Le
lacrime mi appannano la vista, mischiandosi alla pioggia che scende
giù
impietosa da questo cielo nero e inclemente. Il suo ticchettio sulla
nuda pietra
mi riempie le orecchie, mentre tutto intorno a me tace e le tue urla
sono ormai
un’eco lontana. Il respiro mi si condensa davanti al volto,
la mia mano è
ancora tesa in avanti e stringe un lembo del tuo mantello, incapace di
lasciarlo andare.
Ho
ancora davanti agli occhi l’immagine del tuo corpo che
precipita in questo
baratro oscuro. Non so quanto tempo sia passato, ormai non ti vedo
più, sei
scomparso fra le tenebre che ti hanno divorato.
Non
doveva andare a finire così. In un attimo ho perso colui che
amavo e i miei
amici, che ora, catturati e umiliati, giacciono in un falò
davanti al portone
d’ingresso: posso vedere il fumo salire in alto, fra il
barbaglio lontano delle
fiamme.
Se
il castello è stato
attaccato e tu sei stato ucciso, la colpa è mia.
Ritiro
la mano che non vuole smetterla di tremare e mi sporgo ancora di
più dal
parapetto. Nemmeno la morte mi separerà da te, non ora che
ho capito di amarti,
non ora che ho visto l’uomo dietro la bestia.
Mi
sollevo sulle punte per prendere la spinta necessaria, ma una mano mi
afferra
saldamente il polso, strappandomi un grido. In un battito di ciglia,
Gaston si
tira su e la paura mi gela il sangue nelle vene. Credevo che fosse
morto con
te, invece è qui. Non so come, ma si è salvato.
Indietreggio
di un passo, mentre lui posa i piedi sulle pietre del balcone,
sorridendo
trionfante. I suoi occhi azzurri sono due fuochi pronti a ridurmi in
cenere, ad
annientarmi, a sottomettermi.
«Non
fuggi, Belle?» mi chiede, avvicinandosi a me e passandomi
rudemente una mano
fra i capelli.
Non
rispondo e chiudo gli occhi. A cosa servirebbe fuggire, solo a dargli
la
soddisfazione di inseguirmi e agguantarmi come una preda? Il
cacciatore, la sua
preda, l’ha già ignobilmente conquistata.
Mi
attira a sé e mi strappa il mio primo bacio. Insinua la
lingua e cerca la mia,
vorace, degno della bestia che è in lui e che si nasconde
dietro le fattezze di
uomo. Mi getta a terra e mi sovrasta, ignorando le mie lacrime,
ignorando la
sottile supplica che mi è appena sfuggita fra i denti che
sbattono
incontrollati.
Sento
la stoffa del mio abito lacerarsi, la pioggia colpirmi la pelle
esposta, le labbra
di Gaston sui miei seni, la forza dei suoi fianchi fra le mie cosce, il
dolore
della violenza straziarmi mente e corpo. Volto il capo verso il
parapetto di
pietra ormai lontano e mentre gli ansiti di Gaston si fanno
più intensi,
immagino il tuo corpo scomposto fra le rocce, freddo.
Infine,
la realtà ha distrutto il sogno in cui mi ero illusa di
vivere.
Non
mi restano che dolore e lacrime.
Angolino
dell’autrice:
Lo
so, vi ho appena rovinato la favola e l’infanzia, ma per
quanto io ami la Bestia,
mi sono sempre chiesta, fin da piccolina, cosa sarebbe successo
nell’immediato se
a vincere fosse stato Gaston. Questa flash è una delle tante
risposte che mi
sono data. Vorrei tanto scrivere qualcosina in più, dedicare
addirittura una
long a questo what if? ma, ahimè, non ne ho il tempo.
Magari, in futuro,
chissà.
Senza
pretese,
Elly
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