Confessioni 9
Capitolo
8 – Strane trappole
Lettera
57
Sai invece cosa
esaspera
me, davvero? Stare qui dentro e scriverti queste lettere ridicole. Vai
a
sfogare le tue frustrazioni e repressioni su Midgard o in qualche buco
perso
nella galassia! E ricorda che mi devi due botti del migliore idromele
di
Vanheim. Non ho barato, ieri sera hai
semplicemente perso perché non sai giocare. La tua manifesta
incapacità nel
partecipare e vincere a qualsivoglia gioco sociale certo non dipende da
me.
Quindi, dato che sbandieri all’Universo tutto quanto sei di
parola, leale,
onesto e chissà che altro vai vanamente blaterando in giro,
paga i tuoi debiti.
E la prossima volta che ti azzardi a dire che mi lagno e sparo minacce
per
avere la tua compagnia, giuro sulle Norne che ti ritrasformo un rospo e
ti
schiaccio, stavolta. (1)
Lettera
58
Oggi mi sento
magnanimo. Ho
dormito una notte filata
senza espettorare gli occhi come mio solito, pensa.
L’eccitante progresso è
stato rovinato mentre spalmavo il miele sulla mia consueta fetta di
pane
croccante. Beh, mi pare ovvio che le mie presunte illazioni abbiano
trovato una
conferma più o meno evidente. Nel senso, il Cacciatore si
prende gioco di noi,
di me, mostrando quello schifo in quel
modo. Ci si è messo d’impegno per farmi capire che
conosce il mio problema. Le
ipotesi sono due, a questo punto. O lo ha scoperto o ne è la
causa. La prima
ipotesi pone, per assurdo, la mia bionda assistente nel novero dei
sospettati
assieme a papà, mamma, te, quei due deficienti dei nostri
fratelli, i
secondini, il guaritore elfico del cazzo, tre medici Asi e due
infermiere
racchie, gentilmente concessemi da Odino affinché
continuassi a fantasticare su
Sigyn. Ah, dimenticavo, anche io ed Heimdall, meglio abbondare. La
seconda, è
che lui sia l’artefice del mio avvelenamento e che ci tenga a
farmelo sapere
con questo simpatico e macabro ritrovamento. Il che presuppone anche,
qualora
non ti fosse chiaro, che sa benissimo come il mio trasferimento sia
dovuto al
fatto che necessito di cure. Ipotesi fantastica,
quest’ultima, perché
allargherebbe il giro dei sospettati in maniera spaventosa. (2)
Questa bella
consapevolezza non ha intaccato il mio buonumore, ad ogni modo. Ci ha
pensato tuo padre, piuttosto. Le
sue visite sono
rare e mai gradite. È rimasto solo pochi minuti, il tempo
necessario a
rovinarmi la giornata. Il suo nome pronunciato da lui è
qualcosa di
insopportabile. È tutta colpa tua, fratello. Se non fossi
andato da Sigyn
porgendole le mie inesistenti scuse, lei sarebbe partita, avrebbe
trovato un
posto nuovo dove dimenticare sua sorella. Invece è rimasta,
ha contravvenuto
alle mie direttive e si è lasciata influenzare e manipolare
da Padre Tutto. E
si è precipitata qui urlando.
Non è
come pensi tu e
spera lui. Non ci sono andato a letto. Le guardie ci hanno lasciato
soli, sono
rimaste nel corridoio fuori la mia bella cella sopraelevata, bloccando
l’unico
passaggio che collega il palazzo alla mia stanza. So che lei hai
interrogate e
ti hanno detto che lei è uscita all’alba. Ci hanno
sentiti litigare, hanno
ascoltato le frasi che ci siamo gridati contro e, a un certo punto,
c’è stato
un silenzio così strano da far
pensare
che ci fossimo abbandonati alla passione. Fantasticano, ovviamente. Non
è la
mia amante, ed è talmente sconvolta e fuori di sé
persino per i miei canoni,
che non potrei mai iniziare una relazione di quel tipo con lei. Senza
il vetro
di una cella a dividerci le cose diventano più complicate e
vere. Non è più un
sogno irrealizzabile, ma un’ipotesi che porterebbe a delle
conseguenze
nient’affatto positive. Non voglio coinvolgimenti con questa
ragazza, e non
solo perché a nostro padre farebbe piacere se lo facessi.
Non ho niente da
offrirle in più rispetto a qualche settimana fa, quando ero
chiuso nei
sotterranei. Ha dormito nelle mie stanze, in soggiorno. Si è
addormentata
singhiozzando per me che mi lasciavo avvelenare pur di catturare la mia
preda,
per se stessa e le scelte pessime che fa, per il fidanzato che la
tormenta
ancora e a cui forse un po’ di bene voleva, per la sorella
morta senza un
perché – così lei pensa, e ci tengo
continui in questa direzione – e non c’è
altro da aggiungere, davvero. (3)
Lettera
59
Da dove nasce il
tuo
cinismo, Loki? Bella domanda, bella davvero. Potrei cominciare da
Alfheim,
suppongo. Direi che è lì che siamo diventati
davvero adulti, non trovi? Piove
come allora, oggi. La pioggia lava via polvere e lordura dal tetto
della mia
cella sontuosa, ticchetta sul davanzale su cui mi posso affacciare, mi
scivola
addosso. Avevo dimenticato cosa significasse, sentire le gocce sulla
faccia, e
allora ho pensato ad Alfheim e a quello che ho fatto credendo di agire
per il
bene dei Nove Regni: in verità, esattamente come adesso,
soddisfacevo
semplicemente la vendetta di Padre Tutto. Sono abbastanza certo che
ricordiamo
quei giorni in maniera uguale eppure differente. Presso gli Elfi
Chiari, tu
scopristi di essere un guerriero eccezionale, capisti che la tua forza
era
qualcosa che fuori Asgard era davvero prodigiosa. Dopo, iniziasti a
parlare
della responsabilità che avevamo nei confronti degli altri
regni. Era una
parola ancora vuota, in verità: ti sciacquavi la bocca
masticando un termine più
grande di te, di cui percepivi l’importanza, ma non coglievi
l’essenza. Oggi,
forse, le cose sono diverse, ma a me non interessa appurare. Mi
dispiace,
fratello.
Ad Alfheim
scopristi che
il sacrificio è parte essenziale della natura di un
guerriero e che bisogna
mantenere la posizione anche quando gli altri fuggono spaventati. Nella
tua
ingenuità, iniziasti a capire cosa significasse davvero
essere un Ase. Quando
da Alfheim tornammo ad Asgard, non facesti altro che tempestarmi di
domande per
tutto il tragitto. Io ero stanco. Mi si chiudevano letteralmente gli
occhi e
forse, durante il viaggio, ho persino dormito mentre il mio cavallo
seguiva
docilmente il tuo. A qualcuna delle tue curiosità ricordo di
aver risposto in
maniera vaga, divertita, noncurante. Ad altre, non ho risposto mai.
Quando
entrammo nei possedimenti Aesir, Heimdall mi scrutò con i
suoi occhi gialli e
mi chiese come stessi. Nemmeno a lui risposi, per una volta mi
mancarono le
parole da dire. Tu pensasti che l’improvvisa attenzione del
guardiano nei miei
confronti mi avesse semplicemente lasciato a bocca aperta, e non ti
domandasti
il prezzo della mia sopravvivenza, o forse sì e non me lo
hai mai detto.
Da Alfheim
tornasti
vincitore, e nostro padre rimase così colpito dalle tue
imprese che ti concesse
di provare a impugnare il famoso martello. Molti dissero che ti guardai
sollevarlo con invidia. Aggiunsero come la mia faccia fosse livida, i
miei
occhi gelidi. Altri annunciarono che la gara verso il trono poteva
dirsi
conclusa. Avevano torto e ragione assieme: non c’è
mai stata alcuna
competizione, Asgard doveva andare al legittimo figlio, non a quello
trovato.
Nostra madre direbbe scelto,
aggiungerebbe frasi consolatorie, ma la verità è
che Padre Tutto mi ha salvato
la vita per tenere per le palle gli Jotnar. Qualcosa a metà
strada tra la
reliquia e l’ostaggio, il punto nascosto sotto una carta
coperta, l’arma
affilata da sfoderare contro Laufey qualora fosse servito. Se nelle mie
vene
non scorresse il sangue di quel mostro, mi avrebbe salvato, secondo te?
Mi sono
fatto questa domanda così tante volte da toglierle qualsiasi
importanza. Ad
Alfheim ho imparato che il male, spesso, è necessario. (4)
Lettera
60*
Quello che
è successo
l’altra notte, Sigyn, o non è successo, appartiene
a noi e basta. Non mi sono
pentito mai di niente, non rimpiangerò neanche questo.
Terrò il pegno che mi
hai lasciato, in ricordo di quello che avrebbe potuto essere e non
è stato, e
sarò forse più geloso quando ti rimetterai con il
tuo promesso sposo. La
soddisfazione non è nella mia natura e passerò
l’esistenza a domandarmi cosa
potrò fare per ottenere di più.
Fuggirò da questa cella, prima o poi accadrà, e
allora riprenderò il mio peregrinare attraverso le galassie
in cerca di
obiettivi da superare, troni da conquistare. Forse il segreto della
felicità
sta nell’accontentarsi di quello che le Norne hanno filato
per noi.
Ma cambiamo
argomento,
dedichiamoci a qualcosa di più importante, adesso. Non so
dirti con assoluta
precisione se sia stato lui, a far sì che il mio corpo mi
tradisse. La nostra
caccia potrebbe avere non una, ma due prede: il mio avvelenatore e
l’assassino
di tua sorella e delle altre vittime. L’unico modo per
risolvere questo enigma
è tenere, per il momento, tutte le strade aperte. Scorrendo
la lista delle
persone che frequentano la biblioteca non ho riscontrato alcun indizio
particolare. La maggior parte dei lettori abituali è gente
che ho conosciuto di
vista, altri sono nomi assolutamente oscuri. Tenerli d’occhio
tutti
comporterebbe un dispendio di energie semplicemente inutile, oltre che
enorme.
Dunque, cosa fare? Aggirare il problema in un altro modo – ne
parleremo a voce,
quando stasera verrai qui.
Lettera
61*
Andiamo Sigyn,
non ho
nessuna voglia di crepare né di immolarmi per Asgard, Odino
o chiunque altro.
Tutto è maledettamente sotto controllo. È nel
cibo, lo so. Contrasto gli
effetti con antidoti e medicine, ma non posso permettermi di troncare
immediatamente la somministrazione. Chi mi ha fatto questo se ne
accorgerebbe, e
sarebbe da pazzi perdere l’unico vantaggio che ho: quello di
conoscere il modo
in cui vuole ammazzarmi. Se non fossi corsa via come se ti mancasse il
terreno
sotto ai piedi, ti avrei spiegato che la Natura ha creato sostanze
micidiali e
potentissime. Ci sono sostanze che fermano il cuore, altre che invece
paralizzano gli arti, fanno impazzire chi le ingerisce, rovinano i
polmoni. I
sotterranei certo non sono la zona più salubre dei Nove
Regni, e sicuramente
non mi ha aiutato respirare la stessa aria malsana per mesi e anni, ma
era il veleno
a farmi sputare sangue, non la muffa della mia cella.
Lettera
62
Non va bene
niente Thor,
faceva schifo anche la colazione, stamattina, e vuoi sapere qual
è il motivo?
Balder il Beota. Se c’è un essere vivente, nei
Nove Regni, che mi irrita è
questo imbranato senza appello. Come ovviamente sai, era importante che
mi
tirasse giù dal letto all’alba per rendermi edotto
della simpatica trovata del
nostro Cacciatore: devo essere sincero, Balder non ha proprio fatto
schifo. È
stato attento ai limiti della pedanteria nel portarmi tutto quello che
poteva
essermi utile e poi è rimasto in attesa di qualcosa. Una mia
frase, una parola
di gratificazione, un attestato di stima. Voleva una pacca sulla spalla
e
qualcuno che gli dicesse bravo. Non l’ho fatto fratello, non
ha più l’età per
queste cose. Alla sua età io tornavo con te da Alfheim ed
ero un uomo.
Non iniziare a
minacciare
ritorsioni e vendette, non negarmi i testi che chiedo. Ti
concederò Alfheim,
quando sarà il momento. Oggi no, non è giornata,
bisogna che mandi Sigyn dai
guaritori a cercare quello che i suoi occhi ormai sono in grado di
scorgere. Ha
gli incubi, fratello. Non dorme più. Quello che vede e mi
riferisce le entra
dentro, si insinua nella sua testa e torna a farle visita la notte. Non
la commisero,
beninteso: voleva la sua vendetta e questo è il prezzo,
però c’è qualcosa, nel
suo sguardo, che mi preoccupa. Ha l’aria di chi si sente
braccato, e così in
effetti è. Intuisce che le sto nascondendo qualcosa, e anche
questo è vero.
Teme per la mia vita, ed è sciocco. Quando mi tocca
inavvertitamente – o
deliberatamente, come oggi – vorrei ci fosse il vetro, a
separarci. Mi ha
sfiorato i polsi, ho sentito le sue dita sulla cicatrice bianca e lei
mi ha
guardato dritto negli occhi e ha sussurrato, come
posso fidarmi, Loki?
“Non
puoi,” le ho detto.
Ho aggiunto che la fiducia è qualcosa che nasce spontanea da
un cuore saldo. Mi
ha sorriso, finalmente. “Esiste davvero un cuore saldo, privo
di dubbi,
esitazioni, incertezze? Mi vuoi far credere questo, Lingua
d’Argento?”
La sua voce era
improvvisamente diventata giocosa, lieve, come se l’ombra di
terrore che avevo
riconosciuto pochi minuti prima fosse scomparsa per sempre, ma
c’era, fratello,
io lo so. Dovrei convincerla ad abbandonare questo incarico, spingerla
a
rimettersi col suo promesso sposo onesto, ma volgare. In fondo, cosa le
chiedeva? Attenzioni, nient’altro, le stesse che pretenderei
io se lei fosse
sul punto di diventare mia moglie o prima, decisamente prima, se avessi
una
storia con lei. Solo che Sigyn non lo ama, non come dovrebbe una
compagna,
almeno; si è illusa che buttare la sua esistenza dietro una
vendetta che non le
porterà altro che amaro in bocca sia ciò che
vuole. Spaventata com’è, crede che
innamorarsi disperatamente del dio degli inganni condannato a una
reclusione a
vita possa salvarla dall’incertezza di una
quotidianità che sente estranea. Può
andare via quando vuole, ma io non le indico la porta e lei rimane. Si
rannicchia sul divano in mezzo alle scartoffie piene zeppe di
elucubrazioni,
analisi e prove, si allenta leggermente il corsetto e si addormenta
mentre
gioco l’ultima mano a carte con i secondini ossequiosi, lieti
di aver lasciato
il sotterraneo. Ridotto come sono, non posso fare altro che guardarla e
cercare
di non turbare il suo sonno trattenendo i colpi di tosse. Che ironia,
eh?
Lettera
63
Certo che a suo
padre e a
Odino va bene. Il nostro augusto genitore stapperebbe
l’idromele migliore, se
solo avesse la certezza che abbiamo diviso il letto. Scommetto che sta
già
preparandosi il discorso per incastrarmi. Le sorelle hanno qualcosa che
ha
colpito entrambi, così è stato filato. Non potrei
accusarlo di niente, perché
se lui ha avuto Astrid, io non avrei fatto di meglio con Sigyn. E se
Padre
Tutto vuole arrivare a questo punto – e noi sappiamo
benissimo che è così –,
credi davvero che non sia capace di convincere un nobiluccio sommerso
dai
debiti a chiudere un occhio? In fondo, questa è pur sempre
una cella
sorvegliata a vista. Non esiste luogo, ad Asgard, più sicuro
e ben difeso di
questa incantevole soffitta. Bjorn mi ha detto che l’ex
fidanzato di Sigyn
protesta vivamente per la libertà concessale, ma le sue sono
chiacchiere al
vento, lamenti fatti al mercato che non trovano orecchie disposte a
udirli.
Lettera
64
Mi aspettavo da
tempo una
lettera del genere. Mi chiedevo quando l’avresti scritta e
avevo la risposta
già pronta da darti. Da Padre Tutto ho imparato a raggirare
il prossimo,
mentire, prevedere i problemi e pararmi le spalle, anche se adesso tu
dirai che
quest’ultima arte non l’ho appresa alla perfezione.
Te lo concedo, Thor. Non
sono ancora nella posizione di smentirti. E nemmeno la tua ultima
missiva,
posso definire come calunniosa.
Quello che so
è più di
quanto abbia ammesso? Possibile, ma no, non credo che tutto questo sia
un gioco
divertente. Dicono che abbia smarrito da tempo il senso della
realtà, ma non è
vero. Capisco e comprendo la gravità della situazione e non
ho appreso con
gioia cos’è successo al funerale
dell’ultima vittima. Se il mio piano non
scatta è perché manca ancora qualcosa. Ti devi
fidare, non puoi fare altro. Sif
è tornata chiedendomi un nome, nient’altro che
quello. Era furiosa. Non le ho
concesso altro che una risata, ciò che merita. Non
avrà gloria né onore grazie
a me. Quando ci rivestivamo in fretta dandoci le spalle, eravamo
perfettamente
coscienti che non c’erano obblighi né vincoli, tra
di noi. Su Midgard ci
definirebbero in un modo particolare, credo di aver sentito qualcosa al
riguardo (5), ma non ricordo il termine esatto, come avevo dimenticato
se mi
piaceva baciarla. Mentirei, se ti dicessi che l’ultima volta
che è successo
aveva ancora quei magnifici capelli biondi. C’è
cascata di nuovo, reiterando
senza logica un comportamento che sa benissimo essere dannoso.
È impetuosa come
sempre, in questo non è cambiata. Non le ho tagliato i
capelli perché mi aveva
sconfitto in un allenamento, come va dicendo in giro da secoli. Non fu
l’invidia, a spingermi verso quel gesto, ma la gelosia. Mi
sputò in faccia che
ti amava disperatamente e per te sarebbe morta, e io, di fronte
all’assoluta e
totale ipocrisia e infedeltà che nascondevano le sue parole,
le ho riservato la
punizione che si infligge alle adultere. Questa è la
versione ufficiale. Quella
ufficiosa è che i capelli Sif se li è tagliati da
sola di fronte a me che la
sfidavo a farlo, perché una volta le avevo detto che erano
belli. Si tinge per
lo stesso motivo. Ecco perché è di pessimo umore.
Ora che abbiamo svelato
l’arcano, torniamo a parlare di cose serie.
Lascia perdere
la tua
assurda ricerca: nessuno ha mai riunito le Gemme e chi ci ha provato
è cibo per
vermi in fondo a un fosso. Del tuo futuro non me ne può
importare di meno, ma
se tu crepassi in un crepaccio – peccato che tu non
possa
capire il gioco retorico – l’eredità di
Padre Tutto finirebbe nelle
incapacissime mani di Balder il Beota. Ti immagini che tristezza
sarebbe,
Asgard? L’idiota chiuderebbe bische e bordelli, imporrebbe i
limiti di velocità
nelle gare sui drakkar, darebbe un potere sproporzionato a
quell’impiccione di
Heimdall. Verrebbe a trovarmi, persino. Non puoi permetterti di
schiattare
finché io non sarò fuggito. E poi, se davvero
credi che sappia già chi è il
Cacciatore, perché resti lontano dalla tua casa, figlio di
Odino? Hai paura di
affrontarmi, di dirmi ciò che sospetti? Te l’ho
già scritto: le tue minacce mi
fanno sorridere anche se sventolassi il Mjollnir sotto al mio naso.
L’hai fatto
già, del resto, su Midgard, e io non sono indietreggiato
né ti ho supplicato di
fermarti. Ricordi quando i Chitauri si sono gettati sulla tua preziosa
Terra,
sul protettorato che ignori e consideri solo quando ti serve? (6)
Lettera
65
Sigyn non
è bionda
com’era Sif da ragazza. Il colore delle sue ciocche
è più caldo e vira al
castano. È l’esatto punto di biondo che hanno
migliaia di altre Aesinne. I suoi
“occhioni”, permettimi di citarti, sono grigi come
almeno altre dieci persone
che conosco. Se non fossi chiuso qui dentro, ti direi che è
una ragazza carina
come tante altre. Puoi dirle che ho trascorso qualche momento di
distrazione
con la nostra amica guerriera, non devo la mia fedeltà a
nessuno. Lei stessa è
libera di fare ciò che crede della sua esistenza. Io non mi
contraddico,
idiota. Io passo il tempo.
Lettera
66
Quante ne ha?
Quali ha?
Sei andato fino ai confini dell’Universo per scoprire che
anche le galassie
hanno una fine. C’è qualcosa di poetico e
bellissimo in questo ragionamento,
non trovi? Ho appena ricevuto la tua lettera, è notte. Il
cielo è limpido,
sereno, una trapunta di stelle che illumina e protegge il nostro mondo
e gli
altri. Riguardo la tua lettera, osservo la tua grafia alla luce della
candela.
Non è che un biglietto, in verità, un messaggio
breve dove trapela l’orrore e
la paura che puoi confidare solo a me. Forse sono un pessimo fratello
(7), ma
resto l’unico confidente in grado di scrutare le ombre dietro
i tuoi occhi
azzurri e franchi senza tremare. Il solo a cui puoi confessare di
sentirti come
nient’altro che un granello di polvere, di fronte a lui. Non
posso pronunciare
il suo nome in questa prigione sopraelevata. Lei dorme sul divano, con
una
coperta addosso. Respira tranquilla, con le ginocchia rannicchiate
verso il
petto. Sembra una bambina. Lo era quando Astrid cantava. Ecco
perché non l’ho
mai notata.
La tua lettera
è un messaggio
disperato, e forse dovrei risponderti, credo di doverlo fare. Impugno
la penna,
cerco la carta, mi muovo per evitare di fare rumore. Nella notte i
pensieri si
affastellano gli uni agli altri e si trasformano in incubi. Il buio
regala ai
ricordi particolari inquietanti, aumenta le nevrosi, fa tremare il
cuore.
Soffoco un colpo di tosse, lei si agita, si gira e torna a dormire. La
osservo.
Non le somiglia poi tanto. Forse le labbra, la forma del naso. So cosa
vuole
fare Thanos, solo speravo non ci riuscisse. L’ho scoperto per
caso. All’inizio,
non mi interessavano i suoi progetti. Non mi importava di niente.
Essere
scaraventati giù dal Bifrost è
un’esperienza che non definirei elettrizzante. È
spaventoso, un incubo agghiacciante che si realizza, una caduta verso
l’oblio
in cui il terrore aumenta a dismisura a mano a mano che il tempo passa.
Posso
immaginare la tua faccia, adesso. Ti vedo bestemmiare, scuotere la
testa.
Conosco la storia, la ricordo, adesso. Abbiamo distrutto il ponte
d’arcobaleno
e stavamo per cadere giù e io, io ho lasciato la presa. Di
mia volontà.
Tradito, ingannato, sconfitto, ho visto nel buio eterno sotto di me
l’unica via
per liberarmi. Raccontiamola in questo modo, non mi dispiace come
versione. È
abbastanza epica, come trovata. A ogni modo, non importa come e
perché sia
caduto. Conta quello che è successo dopo, quando mi sono
risvegliato con un
taglio sulla fronte e la testa confusa. Lei ha aperto gli occhi, mi ha
cercato.
Continua…
L’angolo
di
Shilyss
Un
ringraziamento
particolare va a quanti seguono, ricordano e preferiscono questa
storiella. Mille
grazie a Myrose, Avareil, Sildoryl, MaxT, Makochan, Lightning e
LadyStarKiller98
per avermi lasciato i loro pensieri e… tu o silente, non
aver paura! Fammi
sapere che ne pensi, farai felice me e la Fatina
dell’Ispirazione!
A
tal proposito… Vuoi
più Shilyss nella tua vita?
Ogni
settimana ti
domandi quale storia aggiornerò interrogando i tarocchi, i
fondi del caffè o le
Rune? Vorresti sapere con precisione il momento in cui posto?
Ti
piacerebbe
conoscere anteprime e curiosità, sapere quali altre trame
sto elaborando e come
immagino il mio mondo con foto eccetera, ma non vuoi interagire su
questa
piattaforma?
Ebbene,
forse ho
un presente per te. Shilyss approda sui social. Vinci la timidezza e
seguimi in
questo magico mondo delirante ricco di avventure! Potrai
avere accesso a contenuti inediti e speciali ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/
1
Come forse avevo accennato a qualche lettore nelle
recensioni, chiaramente Loki scrive a Thor quando Thor non
c’è. Qui vediamo
come finalmente sia tornato ad Asgard. La minaccia del dio
dell’inganno non è
vana, ma si riallaccia al mito in cui, appunto, in
un’occasione Loki trasforma
il tonante in un… rospo.
2
Meglio abbondare… è una traduzione della
locuzione latina Melius
est abundare quam deficere.
3
Surprise! Ecco finalmente svelati gli altarini.
4
In questa lettera l’uso del passato remoto serve a
sottolineare la distanza che Loki mette tra sé e gli eventi
narrati e conclusi,
ovviamente.
5
Chiaramente, amici con benefici. Qui la mia
interpretazione della relazione tra Loki e Sif, che è canone
nell’Edda poetica,
dato che Loki ammette di aver “fatto spuntare le corna a
Thor.” (Sil, questo è
per te, sallo!)
6
Se all’inizio del capitolo Thor era tornato, adesso
sappiamo che è ripartito e Loki, come al solito, non
è mai, mai contento!
7
Citazione da “Infinity War.”
Shilyss
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