Eccomi nella mia adorata/detestata Inghilterra il viaggio
durò
poco per quelli che erano i miei standard, lo spesi tutto a riflettere
sulla mia vita fino a quel momento, e capii il perché di
tante
cose soprattutto delle mie fobie.
Erano tutte incentrate sugli avvenimenti avvenuti nella mia vita
precedente, la fobia per quelle città che erano esattamente
le
stesse dove avevo conosciuto o ero stato con Oscar, il fatto che non
volessi impegnarmi in una relazione beh questo è abbastanza
chiaro, ora non mi restava che trovarlo, impresa che era peggio che
cercare un ago in un pagliaio.
Per prima cosa cercai un albergo dove alloggiare mi vennero in mente
tante ipotesi su come rintracciare Oscar una di quelle la scartai a
priori, avevo pensato di ingaggiare un investigatore privato ma cosa
gli avrei detto?
Che stavo cercando il signor Oscar Wilde e che sì, sapevo
che era morto ma come me si è reincarnato e ora ha un altro
aspetto?
Mi avrebbe preso per pazzo sconclusionato e sarei finito in un centro
di salute mentale, quindi dopo intense riflessioni decisi che me la
sarei cavata da solo, non ero più un ragazzino che andava a
piangere dai genitori per qualsiasi problema, e nemmeno uno che non
pondera prima di prendere una decisione come facevo prima nella
vecchia vita, quante stupidaggini ho commesso, ma ora mi sarei
riscattato e avrei dimostarto a tutti, in particolar modo a me stesso
che sono cambiato e che non ho sprecato questa seconda
possibilità che mi è stata gentilmente concessa.
Passò esattamente una settimana carica di ricerche ma senza
alcun risultato, feci ricerche su internet, persone famose e non,
osservavo la gente sperando mi potessero dare un indizio, visitai
musei, librerie, teatri e parchi, ma niente, comunque non mi arresi
perché ero sicuro che ci fosse anche lui, come ero sicuro
che si
trovasse a Londra, lo sentivo forte dentro di me e questa forza mi
spinse ad andare avanti.
Fu un Martedì che incontrai un uomo che mi destò
parecchi
sospetti era alto, sulla sessantina e anche di bella presenza, si
avvicinò a me che stavo osservando il Tamigi ponderando su
quali
sarebbero state le prossime mosse, ero appoggiato sulla ringhiera del
ponte quando questo bizzaro signore si mise a raccontarmi aneddoti, il
suo linguaggio era fluido e articolato, si rivolgeva a me quasi come mi
conoscesse ed io per tutto il tempo rimasi a bocca aperta a fissarlo.
Stavo per dire il suo nome quello passato naturalmente,
perché
il nome attuale non potevo certamente conoscerlo quando l'uomo mi
diede una pacca sulla spalla e se ne andò, prima di fermarlo
lo
osservai per capire che intenzioni avesse e lui si avvicinò
a
due ragazze, poco disatanti dalla mia posizione e cominciò a
parlare con loro, proprio nello stesso modo in cui aveva fatto con me,
dicendo loro praticamente le stesse cose.
Capii subito che non poteva essere Oscar e un velo di delusione si
posò sui miei occhi facendoli diventare lucidi, abbassai la
testa gurdandomi la punta delle scarpe, una macchiolina rotonda si
formò sull'asfalto vicino ad esse, stavo piangendo.
Ero ancora a capo chino quando vidi spuntare sotto il mio sguardo una
mano che stringeva un fazzoletto azzurro ricamato con bordi
più
scuri, alzai subito la testa sorpreso e l'uomo che mi stava porgendo il
fazzoletto mi disse "Caro ragazzo qualunque sia il problema non fartene
un cruccio, la vita è troppo importante per essere presa sul
serio"* detto questo con un cenno mi invitò a prendere il
fazzoletto, sorrise con un'espressione che mi toccò
il cuore
ma, non feci in tempo a ringraziarlo che si stava già
allontanado esordendo con un "Tienilo pure" prima di voltarmi
completamente le spalle e sparire.
Lo guardai allontanarsi mentre tenevo stretto il fazzoletto nella mano,
quella frase mi suonava familiare e quel modo di fare tipico
di,
di lui... Ebbi l'impulso di correrre nella stessa direzione in cui si
era allontanato e dalla mia gola uscì un "Oscar!" rotto,
spezzato e pieno di speranza che venne sostituito subito
dall'imbarazzo, tutte le persone si erano voltate a guardami -come se
qualcuno non si potesse chiamare Oscar poi- rimasi lì in
mezzo
alla piazza, le guancie rosse, dandomi dello stupido per non aver fatto
più in fretta, per non averlo capito subito.
Tornai in albergo e mi gettai sul letto, posai quel pezzettino di
stoffa sul mio petto, aveva un buon profumo così lo portai
al
naso ed inspirai più forte, magari non era nemmeno lui
pensai
perché se fosse stato così non lo avrei perso,
chiusi gli
occhi, per quella giornata ne erano già successe abbastanza
di
cose, troppe emozioni in una volta, avrei ripreso domani, mi
addormentai sereno e con un sorriso leggero sulle labbra.
L'indomani decisi di andare a fare colazione al bar, me ne avevano
consigliato uno dove facevano ottimi pancake, ed io adoro
i pancake, così entrai in quel posto e mi misi in fila, mi
stupii di quante persone ci fossero, già mi leccavo i baffi
che tra
parentesi non ho, mancava una persona poi sarebbe stato il mio turno
ma, quando l'uomo che avevo davanti si voltò per andarsene
con
il suo caffè e lasciarmi il posto quasi venni
colpito da un
infarto.
Era lo stesso uomo del giorno prima, no non quello chiaccherone ma
quello che mi aveva porto il fazzoletto, lo fissai basito per un
secondo quando il mio sguardo venne catturato dal taschino superiore
della sua giacca, vi era un fiore posato al suo interno che faceva
bella mostra di sè, tipo quello che usano i testimoni alle
cerimonie, ed in quel momento fui sicuro e certo che davanti a me si
trovava Oscar Wilde.
Quando mi ridestai da quella spece di trance/rivelazione che avevo
avuto mi accorsi che lui già era uscito, così
abbandonai
la fila e gli corsi dietro ma questa volta feci in tempo "Scusi" dissi
a gran voce avvicinadomi a lui che si voltò sorpreso, un
altro
infarto per quento era bello, ma cosa andavo a pensare, dovevo agire
altrimenti mi avrebbe preso per un piagnucolone fuori di testa,
già chissà se si ricorda del nostro incontro
pensai.
Se ne stava lì davanti a me aspettando che parlassi
così mi
schiarii la voce e gli raccontai del giorno prima, dicendogli del
fazzoletto che avevo messo a lavare stamattina e che gli avrei voluto
rerstituire, gli dissi anche che avrei voluto ricambiare la gentilezza
offrendogli la colazione.
Lui mi sorrise uno dei più bei sorrisi che avessi visto in
vita
mia "Ragazzo accetto di buon grado ma non ci siamo nemmeno presentati.
Io sono..." Oscar Wilde
pensai
per poi tornare subito in me "Stephen Fry" disse porgendomi la mano la
strinsi ed era così morbida, dio ma perché
pensavo queste
cose "Alex Davide Lombardi" dissi presentandomi a mia volta poi lui mi
sorrise di nuovo e questa volta anche io ricambiai.
Tornammo indietro per rientrare nel bar e lui mi tenne aperta la porta
facendomi passare per primo, un gentiluomo come sempre in questo non
era cambiato, arrossii vistosamente per cui mi affrettai ad abbassare
lo sguardo, non volevo che lo notasse insomma non sapeva tutta la
verità, almeno credevo e chissà cosa avrebbe
potuto
pensare, così facemmo la nostra ordinazione e ci sedemmo al
tavolo, uno di fronte all'altro.
Quanto era passato? Un secolo dall'ultima volta in cui ci siamo seduti
così a bere qualcosa mi sentivo così in ansia, il
cuore
mi batteva forte e non riuscivo a smettere di sorridere, ero agitato
non solo perché ero riuscito a trovarlo ma perché
non
sapevo se lui ricordasse, e se così non fosse come avrei
fatto a
dirgli tutto senza essere scambiato per uno svitato, certamente non
potevo dirglielo in quel momento così a freddo dovevo
sondare il terreno,
magari diventare suo amico, oh come mi sarebbe piaciuto essere
nuovamente amici, passeggiare insieme e parlare per ore, adesso avevo
la
capacità di ascoltarlo davvero, ero sereno finalmente dopo
tanto
tempo.
I miei sogni ad occhi aperti vennero interrotti dalla voce di Stephen
"Allora Alex, posso chiamarti così?" annuii aggiungendo "E'
il
mio nome" sorrisi come un ebete, quanto gli sarò sembrato
idiota, se ci fosse stato Sherlock Holmes mi avrebbe sicuramente fatto
notare la mia sciocca costatazione dell'ovvio "Bene Alex cosa ti porta
nella vecchia Londra, vieni dall'Italia vero?" strabuzzai gli occhi
perché un minuscolo dettaglio mi colpì solo in
quell'istante, lui si era rivolto a me parlando in italiano il giorno
prima
quando mi diede il fazzoletto, ancora non ci eravamo parlati come
faceva a sapere...
Decisi di essere diretto e chiederglielo subito "Signor Fry io ho
bisogno di sapere una cosa, l'altro giorno lei" mi interruppe "Per
favore dammi del tu" sorrise io annuii continuando "Si è
scusi,
ti sei avvicinato a me porgendomi il fazzoletto e mi hai parlato in
italiano, ancora non, insomma non avevamo nemmeno mai parlato come
facevi a sapere da dove venissi?" a quel punto lui si grattò
la
testa, fece una strana smorfia poi disse "Sono stato in Italia per
parecchio tempo" lo interruppi e con fare scherzoso dissi "Magari a
Napoli" lui mi guardò sorpreso "Esattamente" quasi mi
strozzai
col caffè generando un moto di preocupazione e
ilarità al
mio interlocutore "Semplicemente ho seguito l'intuito" non aggiunse
altro.
Aveva fatto la stessa cosa che feci io con il libro, o con il fatto di
venire a cercarlo qui a Londra "Sono venuto per fare delle ricerche"
dissi pizzicando il tovagliolino di carta con le dita "Per lavoro?" mi
chiese io abbassai lo sguardo per poi rialzarlo dritto su di lui
"No...personali. Io sto, sto cercando una persona" tremavo, non so
perché forse gli stavo dicendo troppo ma non potevamo
semplicemente salutarci e tornare ognuno per la propria strada.
"Tutti cerchiamo qualcuno ma a volte mentre cerchiamo, troviamo chi mai
ci saremmo aspettati di trovare" non compresi il significato di quella
frase e nemmeno il perché me la disse "Alex questo
è il
mio biglietto da visita, se magari volessi una mano per trovare chi
cerchi" mi porse il biliettino con scritto nome, numero di telefono e
dove lavorava, ed io sarei voluto saltare dalla gioia perché
non avrei perso i contatti con lui e voleva anche aiutarmi.
Il giorno dopo mi presentai o meglio dire mi precipitai dove lavorara,
posto che scoprii essere uno studio discografico e indovinate Oscar o
meglio Stephen era un cantautore, scriveva le proprie
canzoni, cantava e incideva dischi suoi e di altri cantanti
che gli sembravano
avere del talento.
In fede mia giuro di non aver mai sentito nemmeno per sbaglio Oscar
cantare, in effetti il fatto che cantasse mi stupì e non
poco,
comunque era sempre un lavoro che faceva parte del mondo dell'arte, era
un'artista e chi meglio di lui poteva diventarlo.
Lui non si stupì di vedermi arrivare era come se
già lo
sapesse, mi accolse con il più bello dei sorrisi, ancora ma
sono
fissato pensai, comunque fu gentile da subito mi lasciò
assistere alle
prove e scoprii che oltre a suonare la chitarra, si dilettava in
maniera egregia anche con il piano.
Lo riempii di complimenti e in alcuni momenti sperai di non sembrargli
falso, tutto quello dicevo lo sentivo nel cuore, e lui era
veramente bravo, dovevate sentire la sua voce così poetica,
melodiosa e morbida, rimasi incantato come se le mie orecchie non
avessero mai udito suono più bello, e quando si
avvicinò
a me le ginocchia mi tremarono, mi disse che sarebbe uscito prima dal
lavoro per fare una passeggiata con me, sempre se mi andava, e me lo
chiedeva pure come potevo rifiutare un'occasione simile.
Camminavamo insieme fianco a fianco in un viottolino che passava
attraverso un grande parco, una sensazione di dejavou mi
avvolse,
guardai Stephen con la coda dell'occhio e mi sembrò che
anche lui fosse
nella mia stessa situazione, aveva la tipica espressione di chi cerca
di ricordare qualcosa "Allora Alex se non sono troppo indiscreto posso
chiederti qualcosa riguardo alla persona che stai cercando" quella
domanda mi spiazzò e non poco, mi fermai di colpo e iniziai
a gesticolare
dicendo "Beh vedi lui è un mio amico, il mio più
caro
amico e abbiamo litigato in maniera molto accesa, ed io gli ho detto
delle cose" gli occhi mi si inumidirono "Lui è venuto qui,
ed io
voglio chiedergli perdono ma il punto, è che non so se
potrà mai perdonarmi. Lo ha già fatto una volta
parecchi
anni fa, ed ora io" mi uscì un sosprio tremante e notai che
lui
mi osservava in modo serio e allo stesso tempo dispiaciuto.
Mi si avvicinò quel tanto che basta per far fare una
capriola al
mio cuore, sentivo il suo profumo, la sua mano sopra la mia spalla "Se
siete così amici come hai detto vedrai che
troverà il
modo di perdonarti, due amici non possono stare a lungo separati se
è grande l'affetto che li lega. Vedi è strano ma
capita
di litigare più spesso alle persone che sono unite da
qualcosa
di invisibile, le persone che si amano di più tendono a
scontrarsi" non lo lasciai terminare "Perché?
Perché non
si può andare semplicemente d'accordo? Perché ci
deve
essere sempre uno che ferisce e l'altro che subisce fino a che non ne
può più. E' colpa mia Stephen sono io il, il
cattivo
della vicenda."
Ci stavamo guardando negli occhi e per un attimo ebbi la sensazione che
lui avesse capito tutto "La colpa non è mai di uno solo
ricordalo sempre Alex. Nessuno lo ha obbligato ad arrivare sino al
punto di non poterne più, poteva fermarti prima, poteva
bloccare
i vostri litigi quando ancora erano accettabili. Vedrai che
troverà nel suo cuore il modo di perdonarti" io lo fissai
titubante "E se non lo facesse?" si schiarì la gola poi mise
anche l'altro braccio sulla mia spalla libera, voleva uccidermi questo
era chiaro, "Allora te ne farai una ragione, significa che le
vostre strade si dovevano dividere e la vita ha trovato il modo di
farlo accadere, per quanto a noi non piaccia ma dobbiamo accettarlo.
Chissà magari ci sono altre meravigliose cose in serbo per
te,
che potrai scoprire solo allontanandoti da questa persona."
Mi chiese anche il nome di questo mio amico ed io gli risposi
prontamente
che non aveva importanza perché sapevo già dove
trovarlo
"Allora perché non sei ancora andato da lui?"
tirò
giù le braccia dalle mie spalle ed io percepii come un vuoto
"Non è ancora pronto" risposi lui sbuffò
con aria intenerita "Come fai ha sapere che non è pronto se
non
lo hai ancora incontrato?" a quel punto capii che sì, mi ero
fregato da solo.
Comunque me ne uscii dicendo che forse ero io a non esserlo e lui fece
una cosa che proprio non potevo aspettarmi, soprattutto
perché
ci eravamo appena conosciuti, mi invitò a casa sua e se ci
fosse
stato un tempo accettabile avrebbe fatto un barbeque, io che non potevo
starmene zitto gli feci notare la cosa e lui mi disse che gli ispiravo
fiducia, che sin dal primo momento ha sentito una specie di sintonia
tra noi, come se fossimo stati destinati ad incontrarci poi gli
stavo simpatico e voleva aiutarmi con il mio problema.
Restai cinque minuti davanti alla porta intimorito dal minaccioso
campanello, ero
agitato ed eccitato allo stesso tempo, stavo per vedere casa sua che da
fuori già era bellissima, un giardino ben curato con fiori
di
ogni colore, l'erba era così verde che sembrava risplendere
la
casa affacciava su un portico con due colonne ai lati, per raggiungere
l'entrata bisognava salire tre scalini, i muri erano su
tonaltà
chiare e un po' rustici che rendevano il complesso un vero piacere per
gli occhi.
Quando mi decisi a suonare il campanello quello che venne ad aprirmi
non era Stephen, rimasi spiazzato "Tu devi essere Alex? Vieni entra"
esordì con un grande sorriso fin troppo entusiasta per i mie
gusti, misi piede dentro camminando lentamente come se il pavimento
scottasse e dovessi fare attenzione a non bruciarmi "Io sono Robert,
piacere" mi voltai di scatto quasi mi ero dimenticato della sua
presenza, ci stringemmo la mano "Alex" sorrisi lievemente, anche se
non so perché avevo voglia di tirargli un pugno.
Mi fece accomodare in salone dicendo che Stephen sarebbe arivato tra
poco, il divano dava sul verde ed era di un tessuto liscio, si stava
comodi constatai, l'arredamento era molto estroso c'erano quadri non
identificabili per la mia mente, mobili di legno bianchi e un tavolo di
vetro, a terra c'era un tappeto rosso poi vicino al divano c'era un
poof a forma di mucca, si avete capito bene mucca.
Era un bel uomo Robert non c'è che dire non troppo alto,
corpo
muscoloso ma equilibrato per la sua altezza, capelli neri corti
leggermente sparati in alto, labbra sottili, naso leggermente
all'insù, perfetto per quel viso e soprattutto dei grandi,
immensi occhi scuri, credo di non aver mai visto in vita mia degl'occhi
così grandi, sì era proprio bello e questa
constatazione
mi fece venire uno strano mal di stomaco.
Mentre aspettavo sentii qualcuno scendere di corsa le scale, mi alzai
voltandomi in quella direzione e pensai che pure se non ero stato una
brava persona morire così giovane in questa vita era
decisamente
troppo, di fronte a me Stephen a petto nudo che mi sorrideva,
sbattendomi in faccia quel fisico scolpito, cercai di rimanere
concentrato sul
suo volto e di non abbassare lo sguardo per non sembrare un pervertito,
si avvicinò a me ed io preso dall'imbarazzo indietreggiai
inciampando nell'angolo del divano, ma perché mi faceva
questo
effetto mi chiesi.
"Scusa Alex mi stavo allenando e mi è sfuggita l'ora, ho
lasciato qui la mia camicia sono un po' disordinato sai" era in
imbarazzo, ed era tremendamente carino cioè lui è
sempre
stato quello sicuro di sè, stavo per dire qualcosa quando
Robert
spuntò improvvisamente "Ti fai sempre attendere eh Steph"
lui
rise, sembravano così complici e mi sembrò quasi
di non
esistere in quel momento, come se fossi sparito.
"Sicuramente vi sarete già presentati ma a me piace fare le
presentazioni ufficiali quindi, Alex questo è Robert il mio
compagno e Robert questo è Alex ".
Aveva detto il suo compagno, Robert era il suo ragazzo e a me nemmeno
per un secondo mi era passato per la testa che potesse essere qualcuno
di così importante per lui, mi diedi mentalmente dello
stupido, avrei potuto arrivarci prima così da evitarmi
quella doccia fredda.
Robert era il suo compagno ed io ero solo Alex, non so
perché
questo mi diede così fastidio sta di fatto che mi sentii
male,
un magone si era formato in gola e lo stomaco sembrava essersi
trasformato in un sasso, mi venne la nausea e non potevo fare niente
nemmeno darlo a vedere perché non ne avevo alcun diritto,
neanche come amico perché io e Stephen eravamo solo
conoscenti e
forse neanche quello.
Sorrisi in maniera tirata stringendo nuovamente la mano a quell'uomo
che avrei preferito vedere ingoiato da una voragine "Wow bella stretta
campione" mi disse, forse avevo stretto un po' troppo forte e di questo
me ne compiacei "Grazie dell'invito a beh tutti e due. Avete una bella
casa complimenti" dissi cercando di spostare il discorso e pensare ad
altro "Tutto merito di Rob, lui è un vero genio quando si
tratta
di arredare" ignorai quello che mi disse e risposi "Non può
essere solo merito suo, se tu ti occupi della casa come canti i
risultati non possono che essere impeccabili" Stephen arrossi
vistosamente, beccati questa Robert pensai.
In fondo non avrebbe dovuto importarmi io ero venuto fin qui per
chiedergli perdono e magari tornare ad essere amici, non per
mettere becco nella sua vita privata, non dovevo permettere a questa
notizia di distrarmi dal mio obbiettivo.
Questi erano i pensieri che affolavano la mia mente durante la cena, il
tempo era accettabile quindi il barbecue era stato fattibile mentre
Stephen continuava ad elogiare il suo ragazzo quanto fosse bravo,
intelligente, addirittura geniale io avrei voluto urlare che molto
tempo fa era lui il genio, lui che veniva elogiato e ammirato e che
sicuramente lo sarebbe stato anche adesso.
Come scoprii più tardi il mio Oscar non era uno che in
questa
vita faceva sfoggio delle sue abilità, preferiva notare
quelle
altrui, e lui si limitiva a fare ciò che amava di
più
senza che il mondo necessariamente lo dovesse sapere.
Inoltre Robert era un attore anche abbastanza famoso, il che lo
rendeva l'uomo ideale, le aveva porpio tutte santo cielo, bello,
talentuoso e famoso il tipo d'uomo che Oscar si merita e si
è
sempre meritato, lo rendeva felice e gli dava tutto quello che io non
ero
mai stato in grado di dargli "Alex stai bene?" mi chiese Stephen ed io
non capii a cosa si riferisse "Non sarà stato il mio cibo?"
esordì Robert pulendosi gli angoli della bocca con un
tovagliolo, io non risuscivo a rispondere tutto intorno a me era
confuso sentii solo Stephen che diceva "Certo che no caro. Vieni Alex
ti porto dentro" poi mi sentii tirare su per un braccio e infine
più nulla.
Eccoci al termine del
secondo capitolo, spero che la storia fin qui vi stia piacendo io mi
sto divertendo un sacco a scriverla.
*L'ultima frase
è una citazione di Oscar Wilde.
Grazie a tutti da chi
legge a chi recensisce una bacio e un abbtraccio.
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