Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: shilyss    24/07/2018    15 recensioni
La prigione dove Odino ha rinchiuso Loki è una cella asfissiante priva di finestre. Costretto in una forzata inattività ma niente affatto piegato, il dio degli inganni affida i suoi pensieri più oscuri a delle lettere. Il destinatario? Thor, l’avversario di una vita, il compagno d’avventura prediletto, il fratello con cui ha condiviso ogni cosa. Carteggio estorto dal tonante cui Loki accetta di piegarsi solo per raggranellare qualche beneficio in più. Perché gli obiettivi del dio degli inganni potrebbero incrociarsi ancora con il destino di Asgard, e nessuna cosa è per sempre, neanche nelle prigioni sotterranee degli Aesir.
Dal cap. 1: Dimmi, Thor, dov’erano mentre il ferro nemico ti lacerava la cotta di maglia, penetrava nella tua carne, tagliava i tuoi muscoli? Dov’erano i tuoi fratelli di sangue, così nobili e valorosi, che siedono ai banchetti accanto a Odino, che chiamano le loro armi mai macchiate di sangue nemico con nomi inutili e altisonanti? Quante volte saresti morto, figlio di Odino, se non ci fossi stato io a gridare, parare, pensare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Confessioni 9

Capitolo 8 – Strane trappole

 

Lettera 57

 

Sai invece cosa esaspera me, davvero? Stare qui dentro e scriverti queste lettere ridicole. Vai a sfogare le tue frustrazioni e repressioni su Midgard o in qualche buco perso nella galassia! E ricorda che mi devi due botti del migliore idromele di Vanheim. Non ho barato, ieri sera hai semplicemente perso perché non sai giocare. La tua manifesta incapacità nel partecipare e vincere a qualsivoglia gioco sociale certo non dipende da me. Quindi, dato che sbandieri all’Universo tutto quanto sei di parola, leale, onesto e chissà che altro vai vanamente blaterando in giro, paga i tuoi debiti. E la prossima volta che ti azzardi a dire che mi lagno e sparo minacce per avere la tua compagnia, giuro sulle Norne che ti ritrasformo un rospo e ti schiaccio, stavolta. (1)

 

Lettera 58

 

Oggi mi sento magnanimo.  Ho dormito una notte filata senza espettorare gli occhi come mio solito, pensa. L’eccitante progresso è stato rovinato mentre spalmavo il miele sulla mia consueta fetta di pane croccante. Beh, mi pare ovvio che le mie presunte illazioni abbiano trovato una conferma più o meno evidente. Nel senso, il Cacciatore si prende gioco di noi, di me, mostrando quello schifo in quel modo. Ci si è messo d’impegno per farmi capire che conosce il mio problema. Le ipotesi sono due, a questo punto. O lo ha scoperto o ne è la causa. La prima ipotesi pone, per assurdo, la mia bionda assistente nel novero dei sospettati assieme a papà, mamma, te, quei due deficienti dei nostri fratelli, i secondini, il guaritore elfico del cazzo, tre medici Asi e due infermiere racchie, gentilmente concessemi da Odino affinché continuassi a fantasticare su Sigyn. Ah, dimenticavo, anche io ed Heimdall, meglio abbondare. La seconda, è che lui sia l’artefice del mio avvelenamento e che ci tenga a farmelo sapere con questo simpatico e macabro ritrovamento. Il che presuppone anche, qualora non ti fosse chiaro, che sa benissimo come il mio trasferimento sia dovuto al fatto che necessito di cure. Ipotesi fantastica, quest’ultima, perché allargherebbe il giro dei sospettati in maniera spaventosa. (2)

 

Questa bella consapevolezza non ha intaccato il mio buonumore, ad ogni modo. Ci ha pensato tuo padre, piuttosto. Le sue visite sono rare e mai gradite. È rimasto solo pochi minuti, il tempo necessario a rovinarmi la giornata. Il suo nome pronunciato da lui è qualcosa di insopportabile. È tutta colpa tua, fratello. Se non fossi andato da Sigyn porgendole le mie inesistenti scuse, lei sarebbe partita, avrebbe trovato un posto nuovo dove dimenticare sua sorella. Invece è rimasta, ha contravvenuto alle mie direttive e si è lasciata influenzare e manipolare da Padre Tutto. E si è precipitata qui urlando.

 

Non è come pensi tu e spera lui. Non ci sono andato a letto. Le guardie ci hanno lasciato soli, sono rimaste nel corridoio fuori la mia bella cella sopraelevata, bloccando l’unico passaggio che collega il palazzo alla mia stanza. So che lei hai interrogate e ti hanno detto che lei è uscita all’alba. Ci hanno sentiti litigare, hanno ascoltato le frasi che ci siamo gridati contro e, a un certo punto, c’è stato un silenzio così strano da far pensare che ci fossimo abbandonati alla passione. Fantasticano, ovviamente. Non è la mia amante, ed è talmente sconvolta e fuori di sé persino per i miei canoni, che non potrei mai iniziare una relazione di quel tipo con lei. Senza il vetro di una cella a dividerci le cose diventano più complicate e vere. Non è più un sogno irrealizzabile, ma un’ipotesi che porterebbe a delle conseguenze nient’affatto positive. Non voglio coinvolgimenti con questa ragazza, e non solo perché a nostro padre farebbe piacere se lo facessi. Non ho niente da offrirle in più rispetto a qualche settimana fa, quando ero chiuso nei sotterranei. Ha dormito nelle mie stanze, in soggiorno. Si è addormentata singhiozzando per me che mi lasciavo avvelenare pur di catturare la mia preda, per se stessa e le scelte pessime che fa, per il fidanzato che la tormenta ancora e a cui forse un po’ di bene voleva, per la sorella morta senza un perché – così lei pensa, e ci tengo continui in questa direzione – e non c’è altro da aggiungere, davvero. (3)

 

Lettera 59

 

Da dove nasce il tuo cinismo, Loki? Bella domanda, bella davvero. Potrei cominciare da Alfheim, suppongo. Direi che è lì che siamo diventati davvero adulti, non trovi? Piove come allora, oggi. La pioggia lava via polvere e lordura dal tetto della mia cella sontuosa, ticchetta sul davanzale su cui mi posso affacciare, mi scivola addosso. Avevo dimenticato cosa significasse, sentire le gocce sulla faccia, e allora ho pensato ad Alfheim e a quello che ho fatto credendo di agire per il bene dei Nove Regni: in verità, esattamente come adesso, soddisfacevo semplicemente la vendetta di Padre Tutto. Sono abbastanza certo che ricordiamo quei giorni in maniera uguale eppure differente. Presso gli Elfi Chiari, tu scopristi di essere un guerriero eccezionale, capisti che la tua forza era qualcosa che fuori Asgard era davvero prodigiosa. Dopo, iniziasti a parlare della responsabilità che avevamo nei confronti degli altri regni. Era una parola ancora vuota, in verità: ti sciacquavi la bocca masticando un termine più grande di te, di cui percepivi l’importanza, ma non coglievi l’essenza. Oggi, forse, le cose sono diverse, ma a me non interessa appurare. Mi dispiace, fratello.

Ad Alfheim scopristi che il sacrificio è parte essenziale della natura di un guerriero e che bisogna mantenere la posizione anche quando gli altri fuggono spaventati. Nella tua ingenuità, iniziasti a capire cosa significasse davvero essere un Ase. Quando da Alfheim tornammo ad Asgard, non facesti altro che tempestarmi di domande per tutto il tragitto. Io ero stanco. Mi si chiudevano letteralmente gli occhi e forse, durante il viaggio, ho persino dormito mentre il mio cavallo seguiva docilmente il tuo. A qualcuna delle tue curiosità ricordo di aver risposto in maniera vaga, divertita, noncurante. Ad altre, non ho risposto mai. Quando entrammo nei possedimenti Aesir, Heimdall mi scrutò con i suoi occhi gialli e mi chiese come stessi. Nemmeno a lui risposi, per una volta mi mancarono le parole da dire. Tu pensasti che l’improvvisa attenzione del guardiano nei miei confronti mi avesse semplicemente lasciato a bocca aperta, e non ti domandasti il prezzo della mia sopravvivenza, o forse sì e non me lo hai mai detto.

Da Alfheim tornasti vincitore, e nostro padre rimase così colpito dalle tue imprese che ti concesse di provare a impugnare il famoso martello. Molti dissero che ti guardai sollevarlo con invidia. Aggiunsero come la mia faccia fosse livida, i miei occhi gelidi. Altri annunciarono che la gara verso il trono poteva dirsi conclusa. Avevano torto e ragione assieme: non c’è mai stata alcuna competizione, Asgard doveva andare al legittimo figlio, non a quello trovato. Nostra madre direbbe scelto, aggiungerebbe frasi consolatorie, ma la verità è che Padre Tutto mi ha salvato la vita per tenere per le palle gli Jotnar. Qualcosa a metà strada tra la reliquia e l’ostaggio, il punto nascosto sotto una carta coperta, l’arma affilata da sfoderare contro Laufey qualora fosse servito. Se nelle mie vene non scorresse il sangue di quel mostro, mi avrebbe salvato, secondo te? Mi sono fatto questa domanda così tante volte da toglierle qualsiasi importanza. Ad Alfheim ho imparato che il male, spesso, è necessario. (4)

 

Lettera 60*

 

Quello che è successo l’altra notte, Sigyn, o non è successo, appartiene a noi e basta. Non mi sono pentito mai di niente, non rimpiangerò neanche questo. Terrò il pegno che mi hai lasciato, in ricordo di quello che avrebbe potuto essere e non è stato, e sarò forse più geloso quando ti rimetterai con il tuo promesso sposo. La soddisfazione non è nella mia natura e passerò l’esistenza a domandarmi cosa potrò fare per ottenere di più. Fuggirò da questa cella, prima o poi accadrà, e allora riprenderò il mio peregrinare attraverso le galassie in cerca di obiettivi da superare, troni da conquistare. Forse il segreto della felicità sta nell’accontentarsi di quello che le Norne hanno filato per noi.

Ma cambiamo argomento, dedichiamoci a qualcosa di più importante, adesso. Non so dirti con assoluta precisione se sia stato lui, a far sì che il mio corpo mi tradisse. La nostra caccia potrebbe avere non una, ma due prede: il mio avvelenatore e l’assassino di tua sorella e delle altre vittime. L’unico modo per risolvere questo enigma è tenere, per il momento, tutte le strade aperte. Scorrendo la lista delle persone che frequentano la biblioteca non ho riscontrato alcun indizio particolare. La maggior parte dei lettori abituali è gente che ho conosciuto di vista, altri sono nomi assolutamente oscuri. Tenerli d’occhio tutti comporterebbe un dispendio di energie semplicemente inutile, oltre che enorme. Dunque, cosa fare? Aggirare il problema in un altro modo – ne parleremo a voce, quando stasera verrai qui.

 

Lettera 61*

 

Andiamo Sigyn, non ho nessuna voglia di crepare né di immolarmi per Asgard, Odino o chiunque altro. Tutto è maledettamente sotto controllo. È nel cibo, lo so. Contrasto gli effetti con antidoti e medicine, ma non posso permettermi di troncare immediatamente la somministrazione. Chi mi ha fatto questo se ne accorgerebbe, e sarebbe da pazzi perdere l’unico vantaggio che ho: quello di conoscere il modo in cui vuole ammazzarmi. Se non fossi corsa via come se ti mancasse il terreno sotto ai piedi, ti avrei spiegato che la Natura ha creato sostanze micidiali e potentissime. Ci sono sostanze che fermano il cuore, altre che invece paralizzano gli arti, fanno impazzire chi le ingerisce, rovinano i polmoni. I sotterranei certo non sono la zona più salubre dei Nove Regni, e sicuramente non mi ha aiutato respirare la stessa aria malsana per mesi e anni, ma era il veleno a farmi sputare sangue, non la muffa della mia cella.

 

Lettera 62

Non va bene niente Thor, faceva schifo anche la colazione, stamattina, e vuoi sapere qual è il motivo? Balder il Beota. Se c’è un essere vivente, nei Nove Regni, che mi irrita è questo imbranato senza appello. Come ovviamente sai, era importante che mi tirasse giù dal letto all’alba per rendermi edotto della simpatica trovata del nostro Cacciatore: devo essere sincero, Balder non ha proprio fatto schifo. È stato attento ai limiti della pedanteria nel portarmi tutto quello che poteva essermi utile e poi è rimasto in attesa di qualcosa. Una mia frase, una parola di gratificazione, un attestato di stima. Voleva una pacca sulla spalla e qualcuno che gli dicesse bravo. Non l’ho fatto fratello, non ha più l’età per queste cose. Alla sua età io tornavo con te da Alfheim ed ero un uomo.

Non iniziare a minacciare ritorsioni e vendette, non negarmi i testi che chiedo. Ti concederò Alfheim, quando sarà il momento. Oggi no, non è giornata, bisogna che mandi Sigyn dai guaritori a cercare quello che i suoi occhi ormai sono in grado di scorgere. Ha gli incubi, fratello. Non dorme più. Quello che vede e mi riferisce le entra dentro, si insinua nella sua testa e torna a farle visita la notte. Non la commisero, beninteso: voleva la sua vendetta e questo è il prezzo, però c’è qualcosa, nel suo sguardo, che mi preoccupa. Ha l’aria di chi si sente braccato, e così in effetti è. Intuisce che le sto nascondendo qualcosa, e anche questo è vero. Teme per la mia vita, ed è sciocco. Quando mi tocca inavvertitamente – o deliberatamente, come oggi – vorrei ci fosse il vetro, a separarci. Mi ha sfiorato i polsi, ho sentito le sue dita sulla cicatrice bianca e lei mi ha guardato dritto negli occhi e ha sussurrato, come posso fidarmi, Loki?

“Non puoi,” le ho detto. Ho aggiunto che la fiducia è qualcosa che nasce spontanea da un cuore saldo. Mi ha sorriso, finalmente. “Esiste davvero un cuore saldo, privo di dubbi, esitazioni, incertezze? Mi vuoi far credere questo, Lingua d’Argento?”

La sua voce era improvvisamente diventata giocosa, lieve, come se l’ombra di terrore che avevo riconosciuto pochi minuti prima fosse scomparsa per sempre, ma c’era, fratello, io lo so. Dovrei convincerla ad abbandonare questo incarico, spingerla a rimettersi col suo promesso sposo onesto, ma volgare. In fondo, cosa le chiedeva? Attenzioni, nient’altro, le stesse che pretenderei io se lei fosse sul punto di diventare mia moglie o prima, decisamente prima, se avessi una storia con lei. Solo che Sigyn non lo ama, non come dovrebbe una compagna, almeno; si è illusa che buttare la sua esistenza dietro una vendetta che non le porterà altro che amaro in bocca sia ciò che vuole. Spaventata com’è, crede che innamorarsi disperatamente del dio degli inganni condannato a una reclusione a vita possa salvarla dall’incertezza di una quotidianità che sente estranea. Può andare via quando vuole, ma io non le indico la porta e lei rimane. Si rannicchia sul divano in mezzo alle scartoffie piene zeppe di elucubrazioni, analisi e prove, si allenta leggermente il corsetto e si addormenta mentre gioco l’ultima mano a carte con i secondini ossequiosi, lieti di aver lasciato il sotterraneo. Ridotto come sono, non posso fare altro che guardarla e cercare di non turbare il suo sonno trattenendo i colpi di tosse. Che ironia, eh?

 

Lettera 63

Certo che a suo padre e a Odino va bene. Il nostro augusto genitore stapperebbe l’idromele migliore, se solo avesse la certezza che abbiamo diviso il letto. Scommetto che sta già preparandosi il discorso per incastrarmi. Le sorelle hanno qualcosa che ha colpito entrambi, così è stato filato. Non potrei accusarlo di niente, perché se lui ha avuto Astrid, io non avrei fatto di meglio con Sigyn. E se Padre Tutto vuole arrivare a questo punto – e noi sappiamo benissimo che è così –, credi davvero che non sia capace di convincere un nobiluccio sommerso dai debiti a chiudere un occhio? In fondo, questa è pur sempre una cella sorvegliata a vista. Non esiste luogo, ad Asgard, più sicuro e ben difeso di questa incantevole soffitta. Bjorn mi ha detto che l’ex fidanzato di Sigyn protesta vivamente per la libertà concessale, ma le sue sono chiacchiere al vento, lamenti fatti al mercato che non trovano orecchie disposte a udirli.

 

Lettera 64

Mi aspettavo da tempo una lettera del genere. Mi chiedevo quando l’avresti scritta e avevo la risposta già pronta da darti. Da Padre Tutto ho imparato a raggirare il prossimo, mentire, prevedere i problemi e pararmi le spalle, anche se adesso tu dirai che quest’ultima arte non l’ho appresa alla perfezione. Te lo concedo, Thor. Non sono ancora nella posizione di smentirti. E nemmeno la tua ultima missiva, posso definire come calunniosa.

Quello che so è più di quanto abbia ammesso? Possibile, ma no, non credo che tutto questo sia un gioco divertente. Dicono che abbia smarrito da tempo il senso della realtà, ma non è vero. Capisco e comprendo la gravità della situazione e non ho appreso con gioia cos’è successo al funerale dell’ultima vittima. Se il mio piano non scatta è perché manca ancora qualcosa. Ti devi fidare, non puoi fare altro. Sif è tornata chiedendomi un nome, nient’altro che quello. Era furiosa. Non le ho concesso altro che una risata, ciò che merita. Non avrà gloria né onore grazie a me. Quando ci rivestivamo in fretta dandoci le spalle, eravamo perfettamente coscienti che non c’erano obblighi né vincoli, tra di noi. Su Midgard ci definirebbero in un modo particolare, credo di aver sentito qualcosa al riguardo (5), ma non ricordo il termine esatto, come avevo dimenticato se mi piaceva baciarla. Mentirei, se ti dicessi che l’ultima volta che è successo aveva ancora quei magnifici capelli biondi. C’è cascata di nuovo, reiterando senza logica un comportamento che sa benissimo essere dannoso. È impetuosa come sempre, in questo non è cambiata. Non le ho tagliato i capelli perché mi aveva sconfitto in un allenamento, come va dicendo in giro da secoli. Non fu l’invidia, a spingermi verso quel gesto, ma la gelosia. Mi sputò in faccia che ti amava disperatamente e per te sarebbe morta, e io, di fronte all’assoluta e totale ipocrisia e infedeltà che nascondevano le sue parole, le ho riservato la punizione che si infligge alle adultere. Questa è la versione ufficiale. Quella ufficiosa è che i capelli Sif se li è tagliati da sola di fronte a me che la sfidavo a farlo, perché una volta le avevo detto che erano belli. Si tinge per lo stesso motivo. Ecco perché è di pessimo umore. Ora che abbiamo svelato l’arcano, torniamo a parlare di cose serie.

Lascia perdere la tua assurda ricerca: nessuno ha mai riunito le Gemme e chi ci ha provato è cibo per vermi in fondo a un fosso. Del tuo futuro non me ne può importare di meno, ma se tu crepassi in un crepaccio – peccato che tu non possa capire il gioco retorico – l’eredità di Padre Tutto finirebbe nelle incapacissime mani di Balder il Beota. Ti immagini che tristezza sarebbe, Asgard? L’idiota chiuderebbe bische e bordelli, imporrebbe i limiti di velocità nelle gare sui drakkar, darebbe un potere sproporzionato a quell’impiccione di Heimdall. Verrebbe a trovarmi, persino. Non puoi permetterti di schiattare finché io non sarò fuggito. E poi, se davvero credi che sappia già chi è il Cacciatore, perché resti lontano dalla tua casa, figlio di Odino? Hai paura di affrontarmi, di dirmi ciò che sospetti? Te l’ho già scritto: le tue minacce mi fanno sorridere anche se sventolassi il Mjollnir sotto al mio naso. L’hai fatto già, del resto, su Midgard, e io non sono indietreggiato né ti ho supplicato di fermarti. Ricordi quando i Chitauri si sono gettati sulla tua preziosa Terra, sul protettorato che ignori e consideri solo quando ti serve? (6)

 

Lettera 65

 

Sigyn non è bionda com’era Sif da ragazza. Il colore delle sue ciocche è più caldo e vira al castano. È l’esatto punto di biondo che hanno migliaia di altre Aesinne. I suoi “occhioni”, permettimi di citarti, sono grigi come almeno altre dieci persone che conosco. Se non fossi chiuso qui dentro, ti direi che è una ragazza carina come tante altre. Puoi dirle che ho trascorso qualche momento di distrazione con la nostra amica guerriera, non devo la mia fedeltà a nessuno. Lei stessa è libera di fare ciò che crede della sua esistenza. Io non mi contraddico, idiota. Io passo il tempo.

 

Lettera 66

Quante ne ha? Quali ha? Sei andato fino ai confini dell’Universo per scoprire che anche le galassie hanno una fine. C’è qualcosa di poetico e bellissimo in questo ragionamento, non trovi? Ho appena ricevuto la tua lettera, è notte. Il cielo è limpido, sereno, una trapunta di stelle che illumina e protegge il nostro mondo e gli altri. Riguardo la tua lettera, osservo la tua grafia alla luce della candela. Non è che un biglietto, in verità, un messaggio breve dove trapela l’orrore e la paura che puoi confidare solo a me. Forse sono un pessimo fratello (7), ma resto l’unico confidente in grado di scrutare le ombre dietro i tuoi occhi azzurri e franchi senza tremare. Il solo a cui puoi confessare di sentirti come nient’altro che un granello di polvere, di fronte a lui. Non posso pronunciare il suo nome in questa prigione sopraelevata. Lei dorme sul divano, con una coperta addosso. Respira tranquilla, con le ginocchia rannicchiate verso il petto. Sembra una bambina. Lo era quando Astrid cantava. Ecco perché non l’ho mai notata.

La tua lettera è un messaggio disperato, e forse dovrei risponderti, credo di doverlo fare. Impugno la penna, cerco la carta, mi muovo per evitare di fare rumore. Nella notte i pensieri si affastellano gli uni agli altri e si trasformano in incubi. Il buio regala ai ricordi particolari inquietanti, aumenta le nevrosi, fa tremare il cuore. Soffoco un colpo di tosse, lei si agita, si gira e torna a dormire. La osservo. Non le somiglia poi tanto. Forse le labbra, la forma del naso. So cosa vuole fare Thanos, solo speravo non ci riuscisse. L’ho scoperto per caso. All’inizio, non mi interessavano i suoi progetti. Non mi importava di niente. Essere scaraventati giù dal Bifrost è un’esperienza che non definirei elettrizzante. È spaventoso, un incubo agghiacciante che si realizza, una caduta verso l’oblio in cui il terrore aumenta a dismisura a mano a mano che il tempo passa. Posso immaginare la tua faccia, adesso. Ti vedo bestemmiare, scuotere la testa. Conosco la storia, la ricordo, adesso. Abbiamo distrutto il ponte d’arcobaleno e stavamo per cadere giù e io, io ho lasciato la presa. Di mia volontà. Tradito, ingannato, sconfitto, ho visto nel buio eterno sotto di me l’unica via per liberarmi. Raccontiamola in questo modo, non mi dispiace come versione. È abbastanza epica, come trovata. A ogni modo, non importa come e perché sia caduto. Conta quello che è successo dopo, quando mi sono risvegliato con un taglio sulla fronte e la testa confusa. Lei ha aperto gli occhi, mi ha cercato.

 

Continua…


 

L’angolo di Shilyss

Un ringraziamento particolare va a quanti seguono, ricordano e preferiscono questa storiella. Mille grazie a Myrose, Avareil, Sildoryl, MaxT, Makochan, Lightning e LadyStarKiller98 per avermi lasciato i loro pensieri e… tu o silente, non aver paura! Fammi sapere che ne pensi, farai felice me e la Fatina dell’Ispirazione!

A tal proposito… Vuoi più Shilyss nella tua vita?

Ogni settimana ti domandi quale storia aggiornerò interrogando i tarocchi, i fondi del caffè o le Rune? Vorresti sapere con precisione il momento in cui posto?

Ti piacerebbe conoscere anteprime e curiosità, sapere quali altre trame sto elaborando e come immagino il mio mondo con foto eccetera, ma non vuoi interagire su questa piattaforma?

Ebbene, forse ho un presente per te. Shilyss approda sui social. Vinci la timidezza e seguimi in questo magico mondo delirante ricco di avventure! Potrai avere accesso a contenuti inediti e specialihttps://www.facebook.com/Shilyss/

 

1 Come forse avevo accennato a qualche lettore nelle recensioni, chiaramente Loki scrive a Thor quando Thor non c’è. Qui vediamo come finalmente sia tornato ad Asgard. La minaccia del dio dell’inganno non è vana, ma si riallaccia al mito in cui, appunto, in un’occasione Loki trasforma il tonante in un… rospo.

2 Meglio abbondare… è una traduzione della locuzione latina Melius est abundare quam deficere.

3 Surprise! Ecco finalmente svelati gli altarini.

4 In questa lettera l’uso del passato remoto serve a sottolineare la distanza che Loki mette tra sé e gli eventi narrati e conclusi, ovviamente.

5 Chiaramente, amici con benefici. Qui la mia interpretazione della relazione tra Loki e Sif, che è canone nell’Edda poetica, dato che Loki ammette di aver “fatto spuntare le corna a Thor.” (Sil, questo è per te, sallo!)

6 Se all’inizio del capitolo Thor era tornato, adesso sappiamo che è ripartito e Loki, come al solito, non è mai, mai contento!

7 Citazione da “Infinity War.”

Shilyss


   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: shilyss