Capitolo
Trentasei
«Sei
folle» sbotta Pitch dopo aver ascoltato con crescente
sgomento
l’idea balorda di Phanês. «Potrebbe
esserti sfuggito il fatto che
sono uno spirito oscuro».
Phanês
curva le labbra
nell’ennesimo sorriso inquietante e scuote appena il capo.
«In
realtà no. Non credo comunque possa rappresentare un reale
ostacolo,
in questo caso».
«Ripeto:
sei folle» ringhia
l’Uomo Nero, fissandolo duramente mentre una sgradevole
sensazione
di panico l’assale.
Le dita di Nyx
sfiorano con
prudenza la sua mano, ma lui si scosta bruscamente, guardandola con
rancore quasi la ritenesse corresponsabile del supposto piano del
padre.
«Potrebbe
funzionare davvero»
bisbiglia la donna, tentando di arrivare a lui e fargli comprendere
la validità dell’idea.
Lui però
le indirizza un
ghigno amareggiato. «Certo, oppure potrebbe cancellare quel
poco che
resta della mia esistenza» ribatte, suo malgrado spaventato.
Poi
torna a dare attenzione a Phanês e incrocia le braccia,
sollevando
il mento con aria di sfida. «Inoltre si dà il caso
che siate stati
prima tu e poi Mot a creare il problema. Mi domando, pertanto,
perché
non dobbiate quindi essere voi stessi a immolarvi per risolverlo.
Sono tutti bravi a trovare soluzioni sulla pelle degli altri»
recrimina.
Ma dato che nessuno
dei
presenti sembra disposto a concedergli nulla, storce il naso e scocca
all’assemblea raccolta un’occhiata rabbiosa, prima
di voltarle le
spalle e abbandonarla ad ampie falcate.
*
«Beh»
borbotta Aster, dopo
qualche momento di imbarazzante silenzio, «mi secca doverlo
ammettere, ma ho proprio paura che abbia ragione lui, in questo
caso».
«Possibile»
conviene
Nicholas, scrutando un momento il coniglio di Pasqua. «Ma se
invece
fosse l’unica buona possibilità?».
Aster sbuffa,
scuotendo il
muso. «L’ho già sentita, questa. E
comunque… lo convincerai
tu?» ghigna, vedendo il collega sbiancare.
«Dovrebbe
essere una sua
scelta, no?» chiede Jack, confuso.
Entrambi
annuiscono, anche se
può facilmente notare la loro titubanza.
«Avrebbe
dovuto essere
presente mentre ne discutevamo» insiste.
«Aveva
altri pensieri per la
testa» fa notare Nicholas.
«Ora si
chiamano pensieri?»
insinua d’improvviso Mot, in parte divertito, ma per lo
più stanco
di ascoltare parole che non conducono ad alcuna soluzione.
«Può
darsi che il marmocchio abbia ragione» concede, mentre Jack
si
imbroncia all’epiteto con cui lo ha descritto la
divinità, «ma il
problema rimane e nessuno dei presenti ha avuto idee
migliori».
«Cosa
proponi?» taglia corto
Nicholas, il quale mal sopporta quella creatura stizzosa e
inclemente.
«Uno di
noi si assumerà
l’incarico di parlargli e riportarlo a più miti
consigli» spiega
pratico.
Aster incrocia le
braccia e
tamburella una zampa a terra. «Ma davvero? E chi speri di
convincere
a rischiare la testa?».
Mot ridacchia,
nonostante non
ci sia proprio nulla di divertente. «Hai paura,
coniglio?» soffia
malevolo.
Il naso del pooka
vibra di
indignazione, ma poi le punte delle orecchie si piegano verso il
basso. «Già, è così. E per
tua sfortuna non sono l’unico»
rimarca, facendogli segno con il capo alle sue spalle.
Quando Mot si
volta, Ba’al
lo sta fissando scettico e infastidito.
«Non
guardare me, fratello.
Non ho la minima intenzione di scontrarmi di nuovo con lui. Due volte
sono state più che sufficienti».
«Lo
farò io» li sorprende
una voce inattesa.
Tutti questa volta
rivolgono
uno sguardo incerto alla dea della notte. La verità
è che nessuno
si aspettava realmente la sua collaborazione, neppure suo padre.
«Nei sei
sicura?» chiede
infatti Toothiana, un po’ preoccupata.
«Non vedo
alternative»
borbotta spazientita. «E non fissarmi in quel modo, fata.
Potrei
sempre cambiare idea e spedirci te al mio posto» minaccia
capricciosamente.
«No,
grazie» soffia la fata,
negando con forza e facendo anche un paio di passi indietro per
sicurezza. «È tutto tuo» garantisce.
Nyx ghigna, facendo
rabbrividire tutti i presenti nessuno escluso. «Questa me la
segno.
Ricorda bene le tue parole, fata, perché non ci saranno
sconti né
ora né in futuro».
*
«Vattene»
sibila Pitch,
ascoltando il suono dell’uscio che si apre e di pochi passi
che si
avvicinano. «Non intendo parlare con te, né stare
ad ascoltare la
tua scadente retorica» ringhia, scostando lo sguardo e
soffermandolo
sull’esterno del palazzo visibile dalla finestra della camera.
Ovviamente Nyx non
appare
intenzionata a seguire le sue richieste (non che nutrisse molte
speranze in tal senso), al contrario si richiude la porta alle
spalle, accostandosi infine alla nera figura ancora ferma in muta
contemplazione della neve che scende dolcemente.
«Pensi
sia qui per
persuaderti, forse?».
Distoglie un
momento gli occhi
dal biancore esterno, fissandoli brevemente in quelli della donna al
suo fianco. «Non è così?».
Lei tenta una
smorfia che
ricorda vagamente un sorriso. «No, non è
così» conferma.
Una risata vuota
scuote il suo
petto. «Bugiarda» soffia roco. «Sparisci,
non ti ascolterò
oltre».
«Pitch»
prova ancora.
«Sparisci,
ho detto» sbotta,
alzando pericolosamente la voce.
Stringe le labbra,
intenzionata forse a controbattere, ma si ferma prima e annuisce
piano, prima di lasciarlo nuovamente solo.
«Bugiarda»
mormora appena,
dopo aver udito la porta richiudersi e i suoi passi farsi distanti.
*
Quando solleva gli
occhi,
incontra quelli vagamente incuriositi del padre, e arresta i suoi
passi proprio di fronte a lui.
«Per
quale motivo hai voluto
provare, se già sapevi di non avere
possibilità?» chiede lui, in
qualche modo realmente interessato a comprendere la dinamica dietro i
ragionamenti della figlia.
«Non lo
so. Ero pronta ad
accettare un suo rifiuto, ma… La verità
è che non ci ho neppure
provato».
Reclina il capo di
lato. «Hai
avuto paura?».
Solleva un angolo
delle
labbra, anche se ben lontana dall’essere divertita.
«Ne ho ancora,
in effetti. Ma sono motivi del tutto differenti da quelli che tu, o
tutti gli altri, potreste credere».
Phanês
scuote il capo,
perplesso e interdetto. «Ho avuto modo di parlare con
Aileliath,
mentre riposavi. Quel demone è una creatura molto
particolare».
«Certo.
Scommetto che lo
vorresti aggiungere alla tua collezione di stramberie» lo
deride.
Mostra i denti
scintillanti in
un sorriso beato. «Sì, mi farebbe oltremodo
piacere. Ma temo sia
purtroppo fuori dalla mia portata» ammette dispiaciuto.
«Lo
è sempre stato» mormora
Nyx, annuendo nel comprendere. «Per questo hai creato quella
dimensione. Speravi di riuscire a controllarlo, invece hai fallito
nel tuo intento e hai quindi deciso di lasciarvelo e provare a
dimenticartene, credendo così di risolvere il problema. Ma
quel
problema è rimasto, nonostante tutto il tuo impegno, e ha
messo
radici profonde e inestricabili» lo accusa senza mezzi
termini.
Phanês
annuisce, concorde.
«Desidera la mia vita» spiega impassibile.
Nyx assottiglia gli
occhi e lo
scruta a fondo. «E tu intendi offrirgli invece quella di
Pitch».
Scrolla le spalle,
senza mai
distogliere lo sguardo da lei. «Una vita per una
vita».
*
Hanno gli occhi del
medesimo
colore, loro due, eppure sono così diversi in ogni altra
cosa: l’uno
è fuoco, l’altro ghiaccio; l’uno
è memoria di un tempo antico,
l’altro ha l’anima di un bambino. Si guardano e
sanno che,
nonostante tutto, sono simili e complementari ma, più di
tutto,
hanno pensieri in comune.
«Sai
dov’è?».
Annuisce. Sorride.
Si
avvicina, senza paura.
«Accompagnami».
«Sì».
Aileliath segue
Jack con
lunghe falcate silenziose, tenendo gli occhi puntati sul volo
indisciplinato del piccolo spirito dell’inverno. Aileliath
ora è
felice di trovarsi sulla Terra, in mezzo a creature bizzarre e a loro
modo simpatiche, soprattutto il giovane guardiano che gli fa strada
in quel momento. È semplice dimenticare certi orrori
vissuti, in
compagnia di qualcuno il cui cuore riesce a vedere il bello e il
buono perfino in mostri suoi pari.
Jack plana di
fronte a una
porta apparentemente identica a tutte le altre, allunga una mano, ma
tituba e piano la ritrae, tenendo lo sguardo fisso sulla superficie
lignea che si ritrova davanti e perdendo il suo bel sorriso
splendente.
Aileliath ha
rallentato la
propria andatura fino a posare le zampe a pochi passi dallo spirito,
osservandolo incerto e attendendo una qualche reazione che non viene.
«Cosa
succede?» bisbiglia
perplesso.
Jack si volta e nei
suoi occhi
vede preoccupazione e smarrimento.
«Tu…»
tenta, deglutendo a
fatica «puoi fare qualcosa?».
Aileliath aggrotta
la fronte e
si appressa, piegando il capo fino a raggiungere il volto del giovane
guardiano. Lo osserva posare una mano sulla porta, creando
involontariamente sottili arabeschi di brina, così poggia a
propria
volta la fronte sull’uscio e avverte finalmente la presenza
oltre
quella sottile barriera.
«Apriresti
la porta per me,
piccolo spirito?» chiede gentilmente.
Ancora una volta
Jack annuisce
e finalmente preme sulla maniglia, scostandosi poi così da
lasciare
via libera all’ingombrante mole del leone al suo fianco.
*
«Pitch
Black» sussurra
dolcemente Aileliath, una volta trovato l’accesso alla camera
che
ospita lo spirito oscuro.
«S-solo…
solo P-Pitch»
soffia con voce rotta, ancora scosso dai brividi e singulti e con i
capelli totalmente all’aria.
Aileliath sorride e
posa il
naso sotto il mento appuntito dello spirito, invitandolo a sollevare
il viso e osservando il suo sguardo liquido.
«Sono…
perduto, vero?».
Piano, il leone
scuote il
capo. «Sarò con te».
Pitch si morde un
labbro, si
rialza da terra e posa il volto in mezzo al petto di Aileliath,
sospirando. «Siamo condannati entrambi, allora»
rettifica con
amarezza.
«Può
darsi» concede con
tono tranquillo.
«Non sono
preparato per…
questo» geme, affondando il naso nella folta criniera e
strattonandone il morbido pelo fra le dita sottili.
«Forse»
tentenna Aileliath.
«Credo che Phanês sottovaluti alcuni dettagli, in
realtà. Tu sei
molto diverso da ciò che sembra credere lui».
«Non ne
dubito» gracchia
acidamente. «Considerando che sono poco più di
un’ombra».
«No,
sbagli» ribatte,
strusciando il muso fra i capelli scompigliati. Ghigna. «Vuoi
un’altra leccatina?».
«Non
azzardarti» intima
Pitch con un sordo ringhio, scostandosi di botto. «O giuro
che ti do
fuoco» minaccia stizzito.
Aileliath esplode
in una
risata metallica e gioiosa, dandogli uno scherzoso buffetto alla
spalla. «Non puoi. Il fuoco risponde al mio volere»
ammonisce,
godendosi lo sbuffo scocciato dello spirito.
«Ci sarai
anche tu, assieme
agli altri?» chiede Pitch, titubante.
«Mi
è stato chiesto»
conferma Aileliath, scrutandolo con attenzione. «Se deciderai
di
farlo, io sarò lì. Se deciderai di non volerlo
fare, sarò comunque
con te».
Pitch annuisce e
stringe più
forte il pelo caldo contro di sé, tremando appena.
*
«Se tutto
questo non
servisse? Insomma, a me pare una gran pagliacciata. Non capisco per
quale motivo Phanês sia convinto di poter risolvere tutto
servendosi
di un semplice spirito oscuro» borbotta Ba’al,
imbronciato e molto
confuso.
Mot sospira,
levando gli occhi
al cielo e soppesando l’idea di farlo tacere con un colpo in
testa.
«Credevo
l’avessi compreso.
Non sei stato ad ascoltare anche tu, forse? Lo ha spiegato in modo
chiaro e semplice, dopo tutto» prova speranzoso.
Ba’al
incrocia le braccia,
per nulla persuaso. «Sarà chiaro per te, che sei
sempre così
acuto,
ma a me sono parse solo un gran mucchio di fandonie»
rimbrotta
acido.
«Ha la
forte sensazione che
ci sia molto di vero, invece. Ho appurato io stesso che, al contrario
di ciò che pensi, quello non affatto un semplice
spirito oscuro».
«E con
questo?» rimbecca
ostinato.
Mot lo fissa truce;
vorrebbe
prenderlo a calci fino a rompersi un piede, ma poi sospetta si
sentirebbe terribilmente in colpa, e solo soprattutto.
«Perché
credi che il demone
lo abbia scelto per il suo scambio? Pensi fosse tanto sprovveduto da
pescare a sorte e sperare in un colpo di fortuna? Quella creatura non
si è mai affidata al caso; conosceva già le
risposte, e sono le
stesse, guarda caso, a cui è evidentemente giunto anche
Phanês».
«Ovvero?»
insiste Ba’al,
ignorando cocciutamente lo sguardo alterato del fratello, deciso ad
avere qualche buona risposta a sua volta.
Il fratello
sospira, arreso, e
riflette sul modo più semplice per spiegare a quella testa
dura un
concetto che a lui era parso così ben delineato invece.
«Immagina
che ognuno di noi
sia il sole, d’accordo? Possediamo una grande energia, certo,
ma
solo una minima parte di essa giunge a destinazione, ovvero sulla
Terra. Tutto quello che siamo in grado di fare è produrre un
poco di
luce e di calore, ci sei? Bene. Ora, invece, immagina che quello
spirito oscuro sia una sorta di grossa lente di ingrandimento:
cattura una minima parte del nostro potere, la luce del sole, e ne
ricava un’arma potente, in grado di bruciare. Immagina ancora
se,
quindi, potessimo raccogliere la forza di ognuno di noi e farla
scorrere attraverso di lui; verrebbe in qualche modo convogliata in
un unico punto, esattamente come fa la lente con i raggi del
sole»
spiega con inusuale pazienza.
E Ba’al a
quel punto sembra
finalmente comprendere. «Ne scaturirebbe l’unione
delle nostre
forze, ma compresse e potenziate» ipotizza pensieroso.
Il fratello
annuisce concorde.
«Forse perfino migliorate».
«Forse»
tentenna. «Cosa ti
fa pensare che funzionerebbe davvero? Cosa lo fa pensare a
Phanês?»
dubita.
Mot scruta negli
occhi del
fratello, conscio che la verità non lo ha ancora raggiunto,
non del
tutto. «Lui non lo sa. È un’ipotesi.
Vuole tentare».
Sgrana gli occhi,
Ba’al, ora
consapevole. «Ma se non funzionasse…»
cerca di protestare.
«Avrà
tentato» lo
interrompe prontamente. «Troverà
un’altra soluzione» conferma.
Ba’al
assottiglia lo
sguardo. «Comincio a pensare che, dopo tutto, il demone non
abbia
tutti i torti a volere la sua testa».
*
Quando Pitch,
ricompostosi e
ritrovata una parvenza di calma, apre infine la porta deciso a uscire
e fare ritorno al salone per annunciare la propria decisione, si
ritrova a fissare stranito lo sguardo desolato e rassegnato di Lumbar
che, orecchie basse, regge in groppa lo spirito dell’inverno
il
quale, al contrario, sfoggia un invidiabile sorriso raggiante proprio
all’indirizzo di un Uomo Nero molto poco in vena di scherzi.
Uno
scuro sopracciglio si inarca di scatto e tremola nello sforzo di
controllare l’impazienza.
«A cosa
devo questa gentile
visita?» bercia infatti, mentre le dita prudono dalla
tentazione di
finire il lavoro iniziato non molte notti prima sulla soglia del suo
covo.
Jack, lungi
dall’essere
impressionato né tantomeno intimorito
dall’atteggiamento
aggressivo di Pitch, rincara il proprio sorriso e si permette perfino
di strizzargli un occhio, rischiando nell'inconsapevolezza di far
definitivamente saltare i nervi dell’Uomo Nero.
«Nulla di
speciale, Pitch.
Volevo solo essere sicuro che stessi bene» spiega, lasciando
per un
momento Pitch di sale.
Socchiude un lungo
istante le
labbra, indeciso sul da farsi, poi avverte dietro di sé la
calda
presenza di Aileliath avvicinarsi e le sue spalle si rilassano
impercettibilmente.
«Ho
decisamente avuto giorni
migliori, Frost. Grazie per il tuo interesse» borbotta
imbarazzato
eppure in qualche modo grato.
Il sorriso di Jack
sfuma
appena, divenendo più morbido. «Ho parlato con
Toothiana e gli
altri: se deciderai di rifiutare, noi saremo dalla tua parte»
lo
informa inaspettatamente.
Il cipiglio critico
di Pitch
lascia il posto a un’espressione interdetta e sorpresa.
«Cosa?»
bisbiglia attonito, incerto di aver ben compreso.
Ora il sorriso
è quasi
completamente svanito dal viso candido dello spirito
dell’inverno,
ma la sua voce rimane tranquilla quando cerca di spiegarsi.
«Nessuno
di noi guardiani ha
davvero desiderio di vederti sparire, Pitch. So che, visti i
trascorsi, sembra assurdo, ma… ecco…
c’è un motivo per cui ti
trovi qui, e dev’essere un motivo maledettamente buono,
così come
lo è il motivo per la nostra di presenza. Non vogliamo che
le cose
cambino, nessuno di noi lo vuole, capisci? Non davvero, non per
sempre».
«Mh»
commenta solo Pitch, un
po’ troppo confuso e costernato per trovare di meglio da
replicare.
Una sensazione di
inatteso
calore compare al suo fianco e Pitch si volta piano, ritrovandosi
osservato da Aileliath.
«Ti avevo
avvertito. Non
tutto è come sembra, devi solo provare ad avere un
po’ di fiducia»
lo rimprovera bonariamente.
Pitch arriccia il
naso e
scuote lentamente il capo. «Non sai di cosa parli»
protesta
debolmente.
Aileliath sorride,
Jack invece
ridacchia divertito, prima di abbandonare la provvisoria cavalcatura
e librarsi in volo, salutando e promettendo loro di attenderli nel
salone di North.
«Sono
nuovo in questo vostro
mondo, ma credo di sapere piuttosto bene di cosa parlo. Non
dimenticare mai ciò che ti ho detto, io non lo
farò» promette
solenne Aileliath, accompagnando Pitch e Lumbar lungo il cammino.
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