Odore di casa

di Milady Silvia
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Odore di casa

 

Yukihira diede uno spintone leggero a mano aperta a Megumi, la giovane sgranò gli occhi e rischiò d’inciampare.

“Dai, non ti fare paranoie. Certo che puoi rimanere in camera mia stanotte. In fondo abbiamo qualche giorno di vacanza e qui sono scomparsi tutti.

Mi farà piacere avere un po’ di compagnia” disse. Si sciolse il laccio candido che aveva alla testa e lo appoggiò sulla libreria, sopra i libri. Con il piede sfiorò la bruciatura sul pavimento.

< Così potrò farti assaggiare tutti i miei esperimenti > pensò, nascondendo un ghigno.

Megumi arrossì e con le mani tremanti chiuse la porta, il battito cardiaco accelerato.

“S-sei sempre così gentile… Vorrei essere brava come te” mugolò. I suoi occhi divennero liquidi, con le lacrime agli angoli. Incassò il viso vermiglio tra le spalle.

Yukihira la osservò e negò con il capo, sedendosi sul letto.

“Mi piace come cucini, in realtà. Mi fa sentire a casa. Ecco, quando penso a te, penso alla moglie che vorrei mi aspettasse a casa” sussurrò. Si grattò la guancia e corrugò la fronte. “Non solo per la tua cucina, ammetto. Sei dolce, mi rendi sereno e…”. Piegò di lato il capo, vedendola boccheggiare. “Devi davvero essere carina, sotto quel camicione, con quelle trecce da bambina sciolte”.

Megumi si lasciò andare a uno strilletto.

“Sei adorabile quando ti spaventi o t’imbarazzi, ma ti preferisco sicura di te. Sai avere del carattere, micetta” disse Yukihira. Incrociò le gambe sul letto. “Tu, piuttosto, come lo immagini un possibile marito? Dai l’impressione di volerne uno. Correggimi se sbaglio”.

Megumi giocherellò con il proprio fermaglio. Si sedette sul bordo del letto e deglutì rumorosamente.

< Ho sempre pensato che lo avrei voluto perché al mio villaggio si aspettavano questo. Ora, invece, che sto disobbedendo a regole fondamentali come ‘non rimanere sola con un uomo nella sua camera’, mi rendo conto che vorrei davvero ‘lui’ al mio fianco > pensò.

“Deve essere molto più alto di me”. Giocherellò con le proprie mani. “Deve essere sicuro di sé e avere delle spalle abbastanza forti per mantenere un locale in cui anche io possa esprimere le mie ricette”. Notò che il giovane si era sfilato le scarpe.

“Fino a qui ‘check’. Però… ecco… ti andrebbe bene anche se passasse ore intere in un ristorante di cibo giapponese da portar via?” domandò Soma. La sua voce tremò leggermente incerta.

Megumi si sciolse le trecce, Soma deglutì rumorosamente. Vide il proprio riflesso nelle iridi castane dai riflessi color ambra di lei, le gote rosse della giovane e le sue labbra piegate in un sorriso timido.

“Il problema è che quel suo cibo fa arrivare l’orgasmo a tutti quelli che lo mangiano. Di quello potrei essere gelosa, però… Solo per me ha creato principi ciliegia, mondi da favola che andavano oltre la semplice sessualità.

Mi piaci tu, Yukihira” si dichiarò la giovane.

Yukihira le prese il viso tra le mani.

“Tornerei sempre da te o ti vorrei al mio fianco. La tua bellezza va oltre quella fisica, sei come un piatto che cela gl’ingredienti segreti.

Sei un cibo delizioso che vorrei assaggiare” sussurrò.

Megumi chiuse gli occhi e lo baciò.

“Mi sposerai anche se non arriverai in vetta?” domandò.

“Ti sposerò domani se questo ti farà sentire tranquilla, ma arriverò sicuramente in vetta” sussurrò Yukihira. SI sfilò la maglietta e l’avvolse tra le braccia, lei gli nascose il viso contro il petto.

“Sposami e potrai gustarmi tutte le volte che vuoi” mormorò.

< Intrigante l’idea di sposarla di nascosto. Il vecchio avrà un infarto quando lo scoprirà > pensò Soma, ghignando. Accarezzò la spalla della giovane.

“Non vedo l’ora, perché non ho nessuna intenzione di condividere la mia fetta di casa paradisiaca con nessuno. Potranno mangiare i tuoi piatti e agognarla inutilmente” sussurrò.





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