XXII.
Man's
Best Friend
«Sei in
ritardo.»
Remus
Lupin sospirò, spostando i suoi stanchi occhi nocciola fino
ad incontrare quelli neri e annoiati di Severus Piton.
«Questo mese mi ha causato... degli impedimenti in
più. Dov'è Harry?»
Severus
mosse il polso perché due tazze fumanti apparissero sul
tavolino da caffè situato in mezzo ai due divani, rivolgendo
al lupo un cenno perché si accomodasse. «In camera
sua, a finire i compiti estivi,» rispose brevemente,
lanciando un'occhiata al corridoio che portava alla zona notte,
«abbiamo qualche minuto per discutere prima che
andiate.»
«A
proposito di questo, Severus--»
«Non
dimenticare la tua promessa al ragazzo, Lupin,» Severus si
schiarì la gola, interrompendo l'altro uomo senza tante
ciance, «o hai già intenzione di
ritrattare?»
Remus si
concesse una mezza risata amara. «Ironico che sia tu a
ricordarmelo,» mormorò, abbassando lievemente la
testa prima di tornare a fissare i propri occhi sul Serpeverde,
«ma non per questo meno apprezzato. Accompagnerò
Harry a Diagon Alley, unica fermata Grimmauld Place a recuperare i
Weasley e Hermione, così che tu possa dedicarti alle tue...
attività.»
Severus
lo osservò con serietà. «Lo
avrò qui non più tardi delle ore diciassette,
Lupin,» scandì. «Oh, e ritienimi
contrario all'assunzione non necessaria di dolciumi, ci pensa
già Albus a fare abbastanza danni alla sua
alimentazione.»
«Se
Molly Weasley potesse sentirti, Severus,» Remus scosse la
testa, una nota divertita nella voce, prima di accettare la boccetta
che l'uomo aveva materializzato seduta stante.
«Questa
dovrebbe essere sufficiente per la luna di settimana
prossima,» disse il professore di Pozioni, «ne
preparerò dell'altra con l'inizio del primo semestre.
Suggerisco di approfittare di questa giornata per condividere le tue
memorie più preziose con il ragazzo, pare aiuti a rinforzare
il proprio autocontrollo nei giorni antecedenti alla
trasformazione,» aggiunse, lasciando che gli occhi vagassero
brevemente sui segni evidenti sul viso dell'altro.
«Ti
ringrazio,» disse sinceramente Remus, offrendogli un piccolo
sorriso, «non solo per questo, ma anche per quello che stai
facendo per--»
«Remus!»
Harry
fece capolino dal corridoio, il viso illuminato di gioia nel vedere il
suo vecchio professore di Difesa Contro le Arti Oscure all'interno
dell'accogliente soggiorno. Remus si alzò per salutarlo,
lasciando che Harry gli si facesse incontro e ritornando il suo
abbraccio con calore.
«Harry,»
lo salutò, osservando il giovane con un sorriso affettuoso
sulle labbra, «sono felice di vederti. Sei già
pronto ad andare?»
«Aspettavo
solo te,» rispose con prontezza il giovane, in viso
l'espressione radiosa di chi ha appena ricevuto un regalo. Remus si
stupì della facilità con cui la stessa si
attenuò notevolmente, nel momento in cui Harry
riportò gli occhi su Severus, come colto da una rivelazione.
«Non verrai con noi?» domandò.
Severus
avvertì la delusione nella voce del ragazzo, ma
camuffò ogni reazione con la solita maestria.
«Devo badare ad alcune faccende che richiedono la mia
attenzione,» rispose brevemente, «la guarigione del
tuo amico Hagrid è una di queste.»
Harry
annuì, comprensivo. «Potrò passare a
trovarlo al mio ritorno, se dovesse riprendersi?»
domandò poi, speranzoso.
«Si
è già risvegliato, a dir la
verità,» disse Severus, «ha solo bisogno
di riposare e rimanere sotto controllo da parte mia e di Madama Chips.
Immagino che stasera tu possa fargli una breve visita in mia
compagnia.»
Remus non
poté fare a meno di sorridere di fronte all'espressione
radiosa con cui Harry ricompensò Severus per la concessione
accordatagli. «Ti lasciamo ai tuoi impegni, Severus.
Riporterò Harry prima dell'orario di cena,» disse,
avviandosi verso il camino assieme al ragazzo, il quale
salutò Severus prima di essere avvolto dalle fiamme verdi
della Metropolvere.
Una mezza
dozzina di teste rosse li accolsero una volta arrivati nel soggiorno
polveroso di Grimmauld Place.
«Allora,
pronti a partire?»
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Harry
scartò una caramella Tutti Gusti + 1 passatagli da Ginny,
che si lasciò sfuggire una risata di fronte alla smorfia del
giovane nel deglutirla. Hermione era impegnata con i gemelli poco
più in là, vittima di uno dei loro scherzi
goliardici, mentre Ron passeggiava in disparte ai bordi del vicolo
invaso dal quotidiano trambusto di Diagon Alley. Erano trascorsi ormai
tre giorni da quando Harry si era trasferito ufficialmente nei
quartieri privati di Severus, e il giovane non aveva ancora avuto modo
di rimediare alla brusca rottura con il proprio migliore amico.
Ginny
seguì lo sguardo del giovane occhialuto e il suo viso si
addolcì. «Sai, è evidente che gli
manchi, Harry; Ron è solo troppo orgoglioso e ostinato per
ammetterlo,» gli offrì in supporto.
Harry
sospirò. «Avrei già fatto il primo
passo, se sapessi come convincerlo a vedere le cose come
stanno,» mormorò. «Non ho proprio idea
di cosa voglia sentirsi dire--»
«Probabilmente
per Ron sarebbe più facile che tu tornassi a ridere e
scherzare di Piton insieme a lui come un tempo, che cercare di vedere
la realtà dei fatti,» proseguì Ginny,
«quello che è certo, è che ha bisogno
di più tempo degli altri perché le cose gli
entrino per bene in quel testone duro che si ritrova. Vedrai che un
modo troveremo, Harry.»
Harry
annuì, prima di sentire la mano di Remus posarsi sulla sua
spalla. «Hai parlato con Severus di quanto successo tra te e
Ron, Harry?» Allo scuotere della testa del ragazzo, Lupin
proseguì: «Potrebbe aiutare con--»
«Non
mi sembra il tipo di approccio migliore, Remus,» disse Harry,
quasi sconcertato alla proposta dell'uomo, mentre immaginava la
reazione del proprio guardiano nel sentirsi raccontare di come Ron
aveva mancato di rispetto nei confronti del suo professore.
Probabilmente Severus gli avrebbe fatto cambiare idea a suon di
sortilegi.
«Come
preferisci,» sospirò Remus, «ma temo che
tu stia sottovalutando i benefici di parlare con un adulto di queste
vicende, per quanto triviali siano... sai che Severus, in
qualità di guardiano, avrà voce in capitolo sulla
tua formazione scolastica, per esempio?»
Harry
grugnì. «Non ricordarmelo,»
borbottò, «mi ha già chiesto di fargli
avere tutti i compiti pronti almeno una settimana prima delle lezioni -
cioè tra tre giorni! - così che lui possa
controllarli per tempo...»
«Harry,
ma è fantastico!» esclamò Hermione,
eccitata, «Oh, avessi io questa possibilità! Hai
idea di come i tuoi voti miglioreranno d'ora in avanti?»
Remus
ridacchiò tra sè e sè. «Su
questo non ho dubbi.»
«Hey,»
replicò Harry, fingendosi offeso, «mi sembra di
essermela cavata sempre abbastanza bene finora, o sbaglio?»
«Parlavo
di Pozioni, Harry!» disse ancora Hermione, «ma ci
pensi? Il professor Piton potrebbe perfino aiutarti ad ottenere il
punteggio richiesto per i G.U.F.O. necessari a intraprendere la
carriera di Auror.»
Harry
tornò a fissare la schiena di Ron, trovando difficile
distrarsi con quei discorsi scolastici. Voleva avere l'occasione di
poter parlare a quattrocchi con il proprio amico per chiarirsi. Ma per
fare ciò, avrebbe dovuto aspettare il momento propizio.
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«Zucchero,
Severus?»
«No,
grazie.»
Severus
sedeva comodamente nella cucina malandata di Grimmauld Place, dove
Molly Weasley si affaccendava a svolgere i propri mestieri giornalieri.
Arthur sorseggiava il proprio tè con una copia de La
Gazzetta del Profeta aperta in grembo e l'espressione di chi vorrebbe
essere ovunque tranne che lì in quel momento.
«Abbiamo
notizie di Hagrid? Speriamo si sia ripreso dopo quello che ha
passato...»
«È
in via di guarigione. Occorrerà ancora una settimana
prima che torni nel pieno delle sue forze, ma il tempo medio per un
semi-gigante è di durata molto inferiore rispetto a un
comune umano,» rispose Severus, bevendo casualmente dalla
propria tazza.
Molly
annuì distrattamente, asciugandosi le mani in uno degli
stracci appesi lì accanto; il suo sguardo andò a
posarsi sul marito, il quale intuì il volere della moglie e
si schiarì piano la gola, in evidente difficoltà.
«Severus,
grazie per aver accettato di venire qui oggi,»
esordì Arthur, passandosi una mano attraverso i corti
capelli rossi. «Il motivo per cui ti abbiamo chiesto questo
favore è per parlarti di... Harry e Ron.» Allo sguardo
più intenso rivoltogli dall'altro uomo, il signor Weasley si
affrettò a proseguire: «Non abbiamo potuto fare a
meno di notare nell'ultimo periodo come il loro rapporto sia diventato
piuttosto... turbolento, nei confronti l'uno dell'altro. Nulla di
grave, per carità, ma non possiamo ignorare
l'irritabilità presentata da Ron nell'ultimo periodo, nei
confronti dei suoi stessi fratelli.»
Nel
vedere il marito esitare leggermente, Molly colse l'occasione per
prendere parola. «Il motivo per cui stiamo condividendo le
nostre preoccupazioni con te, Severus, è nella speranza che
tu possa assisterci nel capire come poter aiutare Ronald ed Harry caro
a tornare uniti come prima,» la donna si interruppe per
riprendere fiato, prima di continuare, con evidente fatica e la voce
sempre più spezzata dall'emozione. «So che abbiamo
avuto un inizio brusco da quando sei subentrato nella vita di Harry, ma
ora posso dire di aver visto
il modo in cui sei stato in grado di aiutarlo l'altra notte, in preda
a... a q-quel... m-mostro!»
«Su,
su, Molly,» Arthur si alzò per circondarle le
spalle, la voce della donna ormai rotta da singhiozzi materni.
Severus
si costrinse mentalmente a non sollevare gli occhi al cielo e si
schiarì invece la gola. Forse accettare di fare da guardiano
a Potter era stata una scelta troppo avventata. Oh, se solo avesse
preso in considerazione per tempo che avrebbe dovuto aver a che fare
anche con pianti isterici e futili problemi adolescenziali...
L'uomo
trasse un respiro, prima di sforzarsi di parlare, nella sua voce
annoiata di sempre. «Non posso negare di aver notato un
deciso cambiamento negli atteggiamenti tra il Signor Weasley e Potter,
senza dubbio provocato anche dagli ultimi sviluppi di questa, ah... sfortunata
estate,» iniziò, con disinvoltura. «I
due hanno mostrato una notevole tendenza ad evitarsi l'un con l'altro,
piuttosto che cercare un confronto che li aiuti a chiarirsi.
Forse,» proseguì, osservando attentamente le
reazioni dei due genitori, «potrebbe essere fattibile per me
organizzare un incontro forzato
tra i due soggetti interessati.»
Arthur e
Molly si scambiarono un'occhiata, per un istante esitanti sul da farsi.
«Severus,
non vorrai... punirli?»
domandò Arthur, la voce velata d'incertezza.
Severus
offrì un elegante sventolio della mano, come se stesse
scacciando con estrema disinvoltura una mosca fastidiosa.
«Oh, no, sebbene Potter sia sotto la mia supervisione, lo
stesso non si può dire del Signor Weasley; non è
nelle mie facoltà punire uno studente nel periodo estivo,
per giunta fuori dalle mura scolastiche. Quello che stavo meramente
suggerendo è di aspettare o creare l'occasione opportuna
perché possano trovarsi nella stessa stanza allo stesso
momento.»
Qualche
attimo di silenzio seguì, prima che la donna decise di
riprendere la parola.
«Non
posso più sopportare di vedere quei due ragazzi far fatica
anche a salutarsi...» mormorò, lanciando uno
sguardo apologetico al marito, col chiaro intento di scusarsi per
quello che avrebbe di lì a poco detto. Con lo sguardo
rinnovato di sentimento, Molly tornò a guardare l'insegnante
dagli abiti scuri e batté con decisione una mano sul tavolo.
«E sia, a mali estremi... estremi rimedi!»
Severus
dovette trattenere a stento il sorrisetto che per poco non gli
affiorò alle labbra.
Si
prospetta una giornata interessante, oh sì.
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«Avete
visto la Professoressa McGranitt? Silente ha detto che si trova a
Grimmauld Place ora,» Harry si voltò a guardare
Ginny mentre passeggiavano l'uno accanto all'altra, lunga la via
principale di Diagon Alley. Le compere per l'inizio del nuovo anno
stavano procedendo senza particolari rallentamenti, a parte qualche
scherzo qua e là dei gemelli nei confronti di ignari
passanti.
«È
così, occupa la stanza di Ron per il momento. Da quando sei
andato via hanno pensato di spostarlo a dormire in camera con Fred e
George per dare alla McGranitt la giusta privacy,»
spiegò Ginny. «Credo che rimpianga di essere in
stanza con te,» aggiunse poi, ridacchiando leggermente in
direzione del fratello.
«Questo
è poco ma sicuro,» rispose il ragazzo occhialuto,
ricambiando il suo sorriso. «Mi farebbe piacere passare a
trovarla--»
«Shhh,
Harry!»
Nel
sentirsi trascinare di colpo dietro a un angolo, Harry si interruppe di
colpo, voltandosi a guardare Ginny con occhi spalancati.
«Ginny, ma che diav--?»
In tutta
risposta, Ginny si premette ancora di più il dito che si era
portata alle labbra. «Guarda!»
indicò poi, puntando poco oltre la strada che avevano
percorso fino a poco prima, la mano rivolta verso la scalinata che
portava ad un negozio avvolto dalla penombra, con la scritta a lettere
gotiche Magie Sinister
ben visibile sopra. Harry seguì lo sguardo di Ginny fino a
scorgere una testa dai capelli biondo pallido, che sostava di fronte
alla bottega, la stessa testa che poteva appartenere solo a...
«Malfoy,»
mormorò Harry serrando i pugni dalla rabbia, mentre
ricordava con fremiti di rancore l'incubo di quella note senza fine in
cui il padre del suo acerrimo rivale si era unito ai suoi confratelli
Mangiamorte nel torturarlo senza tregua. «Sembra sia solo...
con chi starà parlando?» Harry strizzò
gli occhi dietro agli occhiali, sforzandosi di vedere meglio nonostante
il sole abbagliante di quella giornata estiva che contrastava
nettamente con il vicolo buio in cui Malfoy sostava.
«Ha
qualcosa in mano,» bisbigliò Ginny,
«sembra... una specie di specchio...»
«Specchi
gemelli,» esclamò una voce alle loro spalle,
facendoli saltare.
«Hermione!»
sussurrò Harry, indignato per il modo brusco in cui l'amica
aveva deciso di palesarsi.
«Scusate,»
si affrettò a dire quest'ultima, prima di appiattirsi contro
il muro di mattoni insieme agli amici. «Come siete arrivati
fin qui? Il professor Lupin vi sta cercando,» aggiunse, per
poi lanciare un'altra occhiata a Malfoy, unico oggetto
dell'interessamento di Harry e Ginny. «La domanda non
è cosa sta facendo... ma con chi comunica,»
proseguì, attirando finalmente su di sé
l'attenzione dei due amici, «deve esserci qualcuno con uno
specchio identico al suo con cui sta parlando, e - a giudicare dal modo
in cui muove le labbra - sembra una discussione parecchio
concitata.»
«Se
solo Fred e George fossero qui, avremmo potuto usare le Orecchie
Oblunghe per ascoltare...»
«Forza,
proviamo ad avvicinarci senza essere scoperti--» stava per
dire Harry, facendo un passo allo scoperto dopo aver controllato che
Malfoy fosse troppo concentrato per accorgersi di lui, quando un'altra
voce alle proprie spalle lo colse di sorpresa.
«Hey,
cosa state combinando?» disse Ron, posando casualmente una
mano sulla spalla di Hermione.
Il trio
balzò seduta stante, e - con orrore di tutti - il gridolino
inaspettato di Ginny catturò l'attenzione del Serpeverde che
sostava qualche metro più avanti. Lo sguardo di Malfoy
ricadde sul gruppetto di ascoltatori inattesi e lo shock nei suoi occhi
grigi cedette ben presto il posto all'irritazione. Con un movimento
lesto della mano, il giovane celò nella propria veste lo
specchio attraverso cui aveva comunicato fino ad allora, per poi
rivolgere uno sguardo di fuoco ai Grifondoro che avevano osato spiare
su di lui.
«Stupidi Mezzosangue!»
gridò nervosamente, prima di girare sui tacchi e dileguarsi
rapidamente attraverso le vie più interne del quartiere.
«Per
la miseria,» esordì Ron, troncato subito dallo
sguardo fulminante degli altri tre.
«Ottimo
lavoro, Ron,» commentò Hermione, ironica,
battendogli la stessa mano sulla spalla in un'imitazione dell'amico.
«Non solo non abbiamo scoperto i suoi piani, ora dobbiamo
anche preoccuparci del fatto che Malfoy sappia che lo stavamo
spiando!»
«Hey,
come facevo a sapere che--?»
«Non
una parola, Ron,» disse Ginny, scuotendo la testa,
«piuttosto, come hai fatto a seminare Lupin?»
«Fred
e George mi hanno dato una mano,» rispose il ragazzo,
scrollando le spalle. «Ci siamo divisi per non dare
nell'occhio...»
«Cosa
che, a quanto pare, non ha funzionato,» giunse la voce di
Remus dietro di loro. L'ex-professore li guardò con aria di
disapprovazione. «Si può sapere cosa è
saltato in mente a tutti e quattro? Ragazze sono deluso da voi in
particolar modo,» continuò Remus, prima di posare
lo sguardo sul Ragazzo Sopravvissuto. «E Harry, da te non mi
aspettavo un comportamento così immaturo, non dopo quello
che hai passato quest'estate. Davvero reputi saggio allontanarti da me
per poter gironzolare nei dintorni di Nocturn Alley?»
Harry
fissò il proprio sguardo sulle proprie scarpe, mortificato.
Avvertire la delusione nella voce di Remus era peggio che se avesse
gridato. «Mi dispiace,» mormorò a bassa
voce.
Remus
sospirò, prima di passarsi una mano sul viso stanco.
«Fortunatamente state tutti bene. Coraggio, torniamo
indietro. Visto il tempo che ho passato a cercarvi, credo che possiamo
saltare la sosta alla gelateria di Fortebraccio e dedicarci all'ultimo
negozio rimasto...»
Mentre
Remus parlava e il gruppo tornava sui propri passi, Ginny
punzecchiò Harry con un gomito. «Cos'è
quella faccia Harry? Credevo ormai fossi abituato a infrangere le
regole,» scherzò, con l'intento di tirarlo su di
morale.
Harry si
lasciò sfuggire un grugnito demoralizzato. «Spero
solo che Remus non abbia intenzione di raccontare tutto a Severus... in
quel caso, quello che mi aspetta sarà ben peggio che saltare
il gelato del pomeriggio,» borbottò il giovane,
deglutendo all'idea di ciò che lo avrebbe quasi certamente
atteso al suo ritorno.
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«Deduco
che la tua giornata non sia andata per il meglio, a giudicare dalla tua
faccia.»
Harry
deglutì. Il soggiorno in pietra dei quartieri di Piton era
vagamente illuminato dallo scoppiettio del fuoco magico proveniente dal
camino; il professore di Pozioni - seduto comodamente sul
sofà in pelle marrone - sollevò gli occhi dal
giornale che stava leggendo per posarli sull'entrata del ragazzo, in attesa di una sua risposta. Poi
le parole di Remus gli tornarono alla mente.
«Non
racconterò quello che è successo oggi a Severus,
Harry, non perché penso che non debba saperlo, ma
perché vorrei che sia tu a farlo,»
gli aveva detto l'uomo lupo, prendendolo da parte una volta tornati a
Grimmauld Place. «Desidero
che tra di voi si instauri un legame di reciproca fiducia, che
rischierei di rovinare se intervenissi anzitempo. Questo sarebbe stato
ovviamente diverso se fosse invece accaduto qualcosa,»
aveva continuato, aggiungendo con un tono decisamente più
sollevato e meno severo, «in
questo caso, avrei potuto considerarmi un uomo morto.»
Il
ricordo della loro conversazione fu abbastanza da far schiodare al
ragazzo i piedi dal tappeto su cui sostava. Severus non poteva sapere
ancora nulla di quella giornata. Di certo ci sarebbe stato un momento
migliore per raccontarglielo...
«Fare
shopping non è esattamente entusiasmante,» disse
Harry, scrollando le spalle e lasciandosi sprofondare in quella che era
già diventata la sua poltrona preferita,
«certamente non come un mattinata passata sul campo da
Quidditch a provare la scopa appena lustrata con il nuovo kit di
manutenzione...» azzardò con un mezzo sorriso
astuto, curioso di sapere come Piton avrebbe reagito alla velata
proposta.
Severus
inarcò un sopracciglio, ma Harry avrebbe potuto giurare di
vedere l'ombra di un sorrisetto quasi compiaciuto increspargli
impercettibilmente le labbra. «È scaltrezza
Serpeverde quella che le mie orecchie odono, Signor Potter?»
Harry
ridacchiò, allungando una mano verso il piatto di biscotti
posto sul tavolino da caffè di fronte al camino.
«Questa estate è stata quasi peggio delle altre
per quanto riguarda l'allenamento pre-campionato,»
commentò con casualità, cercando un appoggio su
cui fare leva, «non vorrei che la mia squadra pensasse che
ora parteggio attivamente per Serpeverde, dovessi mai far figure a
causa del mancato allenamento.»
Severus
scosse la testa, sollevandosi dal divano su cui aveva passato l'ultima
mezz'ora in attesa che il ragazzo tornasse. «Suggerisco di
fare attenzione ai punti, nel caso la carta Quidditch non funzionasse
quest'anno,» rispose, senza perdere il ghigno appena
accennato, ed Harry avvertì un accenno di mal di stomaco
dentro di sé, in ricordo di quanto fosse facile per il suo
nuovo guardiano di togliere punti a Grifondoro. «Ora andiamo,
abbiamo una visita da rispettare prima che faccia buio,
ricordi?»
Il volto
di Harry si accese d'un tratto. Hagrid!
Come aveva potuto dimenticarsi di lui? Pronto come non mai, il ragazzo
seguì le lunghe falcate di Severus, ritrovandosi quasi
costretto a fare jogging per stare dietro all'uomo. Una volta fuori da
Hogwarts, Harry alzò il viso verso Severus, una domanda ben
leggibile sul volto.
«Perché
non abbiamo usato il camino come Madama Chips per raggiungere
Hagrid?»
Severus
sorrise impercettibilmente, senza girarsi a guardarlo.
«Credevo tenessi alla tua forma fisica in vista dell'inizio
del torneo di Quidditch,» rispose con voce di velluto.
Harry
sospirò internamente. Serpe.
Inutile quanto si sforzasse, Severus era sempre un passo avanti a lui.
Arrivati
lungo la discesa che li avrebbe condotti dritti alla capanna di Hagrid,
l'enorme sagoma del mastino napoletano si palesò in fronte a
loro, accogliendoli in latrati e scodinzolii. Harry aggrottò
la fronte, accarezzando distrattamente il cane prima di sentire la voce
di Hagrid provenire allarmata, seppure attutita, dalla capanna.
«Che
cos'avrà che non va?» domandò il
ragazzo a Severus.
L'uomo
non rispose, accelerando il passo ancor di più se possibile.
«Thor!»
Harry
fece un balzo indietro nell'entrare nello spazioso monolocale di
Hagrid, travolto dalla voce tuonante del Mezzo-Gigante.
«Oh,
Harry, Professor Piton, non vi avevo visti arrivare,» si
scusò l'enorme omaccione, attualmente steso nel suo letto
sgangherato. «Quel birbante di Thor approfitta che non mi
posso muovere per prendere una boccata d'aria ogni due per
quattro...»
«Ciao
Hagrid,» salutò Harry, accorato, prendendo posto
su una sedia accanto al letto. Rispetto all'ultima volta che l'aveva
visto, Hagrid appariva un po' più roseo e meno
violaceo, con il viso tuttavia ancora segnato dalle ferite che aveva
subito e i capelli sempre più simili ad un groviglio
selvaggio. «Come ti senti?»
«Oh,
acciaccato, ma nulla di irreparabile grazie al professore qui...
qui--,» Hagrid emise due potenti starnuti che quasi
minacciarono di far cadere Harry dalla propria precaria posizione e
aggiunsero due macchie giallastre sul lungo mantello di Severus, il
quale si limitò a storcere il naso e a muovere il polso
della bacchetta in tono annoiato fino a farle sparire, «--
presente.»
«Vuoi
raccontarmi cosa ti è successo,--» Harry non fece
in tempo a finire la frase che il subdolo schiarimento di voce
dell'insegnante al suo fianco lo interruppe.
Hagrid
scosse piano la testa, evitando con difficoltà lo sguardo
del giovane Grifondoro per lanciare occhiate furtive a Severus e al suo
volto di pietra. «Non è possibile, Harry, mi
spiace... questioni dell'Ordine,» fu la risposta evasiva del
Mezzo Gigante.
Harry
inarcò un sopracciglio, deluso. Era evidente che, davanti a
Piton, Hagrid non avrebbe mai parlato. Avrebbe dovuto escogitare uno
stratagemma per avere la certezza di tirar fuori qualcosa dall'amico
gigante.
«Vorrei
offrirvi dei biscotti, ma tutti quelli rimasti devono essere ammuffiti
durante la mia assenza,» Hagrid cambiò casualmente
discorso, con la stessa grazia di un elefante in un negozio.
«Ho
già mangiato abbastanza caramelle per un giorno-- ehm, volevo dire
è quasi ora di cena comunque,» cercò di
correggersi Harry, ben consapevole che a Severus non fosse sfuggita la
sua prima asserzione. «Come te la stai cavando qui, Hagrid?
Intendo dire da solo, hai bisogno di una mano per cucinare,
o...?»
«Oh
no, Harry, Madama Chips e il professor Piton sono così
gentili da occuparsi anche del cibo quando vengono in
visita,» disse Hagrid con ritrovata energia, lanciando uno
sguardo di sincera riconoscenza a Severus, prima che un pensiero
improvviso lo colpisse tanto duramente da farlo rattristare.
«Come ti dicevo, l'unico problema è Thor, una vera
spina nel fianco,» mormorò sconsolato,
«continua a fare come prima, sgattaiola fuori come una
manticora in fuga appena ne ha l'occasione e io non posso
badargli,» spiegò, prima che il suo sguardo si
addolcisse posandosi sulla vista del suo adorato mastino, attualmente
occupato a lasciare una scia di bava maleodorante sul ginocchio di
Severus. «Penso che gli piaccia, Professor Piton.»
Harry si
sentì quasi strozzare nel tentativo disperato di trattenere
la violenta risata che minacciava di salirgli in gola. Non sapeva cosa
era più divertente in quel momento, se lo sguardo di pura
adorazione con cui Thor persisteva nel cercare di appoggiare il muso
sulle gambe di Severus, oppure la faccia disgustata con cui
quest'ultimo tentava di allontanare il grosso mastino, senza successo,
sotto gli occhi di un inconsapevole Hagrid.
«Potrei
occuparmi io di Thor, Hagrid,» propose Harry, in uno slancio
di bontà, mordendosi l'interno della guancia per
costringersi a non cedere all'ilarità del momento. Al suo
fianco, avvertì Severus pietrificarsi completamente.
«Come prego?»
«Io
e il professor Piton potremmo beneficiare della sua
compagnia,» proseguì Harry, imperterrito,
approfittando che Severus fosse troppo impegnato a tenere a bada al
cane - che aveva ora iniziato a tirargli il mantello per giocare al
tiro alla fune - per poter dare retta anche a lui.
«Assolutamente, no! Potter,
non pensarci nemmeno--»
«Dici
davvero, Harry?» chiese Hagrid, come se non avesse sentito
neanche una parola di Severus, il volto tumefatto già largo
in un sorriso entusiasta. «Sono sicuro che Thor
starà bene con voi, e voi con lui! È di grande
compagnia, fedele, educato e--»
«...
inqualificabile!»
«Esatto,
ha così tanti aggettivi positivi che potrei parlarne per
ore! Mi piace il suo entusiasmo, professore,»
esclamò Hagrid, gioioso. «Guardi come si
è già affezionato a lei,» aggiunse con
incredibile sdolcinatezza, tanto che Harry si chiese se Hagrid avesse
ricevuto un trauma più grave di quanto i suoi due guaritori
pensassero, per non accorgersi di come Severus tentava in tutti i modi
di allontanarsi da Thor.
«Puoi
starne certo, Hagrid, Thor sarà dei nostri almeno
finché non ti rimetterai in sesto,» si
sentì in dovere di aggiungere il Grifondoro, lanciando
un'occhiata trionfante al proprio guardiano mentre si guadagnava un
ululato di approvazione da parte del mastino. Io e te faremo i conti dopo,
lesse nello sguardo di Severus, prima che quest'ultimo decidesse che ne
aveva abbastanza da alzarsi e abbandonare ogni tentativo di ripulire le
vesti ormai completamente impiastricciate di saliva canina.
«Attendi
Poppy per la prossima medicazione,» disse velocemente
Severus, chiaramente ansioso di uscire da lì e respirare
qualsiasi cosa che non fosse alito di cane, «la salvia che ti
ho applicato stamattina avrà effetto ancora per due
ore.»
«Grazie
Professor Piton, e grazie a te, Harry,» rispose subito
Hagrid, quasi con le lacrime agli occhi dal doversi separare dal
proprio amico a quattro zampe, «e non dimenticate l'osso
preferito di Thor, e-e i suoi cinque pasti al g-giorno, e--»
«Andrà
tutto bene, Hagrid,» lo rincuorò Harry, alzandosi
a sua volta e battendo con gentilezza la mano sull'enorme braccio del
Mezzo-Gigante. «Porteremo Thor a trovarti insieme a noi molto
presto,» aggiunse, rassicurante.
Come la
porta si chiuse alle loro spalle, Harry guizzò di lato per
evitare la mano calante con cui Severus aveva tentato di acchiappargli
la collottola.
«Potter!
Vuoi spiegarmi che diavolo ti è venuto in mente?»
ringhiò Severus, furibondo. «Dovrei trasformarti
in un rospo verrucoso seduta stante!»
«Credevo
fosse la cosa giusta da fare,» si giustificò
Harry, prima di piegarsi in due alla vista di Thor che faceva le feste
intorno a Severus. «Non vedi come si è già legato a te, ho pensato avrebbe fatto bene a
entrambi--»
«Ho
già una peste insolente che mi gira per casa, non ho
bisogno anche di un bavoso ammasso di pulci!» Alla vista di
Harry che continuava a ridere con ancora più gusto, se
possibile, Severus incrociò le mani al petto, un ritrovato
ghigno sardonico ora ben inciso sulle proprie labbra.
«Occlumanzia. Stasera. Tu ed io.»
Harry
sbiancò d'un tratto, la bocca improvvisamente arida e le
pupille dilatate. «N-no, Severus, per favore, non dirai sul
serio--»
«Serissimo,»
asserì l'uomo, con le labbra tirate, «non
svolgiamo lezioni da troppo tempo, è proprio il momento di
riprendere con le... ah sì, vecchie
abitudini,» pronunciò, con un velo fintamente
sadico nella voce, cosa che un tempo avrebbe fatto scappare Harry a
gambe levate. Ma l'attuale scena era troppo divertente per prendere il
Pipistrello dei Sotterranei sul serio, dato che Thor - stanco delle
mancate attenzioni di Severus - aveva infine deciso di usarlo come
albero personale. L'uomo scrollò con forza la gamba ormai
fradicia, scatenando nuovamente l'ilarità di Harry.
«E ora aiutami a togliermi questa bestiaccia di
dosso!»
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«E
quando - esattamente
- pensavi di dirmi di ciò che è successo oggi?»
Harry
riprese fiato, cambiando posizione sulla poltrona che aveva scelto
all'inizio della seduta di Occlumanzia. «N-non è
quello che pensi--» tentò di dire affannosamente,
passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata.
«E
che cosa sarebbe allora quello che ho visto nella tua
testa?» incalzò Severus, abbassando la propria
voce al suo famigerato tono pericoloso di sempre. Harry si fece piccolo
piccolo, preparandosi a valutare bene le parole seguenti.
«M-mi
mi stavo solo divertendo con i miei amici--»
«Ti
stavi... divertendo?» ripeté Severus, in un sussurro
quasi amabile. «Che razza di idea di divertimento sarebbe
quella di spiare su Draco Malfoy al limite del quartiere più
malfamato di Londra?» rimbeccò, tornando ad alzare
gradualmente il tono della voce.
«Stavamo
solo dando un'occhiata!» esclamò Harry, stanco di
tutti quei rimproveri. «Si stava comportando in modo strano e
abbiamo solo sentito...»
Severus
non lo lasciò finire di parlare, portandosi fino davanti
alla faccia del ragazzo e chinandosi per essere al suo livello.
«Cosa ti ho detto solo l'altro giorno al San
Mungo?» ringhiò. «Quante volte devo
ripeterti di smetterla di comportarti come uno stupido e di non
allontanarti mai dalla protezione di chi sta badando alla tua
sicurezza?»
«Questo
vorrebbe dire che non potrò mai spassarmela? Il Ragazzo
Sopravvissuto non ha diritto anche lui a un po' di svago?»
rispose Harry, incapace di trattenersi oltre.
«Non
provare nemmeno ad usare questo tono con me.» Severus lo
fulminò seduta stante. «Ti ho tenuto in vita da
quando avevi undici anni, non fallirò proprio adesso solo
perché tu, stolto
ragazzo, avevi voglia di divertirti,»
Harry avvertì lo sprezzo con cui Severus aveva pronunciato
l'ultima parola e ingoiò la risposta che gli era salita alle
labbra, concentrandosi invece sulla prima parte della frase di Piton.
Ti ho tenuto in vita da quando
avevi undici anni.
«Io...»
Harry fu investito dall'intensità con cui Severus lo stava
fissando e fu colto da un'improvvisa ondata di sensi di colpa. L'uomo
gli aveva dimostrato di essere veramente disposto a tutto pur di
proteggerlo dai mille pericoli che si aggiravano intorno a loro. Spiare. Mentire. E perfino
uccidere. «... mi dispiace.»
Severus
spostò lo sguardo da lui alla stanza intorno a loro,
dandogli le spalle e incamminandosi verso la cucina, dove le pentole
avevano iniziato ad armeggiare da sole. «L'hai già
detto in passato, dimostralo,» proseguì, senza
tante storie. «A partire da domani mattina, voglio che tu e
il signor Weasley passiate la vostra giornata scrivendo ben cinquecento
righe della stessa frase "Userò
la testa di cui sono stato dotato e ascolterò gli adulti che
mi tutelano al fine di proteggere me e i miei amici."»
«Cinquecento righe?»
Harry balzò in piedi, confuso e arrabbiato. «Ma
non finiremo mai in un giorno! E perché Ron? Eravamo
lì in quattro ed è stata una mia
idea--» cercò di replicare, senza alcun successo.
«Perché,
da quello che ho visto nella tua mente, è evidente che se
Ronald Weasley non fosse intervenuto con la sua goffaggine, ci
sarebbero state più chance che Malfoy non si accorgesse
della vostra presenza, limitando così i danni nati
dall'essere scoperti.»
«Ma
non è giusto!» esclamò Harry,
«siamo in vacanza, non puoi punirci!»
«Oh,
è qui che ti sbagli, Signor Potter,» disse
Severus, girandosi finalmente verso di lui con un freddo sorrisetto
impostato sulle labbra. «Dimentichi che sono il tuo
guardiano. In più, sono di comune accordo con i Weasley
perché loro figlio condivida la stessa punizione con te, non
sei... contento di questo trattamento di riguardo?»
Harry lo
fissò sempre più spaesato. «Ma... ma
come?» domandò prima di rinunciare al voler capire
e focalizzarsi su qualcos'altro. «Dovreste impegnarvi a
scoprire cosa ci faceva Malfoy a Nocturn Alley e con chi cercava di
comunicare, non poteva che essere qualcosa di losco--»
«Per
quanto sicuramente interessante sia la storia che solo ora sembri
volermi raccontare, è mio compito badare alla tua supervisione e non a quella di
Malfoy,» proseguì Severus, rovesciando nel piatto
di Harry un'abbondante porzione di patate al forno e due cosce di
pollo. «Quindi sei pregato ad attenerti a quello che io dico,
questa è l'ultima volta che lo ripeto con calma,»
disse a denti stretti, cercando con estrema fatica di scansare un Thor
con l'acquolina in bocca senza far cadere neanche un po' di cibo dal
piatto. «Vorresti, gentilmente,
tenere questo dannato cane?»
«Thor, vieni
qui bello, lascia stare Severus,» borbottò Harry,
rassegnato alla punizione alla quale sapeva di non poter scampare.
«Dì la verità, c'entra anche la nostra
recente aggiunta alla casa non è così?»
Severus
inarcò un sopracciglio mentre si sedevano a tavola
finalmente. «Ma non mi dire, sbaglio o sei diventato
più acuto ultimamente?» lo spiazzò con
ironia, beccandosi la solita roteata di occhi.
«Noto
un certo astio nei confronti dei cani per caso?» lo
stuzzicò Harry, curioso, ignorando il commento di prima.
«Hai
forse dimenticato che al tuo primo anno quel dannato cerbero del tuo
amico Hagrid per poco non mi staccava una gamba?»
replicò soave Severus, prima di lanciare un'occhiata al
mastino che li fissava dal tappeto della sala, mordicchiando
amabilmente un osso di pollo casualmente sfuggito a Harry.
«Sappi che sarà tua responsabilità
badare a lui, dato che l'hai voluto così tanto.»
«La
prendo come una mezza vittoria,» acconsentì Harry,
con energia ritrovata, entusiasta di aver avuto il tacito consenso da
parte di Severus a mantenere Thor con loro, «questo vuol dire
che quando porterò Thor fuori per la sua uscita mattutina,
potrei approfittare per fare mezz'oretta di volo sulla
scopa--»
«Penserai
prima alla tua punizione, porterò io il pulcioso fuori
domattina,» tagliò subito corto Severus.
Harry
grugnì, desolato, prendendosela con una patata solitaria nel
suo piatto. Non sapeva se la cosa che più lo irritava era la
punizione in se, o il fatto di essere costretto a spendere una giornata
e forse più nella stessa stanza con il suo migliore amico
senza sapere come ricucire il loro rapporto.
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