BOX
HUMAN
CAPITOLO
10
STATO
D'ALLERTA
Scortato
dai piani alti della direzione del CEDEF, lo stato maggiore della
Famiglia Cavallone entrò nell'ufficio principale del
complesso, quello di Iemitsu Sawada; quest'ultimo sembrava
estremamente teso mentre Basil, al suo fianco, gli parlava
velocemente e sottovoce, quasi allarmato.
Al
loro ingresso, tuttavia, il Giovane Leone dei Vongola interruppe la
discussione col proprio sottoposto e gli consegnò un plico di
documenti prima di congedarlo in fretta; alzatosi per accoglierli,
strinse la mano a Dino: “Mi scuso per i modi bruschi,
Cavallone, ma dovevamo fare in fretta per portarvi qui in tempo e per
assicurare la vostra sicurezza. Ci è arrivato un messaggio
sulla rete criptata dei Varia, stanno venendo qui su ordine del Nono
con delle novità sulla scomparsa di Alfin e Scuderia ma non ci
hanno dato molti dettagli. Xanxus sembrava più furente del
solito, e preoccupato.”.
Con
un cenno di assenso, Dino si sedette sulla poltrona più
vicino, accavallando le gambe mentre Romario e i suoi facevano
quadrato attorno al loro Boss: “Reborn ha detto che
Tsuna-otooto e gli altri si sono riuniti agli Shimon e che anche per
loro vale lo stato di allerta, ma essendo assieme è abbastanza
convinto che possano proteggersi da soli ed eventualmente reagire a
un attacco. Per ora, comunque, sono al sicuro, ci penserà lui
a loro. Tuttavia, benchè le loro Box siano scomparse da un
giorno all'altro come le nostre, sono già tornate...”
“...in
forma umana, sì. Reborn ce lo ha comunicato. Non riesco a
immaginare come possa essere successo.” Iemitsu si sedette
stancamente alla scrivania e si massaggiò le tempie nel
tentativo di riflettere su quanto stava accadendo, benchè non
ci avessero ancora capito granchè, malgrado le lunghe e
snervanti ricerche: tutto taceva, perfino i nemici storici dei
Vongola sembravano essere scomparsi nel nulla e nessuno osava
respirare; “Il Nono sembrava tranquillo ma ho una brutta
sensazione.” concluse l'uomo.
In
quel momento, Basil rientrò portando con sé un vassoio
con caffè e tè: “Spero soltanto che Alfin stia
bene...”, la Pioggia del CEDEF non aveva preso molto bene la
scomparsa della propria Box - malgrado non fossero assieme da molto
tempo avevano stretto un forte legame – e non ne faceva
mistero, “Se le Box di Tsuna-dono e degli altri sono state
restituite, allora perchè tenere ancora le nostre?”.
Iemitsu
si era posto parecchie volte quella stessa domanda: pur essendo
Fiamme pure, era innegabile che le Box della Decima Generazione
fossero di gran lunga più potenti e versatili di Alfin e
Scuderia in un'eventuale aggressione, allora perchè
restituirle e tenersi “armi” nettamente inferiori quanto
a potenza?
“E'
inutile sprecare energie in congetture.” intervenne Dino,
accettando la tazza di caffè e uno dei biscotti che Basil
aveva posto sul vassoio: “Aspettiamo che arrivino Xanxus e i
suoi e valuteremo la situazione, non ha senso continuare a pensare a
soluzioni, non abbiamo niente in mano che ci possa aiutare.”.
“Signore,
Xanxus-dono e i Varia stanno per atterrare sul tetto, ho organizzato
una squadra di operativi per accoglierli.” disse Basil,
servendo Iemitsu: “Saranno qui tra pochi minuti.”
aggiunse.
Sawada
annuì con un sospiro prima di sporgersi verso l'interfono che
lo collegava all'ufficio operativo nella stanza accanto, dove sapeva
per certo di trovare sia Oregano che Lal: “Quando saranno
atterrati, accompagnate qui Xanxus e i suoi, cercate di non farli
incazzare, non voglio dover far ripulire i corridoi dal sangue.”.
“Sarà
fatto, Signore.” rispose Oregano dall'altra parte: “Ho
già allertato la squadra medica, nel caso.”.
“Grazie,
speriamo solo che non serva. Sawada, chiudo.”
“Sawada-san,
pensa che dovremmo raggiungere il Decimo per dargli supporto?”
intervenne Romario.
“Nel
caso servisse, una squadra è già in standby ma per ora
è meglio attendere. Non voglio bruciare un eventuale vantaggio
tattico; non verremo attaccati direttamente, di questo ne sono certo,
aspettiamo l'evolversi degli eventi. Quel che è sicuro è
che la Decima Generazione non verrà lasciata sola in prima
linea e verrà soccorsa e supportata al bisogno. Mettere in
campo tutte le forze, tuttavia, potrebbe essere un punto a nostro
svantaggio.”.
Nella
stanza scese il silenzio mentre i presenti, ciascuno immerso nei
propri pensieri, attendeva – con l'orecchio teso –
l'arrivo degli ospiti; nel momento in cui, al di là della
porta, si udirono i passi pesanti di stivali da combattimento e bassi
bisbiglii agitati, Iemitsu Sawada si alzò in piedi, subito
imitato da Dino e da Basil.
La
porta venne aperta senza troppe cerimonie e, sulla soglia, comparve
Xanxus: “Ben arrivati.” salutò Iemitsu, facendo
loro un cenno per invitarli a entrare, “E' stata una
convocazione improvvisa ma ci sono delle situazioni piuttosto gravi
di cui dobbiamo discutere, per ordine del Nono.”.
“VOOOOOOI!
Lo sappiamo già! Il messaggio è arrivato anche a noi!”
Squalo si portò al fianco di Xanxus, osservando i presenti con
sguardo irritato: “In che guaio si sono cacciati i mocciosi
stavolta? Io in Giappone a salvargli il culo non ho intenzione di
andare!”.
“Educato
come sempre, eh, Squalo?” sorrise Dino.
“VOOOOOOI!
Cosa cazzo vuoi, Cavallone?!”.
“Se
si tratta di Tsuna, sono sempre in prima linea.”.
“Diamoci
una calmata e sedetevi.” Iemitsu si massaggiò la fronte,
presagendo un'emicrania in arrivo.
“Siediti,
Feccia.” Xanxus mollò un calcio nelle caviglie a Squalo:
“Visto che siamo stati convocati, prima sentiamo quello che
hanno da dire, prima consegnamo il pacco e prima possiamo tornarcene
a casa.”.
“Di
che pacco parli?” chiese Iemitsu, alzando di scatto la testa:
“Se è una bomba, potete anche tenervela, non ho
intenzione di spiegare al Nono che avete buttato giù il
palazzo del CEDEF.”.
“VOOOOOOOI!
Chi credi che siamo, barbari?! E noi che siamo venuti fin qui solo
per loro!”.
“Squ-chan,
forse è meglio se ci sediamo e parliamo con calma.”
Lussuria si era messo tra il Comandante e il Consulente esterno,
sorridendo: “Anche se credo che ci serviranno altre sedie, non
bastano per tutti.”.
“Avete
portato anche i vostri uomini? Temevate che vi attaccassimo?”
intervenne Basil: “Non l'avremmo mai fatto!”.
“Non
è proprio così, piccolo.” flautò il Sole
dei Varia, facendo un cenno a un gruppo di persone che stavano in
fondo al gruppo, sorvegliate da Oregano e Lal, quest'ultima sembrava
avesse visto un fantasma, vista l'espressione confusa e spaventata
che mostrava il suo viso: “Questa mattina, prima che arrivasse
il vostro messaggio e quello del Nono, abbiamo ricevuto una visita
molto particolare. Ci sembrava scortese lasciarli a casa e quindi li
abbiamo portati con noi.”.
Davanti
a Dino e Iemitsu, fece la propria comparsa un gruppo di personaggi,
ai loro occhi stranamente familiari: “Non siate timidi, Mama
Luss è qui con voi.” aggiunse, dando una pacca sulla
schiena di quello più vicino.
“Iemitsu-dono,
è un piacere rivederla.” fu Alfin il primo a rivolgere
il proprio rispettoso saluto con un cenno della testa: “Ci
scusiamo per aver creato scompiglio e preoccupazione ma siamo stati
vittime di un rapimento e siamo riusciti a tornare indietro solo
nella giornata odierna.”.
“Ma
come parli, pesciolino? Uishishi!”
“Così
ho imparato dal mio padrone. Sentiamo, come ti rivolgi al tuo?”
“Mink
è un principe come me, trattalo come tale, uishishishishi!”.
Sotto
lo sguardo sconvolto dei Cavallone e del CEDEF lì riunito in
quella stanza fin troppo piccola e soffocante, gli ospiti dei Varia,
dagli atteggiamenti del tutto simili ai loro, cominciarono a
battibeccarsi, senza curarsi troppo della situazione in cui si
trovavano.
Alfin
e Mink, che non avevano smesso un momento di punzecchiarsi per tutto
il viaggio in elicottero, venivano trattenuti a stento da Mama Luss e
da un membro della sicurezza, incapaci di restare tranquilli per più
di una manciata di secondi.
“Levi-tesoro,
davvero dobbiamo restare qui? Questo posto non mi piace.”,
Livya, con voce lamentosa, si aggrappò alle spalle del proprio
Fulmine, ondeggiando la lunga chioma dalla quale saettavano di quando
in quando piccoli fulmini verdi: “Se il Boss ordina, dobbiamo
restare qui.” le rispose lui, “Non dovresti seguire gli
ordini della Box del Boss?”
“Bester?
Se non dà ordini, siamo liberi di fare come ci pare. E io
preferisco seguire i tuoi~”.
Dal
fondo della stanza, Bester lanciò un piccolo ruggito –
nonostante la trasformazione in essere umano, era una caratteristica
che gli era rimasta, oltre alle Fiamme – e si sbracciò
per attirare l'attenzione di Dino: “Cavallone! Che bello
vederti! Pensavamo di dover venire fino alla vostra base operativa
per riportarvi Scuderia! Vieni a dargli delle Fiamme, non ha una
bella cera.”
A
quelle parole, Dino sgranò gli occhi stupefatto e scattò
in piedi: “Cosa vuoi dire?!”.
In
risposta, Bester si spostò da dietro la schiena di Xanxus; tra
le braccia, portava Scuderia, coi lunghi capelli biondo cenere che
gli ricadevano sulle guance pallide: “Non possiamo nutrirci
come voi, abbiamo bisogno delle Fiamme del nostro elemento per
mantenerci in vita. Siamo evasi e non abbiamo avuto nutrimento per
quasi 48 ore, di Alfin si è occupato Squalo ma Scuderia si è
rifiutato di accettare l'aiuto del Boss, non si nutre da più
di 50 ore.”, nel dirlo, Bester sembrò rabbuiarsi.
Come
un insetto attratto dalla fiamma di una candela, Dino si lanciò
sulla propria Box priva di sensi e, aiutato da Romario, la fece
sdraiare sul divanetto più vicino: “Come devo fare?”
chiese con tono serio e concentrato; Lussuria li raggiunse e prese le
mani del Boss dei Cavallone tra le proprie: “Infiamma l'Anello
che hai al dito, Dino-chan e avvicinaglielo alla bocca~.” disse
lui, guidandolo passo per passo, “Starà bene, te lo
prometto~.”.
“Prima
o poi li accoppo tutti e neppure Reborn potrà fermarmi...”
levitando sopra le teste dei presenti, Mammon andò a poggiarsi
sulla spalla di Xanxus con aria scocciata: “Reborn ha
contattato tutti noi Arcobaleno per metterci in guardia in merito
all'accaduto ma, nel frattempo, le Box mancanti sono riuscite a
scappare e si sono dirette alla nostra Base. ”.
Ancora
scosso per quegli eventi incredibili che sembravano evolvere di ora
in ora e con risultati imprevedibili, Iemitsu era tuttavia
consapevole di dover prendere in mano la situazione: “Cavallone-san,
Oregano ti guiderà in infermeria dove potrete occuparvi di
Scuderia nella maniera più adeguata.” disse, facendole
un cenno con la testa.
“Boss,
lo porto io.” si offrì Romario, sollevando con facilità
il corpo della Box: “Torniamo appena possibile.”
aggiunse, precedendo Dino all'esterno; quest'ultimo lo seguì
senza voltarsi neppure una volta, concentrato com'era sulle
condizioni di Scuderia.
Tuttavia,
nonostante Bester fosse rimasto vicino ai Cavallone per vegliare su
Scuderia – malgrado non appartenessero alla stessa Famiglia,
Bester era un leader nato e si era subito messo alla testa di quel
variegato gruppo di fuggitivi e Scuderia era un suo compagno in quel
frangente -, non aveva seguito Dino e Romario ma era rimasto nella
stanza, lo sguardo esausto e puntato nel nulla; meccanicamente, andò
a sedersi sul divano occupato poco prima e si lasciò andare
con un sospiro.
Senza
dire niente, Xanxus lo avvicinò; restò davanti a lui
per qualche secondo prima di dargli un colpo con la mano sulla
fronte: “Non fare quella faccia da idiota.” lo rimproverò
lui, “Guardami.” aggiunse, sollevandogli il mento con due
dita, “Abbiamo ancora del lavoro da fare, sei il loro capo,
comportati come tale.”.
Bester
annuì con un sorriso forzato: “Sì, Boss. Hai
ragione, Boss.”.
Xanxus
lo prese per il braccio e lo strattonò, obbligandolo ad
alzarsi: “Spalle dritte e sguardo deciso, marmocchio.” lo
rimproverò, scrollandolo con decisione.
Bester
si diede piccoli schiaffetti sul viso nel tentativo di rischiararsi
le idee e allontanare quella cappa opprimente di tristezza e
indecisione e, nel farlo, alzò lo sguardo e incontrò i
visi dei compagni rimasti, anche Alfin lo guardava: tutti loro
aspettavano una sua parola, un suo gesto e quelle espressioni decise
furono il catalizzatore per le sue azioni successive.
Non
aveva ancora portato a termine il suo compito, c'era davvero ancora
parecchio da fare.
“Hai
ragione, Boss.” ripetè, questa volta con più
convinzione; con tre larghi passi raggiunse Alo, che gli si posizionò
alla destra mentre Mink, aggrappato alle spalle di Kuu, ridacchiava
allegro con una coroncina nuova di zecca, dono di Belphegor.
“Finalmente
ti sei svegliato.” Livya prese Alfin sottobraccio e lo condusse
in mezzo al gruppo, posizionandosi con lui alle loro spalle: “Temevo
di doverti venire a tirare le orecchie.”.
“Livya,
Livya, sii rispettosa del nostro Boss, tesorino.” Kuu le diede
un bacio sulla guancia: “Aveva soltanto bisogno di una
spintarella, diciamo.”.
Livya
scrollò le spalle e voltò il capo dall'altra parte
rispetto al compagno di squadra: “Nessuno rispetta Bester più
di me.” borbottò lei, poggiandosi con la fronte contro
la spalla della Ligre, “Lo so, Livya, lo so. Non sono
arrabbiato, è che sono preoccupato per Scuderia.”
rispose Bester, senza voltarsi.
“Stupido,
il Ronzino ha la pellaccia dura. Andrà tutto bene.” Alo
si ravvivò i capelli argentei e fissò Iemitsu che era
rimasto in piedi, a bocca aperta.
“Mi
sono stancato di vedere forni spalancati al nostro passaggio, non
siamo pagnotte, chiudi la bocca, Sawada, oppure le mosche faranno le
uova nella tua scatola cranica, credo ci sia abbastanza spazio per
ospitarne qualche migliaio.” sbottò la Box Varia della
Pioggia: “.
“Alo,
calmati, per piacere. Siamo tutti qui per la stessa ragione.
Arrabbiarsi non aiuterà né noi né Natsu e gli
altri piccolini.”, Kuu si era fatto sentire in mezzo a loro:
“Mama può confermare, siamo le Box della Squadra
Assassina Indipendente dei Vongola, accompagnate da Alfin del CEDEF e
Scuderia dei Cavallone.”.
Iemitsu,
dopo l'avvertimento di Alo, aveva sì chiuso la bocca ma la
piega che gli eventi stavano prendendo lo portava ad avere
un'espressione altrettanto stupefatta e incredula: “Capiamo che
sia difficile da accettare.” aggiunse Bester.
“Quello
che forse il nobile Iemitsu sta valutando,” intervenne Basil,
pallido ma controllato nei gesti e nelle parole: “è
l'enormità della cosa. Non si è mai sentito qualcosa
del genere, per quanto ne sappiamo questa situazione è del
tutto nuova e non disponiamo di elementi atti a comprendere le
implicazioni di tutto questo e-”
“Taglia
corto, piccoletto, che sennò facciamo notte, shishishishi.”
Mink gli lanciò una pallina di carta, che lo colpì in
mezzo alla fronte: “Il Vecchietto ci ha detto di venire qui e
poi andare in Giappone per parlare con Natsu e gli altri e
confrontarci sull'accaduto.”.
“Natsu
è la Box del Decimo Boss.” precisò Kuu con un
sorriso del tutto simile a quello di Lussuria: “Vogliamo anche
essere sicuri che stiano bene e che non gli abbiano fatto del male.”.
“Se
quei bastardi hanno toccato il pulcino-”
“Alo,
Jiro e Kojiro staranno sicuramente bene.” Bester gli diede una
pacca di conforto sulle scapole: “Sanno difendersi e poi sono
tutti insieme come lo siamo noi, Natsu e Uri non permetteranno a
chicchessia di toccare il Decimo o i loro compagni.”, Bester
era davvero convinto delle sue parole, aveva visto cos'erano in grado
di fare e sapeva che sarebbero stati benone fino al loro arrivo;
dopodichè, sarebbero stati una forza inarrestabile.
Con
le tempie che pulsavano, segno di un mal di testa imminente, Iemitsu
si sedette alla scrivania, intrecciando le dita davanti alla bocca;
squadrò i presenti per qualche istante – nel frattempo
Scuderia e Dino erano tornati dall'infermeria, scortati da Oregano e
Romario – poi sospirò, puntando lo sguardo su Bester:
“Dimmi ogni cosa, e non tralasciare niente.”.
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