A volte, l'unica soluzione è mettersi da parte. D'altronde è quello il senso del vero amore... no?"
Esatto.
E sapete cosa, a questo punto?
Io odio l'amore.
"Comunque,
Nelli, perché ci stai ripensando?" mi domanda Diego. "Ha a che
vedere con ciò che è successo recentemente tra te e
Mattia? E risparmia la recita; da quando l'avete fatto in piscina,
seguo la vostra vicenda nei dettagli."
"Eva?"
"Eva."
"Bene."
annuisco, senza ormai nemmeno più stupirmi di fronte alle
malefatte della nostra compagna. "In realtà sì; ho
pensato molto all'amore in generale, in questi giorni, e volevo
chiedere un tuo consiglio, perché penso che tu sia una delle
persone che se ne intende di più."
"Sul
serio? Grazie, che bel complimento." si pavoneggia, fiero. "Anche un
po' insolito... di norma le donne mi vengono a chiedere consigli sul
sesso, non sull'amore."
Gli batto una mano sulla spalla, cercando di recuperare un po' di allegria: "Di quelli non ne ho bisogno, Vallinator."
"Ah no?" ridacchia. "Nella piscina c'era acqua santa? Ha fatto miracoli?"
"Simpatico."
"O li ha fatti Zingaretti battendo il suo stesso record di durata 0,5 millesimi di secondo?"
Rido,
sentendo in realtà una forte nostalgia e un'ennesima morsa allo
stomaco: "Ti lascerò con questo dubbio a vita. Ma conosci la mia
mail; aspetto le tecniche per l'orgasmo multiplo che mi hai promesso."
"Sissignora."
"Ci becchiamo dopo, a pranzo? Così mi riporti il disegno?"
"Propongo
una pizza in famiglia giù in paese; io, te, Cris e i bambini,
così facciamo contenti i piccoli, che vorranno suicidarsi dopo
una mattinata di Creativity Day."
"Ci sto."
"Ah, e... chiaramente porta pure il tuo consorte; chiunque esso sia. L'invito è aperto."
"Ottimo. A dopo."
Mmm... ci porterò Davide, ho capito.
***
PRIMO BREAK
Spero
che nessuno si sia offeso per la parte iniziale, in cui ho volutamente
riportato certi commenti ricevuti al capitolo precedente (ponendoli
tutti ovviamente in anonimo!). Il mio intento era quello di fornire una
risposta alle vostre osservazioni che derivasse direttamente da Nelli.
La mia opinione in merito non è detto che rispecchi quella della
protagonista, per cui una mia risposta non sarebbe stata tanto utile
quanto quella della diretta interessata. Ovviamente, fa tutto parte del
gioco, quindi non prendiamola sul personale, anzi, mi piacerebbe che
questa discussione sulle varie scelte continuasse, per poi poter dire
anche la mia, a tempo debito :)
Ora
lasciamo spazio a qualche contenuto spensierato, che sono riuscita a
fare grazie al suggerimento di Ellie, in quanto la mia solita app
continua a non funzionare come sempre. Quindi come prima cosa vi metto
un paio di momenti social che avrei voluto pubblicare nel capitolo
precedente. La conversazione, infatti, si riferisce all'inizio del
capitolo precedente, quando Nelli racconta la sua giornata dopo
l'arrivo di Sayid e dice di aver poi parlato con Mattia su Whatsapp per
spiegargli tutto riguardo la sua decisione di far restare Sayid a villa
Magna.
Se siete ponti e non volete rimandare il proseguimento della lettura a un altro giorno, allora buona continuazione :)
***
Alla fine, ho portato con me Marco.
Uscire
da sola con una famiglia di quattro più due persone mi faceva
troppo zitella frustrata, ma mio fratello non poteva accompagnarmi,
dato che si è sorprendentemente trovato un nuovo hobby che gli
impedisce di staccare gli occhi dal pc (meglio, almeno non c'è
il rischio che si droghi o dia fuoco alle cose).
Quindi
non sapevo a chi chiedere di venire - Mattia e Sayid sono fuori
discussione almeno finché non riesco ad evitare una crisi di
pianto in loro presenza - così Vittoria e Filippo hanno scelto
per me. Per loro era necessario che
a pranzo venisse anche Rachele e dunque ho reclutato l'intera stirpe
Ravasi. Adesso anche io sembro una donna di famiglia, con il mio
maritino figo e la mia figlioletta carina.
Peccato
che non sia esattamente così, ma dettagli. L'importante è
che la gente in pizzeria non pensi che sono una zitella frustrata.
In ogni caso, la novità per Davide è che vuole fare lo youtuber. L'avreste mai detto? Io sono scioccata.
Partendo
dal fatto che non pensavo Davide potesse mai sviluppare un'ambizione
per se stesso, si è pure trovato un mestiere che lo costringe a
rapportarsi con l'Altro. Il pubblico sarà pure virtuale, ma
è comunque un pubblico, e la piattaforma che utilizza lo
costringe a sottostare a delle regole. Per questo è sconvolgente
che Davide abbia compiuto spontaneamente questa scelta, ma l'aspetto
che mi turba ancora di più è che, come se non bastasse,
si è addirittura trovato una collega: Eva.
Vi
dicevo che c'era qualcosa di strano nell'aria a metà tra i loro
sguardi assatanati, eppure non avrei mai immaginato che si trattasse di
una collaborazione. O, dovrei dire, di una collab.
Davide inizia già a parlare social, devo tenere il passo.
Non
so di che diavolo parlerà il loro canale, né come si
chiamerà (anche se, conoscendo i miei polli, ipotizzo che ci
sarà in mezzo un imperativo esortativo come Svegliati! o Datti fuoco!),
ma comunque sia, ci stanno davvero mettendo un sacco di energie. Non
avevo mai visto Davide così entusiasta per un'idea e così
impegnato per un progetto. Sembra un'idiozia, ma è veramente un
grande passo per lui... semmai si rivelerà essere più di
un misero fuoco di paglia (perdonate il continuo riferimento al fuoco,
ma non posso farne a meno), potrò davvero essere felice per mio
fratello.
Sento
che in qualche modo questa potrebbe essere la sua occasione di
realizzarsi. E non come youtuber (quello sarebbe una vera tragedia), ma
come persona. Finora non ha trovato nessun ambito in cui potersi
davvero esprimere, anzi, è sempre scappato da tutto. Adesso,
invece, ho la sensazione che abbia finalmente iniziato a trovare le
coordinate per una sua dimensione.
In
queste ore hanno addirittura rapito Ilenia per farsi aiutare con la
regia della presentazione del canale, poi so che, per partire,
pubblicheranno un video sul matrimonio di Gloria e Magno.
Non
capisco che diavolo possa fregare alla gente del matrimonio di due
sconosciuti, ma temo che condiranno il tutto con del gossip e del
sarcasmo, sperando in qualche fallimento epocale o ubriacatura da parte
degli invitati. Immagino già: Video COLLAB. - Sesso, droga e
rock'n'roll a un matrimonio di amici.
Ho molta paura.
In
ogni caso, il mio tarlo mentale non si focalizza su Eva e Davide,
né sul matrimonio, né tanto meno su questo pranzo di
famiglie Mulino Variopinto. Certo, sono felice di esserci e di venire
distratta dalle grida aborigene dei bambini, dalle palpatine sotto al
tavolo di Diego a Cris e dai commenti sul cibo di Marco, ma purtroppo
la mia testa è altrove.
Ho un chiodo fisso, anche se cerco di non farlo capire.
Se
non mi stessi impegnando così tanto per fingere che vada tutto
alla grande, i miei amici mi avrebbero sgamato subito, si sarebbero
accorti della mia assenza mentale e mi avrebbero già ricoperto
di mille domande. Ma sebbene stia continuando a macinare pensieri,
parole, opere e omissioni, sto recitando divinamente, come se non
esistesse nient'altro che questo pranzo. Sono certa che porterò
a termine il piano in modo magistrale; sono più che mai
determinata stavolta, davvero. Non mi scoprirà mai nessuno.
"Senti,
ma che hai?" Marco si volta e mi sussurra questa domanda all'orecchio.
"È tutto il pranzo che sei assente, a cosa stai pensando?"
Benissimo, perfetto.
Dov'è il mio Oscar?
"A niente, Marco, stai tranquillo."
"Ah, ok, non stai pensando a niente, allora a posto, nessun problema, sto tranquillissimo." sorride con immenso sarcasmo.
Assottiglio
gli occhi, offesa: "Senti da che pulpito arriva la predica.
È tutto il pranzo che commenti le pizze come se fossi un
cuoco affermato."
"E
quindi? Ne so comunque molto più di te. E sono il pizzaiolo
ufficiale delle nozze, nel caso ti sfuggisse come particolare."
"Un
pizzaiolo; non un critico." lo correggo. "Fai così quando sei
agitato e devi dare aria alla bocca per non dover ascoltare i pensieri."
Nonostante tutto, so osservare molto bene, specialmente i miei amici. Avevo già notato questa sorta di glitch in
Marco; sono già un paio di giorni che fa così, ma non ho
avuto modo di preoccuparmene abbastanza. Soprattutto perché
attualmente non so quanto sono in grado di fare il bravo tecnico.
"Due
opposti, noi due." si riferisce allora al mio commento. "Te i pensieri
non solo li ascolti, ma li trascrivi pure per poi potertici
immedesimare come il copione di un film, o peggio, un romanzo rosa."
"Esattamente. Ma almeno non coinvolgo i miei commensali in un dibattito su quanto nere siano le olive nere."
"Senti." continua a bisbigliare. "Scusa la franchezza, ma a me quel Sayid sta davvero tanto sul cazzo."
"E
cosa c'entra? Stavamo parlando di olive." scuoto la testa. "È
questo il motivo per cui sei schizzato? Stai pensando a Sayid?"
"No, ma forse è il motivo per cui tu sei
schizzata, dato che dopo la ramanzina che ti abbiamo fatto ieri sei
diventata una specie di vegetale. Ti manca solo la salivina ai lati
della bocca."
"Grazie. Che poeta."
"Ehi."
ci interrompe Diego puntandoci contro una forchetta. "Se non foste ex
fidanzati da circa dodici anni, direi che vi state sussurrando frasi
erotiche." passano circa quattro secondi. "Nelli, sei arrossita, quindi
è vero. Che maialina."
"Diego!"
Cristiana dà un calcio sotto al tavolo a Diego, per nulla discreto e anche piuttosto violento.
"Macché
frasi erotiche." sbotto, preoccupata che questo discorso possa condurre
ad altri più seri, e dunque alla verità sul mio piano
segreto. "Stavamo solo con..."
...versando? ...dividendo?
"...fabulando.
Confabulando una... cosa. Segreta." a volte dimentico quanto faccio
pena a inventare scuse. "Marco? Verresti un secondo fuori, per favore?
Arriviamo subito." sorrido ai miei amici e mi defilo, lanciando a Marco
uno sguardo-minaccia traducibile in 'se non mi segui senza fiatare, ti
rapisco la figlia'.
Quindi Marco, da bravo bambino, viene con me all'esterno della pizzeria, che, tra le altre cose, si chiama 'Pizzeria Te la diamo calda'. L'ha trovata Diego su Trivago... non l'avreste mai detto, eh?
Mi fermo poco distante dalla porta d'entrata, vicino a un gruppo di uomini in pausa sigaretta.
"Si può sapere che malattie mentali hai?" mi domanda Marco, chiudendo la porta alle sue spalle e uscendo innervosito.
"Tu,
piuttosto." lo aggredisco. "Perché uno non può essere
pensieroso, senza subire ogni volta il terzo grado? Posso essere
semplicemente un po' distratta o presa dai miei problemi, come una
persona normale?"
"No,
perché tu non sei una persona normale, capisci?" ribatte,
accorato. "Tu sei Marinella Argenti. Chiunque può essere
pensieroso, ma tu no, perché il tuo essere pensierosa assume
tutto un altro significato. È come se io ti dicessi: 'ehi, Nel,
vorrei far esplodere un missile nucleare'. Tu rideresti, giusto?
Giusto, perché non sono per nulla credibile. Ma se te lo dicesse
Pyongyang, come reagiresti? Eh?"
"Lo
vedi che stai straparlando?!" lo indico, irritata dalle sue critiche
demenziali. "Tutto questo non ha un senso; lo sai che sto attraversando
un momento difficile, sono solamente un po' presa dai pensieri."
"Novità assoluta."
"Piuttosto
che t'è preso a te, stamattina? Sei sgorbutico e decisamente
fuori di testa. Non che di solito la situazione sia tanto più
rosea, ma già mi hai sclerato contro ieri e adesso siamo di
nuovo qui a litigare."
"Ho dei problemi personali."
"Ma dai?" incrocio le braccia.
"Avrei voluto parlartene, ma che vuoi che ti dica? A quanto pare, sei stata troppo occupata a pensare."
"Oh,
non osare rigirare la frittata per darmi la colpa." lo redarguisco,
puntandogli l'indice addosso. "Se me ne stai parlando solo adesso,
è perché prima quello impegnato eri tu, a preoccuparti
del mio ex fidanzato, anziché del tuo problema. Che poi,
lasciami indovinare, riguarda Rachele e il fatto che non le hai ancora
detto della sepa-"
"Zitta!"
Marco, giusto per precauzione, mi chiude tra le sue braccia, usandole
per tapparmi la bocca in una mossa che fa molto WWE SmackDown. Ci manca
solo che mi sbatta a terra, si metta a cavalcioni sopra di me e
agitandosi le dita davanti alla faccia mi minacci con un bel 'You can't
see me'.
Mi guardavo decisamente troppa TV da piccola.
"Ma
sei scemo?" grido, suscitando la curiosità dei tizi con la
sigaretta, che ora staranno pensando che la famiglia felice è in
realtà un nucleo privato di violenze e abusi. Cacchio.
Marco
ha uno sguardo ansiosissimo: "Se sai che è quello il problema,
allora perché lo urli ai quattro venti? Anzi, meglio ancora,
perchè non mi hai aiutato prima a risolverlo?!"
"Perché non sono io la mamma di Rachele. Né il papà."
Questa frase offende parecchio il genitore dell'anno, che si rabbuia, fra il broncio e poi si gira pure di spalle.
"Aspetta."
rimedio in un sospiro. "Intendevo dire che per quanto io possa
aiutarti, comunque l'intera mansione del parlare a tua figlia spetta a
te. E l'unico motivo per cui non sono stata molto d'aiuto, in questi
giorni, è perché ho avuto davvero, davvero un sacco di
cose a cui pensare."
"Sì,
tipo il tuo ex?" mi provoca, con sguardo ferito. "Tipo a come
restaurare un rapporto d'amicizia con un stronzo che ti ha piantato in
asso dopo sei mesi di relazione?"
Fisso Marco a lungo, molto a lungo.
"Oh,
vaffanculo." sbuffa allora, realizzando che, paradossalmente, anche lui
tempo fa si è ritrovato nei panni di Sayid e che se io non fossi
una persona così meravigliosamente compassionevole e
misericordiosa, ora non saremmo amici.
"Ho un talento nel mantenere relazioni con degli stronzi." rimarco con un sorrisetto.
"Nah,
hai solo un talento nel farti sfuggire quelli giusti." allude a Mattia,
naturalmente. "Comunque hai ragione. Il fatto è che speravo che
un giorno tu venissi da me e mi obbligassi con la forza a parlare con
Rachele, perché ti giuro, da solo non ce la faccio... ho
provato, mi sono imposto di farlo, mi sono tirato degli schiaffi e dato
dei pizzicotti, ma io proprio non ce la faccio. È impossibile."
"Beh,
Marco..." rifletto, allontanandomi un po' dalla nube di fumo e andando
verso il parcheggio, distante da possibili orecchie indiscrete (tra cui
anche quelle dei bambini, che stanno correndo attorno alla pizzeria per
giocare ad acchiapparella mortale, un gioco dove chi viene preso
sostanzialmente deve fingere di morire come un opossum). "Puoi sempre
prenderla con calma, fare prima un percorso di preparazione
personale..."
"No, non posso."
"Perché no?"
"Perché
il matrimonio è fra due giorni ed esattamente domani alle dieci
di mattina arriverà anche Giorgia. Sai, Giorgia Ponti, la madre
di Rachele."
"Sì, e quindi?" sbotto. "Gio capisce la situazione, sono sicura che ti darà il tempo necessario."
Marco
mi interrompe, lapidario: "Si porta dietro anche quell'infame del suo
nuovo fidanzato." a questo punto si contorce tutto, rabbrividendo.
"Scusa, solo pensare a quel faccione deformato e ai suoi cosciotti da
dinosauro mi fa salire il crimine."
"Marco..."
"È
addirittura stempiato!" esclama mentre reprime un conato di vomito.
"Come si fa a passare da questo..." si indica. "A uno spauracchio del
genere?"
"Ok, capisco lo sconforto."
"È
come quando voi donne state una vita con uno, che poi in realtà
è gay e vi cornifica pure con vostro fratello, o vostro padre, o
comunque con un altro uomo panzone e ciabattaio. Orrore puro."
"Ok, basta." mi faccio seria, prendendogli le spalle. "Stai straparlando."
"Cazzo."
"Sei proprio costretto a parlare con Rachele prima dell'arrivo di Giorgia?" gli chiedo.
"Sì."
"E allora parlale oggi. Adesso."
Marco
allarga gli occhi: "No, adesso mi viene un infarto. Non ce la faccio.
Non posso dire a una povera bambina 'ehi, tua madre ha lasciato tuo
padre per andare con uno scherzo della natura'. È minorenne,
potrebbe non reggere certe batoste."
"MARCO!"
Mi
verrebbe davvero da mollargli uno schiaffo in pieno viso! Ma come
diavolo ha fatto Giorgia a sopportarlo per tutti questi anni?
Immaginatelo il giorno della nascita di Rachele. Sarà andato a
importunare persino il reparto malattie infettive, noncurante del
rischio, pur di dare aria a quella bocca durante l'attesa in ospedale.
"Basta
fare il mentecatto!" gli grido in faccia, scuotendolo pure io alla John
Cena. "Mi stai dando fastidio, ok? Taci e fai l'uomo! Appena torniamo a
casa, ti chiudi in camera con tua figlia e le dici la benedetta
verità!"
"Signorsì signora." risponde, concentrato. "Lo farò e lo farò da vero uomo."
"Bene."
"Poi mi aiuterai a raccogliere i brandelli del mio cuore."
"Come sempre."
"E mi tratterrai dallo strozzare a mani nude quello scarabocchio umano che ha preso il mio posto."
"Certo, oppure ti aiuterò a strozzarlo."
"Oh,
Nelli..." sospira, affranto, scrutandomi con pentimento. "Non avrei mai
dovuto interrompere la nostra relazione di quando eravamo ragazzini."
Quest'uscita mi intenerisce troppo: "Oh, davvero?"
"Sì...
almeno non avrei mai avuto desideri sessuali nei tuoi confronti e mi
sarei risparmiato un sacco di responsabilità."
"Ora mi ricordo perché ci siamo lasciati." ringhio. "Sei una merda, sei proprio una grandissima merda."
Marco
sogghigna, mentre decide che è ora di chiudere qui la
discussione e dirigersi di nuovo verso la pizzeria: "Marco batte Sayid
dieci a zero! Nessuno è meglio di me nel ruolo di ex fidanzato
stronzo."
Mi
prende sottobraccio, mi arruffa i capelli e poi fa strada all'interno,
mentre nasconde sul fondo degli occhi un'inquietudine spaventosa.
***
SECONDO BREAK
Con un paio di immagini divertenti :) Vi suggerisco anche di approfittare di questa pausa per riposare gli
occhi e rifocillare lo stomaco. Il capitolo è ancora molto lungo e
riserva attimi di tensione...
*
Sono brava a disegnare, eh? XD
***
Rachele
è chiusa nella stanza di fianco. Sta giocando con le Barbie,
mentre tutti gli altri stanno fuori in giardino a sistemare i fiori e i
fratelli Vallicroce, grazie a Dio, sono stati costretti a fare il
riposino pomeridiano.
C'è silenzio, un inquietante silenzio, nel corridoio di Villa Magna.
La
stanza di Marco e Rachele, giusto di fronte a quella di Pierpaolo,
Amerigo e Francesco, sembra una sorta di inferno dantesco in cui
nessuno ha il coraggio di entrare, nonostante all'interno ci sia solo
un'innocua bambina di otto anni.
Io
e Marco stiamo passeggiando a vuoto qui davanti da svariati minuti,
ormai, e mi chiedo per quanto potremmo continuare a temporeggiare,
prima che Rachele si stanchi di giocare con le bambole o qualche nostro
compagno ci chiami per contribuire nei lavori.
Nessuno
dei due ha realmente trovato le parole adatte e temo che lo sforzo
dell'improvvisazione spetterà unicamente a Marco. Il mio aiuto
è davvero marginale, posso solamente dargli sostegno e pregare
che a breve raccolga il coraggio a due mani e apra finalmente quella
porta.
"Oh, ecco dove eravate!"
Per
un momento, sto per gridare un 'no' prolungato e accasciarmi
teatralmente nella paura che qualcuno sia venuto a stanarci, ma poi mi
accorgo con sollievo che quel qualcuno è Fede. È appena
spuntata nel corridoio, salendo l'ultimo gradino delle scale.
E non è sola.
"Vi
stavamo cercando." annuncia Pierpaolo, che accompagna Federica reggendo
tra le mani un cesto di... qualcosa. "Nelli, la fioraia deve farti
provare la lunghezza del manico del bouquet."
"Ah."
prendo atto, cercando di evitare il contatto visivo con lui. Dopo la
scena in camera di Mattia, semplicemente non riesco ad affrontare
Scilla; non ce la faccio, troppi ricordi.
"E tu Marco dovresti fare la spesa con Magno, per gli ingredienti del pranzo." aggiunge Fede.
"Non può andarci qualcun altro con Magno?"
La mia amica rileva subito l'alterazione nel tono di Marco e si ferma per scrutarlo: "Sei tu il cuoco."
Lui
nemmeno le risponde, e si perde a guardare dalla finestra.
Conseguentemente, io e Federica abbiamo un breve dialogo a gesti. In
meno di dieci secondi ci mimiamo questo:
Lei: "Che diavolo ha Marco?"
Io: "Che stavi facendo con Pierpaolo?"
Lei: "C'è per caso Rachele chiusa dentro quella stanza?"
Io: "Siete tornati a fare i fringuelli tutto d'un tratto, ora?"
Lei:
"Non ci credo, non le ha ancora detto della separazione! Ma è
pazzo?! Domani Giorgia arriva qui, quando pensa di avvertire Rachele?"
Io: "Ti interessa qualcosa che Pier stia con la Trepalle o anche stavolta vuoi rimanere traumatizzata dalla vita?"
"Che
avete da gesticolare?" se ne esce Pier, mentre a mani occupate, apre
elegantemente la porta della sua stanza con il ginocchio. "Sembrate
delle assistenti di volo velocizzate."
"Si chiama Silent Chatting 2.0,
l'abbiamo potenziato negli anni, ma c'è una versione aggiornata
che sta per essere rilasciata a breve." gli spiego, osservando i suoi
gesti scavezzacollo per poter appoggiare il cesto da qualche parte,
evitando i vestiti sparsi di Amerigo.
"Ovvero?"
"Quella
in cui chiedo direttamente cosa stavate facendo assieme, così
sorridenti e spensierati." faccio mettendomi le mani sui fianchi e
guadagnandomi un'occhiataccia da Fede.
Mi
spiace, ma non mi va di essere troppo gentile con Pierpaolo. Ora che so
cosa pensa davvero di me, ho rivalutato anche le mie opinioni nei suoi
confronti.
Lui sorride, per nulla scalfito dalle mie insinuazioni: "Siamo andati a raccogliere delle bacche nel bosco."
"Raccogliere bacche nel bosco is the new flirtare alle spalle della propria fidanzata?"
"Marinella!" Fedrica è color prugna. Sono sicura che poi me la farà pagare amaramente.
Pier aggrotta le sopracciglia: "Che fai, improvvisamente difendi la Silvia?
Comunque, stai tranquilla, tra me e lei le cose non stanno andando a
meraviglia e penso che non dureremo per molto. Non so neanche se dovrei
ritenerci ancora una coppia. Con Fede stavamo solo sistemando la mia
ricerca. Sto scrivendo una tesina per il corso di botanica, dove faccio
uno studio sulle bacche che crescono in Toscana, e se sono abbastanza
bravo, per il giorno del matrimonio, vi porto pure la guarnizione della
torta. Sono buonissime." me ne lancia una dal suo prezioso cestino e
poi fa addirittura l'occhiolino a Federica.
Porco mondo.
Ogni volta che questo ragazzo apre bocca, mi sconvolge e non poco.
Lui e Silvia si stanno lasciando? Esce a fare ricerche nel bosco, di proposito, con Federica? Si fanno l'occhiolino?
Io, davvero, un giorno di questi farò a mia volta uno studio su quanto assurdi siano i miei ex compagni di classe.
"Spero che non sia avvelenata..." borbotto mentre, con un pelo di diffidenza, assaggio la bacca.
"Ma
va.È persino detossificante." Pierpaolo mi sorride, esce dalla
stanza e chiude la porta. "Nelli, dai, per piacere... cinque anni che
spero nel tuo ritorno e ora ti dovrei far fuori con una bacca?"
Pier mi guarda negli occhi, io lo guardo negli occhi.
Per sicurezza, aspetto a deglutire.
"Sei
sempre la solita!" ride e poi se ne va di nuovo verso le scale,
indicando Federica. "Noi due ci becchiamo dopo per la partita, vero?"
"Certo,
a dopo!" lo saluta lei, come una vera e propria verginella
ottocentesca, facendo ondeggiare le dita e colorandosi gradevolmente di
rosa.
Peccato che il mio sputo rovini decisamente il quadretto.
"Nelli!"
mi rimprovera, vedendo come, del tutto irrispettosa di qualsiasi
galateo, tossisco pezzi di bacca e saliva dentro a un fazzolettino che
mi sono trovata in tasca.
La barbarie pura.
"Ma che fai? Perché l'hai sputata?"
"Perché
secondo me quello è uno psicopatico." cerco di non strozzarmi e
contemporaneamente mi assicuro di aver rimosso qualsiasi traccia di
frutto dalla mia lingua. "Sicuramente mi vuole uccidere."
Fede rotea gli occhi: "Direi che la psicopatica sei tu. Che paranoie ti fai di punto in bianco?"
"Credimi, ho i miei motivi per pensarlo." decreto. "E comunque, di quale partita stava parlando l'assassino?"
"Di
quella che ci sarà stasera in giardino." risponde Marco,
tornando finalmente tra noi. "La stavamo organizzando noi ragazzi ieri,
giusto per fare i cazzoni e tirare un po' di pallonate ai pavoni di
Magno, ma poi si è intromessa Eva e l'ha reso un evento di
massa, coinvolgendo anche le femmine. Che palle."
"Queste discriminazioni sessiste sono davvero retrograde."
"Ti dico io cos'è retrogrado."
Federica sbuffa: "Lasciamo perdere. In ogni caso, come procede qui?"
"Male." rispondiamo io e Marco contemporaneamente.
"Ancora peggio ora che sei arrivata." specifica lui.
Federica
comincia già a indispettirsi, ma non se ne va. Penso che avendo
capito quanto la sua presenza dia fastidio a Marco, goda nel rimanere a
punzecchiarlo: "Beh, l'avevo capito, grazie mille. Guarda caso non sono
mai invitata alle tue festicciole di famiglia. Non sapevo nemmeno che
foste qui ad affrontare un momento così serio... se non ricordo
male, dovevamo farlo tutti e tre assieme."
"Forse
non hai mai sentito parlare di terzo incomodo." la stronca lui. "O
forse non ho voluto disturbare la tua raccolta di frutti proibiti nei
boschi, chi lo sa."
"Chiami
me e Lorenzo solo quando ti fa comodo. Solo quando la tua voce da sola
non è abbastanza potente per primeggiare con arroganza come al
solito."
"Dovresti ritenerti fortunata di essere una mia groupie."
"Gente,
gente..." cerco di calmare gli spiriti, mentre Marco prende a camminare
nervoso davanti alla porta della sua stanza e Federica si appoggia al
muro con l'orgoglio ferito.
Che
amici umani mi sono trovata... si sbranano a vicenda rischiando di
coinvolgermi nel processo, si contendono il mio favore escludendosi
l'un l'altro, così da costringermi a scegliere, e vanno
d'accordo solo quando hanno un nemico in comune, che guarda caso, sarei
sempre io. Alla fine quella che ci rimette in ogni circostanza è
la sottoscritta. Ottima cosa, no?
Immagino che il karma, in questi giorni, si stia trastullando di soddisfazione con me.
"Ah..." Marco emette un sonoro soffio di tensione, controllando l'orologio. "Sono già passati venti minuti."
"Entra." lo esorto. "Non lasciarti scappare quest'occasione."
Marco è d'accordo con me, ma per nulla fiducioso: "Non ce la faccio..."
"Fammi entrare con te, allora."
"Davvero?"
"Se
ti fa stare più tranquillo, sì." annuisco. "Ma sappi che
non aprirò bocca. Parlare con Racky è un compito
riservato esclusivamente a te."
"Ok... ok..." respira, sembrando leggermente più convinto. "Andiamo, allora."
"Andiamo."
Prima
di entrare, però, mi volto istintivamente verso Federica e la
guardo, e lei guarda noi e ci guardiamo tutti in un attimo di estremo
imbarazzo. Poi Marco le si rivolge con onestà e senza troppa
premura: "Vorrei solo Marinella."
Federica
mantiene la sua facciata impervia alzando le mani, come se la decisione
non la toccasse minimamente (quando in realtà le sta sicuramente
bruciando da matti): "Certo."
Così,
io e Marco entriamo nella stanza, chiudendoci la porta alle spalle e
lasciando fuori Federica, sia fisicamente che metaforicamente.
Non
posso biasimare Marco per aver scelto di non includerla nella sua sfera
confidenziale, però mi dispiace che nonostante il tempo e gli
sforzi, questi due non siano mai riusciti ad avvicinarsi davvero. La
loro rivalità è nata quand'eravamo ancora bambini e non
si è mai smentita negli anni... forse sono semplicemente due
persone dai caratteri troppo discordi, o forse devo accettare che,
nella vita, non tutto può andare come vorrei io.
E visti i recenti sviluppi, è meglio che inizi ad abituarmi all'idea.
Rachele
si è costruita una casa delle bambole utilizzando la valigia di
Marco e qualche altro oggetto disparato. Al momento se ne sta
beatamente a giocare davanti alla finestra, mentre un fascio di luce
colpisce i suoi occhi. Non ha idea della notizia che sta per ricevere,
anzi... sembra proprio la persona più spensierata del mondo, con
quelle iridi di un blu pacifico come la superficie del mare piatto.
Èconcentrata unicamente sulla treccia che sta cercando di fare
alla sua Barbie bionda; una versione di plastica e in miniatura della
sua mamma.
"Ciao papi, ciao zia Nelli!" ci saluta con entusiasmo, non appena ci vede entrare.
"Ciao
principessina dell'universo." ricambia Marco, con la sua solita
megalomania, ma con la gola già annodata. "Stai giocando?"
"Sì,
sto facendo andare Rachele a un appuntamento." spiega, indicando la
Barbie a cui ha dato il suo stesso nome - d'altronde la megalomania
è genetica.
"Devo
farla andare a prendere il gelato con Davide." prende in mano Ken e me
lo fa vedere. Gli ha tagliato i capelli con la stessa pettinatura che
ha mio fratello e siccome gli hanno fatto gli occhi azzurri di serie,
lei glieli ha coperti con il pennarello marrone.
Così,
oltre che essere inquietante perché si ispira a Davide Argenti,
ora quel Ken ha pure un aspetto da bambola indemoniata.
"Che bello." commento, tirando un sorriso.
Piccoli Brividi, spostati. Bambino psicolabile di Toy Story 1, spostati.
"Senti,
pulcino adorato, papà ti deve dire una cosa importante."
esordisce Marco, chinandosi sulle ginocchia per arrivare alla stessa
altezza di sua figlia. "Ti spiace interrompere il gioco per un secondo?"
"Ok,
papi." Rachele ripone le bambole, obbediente. "È qualcosa che
riguarda la mamma? Domani mattina arriva, vero? Non è che ha
avuto un imprevisto e non può più venire?"
"No, no, la mamma arriva domani."
"Evvai, che bello!" Rachele esulta, radiosa. "Non vedo davvero l'ora, papi, sarà bellissimo!"
"Sì, tesoro..."
Marco
cerca di continuare il discorso, ma la piccola gli si getta al collo e
lo stringe senza paura di fargli male: "Sono così contenta di
rivedere la mamma, mi manca troppo! E mi manca stare noi tre assieme!
Appena arriva, ci possiamo guardare Frozen sul tablet come al solito?
Così cantiamo tutte le canzoni con il karaoke e poi tu fai gli
scherzi alla mamma e le fai sbagliare le parole!"
Oh, cavolo.
"Oppure
andiamo a mangiare la pizza come hanno fatto oggi lo zio Diego e la zia
Cris? Però ci andiamo solo noi tre. Non li voglio Filippo e
Vittoria domani; non voglio nessuno quando arriva la mamma."
È
mai possibile che i bambini abbiano quest'innata abilità di
mirare esattamente al punto debole, proprio quando uno è
già in fin di vita?
Sembra
davvero un perculo del destino. Come diavolo può riuscire questo
povero ragazzo a risolvere una situazione del genere, adesso? Come
può mai avere la forza di smorzare una tale ingenuità con
una mazzata in pieno stomaco?
Vedo
Marco sbiancare completamente e la sua faccia contrarsi in
un'espressione di puro dispiacere. Rimane stretto a sua figlia per un
po', poi sciolgono l'abbraccio e si guardano negli occhi.
"Cosa mi dovevi dire, papi?"
Eh.
Guardo Marco, poi lei, poi Marco, poi lei. Non ne usciremo mai, lo so.
"Niente
di che, piccolina." si lascia sconfiggere dalla debolezza e le
accarezza il capo, senza nemmeno aver abbozzato il discorso. "Sono
molto contento anch'io di rivedere la mamma."
Rachele
sorride compiaciuta e poi ritorna sulle sue bambole, mentre Marco
chiude gli occhi ed espira tutta la sua delusione. Non ha neanche
cominciato: è andato tutto a rotoli fin da subito, una chance bruciata
in meno di cinque secondi. È come quelle partite di calcio in
cui una squadra forte sfida una squadra debole e al ventesimo minuto
sono già cinque a zero. È quasi una farsa continuare, ci
si arrende in partenza, letteralmente.
"Vado
a vedere se Vittoria e Filippo si sono svegliati." annuncia la bambina,
afferrando Ken e Barbie. "Così giocano con me e mi aiutano a far
andare bene l'appuntamento di Rachele e Davide. Dopo la gelateria, li
facciamo andare in giardino e li sposiamo." entusiasta, corre verso la
porta e la spalanca, salutando Federica che si trova nel corridoio.
Prima di correre dai suoi amici, però, si rivolge di nuovo verso
Marco: "A proposito, papi... quand'è che anche tu e la mamma vi
sposate?"
La faccia di Marco sembra quella di un passeggero con il mal di mare durante una tempesta su una barca in mezzo all'oceano.
"Non lo so." risponde con un filo di voce.
Rachele
si chiude nelle spalle: "Va beh, quando vi sposate, organizzo io il
matrimonio. Ciao zia Nelli, ciao zia Fede!" la bambina agita le bambole
in un saluto e poi sparisce, saltellando, dietro l'angolo delle scale.
Il silenzio imbarazzato che segue è decisamente emblematico.
"Ok,
o è stato estremamente rapido e indolore, oppure qualcosa
è andato storto." riassume Federica, affacciandosi alla porta
con le braccia incrociate al petto. "Opterei per la seconda, ma non si
sa mai che si tratti della prima. Magari Marco ha delle doti nascoste
da oratore quintiliano."
"Ma chiudi quella bocca." le risponde lui per le rime.
Avanzo
un paio di passi verso di lui e gli poso una mano sulla spalla, mentre
se ne sta ancora inginocchiato in mezzo alla stanza, con un'espressione
affranta e un cimitero di Barbie attorno: "Mi dispiace, Marco..."
Lui scuote la testa e si copre il volto con una mano.
"È
davvero difficile, ti capisco." cerco di consolarlo, sentendo tutta la
desolazione del momento ed entrando in empatia con lui. "La prossima
volta andrà meglio, vedrai."
"Sì,
la prossima volta..." commenta, alzandosi in piedi e scrollandosi da
qualsiasi contatto. "Quale prossima volta? Non ce ne sarà una,
se continuo a non combinare un cazzo di niente come adesso." si
appoggia con il gomito alla finestra, nervoso e scattoso, guardando
fuori a labbra serrate.
"Non ci sarebbe riuscito nessuno." gli faccio notare. "Non è colpa tua."
"Sì, è colpa mia se mi sono ridotto a dover spezzare il cuore di mia figlia."
"È colpa di Giorgia." precisa Federica, lanciando quest'accusa fuori dai denti.
Marco la degna di uno sguardo, ma non di una risposta.
"Secondo
me dovresti semplicemente essere chiaro con Rachele." insiste lei. "Le
dovresti raccontare com'è andata, e basta. Non tanto per
discolparti, ma per dare alle cose il loro vero nome, se capisci cosa
intendo."
"Quindi secondo te dovrei dire a Rachele che sua madre mi ha voluto lasciare per un altro? Così, di brutto?"
"Le diresti solo la verità. Non è di certo piacevole, ma quanto meno merita di saperla."
Marco
si altera e non poco, rivolgendosi a Federica con tono troppo alto e
troppo sgarbato: "Sto per distruggere i sogni di mia figlia, della mia
stessa bambina, e tu mi vieni a dire che se lo merita? Che la soluzione
è demonizzare sua madre?"
"Ma
quali demoni, si tratta solo di essere trasparenti!" specifica
Federica. "Si ottiene più comprensione mettendo sul tavolo le
dinamiche esattamente come si sono verificate."
"Ma
che comprensione delle dinamiche pensi che abbia una bambina di otto
anni?!" Marco è scandalizzato. "È mia figlia, dovrei
proteggerla dalle sofferenze e assecondare ogni suo desiderio, e tu mi
vieni a dire che dovrei raccontarle chiaro e tondo che invece di
sposarsi, i suoi genitori si separano e che la sua mamma mi ha voluto
mollare per accoppiarsi con un cesso?! Sentiamo, come dovrei impostare
il discorso? Dicendo che è colpa di Giorgia, se ha dei gusti di
merda e se ora si dovrà guardare Frozen con vecchio stempiato
che ha le cosce da dinosauro?"
Federica
non si lascia intimidire dai toni e ribatte con testardaggine: "Il
casino l'avete combinato voi due, per la cronaca, e adesso ci sono
delle conseguenze da pagare. Avresti dovuto preoccupartene molto prima
e cercare di risolvere in un altro modo direttamente con Giorgia, ma
non l'hai fatto e ora sei in difficoltà. Io te l'avevo detto."
"Ma
che cazzo ne sai tu?" rilancia Marco, arrabbiato. "L'unica cosa al
mondo che sai fare è raccogliere more nel bosco, quindi
perché non raggiungi il tuo principe azzurro e riveli anche a
lui, dall'alto della tua esperienza nella vita, la marea di perle di
saggezza bigotte che conservi nella tua anima ottocentesca?"
Federica
si esprime in una risatina sprezzante che è tutto dire,
avvicinandosi temerariamente a Marco e ignorando le mie occhiate
ammonitrici.
"Se non ricordo male, quello che ha accettato il cambiamento e che vuole affrontare la nuova situazione in modo del tutto sciallo sei
tu." gli ricorda, facendo riferimento a quel giorno in cui Marco ci ha
rivelato della sua situazione familiare. "Io te l'avevo detto che
stavate combinando un abominio, ma tu stesso hai gentilmente fatto
notare che molti bambini sopravvivono al divorzio dei loro genitori.
Come la pensi adesso, eh?"
Marco la fissa intensamente, i muscoli tesi e il respiro pesante.
È il momento in cui si sbranano per davvero, me lo sento.
"Penso
che c'è un motivo se non ti voglio tra i piedi. Tu non sai
niente di cosa significhi essere genitori e non hai nemmeno il
buonsenso di provare ad immedesimarti, come fa Marinella. Sei solo
acida, arida e vuota. E adesso vai via dalla stanza di mia figlia. Non
metterci neanche più piede."
Federica
continua a mantenere il contatto visivo con lui: "Va bene. Ai tuoi
ordini. Semmai ti renderai conto della gravità della questione e
vorrai una spalla su cui piangere, non sarà di sicuro la mia."
"Non verrei mai a piangere da te."
"D'altronde
sei un uomo tutto d'un pezzo, no? 'Ci parlo io a Rachele, ci pensa il
suo super papà a non farla soffrire, salvo la faccia sia a me
che a Gio che al suo nuovo fidanzato, lasciarsi non è niente di
che, i bambini con genitori separati se la spassano'. Buona fortuna,
fatemi sapere se la bambina regge il trauma o se a lei una spalla su
cui piangere serve davvero." Federica scuote la testa e guarda male
pure me, poi, finalmente, decide di levare le tende.
E si volta per uscire, ma... non si muove.
Naturalmente
non si lascia mai la porta aperta, quando stai parlando di cose
segrete. La gente origlia a porte chiuse, figuriamoci quando rimangono
spalancate.
E
vi dirò di più... per esperienza so che spesso, ad
origliare le vostre conversazioni, è proprio l'ultima persona
che vorreste.
E per questa storia, ormai, è un classico.
"Racky..."
La
bambina ci fissa tutti e tre con gli occhi che da blu sono diventati
grigi. Altro che mare piatto... ora il mare è decisamente in
pre-tempesta. È impalata sulla porta e non sa nemmeno a chi dei
tre riservare più rancore, mentre già le si arricciano le
labbra.
Marco
scansa malamente Federica e fa un passo verso la piccola, mettendo le
mani avanti: "Racky, amore, hai sentito i nostri discorsi?"
La bambina annuisce.
"Guarda che stavamo parlando di cose complicate tra grandi. Adesso ti spiego tutto per bene, ok?"
Ma lei non si lascia affatto avvicinare, né convincere da Marco.
Anzi, getta le due bambole ai nostri piedi e si volta per scappare da noi a gambe levate.
Un dramma nel dramma... benissimo.
Marco
non esita un solo secondo ed esce dalla stanza di corsa per inseguire
sua figlia. Io e Federica ci guardiamo negli occhi per qualche istante,
ma non c'è tempo di scambiare nemmeno una parola, perché
pure noi siamo pienamente prese dalla situazione. Automaticamente,
usciamo per raggiungere Marco e scendiamo fino a metà scale,
dopodiché ci blocchiamo per assistere alla scena che si sta
svolgendo in salotto.
Marco
è riuscito a fermare Rachele, ma lei ha già i lacrimoni
fino al mento e non è affatto disposta ad ascoltare alcun tipo
di scuse. È inutile che lui cerchi di stringerla a sé o
di parlarle smentendo quanto detto poco fa; ormai la bambina ha tratto
le sue conclusioni e ha rilevato in lui il nuovo nemico.
La tecnica del se sarà suo padre a parlarle, andrà tutto bene si è definitivamente provata inefficace.
Come
se la provvidenza l'avesse inviata, in questo momento Cristiana compare
in salotto con i bambini a mano. Non appena la vede, Rachele si libera
dalle grinfie di Marco e si fionda da lei avvinghiandosi al suo
pancione.
Ovviamente
la ricciolina si preoccupa e ci guarda tutti e tre con espressione
confusa, mentre in uno spontaneo gesto materno stringe a sé la
bambina.
"Voglio
stare con la zia Cris!" grida Rachele, stringendosi alla sua pancia e
affondando il viso nel tessuto del suo prendisole premaman.
Marco
scuote la testa per indicare a Cris che è una situazione troppo
complicata e poi, con un cenno di resa, le acconsente di prendere
Rachele con sé ed occuparsi della situazione, confidando nella
sua dimestichezza a trattare con i più piccoli. Cris gli mostra
un sorriso per quanto possibile comprensivo e incoraggiante e gli fa
segno di vedersi più tardi. Così si rivolge a Rachele, le
dice che andrà tutto bene e con tre bambini a mano e due in
pancia, si apparta per cercare di rimettere tutto in ordine.
Anche se, purtroppo, non sono sicura su quanto le cose per Rachele potranno mai tornare nell'ordine giusto.
Rimaniamo
solo noi tre; io, Federica e Marco, in silenzio ed immobili nelle
nostre posizioni, ognuno alle prese con i propri pensieri e i propri
rimorsi.
Marco si volta verso le scale e guarda Federica: "Hai rovinato tutto."
Lancia
un'ultima occhiata verso il punto dov'è sparita Cris e poi ci
sorpassa, salendo al piano superiore e sbattendosi la porta alle spalle.
***
TERZO BREAK
Eccoci
all'ultimo break del capitolo, cui seguirà la parte finale
(hallelujah!). Ci sono stati dei momenti sicuramente movimentati,
quindi adesso, prima di proseguire, vi invito a prendere una piccola
pausa ristoro.
Nel frattempo, io cerco di condividere qualcos'altro di... carino? Non lo so, ditemelo voi XD
Ho
anche un bellissimo disegno che ha fatto per voi Nicole. E'
un'anteprima di ciò che leggerete nel prossimo capitolo e ve
l'ho messo anche questa mattina su Instagram. Vi siete fatti qualche
idea? Avete delle sensazioni a riguardo? Ovviamente bisogna prima
capire chi è quest'affascinante e bagnato giovane XD
Come
sempre un grazie di cuore al talento delle nostre disegnatrici. Anche
Angelica presto farà un disegno da aggiungere a questo capitolo
o da inserire nel prossimo!
E ora niente più scuse. Manca poco, quindi forza e coraggio e buona lettura <3
***
"Pazzesco..." Lorenzo si porta una mano alla bocca, con lo sguardo assorto sul tramonto in lontananza. "Ma ora Marco come sta?"
"Non
lo so." affermo, sconsolata. "Ho provato a chiamarlo, scrivergli e
addirittura bussare alla sua stanza, ma mi ha chiesto di essere
lasciato solo. Non è arrabbiato con me, ha solo bisogno di
sbollire, sperando che Rachele si decida ad ascoltarlo.È
preoccupatissimo per lei; mi ha chiesto di tenerla d'occhio
finché vuole stargli alla larga."
Lori si rattrista, dispiaciuto per la bambina, ma anche per Marco: "Invece ce l'avrà a morte con Fede, immagino."
Schiocco
la lingua: "Sembrava così, ma poi lui non è più
uscito dalla sua camera e lei si è messa a cincischiare con
Scilla. Da una parte meglio, perché penso che si sarebbero
uccisi a vicenda; dall'altra non so che le prenda... prima è
tutta un fremito per questa questione su Rachele, in cui non è
stata nemmeno inclusa, e poi fa come se non fosse successo nulla, e si
immerge nei discorsi sulle bacche di quello lì."
Indico
sia Federica che Pierpaolo, non molto distanti da noi, che si stanno
scambiando divertenti battute in mezzo all'area di gioco. Il torneo di
calcio a squadre miste è iniziato già da un po' e quanto
meno sta servendo alla maggior parte di noi per scaricare la tensione
pre-cerimonia. In più, Eva ha proposto di incaricare la squadra
perdente a ripulire tutto il macello che ci sarà dopo il
ricevimento nuziale. Chi non partecipa è automaticamente nel
comitato pulizie; esclusi infanti, soggetti malati e soggetti incinti.
Io
e Lori, dunque, non giochiamo. Lui per ovvie ragioni, io perché,
ovviamente, ho accettato la condizione più che volentieri:
pulirei anche due volte l'intera villa pur di evitarmi la partita di
calcio. Così, mi sono seduta qui sull'erba a fare la ragazza pon
pon, godendomi un po' di pausa dopo questa giornataccia e cercando
mille e uno modi per silenziare il casino nella mia testa. Vi
dirò che, tutto sommato, non mi dispiace starmene qui a
chiacchierare con Lori, controllare che Sayid non venga preso a
pallonate sulle palle e contemporaneamente guardare Mattia che si
rinfresca gettandosi la bottiglia d'acqua sulla testa.
Federica,
al contrario di noi antisportivi, ha deciso di partecipare in prima
persona e casualmente è finita in squadra con Pierpaolo. Di tre
che ce ne sono, la loro sta perdendo miseramente per la seconda volta,
ma nessuno dei due sembra esserne più di tanto turbato.
Hanno
passato più tempo a chiacchierare che a dare calci al pallone,
cosa che risparmia sicuramente i genitali di Sayid, nella squadra
avversaria, ma che mi dà di cui pensare anche per altri motivi.
Infatti, non capisco se stiano solamente recuperando un'amicizia da
tempo perduta, o se effettivamente abbiano raggiunto un livello di
maturità tale per potersi finalmente dichiarare amore eterno.
Trovare un modo per riavvicinarsi dopo tanti anni è stato un
grande passo, da parte loro, ma non sono del tutto certa che possa
portare a qualcosa di buono.
Pierpaolo
come al solito non è molto rispettoso delle relazioni, mentre
Federica non sembra aver imparato dal passato. Per come la sto
percependo in questi giorni, mi sembra piuttosto presa, invaghita e
attratta da tutta questa storia del bosco... ma all'interesse di
entrambi per le bacche toscane chi crede davvero?
Purtroppo
quei due sono avvezzi a questo tipo di stronzate: prima sembrano
appassionati di cavalli, poi di scommesse, ora di bacche... tutto per
non ammettere che la vera passione di entrambi sono l'un l'altra,
vicendevolmente. Ma se ancora oggi dopo otto anni non riescono a fare
quel salto di qualità, allora che cosa c'è che non
funziona?
Che
poi parlo io, va beh, ma il succo l'avete capito... sostanzialmente
sono preoccupata che possano rimanere sempre allo stesso punto, che
Pier veda Fede come solo un'amica e che lei invece si faccia delle
illusioni, per poi rimanerci male.
Però,
d'altro canto, la speranza viene pure a me, è inevitabile.
Tralasciando il fatto che ora ai miei occhi è un mostro,
Pierpaolo parla di rottura con Silvia, quindi potrebbe avere cambiato
le proprie intenzioni. Non è che magari anche a lui le
passeggiate nel bosco sono servite ad aprire gli occhi? Non è
che stavolta stia preparando il terreno per affrontare qual faccia a
faccia con Federica che otto anni fa è andato malissimo?
All'epoca c'era Camilla Addobbi di mezzo (la prima volta di Mattia... schifo!), ora invece, pare che non ci sarà nessuno.
"Dici che finiscono assieme?" mi domanda Lori, seguendo il mio sguardo rapito.
"Complessi
sentimentali permettendo, potrebbe anche essere." wow, senti da che
pulpito. "Oggi Pier mi ha detto che lui e la Trepalle stanno pensando
di lasciarsi."
Lori si esibisce nei suoi classici occhi a gufo: "Stanno pensando di lasciarsi?"
"O lui lascerà lei, boh."
"Ah,
ecco, molto più nel suo stile. Pier con le donne è come
Opel con le formiche: vengono, mangiano, se ne vanno, vengono,
mangiano, se ne vanno..."
A quanto pare, oggi è la giornata dei riferimenti ai cartoni animati.
Rido
a questa metafora troppo azzeccata e contemporaneamente sento un
fortissimo impulso di raccontare a Lorenzo tutto quello che è
successo l'altro giorno, quello che ho sentito da Pierpaolo e Mattia,
la decisione che ho preso, il dolore che sto provando. È un
istinto davvero improvviso e prepotente, ma per fortuna, riesco a
fermarmi in tempo.
Devo sforzarmi di restare fedele a quello che mi sono imposta, non posso crollare.
Una
sola parola con qualcuno metterebbe tutto a rischio, a maggior ragione
se si tratta di Lori, che ha sempre e comunque avuto un'inclinazione
per farsi impietosire da Zingaretti. Non esiterebbe un solo istante a
renderlo partecipe delle mie folli idee.
E
sì, sono pienamente consapevole che durante la mia esistenza la
scelta di tenere i miei migliori amici all'oscuro dei miei problemi non
è mai stata saggia, ma stavolta so che loro capirebbero. Sto
facendo qualcosa per Mattia, non per me, esattamente come Diego fece
per Cristiana, durante quel nostro epico viaggio di maturità. E
sto facendo qualcosa che si fonda sull'amore, non sull'orgoglio o sulla
vendetta come ci si potrebbe aspettare da me. Sono certa che un domani,
una volta che Mattia avrà scelto liberamente per il suo futuro e
io potrò raccontare tutto ai miei amici, loro saranno orgogliosi.
Sempre che prima non si ammazzino a vicenda, ovviamente. E sempre che, anche per loro, tutti i problemi si risolvano...
"Comunque, Lori, come sono messi nei vari ospedali? Hai ricevuto qualche chiamata?"
"Credimi, se ricevessi la chiamata, lo sapresti. Mi sentiresti urlare di gioia da qualsiasi parte del mondo."
"Mmm..." la mia espressione non è affatto allegra.
Lorenzo
sospira: "Sono in lista da mesi, ormai, e credo di aver stalkerato
tutti gli ospedali dall'Emilia Romagna in su, ma..." scuote la testa.
"Aspetto e aspetto e aspetto. Mi faccio visitare da Glo, guardiamo
assieme i siti con le ultime notizie sulla mia malattia, ma
finché non trovano un benedetto fegato compatibile, sono in
stallo."
Mi mordo un labbro preoccupata: "Essere in stallo quanto è grave da uno a dieci?"
"Tanto più grave quanto più velocemente peggiori."
"E tu stai peggiorando?"
"Mmm... facciamo che sono a sette su dieci."
"Lori!" mi inorridisco, anche se non vorrei suonare così agitata.
"Stai
tranquilla." sorride, mentre toglie i fili di troppo sullo strappo
modaiolo dei suoi jeans. "Gloria mi tiene sotto controllo peggio di un
pacemaker attaccato al cuore. Non lascerebbe che mi succedesse niente
di male; pensa che è quasi più concentrata sulla mia
salute che sul suo stesso matrimonio. Anche se... appena vedrà
il vestito... wow..." gorgoglia con aria sognante, portando le nostre
menti a figurare una bellezza come quella di Gloria avvolta da un abito
altrettanto mozzafiato. Sarà davvero splendida, ne sono sicura.
"Non vedo l'ora di vederglielo addosso." cinguetto, infatti.
"Io piangerò come una donna in preciclo."
"Anch'io."
"Nelli." inaspettatamente, la mano di Lorenzo scatta verso la mia e la stringe con impeto. "Promettimi che non mi abbandonerai."
Ora tocca a me fare gli occhi a gufo, totalmente presa in contropiede da questa sua uscita: "Ma che stai dicendo? In che senso?"
"Promettimi."
ripete, improvvisamente molto meno calmo di cinque secondi fa.
"Comunque vada, fegato o non fegato, promettimi che non ci
allontaneremo più, che non mi lascerai da solo, che mi starai
vicino."
"Sì,
Lorenzo." lo rassicuro con apprensione, facendomi influenzare in
negativo dal suo drastico cambiamento di umore. "Ti ho giurato che non
farò mai più l'errore di staccarmi dalle persone a cui
tengo."
Eccetto una...
"Voi...
tu... siete importanti tanto quanto la mia famiglia. Anzi, siete la mia
famiglia. Indipendentemente dalle mie e dalle vostre psicosi, giuro che
non abbandonerò mai più nessuno di voi."
"Non
solo da quel punto di vista, Nelli. Io intendo proprio in questo
momento della mia vita, adesso... ho troppa paura di restare solo,
sento davvero il bisogno che i miei amici mi stiano vicino e in
particolare che tu mi stia vicino."
"Non
devi neanche dirmelo, Lorenzo. Puoi contare su di me. E comunque non
mettere nemmeno in conto le cose brutte; tu quel fegato ce l'avrai, a
costo di far asportare il mio da Gloria."
Lorenzo
fa una risatina contaminata dalla preoccupazione: "Non lo voglio il tuo
fegato. Dio solo sa quanto l'hai massacrato a suo di arrabbiature con
Zingaretti. Però allora se sei sicura che prima o poi un fegato
arriverà, voglio te. Al mio fianco, durante l'operazione...
voglio te. Promettimi che ci sarai."
Stringo più forte la mano di Lorenzo e mi appoggio alla sua fronte con la mia: "Te lo prometto."
"Ehi,
piccioncini." la presenza che oscura il sole davanti a noi è
quella di Mattia Zingaretti, che ci scruta da in piedi e con un
sorrisetto.
"Ancora
dubbi sulla tua sessualità, Castelli?" lo provoca avvertendo il
momento delicato e facendo (giustamente) dell'indelicato sarcasmo. "Lo
so, il culone di Nelli porta sempre con sé una vastità di dubbi."
"Uh,
è appena arrivata una vastità di simpatia." rilancio.
"Perché non ci spostiamo, Lori? Potrebbe travolgerci con tutto
quel carisma."
Mentre Lorenzo rotea gli occhi, Mattia mi sorride e io ricambio.
Dio... quanto sarà difficile sopravvivere a questi ultimi giorni.
"A
parte gli scherzi, Lori." dice Mattia, passandosi la bottiglietta di
acqua da una mano all'altra e accennando a me con la testa. "Te la
posso rubare un secondo?"
Lorenzo
si alza in piedi con rinnovato buonumore e cede il suo posto sull'erba
a Mattia: "È sempre stata più tua che mia, non ti
preoccupare." ci fa un occhiolino da vera suocera, prima di lasciarci
soli. "Buona chiacchierata!"
Oh, cielo.
Mattia
si siede vicino a me e mentre Lorenzo se ne va, respira sonoramente
asciugandosi la fronte. Dopo la partita non è che sia proprio un
mazzolino di rose, ma vederlo comunque così da vicino,
così bagnato e accarezzato dalla luce del tramonto, mi manda in
loop cerebrale e mi rivedo otto anni fa a contemplarlo, sognante, fuori
dallo stadio della Giudecca, mentre desidero di poterlo possedere
carnalmente qui e ora, esattamente come mi accadeva al tempo. Con la
differenza che in questi otto anni è successo il finimondo e
adesso ho preso la decisione di fare la persona matura ed evitare colpi
di testa come questi.
Io mi odio.
"Che caldo." commenta lui, passandosi una mano sul collo.
Eh. Che caldo.
"Mh." lo assecondo in leggera difficoltà.
Sempre in difficoltà, io.
"Come va?" mi chiede, a sua volta in imbarazzo.
Dopo
ieri sera non è che ci siamo visti e sentiti molto. Anzi, se
devo essere sincera, la serata di ieri è andata esattamente come
da copione, cioè male. Dopo le mie ambigue battutine iniziali su
Sayid e l'appartamento di New York, l'umore aveva già subito un
notevole calo e non ha fatto altro che peggiorare fino alla fine. Ci
siamo messi a scrivere, discutevamo di tanto in tanto su una struttura
grammaticale piuttosto di un'altra, ma era completamente un'altra
storia in comparazione al nostro primo tentativo di discorso, in cui
neanche cinque minuti dopo aver iniziato, siamo finiti a letto.
Ieri
è stato tutto molto più freddo, tanto che a una certa mi
ero pure convinta che non avrei dovuto sforzarmi troppo per inseguire
il mio piano. Tuttavia, Mattia non è riuscito a fare finta di
niente, nonostante avesse le palle palesemente girate, e mentre stavamo
mettendo via le nostre cose, mi ha chiesto senza mezzi termini se
volessi riprendere i discorsi della sera prima, oppure no.
Discorsi
che, voglio ricordare, erano rimasti sospesi su me che avevo promesso a
Mattia che l'avrei seguito a Modena e che avrei abitato nei pressi
dell'Accademia rinunciando ai miei progetti americani e lui che aveva
promesso a me che, a quel punto, avrebbe attentamente valutato di
rinunciare alla missione in Siria.
Poi è arrivato a Sayid, io ho origliato i veri dissidi interiori di Mattia e tutto è andato a puttane.
Così,
ho risposto a Mattia che non c'era realmente fretta di parlarne in quel
momento, che avremmo fatto meglio a lasciar passare questi ultimi
giorni di vacanza e che, dopo il matrimonio, ne avremmo discusso per
bene.
Chiaramente
questo mio prendere tempo è a favore del piano e a favore di un
finale senza troppi spargimenti di sangue. Sappiamo già come
vanno a finire le promesse, qui... non sono utili né a me
né a lui, specialmente sapendo preventivamente come stanno le
cose, almeno questa volta. È giusto che Mattia scelga di andare
in missione, è giusto che scelga la vita che si è
guadagnato e quella che sogna davvero.
Io
lo aspetterò comunque, sul serio, semmai un domani sarà
pronto per tornare. Ma nel frattempo, purtroppo, penso che
morirò di tristezza. Tipo... lui parte il 26 e io muoio il 27.
In
ogni caso, Mattia ha semplicemente preso atto delle mie parole, poi
abbiamo chiuso baracca e burattini e ognuno è andato per la sua
strada. Eravamo entrambi silenziosi, pensierosi e stroncati dai
risvolti. Mattia sicuramente non si aspettava che io avessi certi
atteggiamenti e gli ha dato tutto molto fastidio, ma in ogni caso non
si è accorto di nulla.
Ha
imputato questo mio modo di fare alla presenza di Sayid e, in fondo,
non si è opposto al rimandare a più avanti le grandi
decisioni. So che gli fa comodo, e almeno di questo, sono felice.
"Potrebbe andare meglio." concludo infine, in risposta all'interessamento di Mattia.
"Idem. Sono stato battuto dalla squadra di Sayid."
Gli lancio un'occhiata in tralice.
"Italia-Libano. È una questione di principio." si giustifica.
"Ah-ha." non do corda alle sue provocazioni. "L'importante è che non siate finiti terzi, sennò vi toccava pulire."
Accenna a me con la testa: "Perché tu non hai giocato, allora? Così dovrai pulire per forza..."
"Quando mai mi piace giocare a calcio?"
"Giusto."
mi concede, riservando uno sguardo significativo alle mie cosce.
"Comunque, ti volevo dare una cosa." annuncia, prima che possa
picchiarlo per aver osato indirettamente giudicare la mia paffutaggine.
Si
mette una mano nella tasca dei pantaloncini e tira fuori un foglio di
carta piegato su se stesso, un po' come Diego stamattina. Vi dicevo che
la storia si ripete...
Mi
passa questo pezzo di carta e nei secondi in cui le nostre dita si
toccano, io ho i più impensabili pensieri di sempre. Vorrei
potergli stringere la mano, anziché sfiorare solamente le sue
dita, vorrei poterlo baciare perché odio dover fingere di non
starne sentendo una voglia pazza, vorrei che mi avesse scritto una
lettera d'amore, vorrei che fosse una lettera di congedo dalla carriera
militare, vorrei che non fosse mai venuto a chiedermi ripetizioni in
terza superiore, vorrei averlo seguito subito, cinque anni fa, quando
è partito per Modena, vorrei averlo ascoltato prima che fosse
così tardi, vorrei smettere di sbagliare e vorrei che quelli a
sposarsi, fra due giorni, fossimo noi due, e non Gloria e Magno.
"Che cos'è?" gli chiedo, curiosa e anche un po' impanicata dal ricordo dell'ultima volta in cui aveva un foglio per me.
Lui
mi fa segno di aprire, così eseguo e me lo metto ben vicino al
viso, anche per nascondere il rossore che Dio solo sa perché mi
è spuntato sulle guance.
Il
foglio è bello grande, un A4, ma ci sono scritte solo tre righe
al centro, in matita, e con una calligrafia che dire gallinacea
è un complimento. Si tratta di quella di Mattia, ovviamente.
L'amore
non è giusto, non è equilibrato e non è semplice.
Ma, paradossalmente, è quello che più si avvicina alla
giustizia, all'equilibrio e alla semplicità. L'amore è
semplicemente complicato.
Wow.
Prima
fisso queste poche parole, poi mi volto verso il suo viso, ammirata da
ciò che ho appena letto e curiosa di sapere tutto sul
perché l'abbia dato a me.
È per caso, davvero, una dichiarazione d'amore?
"Ieri
sera hai detto che il finale che avevo pensato per il nostro discorso
da testimoni faceva schifo, così ne ho inventato un altro." mi
spiega, troncando così subito le mie vane aspettative.
"Oh..." abbasso lo sguardo sul foglio, rileggendolo con fare forse fin troppo deluso. "Oh."
"Non ti piace?"
"Sì, è bellissimo." mi riprendo. "L'hai davvero inventato tu?"
"Qualcosa l'ho preso un po' da internet."
Lo guardo malissimo.
"Solo
la struttura della frase, stai tranquilla. Le parole le ho cambiate
tutte; anche perché era una massima sul calcio."
Lo guardo ancora peggio.
"Era tipo... il
calcio non è giusto, non è equilibrato e non è
semplice. Ma, paradossalmente, è quello che più si
avvicina alla giustizia all'equilibrio e alla semplicità."
"Ma
non avevi detto di aver cambiato tutte le parole?!" mi infervoro. "Hai
solamente scambiato calcio con amore, capirai che profondità,
Mattia!"
"E ho aggiunto l'ultima frase." precisa. "Quella l'ho presa da te."
Mi fissa.
"Se ti ricordi."
Lo fisso anch'io, stavolta molto, mooolto in difficoltà, facendo addirittura fatica a deglutire.
Certo che mi ricordo.
"Beh... è bella."
"Certo che è bella, altrimenti non l'avrei scritta." dice. "La teniamo?"
La
rileggo ancora una volta, concentrandomi su ogni parola, legandola ai
vari riferimenti nella mia testa e facendomela piacere ancora di
più di quanto non mi sia piaciuta la prima volta.
"No." rispondo, infine.
"Come
no?" si offende Mattia, riprendendosi malamente il foglio e
controllandolo da vicino. "Cos'ha che non va? Ci sono degli errori? Ho
scritto male qualcosa? Avevi detto che era bella!"
"Troppo bella." specifico. "Per stare in quel discorso. Me la posso tenere io?"
Lui
mi guarda, smarrito, confuso... lo sto chiaramente disorientando con
queste uscite contraddittorie, ma non posso farne a meno. Vorrei con
tutta me stessa riuscire ad essere più distaccata, ma questa
volta lo trovo semplicemente impossibile.
Anzi, semplicemente complicato.
La
frase è così bella, così... sua, che voglio
tenerla per sempre come ricordo. Vada come vada, qualsiasi finale ci
sia, voglio essere sicura che almeno queste parole e questo momento
rimangano per sempre miei. Non voglio nient'altro, poi, mi farò
bastare questo e la sua felicità.
"Ok."
si chiude nelle spalle. "Come vuoi. Anzi, se preferisci ho una
fototessera in più nel portafogli. Te la posso dare anche
firmata."
Mi
lascio scappare una risatina divertita, che quando sto con Mattia mi
viene spesso spontanea: "Anche no, grazie. Mi basta doverti guardare
adesso con tutto quel sudore sparso per la faccia."
"Non è sudore, è acqua."
"Tutto?" gli chiedo scendendo con lo sguardo sulla maglietta umida.
Mattia
sogghigna maliziosamente, spostando lo sguardo oltre la mia figura e
sussurrando: "C'è chi perde liquidi come impone la natura, e chi
invece trasuda incenso. Mi spiace deluderti, ma io sono solo umano."
"Nelli!" Sayid ci raggiunge arrivando alle mie spalle e Mattia ne approfitta per aggiungere: "Ed ecco Baldassarre."
L'umorismo
di Mattia è un'altra delle cose che mi fa perdere la testa. Ma
non posso proprio perderla adesso, anzi... devo tenermela ben
appiccicata al resto del corpo, e usare tutto saggiamente.
Perciò
mi alzo in piedi, accolgo Sayid con un sorriso fin troppo sdolcinato ed
esulto come una vera cheerleader oca: "Complimenti per la vittoria!"
Lui
si compiace visibilmente e, senza preoccuparsi di perdere la
dignità, o la vita, mi abbraccia calorosamente. Non lo fa in
maniera irrispettosa, certo, ma comunque avanza la sua pedina senza
farsi troppi problemi, contento e sicuro di sé.
Ricambio
l'abbraccio in maniera forzata, colpendogli ritmicamente la schiena,
mentre anche Mattia si alza in piedi e si ferma di fianco a noi:
"Già, Sayid. Complimenti per la vittoria."
Ripiega
il foglio che aveva in mano e me lo infila nella tasca posteriore dei
jeans, poi se ne va, mentre io me ne sto ancora tra le braccia di Sayid
e vorrei solamente piangere.
In
questo momento, più di qualsiasi altro nella mia vita, sto
soffrendo da impazzire, ma sono davvero convinta di essere l'unica ad
avere la verità in tasca.
***
ANGOLO AUTRICE
Chi non si è mai
chiesto che cos'è l'amore? Mi piacerebbe sapere che cosa ne
pensate e quale definizione avete dato a questo sentimento, semmai
siete riusciti a trovarne una. Oppure se, secondo voi, esiste qualcuno
che ha la verità in tasca e saprebbe dirlo con certezza. Magari
quel qualcuno, inaspettatamente, è proprio il nostro idiota di
sempre... chi lo sa?
Per quanto riguarda il capitolo, ritengo di aver già fatto
un'insopportabile introduzione all'inizio e durante i break,
perciò vi voglio solo dire che, nonostante i soliti drammi, a me
è piaciuto scriverlo. Mi rendo conto di averla buttata molto sul
riflessivo e talvolta introspettivo, ma secondo me c'era bisogno che
Nelli desse delle spiegazioni, soprattutto vedendo che qualcuno nel
capitolo precedente non aveva capito alcuni passaggi importanti ed era
saltato a conclusioni sbagliate.
Invece, per quanto riguarda gli altri personaggi, spero di aver
riportato un po' d'equilibrio per alcuni, mentre temo di aver
alimentato l'odio per altri. Alla fine, le mie previsioni non sono mai
del tutto corrette, quindi aspetto con ansia il vostro resoconto. Gli
haters di Federica, in ogni caso, me li aspetto eccome e li
accoglierò nelle recensioni con tè e pasticcini XD
Sono contenta di essere riuscita per questa volta ad avere l'aiuto
della beta Ellie. Non certo per merito mio, ma grazie alla sua
rapidità e dedizione, che ha permesso anche a voi di leggere un
capitolo sì pesante, ma quanto meno grammaticalmente corretto. E
sì, se non faccio questa battuta ogni volta, non sto bene.
Ridete... almeno per compassione di me.
Spero che tutto sommato il capitolo sia piaciuto anche a voi e che
abbia aperto qualche prospettiva in più in vista del finale,
ovvero del tanto discusso e temuto prologo. Per rispondere
ufficialmente a tante domande simili, vi dico che il giorno del
matrimonio sarà descritto tra i capitoli 18 e 19 (questo qui che
avete appena letto è il 16), mentre i capitoli totali della
storia saranno 22/23. Ovviamente sono dati che si basano sui miei
programmi, ma sono sempre e comunque soggetti a cambiamenti e
imprevisti dell'ultimo minuto, quindi niente è sicuro
finché non è scritto.
Prima del prossimo capitolo, comunque, avevo intenzione di pubblicare
una OS da aggiungere alla raccolta e, dato che si tratterebbe di una OS
richiesta e speciale, volevo anche abbinarla al test: Che personaggio di 'Io e te' sei?
Se anche a voi piace l'idea, ci lavorerò in questi giorni e poi, a seguire, pubblicherò il capitolo 17.
E adesso, spazio alle domande!
1) Avete riconosciuto
qualche vostro commento nella carrellata a inizio capitolo? Ai fini
della lettura, vi è sembrata una mossa stronza, una polemica
inutile oppure una trovata interessante?
2) Siete soddisfatti della
riappacificazione tra Diego e Nelli? So che la aspettavate da molto e
magari è servita anche a voi per riflettere su alcuni concetti, come
amore, sacrificio e perdono.
3) Riuscite a capire le difficoltà di Marco? Ritenete che si stia comportando bene, come uomo e come papà?
4) Secondo voi, la reazione di
Rachele è passeggera o avrà ulteriori sviluppi negativi?
Vi siete mai trovati nei suoi panni?
5) Trovate un senso
nell'opposizione tra Marco e Federica in questa situazione? Siete
schierati da una delle due parti, oppure guardate da una prospettiva al
di fuori? Che cosa ne pensate?
6) La richiesta di Lorenzo a
fine capitolo è sembrata abbastanza disperata. Pensate che Nelli
sarà in grado di dargli il sostegno morale di cui ha bisogno,
così da riconfermarsi l'amica che è sempre stata per lui?
7) Le interazioni tra Nelli e
Mattia, in questo capitolo, sono confinate alle poche righe finali. Che
interpretazione avete dato voi a questo brevissimo momento di
condivisione?
Sono davvero
impaziente di andare avanti con la trama e uscire da svariate brutte
situazioni. Attraverso gli ultimi capitoli e alcune OS ad alta
tensione, arriveremo a capo di tutti i nodi della storia, per poi
trarre le conclusioni che saranno auspicabilmente positive per tutti.
Seee, ma chi ci crede. Buon inizio estate! <3
Alla prossima,
Daffy
***
Contatti:
Facebook
Gruppo "Grammaticalmente Scorretti" di Facebook
Wattpad
Ask
Goodreads
Instagram (cercate daffyefp)
Amazon (per comprare "Io e te 1" cartaceo o Kindle)
Link per "Io e te 2" su EFP
|